Provincia di Forlì-Cesena
Servizio Ambiente e Sicurezza del Territorio
VARIANTE AL P.T.C.P. DELLA PROVINCIA DI FORLI'-CESENA
IN ATTUAZIONE DEL PIANO DI TUTELA DELLE ACQUE
DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA
RELAZIONE GENERALE
SEZIONE II
Sezione I – Sintesi
Sezione II – Quadro Conoscitivo – PARTE PRIMA
Sezione III – Obiettivi
Sezione IV – Misure e Azioni – Aree di Salvaguardia
Sezione V – Previsioni per il raggiungimento degli obiettivi di qualità
Sezione VI – VALSAT – Studio d'Incidenza
Sezione VII – Norme Tecniche d'Attuazione
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Indice
2.
IL QUADRO CONOSCITIVO ....................................................................................4
2.1
2.2
INQUADRAMENTO TERRITORIALE E DESCRIZIONE DELLE
PRINCIPALI CARATTERISTICHE DEI BACINI IDROGRAFICI ..........4
2.1.1
Le acque superficiali interne.................................................................................4
2.1.2
Le acque marino costiere.....................................................................................14
2.1.3
Le acque sotterranee ...........................................................................................16
2.1.4
2.1.3.1
Assetto evolutivo generale.....................................................16
2.1.3.2
Coerenza generale del modello concettuale..........................17
2.1.3.3
Lo schema idrogeologico tridimensionale............................19
Aree sensibili.........................................................................................................25
2.1.5
Bacini drenanti afferenti alle aree sensibili........................................................27
2.1.6
Zone vulnerabili da nitrati di origine agricola...................................................27
2.1.7
Zone vulnerabili da prodotti fitosanitari............................................................30
INQUINAMENTO DA FONTE PUNTUALE..............................................32
2.2.1
Settore produttivo................................................................................................32
2.2.1.1
2.2.1.2
2.3
2.2.2
Inquadramento normativo....................................................32
Scarichi in corpo idrico superficiale provenienti dal settore
produttivo industriale............................................................35
2.2.1.3
Carico veicolato......................................................................42
Pubbliche fognature ............................................................................................43
2.2.3
2.2.2.1
Inquadramento normativo....................................................43
2.2.2.2
Agglomerati............................................................................44
2.2.2.3
Reti fognarie...........................................................................51
2.2.2.4
Trattamenti depurativi..........................................................52
2.2.2.5
Bacini Idrici............................................................................54
2.2.2.6
Determinazione del carico inquinante sversato...................55
Scaricatori di piena.............................................................................................63
2.2.4
Piano di indirizzo delle acque di prima pioggia.................................................65
INQUINAMENTO DA FONTE DIFFUSA...................................................66
2.3.1
Principali differenze fra la Legge Regionale 24.04.1995 n. 50 e la Delibera
dell’Assemblea Legislativa del 16.01.2007 n. 96)...............................................66
2.3.1.1
2.3.1.2
2.3.1.3
2.3.2
Sistema autorizzativo.............................................................67
Detentore ...............................................................................67
Capacita’ di stoccaggio degli effluenti di allevamento e loro
caratteristiche.........................................................................68
2.3.1.4
Zone vulnerabili.....................................................................69
2.3.1.5
Produzione di azoto delle specie zootecniche.......................69
2.3.1.6
Fasce tampone .......................................................................69
2.3.1.7
Piani di utilizzazione agronomica ........................................70
2.3.1.8
Periodi di divieto di applicazione degli effluenti di
allevamento (divieti temporali e divieti spaziali).................70
2.3.1.9
Cumuli a piè di campo...........................................................71
2.3.1.10 Documento di trasporto e Registro spandimenti ................71
2.3.1.11 Considerazioni conclusive.....................................................72
Apporti al suolo di origine antropica..................................................................74
2
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
2.3.3
2.3.2.1
Stima delle necessità colturali...............................................75
2.3.2.1.1 Estensioni colturali.............................................................77
2.3.2.1.2 Regioni agrarie e rese colturali...........................................80
2.3.2.2
Stima delle disponibilità........................................................85
2.3.2.2.1 Carichi di origine zootecnica..............................................86
2.3.2.2.2 Fanghi degli impianti di trattamento civili e delle industrie
agro-alimentari...................................................................98
2.3.2.2.3 Concimi di sintesi...............................................................99
Contributi di origine naturale...........................................................................103
2.3.4
2.3.3.1.1 Contributo dei suoli incolti...............................................104
2.3.3.1.2 Apporti atmosferici...........................................................105
Apporti complessivi al suolo..............................................................................107
2.3.5
Stima del diffuso.................................................................................................112
2.3.5.1
Applicazione della schematizzazione all’intero territorio
provinciale............................................................................116
3
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
2.
2.1
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
IL QUADRO CONOSCITIVO
INQUADRAMENTO TERRITORIALE E DESCRIZIONE DELLE PRINCIPALI
CARATTERISTICHE DEI BACINI IDROGRAFICI
2.1.1
Le acque superficiali interne
Nel territorio provinciale ricadono sei bacini idrografici, tributari del mare Adriatico, drenanti areali
imbriferi di almeno 10 Km2 e con superfici superiori a 100 Km2.
Tabella 1 – Bacini idrografici
Superficie totale in Km2
530
1169
308
803
189
149
BACINO
Lamone
Fiumi Uniti
Bevano
Savio
Rubicone
Uso
I bacini appenninici mostrano caratteristiche morfologiche significativamente omogenee: quelli maggiori,
nell'areale montano-collinare e di media pianura, hanno aste idrografiche sostanzialmente orientate verso
nordovest-sudest. Tra i contrafforti principali e secondari sono adagiate le vallate, sedi attuali dei corsi
d’acqua che formano un sistema idrografico «scavato» direttamente dai medesimi che, direttamente o
indirettamente, sfociano al mare. La rete idrografica ha principalmente un andamento da SW a NE.
I territori dei Comuni compresi nell’area dei Bacini della Romagna possono, schematicamente,
suddividersi in quattro ambiti territoriali omogenei.
1.
Zona della pianura
La zona della pianura, nel suo complesso, costituisce l’area con maggiore densità insediativa e di attività
produttive e, conseguentemente, con la più alta concentrazione di rifiuti e di scarichi. L’elevato impiego
di prodotti chimici in agricoltura, la presenza di numerosi allevamenti avicoli e suinicoli, gli scarichi ed i
rifiuti industriali e civili fanno sì che la maggior parte del carico inquinante complessivo venga prodotto
in questa zona. A ciò si aggiunga una elevata domanda di risorsa idrica a fronte di una potenzialità
quantitativamente sempre più scarsa e qualitativamente sempre più scadente.
2.
Zona della costa
Dal punto di vista ambientale questa zona è caratterizzata dalla presenza di aree di notevole valore
paesaggistico-naturalistico quali le pinete, le valli e le saline, spesso tuttavia in adiacenza o frammiste a
fasce di urbanizzazione dai notevoli problemi urbanistici o ambientali (cosa particolarmente evidente da
Cervia verso sud dove una conurbazione assai densa e disordinata si estende sino a Cattolica).
In queste zone, il forte prelievo di acque sotterranee determina il progressivo abbassamento del livello di
falda che è una delle cause principali del fenomeno dell’ingressione salina. L’ingressione del cuneo salino
4
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
unitamente all’erosione della costa ed alla subsidenza, sono alcuni dei problemi più gravi che interessano
il litorale alto adriatico.
3.
Zona della collina e bassa montagna
Il territorio, interessato a partire dal dopoguerra da fenomeni di abbandono da parte della popolazione, è
stato successivamente riconquistato e destinato all’uso agricolo con meccanizzazioni spinte.
Il tessuto storico è quasi del tutto distrutto con gravi effetti sull’assetto fisico (idrogeologico ed ecologico)
del territorio, che presenta vaste zone di dissesto o, comunque, abbandonate e predisposte al dissesto.
Tale situazione è aggravata dalla presenza di corsi d’acqua a carattere torrentizio, per i quali spesso manca
un adeguato intervento di regimazione. Si rileva inoltre un’alta concentrazione di allevamenti avicoli e
suinicoli il cui carico inquinante è causa dell’abbassamento della qualità delle acque superficiali. Anche
l’attività estrattiva volta alla ricerca di materiali alternativi alle sabbie ed alle ghiaie fluviali, la cui
estrazione è proibita dal 1983, riveste un ruolo importante dal punto di vista dell’impatto ambientale
4.
Zona della montagna
È caratterizzata dalla presenza di aree a pascolo e, soprattutto, a bosco. Ricomprende anche quelle zone
particolarmente pregevoli dal punto di vista paesaggistico-ambientale, costituite dalla foresta della Lama,
di Campigna, dalla riserva di Sasso Fratino, etc.
In queste zone il degrado ambientale è limitato: il progressivo calo della popolazione non ha determinato
quegli effetti negativi sopra descritti per le zone della collina e della bassa montagna perché, negli ultimi
decenni, è stata sviluppata un’intensa attività di rimboschimento, che ha avuto positivi effetti sulla difesa
del suolo e la tutela ambientale.
In linea generale, dunque, si tratta di corsi d’acqua a carattere torrentizio con forti magre estive e piene
straripanti nei periodi autunno-invernali.
Tale situazione di portate estreme è dovuta principalmente al regime pluviometrico (deflussi legati agli
afflussi meteorici) ed alla presenza di terrreni scarsamente permeabili (argille, marne, alternanze
marnoso-arenacee).
I terrazzi bassi di fondovalle hanno subito in periodi recenti profonde modificazioni morfologiche ed
ambientali per opera dell’uomo ed in particolare in relazione alle attività estrattive dei materiali
alluvionali (sabbia e ghiaia) che hanno diffusamente interessato ed interessano, oltre l’alveo, vasti terrazzi
fluviali.
Le modificazioni recenti della morfologia degli alvei fluviali sono attribuibili alla stretta interconnessione
fra l’estrazione di materiali in alveo e modificazioni morfologiche dell’alveo stesso. Infatti le richieste di
enormi quantitativi di inerti prelevati dagli alvei fluviali, dapprima nelle vicinanze dei centri urbani in
rapido sviluppo e quindi in sezioni sempre più a monte, hanno fatto convergere la morfologia fluviale
verso una netta canalizzazione dell’alveo, sia in solchi vallivi della media e bassa montagna, sia nell’alta
pianura.
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VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Gli effetti provocati da questa modificazione morfologica sono molteplici in primo luogo si rileva che gli
alvei hanno cambiato fisionomia essendo in molti casi scomparso quasi completamente il materasso
ghiaioso e l’acqua scorre in un canale ristretto inciso in materiali argillosi.
Nell’alta pianura le sezioni, un tempo assai ampie, tendono a forme semicircolari; al di là di variazioni
paesaggistiche, il nuovo alveo determina una variazione dei deflussi: diminuzione dei tempi di
corrivazione e formazione di piene con altezze idrometriche tendenzialmente crescenti.
Le frequenti inondazioni che si sono verificate dal 1966 ad oggi, soprattutto all’altezza della Via Emilia,
con frequenza anomala rispetto al passato, sono conseguenza delle mutate condizioni.
Il fenomeno di abbassamento degli alvei ha poi gravi ripercussioni anche sulla idrogeologia sotterranea:
molti terrazzi di fondovalle, costituenti un tempo acquiferi ricchi di acque, una volta rimasti pensili,
anziché essere alimentati dal fiume vengono drenati da questo.
Si può quindi rilevare che lungo i fiumi dell’Emilia – Romagna sono attualmente visibili almeno quattro
ordini di terrazzi; i primi, più elevati, sono visibili nelle parti medie ed alte delle vallate, gli altri, ed in
particolare i terrazzi di quarto ordine, si distinguono meglio dove i fiumi incidono le vecchie conoidi
preappenniniche e sfociano nel piano.
In base all’assetto territoriale sopradescritto, si possono distinguere sostanzialmente quattro zone
idrometriche:
-
zona di pianura (quota inferiore a 100 m), con valore medio annuo di precipitazione compreso tra
602-912 mm;
-
zona di bassa collina (quota inferiore a 300 m), con valore medio annuo di precipitazione
compreso tra 916-1.030 mm;
-
zona di media-alta collina (quota inferiore a 600 m), con valore medio annuo di precipitazione
compreso tra 885-1.188 mm;
-
zona di montagna (quota superiore a 600 m), con valore medio annuo di precipitazione compreso
tra 1.195-1.612 mm.
Per le acque superficiali è stata realizzata la cartografia del reticolo idrografico e dei bacini e sotto-bacini
di dreno naturali e artificiali con bacino superiore ai 10 Km2, utilizzando il materiale di base reperito
presso il Servizio Sistemi Informativi Geografici della Regione Emilia-Romagna e l’Autorità dei Bacini
Regionali Romagnoli.
La cartografia implementata presenta una caratteristica peculiare: ad ogni bacino o sotto-bacino
individuato viene fatto corrispondere il corpo idrico naturale o artificiale principale che lo drena. In
particolare la codifica implementata attribuisce lo stesso codice ai corpi idrici e ai relativi areali imbriferi
drenati e prevede oltre alla identificazione degli ordini di affluenza successivi, una precisa numerazione,
da monte verso valle, che identifica tutti i bacini e sottobacini di interesse (e conseguentemente i relativi
corpi idrici) in relazione alla soglia minima dei 10 Km2.
6
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Il codice previsto è costituito complessivamente di 16 caratteri ed ha una struttura del tipo
MYYY XX XX XX XX XX XX NNN_, dove:
•
MYYY definisce l’Autorità di Bacino di riferimento (es. AdB Romagnoli N080), unica parte del
codice proposta dall’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i servizi Tecnici (APAT) nel
regolamento “Criteri per la standardizzazione dei dati e per la trasmissione delle informazioni” di cui
all’Art. 3, commi 4 e 7, del D.Lgs. 152/99;
•
XX XX XX XX XX XX rappresentano i codici numerici progressivi relativi agli ordini successivi,
numerati per ciascun bacino o sotto-bacino partendo da monte verso valle (indipendentemente dalla
posizione destra-sinistra di affluenza);
•
NNN definisce i sottobacini “fittizi”, ovvero quelli determinati da chiusure intermedie delle aste
fluviali; il primo carattere è per le aste del primo ordine, il secondo per quelle di secondo ordine, il
terzo per quelle di terzo ordine; ciascun carattere è espresso da lettere successive A, B, C, ecc;
•
i serbatoi artificiali significativi hanno il codice del bacino e sotto-bacino cui appartengono, con
l’ultimo carattere _ specificato in S.
Nella tabella 3.2 sono elencati i bacini “principali” che ricadono totalmente o parzialmente nel territorio
provinciale e direttamente affluenti in Adriatico, a cui si aggiunge il sottobacino del Tevere che interessa
marginalmente il territorio della Provincia di Forlì – Cesena nel tratto confinante con la regione Marche.
Tabella2 – Tabella dei Bacini e sotto bacini “principali” che ricadono nella provincia di Forlì - Cesena
Autorità di Bacino (AdB)
Cod.
AdB
Codice Superficie
Asta idrografica
Quota
(prime
(Km2)
media (m
4 cifre)
slm)
dei Bacini Regionali Romagnoli R080
0800
523.36
F. LAMONE
425
dei Bacini Regionali Romagnoli R080
1100
1198.78
FIUMI UNITI
417
dei Bacini Regionali Romagnoli R080
1200
314.87
T. BEVANO
13
dei Bacini Regionali Romagnoli R080
1300
653.64
F. SAVIO
481
dei Bacini Regionali Romagnoli R080
1401
11.84
SC. VIA CUPA NUOVO
2
dei Bacini Regionali Romagnoli R080
1402
13.68
SCARICO MADONNA DEL PINO
2
dei Bacini Regionali Romagnoli R080
1500
110.21
PORTO C.LE. DI CESENATICO
0
dei Bacini Regionali Romagnoli R080
1502
17.91
SCOLMATORE TAGLIATA
2
dei Bacini Regionali Romagnoli R080
1600
200.38
F. RUBICONE
105
del Marecchia Conca
I019
1700
146.85
F. USO
204
del Fiume Tevere
N010
2600
27.73
F. TEVERE
957
Estensioni e quote medie si riferiscono all’intero bacino, a prescindere dai confini provinciali (PTA regionale)
Dall'elenco dei 716 sottobacini regionali sono stati estratti gli areali imbriferi “di riferimento” aventi:
• superficie maggiore di 60 Km2;
• estensione tra 10 e 60 Km2 se relativi a corsi d'acqua direttamente affluenti in Po o in Adriatico;
• riferibili a canali artificiali significativi, ovvero affluenti in corpi idrici naturali e con portate di
esercizio, stimate attraverso la media semestrale (novembre – aprile) dei deflussi relativi al
funzionamento in condizione di dreno della rete, superiori a 3 m3/s;
Dai bacini “di riferimento sono stati quindi estratti i bacini relativi ai corsi d'acqua naturali ed artificiali
significativi:
•
naturali, di primo ordine, caratterizzati da un bacino imbrifero di superficie maggiore di 200 Km2;
7
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
•
naturali, di secondo ordine o superiore, caratterizzati da un bacino imbrifero di superficie maggiore di
400 Km2;
• artificiali, affluenti di corsi d’acqua naturali, caratterizzati da una portata di esercizio superiore a
3 m3/s.
Nella Tabella 3.3 si riportano i corsi d’acqua e serbatoi artificiali significativi che ricadono in territorio
provinciale.
Tabella 3 – Corsi d’acqua e serbatoi artificiali significativi che ricadono nel territorio provinciale
Autorità di Bacino
Corsi d’acqua e relativi bacini
dei Bacini Regionali Romagnoli
dei Bacini Regionali Romagnoli
dei Bacini Regionali Romagnoli
dei Bacini Regionali Romagnoli
dei Bacini Regionali Romagnoli
dei Bacini Regionali Romagnoli
dei Bacini Regionali Romagnoli
del Marecchia Conca
Serbatoi artificiali
dei Bacini Regionali Romagnoli
Fonte: PTA regionale
Codice di
riferimento
Asta idrografica
080000000000
110000000000
110100000000
110200000000
120000000000
130000000000
160000000000
170000000000
F. LAMONE
FIUMI UNITI
F. MONTONE
F. RONCO
T. BEVANO
F. SAVIO
F. RUBICONE
T. USO
110201010000
INVASO DI RIDRACOLI
Area totale Quota me_
(Km2)
dia (m slm)
523.36
1198.78
546.55
650.77
314.87
653.64
200.38
146.85
425
417
445
396
13
481
105
204
0.93
560
I corpi idrici superficiali significativi e le rispettive stazioni di monitoraggio sono stati individuati, ai
sensi dell’art. 4 del D. Lgs. 152/99, nella D.G.R. n. 1420 del 2 agosto 2002.
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VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Figura 1 Bacinizzazione “di riferimento” e relative aste idrografiche
9
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Richiamandosi al concetto di Corpo Idrico di Riferimento (CIR) definito come quel corpo idrico che ha
caratteristiche biologiche, idromorfologiche e fisico-chimiche, tipiche di un corpo idrico relativamente
immune da impatti antropici,
si incontra la difficoltà, associata alla definizione delle condizioni di
riferimento specifiche per i diversi ecotipi, consistente nella scarsa disponibilità di corpi idrici non perturbati
rispetto ai quali valutare il grado di scostamento.
Dove sia impossibile confrontarsi con un CIR reale, esso andrà “ricostruito”, eventualmente utilizzando
corsi d’acqua diversi che presentano singoli aspetti inalterati (ad esempio soltanto dal punto di vista
chimico o soltanto dal punto di vista biologico) e/o facendo ricorso a strumenti modellistici.
A livello regionale sono stati identificati i potenziali corpi idrici di riferimento che non ricadono nel
territorio della provincia di Forlì-Cesena ma che si ritiene utile riportare:
-
CIR per gli ecotipi di pianura
Nel caso dei corpi idrici di pianura risulta particolarmente difficile riscontrare condizioni ambientali
inalterate, sia per gli aspetti chimici che idromorfologici e di conseguenza anche per quelli biologici.
L’analisi congiunta dei fattori di stato e pressione considerati per i corsi d’acqua regionali conduce
all’identificazione all’interno degli ecotipi dei seguenti potenziali corpi idrici di riferimento.
Tabella 4 - CIR potenzialmente disponibili per gli ecotipi di pianura
Gruppo
1
2
3
Fonte PTA regionale
CIR potenzialmente
disponibile
Trebbia
Nure
Lamone
Aspetti da considerare come
C.R.
Chimici e biologici
Chimici e biologici
Chimici
Per i primi due gruppi esistono corpi idrici (rispettivamente Trebbia e Nure) che possono ritenersi
relativamente poco perturbati in ragione dei modesti carichi inquinanti generati sul bacino e del buono
stato di qualità chimica e biologica delle acque: naturalmente questa condizione non coincide con una
totale assenza di disturbo antropico, quanto con un grado d’alterazione compatibile con il mantenimento
dell’equilibrio funzionale ed autodepurativo dei corsi d’acqua. Le due sezioni presentano, infatti,
arginature che favoriscono condizioni di formazione di fasce perifluviali secondarie ben sviluppate in cui
l’ampiezza della fascia vegetazionale, la naturalità del fondo, la larghezza dell’alveo commisurata alla
portata di morbida sono tali da favorire ancora la meandrizzazione e la formazione di raschi e pozze ben
distinguibili tali da esercitare un discreto processo di autodepurazione. Queste condizioni non risentono
ancora dell’effetto via Emilia che idealmente separa la media pianura dai territori esondabili e quindi
difesi artificialmente. Il restringimento e la rettificazione degli alvei di morbida comportano un drastico
decadimento della funzionalità e del potere autodepurativo dell’ambiente determinato dalla scomparsa di
10
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
microhabitat a causa dalla banalizzazione del fondo e delle rive provocata dal rallentamento della corrente
e dal frequente sfalcio della zona perifluviale. Negli altri corsi d’acqua che appartengono ai due gruppi in
cui si verificano le condizioni sopra riportate, l’allontanamento da una situazione di riferimento viene
esaltato proprio dagli effetti funzionali facendo decadere l’indice IFF per il solo effetto di rettificazione ed
arginatura serrata da un II livello ad un IV. Lo scostamento si accentua ancora di più passando al fiume
Reno dove si contano più di 50 Km di arginature.
Per il terzo gruppo si è considerato il Lamone, relativamente agli aspetti chimici: la peculiarità del suo
bacino, che sostanzialmente si chiude in zona pedemontana, oltre la quale il fiume scorre pensile ed
arginato, consente infatti di contenere la contaminazione delle acque nel tratto planizale. La
modificazione morfologica compromette però irrimediabilmente la funzionalità, generando una pesante
alterazione delle biocenosi macrobentoniche difficilmente recuperabile anche con il miglioramento della
qualità chimico-fisica dell’acqua.
Per il quarto ed il quinto gruppo, a causa delle forti pressioni esercitate su bacini con scarsa potenzialità
ecologica, non è possibile identificare dei corpi idrici reali che possano costituire una condizione di
riferimento: in questo caso sarà necessario sviluppare metodologie specifiche, quali il metodo di
discriminazione delle variabili proposto dal CTN-AIM, per la definizione di CIR teorici attraverso
algoritmi di interpolazione.
-
CIR per gli ecotipi montani
A livello di bacino montano è maggiore la disponibilità di corpi idrici che presentano un basso livello di
alterazione. In questo caso però l’analisi degli impatti, a livello di bacino, risulta poco significativa: la
selezione degli ambiti di riferimento va piuttosto considerata sulla base del contesto territoriale in cui si
inserisce la stazione di monitoraggio e dell’inventario delle pressioni, di natura puntuale, che su di essa
insistono.
La valutazione della qualità delle acque è stata inoltre estesa alle stazioni presenti a monte delle chiusure
montane, allo scopo di evidenziare i bacini che mostrano maggiore integrità chimica e biologica.
Tabella 5 – CIR potenzialmente disponibili per gli ecotipi montani
Gruppo
1
2
3
Fonte: PTA regionale
CIR potenzialmente
disponibile
Trebbia
Nure
Lamone
Aspetti da considerare come
C.R.
Chimici e biologici
Chimici e biologici
Chimici e biologici
Per i primi due ecotipi montani, il fiume Trebbia ed il torrente Nure sono caratterizzati da contesti
territoriali scarsamente antropizzati e in alcuni tratti di pregiata qualità ambientale. Dal punto di vista
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VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
qualitativo il Nure presenta condizioni biologiche elevate mentre il Trebbia raggiunge a monte della
chiusura pedemontana livelli elevati di qualità sia chimica che biologica.
All’interno del terzo gruppo, corrispondente all’ecotipo montano dei bacini romagnoli, il Lamone ed il
Marecchia attraversano ambiti poco antropizzati, mentre sui fiumi Savio e Montone gravano, già a livello
pedemontano, impatti significativi di origine civile e zootecnica. Il fiume Lamone presenta inoltre nella
parte alta del bacino una buona qualità chimica e biologica delle acque.
In conclusione, la definizione delle condizioni di riferimento per gli ecotipi montani si configura più
strettamente legata all’utilizzo di corpi idrici reali: in questo caso, piuttosto che il ricorso alla
modellistica, appare opportuno approfondire lo studio delle caratteristiche dei corsi d’acqua esistenti, per
risalire agli eventuali tratti di bacino “immuni da impatto antropico” che possano rappresentare le
condizioni di stato elevato di riferimento per i corsi d’acqua montani.
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VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Figura 2 - Bacinizzazione principale e reticolo idrografico
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VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
2.1.2
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Le acque marino costiere
La fascia costiera della Provincia di Forlì-Cesena si estende per circa 8 km attraversando i Comuni di
Cesenatico, Gatteo, Savignano sul Rubicone, e di San Mauro Pascoli.
Il suo confine settentrionale è rappresentato dal Comune di Cervia in Provincia di Ravenna, mentre quello
meridionale dal Comune di Bellaria Igea Marina in Provincia di Rimini. Dal punto di vista morfologico le
coste sono basse e sabbiose protette dai fenomeni erosivi attraverso barriere frangiflutti che si sviluppano
parallelamente alla linea di costa.
La loro continuità è interrotta dallo sbocco in mare del Canale Tagliata a nord, in prossimità del confine
con Cervia, dal porto canale di Cesenatico e dal fiume Rubicone che sfocia fra i Comuni di Gatteo e di
Savignano sul Rubicone.
Le considerazioni relative alle caratteristiche del contesto marino costiero riguardano tutto il tratto
costiero emiliano – romagnolo in quanto gli elementi caratterizzanti superano la dimensione provinciale.
Le acque marino costiere dell’Emilia-Romagna (135 Km di costa da Goro a Cattolica) e quindi anche del
territorio provinciale, sono particolarmente vulnerabili ai fenomeni eutrofici. Una serie di fattori
concorrono a favorire lo sviluppo di tale processo, in particolare:
•
la quantità e la qualità degli apporti eutrofizzanti (fosforo e azoto in particolare) provenienti dai
bacini idrografici afferenti;
•
le scarse profondità dell’Adriatico settentrionale;
•
le caratteristiche idrodinamiche;
•
la conformazione della linea di costa.
Tra i bacini idrografici afferenti è significativo l’apporto del bacino padano. L’elevata portata del fiume
Po (media periodo 1917-2002 di 1510 m3/sec) rappresenta il motore e l’elemento caratterizzante dell’alto
Adriatico ed è in grado di determinare e condizionare gran parte dei processi trofici e distrofici
nell’ecosistema marino costiero.
Rispetto ai carichi veicolati in Adriatico dal Po di 110.000 t/anno di azoto e di 7.100 t/anno di fosforo
(valori desunti dal “Progetto di Piano stralcio per il controllo dell’Eutrofizzazione”, Autorità di Bacino
del Fiume Po, Delibera Comitato Istituzionale n. 15 del 31 gennaio 2001), le rimanenti quote immesse dai
bacini minori romagnoli, in proporzione ai citati carichi padani, possono essere stimate rispettivamente in
circa il 7% della componente azotata e nel 13% della componente fosfatica.
Lo stato idrodinamico è condizionato dalla stagionalità. In inverno, prevale una distribuzione omogenea
dei parametri chimico-fisici (temperatura, salinità, ossigeno disciolto, etc.) lungo tutta la colonna d’acqua,
dovuta al completo miscelamento verticale. Questo processo facilita la diluizione degli apporti del Po e
dei bacini costieri regionali. In questo periodo le correnti presenti, soprattutto sottocosta, distribuiscono le
plume fluviali parallelamente alla linea di costa con direzione nord-sud.
La stagione estiva è invece caratterizzata da una generale riduzione della corrente, da ridotti apporti
fluviali e dalla presenza di stratificazioni (marcati termoclini) lungo la colonna d’acqua.
14
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Le acque del Po in parte si distribuiscono verso il largo, e in parte verso sud, formando al di sotto del
delta un vortice con movimento orario che segrega e isola la massa d’acqua.
Generalmente la distribuzione degli apporti fluviali con effetto eutrofizzante presenta un modello di
distribuzione da nord a sud, da costa verso il largo e dalla superficie verso il fondo. Analoga distribuzione
è mantenuta dalle acque eutrofizzate. La zona nord della costa da Goro a Ravenna, direttamente investita
dagli apporti padani, è quella che risente maggiormente dei fenomeni eutrofici sia per frequenza che per
durata e intensità. La zona centrale, da Ravenna a Rimini, sopporta anche carichi provenienti dai bacini
minori della regione e presenta una fenomenologia eutrofica più attenuata rispetto all’area settentrionale.
La zona sud (Rimini – Cattolica) è caratterizzata da condizioni trofiche di media produttività.
Le fioriture microalgali sono sostenute prevalentemente da Diatomee nel periodo invernale ed investono
anche aree al largo. In primavera, ma soprattutto nel periodo estivo, a seguito della diminuzione degli
apporti dai bacini, sia l’estensione che la frequenza dei fenomeni eutrofici tendono a ridursi assumendo
un carattere costiero. Particolari condizioni meteorologiche (moto ondoso, vento, correnti marine)
regimano i fenomeni eutrofici. La presenza nel periodo estivo del vento dominante, lo Scirocco, spinge le
acque oligotrofiche presenti al largo verso la costa. La stabilità meteomarina favorisce lo sviluppo dei
processi eutrofici; al contrario, l’azione del moto ondoso, oltre a diluire e disperdere le masse d’acqua
eutrofizzate concentrate negli strati superficiali, risolve condizioni ipossiche e anossiche presenti negli
strati di fondo. La formazione di condizioni ipossiche e anossiche, indotta dai processi eutrofici, provoca
morie degli organismi che vivono a stretto contatto del fondale con conseguente impatto negativo nei
settori della pesca e del turismo.
Un’elaborazione dei dati rilevati nel periodo 1983-2001 da Arpa - Struttura Oceanografica Daphne ha
permesso di valutare i trend evolutivi dei parametri indicatori dello stato trofico. Mentre per le
componenti fosfatiche si è evidenziata una significativa diminuzione (soprattutto del fosforo totale)
dell’ordine del 40%, le componenti azotate solubili presentano un lieve incremento nell’area
settentrionale della costa ed una tendenza alla diminuzione nella parte restante. E’ problematico correlare
queste tendenze ad una effettiva riduzione dei carichi padani, dal momento che queste forme di azoto,
estremamente solubili, sono molto legate alla variabilità interannuale del regime idrologico del fiume Po
e dei corsi d’acqua minori. La clorofilla “a”, indicatore di biomassa algale, presenta un trend in
diminuzione nella zona settentrionale e una sostanziale stabilità nella restante area. Il trend dell’indice
TRIX presenta in tutta l’area una significativa riduzione. Negli anni 2001 e 2002 si è registrato un
incremento dei valori, dovuto agli anomali apporti fluviali estivi conseguenti ad abbondanti
precipitazioni.
