incontro
PERIODICO
TRIMESTRALE
R E A LTÀ
www.incontro alla realta.it
GRATUITO
ALL A
N.1 MARZO
2008
IN UN MONDO DI FUGGIASCHI (TUTTI INFATTI FUGGONO DI FRONTE ALL’INEVITABILITÀ DI STABILIRE UN SENSO PER LA VITA), LA PERSONA CHE PRENDE
LA DIREZIONE OPPOSTA SEMBRA CHE FUGGA. IL CRISTIANO È COLUI CHE AVANZA NELLA DIREZIONE OPPOSTA. PERCIÒ VA INCONTRO ALLA REALTÀ
(T.S. ELIOT)
IL COMPITO URGENTE DELL’EDUCAZIONE
Foto di Roberto di Donato
Incontro degli insegnanti di Montesacro sulla lettera del Papa Benedetto XVI “Il compito urgente dell’educazione” presso la scuola Cocchetti
La prova più grande della resurrezione di Gesù è la resurrezione
che avviene continuamente nella
nostra vita, resi capaci di uno
sguardo più penetrante sulle cose.
E questo sguardo è la fede. In questo numero abbiamo voluto raccontare alcune esperienze di
resurrezione, tante esperienze di
persone la cui esistenza di fronte a
difficoltà piccole o grandi ha
mostrato un giudizio nuovo, una
capacità nuova di sguardo sulle
cose, una energia non propria, che
abita oramai la loro persona, non
come un ospite fastidioso e
ingombrante, ma come un amico
che apre l'intelligenza, la libertà
ad orizzonti prima sconosciuti.
da pag.20
a pag.24
Maestro di Fossa: dossale con storie di Cristo (part.)
Vaticano, appartamento pontificio, sala S.Ambrogio
Sono risorto, e ancora sono con te
Alleluia! (Messale Romano)
Benedetto PP XVI
Nella Solennità Pasquale 2008
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PAG. 2
SOMMARIO
3 Dal pane accolto...al pane condiviso
4 Santa Maria delle Grazie
5 San Giovanni Battista raccontato da mille
riflessi colorati
6 Foulard Bianchi della parrocchia di
S. Maria assunta
8 Diario trimestrale
9 Una firma per la famiglia
10 Festa diocesana della famiglia al Divino
Amore
11 L’amore che fa rifiorire il deserto
12 Il compito urgente dell’educazione
14 Incontro insegnanti di Montesacro alla
scuola Cocchetti
15 A tre anni dalla scomparsa di Don
Giussani
incontro
PERIODICO
GRATUITO - ANNO 3
R E A LTÀ
N.4 /2006
ALL A
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16 Le foto vincenti del primo concorso
fotografico
IN UN MONDO DI FUGGIASCHI (TUTTI INFATTI FUGGONO DI FRONTE ALL’INEVITABILITÀ DI STABILIRE UN SENSO PER LA VITA), LA PERSONA CHE PRENDE
LA DIREZIONE OPPOSTA SEMBRA CHE FUGGA. IL CRISTIANO È COLUI CHE AVANZA NELLA DIREZIONE OPPOSTA. PERCIÒ VA INCONTRO ALLA REALTÀ
Periodico gratuito
Direttore Responsabile:
Rossana Ansuini
Direttore:
Giovanni Sozi
Segreteria di Redazione:
Alessandro Candi,
Carlo Fiorini, Franco Pietrosanti,
Francesco Pandolfi.
Antonio Pasquale, Mauro Raffaeli
Redazione:
Franco Cardano, Giampiero Petrilli
Marco Stocchi, Bruna Cola
Ferruccio Croia, Giorgio Signori
Rosario Cuglietta, Mauro Fumanti,
Vito Puce,
Cesare Masala, Antonio Zarola
Don Mimmo Monteforte
Sergio Buratti, Tina Riccardi
Hanno partecipato a questo numero:
Giovanni Sozi, Laura De Gregori
Alessandro Candi, Antonio Bosco
Scandella, Gianni Martino
Ferruccio Croia, Piera Iozzi
Donatella Regoliosi, Don Donato Perron
Paolo Cremonesi, Marco Salvatori
Don Giampaolo Perugini
Francesco Pandolfi, Cico
Arianna Saglimbene, Tonino Pasquale
Editrice
Associazione “Grazie al Cielo”
Via Peralba 16 - 00141 Roma
Reg. Trib. di Roma 563/07 del 17/12/2007
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Stampa:
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Marco Primarosa
Coordinatore editoriale
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17 Il miracolo
18 Sulle tracce di Cristo
19 Via crucis in ceramica nella parrocchia di
S. Gemma
20 San Frumenzio progetto “Mamre” casa
famiglia
21 Il villaggio della speranza
22 In Caritativa alla mensa dei poveri al
Redentore
23 E finalmente arriva il Gabbiano!
24 “Grazie al Cielo”
incontro alla realtà
incontro alla realtà
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PAG. 3
“Dal pane accolto....al pane condiviso”
San Francesco Caracciolo, fondatore dei Chierici Regolari Minori: un carisma sempre attuale
di Giovanni Sozi
I convenuti (da sinistra a destra) Padre Raffaele Mandolesi, prof. Roberto Morozzo Della Rocca, il vescovo
Mons. Vincenzo Paglia, Cardinale Agostino Cacciavillan, Pade Nello Morrea, dott. Gino Agnese.
In occasione del quarto centenario della
nascita al cielo del loro fondatore, i Chierici
Regolari Minori hanno indetto un Convegno
di Studio sull'attualità del carisma del santo
il giorno 29 febbraio 2008 u.s. presso l'Aula
Magna “Paolo VI” della Università
Pontificia Salesiana (P.U.S.) di Roma.
I convenuti, numerosissimi, già assiepavano
gli scranni dell'aula prima dell'orario prefissato delle ore 16.30 ed erano in trepida attesa
delle personalità che sarebbero intervenute
al convegno di studio come da programma:
il dott. Gino Agnese scrittore e giornalista, il
Preposito Generale dell'Ordine Caracciolino
Padre Raffaele Mandolesi, Sua Em. il
Cardinale Agostino Cacciavillan Presidente
Emerito dell'Amministrazione del
Patrimonio della Sede Apostolica e cardinale titolare della nostra Chiesa dei Santi
Angeli Custodi a Montesacro, il prof. universitario Roberto Morozzo Della Rocca, il
padre Nello Morrea crm, Sua Ecc. Mons.
Vincenzo Paglia Vescovo di Terni-NarniAmelia.
Per rallegrare l'uditorio era presente il Coro
“Angeli Custodi” che ha aperto la cerimonia
con l'Inno al Santo ed ha eseguito vari brani
musicali in polifonia come intermezzo.
Dietro l'invito del moderatore dott. Agnese,
il Preposito Padre Raffaele ha brevemente
presentato il programma ed ha rivolto un
saluto di benvenuto alle autorità e ai convenuti, mettendo il punto chiaramente sulla
straordinaria ricorrenza del IV Centenario
della nascita al cielo del Santo Fondatore
(1608 2008) e sul suo bicentenario della
Canonizzazione. Anno straordinario, quindi, dichiarato dall'Ordine e dalla Chiesa
solenneAnno Giubilare.
Ha preso, poi, la parola il cardinale
Cacciavillan che ha rammentato l'intenso
amore di San Francesco per l'Eucaristia da
cui egli prendeva forza per diventare “pane
spezzato” per i fratelli carcerati, poveri,
malati nel corpo e nello spirito. Non, quindi,
soltanto omaggio e memoria del santo, quanto più riconferma della validità di quegli stessi valori nel mondo di oggi sempre più bisognoso di solidarietà, di giustizia, di carità
sociale.
Per meglio inserire la figura del Santo nella
quotidianità del suo tempo e specialmente
nella Roma socio-religiosa di fine '500, il
prof. Della Rocca ha fatto un ampio excursus storico sulla situazione della popolazione romana, sui ricorrenti problemi sociali,
sulle necessità della gente, sull'intensa vita
religiosa che nonostante tutto permeava fortemente lo strato sociale della città, fino a
spingersi al grande rinnovamento spirituale
tridentino ed a quello ancor più complesso
del Rinascimento che dalla Firenze quattrocentesca passa nel Cinquecento a Roma ad
opera esclusiva del papato.
Avvincente l'intervento del padre Nello
Morrea che ha posto l'attenzione dei convenuti sull'importanza del primitivo impegno
dei tre Fondatori, sulla loro azione spirituali-
stica e caritativa tra la povera gente di Napoli.
Ha detto ancora che la pietra angolare
dell'istituzione dell'Ordine è stata e rimane
quella della preghiera, preghiera continua del
santo davanti a Gesù Eucaristia, preghiera circolare diurna e notturna ribadita nella Regola
per i suoi frati e prolungata di ben due ore per
se stesso ginocchioni ai piedi del tabernacolo. San Francesco è veramente un uomo dei
nostri giorni, che ha ancora tanto da proporre
nella vita del chierico e del cristiano comune,
ai primi per indurli alla santità propria della
loro chiamata, a questi ultimi per indurli a
somigliare al Cristo Figlio di Dio Padre ma
anche Uomo sofferente, povero tra i sofferenti.
La conclusione del Vescovo mons. Paglia,
oltre alla ricorrente qualifica spirituale di San
Francesco Caracciolo come devoto
dell'Eucaristia, non poteva non calcare la
mano sulla dimensione caritativa del santo,
dimensione attualissima, binomio inseparabile tra sacramento dell'altare e sacramento
del povero, l'uno come contemplazione reale
di Gesù fatto cibo, l'altro come carico delle
angosce e dei bisogni spirituali e materiali
dell'indigente.
Si è assistito ad un riflessivo convegno, ad un
reale approfondimento della vita di san
Francesco Caracciolo, delle sue virtù, dei
suoi tanti carismi e che, sicuramente, ci ha
consegnato una ventata di singolare spiritualità ma ci ha indicato anche un modello
umano da seguire,un personaggio d'altri
tempi e d'altra tempra, ma che ci ricorda che
la gioia è maggiore nel dare che nel ricevere.
Il coro parrocchiale SS. Angeli Custodi
Padre Mario, Padre Nello e i convenisti.
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PAG. 4
incontro alla realtà
S. Maria delle Grazie
In costruzione la nuova chiesa
di Laura De Gregori
Come vi abbiamo informato nel numero di
settembre, il 15 giugno 2007 è stata posta la
Prima Pietra, alla presenza del Vescovo
Mons. Dieci, del Parroco, di Autorità Civili e
Religiose e di una folla di fedeli in festa.
Prima pietra
15 Giugno 2007
Ad maiorem Dei gloriam
Il Vicariato di Roma, dopo tante difficoltà,
ha iniziato i lavori per l'edificazione del complesso parrocchiale, che vedrà oltre la
Chiesa, la casa del Parroco, l'oratorio, con il
campo di calcetto (un eventuale spogliatoio), i giochi per i bambini (scivoli ed altalene…) ecc..
Salone teatro fotografia scattata il 25 febbraio 2008
La struttura muraria è finanziata dall'Opera
Romana per la Preservazione della Fede e
Costruzione Nuove Chiese a Roma, ma ci
informa il Parroco che per la parte funzionale e accessoria , “tutti sono invitati a partecipare per consentire l'avverarsi di un sogno”.
Ci presenta quindi un elenco di opere indispensabili: 90 banchi (€ 450 ciascuno), 16
panche (€ 240 ciascuna), Crocefisso, ciborio
per il tabernacolo, altare, ambone, presbiterio, armadio e tavolo per la Sagrestia, 14 stazioni Via Crucis, 5 campane per il
Campanile e relativo impianto elettrico,
organo, cantoria, vetrata, Battistero, sistema
di amplificazione per la chiesa e la sala parrocchiale, allestimento della Cappellina
dedicata alla Madonna che conterrà il bellissimo quadro del '500 donato da un parrocchiano.
Inoltre il Parroco ci informa che alcune
opere sono state donate, ma molte altre
aspettano offerenti. Per questo invita e ringrazia anticipatamente tutti a sentirsi e
diventare partecipi attraverso un Bonifico
(Banca di Credito Cooperativo IBAN: IT
14° 08327 03243 000000001302) oppure
con un Versamento (C/c postale 52889466)
Intestati a Parrocchia S. Maria delle Grazie a
Casal Boccone.
Operai al lavoro mentre preparano l’innalzamento
delle mura
A MAGGIOR GLORIA DI DIO
E PER IL BENE DEGLI UOMINI
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PAG. 5
San Giovanni Battista raccontato da mille riflessi colorati
Nella chiesa a lui intitolato al Collatino
di Alessandro Candi
Dedicato all'amico Giò Maria Poles.
Il giorno otto di dicembre dello scorso anno,
festa dell'Immacolata, Monsignor Rino
Fisichella ha benedetto le nuove vetrate
della chiesa di San Giovanni Battista nel
cuore dei quartieri Tiburtino e Collatino. La
gioia e l'emozione dei fedeli presenti: coppie
giovani con bambini, anziani, studenti del
Centro di studi e formazione ELIS con i familiari, alcuni immigrati, che si sono stretti in
un clima festoso intorno al Vescovo
Fisichella ed al parroco don Franco Calzona
per la benedizione con cui inaugurare le
nuove vetrate che adornano i vari lati della
grande chiesa. Festa che certamente avrebbe
riempito di gioia anche il cuore di san
Josemaría Escrivá a cui la chiesa fu affidata
dal Papa Giovanni XXIII, e che invita alla
preghiera con una bella e assorta espressione
che lo ritrae nella seconda vetrata dove la
Madonna visita Elisabetta, madre del
Battista.
