Provincia di Forlì-Cesena Servizio Ambiente e Sicurezza del Territorio VARIANTE AL P.T.C.P. DELLA PROVINCIA DI FORLI'-CESENA IN ATTUAZIONE DEL PIANO DI TUTELA DELLE ACQUE DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA RELAZIONE GENERALE SEZIONE II Sezione I – Sintesi Sezione II – Quadro Conoscitivo – PARTE PRIMA Sezione III – Obiettivi Sezione IV – Misure e Azioni – Aree di Salvaguardia Sezione V – Previsioni per il raggiungimento degli obiettivi di qualità Sezione VI – VALSAT – Studio d'Incidenza Sezione VII – Norme Tecniche d'Attuazione VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Indice 2. IL QUADRO CONOSCITIVO ....................................................................................4 2.1 2.2 INQUADRAMENTO TERRITORIALE E DESCRIZIONE DELLE PRINCIPALI CARATTERISTICHE DEI BACINI IDROGRAFICI ..........4 2.1.1 Le acque superficiali interne.................................................................................4 2.1.2 Le acque marino costiere.....................................................................................14 2.1.3 Le acque sotterranee ...........................................................................................16 2.1.4 2.1.3.1 Assetto evolutivo generale.....................................................16 2.1.3.2 Coerenza generale del modello concettuale..........................17 2.1.3.3 Lo schema idrogeologico tridimensionale............................19 Aree sensibili.........................................................................................................25 2.1.5 Bacini drenanti afferenti alle aree sensibili........................................................27 2.1.6 Zone vulnerabili da nitrati di origine agricola...................................................27 2.1.7 Zone vulnerabili da prodotti fitosanitari............................................................30 INQUINAMENTO DA FONTE PUNTUALE..............................................32 2.2.1 Settore produttivo................................................................................................32 2.2.1.1 2.2.1.2 2.3 2.2.2 Inquadramento normativo....................................................32 Scarichi in corpo idrico superficiale provenienti dal settore produttivo industriale............................................................35 2.2.1.3 Carico veicolato......................................................................42 Pubbliche fognature ............................................................................................43 2.2.3 2.2.2.1 Inquadramento normativo....................................................43 2.2.2.2 Agglomerati............................................................................44 2.2.2.3 Reti fognarie...........................................................................51 2.2.2.4 Trattamenti depurativi..........................................................52 2.2.2.5 Bacini Idrici............................................................................54 2.2.2.6 Determinazione del carico inquinante sversato...................55 Scaricatori di piena.............................................................................................63 2.2.4 Piano di indirizzo delle acque di prima pioggia.................................................65 INQUINAMENTO DA FONTE DIFFUSA...................................................66 2.3.1 Principali differenze fra la Legge Regionale 24.04.1995 n. 50 e la Delibera dell’Assemblea Legislativa del 16.01.2007 n. 96)...............................................66 2.3.1.1 2.3.1.2 2.3.1.3 2.3.2 Sistema autorizzativo.............................................................67 Detentore ...............................................................................67 Capacita’ di stoccaggio degli effluenti di allevamento e loro caratteristiche.........................................................................68 2.3.1.4 Zone vulnerabili.....................................................................69 2.3.1.5 Produzione di azoto delle specie zootecniche.......................69 2.3.1.6 Fasce tampone .......................................................................69 2.3.1.7 Piani di utilizzazione agronomica ........................................70 2.3.1.8 Periodi di divieto di applicazione degli effluenti di allevamento (divieti temporali e divieti spaziali).................70 2.3.1.9 Cumuli a piè di campo...........................................................71 2.3.1.10 Documento di trasporto e Registro spandimenti ................71 2.3.1.11 Considerazioni conclusive.....................................................72 Apporti al suolo di origine antropica..................................................................74 2 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO 2.3.3 2.3.2.1 Stima delle necessità colturali...............................................75 2.3.2.1.1 Estensioni colturali.............................................................77 2.3.2.1.2 Regioni agrarie e rese colturali...........................................80 2.3.2.2 Stima delle disponibilità........................................................85 2.3.2.2.1 Carichi di origine zootecnica..............................................86 2.3.2.2.2 Fanghi degli impianti di trattamento civili e delle industrie agro-alimentari...................................................................98 2.3.2.2.3 Concimi di sintesi...............................................................99 Contributi di origine naturale...........................................................................103 2.3.4 2.3.3.1.1 Contributo dei suoli incolti...............................................104 2.3.3.1.2 Apporti atmosferici...........................................................105 Apporti complessivi al suolo..............................................................................107 2.3.5 Stima del diffuso.................................................................................................112 2.3.5.1 Applicazione della schematizzazione all’intero territorio provinciale............................................................................116 3 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE 2. 