VALUTAZIONE
E BILANCIO SOCIALE
DELLE ISTITUZIONI SCOLASTICHE
di Pier Paolo Cairo
Ufficio Studi e Programmazione
USR ER – Ambito territoriale prov. RE
Controllo e valutazione:
terminologia
Controllo, verifica, valutazione: concetti che interessano
sempre più la realtà delle pubbliche amministrazioni

Controllo: dal franc. “contre-role”, originariam. controruolo per fare quadratura dei conti, poi mezzo di
verifica della correttezza/conformità rispetto ad un
parametro

Valutazione: dare un valore alla verifica, esprimere un
apprezzamento sugli esiti del controllo
=> Rapporto di mezzo a fine
CONTROLLO E VALUTAZIONE
nel mondo della scuola

Concetti largamente diffusi nel mondo dell’istruzione
sia scolastica che universitaria (“cultura della
valutazione” propria dei sistemi formativi)

Attività scolastica: caratterizzata quotidianamente da
momenti di controllo e valutazione (il docente
programma gli obiettivi didattici, li attua a lezione, ne
controlla l’apprendimento, esprime una
valutazione/giudizio)
Il “circuito” classico dell’attività scolastica
PROGRAMMAZIONE
ATTIVITA’ DIDATTICHE
SVOLGIMENTO
LEZIONI
VERIFICA E
VALUTAZIONE
DEGLI STUDENTI
CONTROLLO E VALUTAZIONE
oggetto e finalità

Servono a verificare il livello delle conoscenze
e degli apprendimenti degli studenti

Consentono di “misurare” l’idoneità o meno a
proseguire il percorso o ad entrare nel mondo
del lavoro (c.d. maturità)
CONTROLLO E VALUTAZIONE
oggetto e finalità

Sono questi gli unici aspetti che ci interessa
controllare e valutare nella scuola?

Sono questi i soli parametri con i quali
giudicare se un’istituzione scolastica funziona
bene o male?
Domanda “presupposta”
Occorre chiedersi
a monte
cosa sia la scuola
Proviamo a rispondere

Chi o cosa dev’essere valutato?

Chi deve valutare e con quali criteri?

A quale scopo e nell’interesse di chi?
Due idee diverse di scuola

Scuola come rapporto tra insegnante e allievo
fondato sulla trasmissione di conoscenze e
nozioni dal primo al secondo – Modello del
precettore privato o aio (diffuso nell’antichità,
rimasto nei secoli successivi come status symbol)

Scuola come organizzazione / istituzione
(modello attuale)
Organizzazione scolastica

Teoria dell’organizzazione (Weber, Parsons,
Luhmann, Weick etc.): organizzazione come istituto
sociale (sistema) governato da una serie di regole,
principi e consuetudini, che persegue determinati
scopi servendosi della combinazione di più risorse
(umane, strumentali, finanziarie)

La scuola rientra nelle organizzazioni pubbliche (o
comunque di interesse pubblico)
Organizzazione scolastica:
modelli storici
SCUOLA
ORGANIZZAZIONE
SCOLASTICA
MODELLO
BUROCRATICO
MODELLO
DELL’AUTONOMIA
MODELLO BUROCRATICO



Scuola struttura ministeriale dipendente dal
Provveditorato agli Studi (“Ministero provinciale”) =>
gerarchia piramidale, dirigismo
I presidi assicuravano il “presidio” dell’istruzione sul
territorio; esercitavano egemonia indiscussa sui
professori
Studenti/famiglie ultimo anello della catena, senza
possibilità di incidere sulla vita scolastica
La valutazione era
concepita solo
come verifica
degli
apprendimenti
Gli studenti intesi come “prodotto”
finale della scuola
Docenti tenuti a certificare la “bontà” di
un prodotto, attraverso interrogazioni,
verifiche e soprattutto l’esame finale
(c.d. maturità)
I docenti come veicolo di trasmissione
del sapere proveniente dall’alto, di cui
devono verificare l’acquisizione da
parte dei discenti
MODELLO DELL’AUTONOMIA