Otto grandi vetrate che partendo dalla sinistra dell'ingresso ed in senso orario narrano
la storia di San Giovanni Battista, questo
Umile che preparò la via al Cristo: Preparate
la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!
colui che viene dopo di me è più potente di
me e io non son degno neanche di portargli i
sandali. Ecco allora che con arte e profonda
maestria una pittrice come Paola Grossi
Gondi ed una azienda artigiana di elevata fattura, la VetroCreare specializzata nella realizzazione di vetrate artistiche, danno vita e
luce a questa opera che copre una superficie
di 220 metri quadri. Questa grande ed impegnativa opera è stata realizzata grazie alla
generosità, all'impegno ed all'entusiasmo
dell'intera comunità parrocchiale, dice don
Calzona. Egli ha voluto ricordare come
imprese così grandi, quasi al limite
dell'impossibile si possono realizzare grazie
al cuore della gente. A tal proposito ha portato come esempio la ricostruzione della cattedrale di Notre-Dame a Chartres, in Francia.
Nel 1220 la struttura originale venne distrutta da un furioso incendio. Tutta la cittadinanza partecipò alla ricostruzione. L'opera di
tanti artigiani e artisti, operai vetrai e scalpellini che in modo umile e anonimo si impegnarono eseguendo il loro lavoro a regola
d'arte, dando così gloria a Dio con la loro
opera umana: in 3000 metri quadri di vetrate
avevano riprodotto l'intera storia della cristianità, Antico e Nuovo Testamento, una
vera e propria Bibbia di Vetro. Questo, allora, il nome che il parroco ed i suoi fedeli
hanno dato al loro progetto:”Operazione
Bibbia di vetro”. Ogni persona, ogni fami-
glia, ogni associazione, ogni commerciante
del quartiere ha adottato tutta o parte di una
vetrata, realizzando così questo nuovo volto
della chiesa di San Giovanni Battista.
Abbiamo qui un esempio di quella che
potremo chiamare “nuova estetica”, molto
importante quando parliamo di luoghi di culto. Il fedele deve essere accolto in un
ambiente confortevole, pregevole alla vista,
che metta a proprio agio, tanto da toccare in
profondità la sensibilità di chi viene nella
casa del Signore. Un luogo ove la preghiera
è ispirata sia nella condivisione assembleare
che come fatto strettamente personale.
A questo molto contribuiscono la profondità
del tratto, la brillantezza dei colori, tutti realizzati solo con vetro senza uso di pittura integrativa, l'immediatezza della comunicazione visiva resa dalle efficaci figure disegnate
dall'artista Gondi, che l'abilità dei maestri
vetrai hanno plasmato nel vetro come se
fosse pittura, rendono l'atmosfera in questa
chiesa particolarmente accogliente e idonea
a favorire il raccoglimento e la preghiera;
dalle immagini sembra scaturire l'intera profezia di Giovanni racchiusa nell'esortazione,
“Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino”. Espressione simile nella sostanza a
quanto Gesù affermerà nella salita verso
Gerusalemme, verso il Calvario. Un turbinio di sensazioni e di colori che dalle vetrate
profonde verso l'osservatore: figure maestose, belle e che ispirano amore e pace come il
Cristo del Battesimo, o le donne Maria ed
Elisabetta, o ancora la figura del Giovanni
Battista che nella vetrata sull'ingresso
mostra questo uomo semplice che compie
un gesto altrettanto semplice, alza la lucerna
verso il Sole di Giustizia, verso la fonte dello
Spirito, inviandoci un messaggio quasi
subliminale che dalla vetrata prorompe nei
nostri cuori: “Egli non era la luce ma doveva
rendere testimonianza alla Luce” (Gv.1,8),
questa lampada con cui Giovanni sembra
rischiarare le tenebre dell'umanità andando
incontro al Cristo ci ricorda che anche noi in
questo luogo possiamo prendere l'olio dello
Spirito Santo per testimoniare con la nostra
vita la Resurrezione di Nostro Signore.
Particolare del Battista con la lampada, vetrata d’ingresso
Battesimo del Cristo, particolare del volto.
CIAO CHIARA!
diAlessandro Candi
Mentre stiamo andando in stampa ci è
giunta la triste notizia che nella notte
(13/14 marzo) ci ha lasciato per tornare
alla casa del Padre Chiara Lubich, fondatrice ed instancabile animatrice del
movimento dei Focolari. Chiara si è
spenta all'età di 88 anni nella casa di
Mariapoli, nei pressi di Roma. Con
Lei viene a mancare un'altra delle grandi figure cattoliche del nostro tempo;
limpido esempio di adesione totale al
Vangelo che ha testimoniato, armata
della sola forza della fede e della propria semplicità, al mondo intero un
messaggio di speranza, di amore e di
solidarietà che ha ridestato il cuore di
milioni di donne e di uomini. A Lei
dedicheremo più spazio nel nostro prossimo numero.
PAG. 6
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incontro alla realtà
Foulard Bianchi della parrocchia di S. Maria Assunta
Si sono recati a Lourdes in pellegrinaggio per il 150° anniversario della prima apparizione
di Maria Immacolata a Bernadette Soubirous
di Antonio Bosco
Antonio (in ginocchio) con Mario e i suoi amici della parrocchia
Il Clan des Hospitalier Notre Dame de
Lourdes Foulard Bianchi Italiani della
Regione Lazio della Parrocchia di Santa
Maria Assunta al Tufello si sono recati a
Lourdes proprio nelle giornate di
celebrazione del 150° Anniversario della
prima Apparizione di Maria Immacolata a
Bernadette Soubirous.
I Foulard Bianchi, per chi non lo sapesse,
sono una particolare “branca” dello
scoutismo che è dedita al servizio ai malati
dovunque essi si trovino. I Foulard Bianchi,
più semplicemente F.B., nascono proprio a
Lourdes circa 80 anni fa ed il cui
“fazzolettone” scout, bianco per l'appunto, è
il simbolo di “quel” lenzuolo che avvolge il
malato, quello grave quello il cui mezzo di
trasporto è il medesimo lettino del paralitico
per il quale gli amici, scoperto il tetto di
paglia della casa, calandolo dall'alto lo
presentano a Gesù nella casa perché lo possa
guarire, proprio come a Lourdes dove essi si
presentano ai piedi della Mamma Celeste
con tutto il carico di angosce e speranze.
Eravamo in tanti quella mattina del 9
Febbraio 2008 all'aeroporto di Roma
Ciampino. Inaspettatamente tutti in coda per
il medesimo aereo quello che conduceva a
Saragozza (Spagna) da dove con delle auto a
noleggio, travalicando i confini tra Spagna e
Francia attraverso i Pirenei, si raggiunge
agevolmente Lourdes. Mai i nostri 9 in tutto
tra “romani” e “campani” come mostra la
foto in apertura avrebbero sospettato che
quel grande numero di persone incontrate
all'aeroporto di Roma tutte con la medesima
destinazione sarebbe stato ben poca cosa
rispetto alla folla “oceanica” che avrebbero
trovato nel Santuario. E dire che sono tutte
persone esperte famigliari per quei luoghi
visitati più volte l'anno. Quest'anno, infatti,
sono stati programmati almeno 3 viaggi e…
forse un 4° potrebbe arrivare all'ultimo
Quest’anno si celebra il
giubileo del santuario di
lourdes. Qui, 150 anni fa,
la Madonna apparve ripetutamente a una ragazzina
povera e pressocchè analfabeta, Bernadette
Soubirous. Qui, da allora,
67 persone sono miracolosamente guarite nel corpo
e milioni di persone da
ogni parte del mondo continuano ad arrivare alla
ricerca del volto di Dio e
della sua tenerezza. Un
flusso continuo di domande instancabili di grazia, di
anime alla ricerca, di corpi
malati che chiedono la guarigione nell’abbraccio
miracoloso di quella grotta
che tutti accoglie.
momento, verso la fine dell'anno, con la
chiusura dell'Anno Giubilare Lourdiano (8
Dicembre 2008). Appena giunti a Lourdes ed
aver preso possesso dell'alloggio anche
questo, come il Santuario, è molto famigliare
dato che si tratta di una pensione modesta,
decorosa, ma di carattere, appunto,
famigliare e che a furia di ospitare i nostri
F.B. ha consentito l'instaurarsi di un rapporto
molto più che amichevole, anzi proprio
famigliare, con la direzione (Famiglia
Ourthiag), Alain in testa ci si reca al
Santuario per rendere omaggio alla Nostra
Signora. Alcuni parrocchiani intanto avendo
raccolto l'invito lanciato durante gli avvisi
predisposti per la Domenica 3 Febbraio,
hanno inviato, per tramite dei nostri F.B.,
delle intenzioni di preghiera in totale 51
lettere che sono state depositate come
mostra la foto ai piedi della Vergine
nell'apposita urna e che sono presentate a
Maria durante la celebrazione Eucaristica
nella Grotta di Massabielle delle ore 23.00
della stessa sera.
Ma lo stupore non era ancora al culmine. Il
giorno Dopo Domenica 10 Febbraio ed
ancora di più il successivo Lunedì 11
Febbraio giornata della ricorrenza della
prima Apparizione i nostri occhi han potuto
vedere “meraviglie”, tutte quelle che molti di
voi avranno senz'altro visto nei programmi
trasmessi dalla televisione italiana. Gente
che è aivata anche per un sol giorno tramite
voli di linea rinforzati ed aerei organizzati in
voli charter andata/ritorno. Insomma
eravamo lì insieme ad altre 70.000 persone.
Tutti fratelli malati e non, senza differenza
alcuna, tutti accorsi per ringraziare e lodare la
loro mamma che volendosi rivelare (1858) ad
una piccola, umile ed analfabeta ragazzina
Bernardette Soubirous ha innalzato gli umili
ribadendo la nostra eguaglianza dinnanzi al
Signore e per confermare il dogma
dell'Immacolata Concezione pronunciato
solamente pochi anni prima (1854).
Il Santo Padre Benedetto XVI, in occasione
del 150° Anniversario della manifestazione
della Beata Vergine Maria nella Grotta di
Massabielle, ha voluto concedere
l'Indulgenza plenaria ai fedeli, che
quotidianamente, dal giorno 8 Dicembre
2007 fino al giorno 8 Dicembre 2008,
piamente e alle condizioni stabilite,
visiteranno la Vergine Maria e qualsiasi
tempio, oratorio, o altro luogo che ricorda la
vicenda e la vita della piccola Bernadette
durante apparizioni.
Per questo è stato istituito in Lourdes un
apposito percorso detto “Il Cammino di
incontro alla realtà
Bernadette” che transita per 4 luoghi
fondamentali della sua vita: la casa natìa
ovvero il Mulino di Boly; il Fonte
Battesimale nella Chiesa Parrocchiale di San
Pietro unica cosa originale del tempo; la
Grotta di Massabielle dove avvennero le
apparizioni; l'Hospice ovvero il ricovero
delle Suore della Carità, le cosidette Suore di
Nvers dove Berenadette fu accolta dopo le
apparizioni e nel quale ordine decise di
entrare assumendo il nome di Suor Maria
Bernarda.
Gli stessi scout torneranno a Lourdes alla
fine del mese di Aprile il giorno 26 per
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L'ULTIMA VISITA DEL
PAPA POLACCO
Mario Panone
Mario Panone e Antonio Mazza
prestare la loro consueta settimana di
Servizio a favore di tanti fratelli e sorelle che
trovandosi nella sofferenza si recano a
Lourdes per chiedere a Maria il sostegno
materno alla loro condizione ed implorare
anche la loro guarigione.
Chi intendesse ancora “utilizzare” questi
scout come messaggeri per le intenzioni di
preghiera da affidare alla Vergine Maria può
scrivere il proprio messaggio ed inserirlo in
una busta chiusa sulla quale si scriva il
Cognome/Nome del mittente e la dicitura:
“Messaggio per Maria”. Il messaggio può
essere consegnarlo alla Segreteria della
Parrocchia di Santa Maria Assunta al Tufello
che provvederà alla raccolta. Ovviamente si
raccomanda di non inserire danaro nelle
buste e tantomeno di chiedere di inviarlo per
qualsivoglia motivo.
PAG. 7
“Dffendete la libertà”
Malato fra i malati, Giovanni Paolo II si
recò un'ultima volta a Lourdes nel 2004.
Queste le sue parole nell'omelia del 15
agosto: «Da questa grotta di
Massabielle la Vergine parla anche a
noi, cristiani del terzo millennio.