Si conferma per le acque costiere emiliano romagnole che il fattore limitante è rappresentato dal
“fosforo”.
15
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
2.1.3
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Le acque sotterranee
Ancora di più rispetto alle acque marino costiere le caratteristiche e gli elementi che descrivono il sistema
delle acque sotterranee superano ampiamente il confine provinciale.
Per l’inquadramento si richiama quanto riportato dalla Relazione Generale del Piano di Tutela Acque
Regionale.
2.1.3.1
Assetto evolutivo generale
La struttura stratigrafica è la conseguenza di vicende che trovano la loro giustificazione nell'evoluzione
tettonica e climatica che ha portato alla formazione dell'intera pianura e che trovano nel Po un importante
punto di riferimento per far comprendere gli elementi fondamentali di questa evoluzione.
Il dominio della sedimentazione padana non è stato costante nel tempo, infatti in relazione al
sollevamento strutturale della catena appenninica il limite tra depositi appenninici e depositi padani ha
migrato nel tempo progressivamente verso nord.
Prendendo come riferimento il solo gruppo acquifero A, che comprende la porzione superficiale dei
sedimenti che costituiscono il bacino padano, lo spostamento verso nord dei depositi dal basso
stratigrafico verso l’alto è stato, nella zona più orientale della regione, anche di alcune decine di
chilometri.
La migrazione tridimensionale del Po a partire dalla posizione iniziale, molto più a sud e molto più in
basso, altimetricamente, dell'attuale è un importante elemento per la comprensione dell’idrogeologia
padana; tale migrazione ha consentito la deposizione differenziata di sedimenti (ed acque coeve) secondo
una direttrice verso l'alto e verso nord. Il perno di questo movimento può essere fatto coincidere con il
punto di ingresso del Po in Emilia-Romagna, nei dintorni dell'alto strutturale di Stradella.
Entro questo quadro dinamico generale è possibile riconoscere gli episodi sedimentari che hanno
differenziato le fasi di deposito prevalentemente grossolane da quelle più fini che corrispondono,
considerate assieme, alle unità idrostratigrafiche fondamentali.
Dal punto di vista della circolazione idrica generale, tuttavia, l'episodio di maggiore rilievo per gli effetti
che ha sulla circolazione attuale è la netta separazione tra i depositi di conoide e quelli di pianura, sia essa
appenninica che padano-alpina; tale separazione è mostrata in quasi tutte le sezioni studiate e in quasi tutti
i sistemi acquiferi. Questo è il limite fondamentale da cui derivano:
➢ il passaggio da condizioni di tipo freatico/confinato a condizioni di tipo prevalentemente
confinato (lateralmente e verticalmente);
➢ il passaggio da una condizione di tempo relativamente basso per lo scambio ionico acquasedimento, a condizioni invece opposte di scambio basate su tempi molto elevati;
➢ il passaggio infine, sul piano della fruibilità delle risorse, da risorse relativamente rinnovabili a
risorse pressoché non rinnovabili.
16
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
2.1.3.2
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Coerenza generale del modello concettuale
Nel proporre un nuovo assetto strutturale, quindi, è stato necessario operare su due fronti:
➢ da un lato identificare e consolidare gli elementi di conoscenza strutturale derivati da tutti gli
studi compendiati nello studio “Riserve Idriche Sotterranee della Regione Emilia – Romagna”
(RIS - ENI-AGIP/1998) per fornire una lettura “verticale” dell’intero complesso;
➢ dall’altro, inserire una chiave di lettura di tipo “orizzontale”, meno nota nella letteratura specifica
disponibile.
La composizione di entrambe le chiavi di lettura genera l’assetto tridimensionale del modello concettuale
ed apre la strada alla classificazione per complessi idrogeologici, la cui sintesi è riportata in Figura 3.
Figura 3- Schema stratigrafico del margine appenninico e della pianura emiliano – romagnola
(Regione Emilia - Romagna & ENI-AGIP, 1998)
Per quello che riguarda la chiave di lettura strutturale “verticale”, gli aspetti fondamentali sono:
➢ una successione di unità geologiche principali, codificate nel RIS con i codici A, B e C ad
identificare i gruppi acquiferi principali corrispondenti a tali macro episodi;
➢ le superfici di discontinuità che segnano il passaggio dall’uno all’altro di questi episodi e, in certi
casi, le superfici di discontinuità che consentono anche una lettura più definita dei gruppi
acquiferi principali.
17
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
La seconda codifica, quella “orizzontale”, attiene maggiormente, invece, alle caratteristiche degli
ambienti deposizionali, quindi a cause di tipo più eminentemente idraulico e climatico. I sistemi
deposizionali saturati in acqua dolce e costituenti i principali complessi idrogeologici sono:
➢ conoide alluvionale appenninica;
➢ pianura alluvionale appenninica;
➢ pianura alluvionale e deltizia padana.
Questo assetto generale può essere descritto in modo sintetico, e quindi meglio comprensibile, tenendo
conto anche dell’evoluzione tridimensionale del reticolo idrografico; l’accrescimento della pianura
emiliano romagnola può infatti essere fatto coincidere:
➢ con lo spostamento nel tempo dell’asta del Po, che ha migrato progressivamente verso nord, con
il perno del movimento idealmente posto nei dintorni dell’alto di Stradella, all’estremità Ovest
della Regione;
➢ con il progressivo sviluppo di un drenaggio appenninico via via più maturo che ha prodotto la
costruzione di conoidi alluvionali posizionate a valle della cerniera strutturale posta al margine
appenninico e costituenti il complesso idrogeologico maggiormente sfruttato.
Questo schema generale ha consentito la formazione degli ambienti descritti sopra e dei serbatoi idrici
elementari che costituiscono il sistema acquifero in senso lato.
Il comportamento idraulico di questi serbatoi è quello già descritto e non è altro che la conseguenza della
lettura strutturale; alcuni serbatoi (o sistemi acquiferi) sono in equilibrio con l’atmosfera quando sono in
prossimità della superficie e in assenza di coperture impermeabili, altri sono sepolti e confinati, ma in
connessione con una porzione apicale non confinata, altri ancora, infine, sono completamente confinati,
nel senso che non vi è connessione idraulica significativa (almeno in condizioni di assenza di stress
artificiale) con alcun altro serbatoio.
Le caratteristiche del flusso sono, di conseguenza, di due tipi:
1- nei sistemi a pelo libero il moto è limitato al deflusso superficiale e per la sola porzione
dell’acquifero (in senso verticale) in cui la velocità è significativa, in genere per la presenza di
scambi con gli alvei fluviali o con la superficie topografica;
2-
in tutti gli altri casi, il flusso è sostanzialmente governato dagli stress dovuti all’estrazione
dell’acqua con i pozzi. Poiché questo stress è molto elevato, come è ben noto, il flusso è
effettivamente molto elevato, ma questa non è una condizione naturale del sistema.
Ragionando in sezione, per comodità, le conseguenze sul piano pratico sono:
➢ il flusso è diretto genericamente da monte a valle con velocità orizzontale più elevata al tetto del
sistema (acquiferi a pelo libero) che tende a divenire nulla alla base del sistema;
➢ il flusso assume una componente verticale significativa in corrispondenza dei pozzi attivi, che
costituiscono di fatto l’unica uscita possibile dal sistema (salvo ovviamente i casi di connessione
con i fiumi, gli acquiferi freatici della media e bassa pianura non connessi con quelli profondi e la
maggior parte dei sistemi costieri).
18
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
➢ In termini di bilancio idrologico, le altre conseguenze sono:
➢ l’ingresso naturale d’acqua al sistema (ove ciò è idraulicamente possibile) avviene nelle aree di
alimentazione pedeappenninica, sia attraverso il subalveo di fondovalle, sia lungo le aste fluviali.
Il volume d’acqua in ingresso dipende dalla pressione nei complessi idrogeologici. Se l’acquifero
è sfruttato, la ricarica è maggiore, dato che tende a compensare le uscite e sempre che la
disponibilità idrica sia sufficiente;
➢ il volume d’acqua in uscita è (i) compensato nelle unità connesse idraulicamente con la
superficie, (ii) non compensato, nel senso che è una perdita definitiva per il sistema, in tutti gli
altri casi.
➢ le aree caratterizzate da subsidenza elevata hanno la duplice concomitanza di sfruttamento
elevato, di prevalente confinamento degli acquiferi, di diffusa presenza di sedimenti fini
compressibili (gli stessi che generano il confinamento).
2.1.3.3
Lo schema idrogeologico tridimensionale
Le caratteristiche di dettaglio dei complessi idrogeologici del gruppo acquifero A possono essere
sintetizzate in Tabella 6.
Tabella 6 - Caratteristiche geologiche ed idrogeologiche dei complessi idrogeologici distinti all’interno
del gruppo acquifero A
CONOIDI ALLUVIONALI
Caratteristiche geologiche
Caratteristiche quantitative Caratteristiche qualitative
APPENNINICHE
conoidi maggiori
Nelle zone apicali: ghiaie Elevata circolazione idrica
affioranti ed amalgamate per
spessori decametrici, ed Marcato rapporto idrico da
fiume a falda
estensione chilometrica.
Più a valle: livelli di ghiaie Scarsa compartimentazione
estesi
per decine di del sistema acquifero nelle
chilometri quadrati e spessi parti apicali
Contaminazioni
diffuse
Nelle zone apicali: ghiaie Discreta circolazione idrica
affioranti ed amalgamate per
spessori ed estensione minori Rapporto idrico da fiume a
falda non sempre evidente
che al punto precedente.
del
Più a valle: livelli di ghiaie Compartimentazione
sistema
acquifero
anche
meno estensi e meno spessi
che al punto precedente, marcata
Contaminazioni
diffuse
alternati a depositi fini.
conoidi minori
Settori prevalenti di falda
confinata
Nelle zone apicali: ghiaie Scarsa circolazione idrica
affioranti e amalgamate
Rapporto idrico da fiume a
scarse o assenti.
falda sostanzialmente poco
Più a valle: livelli di ghiaie rilevabile
alternati a depositi fini
Compartimentazione
del
prevalenti.
sistema acquifero
Falda confinata
19
/
Composti azotati presenti
(nitrati) in misura contenuta/
abbondante
Contaminanti
fino a 20 – 30 metri alternati Settori di falda libera e falde naturale
a depositi fini.
confinate più a valle
conoidi intermedie
puntuali
di
origine
puntuali
/
Nitrati presenti generalmente
in misura assai abbondante
Debole
presenza
di
contaminanti
di
origine
naturale (ferro, manganese)
Contaminazioni diffuse
Nitrati presenti generalmente
in misura abbondante
Presenza di contaminanti di
origine
naturale
(ferro,
manganese, ammoniaca)
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
CONOIDI ALLUVIONALI
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Caratteristiche geologiche
Caratteristiche quantitative Caratteristiche qualitative
Livelli di ghiaie o sabbie
presenti in corpi tabulari
passanti sotto corrente a
corpi isolati, alternati a
prevalenti depositi fini.
Scarsa circolazione idrica
Nitrati generalmente assenti
Rapporto idrico da fiume a
falda localizzato nella parti
superficiali non connesse con
le sottostanti
Abbondante presenza di
contaminanti
di
origine
naturale (ferro, manganese,
ammoniaca)
APPENNINICHE
conoidi distali
Compartimentazione
sistema acquifero
del
Falda confinata
PIANURA ALLUVIONALE
APPENNINICA
Dominanza di depositi fini, Scarsa circolazione idrica
alternati a corpi sabbiosi
Falda confinata
isolati spessi pochi metri
Abbondante presenza di
contaminanti
di
origine
naturale (ferro, ammoniaca
arsenico)
Nitrati assenti
Assenza di contaminazioni di
origine puntuale
PIANURA ALLUVIONALE E
DELTIZIA PADANA
Livelli di sabbie di spessore
decametrico ed estensione
plurichilometrica, localmente
amalgamati,
generalmente
alternati a depositi fini.
Scarsa circolazione idrica
Contaminazioni occasionali
di origine puntuale
Rapporto idrico da fiume a
falda visibile in relazione al Nitrati generalmente assenti
Po
Presenza di contaminanti di
Compartimentazione
del origine
naturale
(ferro,
sistema acquifero
manganese, ammoniaca)
Falda confinata
Fonte PTA regionale
La sintesi fino a qui condotta può essere ulteriormente completata con:
➢ l’estensione dei criteri idrostrutturali contenuti nella tabella precedente ai gruppi acquiferi B e C;
➢ una lettura integrale degli effetti che le condizioni di flusso hanno avuto sul fluido nell’ambito
delle strutture descritte.
Attraverso il dato strutturale è possibile interpretare anche aspetti particolari come l’assenza di nitrati nei
complessi di pianura e certe età delle acque non compatibili con la profondità, aspetti questi che è sempre
stato difficile riprodurre nella taratura dei modelli matematici di flusso. La logica con cui è possibile
approfondire lo schema precedente si basa sulle seguenti evidenze:
➢ il passaggio da ambiente ossidante ad ambiente riducente al limite tra conoide e pianura; di
norma si osserva che la presenza di nitrati (ambiente ossidante), associata alla presenza di acque
giovani anche in profondità, non oltrepassa mai questo limite, salvo qualche caso di acquiferi
freatici di pianura, al tetto di tutta la struttura, e in diretto contatto con l’atmosfera e le acque
superficiali;
➢ la parte apicale e meno profonda delle conoidi è oggi satura con acqua di recente provenienza, a
causa della circolazione idrica intensa dovuta ai prelievi da falda;
➢ il passaggio da ambienti sedimentari caratterizzati da apporti appenninici prima (conoide e piana
alluvionale) e dall’ambiente padano poi. Questo passaggio è stato abbastanza ben definito, anche
cartograficamente, per la parte più alta dell’intero sistema (gruppo acquifero A);
20
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
➢ la presenza di sedimenti di origine padana anche in posizione molto avanzata verso il bordo
dell’Appennino (si veda la sezione Montone - Ronco, gruppo acquifero C);
➢ l’ambiente idrico riducente che caratterizza gli ambienti sedimentari delle piane alluvionali, con
ammoniaca ubiquitaria e ferro spesso presente;
➢ il passaggio ad acque sempre più antiche sia in verticale, sia da monte a valle.
Inoltre si può citare il rinvenimento di sedimenti padani, o anche decisamente alpini, individuati nel
sottosuolo profondo della parte più orientale della regione, attraverso l’analisi petrografica delle sabbie
campionate nei sondaggi realizzati per la cartografia geologica di pianura da parte del Servizio
Geologico, Sismico e dei Suoli.
Alle evidenze sopra elencate si possono associare alcune ipotesi abbastanza consequenziali, quali:
➢ dove oggi vi sono acque recenti dell’Appennino dovevano essere ospitate a suo tempo,
soprattutto nelle parti più profonde, acque con la medesima origine ma molto più antiche; ne
segue che oggi si deve utilizzare un approccio dinamico per poter tenere conto sia di questa
evoluzione, sia della probabilità evidente che il ricambio dell’acqua sia in fase di estensione, vista
l’intensità del prelievo;
➢ poiché la presenza in conoide dei due ambienti di acqua dell’Appennino (recente e antica) è fatto
certo, e poiché vi è la segnalazione di sedimenti padani fin in prossimità del margine Appenninico
(vedi sezione Montone - Ronco, ma anche segnali isotopici di acque padane poco a valle del
limite della conoide nella sezione sul Secchia e sul Savio), allora si può ipotizzare che le acque in
assoluto più antiche, quelle del gruppo C, possano essere anch’esse di origine padana anche in
posizioni non troppo lontane dal margine appenninico;
➢ l’ipotesi precedente consente di assumere una geometria coerente con l’evoluzione dell’intero
quadro padano dominata dalla migrazione dell’asta del Po nel senso già accennato.
In definitiva, lo schema che si può proporre (Tabella 7) si basa sulla integrazione dei complessi
idrogeologici (sistemi deposizionali) con il dinamismo antico e recente delle acque che saturano i
sedimenti. Questo dinamismo è evidente in conoide, dove il prelievo ha provocato il totale ricambio delle
acque originali.
Tutte queste considerazioni sono state applicate e verificate, su un certo numero di sezioni
idrogeologiche, sulle quali è stato ricostruito il modello concettuale locale (Figura 4) basato sullo schema
generale sintetizzato nella Tabella 7.
21
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Tabella 7 – Schema dei complessi idrogeologici e origine del fluido (PTA regionale)
Complesso idrogeologico
“Conoidi alluvionali appenniniche”
e “delta conoidi e spiagge
appenniniche”
Origine del fluido
Appennino, antica
Appennino, recente
α1
acquiferi freatici
Pianura alluvionale appenninica
Pianura
padana
alluvionale
e
deltizia
Padano-alpina, antica
β1 acquiferi
freatici/confinati
χ1 (in ipotesi)
acquiferi confinati
β2
acquiferi confinati
χ2 (in ipotesi)
acquiferi confinati
χ2
acquiferi confinati
Figura 4 – Esempio di modello locale: sezione Fiumi Montone e Ronco (PTA regionale)
α1
β2
β1?
χ2 ?
χ2
Lo schema generale prevede una doppia chiave di lettura, l’una deposizionale, l’altra idrodinamica,
essendo quest’ultima meglio espressa dalle caratteristiche chimico isotopiche del fluido. Le caratteristiche
chimico isotopiche, proprio per il maggior dinamismo delle conoidi, hanno consentito di distinguere tre
possibili ambienti in conoide e rispettivamente due ed uno nella pianura Appenninica e nella pianura
alluvionale e deltizia Padana.
Infatti, la porzione più superficiale e più prossimale delle conoidi contiene acque completamente
rinnovate con fluido recente proveniente dall’Appennino (α1) fino alla profondità interessata dai prelievi;
più in profondità e distalmente vi sono acque antiche di origine appenninica (β1). Ancora in profondità al
di sotto dei depositi di conoide alluvionale sono localmente presenti, in ipotesi, acque di origine padanoalpina (χ1). La parte distale delle conoidi può avere questo stesso schema o al tetto acque di tipo β1 se il
processo di rinnovamento non è arrivato così avanti.
22
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
I dati isotopici mostrano che vi sono relativamente pochi segnali di commistione fra acque antiche di
origine appenninica ed acque antiche di origine padano-alpina; tenendo conto di questo e dell’assetto
strutturale è stato possibile confermare l’associazione tra il sistema deposizionale di pianura Appenninica
e le acque di origine appenninica (β2), a meno di alcuni segnali dovuti alla presenza in tale sistema di
acque di origine padana o alpina (χ2 in ipotesi), e tra il sistema deposizionale di origine padano alpina
con le acque di origine padano alpina (χ2).
Questa schematizzazione consente di superare le difficoltà sopra accennate e relative alla frequente non
congruenza tra struttura sedimentaria e caratteristiche del fluido in conoide e la non rilevabile capacità di
rinnovamento delle acque di pianura nonostante l’intensità dei prelievi.
In conclusione, in base a quanto precedentemente descritto, il quadro di sintesi regionale relativo al
modello concettuale può essere descritto sulla base dei complessi idrogeologici che vengono di seguito
riportati.
Complesso idrogeologico delle conoidi alluvionali appenniniche
La struttura descritta consente la ricarica da pioggia e lo scambio con il reticolo idrografico, in condizioni
freatiche, che diventano confinate nella parte distale. All’interno di questo complesso idrogeologico, sulla
base dei dati chimici ed isotopici si possono distinguere i seguenti tre ambienti:
α.1)
parte alta della struttura, individuabile con la parte alta del gruppo acquifero A, dato che è il più
sfruttato. I nitrati tendono ad essere ubiquitari, a dimostrazione che le acque sinsedimentarie sono
state praticamente sostituite completamente da acque più recenti (dell’ordine di qualche decina
d’anni al massimo) e contaminate. Ferro e ammoniaca sono normalmente assenti, a testimoniare le
condizioni di ambiente ossigenato e sedimenti privi di sostanza organica. Talvolta (es. conoide del
Secchia) sono presenti quantità elevate di solfati provenienti dalle formazioni marine attraverso il
reticolo idrografico. L’ossigeno ed il deuterio mostrano la presenza di acque giovani di provenienza
appenninica;
β.1)
parte bassa della struttura, tendenzialmente coincidente con la parte inferiore del gruppo
acquifero A, con parte del gruppo acquifero B e parte del gruppo acquifero C, poco sfruttati. Dove
il ricambio dovuto alla coltivazione delle falde non ha raggiunto le acque originali, a profondità
maggiori, queste hanno pure età maggiori e sono caratterizzate da un segnale isotopico
appenninico. Se lo sfruttamento raggiunge questa parte della struttura ed avviene il rinnovamento,
l’ambiente β1 si riduce a favore dell’ambiente α1;
c.1)
la presenza in ipotesi di questo ambiente è individuabile nelle zone più profonde del sistema. Il
ricambio dovuto alla coltivazione delle falde è completamente assente, le età delle acque sono
molto elevate ed il segnale isotopico è padano/alpino. La caratterizzazione di questo ambiente è
frutto di alcuni segnali e delle ipotesi precedentemente indicate.
23
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Complesso idrogeologico della pianura alluvionale appenninica
La struttura descritta non consente la ricarica da pioggia e lo scambio con il reticolo idrografico, e
l’estrazione dell’acqua da pozzo costituisce l’unico possibile output dal sistema. Il gradiente generato dai
pozzi consente lo scambio tra porzioni distali delle falde, ma le condizioni “naturali” dell’acqua sono di
completa immobilità.
All’interno di questo complesso idrogeologico, sulla base dei dati chimici ed isotopici si possono
distinguere i seguenti ambienti:
β.2) I nitrati sono assenti, mentre sono presenti sistematicamente ferro e ammoniaca (ambiente
riducente associato a sostanza organica). L’ossigeno ed il deuterio mostrano la provenienza
appenninica delle acque, ma antiche (tritio assente e 14C spesso ampiamente decaduto);
χ.2) Sempre sulla base delle caratteristiche isotopiche è possibile distinguere, in ipotesi, acque di
provenienza padano/alpina all’interno dei depositi della pianura alluvionale appenninica,
specialmente nelle porzioni inferiori del gruppo acquifero A o nel gruppo acquifero B. I nitrati sono
assenti, mentre sono presenti sistematicamente ferro e ammoniaca (ambiente riducente spesso
associato a sostanza organica). L’ossigeno mostra acque di provenienza padano-alpina, spesso
marcatamente alpina ed età sempre elevate, con 14C completamente decaduto.
Complesso idrogeologico della pianura alluvionale e deltizia padana
La struttura descritta non consente la ricarica da pioggia e lo scambio con il reticolo idrografico,
e l’estrazione dell’acqua da pozzo costituisce l’unico possibile output dal sistema. Il gradiente
generato dai pozzi consente lo scambio tra le porzioni distali delle falde, ma le condizioni
“naturali” dell’acqua sono di completa immobilità.
All’interno di questo complesso idrogeologico, sulla base dei dati chimici ed isotopici si può distinguere
il seguente ambiente:
➢ i nitrati sono assenti, mentre sono presenti sistematicamente ferro e ammoniaca (ambiente
riducente spesso associato a sostanza organica). L’ossigeno mostra acque di provenienza padanoalpina, spesso marcatamente alpina ed età sempre elevate, con 14C completamente decaduto.
24
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
2.1.4
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Aree sensibili
Le aree sensibili sono considerate come aree richiedenti specifiche misure di prevenzione
dall’inquinamento e di risanamento. Ai sensi dell’Allegato 6 del D.Lgs. 152/99 si considera area sensibile
un sistema idrico classificabile in uno dei seguenti gruppi:
a) laghi naturali, altre acque dolci, estuari e acque del litorale già eutrofizzati, o probabilmente
esposti a prossima eutrofizzazione, in assenza di interventi protettivi specifici;
b) acque dolci superficiali destinate alla produzione di acqua potabile che potrebbero contenere, in
assenza di interventi, una concentrazione di nitrato superiore a 50 mg/l;
c) aree che necessitano, per gli scarichi afferenti, di un trattamento supplementare al trattamento
secondario al fine di conformarsi alle prescrizioni previste dalla presente norma.
Ai sensi dell’art. 91, sono da considerare come sensibili:
➢ i laghi posti ad una altitudine sotto i 1.000 metri sul livello del mare e aventi una superficie dello
specchio liquido almeno di 0,3 Km2;
➢ le aree lagunari di Orbetello, Ravenna e Pialassa Baiona, le Valli di Comacchio, i laghi salmastri e
il delta del Po;
➢ le zone umide individuate ai sensi della convenzione di Ramsar del 2 febbraio 1971, resa
esecutiva con decreto del Presidente della Repubblica 13 marzo 1976, n 448;
➢ le aree costiere dell’Adriatico - Nord Occidentale dalla foce dell’Adige al confine meridionale del
comune di Pesaro e i corsi d’acqua ad esse afferenti per un tratto di 10 Km dalla linea di costa;
➢ il lago di Garda e il lago d'Idro;
➢ i fiumi Sarca-Mincio, Oglio, Adda, Lambro-Olona meridionale e Ticino;
➢ il fiume Arno a valle di Firenze e i relativi affluenti;
➢ il golfo di Castellamare in Sicilia;
➢ le acque costiere dell'Adriatico settentrionale.
Le aree sensibili designate a livello provinciale sono riportate nella Figura 5.
25
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Figura 5 - Aree sensibili ai sensi dell’art. 18 c. 2 del D.Lgs. 152/99
26
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
2.1.5
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Bacini drenanti afferenti alle aree sensibili
Ai sensi dell’art. 106 del D.Lgs. 152/06 i bacini idrografici dei corpi idrici superficiali che recapitano nel
fiume Po o in Adriatico, sono bacini drenanti afferenti alle aree sensibili “Delta del Po” e “Area costiera
dell’Adriatico Nord occidentale dalla doce dell’Adige al confine meridionale del comune di Pesaro”.
Per la provincia di Forlì-Cesena, pertanto, tutti i bacini idrici, ad eccezione del bacino idrico del Tevere
per la parte ricadente in comune di Verghereto, sono bacini drenanti afferenti all’area sensibile e come tali
soggetti alle norme previste per tale zona.
2.1.6
Zone vulnerabili da nitrati di origine agricola
Nell’Allegato 7 Parte AIII, il D.Lgs. 152/06 designa vulnerabili all’inquinamento da nitrati provenienti da
fonti agricole, in fase di prima attuazione, le seguenti zone:
a) quelle già individuate dalla Regione Lombardia con il regolamento attuativo della legge regionale
15 dicembre 1993 n. 37;
b) quelle individuate dalla Regione Emilia-Romagna con delibera del Consiglio Regionale del 11
febbraio 1997, n. 570;
c) la zona delle conoidi delle province di Modena, Reggio Emilia e Parma;
d) l’area dichiarata a rischio di crisi ambientale di cui all’art. 6 della legge 28 agosto 1989, n. 305
del bacino Burana-Po di Volano della provincia di Ferrara;
e) l'area dichiarata a rischio di crisi ambientale di cui all'articolo 6 della legge 28 agosto 1989 n. 305
dei bacini dei Fiumi Fissero, Canal Bianco e Po di Levante (della Regione Veneto).
Inoltre, la Deliberazione Assemblea Legislativa della Regione Emilia Romagna 16 gennaio 2007 n. 96
“Attuazione del Decreto del Ministro delle Politiche agricole e forestali 7 aprile 2006. Programma
d'azione per le zone vulnerabili ai nitrati da fonte agricola – Criteri e norme tecniche generali”, all'art. 2
prevede:
“””
1. Ai fini delle seguenti disposizioni, si definisce:
a) Zona Vulnerabile da nitrati di origine agricola ed assimilate:
- le aree individuate alla lettera a) e b) dell'art. 30 del titolo III delle Norme del Piano di Tutela
delle Acque (PTA) approvato dall'Assemblea legislativa con deliberazione n. 40 del 21
dicembre 2005;
- le zone di rispetto delle captazioni e derivazioni dell’acqua destinata al consumo umano,
corrispondenti ad un’estensione di 200 m di raggio dal punto di captazione/derivazione, di cui
all’art. 94, comma 6, del D.Lgs. 3 aprile 2006 n. 152 “Norme in materia ambientale”, salvo
27
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
diversa delimitazione stabilita dagli strumenti di pianificazione territoriale ed urbanistica, ai
sensi dell’art. 42 delle Norme del PTA;
“””
Il quadro provinciale delle zone vulnerabili da nitrati approvate con delibera del Consiglio Regionale del
11 febbraio 1997, n. 570 è riportato nella Figura 6. Le zone di rispetto di cui al comma precedente, sono
individuate nella Tav. 4 bis
28
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Figura 6 - Zone vulnerabili da nitrati di origine agricola
29
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
2.1.7
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Zone vulnerabili da prodotti fitosanitari
L’art. 93 del D.Lgs. 152/06, tratta quelle aree che meritano una particolare protezione ambientale per le
risorse idriche superficiali e sotterranee da loro sottese. Un’area è considerata vulnerabile quando “…
l’utilizzo al suo interno di prodotti fitosanitari autorizzati pone in condizione di rischio le risorse idriche
e gli altri comparti ambientali rilevanti”.
Ai sensi del comma 4, Parte B1 dell’Allegato 7 del D.Lgs. 152/99, possono essere considerate aree
vulnerabili da prodotti fitosanitari, le aree naturali protette, o porzioni di esse indicate nell’Elenco
Ufficiale di cui all’art. 5 della Legge 6 dicembre 1991, n. 394.
I prodotti fitosanitari sono largamente usati in agricoltura e possono rappresentare se non applicati in
quantità e con criteri rispettosi degli equilibri della natura una sorgente di inquinamento diffusa di rilievo
e, per le loro caratteristiche di tossicità e di persistenza, un potenziale pericolo per l’uomo e per gli
ecosistemi.
Migliorare la capacità di valutare lo stato dell’ambiente, non significa produrre necessariamente più dati o
valutare più indicatori, ma soprattutto saper scegliere quelli più efficaci.
Per ciò che riguarda le sostanze attive, è quindi necessario predisporre criteri, che consentano di
selezionare tra esse quelle prioritarie in termini di più elevato rischio ambientale su cui orientare il
monitoraggio.
Il concetto di sostanza prioritaria è stato applicato in recenti documenti comunitari come la direttiva
2000/60/CEE o, precedenti, come la direttiva 76/464/CEE in cui alcuni prodotti fitosanitari sono citati in
elenchi di sostanze da ricercarsi nelle acque.
Durante la stesura del Piano, l’attuale D.M. 367/03, concernente la fissazione di standard di qualità
nell’ambiente acquatico per le sostanze ritenute pericolose, in cui è prevista una suddivisione di queste, in
gruppi, in base alle loro caratteristiche chimiche, era in fase di emanazione. In questi gruppi, in cui sono
compresi anche i pesticidi, sono elencati i limiti da rispettare al 2008 e 2015 nonché alcuni metodi
analitici di determinazione.
Tale decreto specifica inoltre che “……le regioni individuano le sostanze pericolose da controllare in
funzione…...dell’utilizzo …in agricoltura.”.
