Per un’altra politica
Aboliamo i privilegi
0.1. Riforma della politica salvaguardando l’interesse pubblico
e la partecipazione democratica
1. Per una buona politica:
Attacco ai privilegi
Trasparenza ed eticità
2. Per una politica per tutti e di tutti:
Maggiore partecipazione e cittadinanza attiva
Contro la privatizzazione della vita politica e dei servizi pubblici
Per un’altra politica
Aboliamo i privilegi
1.1. Riforma della politica, certamente ma non solo!
1. Combattere i privilegi a tutto campo:
Gli imprenditori;
I grandi manager pubblici e privati;
Il mondo della finanza;
Il grande giornalismo;
Il mondo dello spettacolo e dello sport professionistico
2. Ridurre la crescita esponenziale delle disuguaglianze:
Milioni di lavoratori dipendenti e di pensionati hanno visto ridotto il potere di
acquisto delle loro retribuzioni, hanno perso i meccanismi automatici di
adeguamento alla crescita reale del costo della vita, vedono tassati i loro
modesti aumenti contrattuali, che spesso costano ore di sciopero, all’aliquota
fiscale più alta, addirittura subiscono una ulteriore erosione del loro reddito
attraverso il meccanismo perverso chiamato fiscal drag.
Per un’altra politica
Aboliamo i privilegi
1.2. La prima questione
La riforma della politica per noi ha come obiettivo prioritario la
riduzione delle disuguaglianze siano esse prodotte dai politici,
siano esse prodotte dalle classi dirigenti di economia e finanza.
Quando si parla di tassare le rendite finanziarie e i guadagni
speculativi almeno quanto avviene in Europa, parliamo
precisamente di intervenire per eliminare una intollerabile
condizione di privilegio.
Per un’altra politica
Aboliamo i privilegi
2.1. Tagli ai costi della politica, certamente, ma nel loro complesso!
1. Eliminare il rapporto perverso tra affari e politica:
L’Italia è al 41° posto per la corruzione nel settore pubblico.
Il 2,5% del nostro Pil finisce in tangenti.
Il danno economico della corruzione nel nostro Paese è stimabile in circa 70
miliardi di euro.
2. Eliminare e razionalizzare i costi per consulenze, esternalizzazioni, cda ed enti
strumentali:
Tagliare i costi, ma senza privatizzare i servizi pubblici. Negli anni abbiamo
assistito a numerose privatizzazioni che hanno avuto come effetti aumenti
esponenziali delle tariffe per i cittadini e servizi spesso meno efficienti e non per
tutti.
Per un’altra politica
Aboliamo i privilegi
2.2. La seconda questione
Dobbiamo tenere ben presente che abolendo i privilegi dei
politici senza intervenire sulla corruzione e sulla riduzione
delle consulenze e degli enti di secondo livello e dei loro
costi, non solo non avremmo grandi benefici dal punto di vista
economico, ma non avremmo fatto granchè per riformare la
politica. Le due cose devono procedere con lo stesso passo,
senza usare demagogicamente la bandiera della privatizzazione
dei servizi pubblici per ridurre i costi della spesa pubblica e
aumentare le bollette dei cittadini.
Per un’altra politica
Aboliamo i privilegi
3.1. Aboliamo i privilegi, salviamo la democrazia e la buona politica!
Contro la privatizzazione della politica:
Salvaguardare il diritto per tutti di fare politica a prescindere dalle soggettive
condizioni economiche e di lavoro (contro la norma in finanziaria che toglie il
diritto all’aspettativa per incarico istituzionale).
Promuovere la cittadinanza attiva e i presidi democratici a tutti i livelli (contro i
tagli al decentramento per quanto riguarda i consigli di circoscrizione e i consigli
comunali e provinciali, che producono risparmi risibili e tagli alla democrazia).
Abolire i privilegi dei politici e tagliare i costi inutili.
Per un’altra politica
Aboliamo i privilegi
3.2. La terza questione
Abolire i privilegi, ridurre gli sprechi e combattere la corruzione
sono elementi essenziali per la riforma della politica, ma senza
ridurre gli spazi di democrazia e partecipazione. Siamo
contrari a facili demagogie che, in nome del taglio dei costi,
nascondono l’intento di privatizzare la politica.
Per un’altra politica
Prima questione: la disuguaglianza
Quanto guadagnano (al lordo delle tasse e senza contare stock option e bonus)
gli industriali e i grandi manager privati in Italia?