Mettiamoci in ascolto! Ascoltate innanzitutto voi, giovani, che cercate una
risposta capace di dare senso alla vostra
vita. Qui la potete trovare. È una risposta esigente, ma la sola pienamente appagante. In essa sta il segreto della gioia
vera e della pace. Da questa grotta parte
uno speciale appello anche per voi, donne. Apparendo nella grotta, Maria ha
affidato il suo messaggio ad una ragazza, quasi a sottolineare la particolare
missione che spetta alla donna in questo
nostro tempo, tentato dal materialismo e
dalla secolarizzazione: essere nella
società di oggi testimoni di quei valori
essenziali che si vedono solo con gli
occhi del cuore. A voi, donne, il compito
di essere sentinelle dell'Invisibile! A
tutti voi, fratelli e sorelle, lancio un pressante appello perché facciate tutto ciò
che è in vostro potere affinché la vita,
tutta la vita, sia rispettata dal concepimento sino alla sua fine naturale. La vita
è un dono sacro, di cui nessuno può farsi
padrone. La Vergine di Lourdes ha infine un messaggio per tutti. Eccolo: siate
donne e uomini liberi! Ma . ricordate: la
libertà umana è una libertà ferita dal peccato. Ha bisogno essa stessa di essere
liberata Cristo ne è il liberatore, Lui che
"ci ha liberati perché restassimo liberi"
(Gal 5,1). Difendete la vostra libertà!».
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PAG. 8
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incontro alla realtà
DIARIO TRIMESTRALE
di Scandella
Gennaio
Domenica 13 Gennaio
Festa e premiazione del IV Concorso Presepi
Interparrocchiali presso il teatro della
Parrocchia S. Anchille, coinvolte 36 parrocchie del nostro territorio con la partecipazione straordinaria della Banda Musicale
Bellini. II primo classificato 2007 è stato il
presepio della Parrocchia Redentore, esegui-
Domenica 20 Gennaio
Presentazione dell'associazione ALAS alla
comunità di Montesacro presso la parrocchia S.S.Angeli Custodi
Lunedì 21 Gennaio
A S. Ponziano nell'ambito delle conferenze
del lunedì il Card. Georges Cottier ha presentato l'enciclica Spe Salvi di Benedetto
XVI
Dal 28 Gennaio al 3 Febbraio
"Facciamo Mamre" presso la parrocchia S.
Frumenzio "cantieri di futuro" quando
sognare fa bene e realizzare il sogno fa
meglio.
Martedì 29 Gennaio
Presso I'UPS presentazione della mostra
"La parola tradotta insieme". La Bibbia
nelle iniziative cristiane comuni dal
Concilio Vaticano II ad oggi che rimarrà
esposta nella biblioteca dell'università
Pontificia Salesiana fino al 29 aprile 2008.
Marzo
Febbraio
Domenica 13 gennaio
La solenne presa di possesso del Card.
Navarrete della parrocchia S. Ponziano.
Venerdì 1 Febbraio
Presso la parrocchia S. Mattia incontro alle
ore18.00 con il prof. Sandro Barlone s.j.
sulla Resurrezione di Gesù Cristo.
Domenica 3 Febbraio
Trentesima giornata per la vita. Messaggio
del Consiglio Episcopale (servire la vita)
Sabato 9 Febbraio
Ottava Giornata Nazionale di raccolta del
farmaco, un 6% in più rispetto all'anno scorso. La raccolta ha fruttato 302.500 farmaci
di un controvalore in denaro pari a 1 milione
905.750 euro
Lunedì 25 Febbraio
Cambio del pastore per il gregge di Sacco
Pastore padre Gianfranco Salticchioli sostituisce don Tonino De Siati. Ringraziamo don
Tonino per il lavoro svolto e lo salutiamo con
l’augurio che il Signore lo ricolmi della Sua
grazia. Don Gianfranco è nato in provincia di
Terni. Giunto a Roma per lavoro, ha scoperto
la chiamata vocazionale e l'ha seguita, fidandosi di Dio ed entrando nel 1992 nel seminario maggiore romano. E' divenuto presbitero
nel maggio del 1998. Con lui sono presenti
don Oscar, don Orlando e don Manuel, collaboratori parrocchiali.
Don Gino con il Card. Navarrete
Al centro Don Gianfranco con i collaboratori
to da Ugo Bellini e da Sesto Vicari.
Domenica 2 marzo
Raccolta di firme "Meno tasse per chi ha
figli" coordinata dal Forum delle
Associazioni Familiari. Si può firmare fino al
15Aprile.
Martedì 7 Marzo
Incontro presso la parrocchia S. Mattia alle
ore 18.00 con il prof. Sandro Barlone per il
tema "La nostra Resurrezione"
Sabato 29 Marzo
Ore 17.30 Monsignor Enzo Dieci presiederà
la celebrazione di ingresso del nuovo parroco
del Redentore, padre Gaetano, originario di
Monte S. Angelo (Foggia), entrato in seminario all'età di 12 anni e ordinato presbitero nel
1997. Don Gaetano della famiglia
Scalabrinana sostituisce il confratello padre
Roberto che ringraziamo vivamente per il
lavoro svolto.
Padre Gaetano nuovo parroco del Redentore
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Una firma per la famiglia
Per una politica fiscale che non consideri i figli un lusso
di Gianni Martino
un lusso! Impegnarsi nelle iniziative a sostegno della famiglia, dunque, non rientra
nell'interesse ristretto di pochi cattolici impegnati o delle giovani coppie, ma di tutti i cittadini responsabili.
La raccolta delle firme non si è ancora conclusa. Fino al 15 aprile giorno in cui le firme
saranno consegnate al Presidente della
Repubblica Napolitano - sarà possibile
aggiungere la propria sottoscrizione anche
via internet, sul sito www.forumfamiglie.org.
Sullo stesso sito, ovviamente, sono disponibili tutte le informazioni di dettaglio per conoscere nel merito le proposte di agevolazioni
fiscali.
La scorsa domenica 2 marzo, di fronte alla
chiesa dei SS. Angeli Custodi, abbiamo raccolto le firme per la petizione popolare
“Meno tasse per chi ha figli”. Questa iniziativa è organizzata dal Forum delle associazioni familiari, di cui fanno parte oltre cinquanta associazioni di rilevanza nazionale
(Azione cattolica, ACLI, Coldiretti, MCL,
Movimento per la Vita, Rinnovamento nello
Spirito, ecc.) sensibili alla tematica della
famiglia. Il Forum ha già organizzato il grande evento del Family Day 2007, il raduno di
oltre un milione di italiani a San Giovanni;
consapevole che bisogna dare continuità
all'azione di sensibilizzazione culturale e istituzionale in difesa della famiglia, quest'anno
chiede il sostegno dei cittadini ad una serie
di proposte concrete, soprattutto sul piano
fiscale.
Si tratta di un'azione di sensibilizzazione che
è anzitutto culturale, perché deve sfatare una
serie di luoghi comuni troppo stesso ripetuti
con superficialità.
Si sente dire, ad esempio, “i cattolici non possono imporre la loro sensibilità religiosa sul
tema della famiglia”. Ebbene: i cattolici non
potrebbero certo imporre (ammesso che ne
abbiano l'intenzione...) la propria sensibilità
religiosa su temi come la partecipazione alla
messa domenicale o l'astinenza dalle carni
nei venerdì di quaresima. Ma difendere la
famiglia significa difendere le basi della convivenza civile. È un tema “laico”, che sta (dovrebbe stare) a cuore a tutti i cittadini, credenti e non credenti.
Un secondo luogo comune da sfatare è quello per cui “fare i figli è una libera scelta, per
cui è bene che chi fa questa scelta ne sostenga i costi”. Non è così. Innanzitutto, oggi in
Italia chi fa figli non solo non è aiutato, ma è
addirittura penalizzato dalla particolare
modulazione di tasse e tariffe (non c'è qui lo
spazio per argomentare in dettaglio). In
secondo luogo, dare al mondo e crescere
figli è un investimento onerosissimo - di cui
si fanno carico solo i genitori, ma di cui beneficia la società tutta: i nuovi cittadini lavoreranno e produrranno la ricchezza con cui verranno finanziati i servizi sociali anche a favore di chi i figli non li ha fatti... In terzo luogo,
è la nostra stessa Costituzione che prescrive
aiuti economici alle famiglie (art.31) e una
politica fiscale basata sulla “capacità contributiva” (art.53), che è indubbiamente inferiore per il contribuente che ha familiari a
carico. Infine ma solo per non dilungarci
oltre l'Italia è fanalino di coda, in Europa,
nelle politiche fiscali a favore delle famiglie: da noi chi ha figli a carico paga tasse da
due a cinque volte più alte che in Germania,
Belgio, Francia!
Fare figli è certo una libera scelta. Ma non è
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Festa diocesana della famiglia al Divino Amore
La parrocchia di S. Maria Assunta partecipa all’evento
di Ferruccio Croia
Sabato 10 febbraio, organizzata dal Centro
per la Pastorale Familiare della Diocesi di
Roma, si è svolta al Divino Amore la festa
diocesana della Famiglia.
Don Gianni, attivissimo parroco di S. Maria
Assunta, intuendo l'importanza della manifestazione ha invitato le famiglie della
Parrocchia a partecipare numerose
all'evento. Per farci illustrare lo svolgimento
della giornata abbiamo preso contatto con
Giancarlo, uno dei vari collaboratori del parroco, il quale ci ha riportato l'entusiasmo con
cui molti parrocchiani hanno aderito, per il
secondo anno consecutivo, all'iniziativa.
La giornata, perfettamente organizzata
anche nei minimi particolari dalla Diocesi, si
è aperta con la S. Messa presieduta da Sua
Eminenza il Card. Vicario Camillo Ruini e
concelebrata da vari sacerdoti presenti.
Nella sua omelia il Cardinale, dopo aver salutato tutti gli intervenuti, ha ribadito il valore
della famiglia e del dono ricevuto dai coniugi di poter dare nuova vita, ha ricordato i molteplici problemi che devono affrontare le
famiglie di oggi e di come tanteAssociazioni
diocesane si dedichino all'aiuto delle famiglie in difficoltà.
Per la gioia dei bambini c'erano numerosi carretti con zucchero filato e pop corn ed in più
è stato messo a disposizione il trenino del
Santuario per allegri giri nelle vicinanze.
A seguire, organizzati dal Centro Sportivo
Italiano, si sono svolti giochi ed attività sportive che hanno simpaticamente coinvolto
tutte le famiglie presenti.
II finale della giornata, sapientemente condito con musiche, canti ed uno spettacolo teatrale, ha visto l'immancabile estrazione dei
biglietti della lotteria avente come primo premio un viaggio a Lourdes per due persone
offerto dall'Opera Romana Pellegrinaggi.
La giornata, una bella festa per tutti, grandi e
piccoli, ha regalato momenti di sana gioia e
spensieratezza favorendo, tra i partecipanti,
una vera e fraterna comunione che certamente porterà ad un proficuo seguito nella
propria realtà parrocchiale ed i cui frutti
saranno a beneficio di tutti.
Il poeta tedesco Rainer Maria Rilke ha
identificato con singolare efficacia il
dramma del rapporto amoroso, intuendo
che entrare in questa spirale non può essere l'unica via d'uscita: «Questo è il paradosso dell'amore fra l'uomo e la donna:
due infiniti si incontrano con due limiti;
due bisogni infiniti di essere amati si
incontrano con due fragili e limitate capacità di amare. E solo nell'orizzonte di un
amore più grande non si consumano nella
pretesa e non si rassegnano, ma camminano insieme verso una pienezza della
quale l'altro è segno».
Solo nell'orizzonte di un amore più grande si può evitare di consumarsi nella pretesa, carica di violenza, che l'altro, che è
limitato, risponda al desiderio infinito
che desta, rendendo così impossibile il
compimento di sé e della persona amata.
Per scoprirlo bisogna essere disposti ad
assecondare la dinamica del segno,
restando aperti alla sorpresa che questa
possa riservarci.
di Giancarlo Cesana (Professore di
Medicina del lavoro Università di Milano)
Una parola centrale - che caratterizza la
posizione di chi è a sostegno della famiglia - è «esperienza». L'esperienza non
definisce la verità, ma è l'offerta di una
proposta per approssimarsi ad essa.
Insistere sulla documentazione
dell'esperienza di umanità che la famiglia
produce, vuol dire insistere su
un'evidenza che evita lo scontro ideologico e che all'ideologia, al progetto sociale,
antepone la speranza. Esperienza della
famiglia e speranza di una società migliore: su cosa si fondano? Per rispondere, è
molto difficile trascurare il problema di
Gesù Cristo. È la presenza di Cristo che
ha introdotto una speranza positiva e definitiva per la vita, per i suoi legami e le sue
conseguenze generative. Allora, forse, la
parola che più ha bisogno di diventare un
neologismo, di essere appresa e riconosciuta, è Cristo. Come ripetuto più volte
in questo seminario, facendo eco al
richiamo del Papa e dei Vescovi, il problema centrale a riguardo della famiglia è
quello del rispetto di un ordine naturale,
ossia dell'originalità della struttura umana. Il rispetto di un ordine naturale richiede sacrificio, richiede di arrendersi a Dio,
alla verità di chi ci ha fatto, proprio perché non ci siamo fatti da noi. Non si può
fare un sacrificio se non ne vale la pena, se
non c'è, appunto, una speranza, un fascino, che lo sostenga. Per vivere intensamente e decisamente la famiglia, con
tutto il sacrificio che essa comporta, bisogna essere affascinati da ciò che la sostiene e da ciò, che essa "produce".