2.1 Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO IL QUADRO CONOSCITIVO INQUADRAMENTO TERRITORIALE E DESCRIZIONE DELLE PRINCIPALI CARATTERISTICHE DEI BACINI IDROGRAFICI 2.1.1 Le acque superficiali interne Nel territorio provinciale ricadono sei bacini idrografici, tributari del mare Adriatico, drenanti areali imbriferi di almeno 10 Km2 e con superfici superiori a 100 Km2. Tabella 1 – Bacini idrografici Superficie totale in Km2 530 1169 308 803 189 149 BACINO Lamone Fiumi Uniti Bevano Savio Rubicone Uso I bacini appenninici mostrano caratteristiche morfologiche significativamente omogenee: quelli maggiori, nell'areale montano-collinare e di media pianura, hanno aste idrografiche sostanzialmente orientate verso nordovest-sudest. Tra i contrafforti principali e secondari sono adagiate le vallate, sedi attuali dei corsi d’acqua che formano un sistema idrografico «scavato» direttamente dai medesimi che, direttamente o indirettamente, sfociano al mare. La rete idrografica ha principalmente un andamento da SW a NE. I territori dei Comuni compresi nell’area dei Bacini della Romagna possono, schematicamente, suddividersi in quattro ambiti territoriali omogenei. 1. Zona della pianura La zona della pianura, nel suo complesso, costituisce l’area con maggiore densità insediativa e di attività produttive e, conseguentemente, con la più alta concentrazione di rifiuti e di scarichi. L’elevato impiego di prodotti chimici in agricoltura, la presenza di numerosi allevamenti avicoli e suinicoli, gli scarichi ed i rifiuti industriali e civili fanno sì che la maggior parte del carico inquinante complessivo venga prodotto in questa zona. A ciò si aggiunga una elevata domanda di risorsa idrica a fronte di una potenzialità quantitativamente sempre più scarsa e qualitativamente sempre più scadente. 2. Zona della costa Dal punto di vista ambientale questa zona è caratterizzata dalla presenza di aree di notevole valore paesaggistico-naturalistico quali le pinete, le valli e le saline, spesso tuttavia in adiacenza o frammiste a fasce di urbanizzazione dai notevoli problemi urbanistici o ambientali (cosa particolarmente evidente da Cervia verso sud dove una conurbazione assai densa e disordinata si estende sino a Cattolica). In queste zone, il forte prelievo di acque sotterranee determina il progressivo abbassamento del livello di falda che è una delle cause principali del fenomeno dell’ingressione salina. L’ingressione del cuneo salino 4 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO unitamente all’erosione della costa ed alla subsidenza, sono alcuni dei problemi più gravi che interessano il litorale alto adriatico. 3. Zona della collina e bassa montagna Il territorio, interessato a partire dal dopoguerra da fenomeni di abbandono da parte della popolazione, è stato successivamente riconquistato e destinato all’uso agricolo con meccanizzazioni spinte. Il tessuto storico è quasi del tutto distrutto con gravi effetti sull’assetto fisico (idrogeologico ed ecologico) del territorio, che presenta vaste zone di dissesto o, comunque, abbandonate e predisposte al dissesto. Tale situazione è aggravata dalla presenza di corsi d’acqua a carattere torrentizio, per i quali spesso manca un adeguato intervento di regimazione. Si rileva inoltre un’alta concentrazione di allevamenti avicoli e suinicoli il cui carico inquinante è causa dell’abbassamento della qualità delle acque superficiali. Anche l’attività estrattiva volta alla ricerca di materiali alternativi alle sabbie ed alle ghiaie fluviali, la cui estrazione è proibita dal 1983, riveste un ruolo importante dal punto di vista dell’impatto ambientale 4. Zona della montagna È caratterizzata dalla presenza di aree a pascolo e, soprattutto, a bosco. Ricomprende anche quelle zone particolarmente pregevoli dal punto di vista paesaggistico-ambientale, costituite dalla foresta della Lama, di Campigna, dalla riserva di Sasso Fratino, etc. In queste zone il degrado ambientale è limitato: il progressivo calo della popolazione non ha determinato quegli effetti negativi sopra descritti per le zone della collina e della bassa montagna perché, negli ultimi decenni, è stata sviluppata un’intensa attività di rimboschimento, che ha avuto positivi effetti sulla difesa del suolo e la tutela ambientale. In linea generale, dunque, si tratta di corsi d’acqua a carattere torrentizio con forti magre estive e piene straripanti nei periodi autunno-invernali. Tale situazione di portate estreme è dovuta principalmente al regime pluviometrico (deflussi legati agli afflussi meteorici) ed alla presenza di terrreni scarsamente permeabili (argille, marne, alternanze marnoso-arenacee). I terrazzi bassi di fondovalle hanno subito in periodi recenti profonde modificazioni morfologiche ed ambientali per opera dell’uomo ed in particolare in relazione alle attività estrattive dei materiali alluvionali (sabbia e ghiaia) che hanno diffusamente interessato ed interessano, oltre l’alveo, vasti terrazzi fluviali. Le modificazioni recenti della morfologia degli alvei fluviali sono attribuibili alla stretta interconnessione fra l’estrazione di materiali in alveo e modificazioni morfologiche dell’alveo stesso. Infatti le richieste di enormi quantitativi di inerti prelevati dagli alvei fluviali, dapprima nelle vicinanze dei centri urbani in rapido sviluppo e quindi in sezioni sempre più a monte, hanno fatto convergere la morfologia fluviale verso una netta canalizzazione dell’alveo, sia in solchi vallivi della media e bassa montagna, sia nell’alta pianura. 