ESAME CLINICO DEL BOVINO ADULTO E DEL VITELLO Davide Pravettoni, Nicola Morandi, Angelo Belloli Ogni Scuola Veterinaria ha sviluppato un proprio metodo di insegnamento con un differente approccio alla visita clinica. Questo capitolo ha lo scopo di descrivere i concetti fondamentali della visita clinica del bovino adulto e del vitello, sviluppando il procedimento dell’esame clinico sull’animale secondo uno schema codificato. Il procedimento, infatti, deve essere schematico, adattabile ad ogni situazione clinica, e soprattutto deve consentire al Medico Veterinario di eseguire la visita rapidamente e senza omissioni, individuando così l’apparato o gli apparati coinvolti nella patologia che saranno oggetto in seguito di un ulteriore approfondimento diagnostico. alle infezioni puerperali e alle loro possibili complicazioni. Per quanto riguarda l’età, un animale giovane viene per lo più colpito da patologie di origine congenita o infettiva/ infestiva. Nel vitello, infatti, sono di frequente riscontro la diarrea neonatale, le patologie ombelicali e le forme respiratorie. Nell’adulto, invece, si possono riscontrare patologie quali ad esempio la dislocazione dell’abomaso, la chetosi, la steatosi epatica, l’ipocalcemia puerperale, le sindromi da corpo estraneo. Per l’identificazione o la conferma dell’età riportata sui documenti dell’animale si può fare riferimento agli elementi indicati in tabella 1. Tabella 1. Determinazione dell’età Esame generale Segnalamento Il segnalamento ha un valore sia clinico che medico-legale perché l’identificazione del paziente può orientare la diagnosi e, allo stesso tempo, può rappresentare un momento significativo per la stesura di un certificato sanitario. Per una corretta identificazione del bovino occorre tener conto sempre del numero di marca auricolare. Tale contrassegno viene applicato al vitello neonato entro 7 giorni dalla nascita, previa compilazione di un certificato di identificazione che riporta, oltre al codice anagrafico, gli estremi identificativi del proprietario, il codice identificativo dell’allevamento, la razza, il sesso, la data di nascita, il numero di marca auricolare della madre. La razza, l’età, il sesso e l’attitudine dell’animale sono dati molto importanti per il segnalamento; può esistere, infatti, una differente predisposizione alle malattie. Ad esempio, in rapporto all’alimentazione, i bovini da carne possono essere più soggetti alle urolitiasi o alle indigestioni alimentari, le razze da latte come la Frisona Italiana, invece, alla dislocazione dell’abomaso o ai disturbi metabolici in genere. Per quanto riguarda il sesso, le femmine sono soggette Aspetto del cordone ombelicale < 4 gg: umido 4-14 gg: asciutto mummificato > 14-21 gg: crosta cutanea da 1 mese: ombelico cicatrizzato Denti incisivi alla nascita: 6-8 incisivi sovrapposti e talvolta ricoperti dalle gengive 12 gg: gengiva dei picozzi ritirata al colletto 3 sett: gengiva dei cantoni ritirata al colletto 4 sett: denti disposti su fila arcuata Sostituzione dei denti incisivi da latte 18-32 mesi: eruzione dei picozzi definitivi 21-38 mesi: eruzione dei mediani interni definitivi 27-48 mesi: eruzione dei mediani esterni definitivi 42-54 mesi: eruzione dei cantoni definitivi Dopo eruzione, gli incisivi vengono pareggiati dopo 6 mesi Gemma cornuale 14 gg: gemma epiteliale ricoperta di pelo 4 sett: gemma corneale solida e parzialmente mobile 3-4 mesi: gemma corneale solida adesa al frontale Il peso e l’altezza vengono valutati in funzione dello stato di nutrizione e dello sviluppo corporeo dell’animale, paragonandoli con quelli standard di bovini della stessa razza, sesso ed età. Anamnesi L’anamnesi è la raccolta di tutto ciò (fatti, situazioni, circostanze) che può avere una relazione diretta o indiretta con lo stato presente (fisiologico o patologico) dell’animale o degli animali per i quali viene richiesto l’intervento veterinario; rappresenta, in assoluto, l’aspetto fondamentale per giungere alla diagnosi; per questo motivo deve essere sempre accurata e minuziosa. Poiché nell’allevamento bovino molte forme patologiche sono direttamente correlate all’ambiente o a errori del management aziendale, soprattutto negli allevamenti intensivi non si deve omettere l’attenzione alle strutture (box e ricoveri in genere) capaci di ottemperare al benessere degli animali allevati. Il livello igienico e l’ordine delle strutture rappresentano spesso un attendibile indicatore dello standard gestionale e sanitario dell’azienda. I vitelli stabulati in box sporchi sono maggiormente suscettibili agli agenti eziologici della diarrea neonatale. Direttamente correlata all’igiene è la densità della popolazione animale, analogo fattore di rischio per molte patologie infettive o parassitarie (coccidiosi). L’inadeguata ventilazione può predisporre all’insorgenza di sindromi respiratorie così come un’inadatta pavimentazione è spesso responsabile di patologie podaliche e/o dell’apparato muscoloscheletrico. L’anamnesi individuale è rivolta all’indagine dei