Anni ’70: D.P.R. 417/1974 configura il Preside come
colui che “assolve, promuove, coordina, assicura,
rappresenta, adotta, propone”
D.P.R. 416/1974 istituisce gli organi collegiali della
scuola, anche se come organismi di partecipazione e
non di gestione
Viene richiamata e valorizzata la libertà
d’insegnamento dei docenti costituzionalmente
garantita (art. 33 Cost.) (“intesa a promuovere attraverso un
confronto aperto di posizioni culturali la piena formazione della
personalità degli alunni”)
MODELLO DELL’AUTONOMIA

Anni ’80: Lo sviluppo delle imprese sollecita il
sistema scolastico a formare futuri lavoratori
qualificati, in grado di produrre valore aggiunto in un
mercato fortemente dinamico e competitivo

Il sistema politico inizia a richiedere all’apparato
burocratico razionalizzazione dei costi e verifica dei
risultati
MODELLO DELL’AUTONOMIA



Anni ’90: l. 59/1997 (art.21) e d.p.r. 275/1999
delineano l’autonomia scolastica => processo di
autonomia, decentramento, sussidiarietà delle pp.aa.
Profili dell’autonomia scolastica: didattica,
organizzativa, finanziaria, contabile, funzionale, di
sperimentazione e ricerca
Scuole come organizzazioni autonome con
autonomia sotto il profilo formativo e progettuale pur
nel rispetto dei curricula e degli standard nazionali
Valutazione dell’istituzione
scolastica nel suo complesso
VALUTAZIONE DI SISTEMA
Realizzazione dei sistemi di valutazione nella
scuola italiana




Valutazione dell’alunno e degli apprendimenti
Dagli anni ’90 emerge l’esigenza di una valutazione di
sistema e di forme di autovalutazione delle scuole
1990: Conferenza nazionale sulla scuola (Roma): Censis
presenta rapporto per promuovere sistema nazionale di
valutazione finalizzato a migliorare qualità servizio
scolastico
D.Lgs. 297/1994 (art. 603): definizione di parametri di
valutazione della produttività del sistema scolastico
1997: Direttiva MIUR n. 307 istituisce Servizio Nazionale per la
qualità dell’istruzione e affida al CEDE (Centro europeo
dell’educazione) la realizzazione dei programmi e delle attività
 1999: D.lgs. n. 258 trasforma CEDE in INVALSI con diversi
compiti tra cui valutare efficienza ed efficacia del sistema
d’istruzione nel suo complesso e analiticamente
 Direttive MIUR 2008-2009 stabiliscono le priorità nell’attività
di valutazione dell’INVALSI (valutazione degli apprendimenti,
delle scuole, del sistema scolastico, del personale, della
dirigenza)
=> di fatto non esiste ancora una valutazione esterna
dell’istituzione scolastica (se non sotto il profilo
amministrativo-contabile da parte dei Revisori dei conti)

Legge 26 febbraio 2011 n. 10
Art. 2, c.4-noviesdecies
“Con regolamento da emanare (…) è individuato il sistema
nazionale di valutazione definendone l’apparato che si
articola:
a. nell’Istituto nazionale di documentazione, innovazione e
ricerca educativa (INDIRE)
b. nell’Istituto nazionale per la valutazione del sistema di
istruzione e formazione (INVALSI)
c. nel corpo ispettivo, autonomo e indipendente, con il
compito di valutare le scuole e i dirigenti scolastici secondo
quanto previsto dal d.lgs. n.150/2009” => riferimento al
sistema di valutazione e misurazione delle performance
Regolamento sul sistema nazionale di
valutazione in materia di istruzione e
formazione
(marzo 2013)
Regolamento sul S.N.V.
(Comunicato Sottosegretario all’Istruzione 8 marzo 2013)