5 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Gli effetti provocati da questa modificazione morfologica sono molteplici in primo luogo si rileva che gli alvei hanno cambiato fisionomia essendo in molti casi scomparso quasi completamente il materasso ghiaioso e l’acqua scorre in un canale ristretto inciso in materiali argillosi. Nell’alta pianura le sezioni, un tempo assai ampie, tendono a forme semicircolari; al di là di variazioni paesaggistiche, il nuovo alveo determina una variazione dei deflussi: diminuzione dei tempi di corrivazione e formazione di piene con altezze idrometriche tendenzialmente crescenti. Le frequenti inondazioni che si sono verificate dal 1966 ad oggi, soprattutto all’altezza della Via Emilia, con frequenza anomala rispetto al passato, sono conseguenza delle mutate condizioni. Il fenomeno di abbassamento degli alvei ha poi gravi ripercussioni anche sulla idrogeologia sotterranea: molti terrazzi di fondovalle, costituenti un tempo acquiferi ricchi di acque, una volta rimasti pensili, anziché essere alimentati dal fiume vengono drenati da questo. Si può quindi rilevare che lungo i fiumi dell’Emilia – Romagna sono attualmente visibili almeno quattro ordini di terrazzi; i primi, più elevati, sono visibili nelle parti medie ed alte delle vallate, gli altri, ed in particolare i terrazzi di quarto ordine, si distinguono meglio dove i fiumi incidono le vecchie conoidi preappenniniche e sfociano nel piano. In base all’assetto territoriale sopradescritto, si possono distinguere sostanzialmente quattro zone idrometriche: - zona di pianura (quota inferiore a 100 m), con valore medio annuo di precipitazione compreso tra 602-912 mm; - zona di bassa collina (quota inferiore a 300 m), con valore medio annuo di precipitazione compreso tra 916-1.030 mm; - zona di media-alta collina (quota inferiore a 600 m), con valore medio annuo di precipitazione compreso tra 885-1.188 mm; - zona di montagna (quota superiore a 600 m), con valore medio annuo di precipitazione compreso tra 1.195-1.612 mm. Per le acque superficiali è stata realizzata la cartografia del reticolo idrografico e dei bacini e sotto-bacini di dreno naturali e artificiali con bacino superiore ai 10 Km2, utilizzando il materiale di base reperito presso il Servizio Sistemi Informativi Geografici della Regione Emilia-Romagna e l’Autorità dei Bacini Regionali Romagnoli. La cartografia implementata presenta una caratteristica peculiare: ad ogni bacino o sotto-bacino individuato viene fatto corrispondere il corpo idrico naturale o artificiale principale che lo drena. In particolare la codifica implementata attribuisce lo stesso codice ai corpi idrici e ai relativi areali imbriferi drenati e prevede oltre alla identificazione degli ordini di affluenza successivi, una precisa numerazione, da monte verso valle, che identifica tutti i bacini e sottobacini di interesse (e conseguentemente i relativi corpi idrici) in relazione alla soglia minima dei 10 Km2. 6 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Il codice previsto è costituito complessivamente di 16 caratteri ed ha una struttura del tipo MYYY XX XX XX XX XX XX NNN_, dove: • MYYY definisce l’Autorità di Bacino di riferimento (es. AdB Romagnoli N080), unica parte del codice proposta dall’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i servizi Tecnici (APAT) nel regolamento “Criteri per la standardizzazione dei dati e per la trasmissione delle informazioni” di cui all’Art. 3, commi 4 e 7, del D.Lgs. 152/99; • XX XX XX XX XX XX rappresentano i codici numerici progressivi relativi agli ordini successivi, numerati per ciascun bacino o sotto-bacino partendo da monte verso valle (indipendentemente dalla posizione destra-sinistra di affluenza); • NNN definisce i sottobacini “fittizi”, ovvero quelli determinati da chiusure intermedie delle aste fluviali; il primo carattere è per le aste del primo ordine, il secondo per quelle di secondo ordine, il terzo per quelle di terzo ordine; ciascun carattere è espresso da lettere successive A, B, C, ecc; • i serbatoi artificiali significativi hanno il codice del bacino e sotto-bacino cui appartengono, con l’ultimo carattere _ specificato in S. Nella tabella 3.2 sono elencati i bacini “principali” che ricadono totalmente o parzialmente nel territorio provinciale e direttamente affluenti in Adriatico, a cui si aggiunge il sottobacino del Tevere che interessa marginalmente il territorio della Provincia di Forlì – Cesena nel tratto confinante con la regione Marche. Tabella2 – Tabella dei Bacini e sotto bacini “principali” che ricadono nella provincia di Forlì - Cesena Autorità di Bacino (AdB) Cod. AdB Codice Superficie Asta idrografica Quota (prime (Km2) media (m 4 cifre) slm) dei Bacini Regionali Romagnoli R080 0800 523.36 F. LAMONE 425 dei Bacini Regionali Romagnoli R080 1100 1198.78 FIUMI UNITI 417 dei Bacini Regionali Romagnoli R080 1200 314.87 T. BEVANO 13 dei Bacini Regionali Romagnoli R080 1300 653.64 F. SAVIO 481 dei Bacini Regionali Romagnoli R080 1401 11.84 SC. VIA CUPA NUOVO 2 dei Bacini Regionali Romagnoli R080 1402 13.68 SCARICO MADONNA DEL PINO 2 dei Bacini Regionali Romagnoli R080 1500 110.21 PORTO C.LE. DI CESENATICO 0 dei Bacini Regionali Romagnoli R080 1502 17.91 SCOLMATORE TAGLIATA 2 dei Bacini Regionali Romagnoli R080 1600 200.38 F. RUBICONE 105 del Marecchia Conca I019 1700 146.85 F. USO 204 del Fiume Tevere N010 2600 27.73 F. TEVERE 957 Estensioni e quote medie si riferiscono all’intero bacino, a prescindere dai confini provinciali (PTA regionale) Dall'elenco dei 716 sottobacini regionali sono stati estratti gli areali imbriferi “di riferimento” aventi: • superficie maggiore di 60 Km2; • estensione tra 10 e 60 Km2 se relativi a corsi d'acqua direttamente affluenti in Po o in Adriatico; • riferibili a canali artificiali significativi, ovvero affluenti in corpi idrici naturali e con portate di esercizio, stimate attraverso la media semestrale (novembre – aprile) dei deflussi relativi al funzionamento in condizione di dreno della rete, superiori a 3 m3/s; Dai bacini “di riferimento sono stati quindi estratti i bacini relativi ai corsi d'acqua naturali ed artificiali significativi: • naturali, di primo ordine, caratterizzati da un bacino imbrifero di superficie maggiore di 200 Km2; 7 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO • naturali, di secondo ordine o superiore, caratterizzati da un bacino imbrifero di superficie maggiore di 400 Km2; • artificiali, affluenti di corsi d’acqua naturali, caratterizzati