sintomi osservati dal proprietario dell’animale. Molto significativa è la raccolta di informazioni che riguardano la durata della malattia, l’evoluzione della stessa, i trattamenti effettuati e i risultati raggiunti. E’ inoltre importante raccogliere dati riguardanti la storia remota del soggetto malato; eventuali patologie pregresse, trattamenti effettuati, dati produttivi e riproduttivi. Specificatamente nel vitello, alcune informazioni sull’anamnesi individuale possono risultare molto utili: espletamento del parto, maturità del vitello, età (in ore, giorni o settimane), comportamento immediatamente dopo la nascita, tempo che ha impiegato per alzarsi, quando, quanto e che tipo di colostro ha ingerito. Alla nascita i vitelli non sono in grado di rispondere adeguatamente agli insulti patogeni ed è d’obbligo, quindi, che il vitello assuma almeno 4 litri di buon colostro entro le prime dodici ore di vita. In caso contrario aumenta il rischio di mortalità nelle prime 12 settimane di vita e la probabilità di una forte diminuzione dell’incremento ponderale a causa dell’incompetenza del sistema immunitario. In un’azienda zootecnica, il Medico Veterinario deve affrontare, molto spesso, patologie o aspetti che riguardano più animali. L’anamnesi collettiva è in questi casi indispensabile per avere un quadro d’insieme sufficiente per cercare di giungere all’emissione di una diagnosi. Le problematiche di stalla sono, frequentemente, da ricercare nell’alterazione della produttività di un gruppo di animali o della mandria in generale. In questi casi l’anamnesi deve essere integrata con dati globali del management aziendale, come ad esempio l’alimentazione, la gestione delle fasi più critiche della vita produttiva degli animali, la mungitura, eventuali cambiamenti della gestione aziendale avvenuti di recente. Quando la mandria è colpita da sintomi enzootici più specifici quali ad es. aborti, diarrea, forme respiratorie, è fondamentale conoscere l’andamento temporale e quantitativo (indice di morbilità e di mortalità) di queste alterazioni. Atteggiamento L’atteggiamento è la posizione che l’animale assume spontaneamente o involontariamente in relazione al suo stato di salute. Il Medico Veterinario valuta le alterazioni di posizione spaziale e le alterazioni dei rapporti fra tutte le parti anatomiche esterne riferite alla testa e al collo, al tronco con la coda, agli arti. L’atteggiamento va valutato osservando l’animale in stazione, in decubito, nel passaggio dal decubito alla stazione e in movimento. Per quanto riguarda l’atteggiamento della testa e del collo, si devono ispezionare la posizione, i rapporti e la simmetria delle strutture annesse (orecchie, narici, labbra, palpebre, occhi). In condizioni normali, sia in stazione che in decubito sterno-addominale, la testa viene tenuta sollevata col collo che può essere dritto o lievemente orientato lateralmente. In stazione si possono osservare modificazioni di posizione, in corso di otite o compressione endocraniche localizzate agli emisferi, in cui la testa appare ruotata sul piano sagittale (torticollis); la testa può essere estesa sul collo (emprostotono) con arti abdotti nell’atteggiamento tipico da “fame d’aria” nelle gravi insufficienze respiratorie; la testa può essere incappucciata, cioè abbassata passivamente (epistotono) negli stati depressivi. Con l’animale coricato in decubito sterno-costale si può osservare la testa portata lateralmente sul torace (pleurostotono, costostotono o posizione autoauscultatoria) caratteristica del collasso puerperale o delle fasi conclusive del botulismo. La testa può essere portata all’indietro sulla linea sagittale (opistotono), col collo tenuto rigido in estensione, nelle meningiti o meningoencefaliti, nelle sindromi convulsivanti (ipoglicemia, ipomagnesiemia), nelle sindromi cerebellari. Per quanto riguarda l’atteggiamento del tronco e della coda, occorre considerare il profilo dorsale della colonna vertebrale, che può evidenziare una cifosi o una lordosi. In assenza di alterazioni anatomiche primarie, un atteggiamento di cifosi indica la presenza di dolore colico (falsa cifosi), come in corso di reticolo-peritonite traumatica, e si accompagna spesso a contrazione e retrazione addominale, abduzione degli arti anteriori e posteriori, tenesmo. Allo stesso modo, una falsa lordosi, associata a ptosi addominale, può essere conseguente a un’idrope degli invogli fetali. La coda può essere sollevata nel tenesmo rettale o genitourinario, cadente come capita in corso di sindrome della cauda equina o nelle fasi iniziali del botulismo, sollevata, come può essere osservato in caso di tetano. Gli arti vanno osservati prima singolarmente, poi tutti insieme, anche in relazione con il resto del corpo e con l’esame del tono muscolare in generale. Bisogna quindi assicurarsi che il bovino sia in grado di riacquistare e mantenere la stazione in modo corretto o, al contrario, approfondire il motivo che ne provoca l’impedimento. Quando l’animale è in stazione e in appiombo (cioè il peso del corpo è distribuito uniformemente su tutti e quattro gli arti), mostra dei caratteristici angoli articolari. Negli stati di ipertono muscolare, detti angoli sono aumentati, in quelli di ipotono muscolare, gli angoli tendono a diminuire. Diverse sono le patologie capaci di alterare il rapporto tra gli arti e tronco, come ad esempio, le pododermatiti asettiche, le fratture o le lesioni muscolo-nervose (miodistrofie, neuropatie periferiche). Nella specie bovina, per la valutazione del grado di zoppia vengono comunemente utilizzati 5 gradi, che vanno da LI (zoppia appena visibile) a LV (mancato carico del peso sull’arto coinvolto sia in stazione che in movimento), oppure il Locomotion Score a 5 punti di Spreacher et al. del 1997 (tabella 2). Con questa scala, il grado di zoppia viene valutato in base all’atteggiamento della testa, degli arti e della schiena, osservando l’animale in movimento e in stazione. Tabella 2. Locomotion Score (LS) secondo Spreacher et al. (1997) LS 1 Il bovino cammina normalmente. Al Normale passo la testa non si muove, la schiena è tenuta dritta sia durante la locomozione che con l’animale in stazione. Gli arti sono ben posizionati sul terreno. LS 2 Zoppia poco evidente Al passo la testa non si muove, la schiena è tenuta dritta osservando l’animale in stazione, mentre è leggermente arcuata durante la locomozione. Gli arti sono ben posizionati sul terreno, ma al passo la falcata dell’arto coinvolto è inferiore rispetto agli altri arti. LS 3 Spesso, al passo, la testa non si muove, la schiena è tenuta arcuata sia Zoppia moderata osservando l’animale in stazione che durante la locomozione. Durante la locomozione la falcata di uno o più arti è inferiore rispetto agli altri arti. LS 4 Zoppia evidente La zoppia è facilmente riconoscibile, e nella maggioranza dei casi è molto semplice riconoscere l’arto interessato. La schiena si inarca sia quando l’animale è in stazione che durante la locomozione. Nella maggior parte dei casi, sono evidenti movimenti della testa. Ls 5 Zoppia grave L’animale tende a non caricare il peso sull’arto coinvolto nè in stazione, nè in movimento. Il bovino può presentarsi infine in decubito permanente. In condizioni normali, nel decubito sterno-costale, è chiaramente visibile l’arto posteriore libero, che viene tenuto in flessione e addotto, mentre l’altro arto, posizionato sotto l’addome, è visibile solo nella sua parte più distale. Alcuni esempi di alterazione del decubito sono l’atteggiamento a rana con decubito ischiopubico e arti posteriori portati lateralmente ed abdotti (diastasi ischio-pubica, frattura del bacino), o il decubito sterno-costale con estensione di un arto per artropatie, fratture, o anchilosi. Per identificare più correttamente l’ipertono o l’ipotono muscolare si possono eseguire dei movimenti passivi di estensione e flessione degli arti e valutare la resistenza che l’animale oppone ad essi. Indipendentemente dalla causa, il bovino a terra rappresenta, per il Medico Veterinario, un intervento di urgenza che ha lo scopo, una volta stabilita la causa primaria di decubito, di far recuperare nel più breve tempo, se possibile, la stazione. Un decubito protratto, infatti, è responsabile di gravi lesioni muscolari (dall’edema muscolare alla mionecrosi) e nervose secondarie capaci di indurre e peggiorare a loro volta il decubito, compromettendo il recupero dell’animale. Stato del sensorio Rappresenta la condizione psicomotoria, cioè il grado di sensibilità nervosa, cosciente o riflessa, che l’animale può manifestare a un determinato stimolo. Esiste una certa variabilità soggettiva. Alcuni bovini sono particolarmente nevrili, poco o per nulla trattabili; altri invece, estremamente docili. Questa ampia variabilità non dipende solo dalle caratteristiche comportamentali dei singoli soggetti, ma può anche essere messa in relazione alla razza, alle caratteristiche dell’allevamento e alla qualità del rapporto uomo-animale. Le alterazioni in senso patologico dello stato del sensorio possono essere racchiuse in due grandi capitoli: l’eccitazione e la depressione. L’eccitazione si manifesta come stato di irrequietezza continua o ad accessi. I bovini mostrano segni di iperestesia, iperreattività, andatura afinalistica, movimenti continui di lambimento, movimenti a scatto, raspamenti, tremori muscolari, muggiti ripetuti, anomalie vocali, aggressività. Per comprendere correttamente se tali alterazioni sono patologiche, si può sottoporre il bovino ai medesimi stimoli sonori, visivi, acustici per più volte e, al tempo stesso, valutare la ripetitività delle reazioni. Se la risposta allo stimolo è sempre esageratamente identica, è verosimile sospettare uno stato patologico, se invece la reazione tende progressivamente a diminuire, si può supporre che il bovino si sia adattato al nuovo stimolo divenuto, a questo punto, usuale. Forme eccitative si osservano a esempio nella necrosi cortico-cerebellare, nel tetano, nel morbo di Aujeszky, nella rabbia, nella chetosi, in caso di