Dà attuazione finalmente alla legge 10/2011
Permette un allineamento dell’Italia agli altri Paesi
europei sul piano della valutazione dei sistemi formativi
pubblici
Risponde agli impegni assunti nel 2011 con l’UE in vista
della programmazione dei fondi strutturali 2014-2020
Rispetto al testo iniziale contiene modifiche nel senso di
una più compiuta valorizzazione dell’autonomia
responsabile delle scuole nei processi di
autovalutazione e miglioramento del servizio offerto
Fasi essenziali del procedimento di
valutazione
1. Autovalutazione dell’istituzione scolastica



Analisi e verifica del proprio servizio
attraverso dati forniti dal MIUR, rilevazione
apprendimenti, elaborazioni INVALSI sul
valore aggiunto
Rapporto di autovalutazione
Piano di miglioramento
2. Valutazione esterna



Individuazione INVALSI delle situazioni da
sottoporre a verifica in base ad indicatori di
efficacia/efficienza
Visite dei nuclei di valutazione esterna
(ispettore + 2 esperti)
Ridefinizione da parte delle scuole dei piani di
miglioramento in base agli esiti delle analisi
dei nuclei
3. Azioni di miglioramento
Definizione e attuazione da parte delle scuole
degli interventi migliorativi anche con il
supporto INDIRE
4. Rendicontazione sociale delle
istituzioni scolastiche
Pubblicazione e diffusione dei risultati raggiunti,
attraverso indicatori e dati comparabili, in una
dimensione di trasparenza, di condivisione e di
promozione al miglioramento del servizio
Le nostre domande iniziali

Abbiamo risposto alle domande “chi/cosa
dev’essere valutato” e “chi deve valutare”

Dobbiamo vedere:
“a quale scopo”
“con quali criteri”
“nell’interesse di chi”
BILANCIO SOCIALE
Come deve configurarsi?
Ancora una volta partiamo dalla
definizione dei concetti


Bilancio: documento contabile con cui si
rilevano - in via preventiva o successiva entrate/uscite, costi/ricavi e altri dati inerenti
l’attività aziendale
Sociale: che interessa la società nel suo
complesso, non singoli individui o enti
=> Cosa ha a che fare il bilancio contabile
con la società in generale?

BILANCIO SOCIALE: Documento da
predisporre con cadenza periodica
(solitam. annuale) col quale una
organizzazione pubblica o privata rende
conto volontariamente ai propri
stakeholder delle attività, dei risultati e
dell’impiego delle risorse, non limitandosi
ai soli aspetti finanziari e contabili
Chiariamo i concetti evidenziati
“…nell’interesse di chi?”

Stakeholder: “portatori d’interesse” (letter.
portatori di scommessa), si tratta di qualsiasi
soggetto, pubblico o privato, individuale o
collettivo, che intrattiene rapporti diretti con
l’organizzazione (stakeholder primari) o
comunque è indirettamente coinvolto
nell’attività dell’organizzazione, potendo
influenzarla o subendone l’influenza in termini
di prodotti, politiche e processi lavorativi
(stakeholder secondari)
Dalle Linee guida sulla rendicontazione sociale nelle
Amministrazioni Pubbliche - 2006
Il bilancio sociale è rivolto a tutti quei soggetti
pubblici e privati che direttamente o
indirettamente sono interlocutori
dell’Amministrazione o che sono comunque
interessati alla sua azione. E’ necessario
che, attraverso momenti di coinvolgimento e
di partecipazione, la realizzazione del bilancio
sociale conduca nel tempo al consolidamento
di un dialogo permanente tra l’Ente e i suoi
interlocutori, al fine di migliorare sia il
processo di programmazione che il processo
stesso di rendicontazione.
“INTERLOCUTORI” delle aziende private
Azionisti
Competitor
di
mercato
Sindacati
Clienti
IMPRESE
Dipendenti
Fornitori
Enti pubblici
Finanziatori
“INTERLOCUTORI” delle pubbliche
amministrazioni
Cittadini/
utenti
Generazioni
future
Gruppi
d’interesse
Opinione
pubblica
Personale
PP.AA.
Comunità
locale e
nazionale
Fornitori/
finanziatori
Aziende/
Sistema
econ.
Gli “interlocutori” della scuola