Nome e cognome
Società
Compenso 2001
Compenso 2005
Aumento in %
Cesare Geronzi
Capitalia
1.136.000
4.230.000
+ 272,3
Alessandro Profumo
Unicredit
2.492.000
7.865.000
+ 215,6
Giovanni Perissinotto
Generali
1.213.000
3.224.097
+ 165,7
Fedele Confalonieri
Mediaset
1.755.000
4.567.486
+ 160,2
Francesco Caltagirone
Cementir, Caltagirone
1.529.000
3.497.000
+ 128,7
Maurizio Costa
Mondadori
1.258.000
2.035.000
+ 61,7
Giampiero Pesenti
Italmobiliare
2.403.000
3.564.000
+ 48,3
Marco Tronchetti Provera
Pirelli,Telecom
6.003.155
8.021.000
+ 33,6
Luciano Moggi
Juventus
2.211.000
2.419.000
+ 9,4
Luciano Benetton
Benetton
1.500.000
1.600.000
+ 6,6
Yves Renè Nanot
Italcementi
815.000
1.007.300
+ 23,5
Fonte: L’Espresso
Salari dei lavoratori dipendenti:
2001-2005 = - 12% del potere d’acquisto
Per un’altra politica
Prima questione: la disuguaglianza
Ai compensi dei manager vanno aggiunti lauti guadagni dovuti a benefit e stock
option.
Nel 2006 i super manager delle società quotate hanno intascato più di 500
milioni di euro oltre ai loro rispettivi compensi.
Rosario Bifulco
Pres. e A.d. Lottomatica
37,3 milioni
Francesco Saverio Vinci
Direttore centr. Mediobanca
17,6 milioni
Marco Sala
Direttore gen. Lottomatica
16,2 milioni
Corrado Passera
Amm. Delegato BancaIntesa
14,0 milioni
Massimo Carlo
Dirett.Generale Mediobanca
11,7 milioni
Luca Cordero di Montezemolo
Presidente Ferrari, Fiat, ecc.
10,296 mil.
Maurizio Cereda
Dir. Centr. Mediobanca
10,1 milioni
Guido de Vivo
Vice pres. e Ad. Mittel
9,5 milioni
Francesco Micheli
Risorse Umane Banca Intesa
8,8 milioni
Matteo Arpe
Amm. Delegato Capitalia
8,7 milioni
Per un’altra politica
Prima questione: la disuguaglianza
Quanto guadagnano i manager pubblici?
Trattamenti simili che per le società private si verificano anche per i manager di
grandi imprese pubbliche e/o a partecipazione statale:
Nome e cognome
Ente
Stipendio
Pierfrancesco
Guarguaglini
Finmeccanica
2.600.000,00 euro
Massimo Sarni
Poste Italiane
1.296.000,00 euro
Vittorio Grilli
Tesoro
600.000,00 euro
Vincenzo Pozzi
Anas
438.000,00 euro
Mario Draghi
Banca d’Italia
450.000,00 euro
Per un’altra politica
Prima questione: la disuguaglianza
Per non parlare di pensioni e liquidazioni.
Nel privato:
Carlo Buona - Pirelli-Telecom = 18,8 milioni di euro
Emilio Tonini - Mps = 10 milioni di euro
Vittorio Colao - Rcs = 7,4 milioni di euro
Nel pubblico:
Nome e cognome
Ente
Buonauscita
Giancarlo Cimoli
Ferrovie dello Stato
6,7 milioni di euro
Elio Catania
Ferrovie dello Stato
7 milioni di euro
Vito Gamberale
Autostrade
12 milioni di euro
Paolo Scaroni
Enel
10 milioni di euro
Vito Mincato
Eni
11 milioni di euro
Per un’altra politica
Prima questione: la disuguaglianza
In Europa
1. Salari dei lavoratori dipendenti
Tra i più bassi d’Europa
2. Guadagni dei manager pubblici e privati
Ecco alcuni esempi:
Tronchetti Provera intasca ben di più dell’amministratore delegato di British
Telecom e di Deutsche Telekom.
Pierluigi Montani (Antonveneta) guadagna più del doppio del suo collega
Rijkman Groenink (Abn Amro).
Luca Cordero di Montezemolo = 7 milioni di euro (da Fiat e Ferrari), il suo
collega tedesco Bernd Pisctsrieder = 2,6 milioni di euro (Volkswagen), e quello
francese Louis Scweitzer = 2,2 milioni di euro (Renault).
Per un’altra politica
Prima questione: la disuguaglianza
Peso della disuguaglianza manager/lavoratore dipendente
1. Pressione fiscale
Aliquota tasse delle stock option = 12,5%.