BSE. Il bovino con un sensorio depresso appare scarsamente o per nulla interessato all’ambiente che lo circonda. L’animale si può presentare in stazione o in decubito, immobile, con la testa abbassata, le palpebre socchiuse, le orecchie cadenti, tralasciando spesso di detergersi il musello con la lingua. A seconda del grado di ottundimento, si può distinguere l’apatia (indifferenza per l’ambiente esterno), la sonnolenza (il bovino manifesta difficoltà a restare attivo e sveglio), il sopore (sonno reversibile con uno stimolo più o meno intenso), il coma (sonno patologico). L’ottundimento del sensorio avviene sia per cause primitive che colpiscono il sistema nervoso centrale (es.: flogosi meningo-encefalica, botulismo) sia per cause secondarie a patologie con gravi ripercussioni sistemiche (colpo di calore, colpo di sole, indigestioni, gravi enteriti, patologie debilitanti). Tabella 3. Indici clinici per la valutazione della vitalità del vitello. Vitalità Sintomi clinici 5 Allegro e vivace, voglia di giocare 4 Più tranquillo del normale, triste, appetito conservato 3 Apatia, stazione insicura, ridotto desiderio di suzione 2 Apatia, decubito sternale permanente, riflesso di suzione appena accennato 1 Decubito laterale permanente, coma, grave ipotermia Per quanto riguarda il vitello, nella valutazione dello stato del sensorio sono utilizzabili alcuni indici clinici di vitalità, che vengono riportati in tabella 3. La valutazione della vitalità del vitello, che utilizza una scala che va da 5 a 1, risulta essere particolarmente utile nella valutazione clinica della maturità neonatale e di molte patologie che condizionano negativamente lo stato del sensorio, tra cui deve essere ricordata l’acidosi metabolica conseguente alla diarrea neonatale. Stato di nutrizione Lo stato di nutrizione solitamente si valuta mediante l’ispezione di diverse regioni anatomiche quali: la giogaia, la regione scapolare, le apofisi spinose delle vertebre toraciche, i processi trasversi delle vertebre lombari, le tuberosità iliache e ischiatiche, le coste e la regione della base della coda. In questo caso è fondamentale la conoscenza delle caratteristiche tipiche di ogni razza bovina e, all’interno della stessa razza, la conoscenza dello stato fisiologico del paziente (es. gravidanza, asciutta, stadio di lattazione). Nel bovino adulto, il metodo più utilizzato per la misura dello stato di nutrizione è il Body Condition Score (BCS), con una scala di 5 gradi (tabella 4). Le cause che portano a dimagramento devono essere ricercate in difetti di assunzione (digiuno, carenze alimentari in senso lato), in difetti di assorbimento (funzionali, organici), in eccessivi consumi (lattazione, lavoro in genere). Reperti generali e habitus Quanto fin qui valutato può già essere sufficiente per emettere un giudizio sulle condizioni generali dell’animale o degli animali che devono essere esaminati (non compromesse, lievemente compromesse, mediamente compromesse e gravemente compromesse) e sul decorso della malattia (iperacuto, acuto, subacuto, cronico). È questo il momento, quindi, in cui occorre esprimere un giudizio sull’entità dell’impatto che la malattia ha avuto sul soggetto in esame in termini di espressione della gravità della malattia e di come questa abbia o meno influenza sullo stato clinico generale dell’animale. Tabella 4. Body Condition Score (BCS) BCS 1 Base della coda: profonda cavità Condizione: sotto la coda e intorno alla base Emaciato della stessa. Cute aderente alla pelvi senza interposizione di tessuto adiposo. Regione lombare: tessuto adiposo non palpabile. I processi spinosi e trasversi delle vertebre lombari sono chiaramente visibili e, al tatto, acuminati. BCS 2 Base della coda: presenza di una Condizione: cavità poco profonda intorno alla Magro base della coda. Le tuberosità ischiatiche sono prominenti anche se è presente po' di tessuto adiposo sotto la pelle. Regione lombare: i processi trasversi delle vertebre lombari possono essere identificati individualmente; al tatto la loro estremità è arrotondata, non tagliente. BCS 3 Base della coda: il tessuto Condizione: adiposo è facilmente palpabile su Buona tutta l’area. La pelle appare liscia, la pelvi è facilmente palpabile. Regione lombare: l’estremità dei processi traversi delle vertebre lombari può essere palpata dopo pressione manuale è presente uno spesso strato di tessuto adiposo. E' presente una leggera depressione nella regione lombare. BCS 4 Base della coda: completamente Condizione: riempita di tessuto adiposo con Grassa presenza di pieghe. La pelvi è palpabile solo dopo intensa pressione manuale. Regione lombare: la punta dei processi trasversi delle vertebre lombari non è palpabile neanche dopo una pressione decisa. Assenza di una depressione visibile nella regione lombare tra rachide e bacino. BCS 5 Base della coda: interamente Condizione: ricoperta da tessuto adiposo. La Obesa pelle è distesa. La pelvi non è palpabile neanche con una pressione decisa. Regione lombare: processi traversi ricoperti