da una portata di esercizio superiore a 3 m3/s. Nella Tabella 3.3 si riportano i corsi d’acqua e serbatoi artificiali significativi che ricadono in territorio provinciale. Tabella 3 – Corsi d’acqua e serbatoi artificiali significativi che ricadono nel territorio provinciale Autorità di Bacino Corsi d’acqua e relativi bacini dei Bacini Regionali Romagnoli dei Bacini Regionali Romagnoli dei Bacini Regionali Romagnoli dei Bacini Regionali Romagnoli dei Bacini Regionali Romagnoli dei Bacini Regionali Romagnoli dei Bacini Regionali Romagnoli del Marecchia Conca Serbatoi artificiali dei Bacini Regionali Romagnoli Fonte: PTA regionale Codice di riferimento Asta idrografica 080000000000 110000000000 110100000000 110200000000 120000000000 130000000000 160000000000 170000000000 F. LAMONE FIUMI UNITI F. MONTONE F. RONCO T. BEVANO F. SAVIO F. RUBICONE T. USO 110201010000 INVASO DI RIDRACOLI Area totale Quota me_ (Km2) dia (m slm) 523.36 1198.78 546.55 650.77 314.87 653.64 200.38 146.85 425 417 445 396 13 481 105 204 0.93 560 I corpi idrici superficiali significativi e le rispettive stazioni di monitoraggio sono stati individuati, ai sensi dell’art. 4 del D. Lgs. 152/99, nella D.G.R. n. 1420 del 2 agosto 2002. 8 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Figura 1 Bacinizzazione “di riferimento” e relative aste idrografiche 9 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Richiamandosi al concetto di Corpo Idrico di Riferimento (CIR) definito come quel corpo idrico che ha caratteristiche biologiche, idromorfologiche e fisico-chimiche, tipiche di un corpo idrico relativamente immune da impatti antropici, si incontra la difficoltà, associata alla definizione delle condizioni di riferimento specifiche per i diversi ecotipi, consistente nella scarsa disponibilità di corpi idrici non perturbati rispetto ai quali valutare il grado di scostamento. Dove sia impossibile confrontarsi con un CIR reale, esso andrà “ricostruito”, eventualmente utilizzando corsi d’acqua diversi che presentano singoli aspetti inalterati (ad esempio soltanto dal punto di vista chimico o soltanto dal punto di vista biologico) e/o facendo ricorso a strumenti modellistici. A livello regionale sono stati identificati i potenziali corpi idrici di riferimento che non ricadono nel territorio della provincia di Forlì-Cesena ma che si ritiene utile riportare: - CIR per gli ecotipi di pianura Nel caso dei corpi idrici di pianura risulta particolarmente difficile riscontrare condizioni ambientali inalterate, sia per gli aspetti chimici che idromorfologici e di conseguenza anche per quelli biologici. L’analisi congiunta dei fattori di stato e pressione considerati per i corsi d’acqua regionali conduce all’identificazione all’interno degli ecotipi dei seguenti potenziali corpi idrici di riferimento. Tabella 4 - CIR potenzialmente disponibili per gli ecotipi di pianura Gruppo 1 2 3 Fonte PTA regionale CIR potenzialmente disponibile Trebbia Nure Lamone Aspetti da considerare come C.R. Chimici e biologici Chimici e biologici Chimici Per i primi due gruppi esistono corpi idrici (rispettivamente Trebbia e Nure) che possono ritenersi relativamente poco perturbati in ragione dei modesti carichi inquinanti generati sul bacino e del buono stato di qualità chimica e biologica delle acque: naturalmente questa condizione non coincide con una totale assenza di disturbo antropico, quanto con un grado d’alterazione compatibile con il mantenimento dell’equilibrio funzionale ed autodepurativo dei corsi d’acqua. Le due sezioni presentano, infatti, arginature che favoriscono condizioni di formazione di fasce perifluviali secondarie ben sviluppate in cui l’ampiezza della fascia vegetazionale, la naturalità del fondo, la larghezza dell’alveo commisurata alla portata di morbida sono tali da favorire ancora la meandrizzazione e la formazione di raschi e pozze ben distinguibili tali da esercitare un discreto processo di autodepurazione. Queste condizioni non risentono ancora dell’effetto via Emilia che idealmente separa la media pianura dai territori esondabili e quindi difesi artificialmente. Il restringimento e la rettificazione degli alvei di morbida comportano un drastico decadimento della funzionalità e del potere autodepurativo dell’ambiente determinato dalla scomparsa di 10 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO microhabitat a causa dalla banalizzazione del fondo e delle rive provocata dal rallentamento della corrente e dal frequente sfalcio della zona perifluviale. Negli altri corsi d’acqua che appartengono ai due gruppi in cui si verificano le condizioni sopra riportate, l’allontanamento da una situazione di riferimento viene esaltato proprio dagli effetti funzionali facendo decadere l’indice IFF per il solo effetto di rettificazione ed arginatura serrata da un II livello ad un IV. Lo scostamento si accentua ancora di più passando al fiume Reno dove si contano più di 50 Km di arginature. Per il terzo gruppo si è considerato il Lamone, relativamente agli aspetti chimici: la peculiarità del suo bacino, che sostanzialmente si chiude in zona pedemontana, oltre la quale il fiume scorre pensile ed arginato, consente infatti di contenere la contaminazione delle acque nel tratto planizale. La modificazione morfologica compromette però irrimediabilmente la funzionalità, generando una pesante alterazione delle biocenosi macrobentoniche difficilmente recuperabile anche con il miglioramento della qualità chimico-fisica dell’acqua. Per il quarto ed il quinto gruppo, a causa delle forti pressioni esercitate su bacini con scarsa potenzialità ecologica, non è possibile identificare dei corpi idrici reali che possano costituire una condizione di riferimento: in questo caso sarà necessario sviluppare metodologie specifiche, quali il metodo di discriminazione delle variabili proposto dal CTN-AIM, per la definizione di CIR teorici attraverso algoritmi di interpolazione. - CIR per gli ecotipi montani A livello di bacino montano è maggiore la disponibilità di corpi idrici che presentano un basso livello di alterazione. In questo caso però l’analisi degli impatti, a livello