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“L’amore che fa rifiorire il deserto”
Evangelizzazione, famiglia e movimenti ecclesiali presso la
Pontificia Università Lateranense
di Massimiliano Nespola
Che cosa ha da dire lo Spirito alla famiglia e
a chi ne ha la cura pastorale, Lui, che ha fatto
scaturire i movimenti ecclesiali e le nuove
comunità suscitando lo slancio per una
nuova evangelizzazione? Questa la tematica
al centro dell'incontro “L'amore umano
come cammino di pienezza verso Cristo”,
inserita nella cornice del ciclo di conferenze
“L'amore che fa rifiorire il deserto”, organizzate dal Pontificio Istituto Giovanni Paolo II
per questo anno accademico. In particolare,
di grande rilevanza, il 28 febbraio, è stata la
presenza del Rev. D. Julián Carrón, presidente della Fraternità Comunione e
Liberazione. «Non si può dare per scontata
la maturità del soggetto umano che si accosta al matrimonio, neanche per i giovani
cristiani. Questa carenza di coscienza non
si può risolvere con i corsi prematrimoniali che conosciamo, i quali per loro propria natura non possono dare risposta
alla situazione di quanti li frequentano.
Grande è la sfida che si presenta all'intera
comunità cristiana: è messa alla prova la
sua capacità di generare personalità adulte, uomini e donne, in grado di accostarsi
al matrimonio con una minima prospettiva di un esito positivo».
Carrón ha sottolineato come sia impossibile, in un singolo intervento, affrontare tutta
la problematica del matrimonio e della famiglia. Ma la crisi della famiglia appare essere, nelle sue parole, «una conseguenza
della crisi antropologica nella quale ci troviamo. Gli sposi infatti sono due soggetti
umani, un io e un tu, un uomo e una donna, che decidono di camminare insieme
verso il destino, verso la felicità. Come
impostano il loro rapporto, come lo concepiscono, dipende dall'immagine che ciascuno si fa della propria vita, della realizzazione di sé. Ciò implica una concezione
dell'uomo e del suo mistero. Per questo il
primo aiuto che si può offrire a quanti
vogliono unirsi in matrimonio è l'aiuto a
prendere coscienza del mistero del loro
essere uomini. La mancanza di tale
coscienza del destino dell'uomo conduce a
fondare tutto il rapporto su un inganno,
che si può formulare così: la convinzione
che il tu può rendere felice l'io. Il rapporto
di coppia, in questo modo, si trasforma in
un rifugio, tanto desiderato quanto inutile, per risolvere il problema affettivo. E
quando l'inganno si manifesta, è inevitabile la delusione perché l'altro non ha compiuto l'aspettativa». Nelle parole di
Carrón, un coraggioso appello al nuovo in
arrivo, legato anche alle tematiche del convegno, orientato a comprendere che cosa
possa significare per i movimenti e le nuove
comunità irradiare la novità degli affetti, dei
legami familiari.
L'amore tra un uomo e una donna racchiude
in sé una infinita carica di rinnovamento e
rinascita. Perché tende all'infinito, come già
aveva intuito Leopardi, che il presidente
della fraternità di Comunione e Liberazione
ha ripreso più volte nel corso della serata. È
l'esperienza che testimonia il poeta italiano
Giacomo Leopardi nel suo inno ad Aspasia:
«Raggio divino al mio pensiero apparve,
Donna, la tua beltà». La bellezza della donna
è percepita dal poeta come un “raggio divino”, come la presenza della divinità.
Attraverso la sua bellezza, è Dio che bussa
alla porta dell'uomo. Se l'uomo non comprende la natura di questa chiamata, e invece di
assecondarla si ferma alla bellezza che vede
davanti a sé, presto essa si manifesta incapace
di compiere la sua promessa di felicità, di infinito.
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Il compito urgente dell’educazione
Educare al bene è possibile. Anche oggi, nelle nostre scuole
di Piera Iozzi
Dal finestrino del pullman guardavo avvicinarsi i contorni merlati,
tassativamente
“guelfi”, delle mura di Castel Sant'Angelo, e
riflettevo che per una volta tanto non portavo
i miei alunni a visitare né la Mole Adriana
(in quanto Mausoleo, o castello, o prigione
nei secoli), né i tesori dell'arte rinascimentale attentamente conservati e custoditi in
Vaticano, ma ci stavamo recando (incredibile ma vero per una scuola statale “laica”!), docenti ed alunni, in P.zza S. Pietro,
dove ci avrebbero raggiunto alcuni genitori,
ad ascoltare quello che il Papa ci avrebbe
detto sull' “emergenza educativa”.
I docenti di religione della nostra Scuola
Media Fucini di Talenti, avevano accolto
l'invito del papa di far pervenire la sua lettera a più famiglie possibile della diocesi, ed
essi l'avevano distribuita agli alunni della
scuola.
Ed eccoci, insieme ad altri centocinquantamila in P.zza S. Pietro, tutti compresi nel
grande abbraccio delle colonne del Bernini.
E scorro mentalmente i volti dei colleghi
che conosco delle tante scuole cattoliche
che sicuramente sono lì in piazza e che potrei
incontrare ( Nazareno, Cristo Re, S. Orsola,
Cocchetti…), ed intanto cogli occhi cerco
istintivamente di scorgere quanti, come
me, sapevo essere lì presenti, provenienti
dalle scuole “laiche” del nostro quartiere,
insieme ai loro colleghi ed alunni, dalla
Ferrini, dalla Majorana, dall'Esopo, dalla
Buenos Aires… testimoni solleciti di una
preoccupazione educativa che coinvolge
la persona non solo come “cristiano”, ma
soprattutto come “uomo”, e insieme convenuti ad ascoltare quanto il Vescovo di
Roma aveva da dire sull'educazione.
Un'aria di festa domina la piazza, animata
dal concerto delle “Matite Colorate”, il coro
della Chiesa di S. Croce in Gerusalemme, i
cui canti sono intercalati dalla voce calda di
Pino Insegno, che dà lettura ai brani della lettera del papa.
Finalmente un fremito percorre la folla,
quasi un impercettibile passaparola che
dall'estremo della piazza giunge fino a noi,
annuncio dell'arrivo imminente del papa. E
non appena la papa-mobile comincia a svettare al di sopra del mare ondulante delle
teste, l'agitazione dei giovani e la naturale
esultanza dell'età che mi circonda si fa più
incontrollata.
“Il papa come Vasco Rossi, ma questa volta
è il Papa …” penso quasi istintivamente.
Ed il papa è lì che saluta, tre file avanti a noi,
potremmo quasi toccarlo…
Ed inizia a parlare, rivolgendosi ai docenti,
ai genitori, ai catechisti, ai religiosi, a quanti cioè svolgono nella loro vita un ruolo educativo, ed ai giovani stessi dei quali, soprattutto, nell'educazione viene messa in gioco
la responsabilità e la libertà.
Infatti “a differenza di quanto avviene in
campo tecnico o economico, dove i progressi di oggi possono sommarsi a quelli
del passato, nell'ambito della formazione
e della crescita morale delle persone non
esiste una simile possibilità di accumulazione, perché la libertà dell'uomo è sempre nuova e quindi ciascuna persona e ciascuna generazione deve prendere di nuovo,
ed in proprio, le sue decisioni. Anche i più
grandi valori del passato non possono
semplicemente essere ereditati, vanno
fatti nostri e rinnovati attraverso una,
spesso sofferta, scelta personale”
Il Santo Padre con il Prof. Carlo Regoliosi, sullo
sfondo Cristian e Martino
Penso che esattamente un anno fa presso la
scuola Cocchetti” di Montesacro la
Dott.ssa Ivana Sandrin teneva un conve-
gno sull'educazione, a partire da un documento sottoscritto da alcuni intellettuali italiani dal titolo “Se ci fosse un'educazione del
popolo tutti starebbero meglio”; che lo scorso mese di ottobre, al Palasharp di Milano,
Julian Carron teneva un convegno nazionale di insegnanti sul tema dell'educazione; e
che, solo poco tempo fa, qui a Roma, presso
l'Istituto S. Orsola di via Livorno il prof.
Nembrini di Bergamo ha presenziato
un'assemblea “pluridistrettuale” sul “Rischio educativo” di don Luigi Giussani: davvero possiamo affermare con le parole del
Santo Padre, che siamo di fronte ad una
“emergenza educativa”!.
“Educare non è mai stato facile…” afferma la
lettera del papa dove si parla, per l'appunto, di
emergenza educativa “per formare persone
solide, capaci di collaborare con gli altri e
di dare un senso alla propria vita. Viene
spontaneo, allora, incolpare le nuove generazioni, come se i bambini che nascono oggi
fossero diversi da quelli che nascevano nel
passato. Si parla di frattura fra le generazioni,
che certamente esiste, e pesa, ma che è
l'effetto, piuttosto che la causa, della mancata trasmissione di certezze e di valori”
Ed è a questo livello, in questa consegna
generazionale di valori e tradizioni culturali, ed in questa “formazione” al retto uso
della libertà, che si gioca il ruolo educativo
di ogni educatore in ogni momento storico.
Ma perché questa consegna generazionale
sia liberamente accettata occorrono due cose,
come ricordava il Papa a S. Pietro
1) lo sguardo al reale e al nesso con il suo
significato: solo il reale infatti è capace di
suscitare il nostro interesse e affascinarci,
quando scopriamo il nesso col suo significato ultimo . Ad un bambino non basta avere un
giocattolo e conoscerne, tutt'al più, la struttura chimica, le misure, il peso ecc…: se non
ne capisce il nesso col reale, e il suo significato, dopo un po' lo abbandona., perché “già
in un piccolo bambino c'è un grande desiderio di sapere e di capire, che si manifesta in
domande e richieste di spiegazioni. Sarebbe
dunque una ben povera educazione quella
che si limitasse a dare delle nozioni e delle
informazioni, ma lasciasse da parte la
domanda riguardo alla verità, soprattutto
a quella verità che può essere guida alla
vita”, perché, come ricordava anche Carron a
Milano commentando il “Rischio
Educativo” di don Giussani, “l'educazione è
introduzione alla realtà totale” e solo di
fronte alla verità possiamo esclamare, come i
discepoli di Emmaus, “non ci sentivamo
anche noi ardere il cuore in petto mentre ci
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parlava?” Questo è il livello in cui “si gioca”
l'educazione: far ardere il petto porgendo
all'altro qualcosa di bello e di vero-per-sé.
2) Non si conosce (e quindi non si educa) se
non nell'amore, come ricordava anche
Saint- Exupèry nel “Piccolo Principe” innaffiando la sua rosa. Perché l'educazione è
una comunicazione-di-sé, non tanto di pensieri e parole, quanto del proprio modo di
rapportarsi con il reale . Pertanto
“un'autentica educazione ha bisogno anzitutto di quella vicinanza, di quella fiducia
che nascono dall'amore…essa è frutto di
esperienza e competenza, ma si acquista
soprattutto con la coerenza della propria vita
e con il coinvolgimento personale, espressione dell'amore vero: l'educatore è quindi un testimone della verità e del bene…
c'è bisogno di ciascuno di noi: di ogni persona, famiglia o gruppo sociale, perché la
società diventi un ambiente più favorevole
all'educazione... Perché anche nel nostro
tempo educare al bene è ancora possibile…e ciascuno è chiamato a recare il proprio contributo…”
L'incontro col Santo Padre in S. Pietro è continuato con gli interventi di Danilo Cartacci,
accompagnato dalla sua famiglia (educazione in famiglia); di don Attilio Nostro, parroco di San Taddeo (educazione in parrocchia); del Dirigente Scolastico Francesco
La Rosa (educazione nella scuola); di
Annamaria Favorini (educazione
nell'università); infine ha parlato Anna
Debenedettis, studentessa di seconda liceo
classico, che ha evidenziato quanto può essere affascinante anche per i giovani di oggi
scoprire nella propria vita Cristo, come il
Significato del reale e del Destino
dell'uomo.
Alla fine di questa ricca mattinata, così
diversa dalle ben note “educazioni scolastiche”, non posso fare a meno di chiedermi
quanto di questa giornata rimarrà nei ricordi
dei miei alunni, accanto alle tante nozioni di
scuola, e alle tante “uscite culturali” che
faranno parte del loro “iter”scolastico. E mi
chiedevo anche quanto delle parole del papa
rimarrà e darà frutto nei tanti “educatori”
convenuti in S. Pietro: docenti (me compresa), genitori (me compresa…), catechisti
(me compresa, sic!), religiosi… a ciascuno
dei quali il papa ha affidato le sue preoccupazioni educative.
Ma sicuramente ciascuno di noi se ne
andrà con una certezza nel cuore: che educare è aiutare l'uomo a camminare verso
il suo destino e verso il vero, e che, se la
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Verità è una, il vero educatore saprà sempre riconoscere frammenti di verità in
chiunque e ovunque essi siano.
Solo così possiamo essere certi di essere davvero liberi, perché, come tante volte ho sentito ripetere: o l'uomo dipende da un'unica
Verità ed allora è libero nelle circostanze,
oppure, per essere libero dall'unico Signore,
finirà per essere schiavo di ogni circostanza
e di ogni ideologia.
Papa Benedetto XVI con Anna
Testimonianza di Anna de Benedettis
alunna di scuola statale
Santità, sono Anna, una studentessa di
secondo liceo classico.