da tessuto adiposo. Superfici ossee non palpabili. Avvicinamento e contenimento del bovino Prima di procedere alla visita clinica è indispensabile che il Medico Veterinario predisponga il miglior sistema di contenimento del bovino in esame, consono al tipo di intervento prefissato. L’avvicinamento al bovino può avvenire da una posizione anterolaterale o posterolaterale. Avvicinatisi bisogna prendere contatto col bovino appoggiando una mano sul garrese o sul dorso e vagliare eventuali reazioni prima di contenere l’animale e iniziare qualsiasi tipo di manualità. Movimenti improvvisi e inaspettati, che si originano da una superficiale valutazione del soggetto inadeguatamente contenuto, possono mettere in pericolo il Medico Veterinario, il personale ausiliario e lo stesso animale. Benché non esistano metodi di contenimento universalmente efficaci, in linea di massima i bovini da latte sono abituati quotidianamente alla presenza e alle sollecitazioni manuali dell’uomo, e pertanto risultano più mansueti e governabili rispetto ai bovini tenuti al pascolo e naturalmente inselvatichiti (stato brado, linea vacca vitello). Nei bovini da latte, quindi, per eseguire delle semplici manualità, è spesso sufficiente un contenimento con una capezza oppure mediante cattura in una rastrelliera a “trappola”, e solo occasionalmente con una mordecchia. Per le indagini più complesse e per gli animali meno mansueti può essere necessario l’impiego di un’arla adatta a limitare al massimo qualsiasi tipo di movimento, oppure un contenimento farmacologico con farmaci α2-agonisti (detomidina, xilazina). I sistemi di contenimento sono diversi e tutti alquanto validi; come già accennato, sarà il Medico Veterinario che, secondo la propria esperienza, indicherà o sceglierà quello che sarà in grado di garantire maggiormente l’esecuzione della visita o della terapia per il tempo considerato necessario. Ne prenderemo in considerazione alcuni tra quelli che ci sembrano più efficaci e al tempo stesso capaci di garantire il minor effetto traumatico al bovino. Il bovino adulto può essere contenuto per la testa. Un aiuto afferra con la mano sinistra la parte rostrale della mandibola o del naso, oppure più vigorosamente infila le dita a tenaglia nelle narici del bovino, e porta il braccio destro dietro la nuca dell’animale tenendo con la mano un orecchio o la punta del corno, se presente. La testa dovrebbe Figura 1. Contenimento del bovino alla testa. essere girata sul fianco e tenuta lievemente in alto, per ridurre la forza muscolare del collo (figura 1). In modo simile, per manovre in cui occorre un contenimento più energico, può essere utilizzata una mordecchia: una specie di tenaglia con le estremità bottonute da applicarsi al musello (figura 2). Ai tori destinati alla riproduzione, per legge, deve essere applicato un anello al naso entro l’anno di età. Figura 2. Contenimento del bovino mediante l’utilizzo di una mordecchia. Il metodo migliore per contenere la testa, soprattutto se si prevede di condurre a mano il bovino, è rappresentato dall’uso della capezza. Si tratta di un finimento di cuoio, di nylon, di corda o in maglia metallica, cui è collegata una lunghina (una corda della lunghezza di circa due metri), la cui tensione da parte del conduttore induce l’animale a flettere il collo nella direzione desiderata. Per proteggersi dai calci, che il bovino può sferrare lateralmente e posteriormente, può essere afferrata con una mano la piega della grassella che viene quindi tirata verso l’alto (figura 3). Questo può venir utile soprattutto nel corso della visita clinica della mammella. Allo stesso modo può essere utilizzato un apposito arco metallico che viene applicato al sacro e alla piega della grassella. Figura 3. Contenimento del bovino alla grassella. Per evitare che il bovino indietreggi, e per immobilizzarlo temporaneamente, può essere afferrata la base della coda e la coda stessa piegata verso l’alto e cranialmente; occorre fare attenzione perché questa manualità, se eseguita in modo non corretto, afferrando la coda alla sua metà e non alla base, può esitare in una lussazione intercoccigea. Il travaglio rappresenta, di certo, il miglior modo per contenere un bovino adulto sia per la sicurezza dell’operatore che per l’incolumità del bovino. Ogni azienda agricola ne è provvista. Ci sono differenti tipi di travagli; molti sono validi e utili per eseguire interventi di lunga durata anche cruenti. Procedura per la visita clinica Come primo approccio al paziente si consiglia di effettuare la misurazione della temperatura rettale (range di normalità: bovino adulto 38-39 °C, vitello 38,5-39,5 °C). La temperatura rettale ci consente di stabilire se il paziente è normotermico, ipertermico, come capita nel corso di molte malattie infettive che determinano un coinvolgimento sistemico, ipotermico, come può capitare ad esempio in corso di shock, nella diarrea neonatale del vitello, in caso di collasso ipocalcemico nella vacca. Questo consente inoltre di ispezionare