L’inquinamento
dell’acqua
L’autodepurazione
L’inquinamento delle
acque dolci
I prodotti chimici in
agricoltura
Salute e Ambiente
Incidente tra
petroliere
Malattie dell’acqua
Inquinamento da
Prodotti chimici industriali
Inquinamento da petrolio
CHE COSA è
L’INQUINAMENTO?
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Che cosa è l’inquinamento?
Con il termine generico inquinamento si indica il degrado dell'ambiente causato dall'immissione, da parte dell'uomo, di
sostanze che ne alterano le caratteristiche chimico-fisiche. A seconda di dove sono immesse queste sostanze, che possono
essere solide, liquide o gassose, si parla d'inquinamento atmosferico (o dell'aria), dell'acqua e del suolo.
Sono sostanzialmente tre i modi attraverso i quali l'ambiente naturale può essere inquinato:
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immettendo sostanze inquinanti non di per sé tossiche ma con una velocità tale che i cicli biogeochimici non
riescono del tutto a smaltire: è questo il caso dell'anidride carbonica e di molti composti organici

ü
liberando sostanze tossiche per gli organismi viventi: alcune di loro poiché non sono biodegradabili (non sono cioè
trasformabili in composti inattivi dai normali meccanismi biologici) aumentano la loro concentrazione, e quindi la loro tossicità,
nei viventi passando da un anello all'altro delle catene alimentari

ü
depositando nell'ambiente sostanze inquinanti che restano inalterate nel tempo, cioè non subiscono alcuna forma di
degradazione, come la plastica.
Tutte queste sostanze liberate nell'ambiente modificano la composizione chimica e le caratteristiche fisiche di aria, acqua e
suolo, agendo negativamente sull'equilibrio dei vari ecosistemi.
L'inquinamento è un fenomeno antico, ma ha cominciato ad assumere dimensioni preoccupanti nel secolo scorso perché è un
problema strettamente legato alla nascita della cosiddetta civiltà industriale e all'aumento della popolazione. La situazione
sta diventando sempre più grave, perché le naturali capacità autodepurative dell'ambiente sono insufficienti ad eliminare tutte le
sostanze tossiche che v’immettiamo.
il problema dell’inquinamento si sta facendo sempre più grave e anche pericoloso per la nostra salute. E non solo nelle
nazioni industrializzate e densamente popolate, ma anche in aree e regioni dove l’uomo è quasi del tutto assente.
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Inquinamento idrico
L’acqua è fondamentale per la vita dell'uomo, inquinarla significa compromettere gravemente la nostra salute.
La carta europea dell'acqua, all'art. 3, afferma che "alterare le qualità dell'acqua significa nuocere alla vita dell'uomo e degli altri
esseri viventi che da essa dipendono".
Inquinare l'acqua, dunque, vuol dire modificarne le caratteristiche qualificative, al punto da renderla inadatta al consumo degli
esseri viventi.
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L'inquinamento idrico può avere diverse origini.
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Inquinamento naturale
L'inquinamento naturale non avviene per opera dell'uomo ma a causa di frane, alluvioni, eventi atmosferici e stagionali. Questo
fenomeno non crea problemi particolari, perché l'acqua è in grado di autodepurarsi, entro certi limiti.
L’ inquinamento dell’acqua
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L’acqua è senza dubbio la sostanza più comune
e più diffusa nell’ambiente ed è inoltre una delle
più importanti. Oltre ad essere utilizzata come
fonte di vita per vegetali e animali, viene
impiegata nelle fabbriche e nelle industrie.
L’acqua può però svolgere le sue numerose
funzioni (diluire le sostanze, trasportare, ecc.)
solo se fluisce in continuazione. Per fare ciò
esiste un meccanismo naturale detto ciclo
dell’acqua.
Come si può notare dall’immagine, l’acqua può
di raggiungere il mare non solo attraverso fiumi
ma anche passando dal suolo, dopo essersi
infiltrata ed aver raggiunto una falda acquifera.
Detto questo, si può facilmente intuire che
l’acqua si può inquinare non solo tramite i fiumi
ma anche con i prodotti inquinanti del suolo.
L’ autodepurazione
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Nelle acque si trovano dei microrganismi
che si nutrono dei composti organici
provenienti da organismi morti, liquami,
ecc. e li trasformano in minerali non
inquinanti. Le sostanze che possono essere
distrutte da questi organismi sono dette
biodegradabili. Oggi però, con l’aumento
dell’inquinamento rispetto a qualche
decina di anni fa, le sostanze biologiche
sono presenti in quantità tale da superare la
naturale capacità di autodepurazione;
inoltre riversando sostanze non
biodegradabili, l’autodepurazione non ha
alcun effetto, le acque dolci rimangono
perciò inquinate.