Nell’ambito dell’adozione dei Piani triennali di sorveglianza sanitaria ed ambientale (accordo 8 maggio
2003 tra il Ministero della Salute, dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, le Regioni e le Province
autonome di Trento e Bolzano), per gli eventuali effetti derivanti dall’uso dei prodotti fitosanitari è
sancito che “….è di fondamentale importanza l’individuazione delle sostanze prioritarie”. In particolare,
sono forniti criteri specifici tra cui le quantità vendute, il potenziale di contaminazione e le frequenze di
ritrovamento.
Nel lavoro svolto per la realizzazione del Piano di Tutela Acque della Regione Emilia – Romagna
l’obiettivo principale è stato quello di individuare i principali prodotti fitosanitari, che potenzialmente
30
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
possono contaminare la risorsa idrica, in quelle porzioni di territorio dove possono essere presenti
situazioni compromettenti delle acque sotterrane.
Per individuare le sostanze prioritarie è stato utilizzato l’indice di priorità calcolato con il metodo
proposto dal gruppo di lavoro “APAT-ARPA-APPA Fitofarmaci”, adoperando i dati di vendita SIAN
(Sistema Informativo Agricolo Nazionale) del 1999; le sostanze attive sono state quindi ordinate in senso
decrescente secondo l’Indice ottenuto. La classifica conseguita è stata confrontata con l’elenco delle
sostanze attive ricercate dai laboratori delle Sezioni Provinciali di ARPA nel monitoraggio delle acque
superficiali e sotterranee.
L’utilizzo dell’Indice di Priorità, quale criterio per una scelta razionale dei pesticidi da ricercare nel
monitoraggio delle acque, rappresenta un valido strumento per la programmazione dei controlli e risulta
più efficace se applicato ad un territorio provinciale, in quanto tiene conto della diversa tipologia agricola.
E’ emersa la necessità di ottimizzare la lista dei composti da individuare, in termini sia di inserimento nei
protocolli di ricerca di principi attivi aggiuntivi (es. quelli che stanno nelle prime 50-100 posizioni) sia di
eliminazione di quelli che non hanno mostrato residui nei monitoraggi degli anni precedenti, soprattutto
per i corpi idrici in cui non ci sono ritrovamenti.
Tale approccio è pertanto l'inizio di un percorso utile a migliorare l'attività di sorveglianza sanitaria e
ambientale sugli effetti derivanti dall'impiego dei prodotti fitosanitari.
31
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
2.2
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
INQUINAMENTO DA FONTE PUNTUALE
2.2.1
Settore produttivo
2.2.1.1
Inquadramento normativo
Dal punto di vista legislativo la normativa di riferimento ai fini della classificazione e della
regolamentazione degli scarichi è rappresentata dal D.Lgs. 152/2006 e smi – Parte Terza e relativi
Allegati nonché dalle Leggi e Direttive Regionali che recepiscono la materia.
Nello specifico l’art. 124 del D.Lgs 152/2006 e smi dispone al comma 1) che “Tutti gli scarichi devono
essere preventivamente autorizzati”
Sulla base della normativa nazionale e regionale, spetta alla Provincia il rilascio dell'autorizzazione allo
scarico delle acque reflue industriali e delle acque assimilate alle domestiche che non recapitano in reti
fognarie, delle reti fognarie nonchè l'irrogazione e l'introito delle connesse sanzioni amministrative.
L’art. 101 del D.Lgs. 152/2006 e smi stabilisce inoltre che tutti gli scarichi sono disciplinati in funzione
del rispetto degli obiettivi di qualità dei corpi idrici e devono comunque rispettare i valori limite previsti
nell'Allegato 5 alla parte terza del decreto stesso.
Dal punto di vista della classificazione vengono individuati scarichi di:
-
acque reflue industriali: qualsiasi tipo di acque scaricate da edifici o impianti in cui si svolgono
attività commerciali o di produzione di beni, diverse dalle acque reflue domestiche e dalle acque
meteoriche di dilavamento;
-
acque reflue domestiche: acque reflue provenienti da insediamenti di tipo residenziale e da
servizi e derivanti prevalentemente dal metabolismo umano e da attività domestiche;
-
acque reflue industriali assimilate alle acque reflue domestiche:
a)
provenienti da imprese dedite esclusivamente alla coltivazione del terreno e/o alla
silvicoltura;
b)
provenienti da imprese dedite ad allevamento di bestiame;
c)
provenienti da imprese dedite alle attività di cui alle lettere a) e b) che esercitano anche
attività di trasformazione o di valorizzazione della produzione agricola, inserita con
carattere di normalità e complementarietà funzionale nel ciclo produttivo aziendale e con
materia prima lavorata proveniente in misura prevalente dall'attività di coltivazione dei
terreni di cui si abbia a qualunque titolo la disponibilità;
d)
provenienti da impianti di acquacoltura e di piscicoltura che diano luogo a scarico e che si
caratterizzino per una densità di allevamento pari o inferiore a 1 Kg per metro quadrato di
specchio d'acqua o in cui venga utilizzata una portata d'acqua pari o inferiore a 50 litri al
minuto secondo;
e)
aventi caratteristiche qualitative equivalenti a quelle domestiche e indicate dalla
normativa regionale;
f)
provenienti da attività termali, fatte salve le discipline regionali di settore.
32
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Per le tipologie di scarico di cui ai precedenti punti a), b) e c) la normativa contempla la possibilità di
gestione degli stessi attraverso la pratica dell’utilizzazione agronomica/fertirrigazione così definita: la
gestione di effluenti di allevamento, acque di vegetazione residuate dalla lavorazione delle olive, acque
reflue provenienti da aziende agricole e piccole aziende agro-alimentari, dalla loro produzione fino
all'applicazione al terreno ovvero al loro utilizzo irriguo o fertirriguo, finalizzati all'utilizzo delle sostanze
nutritive e ammendanti nei medesimi contenute;
Particolare rilievo dal punto di vista dell’impatto sul corpo recettore nonché dal punto di vista della
regolamentazione riveste lo scarico di sostanze pericolose e di “sostanze pericolose diverse”.
Gli scarichi di sostanze pericolose e sostanze pericolose diverse in acque superficiali vengono trattati
specificatamente dal D.Lgs. 152/2006 e s.m.i. all’art. 108 “Scarichi di sostanze pericolose”(ex art. 34
D.Lgs. 152/99) e dal Paragrafo 4.9 della DGR 1053/2003, che prevede in particolare:
 il campo di applicazione delle disposizioni relative agli scarichi di sostanze pericolose e di
sostanze pericolose diverse;
 la possibilità, in particolari situazioni, delle autorità competenti di fissare valori limite di
emissione più restrittivi di quelli fissati nella tabella 3/A dell’Allegato 5 e di imporre la
separazione degli scarichi parziali contenenti sostanze pericolose dallo scarico generale;
 l’applicazione in autorizzazione di particolari prescrizioni quali l’installazione di campionatori
automatici, misuratori di portata, nonché l’effettuazione di autocontrolli degli scarichi;
 la redazione da parte delle autorità competenti di un elenco delle autorizzazioni rilasciate per gli
scarichi e per i controlli effettuati, al fine del successivo inoltro alla Commissione Europea.
Le disposizioni relative alle “sostanze pericolose” si applicano agli stabilimenti nei quali si svolgono
attività che comportano la produzione, la trasformazione o l’utilizzazione delle sostanze pericolose e nei
cui scarichi sia accertata la presenza di tali sostanze in quantità o concentrazioni superiori ai limiti di
rilevabilità delle metodiche analitiche disponibili. Si tratta pertanto di due condizioni concorrenti e
soltanto in presenza di entrambe si deve ritenere che gli scarichi siano da qualificare “scarichi di sostanze
pericolose”.
Ai sensi dell’art. 113 del D.Lgs 152/2006 e smi “Acque meteoriche di dilavamento e acque di prima
pioggia” (ex art. 39 D.Lgs. 152/99), ai fini della prevenzione di rischi idraulici e ambientali la Regione
Emilia Romagna con DGR n. 286/2005 e DGR n. 1860/2006 ha disciplinato:
le forme di controllo degli scarichi di acque meteoriche di dilavamento provenienti da reti fognarie
separate;
i casi in cui può essere richiesto che le immissioni delle acque meteoriche di dilavamento, effettuate
tramite altre condotte separate, siano sottoposte a particolari prescrizioni, ivi compresa l’eventuale
autorizzazione;
i particolari casi nei quali possa essere richiesto che le acque di prima pioggia e di lavaggio delle aree
esterne siano convogliate e opportunamente trattate in impianti di depurazione, qualora in relazione alle
attività svolte vi sia il rischio di dilavamento delle superfici impermeabili scoperte si sostanze pericolose
o di sostanze che creano pregiudizio per il raggiungimento degli obiettivi di qualità dei corpi idrici.
33
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
La Regione Emilia Romagna con DGR n. 286/2005 al Paragrafo 2 ha in tal modo stabilito la definizione
di acque meteoriche di dilavamento/acque di lavaggio e le acque di prima pioggia:
-
Acque meteoriche di dilavamento/acque di lavaggio: le acque meteoriche o di lavaggio che
dilavano le superfici scoperte (piazzali, tetti, strade, ecc) che si rendono disponibili al deflusso
superficiale con recapito finale in corpi idrici superficiali, reti fognarie o suolo. Le acque
meteoriche, in questo caso, dilavando le superfici scoperte non trascinano con se “residui”
inquinanti e per questo non si caratterizzano come “acqua di scarico” da assoggettare alla
disciplina degli scarichi.
-
Acque di prima pioggia: i primi 2,5-5 mm di acqua meteorica di dilavamento uniformemente
distribuita su tutta la superficie scolante servita dal sistema di drenaggio. Per il calcolo delle
relative portate si assume che tale valore si verifichi in un periodo di tempo di 15 minuti; i
coefficienti di afflusso alla rete si considerano pari ad 1 per le superfici lastricate od
impermeabilizzate. Restano escluse dal computo suddetto le superfici eventualmente coltivate. Le
acque meteoriche, in questo caso, trascinano con se “residui” inquinanti e tale dilavamento si
esaurisce con i primi 5 mm di pioggia; per questo si caratterizzano come “acqua di scarico” da
assoggettare alla disciplina degli scarichi.
-
Acque reflue di dilavamento: le acque meteoriche o di lavaggio che dilavano le superfici
scoperte che si rendono disponibili al deflusso superficiale con recapito finale in corpi idrici
superficiali, reti fognarie o suolo. Le acque meteoriche, in questo caso, dilavando le superfici
scoperte trascinano con se “residui” inquinanti per tutta la durata dell’evento meteorico e
comunque oltre i primi 15 min (5 mm) e per questo si caratterizzano come “acqua di scarico” da
assoggettare alla disciplina degli scarichi.
Al Paragrafo 8 della DGR n. 286/2005 la RER ha a titolo esemplificativo indicato le attività soggette alla
disciplina di cui all’art. 113 del D.Lgs. 152/2006 e smi:
 Industria petrolifera;
 Industrie/impianti chimici;
 Impianti di produzione e trasformazione dei metalli (impianti di produzione di ghisa e
acciaio/fonderie di metalli ferrosi);
 Trattamento e rivestimento superficiale dei metalli;
 Stazioni di distribuzione di carburante:
 Depositi all’ingrosso di preparati/sostanze liquide e/o solide, anche pericolose;
 Depositi di veicoli destinati alla rottamazione/attività di demolizione autoveicoli ai sensi del
D.Lgs. 209/03;
Depositi di rifiuti, centri di raccolta/stoccaggio/trasformazione degli stessi.
Le sopracitate tipologie di acque meteoriche di dilavamento di aree esterne non rientrano nella categoria
di “acque reflue industriali pur seguendo la stessa regolamentazione per quanto riguarda i limiti di
scarico. Ne consegue che il recapito nei rispettivi corpi recettori deve avvenire di norma attraverso
canalizzazioni separate.
34
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
2.2.1.2
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Scarichi in corpo idrico superficiale provenienti dal settore produttivo industriale.
La carta sotto riportata rappresenta il quadro d’insieme della Provincia di Forlì-Cesena nella quale sono
indicati i punti di scarico che sono stati presi in considerazione.
35
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
36
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Gli impatti ambientali derivanti dal comparto produttivo sulle acque superficiali dipendono da molteplici
fattori: tipologia del ciclo produttivo, quantità e qualità delle materie prime e delle risorse utilizzate
nonchè tipologia e modalità di emissione degli scarichi idrici.
In Provincia di Forlì-Cesena sono autorizzate o in corso di autorizzazione circa 565 scarichi derivanti da
insediamenti di tipo produttivo.
Occorre rilevare come all’interno di questo numero siano ricompresi anche scarichi che per la loro
tipologia e/o caratteristica poco inquinante non incidono in modo significativo sulla qualità dei corpi
idrici apportando solamente un carico di tipo idraulico. Ci si riferisce nello specifico allo scarico di acque
di raffreddamento, ai cosiddetti scarichi in vasca, che pur non essendo dalla normativa soggetti ad
autorizzazione, recenti sentenze della Cassazione hanno rilevato la necessità comunque di un atto
autorizzatorio e ai piani di gestione delle acque di prima pioggia (oltre 130) presentati da aziende in cui è
documentato che nel corso delle normali attività , a seguito di specifici accorgimenti tecnico gestionali,
non possono derivare pericoli di contaminazione delle relative superfici scolanti tali da provocare
l’inquinamento delle acque di prima pioggia e che pertanto risultano escluse dalla applicazione della
DGR n. 286/2005 e smi
Escludendo le tipologie di scarico di cui al punto precedente sono stati esaminati e cartografati 366
scarichi da insediamenti produttivi.
Nella tabella seguente sono riportati il numero di scarichi di diversa tipologia per bacino idrico.
Tab. 8 - Numero scarichi di diversa tipologia per bacino idrico
Tipo
Savio
Fiumi Uniti
Bevano
Lamone
Rubicone
scarichi
Porto Canale
Uso
di
AD
31
25
14
FE
11
4
9
FE+AD
1
2
PP
11
15
13
RD
6
7
5
RD+PP
2
1
RI
20
15
14
RI+PP
2
6
4
Legenda
AD=acque reflue industriali assimilate alle domestiche
FE=fertirrigazione
PP=acque di prima pioggia
RD=acque reflue di dilavamento
RI=acque reflue industriali
7
1
1
3
21
6
1
9
36
7
6
Cesenatico
5
4
1
5
3
5
3
12
1
5
3
2
1
Per il 43% si tratta di attività agrituristiche, cantine vinicole e attività di lavorazione prodotti
agroalimentari che rientrano, ai fini della classificazione dello scarico generato, nella fattispecie di acque
37
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
reflue industriali assimilate alle domestiche, per le quali il recapito dello stesso è rappresentato da un
corpo idrico superficiale o un terreno agricolo di proprietà nel caso di fertirrigazione.
Proprio in virtù del ciclo produttivo nonché delle materie prime utilizzate e della qualità e quantità dello
scarico generato, si può a ben ragione ritenere che dalle sopracitate aziende non venga generato alcun tipo
di impatto ambientale significativo. Ai fini del risparmio idrico la quasi totalità delle cantine vinicole
utilizza la pratica della fertirrigazione/utilizzazione agronomica che consente di riutilizzare i reflui
prodotti in terreni di proprietà con conseguente utilizzazione delle sostanze nutritive e ammendanti
contenute nei medesimi nel caso di utilizzazione agronomica.
Per il 17% trattasi di scarichi di acque reflue di dilavamento derivanti nella quasi totalità da attività di
rottamazione che insistono principalmente nella zona del Rubicone, tanto da costituire un polo di
rilevante importanza sia a livello regionale sia a livello nazionale. Tali attività hanno apportato e
apportano tuttora un consistente beneficio economico, ma al contempo il loro impatto ambientale ha
esaltato il problema dell’inquinamento causato dalla dispersione di oli minerali sul suolo e nel reticolo
scolante delle acque superficiali. E’ interessante notare come la superficie impermeabilizzata interessata
da questo tipo di attività a livello provinciale si possa stimare in circa 20 ha.
Un altro 16 % è rappresentato inoltre dagli scarichi di acque di prima pioggia derivanti dal dilavamento di
una superficie che a livello provinciale è stimata in circa 32 ha, rappresentata principalmente da aree
adibite alla distribuzione di carburanti, alla lavorazione e allo stoccaggio di materiali ferrosi e al deposito
di materiali inerti.
All’interno della categoria degli scarichi di acque reflue industriali (il 21% delle attività censite) si rileva
che il 21% deriva da attività di lavaggio automezzi, caratterizzati da un carico inquinante di natura
esclusivamente organica e biodegradabile.
Occorre inoltre indicare come nella classificazione di scarichi industriali rientrino pure attività di tipo
agroalimentare, che generano scarichi caratterizzati esclusivamente da carico organico, non rientranti per
l’origine delle materie prime lavorate o per l’elevata capacità produttiva nella classificazione di acque
reflue industriali assimilate alle acque reflue domestiche.
Fra gli scarichi di acque reflue industriali rientrano inoltre per il :
– 10% gli scarichi derivanti dalla lavorazione della pietra e del calcestruzzo caratterizzati esclusivamente
da elevate concentrazioni di solidi sospesi;
– 5% gli scarichi derivanti da fabbricati adibiti al ricovero di cani, non rientranti nella definizione di
acque reflue domestiche in quanto non derivanti da metabolismo umano;
Per quanto riguarda gli scarichi di sostanze pericolose e sostanze pericolose diverse si rileva come nella
nostra provincia sono state autorizzate secondo la specifica normativa tre aziende di cui due ubicate in
Comune di Forlì e una ubicata in Comune di Sarsina dedite rispettivamente alla produzione di
elettrodomestici, ad attività galvanica e alla produzione di articoli per nautica.
Analizzando nello specifico le suddette autorizzazioni si rileva che le sostanze per le quali sono stati
richiesti monitoraggi più approfonditi mediante la prescrizione di effettuare autocontrolli periodici dello
scarico sono: cromo, nichel, zinco, bario, piombo, antimonio, titanio, cobalto, fluoruri, idrocarburi.
38
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Esaminando nello specifico l’ubicazione di tali aziende, dalla relativa cartografia è possibile notare come
le stesse siano localizzate in maniera pressoché uniforme su tutto il territorio provinciale. Nei grafici
sottoriportati è evidenziata la distribuzione per Bacino Idrico degli scarichi suddivisi per tipologia di
classificazione:
Num e ro di s carichi per tipologia Bacino
Savio
31
30
20
11
20
11
10
6
2
0
AD
FE
PP
RD
RI
RI+PP
Tipologia scarico
Num e ro di s carichi pe r tipologia
Bacino Fium i Uniti
35
30
25
25
20
15
15
15
10
7
4
5
6
2
1
0
AD
FE FE+AD PP
RD RD+PP RI
RI+PP
Tipologia scarico
Numero scarichi
Num e ro di s carichi pe r tipologia
Bacino Be vano
30
20
14
10
14
13
9
5
2
4
1
0
AD
FE
FE+AD
PP
RD
RD+PP
Tipologia s carico
39
RI
RI+PP
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Num e ro di s carichi pe r tipologia
Bacino Rubicone
21
9
6
7
6
R
I
P
R
D
+P
PP
R
D
1
FE
FE
+A
D
AD
Numero scarichi
36
35
30
25
20
15
10
5
0
Tipologia s carico
Num e ro di s carichi pe r tipologia
Bacino Lam one
35
30
25
20
15
10
5
0
7
AD
1
1
3
FE
PP
RI
Tipologia scarico
Num e ro di s car ichi pe r tipologia
Por to Canale di Ce s e natico
35
30
25
20
15
10
5
4
5
1
5
5
3
3
0
Tipologia scarico
Num e ro di s carichi pe r tipologia
Bacino Us o
35
30
25
20
15
10
5
0
12
1
AD
FE
5
PP
3
2
1
RD
RD+PP
RI
Tipologia scarico
40
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Distribuzione percentuale dei vari tipi di scarichi per
bacino idrico
100%
90%
80%
70%
60%
50%
40%
30%
20%
10%
0%
RI+PP
RI
RD+PP
RD
PP
FE + AD
FE
U
so
t ic
P
or
to
C
an
a
le
di
C
es
ic
o
R
ub
en
a
ne
e
m
on
La
o
F
B
ev
an
ni
iu
m
iU
S
av
io
ti
o
AD
Bacino Idrico
100
90
80
70
60
50
40
30
20
10
0
RI+PP
RI
RD+PP
RD
PP
FE + AD
FE
so
U
at
ic
o
al
e
di
C
es
co
ub
i
R
C
an
Bacino Idrico
41
en
ne
e
m
on
La
or
to
P
B
ev
an
o
ti
iU
ni
Fi
um
av
io
AD
S
Numero scarichi
Distribuzione numerica degli scarichi per
bacino idrico
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Dall’analisi dei grafici sopra riportati risulta immediato rilevare come peraltro in precedenza già descritto
che la tipologia di scarico da attività produttive maggiormente diffuso sul territorio sia quella di acque
reflue industriali assimilate alle acque reflue domestiche derivanti da aziende agricole dedite alla
coltivazione del fondo di proprietà, cantine vinicole e attività di tipo agrituristico. La distribuzione sul
territorio è pressoché uniforme. Occorre rilevare che il Bacino Idrico che dai numeri sembrerebbe quello
a maggior concentrazione di attività produttive è il Bacino del Rubicone.
Appare inoltre evidente come sul Bacino del Rubicone insista la quasi totalità degli scarichi di acque
reflue di dilavamento in virtù del fatto che la zona del Rubicone denota un’elevata vocazione alle attività
di rottamazione.
2.2.1.3
Carico veicolato
Analizzando il carico in inquinanti veicolato nel reticolo idrografico dal settore produttivo è stato
determinato l’impatto derivante dallo scarico delle acque reflue industriali assimilate alle domestiche
(43% delle Aziende) che a livello provinciale assommano a 1455 a.e. complessivi che generano i seguenti
carichi:
BOD5
N
P
23,89 tonn/anno
5,56 tonn/anno
0,88 tonn/anno
(Per il calcolo della potenzialità complessiva sono stati considerati per 1 a.e. BOD 5 60 g/giorno, N 12,33
g/giorno, P 1,84 g/giorno, ipotizzando la condizione più impattante di 365 giorni anno di giorni lavorati.
Il carico veicolato è stato determinato applicando alla potenzialità complessiva, come sopra ottenuta, le
percentuali di abbattimento standard per tipologia di impianto ricavate dal Piano di Tutela Regionale,
ovvero circa il 25% per ogni sostanza)
ed inoltre il carico veicolato dalle attività di autolavaggio che rappresentano con il 21% la tipologia di
attività maggiormente presente sul territorio degli scarichi di tipo industriale
S.S.
BOD5
NH4+
Tensioattivi
Idrocarburi Totali
11,34 kg/anno
12,15 kg/anno
3,5 kg/anno
0,405 kg/anno
0,486 kg/anno
(Per il calcolo del carico sversato derivante dalle attività di autolavaggio sono state considerate le
concentrazioni medie allo scarico di due autolavaggi rappresentativi dei 27 autolavaggi presenti su tutto
il territorio a fronte di una portata allo scarico di 15 mc/anno)
Si può quindi a ben ragione ritenere che il carico inquinante derivante dal settore produttivo non
rappresenti un fattore di preoccupazione ai fini del raggiungimento degli obiettivi di qualità dei corpi
idrici superficiali.
42
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
2.2.2
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Pubbliche fognature
2.2.2.1
Inquadramento normativo
La Direttiva 21 maggio 1991, n. 91/271/CEE “Direttiva del Consiglio concernente il trattamento
delle acque reflue urbane” ha introdotto il concetto di tutela delle acque dall’inquinamento riferendosi
alle unità “agglomerati” e modificando di fatto la concezione del solo limite tabellare da rispettare della
cd Legge Merli (L. 319/76). I livelli di copertura del servizio di pubblica fognatura e di depurazione sono
normati agli articoli 3 e 4 che recitano:

art. 3 “Gli stati membri provvedono affinchè tutti gli agglomerati siano provvisti di
reti fognarie per le acque reflue urbane, -entro il 31 dicembre 2000 per quelli con un numero di
abitanti equivalenti (a.e.) superiore a 15.000 e –entro il 31 dicembre 2005 per quelli con
numero di a.e. compreso tra 2.000 e 15.000.
Per le acque reflue urbane che si immettono in acque recipienti considerate aree sensibili ai
sensi della definizione di cui all’articolo 5, gli Stati membri garantiscono che gli agglomerati
con oltre 10.000 a.e. siano provvisti di reti fognarie al più tardi entro il 31 dicembre 1998.
Laddove la realizzazione di una rete fognaria non sia giustificata o perché non presenterebbe
vantaggi dal punto di vista ambientale o perché comporterebbe costi eccessivi, occorrerà
avvalersi di sistemi individuali o di altri sistemi adeguati che raggiungano lo stesso livello di
protezione ambientale. ……”

Art. 4 “Gli Stati membri provvedono affinchè le acque reflue urbane che
confluiscono in reti fognarie siano sottoposte, prima dello scarico, ad un trattamento
secondario o ad un trattamento equivalente, secondo le seguenti modalità: -al più tardi entro il
31 dicembre 2000 per tutti gli scarichi provenienti da agglomerati con oltre 15.000 a.e.; -entro
il 31 dicembre 2005 per tutti gli scarichi provenienti da agglomerati con un numero di a.e.
compreso tra 10.000 e 15.000;: -entro il 31 dicembre 2005 per gli scarichi in acque dolci ed
estuari provenienti da agglomerati con un numero di a.e. compreso tra 2.000 e 10.000. …..”
In particolare l’osservanza degli articoli 3 e 4 sono monitorati dalla Commissione Ambiente della
Comunità Europea attraverso la comunicazione biennale ai sensi del DM 18 settembre 2002 “Modalità
di informazione sullo stato delle acque, ai sensi dell’art. 3 comma 7, del decreto legislativo 11
maggio 1999, n. 152).
Quanto indicato dalla Comunità Europea nella Direttiva sopra riportata è stato recepito in Italia dal D.Lgs
152/99 così come sostituito dal D.Lgs 258/200 e successivamente abrogato e sostituito dalla Parte Terza
del D.Lgs 152/06 “Norme in materia ambientale” e dagli allegati alla Parte Terza.
In attuazione di quanto disposto dal D.Lgs 152/99 (valido a tutti gli effetti anche per quanto concerne
quanto disposto dal D.Lgs 152/06 in quanto non in contraddizione) la Giunta della Regione EmiliaRomagna ha emanato la Deliberazione n. 1053 del 9/06/2003 “Direttiva concernente indirizzi per
l’applicazione del D.Lgs 11 maggio 1999, n. 152 come modificato dal D.Lgs 18 agosto 2000, n. 258
43
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
recante disposizioni in materia di tutela delle acque dall’inquinamento” dove, ai punti 4), 6) e 7),
viene riportata una ulteriore regolamentazione in merito agli agglomerati e ai trattamenti depurativi
appropriati per agglomerati di consistenza inferiore a 2.000 a.e..
Per quanto riguarda il recupero della acque reflue a fini irrigui, industriali e civili, il Ministero
dell’Ambiente e della Tutela del Territorio ha emanato il Decreto 12 giugno 2003, n. 185 “Regolamento
recante norme tecniche per il riutilizzo delle acque reflue in attuazione dell’articolo 26, comma 2,
del decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152”. In particolare l’articolo 5 riporta: “Pianificazione delle
attività di recupero delle acque reflue ai fini del riutilizzo. Le Regioni entro novanta giorni dall’entrata in
vigore del presente regolamento, definiscono un primo elenco degli impianti di depurazione di acque
reflue urbane il cui scarico deve conformarsi ai limiti di cui all’articolo 4…“ La Regione EmiliaRomagna ha individuato i depuratori che dovranno raggiungere i limiti allo scarico previsti dal DM
185/03 nella Relazione Generale al Piano di Tutela (pag. 247 tabella 3.11). I Depuratori individuati si
riferiscono agli agglomerati di Forlì, Cesena, Cesenatico, Savignano sul Rubicone.
La gestione e gli eventuali trattamenti depurativi delle acque reflue provenienti dal dilavamento delle aree
impermeabili a causa di precipitazioni meteoriche (scolmatori e reti fognarie bianche) è regolamentato
dalla DGR 14 febbraio 2005, n. 286 “Direttiva concernente indirizzi per la gestione delle acque di
prima pioggia e di lavaggio di aree esterne (art. 39, D.Lgs 11 maggio 1999, n. 152” e dalla DGR 18
dicembre 2006, n. 1860 “Linee guida di indirizzo per gestione acque meteoriche di dilavamento e
acque di prima pioggia in attuazione della deliberazione G.R. n. 286 del 14/2/2005”.
Per quanto concerne la tutela delle acque superficiali destinate all’irrigazione di competenza dei Consorzi
di Bonifica, la Regione Emilia-Romagna ha emanato la LR 4 del 6 marzo 2007 “Adeguamenti
normativi in materia ambientale. Modifiche a leggi regionali” che prevede, all’articolo 4, il parere,
per gli scarichi di acque reflue in scoli consorziali, sia di competenza idraulica che di competenza irrigua.
2.2.2.2
Agglomerati
Al fine di delineare il quadro conoscitivo dell’inquinamento puntuale causato dagli scarichi di acque
reflue urbane da pubbliche fognature è necessario partire dalla suddivisione del territorio in agglomerati.
L’agglomerato, infatti, definito come “area in cui la popolazione, ovvero le attività produttive, sono
concentrate in misura tale da rendere ammissibile, sia tecnicamente che economicamente in rapporto
anche ai benefici ambientali conseguibili, la raccolta e il convogliamento delle acque reflue urbane
verso un sistema di trattamento o un punto di recapito finale”, è l’unità entro la quale si definisce a
priori il livello minimo di depurazione ammissibile e cioè, in altri termini, la quantità di inquinamento
accettabile. Infatti la presenza di rete fognaria, la tipologia di impianto di trattamento delle acque reflue,
le caratteristiche qualitative minime ammissibili degli scarichi dipendono dalla consistenza degli
agglomerati in abitanti equivalenti.
A questo fine, ed in ottemperanza agli obblighi imposti dalla Comunità Europea con Direttiva
91/271/CEE, il territorio provinciale è stato suddiviso in agglomerati.
44
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Il percorso di individuazione, iniziato nel 2001/2002, ha avuto come punto di partenza il censimento delle
Località ISTAT ’91. Partendo dalle località, ed individuando fra queste le zone omogenee per
interconnessione di rete fognaria e/o presenza di uno o più impianti di depurazione, si sono delimitati gli
agglomerati avendo a riferimento le seguenti casistiche, poi esplicitate nella DGR 1053/03:
Agglomerat
o
e
rete
fognaria
scenario a
1 agglomerato servito da 1 sistema di
raccolta e da 1 impianto di trattamento
trattament
o
scenario b
1 agglomerato servito da 2 sistemi di
raccolta e da 2 impianti di trattamento. Ogni
rete fognaria e impianto saranno inclusi nella
classe corrispondente all’intero agglomerato
scenario C
1 agglomerato della consistenza pari alla
somma dei due agglomerati combinati serviti
da 1 sistema di raccolta e da 1 impianto di
trattamento
Successivi chiarimenti della Comunità Europea, desumibili da una lettura più attenta della definizione di
agglomerato, hanno portato alla caratterizzazione di un quarto tipo di agglomerato, è cioè quello che,
seppur privo di rete fognaria e impianto di depurazione, presenta una concentrazione abitativa tale da
rendere possibile economicamente e tecnicamente la raccolta dei reflui verso un recapito finale e si
discosta dalla definizione di casa sparsa (quelle disseminate nel territorio comunale a distanza tale da non
poter costituire nemmeno un nucleo isolato).