l’ano, assicurarsi della sua presenza nei vitelli neonati (vedasi atresia ani) e del suo tono muscolare, unitamente al tono muscolare della coda. Il tono muscolare della coda e dell’ano sono ridotti ad esempio in caso di collasso ipocalcemico, di sindrome della cauda equina oppure nelle fasi iniziali del botulismo, aumentati ad esempio in corso di tetano. La coda può apparire sollevata in caso di tenesmo rettale o vescicale. L’ispezione della coda infine ci permette di escludere la presenza di malformazioni nel vitello, oppure di lesioni di natura ischemica o infiammatoria, molto frequenti nel bovino da carne, oppure di lesioni di natura traumatica, causate ad esempio dalla monta di altri animali in estro piuttosto che da un contenimento male eseguito (lussazione intercoccigea). L’ispezione della regione anale e perineale può consentire anche di cogliere la presenza di un prolasso della mucosa rettale, un prolasso vaginale o uterino, di scoli vulvari, di una deviazione della rima vulvare, come può capitare in corso di torsione uterina, oppure della presenza di lacerazioni da parto. A questo punto è possibile, nella femmina, esaminare la mucosa vaginale e prelevare un campione di urina, mediante stimolazione della minzione attraverso il massaggio perineale, per destinarlo agli esami fisico-chimici routinari come la determinazione del peso specifico con un refrattometro a mano (range di normalità: bovino adulto 1025-1040, vitello 1008-1012), del colore e della trasparenza, del pH (range di normalità: bovino adulto pH 8-9, vitello pH 5,5-6,5) della presenza di proteine, corpi chetonici, glucosio, sangue o emoglobina (utilizzando una striscia reattiva del commercio), oppure ad esami più specifici come quello microbiologico o del sedimento. In questi casi potrebbe essere utile prelevare le urine mediante cateterismo. In seguito si consiglia di portarsi verso la testa dell’animale e contemporaneamente esaminare la cute che può evidenziare, per esempio, delle alterazioni di superficie determinate dalla presenza di aree alopeciche eritematose o ipercheratosiche (acariasi, pediculosi), di neoformazioni asbestiformi (tricofitosi, figura 4) o altro. La testa dell’animale dovrebbe essere esaminata in toto per evidenziare la presenza di tumefazioni mono o bilaterali, che ad esempio in corso di actinogranulomatosi possono presentare ulcerazioni cutanee, Figura 4. Neoformazioni asbestiformi localizzate prevalentemente in prossimità della cute palpebrale, in un caso di tricofitosi in una manza. oppure la presenza di asimmetrie (quali ad esempio l’emiparesi del nervo facciale, come può capitare in corso di listeriosi, oppure più semplicemente di una ptosi palpebrale o auricolare. Specie nei vitelli, la ptosi auricolare, spesso accompagnata dalla rotazione della testa, può indicare la presenza di un’otite che dovrebbe essere successivamente approfondita, oppure di una lesione neurologica sempre del n. facciale. Occorre a questo punto procedere con l’esame delle mucose oculocongiuntivali e dell’occhio, comprese le sclere, facendo ruotare la testa dell’animale, per meglio evidenziare il disegno vascolare episclerale, l’eventuale presenza di una colorazione patologica piuttosto che la presenza di petecchie emorragiche o altro. Successivamente, dovrebbe essere esaminato il musello (presenza di scolo o lesioni elementari, di una dilatazione delle narici, come capita nel tetano o in corso di broncopolmonite, ecc.) e la cavità orale. L’esame della cavità orale deve comprendere l’esame dell’integrità delle strutture ossee (mascellare e mandibola), della mucosa del vestibolo orale, dell’orletto gengivale, dei denti incisivi e molari. La bocca dell’animale, a questo punto, dovrebbe essere aperta stimolando il riflesso linguale o palatino, per esaminare la lingua, il palato e, fin dove possibile, anche il palato molle e il faringe, eventualmente con l’ausilio di una fonte luminosa. Figura 5. Depressione del sensorio, decubito permanente, grave infossamento del bulbo oculare e comparsa di una fossetta al canto mediale dell’occhio, quali conseguenze di una disidratazione di grado 3 in un vitello affetto da diarrea neonatale. L’esame del padiglione auricolare comporta l’esecuzione del riflesso auricolare, utile, nel bovino, per valutare lo stato del sensorio, a cui segue l’esame della rima palpebrale (es.: simmetria, epifora, ecc.) e l’esecuzione del riflesso di minaccia. La palpebra, più di qualsiasi altra sede, si presta molto bene per esaminare l’elasticità della cute; a tale proposito si solleva, delicatamente in plica, la cute della palpebra superiore. In condizioni normali la cute ritorna rapidamente nella posizione originaria. Alterazioni dell’elasticità cutanea, anche molto evidenti, si osservano nella disidratazione, responsabile dell’infossamento del globo oculare e, di riflesso, della comparsa di un marcato spazio tra bulbo e canto mediale (figura 5). Per una stima del grado di disidratazione del vitello si faccia riferimento alla tabella 5. Con i due