Aliquota tasse lavoro dipendente = media del 30%
2. Stipendi e compensi
Spesso i dirigenti delle società pubbliche e private ricoprono incarichi in ben più di
una azienda e di un ente (con relative remunerazioni). Luca Cordero di
Montezemolo, presidente Fiat, è presidente di Confindustria, di Maserati, della
Fiera di Bologna e della LUISS, è membro del cda del quotidiano La Stampa, PPR
(Pinault/Printemps Redoute), Tod's, Indesit Company, Campari e del Bologna
Calcio.
Dati alla mano è dimostrabile che il presidente attuale della Fiat guadagna almeno
489 volte di quanto guadagnano i suoi dipendenti.
7.000.000 (compenso Montezemolo): 14.300 (salario operaio Fiat) = 489 volte
Per un’altra politica
Prima questione: la disuguaglianza
Concludendo sulla prima questione:
Confindustria, garantendo i profitti di questi imprenditori, è
promotrice di una campagna per ridurre le tasse, continua a
spiegarci che la competitività delle imprese si gioca
sull’abbattimento del costo del lavoro e capeggia la campagna
sui costi della politica senza mai parlare di tagli ai loro costi.
Per questo non ci sembra affatto demagogia o addirittura una
dichiarazione di guerra dire con nettezza che è urgente tassare
le rendite finanziarie in questo paese come la media europea
per poter iniziare a ridurre le grandi disuguaglianze di questo
Paese.
Per un’altra politica
Seconda questione: tagliamo i costi
Proposte concrete per tagliare i costi di enti e consulenze e
combattere il malaffare nella politica:
Riduzione drastica e razionalizzazione degli Enti di II grado non
elettivi
Promozione anche con incentivi di fusioni e gestioni associate
dei servizi intercomunali
Riduzione del numero dei componenti dei cda a 3, tagli dei
compensi e razionalizzazione delle società ed aziende pubbliche
anche a livello regionale, provinciale e comunale.
Incompatibilità tra ruolo istituzionale e presenza nei cda di
società ed aziende pubbliche o partecipate anche a diversi livelli
(Troppi parlamentari, consiglieri regionali, comunali e provinciali in Italia sono anche
membri dei cda di aziende pubbliche)
Per un’altra politica
Seconda questione: tagliamo i costi
Proposte concrete per tagliare i costi di enti e consulenze e
combattere il malaffare nella politica:
Introduzione di criteri certi di trasparenza e comprovata professionalità
nelle nomine dei cda delle società e aziende pubbliche o partecipate
Introduzione di tetti rigidi per l’ammissibilità delle consulenze esterne
per istituzioni ed enti, basati su percentuali ridottissime (tra lo 0,3 e lo 0,6)
delle entrate del bilancio degli enti locali e del margine operativo lordo delle
società o aziende pubbliche
Promuovere interventi seri ed efficaci per la lotta alla corruzione e al
malaffare nella pubblica amministrazione, aumentare vigilanza e controlli
sui trasferimenti statali ed europei alle regioni, introdurre norme sulla
trasparenza, sulla certificazione antimafia e il conflitto d’interessi, eliminare
la discrezionalità della politica e delle commissioni valutatrici
nell’assegnazione di fondi e appalti pubblici.
Per un’altra politica
Seconda questione: tagliamo i costi
Tagliamo i costi degli enti senza privatizzare i servizi:
1. Sul numero degli enti e dei membri dei cda
Sul numero dei cda.Ad oggi le società pubbliche e/o partecipate da Regioni ed Enti
Locali sono 3.211. La maggior parte ha 6 componenti del cda e un capitale sociale
maggiore a 2 milioni di euro. I tagli previsti dalla scorsa finanziaria (che prevede la
riduzione a 3 componenti il cda per le aziende pubbliche e/o partecipate, ma anche la
possibilità di averne ben 5 per le società con un capitale sociale di oltre 2 milioni di
euro) sono insufficienti, verrebbero tagliati circa 3.000 amministratori. Pensiamo si
possa e si debba fare di più riducendo per tutte le aziende a 3 il numero
massimo di membri del cda e riducendone compensi.
Un esempio. In una regione come l’Abruzzo (1.300.000 abitanti e 4 Province)
esistono 7 aziende per l’edilizia residenziale pubblica, 6 ASL, 6 Ato e 6 società di
gestione dell’acqua. Solo i costi degli stipendi dei cda di Ato (quasi tutti Sindaci) e
Gestori dell’acqua in Abruzzo ammontano a 2.400.696,97 euro annui. Pensiamo che
ridurre il numero degli enti, del numero dei cda e dimezzarne i costi migliori il servizio
senza privatizzarlo.