La Sua lettera mi ha aiutato ad accorgermi di
alcune cose.
Quest'anno la scuola è molto faticosa e i prof
danno sempre più peso alle regole e a quanto
siamo capaci o meno di soddisfare le loro
richieste. Sembra, a volte, che abbiano
davanti delle macchine invece che delle persone!
«Sarebbe dunque una ben povera educazione - Lei ci ha scritto - quella che si limitasse à dare delle nozioni e delle informazioni, ma lasciasse da parte la grande
domanda riguardo la verità, soprattutto
a quella verità che può essere di guida
nella vita». Ed è proprio questo grido di verità che non si può, per grazia di Dio, tacitare
in nessuna circostanza ed emerge di più
quando le situazioni sono stringenti. Io e i
miei compagni, dal più studioso al più svogliato, sentiamo questa urgenza anche se, a
volte, confusamente so che siamo fatti per
qualcosa di infinito e questo grido nessuno
ce lo può togliere! C'è bisogno di uno che
risponda e raccolga questo grido, che ci dia
una possibilità nuova di gustare le cose, se
no tutto prima o poi diventa noia! Infatti
torno da scuola contenta solo quando ho sorpreso in quelle 5 ore una Bellezza che mi
riguarda. Tutti, in fondo, vorrebbero essere
lieti; chi non vorrebbe conoscere il significato di tutte le cose? Chi non vorrebbe
entrare a scuola contento? L'incontro che
ho fatto con Cristo attraverso la compagnia
del movimento di cui faccio parte mi ha così
sorpreso come avrà sorpreso altri giovani
che hanno fatto la stessa esperienza in altre
aggregazioni laicali, perché mi ha fatto spe-
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rimentare un modo nuovo di stare dentro le
cose solite.
Mi ha conquistato perché Cristo è l'unico che
prende in considerazione ogni angolo della
realtà, è una promessa di pienezza in qualsiasi circostanza io viva, anche nello studio di
materie nelle quali ho difficoltà e sulle quali
non avrei mai scommesso. Ho scoperto così
che il mio desiderio, la mia esigenza di una
certezza presente lo avevano, per esempio,
anche i greci. Oppure studiando in biologia la
struttura del Dna, quale stupore la scoperta
che è proprio quello che fa sì che io sia così
come sono, come se qualcuno avesse pensato
a me ancor prima che io nascessi. Quante questioni accadute in classe o con gli amici, o nel
mondo, mi provocano! E così chiedo a qualche amico più grande di aiutarmi a giudicare
tutto per verificare, capire, perché dopo un
incontro così la brama di conoscenza si
accende, e davvero ho la possibilità di crescere e imparare da ogni angolo della realtà.
Anche i miei genitori hanno sempre educato
me e i miei fratelli a essere leali con il desiderio del nostro cuore: io desidero vivere intensamente; certo, gli esiti non sono sempre
come io li ho in mente, ma ho scoperto che la
realtà non mi è mai nemica, perché sempre in
essa posso scoprire Chi c’è. Tante volte, per i
miei capricci, non mi arrendo all'evidenza di
Lui e faccio resistenza, ma è inevitabile che
mi salga una grande tristezza, perché non
posso più accontentarmi di qualcosa di meno
di quella Bellezza. Ho incontrato adulti che
mi educano a dare spazio alle mie domande
sulla realtà: perché vale la pena studiare
tanto? Perché vale la pena alzarsi la mattina? Perché? Per questo sono testimoni della
verità, mi spingono a ricercarla sempre più
appassionatamente, più della mia stessa capacità di applicarla, e più della mia fragilità.
Allora tutti i giorni, con tutte le loro difficoltà
non sono infelici, come dice Sofocle. Questo
autore, come anche Ariosto, che sto studiando, dicono che siamo fatti per l'infelicità, per
l'insoddisfazione, dovuta ai nostri desideri
per sempre inappagati; ma io invece, per grazia, ho incontrato chi mi dice il contrario: che
liberazione! Come non dirlo ai miei compagni?! Così nella mia scuola si è formato un
gruppetto di ragazzi stupiti dal fatto che c'è
Uno, presente tra di noi, che prende sul serio
le nostre preoccupazioni! il bello è che
nell'incontro con Cristo non ci rimettiamo
nulla; anzi, la Sua presenza valorizza tutto
di noi: prima, di tutto la nostra ragione è la
nostra libertà con le quali sta a noi verificare per essere sempre più certi come,
nell'amicizia con Cristo, tutta la realtà
diventi cammino al destino, cioè alla
Felicità. La ringrazio di cuore perché Lei,
Santità, è la testimonianza più grande che il
desiderio che ci costituisce non è impossibile, né irrazionale, ma è una strada percorribile
e si può viverlo fino in fondo, perché conduce
alla grande Presenza che Lei continuamente
ci testimonia.
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Incontro insegnanti di Montesacro alla scuola Cocchetti
Sulla lettera del Papa “il compito urgente dell’educazione”
di Donatella Regoliosi
Il relatore Don Sandro Bonicalzi con alcuni insegnanti
Il giorno 25 febbraio alle ore 18.00 ci siamo
ritrovati in una trentina di persone nei locali
della scuola “ Cocchetti” per riflettere insieme sulla “ Lettera del Santo Padre alla diocesi e alla città di Roma sul compito
urgente dell'educazione”.
I presenti erano insegnanti, catechisti, genitori, mossi dalle parole del Papa, che avevano chiesto a don Sandro Bonicalzi, della
Fraternità sacerdotale dei Missionari di San
Carlo Borromeo, responsabile a Roma di
Comunione e Liberazione, di essere aiutati
ad approfondire la lettura del testo del
Pontefice, perché fosse sostegno e aiuto alla
loro vita.
Don Sandro ha iniziato sottolineando soprattutto il fatto che questa lettera è una provocazione a ciascuno di noi, un richiamo alla “responsabilità”, cioè all'essere chiamati a
dare una risposta personale a ciò che ci accade: questo innanzi tutto per noi stessi, per
essere più lieti noi.
Il testo del Papa, non dà “istruzioni per
l'uso”, ma rileva questo compito, che significa mettersi in gioco continuamente, dare
una risposta alle esigenze più profonde di
noi stessi e di quelli che abbiamo davanti.
Sabato 23, in piazza S. Pietro, Benedetto
XVI ha presentato lui stesso la sua lettera e di
questa presentazione don Sandro ci ha aiutato a cogliere gli spunti più significativi:
soprattutto le parole finali, così piene di incoraggiamento, rivolte ai ragazzi, ma in realtà
applicabili a tutti.
“In questo non facile cammino non siete
mai soli: vi sono vicini non soltanto i vostri
genitori, insegnanti, sacerdoti, amici e formatori, ma soprattutto quel Dio che ci ha
creato e che è l'ospite segreto dei nostri
cuori. Egli illumina dal di dentro la nostra
intelligenza, Egli orienta al bene la nostra
libertà, che spesso avvertiamo fragile e
incostante, Egli è la vera speranza e il fondamento solido della nostra vita. Di Lui,
anzitutto, ci possiamo fidare”.
Negli interventi che sono seguiti si sono
messi in luce gli aspetti concreti e operativi
di un'educazione fondata sull'amore e ci si è
interrogati sul rapporto libertà - disciplina; si è anche sottolineato il compito di testimonianza che ciascun adulto ha nei confronti dei più giovani.
Nella sua conclusione don Sandro ha raccolto gli spunti emersi ricordandoci che lo
scopo dell'educazione è la libertà:
dall'incontro di due libertà, quella
dell'educatore e quella del discepolo, può
nascere un'autorevolezza che rilancia
verso un ideale. In un tempo di orizzonti
ristretti e di visioni individualistiche c'è qualcosa per cui vale la pena di spendere la propria vita?
Con questa sfida, ma anche con la speranza
di poter aiutare i ragazzi a “mettere a fuoco”
tutta la loro libertà, senza riduzioni di nessun
tipo, ci si è lasciati, per tornare ciascuno al
lavoro nel proprio ambito, fortificati dal messaggio semplice di amore e di fiducia del
Santo Padre, invitando alla testimonianza
reciproca, perché non sono i discorsi che
cambiano, ma qualcosa che possiamo
incontrare.
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A tre anni dalla scomparsa di Don Giussani
Don Donato, parroco di S. Alberto Magno ci racconta di un legame più vivo che mai
di Don Donato Perron
Don Giussani con Don Donato Perron e alcuni ragazzi.
Negli ormai lontani anni Sessanta, mi stavo
preparando alla vita sacerdotale nel
Seminario di Aosta: la mia vocazione era
emersa fin da bambino, anche per il fascino
che esercitavano su di me alcune figure di
preti. Durante i miei studi però, si stava affievolendo l'attrattiva del sacerdozio, circondato com'ero dai modi formali di vivere il cristianesimo ed emergevano altre prospettive
per il mio futuro.
Ma nell'estate del 1962, mentre trascorrevo
le mie vacanze a Courmayeur, mi capitò di
incontrare un gruppo di studenti milanesi, in
vacanza con le loro famiglie, che mi colpirono per la vivacità, la cordialità, la voglia di
stare insieme e soprattutto per la contentezza
di dichiararsi appartenenti ad una comunità
cristiana di nome Gioventù Studentesca che,
mi dissero, faceva capo ad un insegnante di
religione, don Luigi Giussani.
Era la prima volta che ne sentivo parlare: l'ho
conosciuto così, attraverso i suoi alunni,
attraverso quello che loro mi riferivano.
Leggevo con interesse gli appunti che riportavano i suoi interventi e coltivavo il desiderio di conoscerlo personalmente.
Nel frattempo l'amicizia con quei giovani
risultò fondamentale per riprendere con decisione e letizia il cammino verso il sacerdozio. Non vedevo l'ora di coinvolgermi nella
vita ecclesiale dei paesi di montagna, mettendo a servizio il mio ministero di sacerdote.
Fui invece inviato dal mio vescovo a Roma,
per proseguire gli studi teologici.
E qui, di nuovo, ebbi modo di imbattermi in
persone che mi evocarono l'incontro con
quei giovani milanesi e, di nuovo, il nome di
don Giussani veniva pronunciato con una
familiarità e una riverenza sorprendenti. Per
loro tramite fu quanto mai facile entrare in
rapporto diretto con "don Giuss" (così lo
chiamavano), dapprima in varie occasioni a
Roma e successivamente in altre parti
d'Italia.
Nel trovarmi di fronte a lui, mi sorprese subito il fatto che mi metteva a mio agio, mi ispirava una grande fiducia e dimostrava una
profondità di ascolto per nulla imbarazzante, anzi carica di accoglienza. E ciò succedeva anche quando, con molta nettezza, formulava giudizi puntuali mai accomodanti.
La sua schietta e prorompente umanità si
palesava nelle occasioni più disparate.
Quando lo accompagnavo in auto dentro il
cuore di Roma si esaltava nel vedere le meraviglie da cui eravamo circondati e spesso
esprimeva il suo stupore con canti anche
desueti, ma in sintonia con l'ambiente.
Dimostrava inoltre di apprezzare le cose più
semplici: un buon bicchiere di vino, un sigaro fumato con gusto, un viaggio in auto leggermente audace, per guadagnare tempo.
Questo piacere della vita sprigionava da un
grande cuore che offriva amicizia vera e che
era capace di gesti spontanei di elemosina
nei confronti dei poveri in cui si imbatteva.
Era evidente che in lui vibrava un'umanità
insolita, appassionata.
Capii come non si poteva restare insensibili
di fronte ad una presenza così affascinante!
Ecco perché tanti giovani hanno trovato interessante il cristianesimo ad un punto tale da
suggerire loro delle scelte di vita coraggiose: alcuni sono partiti verso terre di missione, altri si sono consacrati a Cristo, altri ancora hanno corso rischi reali per la loro testimonianza spregiudicata negli ambienti di
vita permeati di ideologie ostili alla Chiesa.
Anche il mio servizio sacerdotale si è spon-
taneamente orientato verso l'ambiente che
vedeva raccolti i giovani per gran parte del
loro tempo, cioè la scuola, dove ho insegnato
religione: l'impeto e la passione di don
Giussani nel rivolgersi al mondo giovanile
della scuola mi avevano contagiato.
Nel tempo mi divenne sempre più chiaro che
il segreto di una testimonianza umana così
suggestiva stava nel suo essere innamorato di
Gesù Cristo. A lui si addicevano le parole del
Laudario di Cortona (sec. XIII), che ha contribuito a rendere familiari per tantissimi giovani:
"Troppo perde il tempo chi ben non
t'ama, dolc'amor Jesù sovr'ogni amore".
Quando parlava di Gesù i suoi occhi si illuminavano e tutta la persona ne era coinvolta.
Comprendiamo bene perché avesse fatto propria l'affermazione del grande teologo J. A.
Móhler: "lo penso che non potrei più vivere
se non Lo sentissi più parlare". Per lui veramente Gesù Cristo era tutto, come ebbe a scrivere san Paolo "per me vivere è Cristo".