pollici, poi, posti sulle due palpebre, parallelamente alla rima palpebrale, si osserveranno le mucose oculocongiuntivali (vedi parte generale), compresa la terza palpebra e il bulbo oculare. A questo punto si procede verso il lato sinistro dell’animale e si esegue la palpazione dello spazio intermandibolare sia per esaminare i linfonodi intermandibolari, sia per apprezzare l’eventuale presenza di un edema che in tale sede ha generalmente origine discrasica (figura 6). Si passa alla palpazione del linfonodo prescapolare di sinistra, posto cranialmente e dorsalmente all’articolazione scapolo-omerale (figura 7). Tabella 5. Indici clinici per la valutazione del grado di disidratazione del vitello. Grado Perdita 1 2 3 Sintomi clinici Turgore cutaneo ridotto Bulbi ≥ 10 % infossati Decubito permanente, ≥ 15 % estremità degli arti fredde ≥5% Quantificazione delle perdite (vitello di 40 Kg) 2L 4L 6L Si esegue quindi l’ispezione e la palpazione della regione del collo, con particolare riferimento alla doccia giugulare, in cui decorrono le vene omonime. Queste, in condizioni normali, non sono visibili se non, in certi casi, nel terzo aborale, quando il bovino, magro, tiene la testa lievemente abbassata. Occorre osservare se è presente il polso giugulare e, alla palpazione, se è presente turgore venoso. La presenza di un turgore delle giugulari, fatta eccezione per la flogosi indotta dalla impropria somministrazione di farmaci non necessariamente istolesivi, deve essere interpretata come segno patologico (insufficienza cardiaca destra, pericarditi, pseudopericarditi, pneumopatie gravi, ecc.) e subito indagato. A tale proposito si possono eseguire le prove di svuotamento delle vene giugulari. Figura 7. Palpazione del linfonodo prescapolare sinistro. L’esame clinico prosegue con l’ispezione e la palpazione della giogaia e dell’articolazione della spalla, del gomito e del carpo. La giogaia può essere sede di tumefazioni (edemi sottocutanei), la cui origine è da ricondursi a cause solitamente infiammatorie o di difficoltà centrale del circolo di ritorno (stasi). Viene quindi palpata l’area di proiezione cardiaca e auscultato il cuore in corrispondenza dei focolai sinistri. L’auscultazione del cuore dovrebbe comprendere la contemporanea palpazione del polso, che viene rilevato all’arteria mascellare esterna, in corrispondenza del margine craniale del muscolo massetere, a livello della faccia laterale della branca orizzontale della mandibola, circa 5-10 cm dall’angolo della mandibola stessa (altre possibilità per la palpazione del polso sono rappresentate dall’arteria mediana, dall’arteria safena e dall’arteria coccigea). La frequenza del polso nel bovino adulto è 70-90 bpm, nel vitello 90-110 bpm. Si passa quindi all’esame funzionale del respiro (osservando ipocondrio e fuggente dell’animale; la frequenza normale del respiro nel bovino adulto è di 24-36 atti/min, nel vitello di 30-45 atti/min, il tipo è costoaddominale), alla palpazione e all’auscultazione del torace in corrispondenza dell’area di proiezione del polmone e all’auscultazione della trachea. Figura 6. Grave edema intermandibolare di natura discrasica in una vacca Jersey affetta da paratubercolosi. Successivamente deve essere eseguita la palpazione del rumine, soprattutto per esaminarne la stratificazione, e all’auscultazione in almeno 2 focolai che generalmente sono il focolaio alla fossa del fianco e al X-XI spazio intercostale a metà altezza del torace oppure in corrispondenza del fuggente (tecnica della doppia auscultazione, vedi apparato digerente). Deve essere eseguita quindi la percussione con auscultazione e il ballottamento con auscultazione del fianco sinistro. Figura 8. Palpazione del linfonodo precrurale di sinistra. Si palpa a questo punto il linfonodo precrurale sinistro (figura 8). I punti di repere dei linfonodi precrurali (pari e simmetrici) sono rappresentati dalla tuberosità iliaca e dalla piega della grassella: si traccia una linea che unisce questi due punti e, in corrispondenza della sua metà, leggermente spostati caudalmente, si trovano i linfonodi precrurali. Essi sono tributari della metà posteriore del tronco e della parte cranio-laterale della gamba. Prima di passare al lato destro viene eseguita la palpazione dell’articolazione del ginocchio e del garretto, della mammella nella femmina in lattazione (vedi più avanti), del prepuzio e dello scroto nel maschio. Nel vitello occorre inoltre eseguire l’esame clinico dell’ombelico (ispezione, palpazione del cordone ombelicale e delle strutture ombelicali intraaddominali mediante tecnica mono o bimanuale). Si passa quindi al fianco destro dell’animale e si procede, come per il lato sinistro all’esame del linfonodo prescapolare, dei grossi vasi del collo e delle articolazioni dell’arto toracico. Si procede quindi con l’auscultazione del focolaio destro del cuore, in corrispondenza del IV spazio intercostale e corrispondente al focolaio della valvola tricuspide, successivamente alla palpazione del torace e all’auscultazione