Per un’altra politica
Seconda questione: tagliamo i costi
Tagliamo i costi degli enti senza privatizzare i servizi:
2. Sui compensi dei membri dei cda
Sono tantissime le aziende che eludono direttamente o indirettamente i tagli
previsti nella scorsa finanziaria (commi 725, 726, 728). Occorre prevedere la
rigida applicazione a tutte le società (pubbliche o miste anche quotate) dei tetti alle
indennità, impedire i cumuli ed altri meccanismi di elusione, prevedere l’obbligatorietà
del ricorso all’amministratore unico in caso di mancato adeguamento.
Alcuni esempi:
• Hera: 19 membri del cda, 2.000.000 di euro di compensi annui, il Presidente
Tommaso Tommasi guadagna circa 335.000 annui, di cui 34.000 di stock
options tassati al 12,50.
• Aem spa: 9 membri del cda, 2.450.000 di euro di compensi annui, il
presidente ed a.d. Giuliano Zuccoli guadagna circa 1.470.000 annui, di cui
790.000 di stock options tassati al 12,50. Zuccoli inoltre guadagna 800.000
annui come a.d. di Edison, socio di Aem spa.
Per un’altra politica
Terza questione: aboliamo i privilegi
Proposte concrete per abolire i privilegi dei politici
valorizzando la democrazia partecipativa:
Doppia Azione:
1. Nelle Regioni e negli enti locali
2. Nel Parlamento italiano
Per un’altra politica
Terza questione: aboliamo i privilegi
1. Nelle Regioni e negli Enti Locali
Evitare il corto circuito tra costi della politica e costi della
democrazia. Occorre intervenire sui costi della politica istituzionale, del
sottogoverno, degli sprechi e delle spese clientelari, ma
salvaguardando il carattere pluralistico, democratico, proporzionale,
decentrato e partecipativo del nostro sistema costituzionale. Ecco
perché i tagli possono riguardare gli apparati esecutivi di primo e
secondo livello ma non le assemblee rappresentative ed i consigli
comunali, provinciali e circoscrizionali.
Per un’altra politica
Terza questione: aboliamo i privilegi
1. Nelle Regioni e negli Enti Locali
Riduzione del numero di consiglieri regionali. L’autonomia
riconosciuta agli statuti regionali nel determinare il numero dei consigli
eri e delle giunte regionali ha portato spesso ad aumenti ingiustificati.
Occorre tornare indietro e basare il numero dei consiglieri sulla base di
un rapporto proporzionale (150.000 – 200.000 abitanti per consigliere)
con un numero massimo (60) ed un numero minimo (30) a
salvaguardia delle regioni più piccole.
Per un’altra politica
Terza questione: aboliamo i privilegi
1. Nelle Regioni e negli Enti Locali
Contro il taglio prospettato del 20% di consiglieri comunali e
provinciali, e a favore della riduzione del numero degli assessori
comunali, provinciali, regionali. La riduzione del 20% dei consiglieri,
contenuta in finanziaria ed approvata dall’Anci, è inaccettabile perché
non produce risparmi apprezzabili, al contrario della misura sui
consiglieri regionali di cui sopra, e mortifica il pluralismo e la
rappresentanza delle minoranze. Mentre la riduzione degli esecutivi è
auspicabile anche per ridare centralità di funzioni alle assemblee
elettive.
Riduzione delle indennità di assessori e consiglieri regionali,
provinciali e dei grandi comuni, senza però incidere negativamente
sullo status di amministratore locale (aspettative, contributi, permessi,
etc.).
Per un’altra politica
Terza questione: aboliamo i privilegi
1. Nelle Regioni e negli Enti Locali
Limitazione del numero dei mandati a due anche per assessori e
consiglieri provinciali e comunali.
Abolizione delle indennità per i consiglieri di circoscrizione ad
eccezione delle municipalità costituite all’interno dei comuni
capoluogo individuati quali città metropolitane, riduzione
dell’indennità dei presidenti di circoscrizione. L’abolizione delle
indennità per i consiglieri circoscrizionali può consentire senza alcun
aggravio finanziario il mantenimento della possibilità per i comuni
superiori a 200.000 abitanti di istituire le circoscrizioni, istituti decentrati
di partecipazione popolare.