La classe di un agglomerato è determinata dalla sua consistenza in abitanti equivalenti.
La determinazione degli abitanti equivalenti di un agglomerato ha, come dato di partenza, il numero dei
residenti ai quali vengono sommati il numero di turisti nel periodo di punta e il numero di abitanti
equivalenti generati dallo scarico di acque reflue industriali in fognatura.
Al fine dell’applicazione della normativa in materia di protezione delle acque dall’inquinamento (D.Lgs
152/06 e DGR 1053/03) le classi degli agglomerati sono sostanzialmente le seguenti:
45
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
 I classe: consistenza da 0 a 49 AE
 II classe: consistenza da 50 a 199 AE
 III classe: consistenza da 200 a 1.999 AE
 IV classe: consistenza sopra i 2.000 AE
Gli agglomerati sono identificati con un codice alfanumerico formato dalle lettere indicanti AgglomeratiProvincia (AFC) più 4 cifre e da un nome che in genere è ripreso da quello della località interessata (ad
esempio AFC0031-Cesena).
In Provincia di Forlì-Cesena sono stati identificati 395 agglomerati di cui 173 sono serviti da rete
fognaria (di cui 44 di I classe, 67 di II classe, 52 di III classe e 10 di IV classe). Gli agglomerati non
serviti da rete fognaria, ad eccezione di Pioppa (Cesena), sono tutti di consistenza inferiore a 50 abitanti
equivalenti e con distribuzione abitativa simile a quella delle case isolate. Gli agglomerati, in ordine di
codice, sono i seguenti:
Tab. 9 – Elenco agglomerati provvisti di rete fognaria
codice agglomerato
ELENCO AGGLOMERATI PROVVISTI DI RETE FOGNARIA
nome agglomerato
CLASSE
AE
AFC0001
Lago Acquapartita
III
289
AFC0002
Valgianna
III
391
AFC0003
Ensini
I
13
AFC0004
Larciano-Castello
I
20
AFC0005
Castello
II
56
AFC0006
Selvapiana
II
108
AFC0007
Casellina
I
44
AFC0008
Cà di Bianchi
I
28
AFC0009
Bagno di Romagna
IV
7554
AFC0010
San Pietro in Guardiano
II
174
AFC0011
Bracciano
II
108
AFC0012
Polenta
II
103
AFC0013
Collinello
II
185
AFC0014
Borghi
III
448
AFC0015
Castellaro
II
51
AFC0016
Tribola
II
166
AFC0017
Masrola
II
122
AFC0018
San Giovanni in Galilea
II
64
AFC0019
Pieve Salutare
II
157
AFC0020
Gorolo
II
80
AFC0021
Case Scuola Vecchia
II
147
AFC0024
Rio dell'Eremo
III
272
AFC0025
Sant'Andrea in Bagnolo
II
167
AFC0026
San Cristoforo
II
166
AFC0027
Bulgarno'
III
324
AFC0028
Bagnile
II
196
46
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
codice agglomerato
nome agglomerato
CLASSE
AFC0029
Macerone
IV
3553
AFC0030
Aie
II
124
AFC0031
Cesena
IV
95563
AFC0035
Bagnarola
III
1027
AFC0036
Villalta
III
288
AFC0037
Cesenatico
IV
126275
AFC0038
Sala
III
1584
AFC0039
Zotto
I
30
AFC0040
Cusercoli
III
991
AFC0041
Voltre
II
96
AFC0042
Civitella di Romagna
III
1419
AFC0043
Casone di Dovadola
II
179
AFC0045
Dovadola
III
1276
AFC0046
Durazzanino
II
198
AFC0047
Casemurate
III
224
AFC0048
Pievequinta
III
308
AFC0049
Caserma
II
187
AFC0050
Barisano
II
126
AFC0053
Borgo Sisa
I
44
AFC0054
Galeata
III
1735
AFC0055
Strada San Zeno
II
168
AFC0056
Fiumicino di Gatteo
III
328
AFC0057
Longiano
III
1272
AFC0059
Vitignano
II
89
AFC0060
Valdinoce
I
30
AFC0061
Ricò
III
387
AFC0062
Teodorano
II
86
AFC0063
Monte Castello
III
865
AFC0064
San Romano
II
167
AFC0065
Bacciolino
II
133
AFC0066
Linaro
II
158
AFC0067
Mercato Saraceno
IV
8920
AFC0068
Bora Stazione
I
36
AFC0069
Serra
I
31
AFC0070
Tornano
I
22
AFC0071
Osteria di Piavola di Mercato Saraceno
III
280
AFC0073
Bora Bassa
III
743
AFC0074
Cella
I
12
AFC0075
Borgostecchi
II
128
47
AE
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
codice agglomerato
nome agglomerato
AFC0076
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
CLASSE
AE
Ciola
II
55
AFC0077
Modigliana
IV
14932
AFC0078
Castronchino
II
126
AFC0079
Case Francesconi
II
55
AFC0080
Longiano-Ponte Ospedaletto
IV
4133
AFC0081
Montenovo
II
195
AFC0082
Montiano
III
631
AFC0083
Bocconi
II
123
AFC0084
San Benedetto in Alpe
III
233
AFC0085
Portico
III
427
AFC0086
Trivella
II
189
AFC0087
Santa Marina
II
82
AFC0088
San Savino
III
280
AFC0089
Forlì
IV
163820
AFC0090
Tontola
III
311
AFC0091
Premilcuore
III
813
AFC0092
Rocca San Casciano
III
1792
AFC0093
Ardiano
II
50
AFC0094
Sorrivoli
II
118
AFC0095
Monteleone
I
41
AFC0096
Santa Paola
II
141
AFC0097
Diolaguardia
II
156
AFC0098
Gualdo
III
472
AFC0099
Cento
II
140
AFC0100
Roncofreddo
III
1023
AFC0101
San Martino-Verghereto di Mezzo
II
97
AFC0102
Spinello
III
504
AFC0103
Calci
I
29
AFC0104
Camposonaldo
II
75
AFC0105
Corniolo
III
250
AFC0106
Santa Sofia
IV
3059
AFC0107
Isola
II
155
AFC0108
Lago
II
50
AFC0109
Biserno
II
57
AFC0110
Quarto di Sotto
I
48
AFC0111
Turrito di Sotto
II
192
AFC0112
Quarto
II
117
AFC0113
Turrito-Belfiore
I
38
AFC0114
Valbiano
I
40
48
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
codice agglomerato
nome agglomerato
AFC0115
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
CLASSE
AE
Casetta di Campagna
I
36
AFC0116
Sarsina
III
1746
AFC0117
Castel d'Alfero
I
8
AFC0118
Ranchio
III
383
AFC0119
Poggio
I
34
AFC0120
Pieve di Rivoschio
II
60
AFC0121
Savignano sul Rubicone
IV
88205
AFC0122
Sorbano-Mulino
III
230
AFC0123
Bivio Montegelli
III
321
AFC0124
Barbotto
I
43
AFC0125
Ville di Montetiffi
I
45
AFC0126
Bottega Fortuna
I
31
AFC0127
Savignano di Rigo
I
44
AFC0128
Sogliano al Rubicone
III
1035
AFC0129
Montepetra Bassa
I
44
AFC0130
Montepetra Alta
I
25
AFC0131
Curto
II
52
AFC0132
Montetiffi
II
52
AFC0133
Ponte Uso
II
133
AFC0134
Aia Bella
I
22
AFC0135
Rontagnano
II
132
AFC0136
Ca' Domenichino
I
33
AFC0138
Montegelli
II
61
AFC0139
Strigara
III
268
AFC0140
Barberina
I
10
AFC0141
Tredozio
III
1177
AFC0142
Fabbriche
I
13
AFC0143
Montecoronaro
II
88
AFC0144
Alfero
III
739
AFC0145
Mazzi
I
32
AFC0146
Balze
III
833
AFC0147
Riofreddo
III
210
AFC0148
Tavolicci
I
26
AFC0149
Verghereto
III
410
AFC0150
Velle
I
7
AFC0151
Capanne
I
43
AFC0152
Trappola
I
34
AFC0153
Ville di Montecoronaro
II
98
AFC0194
Roversano
II
53
49
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
codice agglomerato
nome agglomerato
CLASSE
AE
AFC0198
Le Aie di Formignano
I
34
AFC0274
Ponte Fantella
I
13
AFC0275
Montecodruzzo
I
24
AFC0279
Felloniche di Roncofreddo
I
33
AFC0316
Lo Stradone
III
682
AFC0317
San Cassiano
II
160
AFC0318
Predappio Alta
II
50
AFC0319
Capannaguzzo Cesena
II
159
AFC0320
Calabrina
II
156
AFC0321
Villa Calabra
III
364
AFC0322
Gattolino
II
189
AFC0323
Case Missiroli
III
301
AFC0324
Calisese
III
1913
AFC0325
Ruffio
III
266
AFC0326
Budrio di Cesena
III
229
AFC0327
Madonna del Fuoco
III
256
AFC0329
Diegaro
III
600
AFC0369
Predappio-Via Lucchina
II
100
AFC0381
Campeggio - Loc Vivaio
I
49
AFC0382
Meldola-Via Gualchiera
III
250
AFC0387
Fiumicello
I
47
AFC0388
Castel dell'Alpe
I
25
AFC0389
Bertinoro centro
III
1451
AFC0390
Poggio
II
198
AFC0391
Somalia
I
49
AFC0392
Durazzo
I
49
AFC0393
Cavalletto
I
49
AFC0394
Maratello
II
100
AFC0395
La Rotta
II
120
Una volta delineata la lista nominativa degli agglomerati presenti nel territorio provinciale e attribuito a
questi la classe derivante dalla consistenza in abitanti equivalenti, il percorso di individuazione degli
agglomerati ha portato alla definizione cartografica degli stessi.
Contestualmente alla perimetrazione degli agglomerati si è provveduto a cartografare le reti fognarie, gli
scarichi e gli impianti presenti, unendo i dati cartacei in possesso della Provincia e quelli resi dal Gestore
del Servizio Idrico Integrato nelle istruttorie di autorizzazione.
Negli allegati cartografici sono riportati tutti gli agglomerati presenti nel territorio provinciale. Nelle carte
sono rappresentati:

gli agglomerati perimetrati e colorati in funzione della classe di appartenenza con etichetta
indicante l’identificativo

le reti fognarie suddivise per tipologia
50
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE

gli impianti suddivisi per tipologia

gli scarichi suddivisi per tipologia

i limiti comunali e provinciali

i corsi d’acqua

i bacini idrografici di riferimento
2.2.2.3
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Reti fognarie
Il territorio della Provincia di Forlì-Cesena è dotato di fognature sia di tipo misto (che raccolgono le
acque nere e quelle meteoriche) sia di tipo nera e bianca (ovvero con la separazione delle acque nere dalle
acque meteoriche).
La percentuale di copertura fognaria è distinta per agglomerato e, per gli agglomerati di consistenza
superiore o uguale a 2.000 AE, il dato viene fornito biennalmente alla Comunità Europea; i dati relativi
alla comunicazione del 2007 sono i seguenti:
AFC0067-Mercato Saraceno:
AE serviti da rete fognaria=92%
AFC0106-Santa Sofia:
AE serviti da rete fognaria=98%
AFC0029-Macerone:
AE serviti da rete fognaria=95%
AFC0080-Longiano-Ponte Ospedaletto:
AE serviti da rete fognaria=100%
AFC0009-Bagno di Romagna:
AE serviti da rete fognaria=98%
AFC0077-Modigliana:
AE serviti da rete fognaria=99%
AFC0121-Savignano sul Rubicone:
AE serviti da rete fognaria=98%
AFC0031-Cesena:
AE serviti da rete fognaria=91%
AFC0037-Cesenatico:
AE serviti da rete fognaria=100%
AFC0089-Forlì:
AE serviti da rete fognaria=98%
Per quanto concerne la copertura della rete fognaria negli agglomerati di consistenza inferiore a 2.000
AE, suddivisa per classi, il dato è il seguente:
AGGLOMERATI DI I CLASSE: AE serviti da rete fognaria=99%
AGGLOMERATI DI II CLASSE: AE serviti da rete fognaria=84%
AGGLOMERATI DI III CLASSE: AE serviti da rete fognaria=95%
La cartografia, unitamente ai dati tabellari relativi agli agglomerati, ha permesso di caratterizzare gli
agglomerati in funzione della copertura di rete fognaria e della tipologia di impianti di depurazione
applicati.
51
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
2.2.2.4
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Trattamenti depurativi
Il territorio è caratterizzato, oltre che per la suddivisione in agglomerati e la copertura di rete fognaria,
anche per la tipologia di trattamenti depurativi presenti.
In generale, suddividendo i dati per classi di agglomerati, il territorio provinciale è coperto nel seguente
modo:

44 agglomerati di I classe, per un totale di 1.048 abitanti equivalenti (residenti + turisti +
industriali in fogna) hanno una copertura fognaria del 99%. Degli abitanti equivalenti serviti da
rete fognaria il 63% è fornito di trattamento depurativo appropriato per la classe di
appartenenza (vasche settiche tipo Imhoff). I restanti abitanti equivalenti che scaricano in rete
fognaria priva di trattamento depurativo appropriato sono dotati di trattamento depurativo
singolo; in particolare, nel territorio ricoperto dai 44 agglomerati, la situazione dettagliata è la
seguente:
⇒
11 scarichi di fognatura tipo “bianca” (circa 1.600 mt di collettori per una copertura di
superficie pari a 51.000 m2)
⇒
3 scarichi da depuratore che servono in totale 195 abitanti equivalenti;
⇒
7 scarichi da fitodepurazione, ossidazione totale, filtri percolatori che servono in totale
872 abitanti equivalenti;
⇒
25 scarichi da vasca tipo Imhoff che servono in totale 1.080 abitanti equivalenti
⇒
13 scarichi da fogna mista che servono in totale 909 abitanti equivalenti forniti di
trattamento singolo
⇒

2 scarichi da scolmatore di pioggia
67 agglomerati di II classe, per un totale di 8.079 abitanti equivalenti (residenti + turisti +
industriali in fogna) hanno una copertura fognaria dell’84%. Degli abitanti equivalenti serviti
da rete fognaria il 59% è fornito di trattamento depurativo appropriato (vasche settiche tipo
Imhoff per i vecchi agglomerati e filtri percolatori, biodischi, impianti ossidazione totali,
fitodepurazione per i nuovi) per la classe di appartenenza. I restanti abitanti equivalenti che
scaricano in rete fognaria priva di trattamento depurativo appropriato sono dotati di trattamento
depurativo singolo e/o il trattamento depurativo finale anche se di classe inferiore a quello
appropriato; in particolare, nel territorio ricoperto dai 67 agglomerati, la situazione dettagliata
è la seguente:
⇒
24 scarichi di fognatura tipo “bianca” (circa 6.590 mt di collettori per una copertura di
superficie pari a 345.550 m2)
⇒
4 scarichi da depuratore che servono in totale 310 abitanti equivalenti;
⇒
4 scarichi da fitodepurazione, ossidazione totale, filtri percolatori che servono in totale
364 abitanti equivalenti;
⇒
46 scarichi da vasca tipo Imhoff che servono in totale 3.374 abitanti equivalenti
52
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
⇒
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
60 scarichi da fogna mista che servono in totale 2.866 abitanti equivalenti forniti di
trattamento singolo
⇒

9 scarichi da scolmatore di pioggia
52 agglomerati di III classe, per un totale di 34.851 abitanti equivalenti (residenti + turisti +
industriali in fogna) hanno una copertura fognaria del 95%. Degli abitanti equivalenti serviti da
rete fognaria il 62% è fornito di trattamento depurativo appropriato (filtri percolatori, biodischi,
impianti ossidazione totale e fitodepurazione) per la classe di appartenenza. I restanti abitanti
equivalenti che scaricano in rete fognaria priva di trattamento depurativo appropriato sono
dotati di trattamento depurativo singolo e/o il trattamento depurativo finale anche se di classe
inferiore a quello appropriato; ; in particolare, nel territorio ricoperto dai 67 agglomerati, la
situazione dettagliata è la seguente:
⇒
96 scarichi di fognatura tipo “bianca” (circa 22.188 mt di collettori per una copertura di
superficie pari a 1.449.660 m2)
⇒
23 scarichi da depuratore che servono in totale 17.335 abitanti equivalenti;
⇒
1 scarichi da fitodepurazione, ossidazione totale, filtri percolatori che servono in totale 39
abitanti equivalenti;
⇒
26 scarichi da vasca tipo Imhoff che servono in totale 3.399 abitanti equivalenti
⇒
78 scarichi da fogna mista che servono in totale 7.352 abitanti equivalenti forniti di
trattamento singolo
⇒

64 scarichi da scolmatore di pioggia
10 agglomerati di IV classe, per un totale di 516.014 abitanti equivalenti (residenti + turisti +
industriali in fogna) hanno una copertura fognaria del 97%. Degli abitanti equivalenti serviti da
rete fognaria il 98% è fornito di trattamento depurativo appropriato (depuratori con trattamento
secondario spinto e trattamento dell’azoto e del fosforo) per la classe di appartenenza. I restanti
abitanti equivalenti che scaricano in rete fognaria priva di trattamento depurativo appropriato
sono dotati di depurativo singolo e/o il trattamento depurativo finale anche se di classe inferiore
a quello appropriato; ; in particolare, nel territorio ricoperto dai 67 agglomerati, la situazione
dettagliata è la seguente:
⇒
444 scarichi di fognatura tipo “bianca” (circa 141.634 mt di collettori per una copertura
di superficie pari a 14.706.331 m2)
⇒
11 scarichi da depuratore che servono in totale 541.049 abitanti equivalenti;
⇒
5 scarichi da vasca tipo Imhoff che servono in totale 337 abitanti equivalenti
⇒
27 scarichi da fogna mista che servono in totale 8.509 abitanti equivalenti forniti di
trattamento singolo
⇒
199 scarichi da scolmatore di pioggia
53
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
2.2.2.5
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Bacini Idrici
Il sistema fognario depurativo incide in 9 bacini idrici e cioè Bevano, Fiumi Uniti, Lamone, Marecchia,
Porto Canale di Cesenatico, Rubicone, Savio, Tevere, Uso e nel Mare Adriatico.
L’incidenza del sistema fognario sui bacini idrici è sintetizzato di seguito:
Tab. 10 – Numero e tipologia di fognature che scaricano nei diversi Bacini Idrici
BACINI IDRICI
BEVANO
FIUMI UNITI
LAMONE
MARECCHIA
PORTO CANALE DI
6
4
2
11
24
15
2
2
1
1
1
1
4
AGGLOMERATI
N°
CL
II
III
IV
I
II
III
IV
I
II
III
IV
III
II
FOGNE BIANCHE
N°
EST. m2
1
16.000
5
51.300
40
2.155.600
/
/
6
90.850
40
710.670
214
6.006.950
/
/
/
/
/
/
/
/
/
/
/
/
DEPURATORI
N°
AE
/
/
1
240
1
1.890
/
/
/
/
11
9.399
4
155.830
/
/
/
/
1
1.167
1
14.729
/
/
/
/
IMHOFF
AE
1
100
1
70
/
/
6
132
23
1.490
9
945
5
337
2
32
1
125
/
/
/
/
1
140
1
172
N°
8
10
4
6
24
11
9
/
/
/
/
3
11
3
45
/
2
20
56
8
3
7
86
/
/
3
12
11
11
2
/
3
/
/
3
1
/
1
3
1
/
1
3
3
3
/
/
/
/
3
6
6
/
19
7
10
/
2
/
2
9
/
1
/
6
/
/
2
32
10
5
9
25
4
6
1
2
/
/
/
/
N°
MISTE
AE
533
273
470
193
828
824
993
/
/
/
/
83
578
SCOLMATORI
N°
AE
/
/
/
/
6
95
/
/
1
/
42
/
105
1.251
/
/
/
/
1
/
/
/
/
/
/
/
CESENATICO
RUBICONE
SAVIO
TEVERE
USO
MARE ADRIATICO
4
3
3
9
14
4
23
15
15
3
2
1
7
9
3
2
I
III
IV
I
II
III
IV
I
II
III
IV
II
III
I
II
III
IV
IV
/
3.208.421
/
32.500
156.100
1.370.500
37.000
51.500
103.990
1.608.100
/
/
14.000
154.700
231.600
196.000
356.760
54
/
269.680
/
/
3.075
90.000
/
10
2.184
8.920
/
400
195
300
870
/
/
/
/
135
295
950
/
943
693
1.203
/
37
/
50
826
/
150
/
1.011
/
/
118
3.213
2.541
326
600
1.883
4.505
209
65
390
/
/
/
/
/
12
/
3
6
26
2
5
14
45
/
/
/
/
1
5
/
/
5.204
/
/
/
4765
/
/
/
13.039
/
/
/
/
/
/
/
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
2.2.2.6
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Determinazione del carico inquinante sversato
La determinazione del carico inquinante sversato si basa sia sulla stima del carico generato dagli abitanti
equivalenti che su dati relativi alle analisi allo scarico dei depuratori.
La stima dei carichi sversati si basa sui dati di letteratura così come riportati nella Relazione Generale al
PTA Regionale, ed in particolare:
-
carico generato per Abitante Equivalente:
60 g/d BOD5
12,33 g/d N
1,84 g/d P
-
carico generato per Abitante Equivalente con depurazione mediante fossa Imhoff (sia
come trattamento singolo che come trattamento applicato alla fognatura prima dello scarico):
45 g/d BOD5
10,48 g/d N
1,66 g/d P
-
carico generato per Abitante Equivalente con depurazione mediante depuratore a fanghi
attivi:
6 g/d BOD5
3,70 g/d N
0,37 g/d P
Il calcolo reale dei carichi sversati, riferiti ai depuratori, è basato sulle analisi periodiche condotte da
ARPA e sul dato di portata annua.
In particolare, nel 2007, i dati rilevati per depuratore sono riportati nelle tabelle seguenti comprensive dei
calcoli di carico all’anno ottenuti nel seguente modo:
Portata (l/anno) x concentrazione allo scarico (g/l)=carico sul corpo recettore
55
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Tab. 11 – Dati di carico sversato per depuratore – anno 2007 – Depuratore di Modigliana
Portata 805.068 mc/anno
BOD5 (mg/l)
Azoto (mg/l)
Fosforo (mg/l)
9,63
7,44
13
8,01
10,03
6,92
1,08
1,37
0,87
1,72
0,58
0,35
Totali (mg/l)
Medie (mg/l)
Carico (t/anno)
19
6
2
14
4
6
3
3
4
61
6,78
5,46
55,03
9,17
7,38
5,97
1
0,81
Nota: dai valori di analisi sono stati tolti i valori in uscita non rilevabili
Tab. 12 – Dati di carico sversato per depuratore – anno 2007 – Depuratore di Pievesestina
Portata 207.672 mc/anno
BOD5 (mg/l)
Azoto (mg/l)
Fosforo (mg/l)
5,31
4,60
6,96
2,84
1,41
5,92
1,25
2,82
2,79
2,85
2,74
2,28
Totali (mg/l)
Medie (mg/l)
Carico (t/anno)
4
9
6
5
8
3
3
38
5,43
1,13
27,04
4,51
0,94
14,73
2,46
0,51
Nota: dai valori di analisi sono stati tolti i valori in uscita non rilevabili
56
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Tab. 13 – Dati di carico sversato per depuratore – anno 2007 – Depuratore di Savignano
Portata 5.106.703 mc/anno
Totali (mg/l)
Medie (mg/l)
Carico (t/anno)
BOD5 (mg/l)
Azoto (mg/l)
Fosforo (mg/l)
20
15
5
2
4
14
14
14
9
11
4
10
9
14
6
5
1
3
8
14,40
9,60
11,20
12,53
13,22
12,69
169
8,89
45,40
73,64
12,27
62,66
0,46
0,22
0,42
0,91
0,10
0,02
0,35
0,15
0,34
0,62
0,53
0,18
0,51
0,44
3,7
1,70
1,15
0,30
0,34
0,17
0,22
0,08
0,20
0,18
13,29
0,55
2,81
Nota: dai valori di analisi sono stati tolti i valori in uscita non rilevabili
57
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Tab. 14 – Dati di carico sversato per depuratore – anno 2007 – Depuratore di Cesenatico
Portata 3.223.194 mc/anno
Totali (mg/l)
Medie (mg/l)
Carico (t/anno)
BOD5 (mg/l)
Azoto (mg/l)
Fosforo (mg/l)
6
4
6
3
14
9
12
10
10
6
2
7
10
12
5
4
3
2
5
2
8,35
8,60
10,92
13,03
9,38
6,64
132
6,60
21,27
56,92
9,49
30,59
0,02
0,32
0,71
0,05
0,36
0,08
0,11
0,21
0,24
0,60
0,78
0,12
0,09
0,18
0,52
0,37
2,1
0,54
0,11
0,14
0,11
0,06
0,15
0,10
8,07
0,34
1,10
Nota: dai valori di analisi sono stati tolti i valori in uscita non rilevabili
58
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Tab. 15 – Dati di carico sversato per depuratore – anno 2007 – Depuratore di Forlì
Portata 13.840.790 mc/anno
Totali (mg/l)
Medie (mg/l)
Carico (t/anno)
BOD5 (mg/l)
Azoto (mg/l)
Fosforo (mg/l)
14
5
5
4
6
15
17
3
5
10
3
5
4
14
3
5
5
2
8
10
7
11
4
8,11
12,90
10,70
14,17
11,04
12,99
69,91
165
7,17
99,24
69,91
11,65
161,25
1,70
1,05
0,40
0,50
0,97
0,14
0,69
0,41
0,54
0,70
0,54
0,62
0,36
0,62
0,54
0,55
0,6
1,18
0,62
1,01
1,04
0,74
0,2
0,50
16,22
0,68
9,41
Nota: dai valori di analisi sono stati tolti i valori in uscita non rilevabili
59
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Tab. 16 – Dati di carico sversato per depuratore – anno 2007 – Depuratore di Pieveacquedotto
Portata 318.392 mc/anno
Totali (mg/l)
Medie (mg/l)
Carico (t/anno)
BOD5 (mg/l)
Azoto (mg/l)
Fosforo (mg/l)
13
5
4
9
7
2
10
3
8
6
7,74
11,90
5,3
5,05
9,68
14,01
67
6,7
2,13
53,68
8,95
2,85
3,15
1,52
5,25
3,63
0,85
2,12
1,18
1,21
1,2
0,13
0,32
0,45
21,01
1,75
0,56
Nota: dai valori di analisi sono stati tolti i valori in uscita non rilevabili
Tab. 17 – Dati di carico sversato per depuratore – anno 2007 – Depuratore di Macerone
Portata 199.998 mc/anno
BOD5 (mg/l)
Azoto (mg/l)
Fosforo (mg/l)
11,5
0,39
Totali (mg/l)
Medie (mg/l)
Carico (t/anno)
8
3
11
5,5
1,10
11,5
11,5
2,30
0,39
0,39
0,08
Nota: dai valori di analisi sono stati tolti i valori in uscita non rilevabili
60
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Tab. 18 – Dati di carico sversato per depuratore – anno 2007 – Depuratore di Cesena
Portata 5.056.318 mc/anno
BOD5 (mg/l)
Azoto (mg/l)
Fosforo (mg/l)
7,33
10,80
4,3
1,08
8,28
8,11
3,99
3,40
0,85
0,17
2,13
1,90
Totali (mg/l)
Medie (mg/l)
Carico (t/anno)
3
8
3
8
10
7
9
4
7
4
9
3
3
2
2
4
3
89
5,24
26,50
39,90
6,65
33,62
12,44
2,07
10,47
Nota: dai valori di analisi sono stati tolti i valori in uscita non rilevabili
La tabella seguente mostra i dati di sintesi dei carichi generati dagli scarichi nei diversi bacini idrici,
tenendo conto sia dei carichi reali che di quelli stimati.
61
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Tab. 19 – Sintesi dei carichi sversati nei diversi bacini idrici, sia reali che stimati, dai diversi tipi di
scarico
DEPURATORI
REALE
BEVANO
FIUMI UNITI
LAMONE
MARECCHIA
N° sc. - AE
STIMATO
IMHOFF
MISTE
STIMATO
STIMATO
2 – 2.130
2 – 2130
2 – 170
22 - 1276
BOD5 (t/a)
1,13
4,66
2,79
20,96
N (t/a)
0,94
2,88
0,65
4,88
P (t/a)
0,51
0,29
0,10
0,77
15 – 165.229
15 – 165.229
43 – 2.904
50 – 2.838
BOD5
105,94
361,85
47,70
46,61
N
170,20
223,14
11,11
10,86
P
11,16
22,31
1,76
1,72
2 – 15.896
2 – 15.896
3 – 157
/
BOD5
5,46
34,81
2,58
/
N
7,38
21,47
0,60
/
P
0,81
2,15
0,10
/
N° sc- AE
/
/
1 – 140
3 – 83
BOD5
/
/
2,30
1,36
N
/
/
0,54
0,32
P
/
/
0,08
0,05
3 – 269.680
3 - 269.680
1 – 172
17 – 1.589
BOD5
48,87
590,6
2,83
26,10
N
66,51
364,20
0,66
6,08
P
11,65
36,42
0,10
0,96
4 – 93.075
4 – 93.075
15 – 1.380
44 – 5.782
BOD5
45,40
203,83
22,67
96,45
N
62,66
125,70
5,28
22,46
P
2,81
12,57
0,84
3,50
N° sc- AE
/
5 – 11.114
36 – 2.839
43 – 7.314
BOD5
/
24,34
46,63
120,13
N
/
15,01
10,86
27,98
P
/
1,50
1,72
4,43
N° sc- AE
/
1 – 400
2 – 37
7 – 274
BOD5
/
0,88
0,61
4,50
N
/
0,54
0,14
1,05
P
/
0,05
0,02
0,17
N° sc- AE
/
9 – 1.365
11 – 876
2 – 390
BOD5
/
2,99
14,39
6,41
N
/
1,84
3,35
1,49
P
/
0,18
0,53
0,24
N° sc- AE
N° sc- AE
PORTO CANALE
DI CESENATICO
RUBICONE
SAVIO
TEVERE
USO
N°sc - AE
N°sc - AE
62
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Dall’analisi dei dati a disposizione si può osservare quanto segue:
1. i carichi inquinanti reali scaricati dai depuratori sono nettamente inferiori a quelli stimati
attraverso dati di letteratura
2. i bacini idrici che risentono maggiormente degli inquinanti prodotti dagli scarichi da depuratore
sono, in ordine, il Porto Canale di Cesenatico, i Fiumi Uniti e il Rubicone (grafici 1, 2, 3)
3. i bacini idrici che risentono maggiormente degli inquinanti prodotti dagli scarichi di fognature
con depurazione attraverso fossa imhoff sono, in ordine, il Savio, i Fiumi Uniti e il Rubicone,
mentre il Porto Canale di Cesenatico ne risente in via residuale (grafici 4, 5, 6, 7)
4. i bacini idrici che risentono maggiormente degli inquinanti prodotti dagli scarichi da fognatura
mista sono, in ordine, il Savio, il Rubicone, i Fiumi Uniti e il Bevano (grafici (8, 9, 10, 11)
5. la somma di tutti i carichi, tenendo conto dei dati reali per quanto riguarda i depuratori, rileva
come i Fiumi Uniti sia il bacino idrico con il più alto valore di pressione, a seguire il Savio, il
Rubicone e il Porto Canale di Cesenatico (Grafico n. 13)
2.2.3
Scaricatori di piena
Il territorio provinciale è caratterizzato da una larga presenza di fognature di tipo misto. In tali reti sono
distribuiti gli scolmatori per garantire la funzionalità del sistema fognario e la sicurezza idraulica in
tempo di pioggia.