L’inquinamento delle acque dolci
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Un’importante causa dell’inquinamento delle acque dolci
sono gli scarichi di materiale organico. La decomposizione di
sostanze organiche consuma l’ossigeno contenuto nell’acqua,
a volte fino a far morire i pesci dei fiumi; inoltre può
provocare l’eutrofizzazione delle acque.
Le principali fonti di inquinamento organico sono: le fogne
delle città, gli allevamenti, le industrie e l’agricoltura:
Le fogne delle città. I liquami che si trovano nelle fogne
contengono grandi quantità di escrementi umani, perciò
dovrebbero passare attraverso impianti di depurazione prima
di essere scaricati nei fiumi purtroppo, in Italia meno della
metà degli scarichi vengono depurati. I liquami fognari
possono contenere microrganismi che provocano alcune
malattie (colera, salmonellosi, ecc.). Una persona rischia di
ammalarsi se ingerisce questi organismi (può capitare facendo
il bagno nel fiume o mangiano molluschi contaminati).
Gli allevamenti. Negli allevamenti, gli escrementi vengono
lavati via con l’acqua, i liquami così ottenuti vengono in parte
utilizzati come fertilizzanti, in parte invece riversati nei fiumi.
Le industrie. Alcuni tipi di industrie, per esempio quelle
alimentari, scaricano materiali organici direttamente nei fiumi.
L’agricoltura. I fertilizzanti, sia chimici che naturali, possono
inquinare i fiumi come vedremo successivamente.
I prodotti chimici in agricoltura
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Le numerose sostanze utilizzate in agricoltura
non restano solo sul suolo o sulle piante.
Quando la pioggia dilava il terreno, una parte di
essa finisce sui canali di scolo e da qui ai fiumi
e poi al mare. Quando l’acqua piovana (o anche
quella d’irrigazione) filtra nel terreno, tralascia
lentamente un’altra parte di queste sostanze in
profondità, fino alle falde acquifere da cui si
prende l’acqua per bere, che potrebbe divenire
non potabile a causa dei nitrati e dei fosfati
rilasciati dai fertilizzanti chimici utilizzati sul
terreno.
Anche l’azione dei pesticidi (detti anche
fitofarmaci) possono contaminare falde
acquifere, l’acqua potabile e il cibo. Non sono
tuttavia ancora noti gli effetti sull’uomo, pur
essendo in ogni caso sostanze nocive.
A questo problema si viene incontro utilizzando
la coltivazione biologica, che però a causa dei
raccolti più scarsi si hanno dei prezzi
relativamente elevati nell’ambito
dell’alimentazione.
I rifiuti tossici industriali
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Le industrie si liberano dei rifiuti tossici
derivanti dalle diverse lavorazioni
attraverso discariche speciali. Tuttavia
alcuni tipi di rifiuti tossici finiscono nei
fiumi, con i liquami di fogna.
Tra i rifiuti tossici dell’industria chimica
troviamo:
I metalli pesanti (mercurio, usato spesso
come fungicida; piombo, usato nelle
batterie, nei proiettili, nelle vernici e nelle
benzine; cadmio, usato nei rivestimenti di
metallo, a volte come colorante e in alcuni
tipi di batterie).
Gli ossidi metallici e i sottoprodotti
dell’industria farmaceutica.
Idrocarburi tossici (usati per produrre
insetticidi tipo il DDT o nelle lavorazioni di
plastiche e vernici)
Il cromo (usato per la "cromatura" dei
metalli, nella lavorazione di pelli e nelle
acque di raffreddamento delle industrie.
Tutte queste sostanze si stanno
accumulando nel ciclo dell’acqua.
Inquinamento da petrolio
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La maggior parte dei mari del
mondo è inquinata da petrolio.
Questo proviene per la maggior
parte da attività che si svolgono
a terra, cioè dagli scarichi delle
industrie e dalle raffinerie di
petrolio. Altre fonti sono i
versamenti dalle petroliere, che
avvengono normalmente
durante il lavaggio dei serbatoi
oppure nel caso di incidenti.
Una delle zone marine più
inquinate al mondo (per quanto
riguarda il petrolio) è il
mediterraneo, ciò è dovuto al
fatto che si tratta di una mare
chiuso e le sue acque si
rinnovano molto lentamente
(80-100 anni).