L'ho sentito parlare tante volte, ma ogni volta
vibravano in lui l'amore e la compassione di
Gesù e ogni volta ridestava in me la commozione per essere implicato nell'avventura dei
cristiani che seguono Gesù riponendo in Lui
tutta la propria fiducia. Il suo sguardo a Gesù,
le sue parole su di Lui, non hanno mai avuto
nulla di affettato, nulla di "spiritualistico":
nella preghiera mostrava una dignità umana
che esaltava la sua personalità. Spesso succede che l'attenzione su Gesù sia sollecitata in
alternativa alla contraddittorietà della Chiesa
che presenta un volto istituzionale talvolta
rigido o dei comportamenti non conformi alla
bellezza di Gesù.
In don Giussani non ho mai percepito questo
dualismo, anzi sono sempre stato colpito dal
suo amore alla Chiesa nella sua concretezza
storica: la Chiesa che amava perché corpo di
Cristo e perché è solo attraverso di essa che si
può entrare in rapporto vero con Lui. Proprio
per questo desiderava inserirsi nell'alveo
della "tradizione" che continua a consegnarci
delle espressioni ineguagliabili e tuttora suggestive dell'amore a Gesù (è significativa la
sua valorizzazione di tanta produzione artistica e musicale!).
In conclusione, sento che il mio cuore si apre
alla gratitudine con le parole dei Salmo 130
che ho ripreso in occasione dei miei quaranta
anni di sacerdozio: "lo sono tranquillo e sereno come bimbo svezzato in braccio a sua
madre". Se ho il dono di ringraziare e di vivere con serenità la mia vita, anche attualmente,
come parroco in una grande e complessa realtà periferica, lo devo all'amico e padre don
Giuss che dal cielo continua a starmi vicino.
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incontro alla realtà
Le foto vincenti del 1° concorso fotografico
“Come è bello il mondo come è grande Dio”
Primo classificato Bruno Brunelli
Terzo classificato Nazzareno Buttafuoco
Secondo classificato Marco Ballarin
Quinto classificato Alberto Pastorino
2° Concorso fotografico
Tema
“Affetti e legami della famiglia”
Le foto, da esporre nell’ambito della festa parrocchiale
della Madonna della Misericordia a Montesacro
del 23-24-25 maggio p.v.,
dovranno pervenire entro il 16 maggio 2008 presso la sacrestia
della chiesa SS. Angeli Custodi
Quarto classificato Anna Salvatori
incontro alla realtà
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IL RACCONTO
Il miracolo
di Paolo Cremonesi
`Mah li' wal ? Cosa vuoi da me .. . `donna' ?
A Edo Silveri risuonavano nella testa quelle
strane parole del Cristo sentite distrattamente a Messa domenica scorsa. E non tanto perché fosse rimasto particolarmente colpito
dall'episodio del miracolo alle nozze di
Cana, subito annacquate (è proprio il caso di
dirlo) dal sacerdote con un'omelia tanto puntita e infiocchettata quanto innocua. Ma era
perché, passando dal giardino di casa sua,
aveva notato quello strano colore di
un'acqua che sgorgava da una sorgente di cui
lui stesso aveva dimenticato l'esistenza.
Parlare di vino a casa Silveri era come parlare di tempera nella bottega di Picasso o di
spartiti nello studio di Mozart. Terza generazione di un abruzzese che aveva costruito
tutto con le sue mani, era a capo di un impero
"etilico" con annesso negozio di lusso a due
passi dal Senato e produttore di quel famoso
"Cannellino" che aveva ridato lustro al vino
dei Castelli romani, buono sino a quel
momento solo per una bevuta in compagnia
sotto qualche frasca.
ASilveri pero' quella sorgente rosso amaranto proprio non andava giù. Gliela aveva fatta. notare un frate cappuccino in pellegrinaggio a piedi dal Divino Amore verso i luoghi
di padre Pio ( "per adempiere un voto" aveva
detto) . Indicata quasi per sdebitarsi del lauto
pasto offerto e consumato in silenzio nella
casa di campagna del Silveri, immersa nella
quiete dei Castelli .
E infatti poche ore dopo la partenza del frate,
dal terreno era iniziato a sgorgare quel fiotto
rosso : un vino eccelso, prelibato (su questo
il padrone di casa non sbagliava) dal sapore
aspro ma con un retrogusto amabile, come se
fosse stato a riposare per anni in quelle botticelle di rovere che lui stesso teneva ben al fresco nell'angolo giusto della cantina per le
occasioni importanti :"Hai serbato il vino
buono per ultimo.." si ricordava ancora Edo
delle parole del direttore di mensa ascoltate
nel Vangelo di domenica
Fu la moglie Emma, impiegata ministeriale
(si sa uno stipendio sicuro è meglio di niente.
E poi con tutto il tempo libero che quel lavoro permette....) ad avere l'idea: "Perché non
lo vendiamo? " disse " Vino Pio.. vino da
Dio!”
A Silveri la cosa non piaceva. Non che non
fosse convinto della bontà del nettare. Più
che altro perché se l'era trovato tra i piedi,
senza fatica. Non un seme gettato non un
innesto o una potatura o una vendemmia
come Dio comanda. Una sorgente ! Quasi
come quelle da dove si imbottigliano le
acque minerali che paghiamo dieci volte
tanto quella del rubinetto .
`Vino Pio vino da Dio' ...Difficile quando
una moglie ci si mette, non cedere Si fa più
fatica a resistere : come il magistrato e la
vedova del Vangelo .
Fu cosi' che nei negozi di Silveri cominciarono poco a poco ad occhieggiare bottiglie
dal colore ambrato con un'etichetta un po'
seriosa che spiegava "dai pregiati vitigni dei
Castelli romani eccetera eccetera "
Naturalmente fu subito successo. Di critica e
di pubblico come si suol dire in questi casi.
Tanto che accanto alla sorgente prima fu
installato un nastro trasportatore, poi direttamente l'impianto di imbottigliatura con gli
spedizionieri : "Vino Pio, vino da Dio"
divenne il `cuore' di tutta l'azienda.
Fu ancora Emma, la moglie, davanti alla
mole di richieste ( la notizia della bontà di
quel vino si era rapidamente sparsa, via e
mail, in tutto il mondo) ad avere l'idea di
annacquare un po' il nettare. "Appena appena" si giustificava " tanto per soddisfare tutte
le richieste. Sarebbe ingiusto che qualcuno
fosse privato di Pio vino da Dio". "D'altro
canto " aggiungeva "cosa vuoi che un cinese
a Shangai che manco sa cos'e' un Brunello o
un Amarone, capisca se e' proprio tutto vino
al cento per cento". E dai oggi e dai domani
Silveri che non aveva mai neanche gettato
un pugno di solfato su una vigna, dovette
digerire anche la nuova idea della moglie.
Partivano i container per Pechino, le casse
pregiate per New York. Nei ristoranti di
Montmartre o lungo i Champs Elysees
"Vino Pio vino da Dio" non poteva mancare.
Sempre più richieste, sempre più acqua.
Fu cosi' senza troppo clamore, ma giorno
dopo giorno, che la fonte lentamente si inaridi'. All'inizio quasi nessuno se ne accorse.
Poi il prezioso liquido tra lo sgomento dei
proprietari, diventò prima fiotto, poi rivolo,
poi goccia.
Il prezioso vino così come aveva fatto la sua
comparsa sulla scena del mondo altrettanto
rapidamente sparì.
“A nulla”, aveva gia ricordato Joseph Roth
nella “Leggenda del Santo Bevitore”, si abituano gli uomini più facilmente che non ai
miracoli".
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incontro alla realtà
Sulle tracce di Cristo
Riflessioni dopo un pellegrinaggio in Terra Santa
di Marco Salvatori
di Don Arnaldo Martinelli
Foto di gruppo Basilica Santo Sepolcro
Sono riconoscente e grato al Signore per
aver potuto fare questo bellissimo pellegrinaggio in Terra Santa
I motivi sono tanti, anche se non è possibile
esprimerli tutti e compiutamente: il poter
vedere i luoghi dove Gesù ha vissuto la sua
vita terrena ha rafforzato la mia povera fede
nell'unica roccia su cui si può costruire la propria vita senza temere che sia distolta dal
primo soffio di vento contrario.
Ho avuto la testimonianza di pietre vive che,
in mezzo a tante difficoltà continuano a rendere presente, lì come ovunque vive la
Chiesa, l'inizio di umanità nuova redenta da
Cristo: ho avuto modo di incontrarmi, insieme al mio gruppo, con il Custode della Terra
Santa fra Pizzaballa ed abbiamo anche visitato una casa-famiglia in Cisgiordania dove
(con grande scandalo per i musulmani benpensanti) vengono accolte bambine senza
genitori (Samar).
In tutti i luoghi visitati ci è stata data la testimonianza della fedeltà tenace e perseverante
dei frati francescani che hanno cercato, scavato, trovato, custodito, costruito lungo i
secoli in tutti i posti rilevanti per i fatti narrati
nei vangeli ed hanno potuto garantire, nonostante infinite difficoltà, la presenza della
Chiesa cattolica in quei luoghi.
Per la quarta volta, come ho detto, tornavo in
quei luoghi. Il che mi liberava dalla curiosità
di scoprire siti e ambienti di cui di cui fino ad
allora avevo solamente letto nei Vangeli.
Sollevato anche dalla responsabilità di
dover condurre il pellegrinaggio potevo concentrarmi su me stesso.
Innanzitutto rimasi sorpreso dal non provare
particolari emozioni, come inevitabilmente
capita la prima volta. Di ciò m'ero persino
fatto scrupolo, quasi a sentirmi in colpa..
Poi mi son reso conto che, al contrario, si trattava di una grazia. Infatti non è che non
avvertissi particolari emozioni, ma mi rendevo conto come non ci fosse differenza tra
ciò che lì stavo sperimentando con quel che
m'era dato di vivere in qualunque luogo riconoscessi la presenza del Signore. Mi trovavo
“a casa” senza nessuna diversità che fossi a
Gerusalemme o nella mia città o in tutti gli
altri luoghi dove il Signore mi ha chiesto di
vivere e di condividere la fede coi fratelli
che man mano mi dava d'incontrare.
Per questo ho messo in capo al mio racconto
“Egli è qui”.
Ovunque si faccia memoria del Signore
“Egli è qui”. Non più legato a qualche pietra
Il Signore è qui, certamente.
Quando siamo tra di noi, quando tutti esprimiamo la stessa fede nello stesso modo, quando in piazza S.Pietro, abbracciati dal colonnato coronato di Santi, accolti dal Vicario di
Cristo, cantiamo “Christus vincit…” è facile
lasciarsi prendere dalla commozione, riconoscerlo, abbracciarlo.
Ma perché proprio là dove è nato, dove è
morto e risorto, tutto è così contraddittorio,
diviso, confuso? Perché il Signore ha permesso che sue vesti fossero divise e la sua
tunica tratta a sorte? (cfr.Mt.27,35) Lo scandalo della Croce permane. Chi andasse a
Gerusalemme per trovarvi il segno della vittoria di Cristo e lo sognasse in qualche immagine trionfale lo troverebbe invece di nuovo e
per sempre sul trono che Egli scelse per “attirare tutti a Sé” : la Croce (cfr.Gv.12,32)
Per arrivare a Roma si deve passare da
Gerusalemme.Alla risurrezione, per la croce.
Non c'è altra via: per Gesù e per chi voglia
seguirlo.(cfr.Lc.14,27)
Questo pensavo avendo voluto portare per
primo la croce nella nostra Via Crucis che
attraversava l'indifferenza del mercato arabo
e terminava nell'andirivieni di gente (pellegrini? turisti? credenti? curiosi?) che affollava il Calvario e faceva la fila per entrare al
Sepolcro vuoto.
Santa Casa di Nazareth
consunta dal tempo se non a quella della
Chiesa che si riconosce raccolta attorno
all'Eucaristia in comunione col Vescovo e
col Papa che è la pietra viva su cui si fonda la
fede. Come si dice al Battesimo: “Questa è
la nostra fede, questa è la fede della Chiesa e
noi ci gloriamo di professarla in Cristo Gesù
nostro Signore”.
Le pietre pur sante di quei luoghi e i santuari
visitati sembravano ripetermi: “Perché cercate tra i morti Colui che è vivo?”(Lc.24,5)
o anche “Ecco: Io sono con voi tutti i giorni
sino alla fine del mondo” (Mt.28,20) e ancora: “Dove due o tre saranno riuniti nel mio
Nome, Io sarò in mezzo a loro”(Mt.18,20).
Micaela e Nando in visita al Santo Sepolcro
Betlemme
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Via crucis in ceramica nella parrocchia S. Gemma
Una sorta di “esercizio per lo spirito” che mette a tema emozioni e tormenti vissuti
da chi si trova al cospetto del grande mistero pasquale. Il visitatore viene coinvolto
direttamente ed invitato a partecipare in prima persona.
di Don Giampaolo Perugini
La tecnica di lavorazione
Le ceramiche della via crucis sono state realizzate dall'artista Elisa Grillini di Faenza
con la tecnica del LUSTRO PERSIANO,
antichissima lavorazione di origine saracena
con influenza mongolo - cinese. Gli arabi la
introdussero in Spagna all'epoca dei Califfi e
successivamente, sotto il regno di Aragona,
raggiunse il massimo splendore. In Italia questa tecnica venne impiegata per la prima
volta nel secolo XIV e tramandata di generazione in generazione fino ai giorni nostri. Il
"LUSTRO PERSIANO" si ottiene grazie a
una cottura speciale che usa l'atmosfera riducente nel raffreddamento e, a differenza di
altri preparati che possono modificarsi con il
tempo, è assolutamente inalterabile.