La DGR 286/05 definisce gli scolmatori come “manufatti/dispositivi atti a deviare in tempo di pioggia
verso i ricettori finali le portate meteoriche eccedenti le portate nere diluite definite come compatibili con
l’efficienza degli impianti di trattamento delle acque reflue urbane”.
Tali dispositivi scaricano nei corpi ricettori l’eccedenza delle acque reflue urbane oltre il grado di
diluizione pari a 1:3-5 per gli scolmatori distribuiti lungo la rete fognaria e pari a 1:2-4 per gli scolmatori
posizionati in testa all’impianto di depurazione.
I gradi di diluizione permessi per lo scarico in acque superficiali, normati dalla DGR 286/05, si basano
sugli studi di settore che comproverebbero che acque reflue urbane, diluite di 3-5 volte, presenterebbero
parametri inquinanti che rientrano nei limiti imposti dalla normativa vigente.
I carichi inquinanti che incidono negli scarichi da scolmatori derivano non solo dal miscuglio di acque
reflue urbane (acque reflue domestiche ed industriali) ma anche dal dilavamento operato dalle piogge
sulle superfici impermeabili. Di fatto ciò che incide sullo scarico degli scolmatori deriva da due fattori
principali:
1. il numero di abitanti equivalenti e la tipologia di acque reflue industriali allacciati al tratto di
fognatura che recapita allo scolmatore
2. la quantità e la tipologia di superficie impermeabilizzata sottoposta al dilavamento delle acque
meteoriche
I dati in possesso della Provincia si limitano, ad oggi, al solo numero e posizione degli scolmatori. Sono
invece carenti le informazioni in merito alla tipologia, quali-quantitativa, del refluo che recapita nello
63
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
scolmatore stesso e mancano del tutto i dati relativi alle superfici dilavate di pertinenza di ogni singolo
scolmatore.
La carenza di dati è dovuta al fatto che l’obbligo di autorizzazione dello scarico degli scolmatori è stato
introdotto dalla DGR 286/05 che prevedeva, alla sua entrata in vigore, due anni di tempo per l’avvio del
procedimento istruttorio al rilascio dell’autorizzazione allo scarico.
I dati fino ad oggi raccolti hanno reso possibile la creazione di una cartografia dove è indicato il
posizionamento della maggior parte degli scolmatori presenti (cartografia relativa alle reti fognarie e agli
agglomerati).
Per quanto concerne le cifre attorno le quali sarà possibile, in futuro, modellare l’apporto di carichi
inquinanti, queste si riferiscono al numero di scolmatori per bacino idrico di pertinenza e più
precisamente:
-
di 277 scolmatori:
9. scaricano nel bacino idrico Bevano 6 scolmatori
10. scaricano nel bacino idrico Fiumi Uniti 148 scolmatori
11. scaricano nel bacino idrico Lamone 4 scolmatori
12. scaricano nel bacino idrico Porto Canale di Cesenatico 12 scolmatori
13. scaricano nel bacino idrico Rubicone 35 scolmatori
14. scaricano nel bacino idrico Savio 66 scolmatori
15. scaricano nel bacino idrico Uso 6 scolmatori
64
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
2.2.4
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Piano di indirizzo delle acque di prima pioggia
Ai fini della predisposizione del piano di indirizzo delle acque di prima pioggia sono necessari i dati
inerenti lo scarico delle acque meteoriche di dilavamento del territorio provinciale. Tali dati sono
reperibili, oltre che da quanto riportato al punto precedente sugli scolmatori, anche dalle reti di raccolta e
scarico delle acque meteoriche, cd. “reti bianche”. I dati relativi alle reti bianche sono a disposizione della
Provincia e sono riassunti, oltre che nel dettaglio nella tabella relativa alle reti fognarie della Provincia,
nella tabella seguente.
Tab. 19 – Scarichi da fognatura bianca per bacino idrico
Bacini Idrici
N° scarichi
Estensione
Estensione
reti (mt)
superficie scolante
(mq)
BEVANO
FIUMI UNITI
MARE ADRIATICO
PORTO CANALE DI CESENATICO
RUBICONE
SAVIO
USO
46
260
2
48
78
104
37
16.370
33.887
7.872
50.326
15.015
37.762
10.780
2.222.900
6.808.470
356.760
3.208.421
1.559.100
1.800.590
596.300
I dati, una volta completati con quelli relativi agli scolmatori di piena, saranno la base per l’elaborazione
del Piano e l’identificazione delle aree soggette all’obiettivo dato dall’art. 28 delle NTA del Piano
Regionale. Il Piano di Indirizzo deve essere redatto dalla Provincia, che ha competenza per
l’approvazione dello stesso, di concerto con ATO e con la collaborazione del Gestore del SII.
65
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
2.3
2.3.1
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
INQUINAMENTO DA FONTE DIFFUSA
Principali differenze fra la Legge Regionale 24.04.1995 n. 50 e la Delibera
dell’Assemblea Legislativa del 16.01.2007 n. 96)
Nella relazione generale del Piano di Tutela delle Acque approvato dalla Regione Emilia Romagna, si
ritrova la previsione che la Provincia di Forlì-Cesena di doti di specifici Piani d’Azione relativi al
comparto avi-cunicolo, al fine di avere un migliore controllo degli sversati. (Pag 258 relazione generale).
Quanto sopra poiché all’atto dell’approvazione del Piano di Tutela erano ancora in vigore la L.R. 50/95 e
le relative circolari esplicative che disciplinavano la materia dell’utilizzazione agronomica degli effluenti
di allevamento; la normativa non comprendeva però alcune tipologie di effluenti in quanto erano esclusi
gli allevamenti che producevano esclusivamente “letami” .
Nell’aprile 2006 (per cui dopo l’approvazione del Piano di Tutela Regionale) è stato emanato il D.M.
7.4.2006 del Ministero delle Politiche agricole e forestali “ criteri e norme tecniche per la disciplina
regionale dell’utilizzazione agronomica degli effluenti di allevamento”, emanato a seguito di quanto
disposto dall’art. 38 del D.Lgs. 152/99, ora art. 112 del D.lgs. 152/2006.
Successivamente a tale Decreto, la Regione Emilia Romagna, con apposita legge regionale, ha abrogato
la L.R. 50/95 ed emanato la deliberazione dell’Assemblea Legislativa n. 96 del 16.1.2007, cosiddetto
“Piano di Azione Nitrati - P.A.N.- ” che è diventata la nuova disciplina per l’utilizzazione agronomica
degli effluenti di allevamento.
In particolare, oltre a disciplinare le varie fasi della produzione, gestione e spandimento dei reflui
zootecnici, la DA.L. 96/2007 prevede una regolamentazione (che in precedenza non era prevista) per i
“letami”, rendendo così superflua la necessità di procedere con regolamentazioni specifiche da parte delle
Province romagnole.
Poiché si tratta di una innovazione sostanziale rispetto alle normative precedenti, si ritiene opportuno, per
favorire la comprensione, compiere una breve disamina delle innovazioni apportate, mettendo a confronto
la situazione normativa precedente con quella attuale.
66
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
2.3.1.1
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Sistema autorizzativo
Con la L.R. 50/95 erano disciplinati:
•
il sistema autorizzativo degli insediamenti dediti all’attività d’allevamento attraverso il rilascio di
un provvedimento espresso della durata di 4 anni, previa verifica della conformità dell’attività di
spandimento ai carichi massimi ammissibili di azoto preveniente dagli effluenti di allevamento, in
relazione alle caratteristiche e all’ubicazione dei terreni utilizzati
L’attuale quadro normativo prevede che i legali rappresentanti delle aziende agricole con allevamenti,
siano essi ricadenti in Zone Vulnerabili da Nitrati (ZVN) che non, sono tenuti ad avviare un processo di
comunicazione alla Provincia competente per territorio, da rinnovare ogni cinque anni.
Le informazioni da rendere alla Provincia sono sostanzialmente le stesse che dovevano essere fornite ai
sensi della L.R. 50/95, la differenza sostanziale sta nel fatto che anche gli allevamenti che producono
“letami” sono soggetti a tale nuova disciplina, sia per quanto riguarda la produzione che per la gestione e
spandimento dei letami stessi, in precedenza – come già affermato sopra – esclusi dall’applicazione
normativa.
L’innovazione forse maggiore è data dal fatto che non si è più in presenza di un regime giuridico che
prevede l’adozione di una autorizzazione espressa, bensì di una “comunicazione” che produce i suoi
effetti trascorsi 30 giorni dal ricevimento, salvo atti contrari della Provincia.
La comunicazione vale cinque anni e non più quattro come l’autorizzazione precedente.
La nuova normativa regolamenta i “letami” provenienti da allevamenti con produzione superiore a
1000/3000 Kg. di azoto (a seconda che l’allevamento ricada o meno in ZVN) e deregolamenta gli
allevamenti che producono quantità inferiori.
Per dare un ordine di grandezza 1000 Kg. di azoto vengono prodotti da 12 vacche.
2.3.1.2
Detentore
Altra novità di rilievo è rappresentata dall’art. 28 del P.A.N. che detta norme circa la possibilità di cedere
a terzi gli effluenti zootecnici per l’utilizzo agronomico. In particolare, considerato che il processo di
produzione – utilizzazione agronomica, si articola in fasi (stoccaggio, trattamento, trasporto elaborazione
del P.U.A., distribuzione), il detentore è responsabile della corretta attuazione delle fasi non gestite
direttamente dall’allevatore. Il detentore dovrà provvedere a comunicare le informazioni alla Provincia
territorialmente competente ed a produrre la documentazione prevista. Il rapporto tra allevatore e
detentore deve essere formalizzato attraverso la sottoscrizione di apposito contratto fra i contraenti.
Possono essere definiti “detentore” sulla base della definizione di cui sopra, diverse figure professionali
quali: singoli agricoltori, cooperative agricole nonchè i cosiddetti “contoterzisti” che, a fronte di contratto
con l’allevatore, organizzano le operazioni di spandimento ed i connessi adempimenti burocratici.
La nuova figura del “detentore” pertanto contribuisce a individuare con più chiarezza il “responsabile”
delle operazioni di spandimento con conseguente maggiore attenzione alle operazioni stesse, le quali – in
67
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
caso di inosservanza delle norme – saranno direttamente imputabili a chi le ha compiute diversamente da
quanto accadeva in precedenza dove l’unico responsabile rimaneva l’allevatore.
2.3.1.3
Capacita’ di stoccaggio degli effluenti di allevamento e loro caratteristiche
La L.R. 50/95 prevedeva la capacità di deposito (stoccaggio) degli effluenti di allevamento attraverso
l’obbligo per gli insediamenti zootecnici che effettuano l’utilizzazione agronomica, di dotarsi di
contenitori di idonee capacità al fine di garantire l’immagazzinamento degli effluenti stessi nei periodi in
cui è vietata l’applicazione al terreno nonché la loro maturazione e stabilizzazione.
In particolare ed in sintesi, la L.R. 50/95 prevedeva una capacità di stoccaggio atta a contenere i liquami
prodotti in 180 giorni per quanto riguarda gli allevamenti con produzione maggiore di 500 mc/anno e per
quelli con produzione minore di 500 mc/anno uno stoccaggio di 90 giorni.
La nuova normativa prevede 180 giorni di stoccaggio per gli allevamenti situati in ZVN e 120 giorni per
gli allevamenti fuori dalla ZVN.
Per cui il discrimine non è più la quantità di liquame prodotto, che discende direttamente dalla
dimensione aziendale, bensì dall’ubicazione dell’allevamento.
Mentre per quanto riguarda lo spandimento i letami restavano fuori dalla normativa precedente, lo
stoccaggio era invece già previsto in 90 giorni e tale periodo è rimasto nella nuova normativa.
Per gli allevamenti esclusi dal campo di applicazione della nuova normativa circa gli spandimenti (meno
di 1.000 Kg. di azoto/anno) è prevista una capacità di stoccaggio in relazione alle disposizioni locali e
comunque in modo da non costituire pericolo per la salute e l’incolumità pubblica, senza prevedere
tassativamente uno stoccaggio minimo.
Restano invariate le caratteristiche dei contenitori.
68
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
2.3.1.4
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Zone vulnerabili
Le Zone Vulnerabili da Nitrati di origine zootecnica restano invariate rispetto alla delimitazione
precedente e comprendono le aree del territorio regionale nelle quali, per le caratteristiche idrogeologiche
degli acquiferi vi è il rischio di inquinamento delle acque sotterranee, dovuto all’utilizzazione
agronomica, degli effluenti di allevamento e di altri fertilizzanti azotati, tenuto conto dei valori di
concentrazione dei nitrati nelle acque sotterranee desunti dalla rete di monitoraggio.
2.3.1.5
Produzione di azoto delle specie zootecniche
Sia la normativa precedente che quella attuale prevedono il rispetto delle dosi massime di azoto
distribuibili per ettaro e per anno di 170 Kg. nelle zone vulnerabili e 340 Kg. nelle zone non vulnerabili.
La novità introdotta riguarda in particolare i parametri di produzione di azoto delle singole specie
zootecniche.
Mentre per quanto riguarda il settore suinicolo la produzione di azoto presente negli effluenti resta
invariata, per quanto riguarda gli effluenti bovini e avicoli si ha un notevole incremento.
Tale modifica dei parametri, resa necessaria al fine di uniformare l’applicazione della direttiva europea
91/676/CE, a fronte di uguali quantità di liquami e letami prodotti, genera un carico azotato notevolmente
superiore a cui ogni singolo allevamento deve far fronte mediante trattamenti aziendali o reperimento di
nuovi terreni per lo spandimento.
2.3.1.6
Fasce tampone
La protezione delle acque superficiali e sotterranee dall’inquinamento da nitrati di origine agricola
prevede la attivazione di una serie di misure atte a prevenire o mitigarne gli effetti.
Una di tali misure è costituita dalla realizzazione e dal mantenimento lungo le aste dei corsi d’acqua
(naturali o artificiali) di aree vegetate ad andamento parallelo alle zone ripariali, sulle quali non vengano
distribuiti fertilizzanti.
L’allegato II della direttiva 91/676 prevede tra le misure principali dei codici di buona pratica agricola
limitazioni alla distribuzione di fertilizzanti sui terreni adiacenti ai corsi d’acqua e tra le misure accessorie
il mantenimento di un quantitativo minimo di copertura vegetale destinata ad assorbire dal terreno l’azoto
che altrimenti potrebbe inquinare le acque.
69
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
2.3.1.7
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Piani di utilizzazione agronomica
La L.R. 50/95 prevedeva in limitati casi la necessità di redigere un Piano di Utilizzazione Agronomica.
La nuova normativa invece prevede la compilazione del P.U.A. nei seguenti casi:
-
allevamenti soggetti al D.Lgs. 59/2005 (A.I.A.)
-
allevamenti con oltre 500 capi di bestiame adulto (U.B.A.)
-
allevamenti con terreni ubicati in zona vulnerabile e produzione di azoto superiore a 6000
Kg./anno.
Il P.U.A. è un documento tecnico che, nel verificare le esigenze di ogni singola coltura, determina il
quantitativo di effluente zootecnico da apportare (comunque per non oltre 170 Kg./Ha/anno di azoto nelle
zone vulnerabili) e l’eventuale ulteriore quota di fertilizzante chimico.
La maggior parte degli insediamenti che devono dotarsi di P.U.A. sono quelli soggetti al D.Lgs. 59/2005 e
per questi insediamenti la Provincia è in possesso dei documenti diversamente da quanto accade per
coloro i quali, pur essendo soggetti alla predisposizione del P.U.A. non devono trasmetterlo alla
Provincia, prevedendo la norma che tale documento sia conservato in azienda ed esibito agli organi di
controllo.
2.3.1.8
Periodi di divieto di applicazione degli effluenti di allevamento (divieti temporali e divieti
spaziali)
divieti temporali
Le limitazioni delle applicazioni degli effluenti sul suolo agricolo sono state stabilite in relazione
alle condizioni climatiche ed alle precipitazioni durante il corso dell’anno. La L.R. 50/95 stabiliva
il divieto unicamente per i liquami dal 15 dicembre al 28 febbraio di ogni anno. Restavano
quindi esclusi dal divieto di applicazione i letami e materiali ad essi assimilati.
La nuova normativa prevede il divieto per tutti gli effluenti di allevamento, sia in ZVN che fuori,
dal 1 novembre al 31 gennaio, con una espansione ulteriore del periodo di divieto per i liquami e
per le deiezioni avi-cunicole essiccate in ZVN fino al 28 febbraio.
Si assiste pertanto ad un aumento del periodo di divieto di 45 giorni all’inizio e ad un
diminuzione di 28 giorni al termine. Tale diminuzione non vale per i liquami in ZVN che hanno
pertanto una limitazione dal 1 novembre al 28 febbraio.
Per quanto riguarda le altre tipologie di letame, anche se gli spandimenti sono ricadenti in ZVN,
il divieto si ferma il 31 gennaio.
Così come in precedenza, le Province, in presenza di condizioni meteo climatiche favorevoli,
possono sospendere il divieto.
70
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Divieti spaziali
Le zone di divieto specificamente indicate sia nella normativa precedente che in quella attuale,
sono ampiamente comprese nelle zone di tutela individuate dal P.T.C.P. della Provincia di ForlìCesena.
Oltre alle zone di tutela dei corpi idrici superficiali e sotterranei già individuate dal P.T.C.P. (che
non vengono modificate dalla delimitazione spaziale delle zone di protezione di cui alla Sezione
IV del presente Piano) sono previsti ulteriori vincoli e divieti, ad esempio, negli ambiti agricoli
periurbani, delle zone di cava, nelle zone boschive, nelle zone calanchive, ecc.
Sia la L.R. 50/95 che il P.A.N. prevedono limitazioni in funzione della pendenza dei terreni di
spandimento. In particolare il P.A.N. prevede la possibilità di effettuare spandimenti su terreni
con pendenza sino al 20% se in zone vulnerabili e 30% in zone non vulnerabili; oltre tali
pendenze non è preclusa la possibilità di effettuare lo spandimento, ma devono essere adottati
accorgimenti specifici.
2.3.1.9
Cumuli a piè di campo.
La L.R. 50/95 e le circolari applicative, prevedevano la possibilità di realizzare cumuli a pie’ di campo
con le seguenti modalità:
1. maturazione: il letame deve essere maturato 90 giorni in platea
2. ruscellamento: dovrà essere evitato la formazione di liquidi di sgrondo con la realizzazione di un
solco perimetrale
3. distanza: sono previste distanze da corsi d’acqua e strade
4. due annate:il cumulo non può essere ripetuto sullo stesso appezzamento ogni anno
5. permanenza: il cumulo non può restare in campo per più di sei mesi
L’accumulo temporaneo del letame a pie’ di campo anche su terreno nudo, non si configurava come
stoccaggio e rientrava nella normale pratica agronomica.
L’attuale normativa prevede, analogamente alla precedente, adeguata maturazione, divieto di
ruscellamento dei percolati e la distanza minima dai corsi d’acqua. Continua a non essere considerato
stoccaggio ed a rientrare nella normale pratica agronomica.
La novità introdotta riguarda il tempo di permanenza del cumulo a pie’ di campo che è pari a 90 giorni
per i letami con una specifica particolare per le lettiere avicole che possono restare in cumulo sino a 270
giorni, purchè coperte con idoneo telo.
Inoltre il cumulo può essere ripetuto ogni anno, diversamente dalla normativa precedente.
2.3.1.10
Documento di trasporto e Registro spandimenti
Prima dell’emanazione della D.A.L. 96/07, il susseguirsi di produzione normativa non rendeva
particolarmente chiaro quali leggi fossero da prendere a riferimento in merito al trasporto degli effluenti:
71
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
la L.R. 50/95 citava il DPR 915/82 il quale è stato abrogato dal D.Lgs. 22 del 5.2.1997 che elencava fra le
esclusioni dal campo di applicazione della normativa sui rifiuti le materie fecali.
Ciò ha generato notevoli problemi interpretativi e contenziosi con le forze dell’ordine.
L’attuale normativa chiarisce che il trasporto degli effluenti zootecnici, finalizzati all’utilizzazione
agronomica, non è assoggettato alle disposizioni di cui al D.Lgs. 22/97 (ora D.Lgs. 152/2006) né al Reg.
1774/2002.
La nuova normativa prevede che il trasporto degli effluenti zootecnici tramite la rete viaria pubblica sia
accompagnata da tutte le informazioni atte a identificare l’azienda produttrice, quella ricevente, il
quantitativo di effluente trasportato e l’identificazione del mezzo utilizzato nonché gli estremi della
comunicazione o dell’A.I.A. qualora dovuta.
Per quanto riguarda il registro degli spandimenti, la L.R. 50/95 ne prevedeva la tenuta ed una successiva
circolare regionale specificava che tale registro doveva essere aggiornato entro 48 ore dall’avvenuto
spandimento. Tutto ciò solo per i liquami.
Attualmente la norma prevede la tenuta di analogo registro con obbligo di registrazione entro 10 giorni
dalla distribuzione.
2.3.1.11
Considerazioni conclusive
Novità di rilievo è costituita dall’esclusione dal campo di applicazione per gli allevamenti che producono
meno di 1000/3000 Kg. di azoto all’anno, a seconda della collocazione o meno in Zona Vulnerabile.
1.000 Kg. di azoto vengono prodotti da circa 12 UBA (unità bovine adulte), 2.000 galline e 4.000 polli a
terra.
Esempi di effluenti attualmente compresi (in precedenza esclusi) sono le polline di polli allevati a terra e
le polline prodotte da galline ovaiole in gabbia con nastri di essiccazione.
Si può affermare che, per la realtà della provincia di Forlì-Cesena, è certamente più cautelativo dal punto
di vista ambientale il fatto che gli allevamenti avicoli devono effettuare la “comunicazione” citata nella
relazione e rispettare le norme, rispetto al fatto che non sono più soggetti alle procedure burocratiche,
sostanzialmente, gli allevamenti di bovini.
Quanto sopra per l’elevato numero di allevamenti avicoli (il 25% della produzione nazionale del settore è
concentrato nella nostra provincia dove vengono prodotti: 70 milioni di polli, 2,5 milioni di tacchini, 3
milioni di galline ovaiole), in secondo luogo poiché il tipo di refluo prodotto dal settore avicolo ha una
maggiore concentrazione di azoto e conseguentemente può creare maggiori problemi alle falde,
diversamente da quanto avviene con il letame bovino che apporta prevalentemente sostanza organica ed
ha un basso tenore di azoto, con conseguente minore probabilità di rilascio nelle falde.
Da ultimo è necessario considerare che, nella stragrande maggioranza dei casi, gli allevamenti bovini
sono in stretta connessione funzionale con i terreni poiché i bovini sono alimentati da foraggi provenienti
dagli stessi terreni sui quali viene distribuito il letame prodotto o sul quale gli stessi bovini sono al
pascolo.
72
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Per quanto riguarda invece gli allevamenti avicoli, spesso, non si è in presenza di connessione funzionale
con il terreno, bensì si è in presenza di allevamenti intensivi che danno luogo ad una produzione di
pollina e conseguentemente di azoto, difficilmente gestibile ad uso agronomico, in considerazione
dell’elevata superficie che sarebbe necessaria e del fatto che non è economicamente sostenibile il
trasporto dei reflui zootecnici per lunghi tratti su terreni di estensione limitata.
Emerge inoltre che la produzione di azoto di provenienza zootecnica della provincia di Forlì-Cesena è
superiore al fabbisogno delle colture presenti.
Quanto sopra è facilmente riscontrabile in quanto è attualmente in corso di stesura un apposito accordo di
programma fra la Provincia di Forlì-Cesena, la Regione Emilia Romagna e le associazioni di categoria in
rappresentanza degli allevatori, per la realizzazione di impianti di valorizzazione della pollina prodotta
(compostaggio, biogas, gassificazione, pirolisi).
73
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
2.3.2
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Apporti al suolo di origine antropica
Per effettuare la stima dei carichi inquinanti provenienti dai suoli, a seguito di apporti naturali ed antropici
di sostanze organiche e nutrienti, si è tenuto conto delle colture prevalenti nei territori di pertinenza dei
singoli bacini, dei relativi fabbisogni di fertilizzanti chimici, nonché dell’azoto, fosforo e BOD derivanti
dalle pratiche di spandimento di effluenti zootecnici e fanghi di depurazione, definiti a partire dai volumi
di effluenti prodotti e dalla localizzazione delle aree di spandimento autorizzate. La stima dei carichi
sversati è stata determinata tramite l’utilizzo di una procedura di regionalizzazione.
Una volta definiti i vari termini in cui possono essere distinti gli apporti ai suoli agricoli a seguito delle
usuali pratiche agronomiche, è possibile pervenire al totale complessivo sommando i singoli contributi.
Nell’immagine seguente si riporta lo schema della metodologia che si è seguita per stimare le
disponibilità di azoto e fosforo dell’insieme delle pratiche agro-zootecniche effettuate in provincia.
Zootecnia
Fertilizzanti chimici
Apporti complessivi
Fanghi di depurazione
74
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
2.3.2.1
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Stima delle necessità colturali
Nello schema che segue si sintetizza il percorso che si è seguito per stimare le necessità di azoto e fosforo
dall’insieme delle varie colture praticate nel territorio provinciale.
Superfici colturali
Rese colturali
Asportazioni teoriche
Fissazione atmosferica
Da apportare
Mineralizzazione suolo Efficienze colturali
Sulla base di tale schema, possono essere evidenziati i seguenti passaggi metodologici:
1. Sono stati raccolti i dati sulle estensioni delle colture praticate in ciascun comune della provincia,
prendendo come riferimento il Censimento Istat del 2000 del settore agro-zootecnico.
2. Si è quindi fatto ricorso ai dati congiunturali Istat dell’anno 2004, al fine di aggiornare le
superfici destinate alle varie colture. Confrontando le superfici (su base provinciale) di ciascuna
coltura del 2000 con le corrispondenti del 2004, si sono definite le percentuali di diminuzione o
di incremento. Per poche colture non si è reperito il dato del 2004 e per esse si è riproposta la
medesima superficie rilevata nel 2000. Le percentuali di diminuzione o di incremento così
individuate, sono state applicate a ciascun comune della provincia. Si è così ottenuta una stima
della superficie di ciascuna coltura per ogni comune aggiornata all’anno 2004.
3. Sono state individuate le rese, espresse in tonnellate per unità di superficie, delle varie colture in
corrispondenza delle cosiddette regioni agrarie, che rappresentano porzioni di territorio nelle
quali, per motivi legati all’altimetria, al regime climatico, ecc. si possono ottenere produzioni con
rese sufficientemente omogenee.
4. Sulla base di dati agronomici relativi alle quantità di nutrienti asportati teoricamente dalle piante
per sviluppare le proprie funzioni vegetative, espresse in chilogrammi di azoto e fosforo per
tonnellata di prodotto, si sono determinati i quantitativi complessivi prelevati dal sistema
circostante da parte delle piante.
75
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
1. Si è stimato quanto occorre apportare alle colture per ottenere le rese richieste, tenendo conto di tre
aspetti:
➢ tutte le colture possono fare affidamento su un certo pool di sostanze nutrienti presenti
naturalmente nel terreno;
➢ una serie di colture, l’erba medica innanzitutto, non necessita di apporti esterni (in questo caso di
azoto) dal momento che esse stesse sono in grado di fissare l’azoto atmosferico;
➢ esiste una sorta di efficienza delle piante nell’asportare effettivamente le sostanze nutritive, per
cui risulta necessario apportare una quota parte aggiuntiva di nutrienti rispetto all’asportato
teorico.
Da queste considerazioni si è quindi dedotto la quota parte di nutrienti da apportare dall’esterno ai fini di
una resa ottimale delle varie colture.
Nei paragrafi successivi si riportano i risultati numerici ottenuti dall’applicazione di questa metodologia.
76
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
2.3.2.1.1
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Estensioni colturali
Sono stati utilizzati ed elaborati i dati comunali del Censimento 2000 Istat dell’agricoltura aggiornati al
2004 (come indicato nel precedente paragrafo al punto 2) ed allo scopo di ridurre la notevole
disaggregazione colturale si è dedotta la seguente articolazione.
Tabella 20 - Classi colturali di riferimento ottenute dalla disaggregazione dell’Istat
Classi colturali
Mais
Frumento
Orzo
Sorgo
Patata
Barbabietola
Girasole
Soia
Pomodoro
Ortive
Erba medica
Erbai
Altri seminativi – cereali
Vite e Olivo
Fruttiferi
Prati e pascoli
Pioppete
Boschi
Altra superficie
Colture ISTAT
Granoturco
Frumento tenero e spelta
Frumento duro
Orzo
Altri cereali
Patata
Barbabietola da zucchero
Piante da semi oleosi
di cui girasole
Piante da semi oleosi
di cui soia
Ortive in pieno campo
di cui pomodoro industriale
Ortive in pieno campo
sottratte del pomodoro
Ortive orti stabili/industriali
Ortive protette
Orti familiari
Prati avvicendati
Erbai
Riso
Legumi secchi
Altre piante industriali
Totale fiori
Piante sarchiate da foraggio
Sementi e piantine
Vite
Olivo
Totale fruttiferi
Vivai
Altre legnose agrarie
Totale prati permanenti e pascoli
Pioppete
Totale boschi
Superficie agricola non utilizzata
Altra superficie
I risultati di questa diversa aggregazione delle colture sono riportati a livello comunale nella tabella
seguente (Tabella 2).
77
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Tabella 21 - Estensione delle diverse classi colturali di riferimento a livello comunale
Bagno di R.