Gli incidenti delle petroliere
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Quando una petroliera subisce un
incidente nel quale ci siano dei
versamenti di petrolio in mare, si
provocano molti danni
all’ambiente. Il petrolio galleggia
sull’acqua, formando uno strato che
isola l’acqua dall’aria, impedendo
gli scambi di gas. L’impoverimento
d’ossigeno causato fa morire molti
organismi marini. Con il passare
dei mesi le sostanze più leggere o
evaporano o vengono distrutte
lentamente da microrganismi o
reazioni chimiche; quelle più
pesanti, invece, rimangono sotto
forma di grumi e poi lentamente
affondano e vengono a poco a poco
attaccate da batteri o da reazioni
chimiche. Prima di scomparire,
però, distruggono anche gli
organismi che vivono sui fondali.
Malattie legate all’acqua
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Morte e malattia sono le dirette conseguenze di
acqua inquinata e scarsità di acqua e si
dividono in tre macrocategorie: malattie
trasmesse per contagio oro fecale (tra le quali,
l'ameba, la toxoplasmosi, il verme solutario, il
colera, la febbre tifoidea, la salmonella, l'epatite
virale, la poliomelite, la diarrea), malattie
dovute a microrganismi presenti nell’acqua
(come la leptospirosi), malattie trasmesse da
insetti vettori e da animali che vivono
nell’acqua (come la malaria).
Secondo l’Organizzazione Mondiale della
Sanità, circa cinque milioni di persone muoiono
nel mondo ogni anno, per problematiche
relative all'acqua: dipende dall'acqua il 7% dei
casi di morte per malattia, e il 19% di quelli per
malattia infettiva. In particolare, nei paesi in via
di sviluppo, soprattutto in Africa, la possibilità di
usufruire di acqua potabile da parte della
popolazione potrebbe evitare circa due milioni
all'anno di decessi di bambini a causa di
diarrea.
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Molte sono le malattie direttamente collegate al consumo alimentare
di acqua inquinata, ma molte altre dipendono dalle pessime
condizioni igieniche dovute all'esiguità di acqua. Alcune malattie si
sviluppano e si diffondono attraverso il passaggio diretto dei germi
dalle feci alla bocca, mentre i bacini e i corsi d’acqua dolce con
scarso ricambio idrico rappresentano l’habitat ideale per la crescita
di alcune specie di microbi che inducono gravi patologie per l’uomo,
contagiandolo in seguito alla loro ingestione o attraverso il consumo
di pesci o crostacei infetti. La presenza di acque stagnanti e di
impianti di irrigazione poco efficienti può favorire, infine, la crescita
di alcune specie di insetti ospiti di parassiti che vengono
successivamente trasmessi all’uomo attraverso la puntura.
SALUTE E AMBIENTE
Nel 1995 il vicepresidente della Banca Mondiale Ismail Serageldin sosteneva: "Nel prossimo secolo le guerre
scoppieranno per l'acqua e non più per il petrolio o per motivi politici".
Secondo le ultime stime 1 miliardo e 400 milioni di persone nel mondo non ha accesso all'acqua potabile,
mentre per più di 2 miliardi la qualità dell'acqua lascia a desiderare, tanto che 200 milioni di bambini muoiono
ogni anno per il consumo di acqua insalubre o per le cattive condizioni sanitarie che ne derivano. Si calcola
che dal 1950 al 1995 la quantità d'acqua dolce ragionevolmente disponibile pro capite è diminuita da 17000
m3 a 7500 m3 (UNESCO Sources,1996). Se non ci sarà un'inversione di tendenza, il numero di persone che
non avranno accesso all'acqua potabile si eleverà nel 2020 a più di 4 miliardi!
Eppure la superficie terrestre è coperta per il 71% da acqua, ma questa è costituita per il 97,5% da acqua
salata (non utilizzabile se non dopo costosissimi processi di desalinizzazione), mentre l'acqua dolce
rappresenta solo lo 0,008% dell'acqua totale del pianeta. Di questa solo lo 0,3% è localizzato in fiumi e
laghi e quindi potenzialmente disponibile, mentre il resto è imprigionato in ghiacciai e nevi permanenti
(68,9%) o confinato nel sottosuolo (29,9%). Inoltre le risorse idriche sono distribuite geograficamente in
modo ineguale: sono concentrate in alcuni bacini in Siberia, nella regione dei Grandi Laghi in Nord America,
nei laghi Tanganika, Vittoria e Malawi in Africa, e per il 27% costituite dai cinque più grandi sistemi fluviali: il
Rio delle Amazzoni, il Gange con il Bramaputra, il Congo, lo Yangtze e l'Orinoco.