Gli smalti sono composti da sali metallici,
nitrati di oro e di argento. Questi componenti
durante la cottura della creta ad altissima
temperatura in ambiente riducente, con
aggiunta di sostanze organiche introdotte nel
forno (zucchero, unghie di cavallo,naftalina,
erba appena tagliata, pece nera), bruciano e
sviluppano fumi che, colpendo gli oggetti,
danno colorazioni riflessanti molto particolari e diverse, a seconda delle sostanze introdotte al momento della riduzione.
Il colore e la forma
L'aspetto cromatico di tutte le ceramiche
mette sempre in evidenza il contrasto tra una
parte scura (riflessi ramati, di terra, di legno)
e una parte estremamente colorata. Tali parti, spesso collocate in modo da suddividere
orizzontalmente o verticalmente a metà la
ceramica, rappresentano la realtà dell'uomo
(la sofferenza, il male, la morte) e la realtà di
Dio (l'amore, il bene, la vita) che intervengono nella via crucis di Gesù. Anche la forma
rotonda delle ceramiche ha un preciso significato artistico e teologico. Da sempre, infatti, nell'arte il cerchio è la figura geometrica
che simboleggia la perfezione. In questo
caso si vuole esprimere la perfezione
dell'amore di Dio che opera la salvezza
dell'uomo attraverso la passione di Cristo e
si vuole esplicitamente rimandare
l'osservatore cristiano alla forma rotonda e
alla sostanza dell'Eucaristia. Poiché l'ostia
consacrata durante la Messa è il corpo di
Cristo offerto in sacrificio per la remissione
dei peccati, l'Eucaristia stessa costituisce la
realtà più profonda e la prosecuzione/attualizzazione della via crucis.
Esempio di stazioni della via crucis.
La prima stazione raffigura la condanna a
morte di Gesù. L'artista ha espresso questo
momento attraverso le mani di Pilato (in alto
a sinistra) che mentre si lava per togliersi
ogni responsabilità di fatto se l'assume e perciò quelle stesse mani grondano sangue. Dal
rivolo di acqua mischiata a sangue esce quindi una catena, simbolo delle ingiustizie di
tutto il mondo, che circonda il volto di Gesù
simbolo di tutti gli innocenti, condannati da
chi esercita il potere non come servizio ma
come tutela del proprio interesse e diventa
volente o nolente complice del male.
La quarta stazione raffigura l'incontro tra
Gesù e sua madre attraverso elementi particolarmente semplici e poetici. Un cuore
grande, il cuore di Maria, “spaccato” per il
dolore di vedere suo figlio ridotto in simili
condizioni. Sulla mano di Gesù, che porta il
legno della croce, appare un fiore simbolo
della consolazione provata da Gesù per
quell'incrocio di sguardo e per ciò che Egli
prova nel suo cuore alla vista di Maria
Santissima.
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PAG. 20
incontro alla realtà
San Frumenzio progetto “Mamre” casa famiglia
Si mette su casa: C'è bisogno di te
Noi, comunità dí San Frumenzío,
Siamo convinti che per accogliere l'altro che
bussa alle porte di Mamre dobbiamo fargli
spazio, prima ancora che dentro le mura di
una casa, nel nostro cuore, nella nostra vita.
Per questo crediamo che la lettura della
Parola di Dio e la preghiera debbano essere
assidue compagne della nostra esperienza, tanto presenti da costituirne gli elementi
caratterizzanti e riconoscibili da tutti. Siamo
convinti che far spazio nella nostra mente al
Signore e al suo disegno su di noi è condizione e fine della preghiera; più gli faremo spazio e più entreremo in una dinamica di silenzio del nostro io e di accoglienza dell'altro
che ci è indispensabile per legarci saldamente, proprio come una famiglia, tra noi volontari e con chi intendiamo servire.
Non è il successo di una nostra idea quello
che cerchiamo; non vogliamo cambiare le
mamme, nostre ospiti, per renderle simili a
noi; non vogliamo imporre loro le nostre
idee. Desideriamo essere uno strumento
nelle mani del Signore per accoglierle e condividere, per quanto ci sarà dato possibile, le
loro difficoltà.
Vogliamo, però, essere strumento utile,
capace di mantenere le promesse che fa.
Per questo ci formeremo insieme e, con
l'aiuto di chi ha più esperienza, acquisiremo
le competenze necessarie al nostro servizio,
sia quelle che ci servono a renderci più solidi
come persone sia quelle "tecniche", non
meno importanti.
Inizieremo per gradi, facendoci aiutare e
seguire da altre case di accoglienza e avendo cura di scegliere situazioni per le quali si
hanno gli strumenti per intervenire. Non
vogliamo però "scegliere" tra chi busserà
alla nostra porta e faremo di tutto per riuscirci il prima possibile.
Alle nostre ospiti mamme vorremmo
offrire:
- una famiglia con cui condividere la quotidianità della giornata, affinché possano
confrontarsi con una realtà preziosa per ogni
uomo e donna - che forse non hanno conosciuto - ed apprendere il mestiere di genitore. Tutta la vita della casa ruoterà per questo
proprio attorno ad una vera famiglia: una giovane coppia con i loro bambini, che colorerà
con il suo stile ogni scelta, ogni azione e ogni
momento;
- una casa per stare con il loro bambino:
luogo sicuro, accogliente, pieno di affetto,
affinché l'esperienza della maternità non si
consumi nella disperazione ma si apra alla
speranza di poter uscire dall'emarginazione.
Per questo immaginiamo una casa dove possano incontrare persone con cui parlare e
con cui condividere tutto ciò che abitualmente si fa in ogni casa;
- un cammino, fatto insieme ad altre
mamme e insieme ai volontari, per riprendere il controllo della propria vita, riacquistando la dignità che le è propria e maturando un atteggiamento di responsabilità
che le è necessario. Per questo ci avvarremo
dell'aiuto di persone competenti che già
fanno parte della Rete dei volontari e di altre
che andremo a chiamare. A loro chiederemo
di aiutarci a capire quale specifica attenzione avere verso ogni mamma e quale esperienza è opportuno proporre loro;
- una possibilità di affrancarsi
dalla vita di strada, offrendo loro occasioni per
acquisire autonomia
sociale ed economica. Per questo vogliamo
mobilitare tutte le energie che la Comunità di
San Frumenzio è in grado di esprimere, dal
Centro di ascolto fino al singolo parrocchiano.
Sono obiettivi ambiziosi, ma se anche riusciremo a raggiungerne un solo, sarà un dono
immenso per la persona che lo avrà ricevuto e
per tutti quelli che lo avranno consentito.
Ai nostri piccoli ospiti vorremmo offrire:
- la possibilità di avere quelle cure che sono
opportune nei primi anni di vita. Vorremmo
garantire loro una adeguata assistenza sanitaria, ove necessario la tutela legale,
l'inserimento scolastico se ci sono le condizioni;
- la possibilità di frequentare e giocare con
altri bambini in un ambiente controllato e in
spazi a loro misura.
Ci proponiamo quindi di costruire una rete di
volontari intorno a loro in grado di intervenire per rendere questo possibile, ma solo
rispettando il più possibile le volontà delle
mamme, le loro abitudini, i loro costumi.
Ma il più grande regalo che potremo fare loro
è una mamma più serena con più capacità
di prendersi cura di loro.
si mette su casa: C'è bisogno di te
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incontro alla realtà
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Il villaggio della speranza
Il sogno di uno solo rimane un sogno, il sogno di tanti uniti insieme diventa realtà
di Francesco Pandolfi
Tra i progetti che ospitiamo in queste pagine
e che si vanno realizzando sul nostro
Territorio, vogliamo comunicare le ultime
notizie e sensibilizzare tutti a quest'opera
unica e originale.
Approvata e sovvenzionata dalla precedente
Giunta Regionale, ora ha trovato delle difficoltà burocratiche.
dell'AIAS di Roma.
Si prevede un complesso di 4 Case Famiglia
e di un centro Polifunzionale per attività
dirette alla riabilitazione e all'apprendimento dei “diversamente abili”, aperto al territorio, nel contesto del Municipio Roma IV,
e si dovrà realizzare su un'area comunale
sita in Via Paolo Monelli.
L'Associazione alla consegna del terreno
designato ha recintato l'area. L'Arch. Siro
Cinti ha studiato e realizzato il progetto gratuitamente e la Società Mezzaroma ha sponsorizzato la realizzazione delle fondamenta.
In seguito alla raccolta di un fondo dalle
Famiglie dei disabili, un contributo regionale, supportato dalla Famiglia Mezzaroma,
hanno avuto inizio i lavori realizzando le
strutture portanti delle prime due Case
Famiglia e delle fondamenta delle altre due.
Il Presidente, Sig. Vittorio Toscano, in tutti
questi anni non si è mai perso di coraggio ha
posto la sua totale fiducia nella Provvidenza.
Attraverso la lettura dei molti documenti,
che il Presidente ci mostra, rileviamo come il
progetto è stato proposto sulla base di esperienze dell'Associazione ed in particolare
del suo Presidente che ha vissuto in misura
più particolare il problema dell'handicap
all'interno di un struttura associativa
Foto di Roberto Di Donato
Nel 2004, sulla base del costruito, e rappresentando la documentazione del manufatto
realizzato e i nuovi oneri finanziari per completare l'opera, fu richiesto alla Regione
Lazio, in base ad un provvedimento di legge
Regionale Assessorato all'Edilizia pubblica
e sovvenzionata, diretta anche a particolari
categorie quali i “diversamente abili”
venne approvato dalla Giunta Storace un
contributo per il completamento dell'opera.
Allo stato attuale, dopo aver presentato ogni
tipo di documentazione è stato confermato da
una seconda Delibera dell'attuale Consiglio
Regionale
Si rimane perplessi come pure avendo la
regione deliberato con D.G.R.L. 381 del 25
marzo 2005 un impegno di spesa a favore
dell'associazione “Noi insieme” e che con
delibera successiva del 2007 abbia acconsentito all'erogazione di parte di detti fondi a
tutt'oggi nulla è stato versato
all'Associazione per il completamento delle
Opere già in corso di esecuzione.
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PAG. 22
incontro alla realtà
In Caritativa alla mensa dei poveri al Redentore
Il terzo sabato di ogni mese
di Cico
Da tempo pensavamo, durante i nostri
incontri del mercoledì sera presso i locali
della Parrocchia dei SS. Angeli Custodi, che
l'esperienza Cristiana, se vissuta con intelligenza e passione, non può non dar vita ad atti
di Carità e Missione. Seppur atteso e ricercato, l'incontro con la realtà della Mensa nella
Parrocchia del Redentore, per noi è stato, ed
è tutt' ora, una Grazia. Forse solo pochi di noi
sapevano che da quasi 20 anni la Parrocchia
di Val Melaina, retta dai Padri Scalabriniani,
offre ogni giorno più di 100 pasti a persone
bisognose, italiane o straniere; forse solo
pochi di noi fanno caso al sempre maggior
numero di anziani in difficoltà nel nostro
quartiere.
Caterina, Antonio, Michele e Giancarlo
La mensa è interamente gestita da volontari
che si alternano in cucina e al servizio ai tavoli: una umanità grande e profonda, una amicizia ben collaudata, per noi emozionante e
piena di sorprese. A noi ragazzi di Piazza
Sempione è stato affidato, oramai da più di
un anno, il terzo sabato di ogni mese. Si aiuta
ad apparecchiare, si distribuisce equamente
il pane e un po' di pizza, si attende l'ingresso
degli ospiti, poi una preghiera comunitaria
che parla tutte le lingue del mondo... e
comincia il viavai per i tavoli. Quella preghiera è come un grido che nasce dal cuore di
ciascuno. Il ringraziamento per il pasto
caldo si trasforma in un incoraggiamento ad
andare avanti, a vivere una vita nuova e ad
essere felici. I primi destinatari dell'invito a
rialzarsi, a tenere gli occhi e il cuore aperto
siamo noi volontari: poco importa che il
nostro impegno sia così esiguo, e poco
importa la palese sproporzione tra il semplice gesto di servire un pasto e tutto il dolore e
la solitudine che molte delle persone sedute
a quei tavoli portano con se: appare evidente
come la nostra presenza in quel frangente
possa unicamente essere veicolo di un
Amore più grande. Se da una parte questo ci
investe di una grande responsabilità,
dall'altra spazza via ogni tentazione di sentirci indispensabili protagonisti della salvezza altrui. Non sempre è immediatamente gratificante il contatto con questo tipo di poveri:
alcuni talvolta non sono facili da gestire,
altri non alzano la testa dal piatto e di certo
non hanno voglia di conversare con chi siede
loro accanto. Pochi alla fine ringraziano. La
cura e l'attenzione che impieghiamo nel preparare i tavoli, nell'abbellirli con dei fiori a
centro tavola e nell'augurare un buon appetito sono anche per loro, sono anche per quelli
che nemmeno ci guardano negli occhi. Si
può dare speranza, con una parola od un semplice sorriso, anche a chi sembra non averne
più. Si va in Caritativa non per sentirsi più
buoni ma per sperimentare ed imparare una
tensione verso il bisogno del prossimo: chi
tra di noi è da più tempo impegnato in questo
gesto, ci assicura che la fedeltà all' appuntamento, anche se talvolta inconsapevole e
distratta, alla lunga rappresenta un aiuto concreto, una bussola per la vita di tutti i giorni.