Per un’altra politica
Terza questione: aboliamo i privilegi
2. Nel Parlamento italiano
Diminuzione del numero dei parlamentari e sistema
elettorale proporzionale possono garantire rappresentatività
democratica, riduzione della frammentazione politica e
contenimento dei costi.
Superamento del bicameralismo perfetto con un novo ruolo
per il Senato come rappresentanza dei governi dei territori come
avviene in gran parte d’Europa.
Per un’altra politica
Terza questione: aboliamo i privilegi
2. Nel Parlamento italiano
Tagli drastici a tutte le forme di finanziamento non connesse
direttamente allo svolgimento del mandato elettorale e alla
possibilità di libera circolazione del Parlamentare sul territorio.
Nuovo sistema di erogazione di emolumenti e contributi diversi
dall’indennità parlamentare. Vanno escluse tutte le forme di rimborso
forfetario e sostituite con erogazioni a fronte di spese documentate con
un tetto massimo.
Per un’altra politica
Terza questione: aboliamo i privilegi
Tagli a retribuzioni ed indennità per l’equità sociale
Rifiutiamo la logica di separare la questione di quanto guadagnano i parlamentari
dal tema più generale della crescita delle disuguaglianze nel nostro Paese.
Intendiamo riproporre e adattare alle precedenti considerazioni, la proposta di
legge che Rifondazione Comunista ha già presentato nella scorsa legislatura.
La retribuzione massima dei dipendenti della pubblica amministrazione
non può superare di 10 volte la retribuzione minima prevista per il livello
retributivo più basso. Questa norma si applica qualunque sia il ruolo o
l’incarico ricoperti: manager delle grandi compagnie pubbliche o partecipate,
grandi burocrati di stato, membri di cda, consulenti e ovviamente parlamentari,
consiglieri regionali ecc.
Analogo principio va fatto valere per la previdenza. Nessun trattamento
pensionistico o assimilato (compreso il vitalizio dei parlamentari e dei consiglieri
regionali) può superare di 10 volte l’importo previsto dalla normativa vigente per
il trattamento minimo.
Per un’altra politica
Aboliamo i privilegi
A partire da noi. Rifondazione Comunista
Non è assolutamente vero che tutti sono uguali.
Rifondazione Comunista, per garantire la propria indipendenza e
autonomia, ha scelto di non ricevere finanziamenti da società
pubbliche e private.
I parlamentari di Rifondazione Comunista – Sinistra Europea
versano il 55% di ogni proprio emolumento per consentire il
funzionamento del partito, in particolare nei territori.
Per un’altra politica
Aboliamo i privilegi
Indennità dei parlamentari di Rifondazione Comunista
Indennità
+ 5486,58 euro mensili
Diaria
+ 4003,11 euro mensili
Rimborso rapporto eletto/elettori
+ 4190 euro mensili
Spese di trasporto e viaggio, oltre la tessera
+ 1331,7 euro
TOTALE
= 15011,39 euro mensili
Quota versata al Partito
- 8100 euro mensili
Sottoscrizioni e attività nel proprio collegio elettorale
- 500 euro (media mensile)
Stima stipendio mensile per 12 mensilità
= 6411,39
Spese per affitto casa, vitto e mobilità a Roma
- 2000 euro mensili
TOTALE
= 4411,39 mensili
Fonte: sito ufficiale della Camera dei Deputati. (le cifre sono nette mensili)
Per un’altra politica
Aboliamo i privilegi
A partire da noi. Rifondazione Comunista
1.
La nostra struttura organizzata:
Comitati regionali
20
Federazioni provinciali
118
Circoli territoriali
2300
Sedi estere
12
Oltre il 95% dei dirigenti del Partito svolge il proprio incarico
gratuitamente.
Per un’altra politica
Aboliamo i privilegi
A partire da noi. Rifondazione Comunista
2.
La nostra presenza nelle istituzioni:
Amministratori regionali e locali
3500
Assessori comuni capoluogo
39
Consiglieri comuni capoluogo
156
Presidenti di Provincia
1
Consiglieri provinciali
160
Assessori provinciali
69
Presidenti di Regione
1
Consiglieri regionali
51
Assessori regionali
14
Deputati
41 (13 donne)
Senatori
26 (11 donne)
Sottosegretari
6 (4 donne)
Ministri e Viceministri
2 (1 donna)
Cariche istituzionali
2
•Governiamo in 12 Regioni su 20 (tutte
quelle governate dall'Unione tranne la
Basilicata) ed in 69 Province su 103.
•12 parlamentari e 1 sottosegretario sono
indipendenti della Sinistra Europea.
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