di bacino, risulta poco significativa: la selezione degli ambiti di riferimento va piuttosto considerata sulla base del contesto territoriale in cui si inserisce la stazione di monitoraggio e dell’inventario delle pressioni, di natura puntuale, che su di essa insistono. La valutazione della qualità delle acque è stata inoltre estesa alle stazioni presenti a monte delle chiusure montane, allo scopo di evidenziare i bacini che mostrano maggiore integrità chimica e biologica. Tabella 5 – CIR potenzialmente disponibili per gli ecotipi montani Gruppo 1 2 3 Fonte: PTA regionale CIR potenzialmente disponibile Trebbia Nure Lamone Aspetti da considerare come C.R. Chimici e biologici Chimici e biologici Chimici e biologici Per i primi due ecotipi montani, il fiume Trebbia ed il torrente Nure sono caratterizzati da contesti territoriali scarsamente antropizzati e in alcuni tratti di pregiata qualità ambientale. Dal punto di vista 11 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO qualitativo il Nure presenta condizioni biologiche elevate mentre il Trebbia raggiunge a monte della chiusura pedemontana livelli elevati di qualità sia chimica che biologica. All’interno del terzo gruppo, corrispondente all’ecotipo montano dei bacini romagnoli, il Lamone ed il Marecchia attraversano ambiti poco antropizzati, mentre sui fiumi Savio e Montone gravano, già a livello pedemontano, impatti significativi di origine civile e zootecnica. Il fiume Lamone presenta inoltre nella parte alta del bacino una buona qualità chimica e biologica delle acque. In conclusione, la definizione delle condizioni di riferimento per gli ecotipi montani si configura più strettamente legata all’utilizzo di corpi idrici reali: in questo caso, piuttosto che il ricorso alla modellistica, appare opportuno approfondire lo studio delle caratteristiche dei corsi d’acqua esistenti, per risalire agli eventuali tratti di bacino “immuni da impatto antropico” che possano rappresentare le condizioni di stato elevato di riferimento per i corsi d’acqua montani. 12 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Figura 2 - Bacinizzazione principale e reticolo idrografico 13 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE 2.1.2 Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Le acque marino costiere La fascia costiera della Provincia di Forlì-Cesena si estende per circa 8 km attraversando i Comuni di Cesenatico, Gatteo, Savignano sul Rubicone, e di San Mauro Pascoli. Il suo confine settentrionale è rappresentato dal Comune di Cervia in Provincia di Ravenna, mentre quello meridionale dal Comune di Bellaria Igea Marina in Provincia di Rimini. Dal punto di vista morfologico le coste sono basse e sabbiose protette dai fenomeni erosivi attraverso barriere frangiflutti che si sviluppano parallelamente alla linea di costa. La loro continuità è interrotta dallo sbocco in mare del Canale Tagliata a nord, in prossimità del confine con Cervia, dal porto canale di Cesenatico e dal fiume Rubicone che sfocia fra i Comuni di Gatteo e di Savignano sul Rubicone. Le considerazioni relative alle caratteristiche del contesto marino costiero riguardano tutto il tratto costiero emiliano – romagnolo in quanto gli elementi caratterizzanti superano la dimensione provinciale. Le acque marino costiere dell’Emilia-Romagna (135 Km di costa da Goro a Cattolica) e quindi anche del territorio provinciale, sono particolarmente vulnerabili ai fenomeni eutrofici. Una serie di fattori concorrono a favorire lo sviluppo di tale processo, in particolare: • la quantità e la qualità degli apporti eutrofizzanti (fosforo e azoto in particolare) provenienti dai bacini idrografici afferenti; • le scarse profondità dell’Adriatico settentrionale; • le caratteristiche idrodinamiche; • la conformazione della linea di costa. Tra i bacini idrografici afferenti è significativo l’apporto del bacino padano. L’elevata portata del fiume Po (media periodo 1917-2002 di 1510 m3/sec) rappresenta il motore e l’elemento caratterizzante dell’alto Adriatico ed è in grado di determinare e condizionare gran parte dei processi trofici e distrofici nell’ecosistema marino costiero. Rispetto ai carichi veicolati in Adriatico dal Po di 110.000 t/anno di azoto e di 7.100 t/anno di fosforo (valori desunti dal “Progetto di Piano stralcio per il controllo dell’Eutrofizzazione”, Autorità di Bacino del Fiume Po, Delibera Comitato Istituzionale n. 15 del 31 gennaio 2001), le rimanenti quote immesse dai bacini minori romagnoli, in proporzione ai citati carichi padani, possono essere stimate rispettivamente in circa il 7% della componente azotata e nel 13% della componente fosfatica. Lo stato idrodinamico è condizionato dalla stagionalità. In inverno, prevale una distribuzione omogenea dei parametri chimico-fisici (temperatura, salinità, ossigeno disciolto, etc.) lungo tutta la colonna d’acqua, dovuta al completo miscelamento verticale. Questo processo facilita la diluizione degli apporti del Po e dei bacini costieri regionali. In questo periodo le correnti presenti, soprattutto sottocosta, distribuiscono le plume fluviali parallelamente alla linea di costa con direzione nord-sud. La stagione estiva è invece caratterizzata da una generale riduzione della corrente, da ridotti apporti fluviali e dalla presenza di stratificazioni (marcati termoclini) lungo la colonna d’acqua. 