Bertinoro
Borghi
(ha)
(ha)
(ha)
Castrocaro
Terme
(ha)
Mais
0,43
24,93
122,44
Frumento
465,13
844,05
Orzo
201,59
115,25
Sorgo
19,16
Patata
Cesena
Cesenatico
Civitella
Dovadola
Forlì
Forlimpopoli
Galeata
Gambettola
Gatteo
Longiano
(ha)
(ha)
(ha)
(ha)
(ha)
(ha)
(ha)
(ha)
(ha)
(ha)
(ha)
6,56
34,03
80,74
11,79
7,90
196,01
3,06
0,72
1,41
20,49
50,73
23,11
523,86
453,30
2156,54
655,43
521,42
76,84
2969,35
463,93
159,64
85,40
253,35
503,85
1013,57
106,16
124,53
472,14
81,67
173,83
60,83
263,51
61,15
70,64
10,94
22,39
65,04
306,56
31,82
14,38
21,53
187,56
43,53
43,04
31,42
264,29
36,67
26,12
14,24
15,90
42,48
73,73
19,91
0,59
0,00
1,21
47,27
108,67
0,59
0,00
30,07
3,00
2,81
13,67
62,09
2,07
4,47
Barbabietola
0,04
173,71
66,49
3,52
600,62
99,35
17,61
6,74
814,90
101,92
0,00
18,51
107,05
57,06
16,02
Girasole
2,44
10,33
84,47
42,32
30,10
1,95
1,83
31,91
15,18
1,16
7,31
0,91
4,11
28,31
24,70
Soia
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
Pomodoro
0,29
5,07
1,10
0,00
74,10
3,47
0,00
0,00
48,87
0,06
0,00
7,15
2,75
0,97
0,58
Ortive
15,09
72,54
113,25
22,84
1356,89
550,22
13,97
1,68
368,73
69,06
9,47
132,12
185,73
142,40
53,05
Erba medica
2165,47
907,62
366,67
692,20
2044,02
404,55
2295,99
278,82
1887,53
621,09
654,30
21,38
60,84
586,49
1920,85
Erbai
0,00
10,68
0,00
6,25
3,23
0,00
80,02
0,00
42,19
1,15
15,39
0,00
0,58
1,35
10,66
Altri seminativi - cereali
3,73
124,92
6,20
9,59
665,64
221,51
53,98
32,94
421,89
43,45
11,41
16,02
18,77
3,65
18,75
Vite e Olivo
2,39
813,26
235,46
377,41
1263,66
54,54
148,91
80,80
2246,13
155,85
69,93
13,38
23,21
235,05
21,45
Fruttiferi
177,28
419,20
131,36
236,64
5174,06
234,89
185,56
85,32
3759,55
353,01
58,50
94,85
57,08
690,28
224,08
Prati e pascoli
2147,18
112,25
133,36
163,88
393,39
11,44
1094,63
170,50
259,87
23,83
774,45
10,61
12,84
18,72
246,12
Pioppete
0,00
4,07
6,30
3,65
17,48
0,00
0,00
1,00
8,22
7,50
0,00
0,00
0,00
0,85
0,00
Boschi
4086,11
279,82
180,78
293,70
1350,69
3,58
3416,20
139,13
345,17
27,43
1645,80
0,43
0,05
496,72
394,95
Classi di colture
Meldola
Altra superficie
636,36
526,30
462,15
513,34
2723,61
347,62
1036,24
1008,34
1802,12
211,68
375,78
80,16
92,69
1711,28
957,50
Somma colture
5220,14
3670,28
1911,50
2165,44
14520,73
2551,96
4643,18
866,71
13596,27
1945,89
1860,68
440,59
847,17
2429,31
3957,70
78
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Mercato S.
Modigliana
Montiano
Portico
Predappio
Premilcuore
Rocca SC
Roncofreddo
San Mauro P
Santa S
Sarsina
Savignano
Sogliano
Tredozio
(ha)
(ha)
(ha)
(ha)
(ha)
(ha)
(ha)
(ha)
(ha)
(ha)
(ha)
(ha)
(ha)
(ha)
(ha)
Mais
4,31
12,46
0,43
0,65
78,33
0,00
0,00
5,07
3,92
4,36
12,06
9,15
5,22
0,00
0,00
Frumento
489,97
305,27
15,41
21,59
438,18
161,37
290,34
130,59
304,62
535,53
425,09
355,15
392,85
123,34
75,06
Orzo
450,08
178,89
5,91
28,58
296,58
50,38
190,99
79,43
28,98
176,07
216,40
37,89
350,61
101,34
71,63
Sorgo
23,96
25,70
0,77
2,58
80,05
19,83
7,37
28,17
3,90
23,22
60,93
4,71
44,29
6,82
1,81
Patata
0,59
0,00
0,10
0,00
0,44
0,00
0,07
0,00
61,58
13,80
0,83
44,89
0,00
0,00
7,14
Barbabietola
3,69
9,15
5,32
0,00
8,60
1,97
0,00
15,40
35,61
0,00
14,73
117,91
4,10
0,00
0,00
Girasole
43,74
35,48
3,50
10,67
82,04
0,00
52,99
25,17
0,00
12,19
2,99
8,59
56,81
28,80
0,00
Soia
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
Pomodoro
0,00
0,00
2,32
0,00
0,00
0,00
0,23
0,00
2,55
0,00
0,00
1,46
0,12
0,00
0,00
Ortive
18,83
9,59
21,32
4,86
20,13
1,11
3,37
53,29
621,78
10,17
17,19
197,91
15,81
0,25
3,36
Erba medica
2398,19
985,47
16,50
418,16
992,54
456,80
923,67
837,91
39,92
1388,67
1339,53
107,57
1763,83
724,94
698,52
Classi di colture
Verghereto
Erbai
1,64
0,00
0,00
0,00
2,31
0,00
0,00
1,79
0,58
0,00
0,00
4,42
13,54
0,00
0,00
Altri seminativi - cereali
40,06
11,50
0,13
2,81
11,14
0,00
26,86
18,54
13,64
24,00
22,40
62,79
24,43
46,80
0,50
Vite e Olivo
99,96
476,68
106,26
1,58
435,57
6,05
39,61
389,04
43,60
0,81
39,99
123,03
83,44
48,80
0,00
Fruttiferi
73,51
308,68
387,75
28,11
204,94
38,85
38,02
696,16
53,97
74,94
96,34
160,13
41,29
92,33
49,64
Prati e pascoli
367,85
614,96
0,00
448,35
562,85
1385,66
294,81
291,97
5,22
1174,10
198,79
12,38
1365,60
516,97
1983,16
Pioppete
1,00
12,26
0,70
0,20
2,10
0,00
0,00
3,05
0,15
0,00
0,02
0,00
0,05
0,00
0,00
Boschi
1479,33
2451,61
41,23
1774,48
2229,07
1409,04
1358,65
919,43
4,93
3419,04
2753,89
14,99
1081,46
1715,66
2686,64
Altra superficie
1010,50
1160,87
101,21
159,71
815,15
159,50
677,07
758,34
79,01
399,07
517,19
171,65
1302,46
869,98
486,58
Somma colture
4017,37
2986,08
566,44
968,13
3215,80
2122,02
1868,32
2575,57
1220,02
3437,84
2447,28
1248,00
4162,00
1690,39
2890,81
79
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
2.3.2.1.2
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Regioni agrarie e rese colturali
Come visto in precedenza la stima di quanto le singole colture asportano dall’ambiente circostante, in
termini di azoto e fosforo, dipende essenzialmente dalla resa, ovvero dalla quantità di prodotto per unità
di superficie coltivata. La resa di una coltura non è però omogeneamente distribuita sul territorio, ma
presenta delle differenze legate essenzialmente all’altimetria, all’andamento climatico locale, ecc.
Questa diversificazione può essere tenuta in conto dall’introduzione delle regioni agrarie, le quali
risultano composte dall’aggregazione di gruppi di comuni nei quali la produzione agronomica può
ritenersi abbastanza omogenea.
In provincia di Forlì-Cesena le regioni agrarie sono 4 e vengono elencate nella Tabella 3 con i comuni in
cui sono presenti.
Tabella 22 – Regioni agrarie della provincia
ID
Regione agraria
Comuni
39 Montagna del
Bagno di
Savio, del Bidente Romagna
e del Montone
Portico e San
Benedetto
Premilcuore
Santa Sofia
Verghereto
Galeata
Meldola
40 Colline del
Montone e del
Bidente
Castrocaro Terme Civitella di
e Terra del Sole
Romagna
Dovadola
Modigliana
Predappio
Rocca San
Casciano
41
Borghi
Mercato
Saraceno
Montiano
Roncofreddo
Sarsina
Bertinoro
Cesena
Cesenatico
Forli'
Forlimpopoli
Gambettola
Gatteo
Longiano
San Mauro
Pascoli
Savignano sul
Rubicone
Colline del Savio
Tredozio
Sogliano al
Rubicone
42
Pianura di Forli'
Nella tabella seguente (Tabella 4) sono riportate le rese medie, espresse in q/ha/y, delle varie colture
considerate nelle regioni agrarie provinciali.
80
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Tabella 23 – Rese medie espresse in q/ha/y, delle varie colture considerate nelle regioni agrarie provinciali
Regione
agrara
39
40
41
42
Media
Mais
Frumento
Orzo
Sorgo
Patata
Barbabiet Girasole
ola
Soia
Pomodoro
Ortive
Erba
medica
Erbai
(q/ha/y) (q/ha/y) (q/ha/y) (q/ha/y) (q/ha/y) (q/ha/y) (q/ha/y) (q/ha/y) (q/ha/y) (q/ha/y) (q/ha/y) (q/ha/y)
65
40
39
64
270
375
22
30
400
282
100
100
66
44
42
70
280
415
25
32
400
255
100
100
65
45
43
70
280
410
25
31
400
255
100
100
85
55
53
85
320
430
27
35
400
280
100
100
70,25
46
44,25
72,25
287,5
407,5
24,75
32
400
268
100
100
81
Altri
Vite e Fruttiferi Prati e Pioppete Boschi Altra sup.
seminativi Olivo
pascoli
- cereali
(q/ha/y) (q/ha/y) (q/ha/y) (q/ha/y) (q/ha/y) (q/ha/y) (q/ha/y)
40
88
131
80
1000
1000
15
40
100
133
80
1000
1000
15
40
100
130
80
1000
1000
15
40
119
162
80
1000
1000
15
40
101,75
139
80
1000
1000
15
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Nel percorso metodologico impostato per arrivare a definire gli apporti di nutrienti necessari per garantire
le previste rese colturali, un risultato significativo risulta essere quello relativo alla stima di quanto azoto
e fosforo il sistema colturale dovrebbe “prelevare” dall’ambiente circostante per sostenere i propri
processi vegetativi.
Nella tabella seguente sono riportate le informazioni relative ai quantitativi, per unità di prodotto, di
nutrienti asportati dalle singole colture.
Tabella 24 – Azoto e fosforo asportati, annualmente, per tonnellata di prodotto
Azoto Fosforo
Classi di colture
Mais
Frumento
Orzo
Sorgo
Patata
Barbabietola
Girasole
Soia
Pomodoro
Ortive
Erba medica
Erbai
Altri seminativi cereali
Vite e Olivo
Fruttiferi
Prati e pascoli
Pioppete
Boschi
Altra superficie
(kg/t)
(kg/t)
22,20
24,60
21,00
25,80
4,00
2,70
50,00
85,00
2,50
7,00
27,00
22,00
4,00
4,00
4,20
3,00
0,73
0,40
8,20
8,60
0,43
1,00
2,60
2,80
10,00
6,80
5,00
10,00
0,30
0,15
0,10
1,00
0,60
1,20
2,00
0,13
0,06
0,04
A questo punto, partendo dall’estensione dei vari gruppi colturali considerati, dalle diverse rese
diversificate lungo il territorio provinciale e considerando i coefficienti unitari di asportazione, si perviene
alla stima delle quantità di azoto e fosforo utilizzate dalle colture per realizzare le produzioni definite.
I risultati a livello provinciale e a livello di singola coltura sono riportati nella tabella seguente.
82
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Tabella 25 – Azoto e fosforo asportati annualmente dalle colture
Superficie Resa media
Colture
Mais
Frumento
Orzo
Sorgo
Patata
Barbabietola
Girasole
Soia
Pomodoro
Ortive
Erba medica
Erbai
Altri seminativi cereali
Vite e Olivo
Fruttiferi
Prati e pascoli
Pioppete
Boschi
Altra superficie
Totale provinciale
(ha)
720,32
15210,00
4400,00
1200,00
425,86
2300,00
650,00
0,00
151,10
4106,00
28000,00
195,77
(q/ha/y)
70,25
46
44,25
72,25
287,5
407,5
24,75
32
400
268
100
100
1958,05
7635,85
14226,31
14795,73
68,60
36000,00
21153,48
96043,60
40
101,75
139
80
1.000
1.000
15
Asportazione
Azoto
Fosforo
(kg/y)
(kg/y)
112.338
20.241
1.721.164 279.864
408.870
81.774
223.686
26.010
48.974
8.938
253.058
37.490
80.438
13.192
0
0
15.110
2.599
770.286
110.041
7.560.000 728.000
43.069
5.482
78.322
528.325
988.729
1.183.658
2.058
540.000
3.173
14.561.256
7.832
46.617
237.295
236.732
892
216.000
1.269
2.060.267
Quantitativi teorici di nutrienti da asportare
Nel punto precedente si sono definiti i quantitativi di azoto e fosforo che le varie colture prelevano, in
linea teorica, dall’ambiente circostante, al fine di garantire le varie rese riscontrate nelle diverse regioni
agrarie.
La stima di quanto azoto e fosforo occorre apportare artificialmente per soddisfare le necessità delle
piante deve tenere conto di una serie di fattori riconducibili essenzialmente a queste considerazioni:
➢ alcune colture, significative per la diffusione a livello provinciale, come l’erba medica non
richiedono apporti artificiali di azoto dal momento che la loro fonte di alimentazione è l’azoto
atmosferico;
➢ una parte di azoto e di fosforo è già presente naturalmente nel suolo per mineralizzazione. Con
questo termine si intendono i nutrienti mineralizzati durante il ciclo colturale a partire dalla
sostanza organica presente nel terreno: di fatto rappresentano un “magazzino” dal quale le piante
attingono nutrienti per le loro attività vegetative, ma sono anche configurabili come un
quantitativo di nutrienti passibile dei fenomeni di dilavamento da parte delle piogge e, quindi, in
grado di concorrere alla formazione dei carichi sversati dai suoli verso i corpi idrici recettori.
L’incidenza di azoto e fosforo per mineralizzazione della sostanza organica nei suoli agrari è stata
valutata in 40 kg/ha/y per l’azoto e 5 kg/ha/y per il fosforo; questi valori sono stati moltiplicati per
83
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
l’estensione di tutte le colture praticate in ciascun comune per definire i quantitativi totali. Di seguito si
riportano i quantitativi complessivi che, presumibilmente, compongono la riserva disponibile nei suoli
agrari. Viene fornita la stima a livello provinciale ed articolata per singolo comune, pur ricordando che
questa articolazione territoriale risulta semplicemente propedeutica all’esposizione della sola
metodologia; solo in seguito queste informazioni saranno “tagliate” secondo i vari bacini idrografici
presenti nel territorio.
Tabella 26 – Azoto e fosforo presenti nei suoli agrari per mineralizzazione della sostanza organica
Comune
Bagno di R.
Bertinoro
Borghi
Castrocaro
Terme
Cesena
Cesenatico
Civitella
Dovadola
Forlì
Forlimpopoli
Galeata
Gambettola
Gatteo
Longiano
Meldola
Mercato S.
Modigliana
Montiano
Portico
Predappio
Premilcuore
Rocca SC
Roncofreddo
San Mauro P
Santa S
Sarsina
Savignano
Sogliano
Tredozio
Verghereto
Provincia
Azoto
(kg/y)
208805,74
146811,06
76459,88
Fosforo
(kg/y)
26100,72
18351,38
9557,48
86617,61
580829,02
102078,47
185727,09
34668,31
543850,82
77835,58
74427,36
17623,63
33886,60
97172,42
158307,88
160694,79
119443,37
22657,53
38725,18
128631,82
84880,63
74732,95
103022,86
48800,76
137513,51
97891,27
49919,96
166479,87
67615,43
115632,55
3841743,94
10827,20
72603,63
12759,81
23215,89
4333,54
67981,35
9729,45
9303,42
2202,95
4235,83
12146,55
19788,48
20086,85
14930,42
2832,19
4840,65
16078,98
10610,08
9341,62
12877,86
6100,09
17189,19
12236,41
6240,00
20809,98
8451,93
14454,07
480217,99
Se questi aspetti rappresentano, di fatto, due voci sottrattive, nel senso che i quantitativi da apportare si
riducono rispetto ai fabbisogni colturali teorici, esiste un altro aspetto che invece tende ad incrementare il
dato teorico. Tale aspetto è legato all’efficienza della coltura ad utilizzare i nutrienti presenti; in altre
84
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
parole per garantire i quantitativi asportati, che sono in relazione come visto alle rese che si vogliono
perseguire, occorre incrementare la quota di nutrienti secondo la semplice relazione (asportato teorico da
garantire)/(coefficiente di efficienza). In sede di stima si è adottato un coefficiente omogeneo pari a 0.8.
Nella Tabella 8 si riportano i risultati conclusivi, sempre a livello provinciale e per le singole colture,
relativamente ai quantitativi di azoto e fosforo che occorre apportare artificialmente alle diverse colture.
Tabella 27 – Azoto e fosforo da apportare annualmente alle colture
Colture
Mais
Frumento
Orzo
Sorgo
Patata
Barbabietola
Girasole
Soia
Pomodoro
Ortive
Erba medica
Erbai
Altri seminativi –
cereali
Vite e Olivo
Fruttiferi
Prati e pascoli
Pioppete
Boschi
Altra superficie
Totale Provincia
2.3.2.2
Da
apportare
per ha
(kg/y)
(kg/ha/y)
140.423
2
195
2.151.455 27
141
511.088
6
116
279.608
3
233
61.218
1
144
316.322
4
138
100.547
1
155
0
0
0
18.888
0
125
962.857 12
235
0
0
0
53.837
1
275
Fosforo
Da
%
Da
apportare
apportare
per ha
(kg/y)
(kg/ha/y)
25.301
1
35
349.830 15
23
102.218
4
23
32.513
1
27
11.172
0
26
46.863
2
20
16.490
1
25
0
0
0
3.249
0
22
137.551
6
34
910.000 40
33
6.852
0
35
97.903
1
660.406
8
1.235.911 15
1.479.573 18
0
0
0
0
0
0
8.070.032 100
9.790
0
58.271
3
296.619 13
295.915 13
1.115
0
0
0
0
0
2.303.747 100
Da
apportare
Azoto
%
50
86
87
100
0
0
0
84
5
8
21
20
16
0
0
24
Stima delle disponibilità
Una volta definiti gli apporti artificiali di azoto e fosforo, che occorre garantire alle varie colture per
ottenere le rese prestabilite, bisogna individuare quali e quante sono le disponibilità nell’ambito delle
usuali pratiche agronomiche.
Le fonti dalle quali è possibile approvigionarsi di sostanze nutritive risultano essere legate alle seguenti
attività antropiche:
➢ spandimento dei reflui zootecnici;
➢ concimazione di sintesi;
➢ spandimento dei fanghi provenienti da impianti di depurazione e da industrie agro-alimentari.
85
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
2.3.2.2.1
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Carichi di origine zootecnica
Nello schema che segue si sintetizza la metodologia che si è seguita per stimare le disponibilità di azoto e
fosforo dall’insieme del comparto zootecnico presente in Provincia.
Consistenza zootecnica
N, P, BOD Zootecnia
Pesi vivi
Carichi unitari al campo
Possono esser evidenziati i seguenti passaggi metodologici:
1. Sono stati raccolti i dati sulla consistenza di ciascuna specie, in termini di numero di capi allevati,
in ogni comune della provincia, utilizzando la banca dati di Arpa Forlì-Cesena e le informazioni
reperite dal Servizio Veterinario di Forlì e Cesena nonché dall’Istituto Zooprofilattico Regionale.
2. Per la definizione dei carichi di azoto e fosforo sono stati utilizzati i valori unitari, espressi in
chilogrammi per tonnellata di peso vivo allevato, ricavati da studi del CRPA (Centro Ricerche
Produzioni Animali di Reggio Emilia) e dal Decreto Ministeriale del 7/4/06 (Criteri e norme
tecniche generali per la disciplina regionale dell'utilizzazione agronomica degli effluenti di
allevamento); questi valori unitari rappresentano il carico disponibile al campo, quindi, per
l’azoto si intendono al netto di tutte le varie perdite per volatilizzazione.
Per quanto riguarda la componente zootecnica un significativo carico generato e, conseguentemente,
applicato ai suoli è rappresentato dal BOD5.
Per la definizione dei carichi organici e di nutrienti prodotti dalle varie componenti del settore zootecnico,
è necessario conoscere i valori medi dei pesi vivi.
Una volta definiti per ciascuna specie allevata i pesi vivi medi, è stato possibile associare questi valori ai
dati relativi alla consistenza, espressa in numero di capi allevati e censiti come descritto al precedente
punto 1.
Il prodotto tra pesi vivi e numero di capi delle varie categorie allevate è stato eseguito, quindi, per ciascun
comune della provincia; nella Tabella 9 si riporta il dato delle consistenze zootecniche e del complessivo
peso vivo allevato, a livello provinciale.
86
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Tabella 28 - Consistenza del settore zootecnico: bovini e bufalini, suini ed avicoli allevati, n° capi a
livello comunale e peso vivo medio per capo
Bovini
Suini
Avicoli
allevati allevati
allevati
(n°)
(n°)
(n°)
Bagno di R.
2.863
6.726
770.975
Bertinoro
601 19.480
201.600
Borghi
2.592
0 1.063.416
Castrocaro Terme
153
9.885
132.750
Cesena
732 21.315 2.925.135
Cesenatico
108
2.954
623.033
Civitella
3.016
4.848
605.535
Dovadola
352
2.349
4.500
Forlì
2.041 20.986 4.432.322
Forlimpopoli
225
2.344
479.200
Galeata
800
225
723.138
Gambettola
0
1.372
244.675
Gatteo
0
1.177
164.607
Longiano
157
230
683.614
Meldola
1.447 28.970 1.174.750
Mercato S.
1.166 21.176
955.051
Modigliana
421
7.826
17.000
Montiano
18
35
6.000
Portico
299
12
49.000
Predappio
1.066
6.468
591.690
Premilcuore
1.270
108
35.000
Rocca SC
728
0
23.500
Roncofreddo
64
773
486.815
San Mauro P
0
200
218.958
Santa S
1.274
54
718.300
Sarsina
798
6.280
66.250
Savignano
274
0
488.428
Sogliano
1.090 27.586 1.091.874
Tredozio
396
290
10.000
Verghereto
1.551
3.262
102.760
Totale Provincia 25.502 196.931 19.089.876
P.V. medio (Kg)
402,0
82,0
1,6
Comune
Una volta determinato il peso vivo di ogni specie allevata, si sono utilizzati i carichi unitari, valutati
dal CRPA, espressi in chilogrammi per tonnellata di peso vivo per il fosforo e i valori riportati nel
Decreto del 7/4/06 per l’azoto; relativamente al BOD5 si sono utilizzati i coefficienti unitari, per capo
allevato, stimati nella relazione relativa al “Piano territoriale regionale per il risanamento e la tutela
delle acque (L.R. 9/83) – 1993”.
I valori dei coefficienti unitari, ricondotti a carichi unitari per tonnellata di peso vivo, sono riportati
nella tabella seguente; essi rappresentano l’effettivo contributo al campo e tengono conto, almeno per
l’azoto, di tutte le perdite conseguenti alla volatilizzazione in atmosfera.
87
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Tabella 29- Carichi unitari annui di BOD5, azoto e fosforo al campo e al netto delle perdite, prodotti per
tonnellata di peso vivo dalle diverse specie allevate
BOD5 Azoto Fosforo
Specie allevata (kg/t (kg/t
(kg/t
p.v.) p.v.)
p.v.)
Bovini
223,5 110
47,5
Suini
266,9 105
51,1
Avicoli ovaiole
1414 250
120
Si sono quindi considerati gli ingenti quantitativi di effluenti zootecnici palabili rappresentati da polline
essiccate e lettiere avicole prodotti in provincia di Forlì-Cesena. Per essi la normativa vigente non
prevede l’obbligo di comunicare le aree di spandimento. Si è quindi proceduto a effettuare un’indagine
conoscitiva presso i principali gruppi avicoli, volta ad accertare i quantitativi di detti effluenti avviati ad
impianti di compostaggio e all’industria dei fertilizzanti, e quelli smaltiti in territori extra provinciali, in
modo da poter stimare i quantitativi utilizzati sui terreni agricoli (espressi come BOD5, azoto e fosforo)
nell’ambito dei vari bacini idrici presi in considerazione nel presente Piano. Da detta indagine è emerso
che circa il 60% delle polline essiccate e delle lettiere avicole viene destinato a spandimenti fuori
provincia, mentre circa l’11% va ad impianti di compostaggio per la produzione di fertilizzanti. Pertanto
solamente il 29% viene destinato allo spandimento sui terreni provinciali.
Infine, facendo ricorso alle banche dati di Arpa Forlì-Cesena si sono stimati per singolo comune, i
quantitativi di effluenti sottoposti a depurazione, al fine di sottrarli dal computo degli effluenti oggetto di
spandimenti.
Per quanto riguarda il contributo degli impianti di trattamento specificatamente dedicati alla depurazione
di una quota parte di effluenti suinicoli, espresso in termini di carichi sversati verso i corpi idrici recettori,
quest’ultimo è stato considerato in occasione dell’individuazione puntuale degli scarichi industriali in
corpo idrico superficiale.
Nelle tre tabelle che seguono, si riportano i risultati complessivi, a livello provinciale e comunale, ottenuti
adottando questa metodologia, mettendo quindi in evidenza la consistenza di una delle principali voci del
bilancio delle disponibilità di nutrienti a scopo agronomico.
88
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Tabella 30 - Carichi annui di BOD5 al campo prodotti dalle diverse specie allevate
Comune
Bovini
(Kg/y)
257.232
53.998
232.883
BOD5
Suini
Avicoli
(Kg/y)
(Kg/y)
147.204
505.834
426.335
132.269
0
697.703
Totale
(Kg/y)
910.269
612.602
930.586
Bagno di R.
Bertinoro
Borghi
Castrocaro
Terme
13.747 216.341
87.097
317.184
Cesena
65.768 466.496 1.919.169 2.451.433
Cesenatico
9.703
64.651
408.769
483.124
Civitella
270.979 106.102
397.289
774.370
Dovadola
31.626
51.410
2.952
85.988
Forlì
183.378 459.295 2.908.029 3.550.702
Forlimpopoli
20.216
51.300
314.401
385.917
Galeata
71.878
4.924
474.448
551.250
Gambettola
0
30.027
160.530
190.558
Gatteo
0
25.760
107.998
133.758
Longiano
14.106
5.034
448.516
467.656
Meldola
130.009 634.032
770.749 1.534.789
Mercato S.
104.762 463.454
626.605 1.194.820
Modigliana
37.826 171.278
11.154
220.257
Montiano
1.617
766
3.937
6.320
Portico
26.864
263
32.149
59.276
Predappio
95.777 141.557
388.205
625.540
Premilcuore
114.106
2.364
22.963
139.433
Rocca SC
65.409
0
15.418
80.827
Roncofreddo
5.750
16.918
319.397
342.065
San Mauro P
0
4.377
143.657
148.035
Santa S
114.465
1.182
471.274
586.921
Sarsina
71.698 137.443
43.466
252.607
Savignano
24.618
0
320.456
345.074
Sogliano
97.933 603.742
716.374 1.418.049
Tredozio
35.579
6.347
6.561
48.487
Verghereto
139.353
71.391
67.420
278.165
Totale
2.291.278 4.309.992 12.524.791 19.126.062
Provincia
89
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Tabella 31 - Carichi annui di azoto al campo e al netto delle perdite prodotti dalle diverse specie allevate
Comune
Bovini
(Kg/y)
126602
26576
114618
Azoto
Suini
Avicoli
(Kg/y)
(Kg/y)
57911
89433
11267
23386
0 123356
Totale
(Kg/y)
273946
61229
237974
Bagno di R.
Bertinoro
Borghi
Castrocaro
Terme
6766
85110
15399 107275
Cesena
32369 135522 339316 507207
Cesenatico
4776
25434
72272 102482
Civitella
133368
41741
70242 245351
Dovadola
15565
20225
522
36312
Forlì
90253 145024 514149 749427
Forlimpopoli
9950
20182
55587
85719
Galeata
35376
1937
83884 121197
Gambettola
0
11813
28382
40195
Gatteo
0
2737
19094
21831
Longiano
6943
1980
79299
88222
Meldola
63986 205453 136271 405710
Mercato S.
51561 182325 110786 344672
Modigliana
18617
67382
1972
87970
Montiano
796
301
696
1793
Portico
13222
103
5684
19009
Predappio
47139
55689
68636 171464
Premilcuore
56159
930
4060
61149
Rocca SC
32192
0
2726
34918
Roncofreddo
2830
6656
56471
65956
San Mauro P
0
1722
25399
27121
Santa S
56336
465
83323 140124
Sarsina
35288
54071
7685
97043
Savignano
12116
0
56658
68774
Sogliano
48200 188699 126657 363557
Tredozio
17511
2497
1160
21168
Verghereto
68585
28086
11920 108591
Totale
1127698 1695576 2214426 4697387
Provincia
90
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Tabella 32 - Carichi annui di fosforo al campo prodotti dalle diverse specie allevate
Comune
Fosforo
Bovini Suini Avicoli
(Kg/y) (Kg/y) (Kg/y)
54669 28183
42928
11476 47938
11225
49494
0
59211
Totale
(Kg/y)
125780
70639
108705
Bagno di R.
Bertinoro
Borghi
Castrocaro
Terme
2922 41420
7392
51733
Cesena
13978 76314 162872 253163
Cesenatico
2062 12378
34690
49131
Civitella
57591 20314
33716 111621
Dovadola
6721
9843
251
16815
Forlì
38973 78136 246792 363900
Forlimpopoli
4296
9822
26682
40800
Galeata
15276
943
40264
56483
Gambettola
0
5749
13624
19372
Gatteo
0
2919
9165
12084
Longiano
2998
964
38064
42025
Meldola
27630 109228
65410 202269
Mercato S.
22265 88732
53177 164174
Modigliana
8039 32793
947
41778
Montiano
344
147
334
824
Portico
5709
50
2728
8488
Predappio
20355 27102
32945
80403
Premilcuore
24251
453
1949
26652
Rocca SC
13901
0
1308
15210
Roncofreddo
1222
3239
27106
31567
San Mauro P
0
838
12192
13030
Santa S
24327
226
39995
64548
Sarsina
15238 26314
3689
45241
Savignano
5232
0
27196
32428
Sogliano
20814 100891
60796 182500
Tredozio
7562
1215
557
9334
Verghereto
29616 13668
5722
49006
Totale
486961 825180 1062924 2289703
Provincia
Nella tabella che segue si riportano le superfici coltivate effettivamente utilizzate per lo spandimento di
effluenti zootecnici. Per quanto riguarda quelli non palabili di allevamenti suinicoli e di ovaiole e quelli
sia palabili che non palabili di allevamenti bovini, dette superfici corrispondono a quelle georeferenziate
da Arpa-Forlì-Cesena a partire dai dati forniti in sede di domande/comunicazioni di spandimento ai sensi
della L.R. 50/95. Dette superfici per altro, risultano essere sovrastimate per il fatto che spesso vengono
indicate come utili allo spandimento aree calanchive, boschive ed incolti.
Per quanto riguarda gli effluenti palabili rappresentati da polline essiccate e lettiere avicole, dal momento
che per essi la normativa vigente non prevede obbligo di comunicare le aree di spandimento, attualmente
non è disponibile una georeferenziazione del loro spandimento. Pertanto ci si è basati sulle stime derivanti
91
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
dall’indagine conoscitiva effettuata presso i principali gruppi avicoli di cui si è già detto sopra (in base
alla quale solo il 29% circa di questi effluenti verrebbe distribuito sui terreni provinciali). Utilizzando
dette stime, si è calcolata, per ciascun comune, una superficie coltivata che si ritiene sia concimata con
effluenti avicunicoli palabili, dividendo l’azoto contenuto in detti effluenti per 170 Kg/ha (quantità di
azoto di cui è consentito lo spandimento in zone vulnerabili). Detto valore rappresenta comunque una
dose considerevole per la maggioranza delle colture praticate in provincia.