Studenti/famiglie
Il personale della scuola
Gli enti pubblici locali
Le associazioni e gli enti privati del territorio (in part. in
ambito culturale e formativo)
Le imprese
L’amministrazione scolastica (Stato)
Le altre istituzioni scolastiche
I media locali
Etc.
Finalità del bilancio sociale:
un po’ di storia


Nasce nel mondo delle imprese (anni ’70), in
Europa a livello speculativo, negli Stati Uniti a
livello operativo a seguito dello scandalo
Watergate, quando ci si rese conto della
necessità di rendicontare sulle ricadute sociali
ed ambientali dell’azione imprenditoriale
In Italia i primi studi sul BS risalgono agli anni
’80 - Scandalo “Tangentopoli” (anni ’90): fare
maggiore chiarezza nei rapporti tra aziende e
soggetti interlocutori


L’esigenza di un processo di comunicazione
sociale nasce dalla constatazione che il
rapporto tra il sistema aziendale ed il più
ampio sistema economico-sociale si esplica in
diverse dimensioni, che non sempre vengono
formalizzate in scambi monetari e reali
Solo un’attenta analisi degli effetti dell’attività
delle aziende, nonché del tessuto sociale ed
ambientale, può chiarire la complessa rete di
relazioni tra i diversi soggetti
La finalità di
un bilancio sociale
è
RENDICONTARE
Finalità del bilancio sociale
“Rendere conto”
SPIEGARE
GIUSTIFICARE
RACCONTARE



Spiegare: far comprendere, rendere
chiaro ciò che è oscuro e difficile
Giustificare: dimostrare la regolarità,
la correttezza di ciò che è stato fatto
Raccontare: fare una descrizione
accurata e dettagliata di quanto
accaduto (interloquire e scambiare
esperienze e conoscenze)
Finalità del bilancio sociale delle
scuole



Spiegare e chiarire agli stakeholder della scuola
la sua mission, i suoi obiettivi, e la capacità di
realizzarli traducendoli in risultati e ricadute sociali
Giustificare l’attività svolta dalla scuola alla luce
degli obiettivi prefissati e delle risorse a
disposizione, dimostrando la coerenza tra risultati
raggiunti ed interessi/esigenze di cui i diversi
stakeholder si fanno portatori
Raccontare l’identità specifica della scuola ed
interloquire con gli stakeholder per avere da loro
feedback e proposte di miglioramento (ed
orientarne scelte future e finanziamenti)
Criteri e parametri della
rendicontazione sociale
In che modo valutare e rendicontare
l’operato di un’organizzazione
scolastica?
Con quali criteri?
Due modi di impostare il bilancio
sociale


Manifesto ex post descrittivo delle
caratteristiche, dell’identità e
dell’operato di un’istituzione scolastica
Strumento di programmazione ex ante
(di ampio respiro, da raccordare con gli
altri documenti scolastici) e di controllo
ex post (per un raffronto obiettivirisultati)
Rischi insiti nella prima impostazione


Bilancio sociale come mera
descrizione/narrazione di quanto accaduto,
privo di una dimensione giustificativa e
programmatica
Bilancio sociale come mera riproposizione
del POF (con qualche elemento del conto
consuntivo e patrimoniale)
Vantaggi della seconda impostazione


La presenza di obiettivi e strategie consente un
orientamento costante delle attività in funzione delle
esigenze e dei valori della comunità scolastica, con
un costante controllo dei risultati e un tempestivo
adeguamento degli obiettivi stessi
La definizione degli obiettivi può fornire la guida per
allocare all’interno dell’organizzazione scolastica
compiti, responsabilità, risorse ed incentivi
GLI INDICATORI DEL SISTEMA DI
CONTROLLO E VALUTAZIONE