14 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Le acque del Po in parte si distribuiscono verso il largo, e in parte verso sud, formando al di sotto del delta un vortice con movimento orario che segrega e isola la massa d’acqua. Generalmente la distribuzione degli apporti fluviali con effetto eutrofizzante presenta un modello di distribuzione da nord a sud, da costa verso il largo e dalla superficie verso il fondo. Analoga distribuzione è mantenuta dalle acque eutrofizzate. La zona nord della costa da Goro a Ravenna, direttamente investita dagli apporti padani, è quella che risente maggiormente dei fenomeni eutrofici sia per frequenza che per durata e intensità. La zona centrale, da Ravenna a Rimini, sopporta anche carichi provenienti dai bacini minori della regione e presenta una fenomenologia eutrofica più attenuata rispetto all’area settentrionale. La zona sud (Rimini – Cattolica) è caratterizzata da condizioni trofiche di media produttività. Le fioriture microalgali sono sostenute prevalentemente da Diatomee nel periodo invernale ed investono anche aree al largo. In primavera, ma soprattutto nel periodo estivo, a seguito della diminuzione degli apporti dai bacini, sia l’estensione che la frequenza dei fenomeni eutrofici tendono a ridursi assumendo un carattere costiero. Particolari condizioni meteorologiche (moto ondoso, vento, correnti marine) regimano i fenomeni eutrofici. La presenza nel periodo estivo del vento dominante, lo Scirocco, spinge le acque oligotrofiche presenti al largo verso la costa. La stabilità meteomarina favorisce lo sviluppo dei processi eutrofici; al contrario, l’azione del moto ondoso, oltre a diluire e disperdere le masse d’acqua eutrofizzate concentrate negli strati superficiali, risolve condizioni ipossiche e anossiche presenti negli strati di fondo. La formazione di condizioni ipossiche e anossiche, indotta dai processi eutrofici, provoca morie degli organismi che vivono a stretto contatto del fondale con conseguente impatto negativo nei settori della pesca e del turismo. Un’elaborazione dei dati rilevati nel periodo 1983-2001 da Arpa - Struttura Oceanografica Daphne ha permesso di valutare i trend evolutivi dei parametri indicatori dello stato trofico. Mentre per le componenti fosfatiche si è evidenziata una significativa diminuzione (soprattutto del fosforo totale) dell’ordine del 40%, le componenti azotate solubili presentano un lieve incremento nell’area settentrionale della costa ed una tendenza alla diminuzione nella parte restante. E’ problematico correlare queste tendenze ad una effettiva riduzione dei carichi padani, dal momento che queste forme di azoto, estremamente solubili, sono molto legate alla variabilità interannuale del regime idrologico del fiume Po e dei corsi d’acqua minori. La clorofilla “a”, indicatore di biomassa algale, presenta un trend in diminuzione nella zona settentrionale e una sostanziale stabilità nella restante area. Il trend dell’indice TRIX presenta in tutta l’area una significativa riduzione. Negli anni 2001 e 2002 si è registrato un incremento dei valori, dovuto agli anomali apporti fluviali estivi conseguenti ad abbondanti precipitazioni. Si conferma per le acque costiere emiliano romagnole che il fattore limitante è rappresentato dal “fosforo”. 15 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE 2.1.3 Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Le acque sotterranee Ancora di più rispetto alle acque marino costiere le caratteristiche e gli elementi che descrivono il sistema delle acque sotterranee superano ampiamente il confine provinciale. Per l’inquadramento si richiama quanto riportato dalla Relazione Generale del Piano di Tutela Acque Regionale. 2.1.3.1 Assetto evolutivo generale La struttura stratigrafica è la conseguenza di vicende che trovano la loro giustificazione nell'evoluzione tettonica e climatica che ha portato alla formazione dell'intera pianura e che trovano nel Po un importante punto di riferimento per far comprendere gli elementi fondamentali di questa evoluzione. Il dominio della sedimentazione padana non è stato costante nel tempo, infatti in relazione al sollevamento strutturale della catena appenninica il limite tra depositi appenninici e depositi padani ha migrato nel tempo progressivamente verso nord. Prendendo come riferimento il solo gruppo acquifero A, che comprende la porzione superficiale dei sedimenti che costituiscono il bacino padano, lo spostamento verso nord dei depositi dal basso stratigrafico verso l’alto è stato, nella zona più orientale della regione, anche di alcune decine di chilometri. La migrazione tridimensionale del Po a partire dalla posizione iniziale, molto più a sud e molto più in basso, altimetricamente, dell'attuale è un importante elemento per la comprensione dell’idrogeologia padana; tale migrazione ha consentito la deposizione differenziata di sedimenti (ed acque coeve) secondo una direttrice verso l'alto e verso nord. Il perno di questo movimento può essere fatto coincidere con il punto di ingresso del Po in Emilia-Romagna, nei dintorni dell'alto strutturale di Stradella. Entro questo quadro dinamico generale è possibile riconoscere gli episodi sedimentari che hanno differenziato le fasi di deposito prevalentemente grossolane da quelle più fini che corrispondono, considerate assieme, alle unità idrostratigrafiche fondamentali. Dal punto di vista della circolazione idrica generale, tuttavia, l'episodio di maggiore rilievo per gli effetti che ha sulla circolazione attuale è la netta separazione tra i depositi di conoide e quelli di pianura, sia essa appenninica che padano-alpina; tale separazione è mostrata in quasi tutte le sezioni studiate e in quasi tutti i sistemi acquiferi. Questo è il limite fondamentale da cui derivano: ➢ il passaggio da condizioni di tipo freatico/confinato a condizioni di tipo prevalentemente confinato (lateralmente e verticalmente); ➢ il passaggio da una condizione di tempo relativamente basso per lo scambio ionico acquasedimento, a condizioni invece opposte di scambio basate su tempi molto elevati; ➢ il passaggio infine, sul piano della fruibilità delle risorse, da risorse relativamente rinnovabili a risorse pressoché non rinnovabili. 