del polmone sulla sua area di proiezione a destra. Si esegue quindi la palpazione del linfonodo precrurale di destra e l’ispezione e la palpazione del fianco destro. In tale sede è possibile riconoscere se l’addome è trattabile (addome di forma a pera, flaccido alla palpazione del fuggente destro) o sia più o meno testo, come capita ad esempio in caso di peritonite o dolore colico. L’auscultazione del fianco destro si esegue in corrispondenza della fossa, della corda e del fuggente del fianco destro, corrispondenti rispettivamente alle aree di proiezione del colon, del cieco e del piccolo intestino. Completano la visita clinica la percussione con auscultazione e con ballottamento del fianco destro e quindi la percussione delimitativa del torace che consente di evidenziare il limite polmonare a destra e di circoscrivere l’area di ottusità epatica, che corrisponde agli ultimi 2-3 spazi intercostali. Anche sul lato destro devono a questo punto essere esaminate le articolazioni dell’arto pelvico, con particolare riferimento all’articolazione del ginocchio e del tarso, delle quali deve essere notata un’eventuale ectasia dei fondi ciechi. Nella femmina adulta si esegue quindi l’ispezione e la palpazione dei linfonodi sopramammari, della mammella e dei capezzoli. I linfonodi sopramammari (pari e simmetrici) sono situati sopra i quarti posteriori, di lato al legamento sospensore della mammella. Ricevono la linfa della mammella e della superficie mediale e posteriore della gamba. Per eseguire la palpazione del linfonodo posteriore desto si solleva la mammella, spingendola cranialmente con la mano sinistra, mentre con la destra si apprezza il linfonodo che ha una forma così detta da orologio da tasca. A mani invertite si palpa il linfonodo di sinistra. Per un corretto esame della mammella è necessario eseguire la visita dopo la mungitura. Con l’ispezione si valutano la sede, la forma, la superficie cutanea, il colore, la simmetria dei quarti e la conformazione, la direzione e il numero dei capezzoli. La palpazione riguarda la cute, il parenchima mammario, la cisterna del latte e gli stessi capezzoli. Della cute si valutano la temperatura, la sua scorrevolezza e il sollevamento in plica sul parenchima mammario. Il corpo ghiandolare viene palpato preferibilmente con una tecnica a due mani. L’esaminatore pone entrambi i palmi delle mani su ognuno dei quarti e ne apprezza la consistenza, la tessitura, la dolorabilità. Una mammella sana, dopo la mungitura, è soffice e si può apprezzare una evidente granulosità del parenchima ghiandolare. La palpazione della cisterna ghiandolare si effettua ponendo un dito sulla base del capezzolo, spingendolo verso l’alto in modo da ripiegare la cute all’interno della cisterna, cosa che, in caso di ostruzioni di quest’ultima, non è possibile. Il capezzolo viene palpato in tutta la sua lunghezza, dalla base allo sfintere. Ha una consistenza carnosa, facilmente apprezzabile facendo delicatamente ruotare in avanti e in dietro il capezzolo tra le dita. Si esamina, poi, sempre con due dita, lo sfintere del capezzolo, che è grande e consistente come un chicco di riso. Un campione di latte da ciascun quarto può essere prelevato utilizzando un’apposita piastra a 4 pozzetti (figura 9). Questo consente l’esame macroscopico del latte stesso (colore, odore, densità, frustoli coagulati, ecc.) e l’esecuzione del California Mastitis Test (CMT) che fornisce una stima del contenuto in cellule somatiche (tabella 6). Il CMT è basato sulla reazione gelificante tra gli acidi nucleici presenti nelle cellule e il reagente. Nel caso di presenza di una alta quantità di cellule somatiche, la soluzione di latte e reagente presenterà quindi un addensamento proporzionale alla quantità di cellule presenti. Figura 9. Grave alterazione macroscopica del latte, caratterizzata dalla presenza di coaguli di latte, pus, fibrina e sangue, in una vacca affetta da mastite ad un quarto. Vengono a questo punto eseguite almeno 2-3 prove del dolore (prova del garrese, prova del martello pesante e prova del bastone). La visita clinica termina con l’esplorazione transrettale e l’esame delle feci. In allevamento, con gli animali contenuti nelle trappole autocatturanti, può essere più comodo iniziare la visita dalla testa e quindi spostarsi all’interno della corsia per completare l’esame clinico seguendo la procedura fino a qui descritta. Tabella 6. Risultato del California Mastitis Test. Reazione CMT Leucociti (per mL) Negativo (-) < 200.000 Tracce (+/-) Circa 500.000 Punteggio 1 (+) Circa 1.000.000 Punteggio 2 (++) Circa 2.000.000 Punteggio 3 (+++) Circa 5.000.000 Letture consigliate: Dirksen, G., Gründer, H.D, Stöber, M. (2004). Medicina interna e chirurgia del bovino. Point Veterinaire Italie. Rosemberger G. (1993). L’esame clinico del bovino. III ed italiana. Edagricole. Sprecher, D. J., D. E. Hoesteler, and J. B. Kaneene. 1997. A lameness scoring system that uses posture and gait to predict dairy cattle reproductive performance. Theriogenology 47:1179–1187.