Così che gli impegni che tutti abbiamo non
siano più un'obiezione a partecipare, ma si
trasformino nella domanda di un gesto
denso di significato. L'esempio di alcuni
"storici" volontari della Mensa è illuminante: testimonia la possibilità di diventare adulti dal cuore grande e dal sorriso sincero.
Problemi e preoccupazioni non si possono
eliminare, ma un cuore tenace e mai domo
non si lascia sopraffare. La Carità lo tiene in
allenamento. Dopo aver pulito con cura
sedie e tavoli si mette tutto in ordine e si lava
il pavimento; poi ci si conta e...si apparecchia un altro tavolo, questa volta tocca a noi!
Già, la prima Carità è verso noi stessi: il sedere alla fine tutti a mangiare intorno ad un
tavolo è come se ci richiamasse alla nostra
dimensione più profondamente umana, quella del povero mendicante. La verità più
dirompente è che con i poveri che abbiamo
servito fino a pochi minuti prima in fondo
condividiamo lo stesso desiderio: essere sfamati e abbracciati dalla Misericordia di
Cristo.
Massimiliano, sullo sfondo Paolo
Carlo in azione
Jack con il panettiere Cico
Massimiliano
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E finalmente arriva il Gabbiano!
Associazione polisportiva che da anni si occupa del recupero e dell’inserimento sociale
di ragazzi con problemi di salute mentale
di Arianna Saglimbene
Sono una volontaria della polisportiva “Il
Gabbiano”, associazione che da anni si occupa del recupero e dell'inserimento sociale di
ragazzi con problemi di salute mentale e vorrei raccontarvi un po' di noi, attraverso due
episodi particolarmente significativi, che ho
condiviso con i miei compagni della squadra
di pallavolo: la partecipazione alla giornata
dedicata alla "colletta alimentare" e la visita
a San Pietro per ascoltare la lettera del Santo
Padre sulla formazione delle nuove generazioni. Il primo evento risale a diversi mesi fa.
La colletta alimentare consiste nel raccogliere viveri da donare a famiglie bisognose.
Vengono allestiti dei banchi fuori da vari
supermercati e s'invitano i clienti ad offrire
generi di prima necessità. Ricordo bene il
giorno in cui ci hanno proposto di partecipare alla raccolta, non tutti i ragazzi n'erano
entusiasti. Il problema principale era rappresentato dall'imbarazzo di chiedere aiuto a
perfetti sconosciuti, ad alcuni sembrava di
elemosinare e per questo si sentivano inibiti.
A quel punto è intervenuto il dott. Mauro
Angelo Divona con il dr. Mauro Raffaeli
Raffaeli, psichiatra dell'ASL di Roma4 (ma
per noi è soprattutto un amico e un compagno di squadra) e ci ha fatto un discorso
molto importante, ci ha ricordato che nella
vita non si può soltanto ricevere. “Il
Gabbiano” ha dato a tutti noi grandi opportunità, ci ha dato forza, ci ha dato speranza
quando sembrava che le porte del mondo fossero tutte chiuse, ci ha fatto credere che potevamo farcela, ci ha fatto sentire importanti,
ha dato peso alle nostre azioni e tutto questo
va restituito. Ci ha ricordato che nella vita è
importante mettersi alla prova, bisogna
affrontare i fantasmi che sono dentro di noi,
combatterli per migliorarci continuamente.
Il progetto de “Il Gabbiano” ha come ideale
la voglia di preparare i ragazzi alle sfide
della vita, cerca di svegliarli dal torpore che
li avvolge, lo stesso torpore da cui tutti noi ci
facciamo avvolgere per evitare di pensare.
Ricordo che la discussione con un nostro
compagno fu molto animata, d'altronde non
poteva essere diversamente, visto che
l'argomento era nel cuore di tutti noi.
Sembrava impossibile arrivare ad un accordo. Fortunatamente Mauro non si è dato per
vinto e ha persuaso il nostro amico a partecipare anche solo per un paio d'ore. Quel giorno ho assistito ad un piccolo miracolo. Non
solo il ragazzo più reticente è stato uno dei
più attivi, ma il suo sorriso ha dato vigore a
tutti noi. Abbiamo lavorato con entusiasmo,
i nostri ragazzi hanno mostrato una tale organizzazione e precisione, da far invidia ad
un'equipe di specialisti!
Vivere da dentro certe emozioni non è come
spiarle dalla finestra, ti ricorda che sei vivo e
puoi ancora dare molto. La nostra società
potrebbe essere etichettata come "la società
del buco". Ci rintaniamo nei nostri appartamenti e guardiamo il mondo attraverso il
buco della serratura, ricevendone
un'immagine distorta. Ci nascondiamo dietro convenzioni ed etichettiamo la realtà, perché tutto questo ci fa sentire al sicuro.
Fortunatamente nel gruppo del “Gabbiano”
non esistono stereotipi entro cui incanalare
le persone, ognuno di noi ha un passato e un
futuro, ma soprattutto un presente. Ogni giorno va vissuto come quello decisivo, con
impegno e partecipazione, solo così ne possiamo succhiare il nettare e godere del suo
dolce sapore. Questo piccolo aneddoto racconta di partecipazione attiva, ma ne esiste
una passiva ugualmente importante, che può
certamente arricchire la nostra anima. Per
riportarne un esempio, mi piacerebbe ricor-
dare la giornata trascorsa a San Pietro con i
miei compagni. Quella mattina il nostro compito era partecipare silenziosamente alla lettura delle esperienze di alcune persone e
ascoltare il messaggio che il Santo Padre ha
voluto regalare a tutti noi. Solo le nostre
menti dovevano essere attive e concentrate,
dovevamo aprire il nostro cuore e tenere a
riposo il nostro corpo. Eravamo seduti l'uno
accanto all'altro e non c'erano differenze, non
c'erano ostacoli. Bastava aprirsi e far entrare
dentro di noi il grande affetto che veniva
direttamente dal nostro Amatissimo Papa.
Ricordo che Mauro quel giorno ci disse:
"Non tenete per voi la Benedizione, ma passatela.." Era un modo per ricordarci di non
essere egoisti. L'animo umano tende alla chiusura, ma una volta provato il calore che può
dare un abbraccio, non si riesce più a tornare
indietro. Con i miei compagni del Gabbiano
ho capito cosa vuol dire "essere visto". Loro
ti guardano, ti ascoltano e ti sorridono. Hanno
sperimentato che nella vita è bello condividere, stare insieme con la gioia nel cuore. Non
sono persone speciali, o meglio, non lo sono
più di tutti noi, ma hanno imparato ad aprire il
proprio cuore agli altri, hanno capito che è
importante dare l'amore che vorremmo ricevere. La vita è un cerchio, tutto torna indietro.. prima o poi. Bisogna avere fede e continuare a vivere secondo i precetti che Dio ci ha
insegnato. In questo periodo di Quaresima
viene naturale paragonare la rinascita di questi ragazzi ad una “Resurrezione”. Sono
risorti dalle loro ceneri e hanno dato a tutti noi
una speranza. Non importa quanta sofferenza
ci sia nella nostra vita, non importa quanti
ostacoli dobbiamo affrontare, se nel nostro
cuore c'è Cristo ci sarà sempre la possibilità
di Risorgere, di dare luce ad una nuova vita.
L'amore di Dio è grande e si fa carico ogni
giorno delle nostre pene. Ci ha dato
l'opportunità di colorare il mondo con i frutti
del Suo Amore, dobbiamo solo avere fede e
arriverà per tutti il tempo di Risorgere.
Ma non dimentichiamoci di sorridere, perché
l'allegria fa sembrare tutto più semplice...non
ci credete? Venite a trovarci e scoprirete che
la bellezza e la gioia sono nelle piccole cose,
che la comunione con gli altri ti regala la
forza di dare valore alla tua vita, che le angosce se affrontate insieme fanno meno paura.
Noi l'abbiamo capito e ci siamo ritrovati a gridare: "E finalmente arriva il Gabbiano!"
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incontro alla realtà
“Grazie al Cielo”
Associazione tra famiglie e universitari fuori sede
di Tonino Pasquale
Alcuni rappresentanti dell’associazione “Grazie al Cielo”
Dall'amicizia tra alcuni universitari fuorisede, giovani lavoratori e famiglie del nostro
quartiere è nata un'associazione noprofit dal
nome "Grazie al Cielo".
Questa è la conseguenza di una storia iniziata da circa tre anni fra alcuni adulti e una compagnia di universitari romani del nostro quartiere Montesacro, fuori sede e giovani lavoratori, che si incontrano nei locali della parrocchia SS. Angeli Custodi il mercoledì sera
dalle ore 21 alle 22,30. Leggendo testi di
Don Giussani, catechesi del Papa, vedendo
film, partecipando alla presentazioni di libri
(es. "Don Gnocchi","Barabba"), ascoltando
musica classica o di artisti vari, facendo gesti
di caritativa alla mensa dei poveri del "Redentore", essi imparano a ridestare nel loro
cuore il desiderio di bello, di giusto, di vero,
di felicità che è in ognuno di noi e a capire
che "solo Cristo ci salva non a dispetto
della nostra umanità, ma attraverso di
essa". (Benedetto XVI)
Siamo consapevoli che il Cristianesimo non
è una dottrina ma un avvenimento, un incontro con una Persona e da quest'incontro
nasce un amore, un'amicizia, delle opere.
Questa occasione può essere per la nostra
fede non un altro fardello da aggiungere ai
già numerosi problemi della vita, ma la possibilità per accorgerci di una bellezza più
grande, un nuovo inizio che spalanca il cuore
alla realtà.
A noi famiglie è chiesto semplicemente di
essere attente e sensibili alle necessità di
tanti studenti fuori sede che vivono nel
nostro quartiere.
Come? Per esempio:
- segnalare appartamenti o stanze in affitto;
- richieste da parte di amici o parenti di piccoli lavori (tipo baby-sitter, ripetizioni,
ecc..);
- due volte all'anno (8 dicembre, domenica
delle palme) invitare a pranzo un paio di studenti.
- Diamo anche la possibilità agli studenti di
consultare medici in caso di necessità e avvocati gratuitamente e un padre spirituale (Padre MarioAceto). (vedi sotto)
- Sempre per gli studenti ci saranno durante
l’anno alcune gite domenicali in luoghi della
tradizione cristiana (es. 14-15 Aprile 2007
Assisi), dal 9-11 maggio 2008 esercizi spirituali a Rimini, pellegrinaggi (8 dicembre e
mese di Maggio al Santuario del Divino
Amore), un piccolo campionato di calcio tra
universitari romani e fuori sede.
- Chi lo desidera può anche partecipare
all'incontro del mercoledì sera che già da tre
anni si tiene nei locali della parrocchia SS.
Angeli Custodi per approfondire
l'esperienza cristiana.
Riferimento: Tonino 333/4338502
Questa Associazione cercherà in futuro di
coinvolgere altre parrocchie dove sono presenti universitari fuorisede nel nostro quartiere Montesacro.
MEDICI E SPECIALISTI VARI:
Medico di base dott. Maurizio Ciolfi,
via Val di Cogne 12,
tel. 06/8100803, cel. 339/5088543
Dott.ssa Maria Guzzo
via Monte Conero, 1 tel. 06/82000895
Neurologo Dott.ssa Flavia Pauri
presso la clinica Universitaria di Neurologia
via dell’Università, 30 tel. 06/49914440
Pscichiatra dott. Mauro Raffaeli,
cel. 368/920857
Dott. Mirella Papini, Centro Consulenza
Familiare S. Costanza,
via S. Costanza 7, tel. 06/86219532
Dentista dott. Antonio Pasquale,
via Peralba 16,
tel. 06/87195524, cel. 334/7411457
Chirurgo dott. Vittorio Altomare, presso
Campus Biomedico, tel. 06/22541523
Ginecologa dott.sa Cleonice Battista, presso Campus Biomedico, tel. 06/22541337
Dermatologo dott. Umberto Salvi, presso
Studio POMED,
via Valle Scrivia 37, tel. 06/8105747
Ortopedico dott. Alfredo Venafro,
via Conca D'Oro 315, cel. 336/865149
Oculista dott Claudia Maccabruni
presso Villa Tiberia - cell. 3478455475
Anestesista dott. Alessio Valente, presso
Ospedale Sant’Andrea, cel.333/2018531
Studio Legale Sesti, tel. 06/87188174,
Avv. Zaira Lobuglio tel. 06/50912722
cell. 347 3304273
Padre Spirituale, Padre Mario Aceto,
Parroco SS.Angeli Custodi,
tel. 06/86899480 06/82002078
Sabato 29 marzo ore 20,00
Incontro presentazione della
Associazione “Grazie al Cielo”
presso il salone della parrocchia
S. Alberto Magno
Via delle Vigne Nuove, 653
con la partecipazione di
Claudio Bottini
a seguire cena e festa
riferimento Tonino
cell. 333 4338502
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Anno 5 Numero 16 (Marzo)