Nella tabella che segue si riportano le superfici effettivamente utilizzate per lo spandimento degli
effluenti zootecnici distinte per singolo comune.
Tabella 33 - Estensione della superficie coltivata utilizzata per lo spandimento degli effluenti zootecnici a
livello comunale e provinciale
Comune
Bagno di R.
Bertinoro
Borghi
Castrocaro
Terme
Cesena
Cesenatico
Civitella
Dovadola
Forlì
Forlimpopoli
Galeata
Gambettola
Gatteo
Longiano
Meldola
Mercato S.
Modigliana
Montiano
Portico
Predappio
Premilcuore
Rocca SC
Roncofreddo
San Mauro P
Santa S
Sarsina
Savignano
Sogliano
Tredozio
Verghereto
Provi nci a
Somma
Somma
col ture
Somma
col ture uti l ./Som
col ture
uti l i zzata
ma
col ture
(ha)
(ha)
5220
1594
0,31
3670
185
0,05
1911
768
0,40
2165
14521
2552
4643
867
13596
1946
1861
441
847
2429
3958
4017
2986
566
968
3216
2122
1868
2576
1220
3438
2447
1248
4162
1690
2891
96044
1620
2251
1263
578
553
3048
561
521
197
153
730
1390
1266
12
440
391
404
105
22
461
547
609
284
333
1393
7
70
21754
0,75
0,15
0,49
0,12
0,64
0,22
0,29
0,28
0,45
0,18
0,30
0,35
0,32
0,00
0,78
0,40
0,13
0,05
0,01
0,18
0,45
0,18
0,12
0,27
0,33
0,00
0,02
0,27
Sottraendo dalla somma colture complessiva quella oggetto di piani di spandimento di effluenti non
palabili e quella calcolata sulla base dei dati reperiti relativamente agli effluenti palabili del settore
avicolo, nonché quella utilizzata per lo spandimento dei fanghi di depurazione, si è così ottenuta la
somma colture concimata con fertilizzanti chimici.
92
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
------------------------------------------------------------------------------------------------------------In merito alla problematica attinente agli effluenti zootecnici, nell’ambito del progetto regionale: “Attività
di comunicazione agli allevatori della Provincia di Forlì-Cesena inerente i nuovi obblighi di legge in
materia di utilizzazione agronomica degli effluenti di allevamento” conclusosi a fine 2005, si è effettuata
un'analisi territoriale provinciale al fine di quantificare e caratterizzare gli effluenti avicunicoli ed
individuare le superfici coltivate potenzialmente ancora disponibili per l’utilizzazione agronomica degli
effluenti zootecnici realizzando anche simulazioni cartografiche.
Vedi
spazio
Web
sul
sito
di
Arpa
Forlì-Cesena
esclusivamente
dedicato
al
progetto:
http://www.arpa.emr.it/forlicesena/Progetto.htm
Si riportano in questo documento gli esiti di detta analisi territoriale, in quanto si ritiene che possano
fornire utili elementi di riflessione in merito all’ inquinamento diffuso di origine zootecnica.
Nell’analisi sono state elaborate le carte tematiche per i 30 Comuni della Provincia di Forlì-Cesena
sovrapponendo gli usi del suolo (boschi, aree calanchive, centri abitati, strade, aree di spandimento
ecc…), gli spandimenti attualmente in essere e i divieti di varia natura.
Si è quindi calcolato quanto azoto è prodotto in un anno dagli allevamenti avicunicoli in ogni singolo
Comune, e si è verificato quanto di questo azoto può essere impiegato nelle aree agricole di quel
medesimo Comune, dopo aver individuato le aree potenzialmente ancora disponibili per l’utilizzo
agronomico di effluenti zootecnici.
Si sono così delineati due scenari:
SCENARIO n°1
Dalla SAU (Superficie Agricola Utile) del Censimento 2000 si sono sottratte le superfici dei terreni già
impegnati per lo spandimento di liquami di altre specie animali.
Il territorio rimanente potrebbe ricevere l’intera produzione provinciale di effluenti avicunicoli e
resterebbe la possibilità di collocare oltre 1.700.000 kg di azoto, cioè la quantità derivante, in un anno,
dalla produzione di 31.500.000 polli da carne (in aggiunta alla produzione annuale che nella nostra
provincia è di circa 60 milioni di polli da carne).
Ovviamente questo è un calcolo teorico che prevede la completa sostituzione dei concimi chimici di
sintesi con i liquami, le lettiere e le polline. Inoltre, non considera le difficoltà oggettive che spesso
incontrano gli allevatori nel reperire terreni utili per lo spandimento, dovute alle resistenze opposte dagli
agricoltori e dalle popolazioni residenti.
Per tener conto di questo problema, si è fatta un’ulteriore elaborazione:
SCENARIO n°2
Dalla SAU (Superficie Agricola Utile) del Censimento 2000 si sono sottratte:
2
le superfici dei terreni già impegnati per lo spandimento di liquami di altre specie animali;
93
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
3
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
le superfici calcolate individuando una fascia di 500 metri attorno ai centri abitati e quelli situati
nella fascia di 50 metri ai lati delle strade del territorio di pianura. (In queste aree, pur non essendo
vietato, spandere risulta assai problematico, data la vicinanza di abitazioni).
In questa seconda ipotesi, sempre prevedendo la completa sostituzione dei concimi chimici di sintesi con
liquami, lettiere e polline, rimarrebbe comunque la possibilità di collocare l’intera produzione provinciale
di effluenti zootecnici. Ci sarebbe inoltre spazio per distribuire ulteriori 400.000 kg di azoto, cioè la
quantità derivante, in un anno, dalla produzione di altri 7.400.000 polli da carne.
La tabella che segue riassume i kg di azoto distribuibili nelle aree potenzialmente disponibili per lo spandimento di
reflui zootecnici, secondo gli SCENARI n° 1 e n° 2, per i 30 Comuni della Provincia. I quantitativi di azoto sono
stimati attribuendo un dosaggio prudenziale per ogni singola coltivazione agricola, determinata sulla base dell’uso
del suolo (cereali autunno-vernini 160 kg/ha, piante primaverile-estive 140 kg/ha, prati, pascoli e foraggi 60 kg/ha,
fruttiferi arborei 140 kg/ha, altre colture 100 kg/ha).
Tabella 34 - Potenzialità residua di distribuzione di reflui zootecnici (kg Azoto/anno)
SCENARIO n°1:
COMUNE
SCENARIO n°2:
(SAU senza aree già utilizzate (Scenario n° 1 senza fascia a 500 m dai
per spandimenti)
centri abitati e a 50 m dalle strade di
pianura)
Bagno di Romagna
Bertinoro
Borghi
Castrocaro Terme Terra del Sole
Cesena
Cesenatico
Civitella di Romagna
Dovadola
Forli'
Forlimpopoli
Galeata
Gambettola
Gatteo
Longiano
Meldola
Mercato Saraceno
Modigliana
Montiano
Portico S. Benedetto
Predappio
Premilcuore
Rocca San Casciano
Roncofreddo
S.Sofia
San Mauro Pascoli
Sarsina
Savignano sul Rubicone
Sogliano al Rubicone
Tredozio
Verghereto
Provincia di Forlì-Cesena
124251
254551
-40824
142478
755086
65647
-109167
21216
364613
18559
-81797
10552
67264
162686
-93249
41854
257891
70784
23863
90995
99249
153439
143491
42375
82938
172443
9379
57872
74422
89513
1784786
94
48580
116749
-139337
84956
314319
-44922
-158425
5801
-129315
-69963
-105797
-8434
3728
62846
-168134
-69105
224925
37145
9436
-11196
93370
132104
57123
-13715
43815
111857
-63165
-12204
61166
45719
428259
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Per quanto riguarda lo scenario n° 2, che sembra essere il più realistico, occorre formulare alcune
riflessioni:
- dal dettaglio comunale, risulta che per molti Comuni (evidenziati in giallo) sarebbero esauriti i terreni
disponibili, mentre i Comuni ove risultano esserci terreni disponibili sono spesso in collina o montagna e
quindi difficilmente raggiungibili o utilizzabili per lo spandimento di reflui zootecnici;
- inoltre, va considerato che è spesso remota la possibilità che il concime chimico di sintesi possa essere
totalmente sostituito dai reflui zootecnici;
- occorre infine tenere presente che in alcuni periodi dell’anno è impossibile distribuire gli effluenti
zootecnici e per alcune colture, come i frutteti e i vigneti, la loro applicazione tal quale è spesso
problematica.
Si forniscono infine due elaborazioni cartografiche.
95
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
figura 7 - Cartografia esemplificativa di uno dei 30 comuni per i quali è stata eseguita
l’elaborazione (Comune di Borghi) nelle tonalità del grigio sono visibili le aree coltivate ancora
disponibili per utilizzazione agronomica per effluenti
96
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Figura 8 - Rappresentazione dei 30 Comuni provinciali con i diversi carichi di azoto in rapporto
alla superficie coltivata disponibile
97
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
2.3.2.2.2
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Fanghi degli impianti di trattamento civili e delle industrie agro-alimentari
All’interno del bilancio complessivo dei nutrienti che vengono applicati ai suoli a scopo agronomico, è
presente anche la voce relativa all’utilizzo dei fanghi di depurazione. Nella realtà esistono due tipologie di
fango normalmente utilizzati in agricoltura:
-
i fanghi biologici derivanti dalla depurazione delle acque reflue provenienti da insediamenti civili;
-
i fanghi provenienti da depuratori asserviti ad industrie agroalimentari.
Sulla base delle informazioni disponibili tratte dai registri di utilizzazione agronomica dei vari soggetti
autorizzati in Provincia, è stato possibile dedurre un set di informazioni sufficientemente omogeneo
relativamente ai quantitativi di nutrienti recapitati sul suolo.
Le informazioni trattate hanno riguardato l’anno 2004. La distribuzione ai vari comuni è stata fatta sulla
base della georeferenzazione delle aree di spandimento realizzata da Arpa Forlì-Cesena. A dette aree sono
stati attribuiti il peso tal quale dei fanghi, la percentuale in sostanza secca, il corrispettivo carico di azoto
e fosforo e di esse si conoscono la superficie. Occorre precisare comunque che le suddette superfici,
georeferenziate da Arpa Forlì-Cesena, sono quelle che di volta in volta furono indicate in sede di notifica
dai soggetti autorizzati. In genere, solo parte di esse hanno ricevuto effettivamente i fanghi in ragione dei
quantitativi desunti dai rispettivi registri di utilizzazione agronomica. Pertanto, la mappatura consente
solamente di individuare in via puramente indicativa le aree di spandimento.
Nella Tabella 16 si riportano i dati complessivi a livello provinciale e la loro localizzazione nei diversi
comuni.
98
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Tabella 35 - Superficie utilizzata per lo spandimento dei fanghi di depuratori civili e di industrie agroalimentari, azoto e fosforo applicati ai suoli
Comune
SAU
(ha)
Bagno di R.
5220
Bertinoro
3670
Borghi
1911
Castrocaro
Terme
2165
Cesena
14521
Cesenatico
2552
Civitella
4643
Dovadola
867
Forlì
13596
Forlimpopoli 1946
Galeata
1861
Gambettola
441
Gatteo
847
Longiano
2429
Meldola
3958
Mercato S.
4017
Modigliana
2986
Montiano
566
Portico
968
Predappio
3216
Premilcuore
2122
Rocca SC
1868
Roncofreddo 2576
San Mauro P
1220
Santa S
3438
Sarsina
2447
Savignano
1248
Sogliano
4162
Tredozio
1690
Verghereto
2891
96044
Provincia
2.3.2.2.3
SAU
utilizzata
(ha)
40
43
138
4
11
9
7
52
19
5
41
136
505
Azoto
(kg/y)
0,00
0,00
5529,76
Fosforo
(kg/y)
0,00
0,00
1843,25
0,00
0,00
5292,00 1764,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
7038,32 2346,11
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
382,20
127,40
563,39
187,80
969,21
323,07
374,47
124,82
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
2327,12
775,71
0,00
0,00
0,00
0,00
921,90
307,30
277,20
92,40
0,00
0,00
0,00
0,00
4043,13 1347,71
12321,06 4107,02
0,00
0,00
0,00
0,00
40039,76 13346,59
Concimi di sintesi
A fronte di una stima che poggia in parte su considerazioni di tipo teorico, risulta comunque necessario
fare alcuni confronti con indicatori che, in qualche misura, cerchino di rappresentare l’effettiva modalità
di utilizzo dei fertilizzanti chimici.
Un interessante confronto può essere svolto con le informazioni relative ai quantitativi di fertilizzanti di
sintesi venduti in ambito provinciale; i dati utilizzati sono relativi all’anno 2005 e si riferiscono ad
indagini svolte da UnionCamere sulla base dell’aggiornamento annuale effettuato dall'ISTAT.
Partendo dal peso tal quale dei fertilizzanti, dopo aver reperito presso il Consorzio Agrario
Interprovinciale di Forlì-Cesena e Rimini informazioni relative alle percentuali di vendita delle varie
99
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
forme (solfato ammonico, nitrato ammonico, urea…) e attraverso la loro titolazione media si sono ricavati
i relativi quantitativi di azoto e fosforo di sintesi in essi contenuti e si è quindi pervenuti alle unità di
azoto e fosforo ufficialmente vendute in provincia di Forlì-Cesena (Tabella 17).
Detto quantitativo complessivo è stato quindi moltiplicato per il valore del territorio coltivato di ciascun
comune espresso come percentuale del territorio coltivato provinciale. Si è così ottenuto un valore
indicativo di fertilizzanti di sintesi venduti in ciascun comune (Tabella 18).
Tabella 36 - Quantitativi di azoto nei fertilizzanti di sintesi venduti in Provincia di Forlì-Cesena
Fertilizzanti distribuiti, per provincia, regione e stato - Anno 2005 (in quintali)
Concimi minerali
Semplici
Composti
mesoele
Forli'-Cesena
Emilia-Romagna
ITALIA
Azotati
Fosfatici Potassici
Totale
86.466
15.195
2.591
104.252
2.337.219
470.658
95.331 2.903.208
16.064.796 1.935.611 1.464.996 19.465.403
100
Binari
Ternari
Totale
20.268
9.945
30.213
543.923
735.375 1.279.298
5.018.935 8.635.445 13.654.380
menti
89
2.828
119.974
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Tabella 37 – Valore indicativo di fertilizzanti di sintesi venduti in ogni comune
Comune
Bagno di R.
Bertinoro
Borghi
Castrocaro
Terme
Cesena
Cesenatico
Civitella
Dovadola
Forlì
Forlimpopoli
Galeata
Gambettola
Gatteo
Longiano
Meldola
Mercato S.
Modigliana
Montiano
Portico
Predappio
Premilcuore
Rocca SC
Roncofreddo
San Mauro P
Santa S
Sarsina
Savignano
Sogliano
Tredozio
Verghereto
Provincia
Azotati
(kg/y)
291.254
394.591
204.252
Fosfatici
(kg/y)
51.183
69.343
35.894
Composti
(kg/y)
101.770
137.878
71.370
Azoto
(Kg/y)
102.501
138.869
71.883
Fosforo
(Kg/y)
27.158
36.794
19.045
225.780
1.444.673
268.880
356.678
70.354
1.471.684
219.378
114.723
49.711
94.243
272.735
402.350
374.654
232.935
62.143
57.728
289.809
73.800
174.618
249.042
124.974
255.403
248.783
120.671
285.818
130.607
84.327
8.646.600
39.677
253.878
47.251
62.680
12.364
258.625
38.552
20.161
8.736
16.562
47.929
70.706
65.839
40.934
10.921
10.145
50.929
12.969
30.686
43.765
21.962
44.883
43.720
21.206
50.228
22.952
14.819
1.519.500
78.892
504.798
93.952
124.631
24.583
514.237
76.655
40.087
17.370
32.930
95.299
140.589
130.912
81.392
21.714
20.171
101.265
25.787
61.015
87.020
43.668
89.243
86.930
42.165
99.871
45.637
29.466
3.021.300
79.459
508.424
94.627
125.526
24.760
517.931
77.206
40.375
17.495
33.167
95.984
141.599
131.852
81.977
21.870
20.316
101.993
25.973
61.453
87.645
43.982
89.884
87.554
42.468
100.588
45.965
29.677
3.043.002
21.053
134.708
25.072
33.258
6.560
137.227
20.456
10.697
4.635
8.788
25.431
37.517
34.934
21.720
5.795
5.383
27.023
6.882
16.282
23.222
11.653
23.815
23.198
11.252
26.651
12.178
7.863
806.250
A prescindere dai dati di vendita di cui sopra, dovendo tenere in debita considerazione l’ingente quantità
di nutrienti di origine zootecnica e da fanghi di depurazione impiegati in provincia, si è proceduto come
segue:
1. Sottraendo dai fabbisogni di azoto e fosforo delle superfici coltivate le quantità di questi elementi
apportate con effluenti zootecnici e fanghi di depurazione, si sono ricavate le quantità di azoto e
fosforo coperte da fertilizzanti chimici di sintesi, nell’ipotesi ideale (ma poco realistica) che tutti i
nutrienti di origine zootecnica e da fanghi di depurazione vengano razionalmente impiegati per
soddisfare i fabbisogni delle colture. Nel quadro che ne deriva, in vari comuni l’intero fabbisogno
di fertilizzanti potrebbe essere soddisfatto soltanto con l’impiego di effluenti zootecnici e alcuni
di essi presentano surplus di elementi nutritivi di origine zootecnica. Secondo questa ipotesi, a
101
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
livello provinciale ci sarebbe comunque un fabbisogno di azoto di sintesi pari a oltre 3.000.000 di
kg/anno, mentre per il fosforo ci sarebbe un surplus pari a oltre 806.000 kg/anno.
2. Per cercare di avvicinarsi di più alla situazione reale, si è impostato un altro genere di stima
basato su un calcolo per differenza:
(apporto chimico) =[fabbisogno di nutrienti*(superficie coltivata totale – superficie
coltivata
destinata a spandimenti di effluenti zootecnici e fanghi)]
si sono considerate le superfici di cui alla Tabella 14 “Estensione della superficie coltivata
utilizzata per lo spandimento degli effluenti zootecnici a livello comunale e provinciale” e della
Tabella 16 “Superficie utilizzata per lo spandimento dei fanghi di depuratori civili e di industrie agroalimentari”. In ciascun comune dette superfici sono state sottratte dal totale delle superfici coltivate e
si è così ottenuta la superficie coltivata che, non facendo parte di piani di spandimento, teoricamente
avrebbe necessità di essere concimata con fertilizzanti di sintesi. Per detta superficie sono stati
calcolati i fabbisogni nutritivi di sintesi per le varie colture. Nel quadro che ne deriva, a livello
provinciale ci sarebbe un fabbisogno di azoto di sintesi pari a quasi 6.000.000 kg/anno, mentre per il
fosforo ci sarebbe un fabbisogno pari a oltre 1.600.000 kg/anno. Sommando quindi questi quantitativi
di azoto e fosforo a quelli di origine zootecnica e da fanghi di depurazione, ne deriva un carico
complessivo pari a oltre 10.000.000 di kg di azoto/anno e pari a quasi 4.000.000 kg di fosforo/anno
(Tabella 19).
Confrontando le due ipotesi, con i dati di vendita Istat è evidente che i quantitativi di azoto e fosforo
calcolati nella seconda ipotesi risultano notevolmente superiori rispetto a quelli venduti. Ciò è plausibile
in quanto occorre considerare che i dati delle vendite non comprendono i quantitativi acquistati fuori
provincia (porto di Ravenna ecc…) e quelli acquistati senza regolare fattura.
Il presente studio, consente comunque di effettuare le due elaborazioni, sia nell’ipotesi di maggior carico
chimico, sia in quella di più basso carico chimico.
102
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Tabella 38 - Tabella riassuntiva degli apporti e dei carichi di azoto e fosforo
Fabbisogno colture
Disponibilità
zootecnica+fanghi
Differenza
(fabbisogni - disp.
Zoot.+Fanghi)
Azoto
(kg/y)
101.118
315.430
207.978
Fosforo
(kg/y)
134.067
77.938
45.773
Azoto
(kg/y)
273.946
61.229
243.504
Fosforo
(kg/y)
125.780
70.639
110.548
Azoto
Fosforo
(kg/y)
(kg/y)
-172.827
8.287
254.201
7.298
-35.526 -64.775
49.989
323.682
64.217
123.088
20.361
285.432
47.282
45.725
107.275
512.499
102.482
245.351
36.312
756.465
85.719
121.197
51.733
254.927
49.131
111.621
16.815
366.246
40.800
56.483
Comune
Bagno di R.
Bertinoro
Borghi
Castrocaro
Terme
169.228
Cesena
1.464.026
Cesenatico
324.470
Civitella
275.508
Dovadola
66.152
Forlì
1.341.289
Forlimpopoli
161.715
Galeata
134.145
61.953
951.527
221.988
30.157
29.840
584.824
75.997
12.948
Gambettola
64.731
11.059
40.195
19.372
24.535
Gatteo
123.664
21.408
22.214
12.212 101.451
Longiano
227.374
58.460
88.785
42.213 138.589
Meldola
269.645 108.756 406.679 202.592 -137.035
Mercato S.
194.051 112.224 345.046 164.299 -150.995
Modigliana
211.487
68.376
87.970
41.778 123.517
Montiano
52.593
10.936
1.793
824
50.799
Portico
57.445
24.859
19.009
8.488
38.436
Predappio
261.962
76.113 173.791
81.178
88.171
Premilcuore
176.294
48.912
61.149
26.652 115.145
Rocca SC
111.549
49.923
34.918
15.210
76.631
Roncofreddo
178.499
59.288
66.878
31.874 111.621
San Mauro P
217.827
34.099
27.398
13.122 190.428
Santa S
233.905
88.504 140.124
64.548
93.781
Sarsina
141.278
67.789
97.043
45.241
44.234
Savignano
158.257
28.447
72.817
33.775
85.440
Sogliano
273.015 107.352 375.878 186.607 -102.862
Tredozio
101.598
42.546
21.168
9.334
80.430
Verghereto
223.826
67.142 108.591
49.006 115.235
Provincia
8.070.032 2.303.747 4.737.427 2.303.050 3.332.605
2.3.3
-1.744
68.755
15.086
11.467
3.546
-80.815
6.482
-10.758
Chimico (vendite)
Azoto
Fosforo
(kg/y)
(kg/y)
102.501 27.158
138.869 36.794
71.883 19.045
Apporti chimici
calcolati
Carico complessivo
Azoto
(kg/y)
70.236
299.570
124.444
Fosforo
(kg/y)
93.122
74.019
27.389
Azoto
(kg/y)
344.182
360.798
367.948
Fosforo
(kg/y)
218.902
144.658
137.937
79.459 21.053
42.628
508.424 134.708 1.237.109
94.627 25.072 163.922
125.526 33.258 241.212
24.760
6.560
23.972
517.931 137.227 1.040.613
77.206 20.456 115.114
40.375 10.697
96.605
12.592
273.513
32.443
107.766
7.378
221.447
33.657
32.929
149.903
1.749.608
266.404
486.563
60.284
1.797.078
200.833
217.803
64.325
528.440
81.573
219.387
24.193
587.693
74.457
89.412
-8.313
17.495
4.635
35.816
6.119
76.011
25.492
9.197
33.167
8.788 101.320
17.540
123.534
29.752
16.246
95.984 25.431 159.023
40.886
247.809
83.099
-93.836 141.599 37.517 174.915
70.548
581.594 273.140
-52.074 131.852 34.934 132.921
76.871
477.967 241.170
26.598
81.977 21.720 210.663
68.110
298.633 109.888
10.111
21.870
5.795
11.735
2.440
13.528
3.265
16.371
20.316
5.383
34.244
14.819
53.254
23.307
-5.066 101.993 27.023 229.059
66.553
402.850 147.731
22.260
25.973
6.882 167.547
46.485
228.696
73.137
34.713
61.453 16.282 110.213
49.325
145.131
64.535
27.413
87.645 23.222 146.554
48.677
213.432
80.551
20.977
43.982 11.653 120.086
18.799
147.485
31.921
23.955
89.884 23.815 192.473
72.827
332.597 137.375
22.548
87.554 23.198 124.890
59.925
221.933 105.166
-5.328
42.468 11.252 115.987
20.849
188.805
54.625
-79.255 100.588 26.651 181.663
71.432
557.541 258.039
33.213
45.965 12.178 101.188
42.374
122.356
51.708
18.135
29.677
7.863 218.397
65.513
326.988 114.520
697 3.043.002 806.250 5.857.101 1.672.023 10.594.528 3.975.073
Contributi di origine naturale
Nei punti precedenti è stata presentata la metodologia per giungere ad una stima verosimile di quanto
viene apportato sui suoli agrari a seguito delle pratiche agro-zootecniche.
Gli apporti antropici rappresentano sicuramente la voce primaria nel bilancio di nutrienti nel suolo, ma
risultano presenti anche altri contributi di origine naturale; questi contributi sono riconducibili ad apporti
esterni veri e propri quali quelli conseguenti alle ricadute atmosferiche e a quanto può provenire dai
cosiddetti suoli incolti, porzioni di territorio nei quali si è stimata la quota parte di azoto e fosforo
potenzialmente asportabile dalle piogge.
I contributi ora presentati, compresi quelli attribuibili agli apporti antropici, sono da un lato utilizzati
specificatamente dalle piante per svolgere le proprie attività vegetative, dall’altro, sono suscettibili ad
essere mobilizzati dall’azione delle precipitazioni atmosferiche ed essere convogliati verso la rete di
drenaggio superficiale, o in direzione delle falde sotterranee.
103
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
2.3.3.1.1
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Contributo dei suoli incolti
Come detto in premessa a questo paragrafo i suoli incolti sono configurabili anch’essi come potenziali
riserve di azoto e fosforo dilavabili dagli agenti atmosferici.
La stima di quanto ammonta il carico annuo di nutrienti suscettibile di essere mobilitato dalle acque
meteoriche, verso la rete superficiale e/o verso il sottosuolo, prende le mosse da alcune indicazioni fornite
all’interno della relazione generale relativa al “Piano territoriale regionale per il risanamento e la tutela
delle acque (L.R. 9/83) – 1993”. In tale studio i contributi di azoto e fosforo generati dai suoli incolti
erano stati fissati in 10 kg/ha/y per l’azoto e 3 kg/ha/y per il fosforo.
Sulla base dell’incidenza dei suoli incolti presenti nei vari comuni è stato quindi possibile stimare i
quantitativi di nutrienti che possono risultare soggetti all’azione di dilavamento delle piogge.
Nella Tabella 3.36 si riportano i totali ottenuti a livello provinciale e comunale.
Tabella 39 - Azoto e fosforo presenti nei suoli incolti
Azoto
Fosforo
(kg/y)
(kg/y)
Bagno di R.
183.067 54.920
Bertinoro
15.914
4.774
Borghi
7.099
2.130
Castrocaro Terme
14.822
4.447
Cesena
80.817 24.245
Cesenatico
13.994
4.198
Civitella
72.710 21.813
Dovadola
28.485
8.546
Forlì
66.278 19.883
Forlimpopoli
1.858
557
Galeata
44.197 13.259
Gambettola
1.296
389
Gatteo
3.842
1.153
Longiano
580
174
Meldola
33.059
9.918
Mercato S.
59.098 17.730
Modigliana
68.340 20.502
Montiano
3.175
952
Portico
51.118 15.335
Predappio
52.628 15.788
Premilcuore
77.783 23.335
Rocca SC
30.112
9.034
Roncofreddo
24.501
7.350
San Mauro P
4.343
1.303
Santa S
113.922 34.177
Sarsina
76.095 22.828
Savignano
8.372
2.512
Sogliano
51.069 15.321
Tredozio
45.453 13.636
Verghereto
88.598 26.579
Provincia
1.322.625 396.788
Comune
104
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
2.3.3.1.2
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Apporti atmosferici
Per quanto riguarda l’individuazione degli apporti di azoto dovuti alle deposizioni atmosferiche, si è fatto
riferimento a valori medi annui ricavati dalla “Relazione sullo stato dell’ambiente ‘99” della Regione
Emilia-Romagna. Relativamente agli aspetti legati alle cosiddette “piogge acide” si è verificato che
mediamente è riscontrabile, nelle piogge che cadono sulla regione, una concentrazione media di circa
6 mg/l di nitrati; in termini di azoto questa concentrazione equivale a 1.35 mg/l di N. Supponendo che la
precipitazione media annua ammonti a circa 700 mm/y, il carico complessivo per unità di superficie
risulta pari a circa 9.45 kg/ha/y di N.
Per quanto riguarda invece il fosforo le informazioni risultano molto più frammentarie, per la maggior
parte riferite ad importanti aree industriali (per Porto Marghera sono stati forniti valori di 1.8 kg/ha/y); si
è comunque definito un carico annuo per unità di superficie pari a 1 kg/ha/y di P.
La stima di questi carichi unitari è stata dedotta da alcuni risultati riportati all’interno di uno specifico
studio condotto per conto dell’Autorità di Bacino del Fiume Po “Sottoprogetto n° 2.1 - Inquinamento
delle acque superficiali e sotterranee. Attività 403: Individuazione dei fattori critici caratterizzanti il
carico inquinante per qualità e quantità”.
In tale studio vengono richiamati alcuni valori indicativi relativamente agli sversamenti naturali unitari da
intendersi come il carico di dilavamento di suoli rurali da parte di piogge a loro volta cariche di una quota
parte di nutrienti.
------------------------------------------------------------------------------------------------------------Per completezza si riporta la breve disamina sulla quantificazione di questi sversamenti naturali svolta
dall’Autorità di Bacino.
“……La deposizione di fosforo atmosferico consiste nella deposizioni di frazioni chiamate “bagnate” ed “asciutte”
La frazione bagnata è costituita dal fosforo associato alla pioggia ed include nutrienti disciolti ed in particelle. La
frazione asciutta è costituita prevalentemente da particelle, essendo in origine biologica (polline, detriti vegetali,
ecc.) e litologica (suoli, polvere ). La deposizione atmosferica è molto legata alla diversità logistica dei siti, come
dimostra il rapporto relativo alla deposizione bagnata/asciutta; Cawse ed altri (1989) scoprirono che la deposizione
di fosforo cosiddetto bagnato era responsabile da 2,3 a >100% della deposizione totale di fosforo in diverse aree del
Galles. Lo stesso studio mostrò tassi totali di deposizione di fosforo dello 0,3-2,9 g/ha in estate e di 0,1-3,02 g/ha per
ettaro all’anno . Questi valori sono più bassi rispetto ai valori registrati in altre parti dell’Inghilterra ed in altri paesi.
Gibson (1990), per esempio ha fornito dati che mostrano come la deposizione bagnata diretta all’interno di Lough
Neagh fosse pari a 0,18 kg/ha/y di P, e Dillon ed altri (1986) riportano un tasso di deposizione totale medio relativo
al Nord America pari a 0,34 kg/ha/y di P. I tassi di deposizione tra lo 0,07e il 3,7 kg/ha/y di P sono stati nuovamente
analizzati da Loher ed altri (1989).