Indicatori di efficienza: misurano il
rapporto tra input (costi) ed output/outcome
(rendimenti) della gestione scolastica
Indicatori di efficacia: indicano la capacità
e il grado di raggiungimento degli obiettivi
prefissati, la corrispondenza tra obiettivi e
risultati
=> Il sistema richiede la rilevazione di input,
output e outcome
Art. 17, legge n. 59/1997
“… b) istituire sistemi per la valutazione, sulla base
di parametri oggettivi, dei risultati dell'attività
amministrativa e dei servizi pubblici ; c) prevedere
che ciascuna amministrazione provveda
periodicamente e comunque annualmente alla
elaborazione di specifici indicatori di efficacia,
efficienza ed economicità ed alla valutazione
comparativa dei costi, rendimenti e risultati; d)
collegare l'esito dell'attività di valutazione dei costi,
dei rendimenti e dei risultati alla allocazione annuale
delle risorse; …”
Art. 19, decr. interm. n. 44/2001
1. Le istituzioni scolastiche adottano le
misure organizzative necessarie per la
rilevazione e l'analisi dei costi e dei
rendimenti dell'attività amministrativa,
collegando le risorse umane, finanziarie e
strumentali impiegate con i risultati
conseguiti e le connesse responsabilità
dirigenziali.
Indicatori di efficienza



Il sistema della rendicontazione sociale
dovrebbe raccordarsi con il controllo di
gestione
L’analisi e la riaggregazione dei costi dovrebbe
effettuarsi con il sistema di contabilità
analitica
Non basta una semplice elencazione delle
risorse finanziarie, strumentali e umane a
disposizione e/o utilizzate dall’istituzione
scolastica
Indicatori di efficacia



Efficacia: capacità di
raggiungere gli obiettivi
programmati
Ma quali sono in linea
generale gli obiettivi di una
scuola?
Valutazione dello studente
o del servizio scolastico?
Istruire
ed educare
gli studenti
(indicatori
di apprendimento)
Efficacia:
obiettivi
Mettere gli studenti
in condizione che
possano istruirsi
(indicatori di sistema)
Indicatori di sistema
Vantaggi e difficoltà della rendicontazione
sociale




Utilità degli “indicatori di progetto” enucleabili dal POF/PA, ma
con un aggancio alla mission e agli obiettivi di sviluppo della
scuola
Elaborazione di indicatori sugli impatti sociali dell’attività
scolastica: tasso di studenti diplomati, di studenti che
proseguono gli studi, che trovano lavoro; anche
sull’integrazione degli alunni disabili e stranieri
Indicatori di performance/sul servizio erogato: tasso di
assenteismo del personale, completezza ed articolazione
dell’attività didattica etc. => necessario coinvolgimento dei
docenti sugli obiettivi comuni, sulla progettualità della scuola,
specie in caso di frequente turnover del personale
Opportunità di momenti di formazione/informazione dei
docenti sulle strategie della scuola






Opportuni indicatori di performance basati sul grado di
soddisfazione del personale e sulla qualità percepita
dall’utenza (studenti/famiglie) rispetto a modalità didattiche,
rapporto alunno-docente etc.
“Disagio” del docente ad essere oggetto di valutazione
Necessità imprescindibile di contemperare l’esigenza di
controllo/valutazione con la garanzia della libertà di
insegnamento del docente
Opportunità di momenti di formazione/informazione dei
docenti sulle strategie della scuola – valorizzazione finale del
docente, associata a riconoscimento economico
Opportunità di più momenti di incontro dedicati al bilancio
sociale con rappresentanti degli vari stakeholder
Non si tratta di fare classifiche delle scuole; è semmai una
gara di ciascuna scuola “con se stessa” (è suo interesse)
Per concludere
Rivediamo il “circuito”
PROGRAMMAZ.
DEGLI OBIETTIVI
ISTITUZIONALI
RENDICONTAZIONE
SOCIALE
GESTIONE
SCOLASTICA
CONTROLLO DI GESTIONE/
CONTROLLO DELLA PERFORMANCE
VALUTAZ.
DI EFFICIENZA
ED EFFICACIA
“C'è un momento in cui dobbiamo decidere in
maniera risoluta cosa fare, in caso contrario
la deriva inesorabile degli eventi prenderà la
decisione al posto nostro"
Benjamin Franklin
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VALUTAZIONE E RENDICONTAZIONE SOCIALE DELLE