16 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE 2.1.3.2 Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Coerenza generale del modello concettuale Nel proporre un nuovo assetto strutturale, quindi, è stato necessario operare su due fronti: ➢ da un lato identificare e consolidare gli elementi di conoscenza strutturale derivati da tutti gli studi compendiati nello studio “Riserve Idriche Sotterranee della Regione Emilia – Romagna” (RIS - ENI-AGIP/1998) per fornire una lettura “verticale” dell’intero complesso; ➢ dall’altro, inserire una chiave di lettura di tipo “orizzontale”, meno nota nella letteratura specifica disponibile. La composizione di entrambe le chiavi di lettura genera l’assetto tridimensionale del modello concettuale ed apre la strada alla classificazione per complessi idrogeologici, la cui sintesi è riportata in Figura 3. Figura 3- Schema stratigrafico del margine appenninico e della pianura emiliano – romagnola (Regione Emilia - Romagna & ENI-AGIP, 1998) Per quello che riguarda la chiave di lettura strutturale “verticale”, gli aspetti fondamentali sono: ➢ una successione di unità geologiche principali, codificate nel RIS con i codici A, B e C ad identificare i gruppi acquiferi principali corrispondenti a tali macro episodi; ➢ le superfici di discontinuità che segnano il passaggio dall’uno all’altro di questi episodi e, in certi casi, le superfici di discontinuità che consentono anche una lettura più definita dei gruppi acquiferi principali. 17 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO La seconda codifica, quella “orizzontale”, attiene maggiormente, invece, alle caratteristiche degli ambienti deposizionali, quindi a cause di tipo più eminentemente idraulico e climatico. I sistemi deposizionali saturati in acqua dolce e costituenti i principali complessi idrogeologici sono: ➢ conoide alluvionale appenninica; ➢ pianura alluvionale appenninica; ➢ pianura alluvionale e deltizia padana. Questo assetto generale può essere descritto in modo sintetico, e quindi meglio comprensibile, tenendo conto anche dell’evoluzione tridimensionale del reticolo idrografico; l’accrescimento della pianura emiliano romagnola può infatti essere fatto coincidere: ➢ con lo spostamento nel tempo dell’asta del Po, che ha migrato progressivamente verso nord, con il perno del movimento idealmente posto nei dintorni dell’alto di Stradella, all’estremità Ovest della Regione; ➢ con il progressivo sviluppo di un drenaggio appenninico via via più maturo che ha prodotto la costruzione di conoidi alluvionali posizionate a valle della cerniera strutturale posta al margine appenninico e costituenti il complesso idrogeologico maggiormente sfruttato. Questo schema generale ha consentito la formazione degli ambienti descritti sopra e dei serbatoi idrici elementari che costituiscono il sistema acquifero in senso lato. Il comportamento idraulico di questi serbatoi è quello già descritto e non è altro che la conseguenza della lettura strutturale; alcuni serbatoi (o sistemi acquiferi) sono in equilibrio con l’atmosfera quando sono in prossimità della superficie e in assenza di coperture impermeabili, altri sono sepolti e confinati, ma in connessione con una porzione apicale non confinata, altri ancora, infine, sono completamente confinati, nel senso che non vi è connessione idraulica significativa (almeno in condizioni di assenza di stress artificiale) con alcun altro serbatoio. Le caratteristiche del flusso sono, di conseguenza, di due tipi: 1- nei sistemi a pelo libero il moto è limitato al deflusso superficiale e per la sola porzione dell’acquifero (in senso verticale) in cui la velocità è significativa, in genere per la presenza di scambi con gli alvei fluviali o con la superficie topografica; 2- in tutti gli altri casi, il flusso è sostanzialmente governato dagli stress dovuti all’estrazione dell’acqua con i pozzi. Poiché questo stress è molto elevato, come è ben noto, il flusso è effettivamente molto elevato, ma questa non è una condizione naturale del sistema. Ragionando in sezione, per comodità, le conseguenze sul piano pratico sono: ➢ il flusso è diretto genericamente da monte a valle con velocità orizzontale più elevata al tetto del sistema (acquiferi a pelo libero) che tende a divenire nulla alla base del sistema; ➢ il flusso assume una componente verticale significativa in corrispondenza dei pozzi attivi, che costituiscono di fatto l’unica uscita possibile dal sistema (salvo ovviamente i casi di connessione con i fiumi, gli acquiferi freatici della media e bassa pianura non connessi con quelli profondi e la maggior parte dei sistemi costieri). 18 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO ➢ In termini di bilancio idrologico, le altre conseguenze sono: ➢ l’ingresso naturale d’acqua al sistema (ove ciò è idraulicamente possibile) avviene nelle aree di alimentazione pedeappenninica, sia attraverso il subalveo di fondovalle, sia lungo le aste fluviali. Il volume d’acqua in ingresso dipende dalla pressione nei complessi idrogeologici. Se l’acquifero è sfruttato, la ricarica è maggiore, dato che tende a compensare le uscite e sempre che la disponibilità idrica sia sufficiente; ➢ il volume d’acqua in uscita è (i) compensato nelle unità connesse idraulicamente con la superficie, (ii) non compensato, nel senso che è una perdita definitiva per il sistema, in tutti gli altri casi. ➢ le aree caratterizzate da subsidenza elevata hanno la duplice concomitanza di sfruttamento elevato, di prevalente confinamento degli acquiferi, di diffusa presenza di sedimenti fini compressibili (gli stessi che generano il confinamento). 2.1.3.3 Lo schema idrogeologico tridimensionale Le caratteristiche di dettaglio dei complessi idrogeologici del gruppo acquifero A possono essere sintetizzate in Tabella 6. Tabella 6 - Caratteristiche geologiche ed idrogeologiche dei complessi idrogeologici distinti all’interno del gruppo acquifero A CONOIDI ALLUVIONALI Caratteristiche geologiche Caratteristiche quantitative Caratteristiche qualitative APPENNINICHE conoidi maggiori Nelle zone apicali: ghiaie Elevata circolazione idrica affioranti ed amalgamate per spessori decametrici, ed Marcato rapporto idrico da fiume a falda estensione chilometrica. Più a valle: livelli di ghiaie Scarsa compartimentazione estesi per decine di del sistema acquifero nelle chilometri quadrati e spessi parti apicali Contaminazioni diffuse Nelle zone apicali: ghiaie Discreta circolazione idrica affioranti ed amalgamate per spessori ed estensione minori Rapporto idrico da fiume a falda non sempre evidente che al punto precedente. del Più a valle: livelli di ghiaie Compartimentazione sistema acquifero anche meno estensi e meno spessi che al punto precedente, marcata Contaminazioni diffuse alternati a depositi fini. conoidi