Molti dei valori citati per la deposizione atmosferica di fosforo sono dello stesso ordine di grandezza dei livelli di
sversamento di fosforo per dilavamento (v. sotto). Ciò non vuol dire che la deposizione atmosferica sia la fonte
principale del run-off di fosforo, poiché è improbabile che la maggior parte della deposizione atmosferica di fosforo
arrivi ai fiumi (per lo meno a corto-medio termine). Il fosforo particolato infatti può essere assorbito dalla zona
105
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
superficiale del suolo e il fosforo disciolto può essere adsorbito dalle molecole del suolo a pochi centimetri di
profondità. Non esistono studi guida per determinare qual è la proporzione di scorrimento derivata direttamente
dalla deposizione atmosferica, sebbene sia noto che essa dipenda comunque dal gradiente del terreno, dalla
vegetazione, dall’umidità del suolo, dalla frequenza delle piogge ecc. Di conseguenza, non è al momento possibile
stabilire l’entità del carico di origine atmosferica per diversi bacini, ma può solamente essere utilizzato un
coefficiente di esportazione che include il carico naturale per dilavamento e la deposizione atmosferica.
Johnes ed altri (1994) hanno considerato dei fattori di carico standard di fosforo pari 0,2 kg/ha/y e di azoto pari
30 kg/ha/y, e, come per un coefficiente di sversamento, hanno moltiplicato questo valore per la media su base
35ennale del run-off dovuto alla pioggia - in genere 8-37% della portata di pioggia. Questo metodo di calcolo
sembrerebbe adatto per valutare la deposizione atmosferica di azoto, ma considerando che solamente parte del 3% di
fosforo inorganico applicato come fertilizzante viene riversato, sembra inverosimile che possa essere riversata nelle
acque di scorrimento una proporzione così consistente di fosforo depositato dall’atmosfera. È stato quindi proposto
di utilizzare un tasso di sversamento naturale che tiene conto del fenomeno di dilavamento, basato sulla permeabilità
del suolo, che considera automaticamente la deposizione atmosferica. Più è permeabile il suolo, minore è lo
scorrimento superficiale, e di conseguenza minore è l’erosione e minore risulterà la perdita di fosforo.
Una analisi dei metodi per determinare i livelli di fosforo relativi al fenomeno di dilavamento naturale nelle acque di
superficie è stata presentata da Mainstone ed altri (1995). Per i Paesi Europei si utilizzano tassi di sversamento
naturale del nutriente di 0,1-0,2 kg/ha di P (Morse ed altri 1993), Vighi e Chiaudani (1986) si servono di un metodo
innovativo ma scarsamente documentato basato sul calcolo dell’indice morfoedafico per determinare i tassi di
sversamento del fosforo naturale relativamente a 56 bacini di raccolta lacustri di 0,07-0,65 kg/ha/y di P, con dei
valori medi e di media rispettivamente dello 0,28 e dello 0,31 kg/ha/y di P. Questi calcoli hanno aumentato il tasso
di sversamento naturale di 0,1 kg/ha/y di P consigliato da Chiaudani ed altri (1978), tuttavia non si è a conoscenza
fino a che punto i laghi naturali e non inquinati sui quali si basa lo studio dei modelli siano realmente tali. Si
consiglia quindi di utilizzare i seguenti coefficienti di sversamento naturale che tengono conto delle piogge, della
permeabilità del suolo e del gradiente del terreno…
-
0,2 kg P per ettaro all’anno relativamente agli usi del terreno rurale
-
4,5 kg N per ettaro all’anno relativamente agli usi del terreno rurale
Si considera che nessuno dei nutrienti derivati da questa fonte sia riversato nelle acque sotterranee……”
------------------------------------------------------------------------------------------------------------Lo sversamento naturale è stato così determinato considerando un carico unitario delle piogge ed un
carico presente nei suoli incolti come evidenziato nella tabella seguente.
Tabella 40 - Carichi annui di azoto e fosforo, per unità di superficie, dovuti alle ricadute atmosferiche e
ai suoli incolti
Deposizioni atmosferiche
Suoli incolti
Totale
Azoto
(kg/ha/y)
10
10
20
106
Fosforo
(kg/ha/y)
1
3
4
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
2.3.4
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Apporti complessivi al suolo
Una volta definiti i vari componenti che compongono il bilancio di nutrienti sui suoli, agrari e non, si può
pervenire facilmente ai quantitativi complessivi apportati; tali apporti sono suscettibili di dilavamento da
parte delle acque meteoriche potendo trasformarsi in carichi inquinanti sversati nella rete di drenaggio
superficiale e/o verso le falde sotterranee. Lo schema seguente mette in evidenza i diversi apporti
considerati.
Apporti concimazione
Mineralizzazione suolo
Apporti complessivi
Apporti atmosferici
Suoli incolti
Nelle due tabelle seguenti, relative all’azoto e al fosforo, sono riportati i consuntivi a livello provinciale e
articolati a livello comunale, relativi all’ipotesi 2 formulata per individuare il carico di nutrienti dovuto ai
Concimi di sintesi .
107
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Tabella 41 - Azoto complessivo sul suolo da attività di concimazione e da apporti naturali
Concimazione Mineralizzato
(kg/y)
(kg/y)
Bagno di R.
344.182
208.806
Bertinoro
360.798
146.811
Borghi
367.948
76.460
Castrocaro Terme
149.903
86.618
Cesena
1.749.608
580.829
Cesenatico
266.404
102.078
Civitella
486.563
185.727
Dovadola
60.284
34.668
Forlì
1.797.078
543.851
Forlimpopoli
200.833
77.836
Galeata
217.803
74.427
Gambettola
76.011
17.624
Gatteo
123.534
33.887
Longiano
247.809
97.172
Meldola
581.594
158.308
Mercato S.
477.967
160.695
Modigliana
298.633
119.443
Montiano
13.528
22.658
Portico
53.254
38.725
Predappio
402.850
128.632
Premilcuore
228.696
84.881
Rocca SC
145.131
74.733
Roncofreddo
213.432
103.023
San Mauro P
147.485
48.801
Santa S
332.597
137.514
Sarsina
221.933
97.891
Savignano
188.805
49.920
Sogliano
557.541
166.480
Tredozio
122.356
67.615
Verghereto
326.988
115.633
Provincia
10.594.528
3.841.744
Comune
108
Atmosferico
Incolto
Totale
(kg/y)
(kg/y)
(kg/y)
233.335 183.067
969.389
57.001
15.914
580.525
30.146
7.099
481.652
38.859
14.822
290.202
249.593
80.817 2.660.847
45.274
13.994
427.750
117.907
72.710
862.907
38.795
28.485
162.232
228.388
66.278 2.635.596
24.423
1.858
304.949
63.073
44.197
399.500
7.598
1.296
102.529
14.204
3.842
175.466
23.621
580
369.182
78.920
33.059
851.882
99.881
59.098
797.641
101.373
68.340
587.790
9.319
3.175
48.680
60.621
51.118
203.717
91.726
52.628
675.836
98.768
77.783
490.128
50.247
30.112
300.223
51.804
24.501
392.759
17.300
4.343
217.928
148.781 113.922
732.814
100.890
76.095
496.809
23.216
8.372
270.312
93.690
51.069
868.780
62.357
45.453
297.781
117.725
88.598
648.944
2.378.835 1.322.625 18.304.752
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Tabella 42 - Fosforo complessivo sul suolo da attività di concimazione e da apporti naturali
Concimazione Mineralizzato Atmosferico Incolto
Totale
(kg/y)
(kg/y)
(kg/y)
(kg/y)
(kg/y)
Bagno di R.
218.902
26.101
23.334 54.920 323.256
Bertinoro
144.658
18.351
5.700
4.774 173.484
Borghi
137.937
9.557
3.015
2.130 152.639
Castrocaro Terme
64.325
10.827
3.886
4.447
83.485
Cesena
528.440
72.604
24.959 24.245 650.248
Cesenatico
81.573
12.760
4.527
4.198 103.059
Civitella
219.387
23.216
11.791 21.813 276.206
Dovadola
24.193
4.334
3.879
8.546
40.951
Forlì
587.693
67.981
22.839 19.883 698.397
Forlimpopoli
74.457
9.729
2.442
557
87.186
Galeata
89.412
9.303
6.307 13.259 118.282
Gambettola
25.492
2.203
760
389
28.843
Gatteo
29.752
4.236
1.420
1.153
36.560
Longiano
83.099
12.147
2.362
174
97.782
Meldola
273.140
19.788
7.892
9.918 310.738
Mercato S.
241.170
20.087
9.988 17.730 288.974
Modigliana
109.888
14.930
10.137 20.502 155.457
Montiano
3.265
2.832
932
952
7.981
Portico
23.307
4.841
6.062 15.335
49.545
Predappio
147.731
16.079
9.173 15.788 188.771
Premilcuore
73.137
10.610
9.877 23.335 116.959
Rocca SC
64.535
9.342
5.025
9.034
87.935
Roncofreddo
80.551
12.878
5.180
7.350 105.960
San Mauro P
31.921
6.100
1.730
1.303
41.054
Santa S
137.375
17.189
14.878 34.177 203.619
Sarsina
105.166
12.236
10.089 22.828 150.320
Savignano
54.625
6.240
2.322
2.512
65.698
Sogliano
258.039
20.810
9.369 15.321 303.538
Tredozio
51.708
8.452
6.236 13.636
80.032
Verghereto
114.520
14.454
11.773 26.579 167.325
Provincia
3.975.073
480.218
237.601 396.788 5.089.679
Comune
I due istogrammi seguenti evidenziano graficamente come i vari fattori, che contribuiscono agli apporti
sui suoli, si articolano nei comuni e si rapportino fra loro.
109
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Figura 9 - Carichi annui di azoto (kg/y) sui suoli per tipologia di apporto
Bagno di R.
Ber tinor o
Bor ghi
Castr ocar o Ter me
Cesena
Cesenatico
Civitella
Dovadola
For lì
For limpopoli
Galeata
Gambettola
Gatteo
Longiano
Meldola
Mer cato S.
Modigliana
Montiano
Por tico
Pr edappio
Pr emilcuor e
Rocca SC
Roncof r eddo
San Maur o P
Santa S
Sar sina
Savignano
Sogliano
Tr edozio
Ver gher eto
N tot Zootecnico (kg/y)
N tot Incolto (kg/y)
2500000
2250000
110
2000000
N tot Chimico (kg/y)
N tot Atmosferico (kg/y)
1750000
1500000
1250000
1000000
750000
500000
250000
0
N tot Fanghi (kg/y)
N tot Mineralizzato (kg/y)
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Figura 10 - Carichi annui di fosforo (kg/y) sui suoli per tipologia di apporto
Bagnodi R.
Ber tinor o
Bor ghi
Castr ocar oTer me
Cesena
Cesenatico
Civitella
Dovadola
For lì
For limpopoli
Galeata
Gambettola
Gatteo
Longiano
Meldola
Mer catoS.
Modigliana
Montiano
Por tico
Pr edappio
Pr emilcuor e
RoccaSC
Roncof r eddo
SanMaur oP
SantaS
Sar sina
Savignano
Sogliano
Tr edozio
Ver gher eto
P tot Zootecnico (kg/y)
P tot Incolto (kg/y)
700000
111
600000
P tot Chimico (kg/y)
P tot Atmosferico (kg/y)
500000
400000
300000
200000
100000
0
P tot Fanghi (kg/y)
P tot Mineralizzato (kg/y)
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
2.3.5
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Stima del diffuso
Nello studio “Analisi dei fenomeni di piena in relazione ai fattori incidenti sulla presenza dei nutrienti per
l’intero reticolo idrografico dei bacini emiliani affluenti in Po” (ARPA-Regione Emilia-Romagna 2001)
l’analisi del complesso rapporto tra i carichi scaricati sui suoli e quelli sversati in asta è stata condotta
sulla base di strumenti numerici di simulazione a carattere prevalentemente deterministico, facendo
riferimento a schemi sia concettuali sia fisicamente basati. Le schematizzazioni modellistiche di dettaglio
interessavano complessivamente gli oltre 10000 km2 dei 12 bacini emiliani principali compresi fra Carona
e Panaro, per il periodo Gennaio 1993 – Aprile 1999.
Facendo riferimento ai dati di input – output dello studio citato, è stato ricercato un insieme di relazioni
statistiche valido sul territorio emiliano ed estensibile all’area provinciale, mediante cui operare stime
numeriche dello sversato in asta di BOD, N e P nei diversi sottobacini considerati.
Essendo i modelli impiegati nel precedente studio di elevata complessità e dovendo essere tarati
singolarmente, con riferimento all’analisi complessiva del bacino e dell’asta, si è qui preferito
“regionalizzare” direttamente i risultati dei modelli, indipendentemente dalle schematizzazioni e dai
relativi parametri che li hanno prodotti. Con ciò si assume implicitamente un duplice ordine di
considerazioni:
➢ che le serie storiche giornaliere simulate coi modelli di versante (1993–1999) rappresentino con
accettabile approssimazione l’effettiva successione dei carichi sversati lungo le aste esaminate;
➢ che le caratteristiche macroscopiche dei bacini imbriferi e le relative sollecitazioni (carichi
apportati ai suoli) siano sufficienti a spiegare in misura ragionevole l’entità delle trasformazioni
generato/sversato, almeno alle aggregazioni temporali medie mensili ed annue.
Sulla base di tali assunzioni, si è proceduto con riferimento ai seguenti criteri operativi:
➢ le schematizzazioni regionali dovevano garantire una visione d’insieme dello stato di qualità
attuale e futuro adeguata alle finalità pianificatorie, assumendo prioritari gli indicatori generali
rispetto a quelli locali;
➢ la conservazione delle grandezze medie annue doveva essere garantita preliminarmente alle
medie mensili, così come i carichi dei bacini complessivi dovevano essere rispettati al meglio,
rispetto alla dettagliata disaggregazione dei contributi dei singoli sottobacini.
Lo schema generale prescelto per l’analisi è costituito da un insieme di procedure di struttura piuttosto
articolata. La loro tipologia è di natura statistica e prevede i passi seguenti, che si ripropongono identici
per ciascuna delle tre specie inquinanti considerate BOD, N e P.
I)
Utilizzo di una “legge regionale” relativa ai carichi Sversati Medi Annui Totali (SMAT), dove la
designazione “Totali” si riferisce all’intera area imbrifera sottesa dalle sezioni fluviali di chiusura
considerate;
II)
Utilizzo di una “legge regionale” relativa ai carichi Sversati Medi Annui Parziali (SMAP), dove
la designazione “Parziali” si riferisce invece all’area imbrifera sottesa dai singoli sottobacini
nell’ambito dei rispettivi bacini principali;
112
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
III)
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Utilizzo di una “legge regionale” relativa ai carichi Sversati Medi Mensili Parziali (SMMP), in
grado di rispettare la congruenza temporale con i corrispondenti carichi SMAP;
IV)
Aggregazione dei carichi Sversati Medi Mensili Parziali (SMMP) nei corrispondenti carichi
Sversati Medi Mensili Totali (SMMT).
La legge di cui al punto I) ha la forma generale:
SMATK = fI (GK,LK,IK,UK,CK)
dove K è l’indice di bacino complessivo, fI una funzione stabilita per via statistica e G, L, I, U, C sono le
grandezze prescelte rispettivamente geometriche, litologiche, idrologiche, di uso del suolo e di
generazione chimica tipiche del bacino imbrifero K.
La seconda legge (SMAP) opera in termini di percentuale del carico Parziale di ogni sottobacino rispetto
al carico Totale del relativo bacino complessivo e assume la forma generale:
pSK,i = fII (GKi,LKi,IKi,UKi,CKi)
dove il pedice K si riferisce al bacino complessivo ed il pedice i all’i-esimo sottobacino e dove le
grandezze di sottobacino GKi, LKi, IKi, UKi, CKi sono prevalentemente espresse come rapporto
adimensionale fra i corrispondenti valori di sottobacino e di bacino complessivo. La relazione (II)
fornisce le percentuali pS normalizzate con cui lo SMAT si ripartisce fra gli SMAP dei sottobacini
tributari, secondo le relazioni:
SMAPK,i = SMATK · pSK,i
∑i=1,n(K) pSK,i = 1
con n(k) pari al numero di sottobacini tributari di K.
La terza legge regionale (SMMP) è finalizzata alla stima delle percentuali mensili di carico Parziale per
ogni sottobacino rispetto al carico annuo Parziale dello stesso sottobacino e non risulta di specifico
interesse per questa attività.
La Tabella 3.40 elenca le diverse variabili considerate nelle diverse leggi di regionalizzazione.
Le leggi fI, fII, fIII sono solitamente rappresentate da formulazioni lineari del tipo fn = an0 + ∑z anz·Vz con an
coefficienti stimati in fase di “regressione” regionale e V variabili indipendenti. A volte le f n presentano 2
formulazioni diverse, a seconda delle dimensioni dei bacini cui si riferiscono.
113
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Tabella 43 – Variabili di bacino e sottobacino considerate nelle diverse leggi di previsione
Tipologia
Geometriche-morfologiche
Idrologiche
Di effetti litologici
Di generazione chimica
Di uso del suolo
VARIABILE (dimensione)
AREA (kmq)
ALTITUDINE MEDIA (m slm)
PENDENZA MEDIA (%)
PIOGGIA (mm/y) (mm/mese)
EVAPOTRASPIRATO (mm/y) (mm/mese)
DEFLUSSO SUPERFICIALE (mm/y) (mm/mese)
DEFLUSSO IPODERMICO (mm/y) (mm/mese)
DEFLUSSO PROFONDO (mm/y) (mm/mese)
INFILTRATO (mm/y) (mm/mese)
MANTO NEVOSO (mm/d)
DEFLUSSO TOTALE (Mmc/y) (Mmc/mese)
RUSCELLAMENTO (mm)
COEF.DEFLUSSO TOTALE (-)
COEF.DEFLUSSO SUPERF. (-)
COEF.PERDITE TOTALI (-)
BOD GENERATO (t/y) (t/mese)
N NATURALE GENERATO (t/y) (t/mese)
N ARTIFICIALE GENERATO (t/y) (t/mese)
P NATURALE GENERATO (t/y) (t/mese)
P ARTIFICIALE GENERATO (t/y) (t/mese)
SEMINATIVI (ha)
FORAGGERE AVVICENDATE (ha)
PRATI e PASCOLI (ha)
SAU TOTALE (ha)
Le modalità con cui le leggi sono state ottenute, le grandezze di sottobacino utilizzate, i relativi
coefficienti, l’adeguatezza delle rappresentazioni, etc. sono dettagliatamente esposte nell’attività “Analisi
delle modellistiche quali-quantitative per le simulazioni sui corpi idrici superficiali della regione”
(BOZZA – gennaio 2003).
Nella predisposizione dei dati di base per l'applicazione delle leggi di regionalizzazione all'intero ambito
territoriale di interesse per il presente lavoro si sono tuttavia evidenziate alcune circostanze che hanno
fatto sorgere perplessità sulle possibilità di effettiva applicabilità delle leggi individuate al data set
aggiornato disponibile:
-
per quanto riguarda le grandezze rappresentative degli impatti antropici si osserva che i valori
utilizzati per la calibrazione delle leggi di regionalizzazione erano quelli deducibili dal
censimento ISTAT dell'agricoltura del 1990 - '91, mentre per il presente lavoro si sono rese
disponibili le risultanze del censimento ISTAT successivo (dati rilevati nel 2000) aggiornate al
2004; rispetto alle elaborazioni precedentemente effettuate per la quantificazione dei carichi
apportati al suolo connessi agli spandimenti zootecnici e all'uso dei fertilizzanti chimici,
impiegati nella calibrazione delle leggi di regionalizzazione, sono stati apportati, nel presente
lavoro, alcuni affinamenti alle metodologie di stima;
-
dal confronto dei dati relativi ai due censimenti è emerso che l'uso dei suoli è significativamente
variato nel corso del decennio 1990-2000: a livello regionale la SAU è diminuita del 10%,
114
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
l'estensione a seminativi è calata del 7%, quella relativa a foraggiere avvicendate del 24% e
quella connessa a prati a pascoli del 16%; peraltro nel territorio montano - collinare le variazioni
sono molto più significative rispetto alla pianura, ad esempio, con riferimento alla SAU, per la
montagna la diminuzione è risultata del 29%, per la collina dell'11%, per la pianura solo del 4%
(per i seminativi e le foraggiere le difformità delle variazioni sono ancora più evidenti);
-
la consistenza del comparto zootecnico è anch'essa significativamente mutata: il numero di capi
bovini allevati si è ridotto nel decennio 1990-2000 del 29%, quello dei suini del 18%, mentre, al
contrario, quello degli avicoli si è incrementato dell'11%;
-
in conseguenza delle due circostanze sopra riportate sono mutati significativamente i carichi di
origine agro - zootecnica apportati al suolo; si evidenzia che, oltre alle variazioni degli
spandimenti zootecnici, minori apporti di concimi di sintesi sono connessi a pratiche colturali
che, anche in relazione agli indirizzi della PAC comunitaria, si sono progressivamente orientate
dalla massimizzazione delle rese, perseguita fino agli anni '80, ad una maggiore attenzione al
contenimento dei costi di produzione.
Dalle considerazioni sopra riportate si deduce che diverse delle grandezze considerate nelle leggi di
regionalizzazione implementate (di fatto tutte quelle rappresentative delle pressioni antropiche) sono
sistematicamente e significativamente variate nel data set aggiornato, rispetto ai corrispettivi valori
adottati per la calibrazione delle leggi stesse. Per ovviare a tale circostanza si è ritenuto opportuno
apportare alle leggi di regionalizzazione alcune semplificazioni, finalizzate essenzialmente a minimizzare
l'influenza delle grandezze ritenute non correttamente trasponibili dal data set di calibrazione a quello di
applicazione, rinunciando, almeno in una certa misura, a perseguire la migliore aderenza statistica fra dati
"misurati" (derivanti in realtà anch'essi da simulazioni modellistiche seppure di maggiore dettaglio) e
quelli ricostruiti.
A partire dalle leggi di regionalizzazione dello SMAT e dello SMAP, si sono ricercate e ottenute nuove
formulazioni che permettono di stimare, per ogni sottobacino e per i tre inquinanti considerati, i valori
medi annui dei coefficienti di sversamento dei quantitativi generati. Operativamente si sono inizialmente
impostati i procedimenti regressivi sulla base di tutte le variabili considerate nelle leggi relative allo
SMAT e allo SMAP, eliminando progressivamente le variabili ritenute più difficilmente trasferibili dalla
fase di calibrazione a quella di applicazione, e/o quelle caratterizzate da una minore significatività
statistica. Nelle singole relazioni si è verificata, oltre la significatività statistica delle singole variabili,
anche plausibilità fisica del segno dei coefficienti di regressione; in conclusione si è giunti a leggi di
regionalizzazione semplificate del tipo:
(Sversato / Generato)i = αi + βi · %SAU + γi · %Seminativi + δi · Pioggia +
εi · pendenza media + φi · Ruscellato + ιi · Infiltrato
dove il significato delle diverse grandezze è evidente e i coefficienti αi, βi, γi, δi, εi, φi e ιi sono determinati
per i diversi inquinanti "i" (BOD, N e P) con il consueto metodo dei minimi quadrati. In effetti nelle
singole leggi non sono sempre presenti tutte le variabili sopra riportate: in particolare per il BOD il
115
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
coefficiente Sversato / Generato è stato correlato alla pioggia media, al ruscellato e alla percentuale di SAU, per
l'azoto alla pioggia media, al ruscellato, all'infiltrato e alle percentuali di SAU e seminativi, per il fosforo
alla pioggia media, al ruscellato, all'infiltrato, alla pendenza media e alla percentuale di seminativi.
2.3.5.1
Applicazione della schematizzazione all’intero territorio provinciale
La schematizzazione predisposta per la stima dei carichi di BOD, N e P di origine diffusa, sversati nelle
aste fluviali principali della provincia è stata applicata sui bacini e sottobacini di “riferimento”
individuati. I diversi elementi richiesti per i sottobacini sono in parte quelli utilizzati in altri studi
(geometrici, idrologici, di generazione chimica) ed altri derivati dalle fonti Arpa Forlì-Cesena e ISTAT
opportunamente rapportati/ripartiti in termini di superficie sui diversi sottobacini. In particolare:
➢ gli elementi geometrici - morfologici derivano dall’Attività conoscitiva: “Integrazione e
aggiornamento delle perimetrazioni dei sottobacini e dei corpi idrici per le aree drenate dalla rete
artificiale”;
➢ quelli idrologici sono dedotti dall’Attività conoscitiva: “Modelli afflussi - deflussi sul reticolo
idrografico naturale principale del territorio regionale”;
➢ gli usi agricoli comunali di interesse per il suolo sono tratti dall’aggiornamento 2004 del
censimento ISTAT del 2000;
➢ i carichi diffusi apportati ai suoli sono determinati rapportando le singole superfici del bacino al
valore complessivo comunale.
La seguente tabella (Tabella 25) individua, per i diversi elementi utilizzati per la stima degli sversati, i
relativi valori complessivi alle chiusure dei bacini totali.
116
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Tabella 44 - Sintesi a livello dei bacini principali degli elementi di input utilizzati per la stima degli
apporti diffusi
Grandezze
morfologiche
Bacino
Superf.
Grandezze climatiche e
idrologiche
Carichi apportati al suolo
(1)
Pendenza
Pioggia Ruscellato (2) Infiltrato (2)
media
BOD
N
P
2
(%)
(mm/y) (mmeq/y)
(mmeq/y)
(t/y)
(t/y)
(t/y)
(km )
0800 F. Lamone
523
21,9
917
170
115
1167,07
1806,06 478,49
1100 Fiumi Uniti
1199
20.04
966
205
92 12381,66 11714,99 3132,26
1200 T. Bevano
315
0.06
723
77
21
1238,88
976,36 247,02
1300 F. Savio
654
21.08
941
202
68
4441,79
4750,54 1402,68
1700 F. Uso
147
12.01
864
204
18
1683,98
758,77 214,08
1600 F. Rubicone
200
8.08
782
131
16
2314,21
2220,94 610,51
1900 F. Marecchia
602
18,5
890
159
79
4,04
8,44
1,99
Totale o media
3640
6
869
164
58
23231,63 22236,09 6087,02
(1) Dedotte dalle modellazioni idrologiche e riferibili agli anni 1991 - 2001.
(2) Componenti del deflusso ricostruite con la modellazione idrologica.
Nella Figura 11 sono rappresentati i sottobacini della provincia di Forlì-Cesena individuati, per singolo
comune, per la determinazione dei carichi sversati nelle aste fluviali principali.
117
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Figura 11 - Sottobacini della provincia di Forlì-Cesena individuati, per singolo comune, per la
determinazione dei carichi sversati nelle aste fluviali principali
L’applicazione della schematizzazione proposta fornisce una stima dell’apporto del diffuso di BOD, N e P
alle aste fluviali, suddivisa per ciascuno dei sottobacini “di riferimento” considerati.
Dagli apporti diffusi ai suoli di BOD, N e P rispettivamente di circa 19.000 t/anno, 18.000 t/anno e
5.000 t/anno, è stata fatta una prima stima dei rilasci in asta rispettivamente di circa 2700 t/anno,
2300 t/anno e 160 t/anno, quindi con rapporti complessivi sversato/apportato ai suoli rispettivamente di
0.10, 0.09 e 0.02.
118
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
La tabella seguente fornisce, per i bacini principali presi in esame, gli apporti medi annui in asta di BOD,
N e P, nonché i relativi rapporti sversato/apportato ai suoli.
Tabella 45 - Sversato di origine diffusa dai bacini provinciali principali
Bacino
0800 F. Lamone
1100 Fiumi Uniti
1200 T. Bevano
1300 F. Savio
1700 F. Uso
1600 F. Rubicone
1900 F. Marecchia
Media o totale
BOD:
Sversato /
Apportato
0,07
0,13
0,09
0,11
0,13
0,10
0,08
0,10
N:
P:
Sversati (t/anno)
Sversato / Sversato /
N
P
Apportato Apportato BOD
0,12
0,02
86,76 214,40 11,79
0,12
0,03
1579,70 1397,71 83,24
0,06
0,04
112,15
54,87
8,85
0,11
0,03
491,74 540,51 43,78
0,07
0,02
212,47
50,56
3,82
0,04
0,01
230,98
96,23
6,88
0,10
0,02
0,30
0,83
0,04
0,09
0,02
2714,11 2355,12 158,41
I valori ottenuti risultano coerenti a quelli previsti dal PTA regionale.
Sarà comunque necessario verificare gli effettivi carichi e le relative superfici, mediante un confronto con
la Provincia e le Associazioni di Categoria, attraverso i momenti di incontro previsti dalla normativa sulla
pianificazione.
Nelle Figure 6, 7 e 8 sono rappresentati i sottobacini della provincia di Forlì-Cesena considerati
nell’elaborazione con i carichi di BOD, N e P sversati nelle aste fluviali principali.
119
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Tabella 46 - Confronto tra PTA regionale e PTA provinciale riguardo ai carichi apportati e ai carichi sversati di BOD, Azoto e Fosforo
Bacino
0800
1100
1200
1300
1700
1600
1900
F. Lamone
Fiumi Uniti
T. Bevano
F. Savio
F. Uso
F. Rubicone
F. Marecchia
Totale
Carichi apportati al suolo - PTA
provinciale
BOD
N
P
Carichi apportati al suolo - PTA
regionale
BOD
N
P
Sversati (t/anno) - PTA
provinciale
BOD
(t/y)
(t/y)
(t/y)
(t/y)
(t/y)
(t/y)
(t/y)
1167,07
12381,66
1238,88
4441,79
1683,98
2314,21
4,04
23231,63
1806,06
11714,99
976,36
4750,54
758,77
2220,94
8,44
22236,09
478,49
3132,26
247,02
1402,68
214,08
610,51
1,99
6087,02
966,37
16233,60
2994,00
8467,00
4054,84
9631,91
2162,80
44510,51
2547,41
6947,01
2589,00
3759,00
1272,13
2256,53
3981,48
23352,56
1091,25
2775,45
780,00
1726,00
574,61
1102,11
2878,11
10927,53
86,76
1579,70
112,15
491,74
212,47
230,98
0,30
2714,11
120
N
P
(t/y)
(t/y)
214,40 11,79
1397,71 83,24
54,87
8,85
540,51 43,78
50,56
3,82
96,23
6,88
0,83
0,04
2355,12 158,41
Sversati (t/anno) - PTA
regionale
BOD
N
P
(t/y)
(t/y)
(t/y)
106,39
2291,60
305,02
1261,11
664,88
1811,18
210,29
6650,47
293,64
817,83
165,17
471,28
72,38
110,30
515,56
2446,16
38,90
77,55
37,41
58,27
11,31
16,47
105,36
345,27
VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Figura 12 - Sottobacini della provincia di Forlì-Cesena individuati, per singolo comune, per la
determinazione dei carichi di BOD sversati nelle aste fluviali principali
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VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
figura 13 - Sottobacini della provincia di Forlì-Cesena individuati, per singolo comune, per la
determinazione dei carichi di Azoto sversati nelle aste fluviali principali
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VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE
Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO
Figura 14 - Sottobacini della provincia di Forlì-Cesena individuati, per singolo comune, per la
determinazione dei carichi di Fosforo sversati nelle aste fluviali principali
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Sezione II – Quadro Conoscitivo - Provincia di Forlì