Ciò significa che circa il 40% della popolazione mondiale si trova in stato di penuria, soprattutto nelle regioni
dell'Africa del Nord e del Medio Oriente.
La disuguale distribuzione naturale delle fonti idriche è solo una delle cause della scarsità d'acqua che già
oggi crea conflitti, più o meno armati, tra gli stati o tra le regioni interne ad essi. Infatti a minare la capacità
di rinnovo dell'acqua all'interno del suo ciclo naturale è la gestione inefficace e dilapidatrice delle
risorse disponibili rintracciabile in alcuni principali fenomeni:
Disuguale distribuzione dei consumi a livello mondiale, gravemente sbilanciati a favore dei paesi ricchi che
rappresentano l'11% della popolazione mondiale, ma consumano l'88% del consumo mondiale (consumi d'acqua compresi). Si
calcola che 100 milioni di americani consumano tanta acqua quanto 7 miliardi di indiani poveri.
Processi d'inquinamento delle acque, dovuti all'utilizzazione massiccia di prodotti chimici in agricoltura (fertilizzanti e
pesticidi), all'assenza di trattamento degli scarichi domestici e industriali, alla degradazione del suolo per disboscamento e per
desertificazione.
Sprechi nel prelievo, i sistemi d'irrigazione agricola intensiva (l'80% del consumo di acqua dolce) perdono in media il 40%
dell'acqua che consumano, mentre nei sistemi di alimentazione, per le perdite, si spreca circa il 50% dell'acqua.
Cambiamenti climatici globali, anche l'effetto serra, causato dall'aumento della concentrazione di CO2 in atmosfera, avrà
ripercussioni sull'assetto idrico del pianeta con una diminuzione del 10% delle precipitazioni nelle zone aride e lo stravolgimento
della distribuzione delle portate dei fiumi nel corso dell'anno nelle zone fredde e temperate.
In risposta a questa situazione di crisi, nonostante i numerosi incontri internazionali e le tante dichiarazioni d'intenti sul
problema delle risorse idriche, una risposta concreta di gestione integrata e globale non è mai stata data.
Anzi, la Banca Mondiale (tra i primi organismi internazionali a dispensare finanziamenti e quindi ad imporre politiche a tutti i
paesi del mondo) ha visto bene di sostenere, anche in questo campo, politiche di privatizzazione aprendo la strada
all'acquisizione da parte delle multinazionali del settore di sorgenti d'acqua dolce, impianti di distribuzione e di depurazione.
Così multinazionali come la Lyonnaise des Eaux , la Vivendi, o la Danone traggono grandi guadagni con il mercato dell'acqua
minerale ma spesso questo significa anche sottrarre alle popolazioni locali un bene fondamentale per la propria sopravvivenza.
Spesso le stesse aziende gestiscono anche le reti idriche di grandi centri urbani (solo la Lyonnaise des Eaux ha in gestione i
sistemi idrici di 14 grandi città, come Manila, Budapest, Giacarta, Indianapolis, Postdam…) a prezzi fissati dalla necessità di fare
profitto e non da uno spirito di equa distribuzione di un servizio a cui tutti dovrebbero poter accedere senza distinzioni di censo.
Questa tendenza non ha risparmiato l'Italia: aziende municipalizzate come l'ACEA di Roma, l'AMM di Milano e l'AMT di Torino, si
sono lanciate in una campagna di espansione multisettoriale in Italia e all'estero, in linea con la politica di privatizzazione dei
servizi d'acqua promossa dalla "legge Galli" (n.36/1994). Paradossalmente l'Italia, paese mediamente ricco di acqua, non riesce
a garantire un accesso regolare e sufficiente all'acqua potabile con punte di carenza dell'88%in Calabria e Molise, a causa di reti
di distribuzione inadeguate e fatiscenti, ma soprattutto a causa di una spesa pubblica sbilanciata a favore di grandi opere
pubbliche che spesso degradano le risorse idriche esistenti, come nel caso dell'abbassamento e inquinamento delle falde
acquifere del Gran Sasso a causa dei due trafori realizzati e del terzo in procinto di realizzazione. Il fatto è che con la
prospettiva che l'acqua sia un bene prezioso, e sempre meno rinnovabile, si deve cominciare a fare i conti
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L` inquinamento