minori Settori prevalenti di falda confinata Nelle zone apicali: ghiaie Scarsa circolazione idrica affioranti e amalgamate Rapporto idrico da fiume a scarse o assenti. falda sostanzialmente poco Più a valle: livelli di ghiaie rilevabile alternati a depositi fini Compartimentazione del prevalenti. sistema acquifero Falda confinata 19 / Composti azotati presenti (nitrati) in misura contenuta/ abbondante Contaminanti fino a 20 – 30 metri alternati Settori di falda libera e falde naturale a depositi fini. confinate più a valle conoidi intermedie puntuali di origine puntuali / Nitrati presenti generalmente in misura assai abbondante Debole presenza di contaminanti di origine naturale (ferro, manganese) Contaminazioni diffuse Nitrati presenti generalmente in misura abbondante Presenza di contaminanti di origine naturale (ferro, manganese, ammoniaca) VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE CONOIDI ALLUVIONALI Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Caratteristiche geologiche Caratteristiche quantitative Caratteristiche qualitative Livelli di ghiaie o sabbie presenti in corpi tabulari passanti sotto corrente a corpi isolati, alternati a prevalenti depositi fini. Scarsa circolazione idrica Nitrati generalmente assenti Rapporto idrico da fiume a falda localizzato nella parti superficiali non connesse con le sottostanti Abbondante presenza di contaminanti di origine naturale (ferro, manganese, ammoniaca) APPENNINICHE conoidi distali Compartimentazione sistema acquifero del Falda confinata PIANURA ALLUVIONALE APPENNINICA Dominanza di depositi fini, Scarsa circolazione idrica alternati a corpi sabbiosi Falda confinata isolati spessi pochi metri Abbondante presenza di contaminanti di origine naturale (ferro, ammoniaca arsenico) Nitrati assenti Assenza di contaminazioni di origine puntuale PIANURA ALLUVIONALE E DELTIZIA PADANA Livelli di sabbie di spessore decametrico ed estensione plurichilometrica, localmente amalgamati, generalmente alternati a depositi fini. Scarsa circolazione idrica Contaminazioni occasionali di origine puntuale Rapporto idrico da fiume a falda visibile in relazione al Nitrati generalmente assenti Po Presenza di contaminanti di Compartimentazione del origine naturale (ferro, sistema acquifero manganese, ammoniaca) Falda confinata Fonte PTA regionale La sintesi fino a qui condotta può essere ulteriormente completata con: ➢ l’estensione dei criteri idrostrutturali contenuti nella tabella precedente ai gruppi acquiferi B e C; ➢ una lettura integrale degli effetti che le condizioni di flusso hanno avuto sul fluido nell’ambito delle strutture descritte. Attraverso il dato strutturale è possibile interpretare anche aspetti particolari come l’assenza di nitrati nei complessi di pianura e certe età delle acque non compatibili con la profondità, aspetti questi che è sempre stato difficile riprodurre nella taratura dei modelli matematici di flusso. La logica con cui è possibile approfondire lo schema precedente si basa sulle seguenti evidenze: ➢ il passaggio da ambiente ossidante ad ambiente riducente al limite tra conoide e pianura; di norma si osserva che la presenza di nitrati (ambiente ossidante), associata alla presenza di acque giovani anche in profondità, non oltrepassa mai questo limite, salvo qualche caso di acquiferi freatici di pianura, al tetto di tutta la struttura, e in diretto contatto con l’atmosfera e le acque superficiali; ➢ la parte apicale e meno profonda delle conoidi è oggi satura con acqua di recente provenienza, a causa della circolazione idrica intensa dovuta ai prelievi da falda; ➢ il passaggio da ambienti sedimentari caratterizzati da apporti appenninici prima (conoide e piana alluvionale) e dall’ambiente padano poi. Questo passaggio è stato abbastanza ben definito, anche cartograficamente, per la parte più alta dell’intero sistema (gruppo acquifero A); 20 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO ➢ la presenza di sedimenti di origine padana anche in posizione molto avanzata verso il bordo dell’Appennino (si veda la sezione Montone - Ronco, gruppo acquifero C); ➢ l’ambiente idrico riducente che caratterizza gli ambienti sedimentari delle piane alluvionali, con ammoniaca ubiquitaria e ferro spesso presente; ➢ il passaggio ad acque sempre più antiche sia in verticale, sia da monte a valle. Inoltre si può citare il rinvenimento di sedimenti padani, o anche decisamente alpini, individuati nel sottosuolo profondo della parte più orientale della regione, attraverso l’analisi petrografica delle sabbie campionate nei sondaggi realizzati per la cartografia geologica di pianura da parte del Servizio Geologico, Sismico e dei Suoli. Alle evidenze sopra elencate si possono associare alcune ipotesi abbastanza consequenziali, quali: ➢ dove oggi vi sono acque recenti dell’Appennino dovevano essere ospitate a suo tempo, soprattutto nelle parti più profonde, acque con la medesima origine ma molto più antiche; ne segue che oggi si deve utilizzare un approccio dinamico per poter tenere conto sia di questa evoluzione, sia della probabilità evidente che il ricambio dell’acqua sia in fase di estensione, vista l’intensità del prelievo; ➢ poiché la presenza in conoide dei due ambienti di acqua dell’Appennino (recente e antica) è fatto certo, e poiché vi è la segnalazione di sedimenti padani fin in prossimità del margine Appenninico (vedi sezione Montone - Ronco, ma anche segnali isotopici di acque padane poco a valle del limite della conoide nella sezione sul Secchia e sul Savio), allora si può ipotizzare che le acque in assoluto più antiche, quelle del gruppo C, possano essere anch’esse di origine padana anche in posizioni non troppo lontane dal margine appenninico; ➢ l’ipotesi precedente consente di assumere una geometria coerente con l’evoluzione dell’intero quadro padano dominata dalla migrazione dell’asta del Po nel senso già accennato. In definitiva, lo schema che si può proporre (Tabella 7) si basa sulla integrazione dei complessi idrogeologici (sistemi deposizionali) con il dinamismo antico e recente delle acque che saturano i sedimenti. Questo dinamismo è evidente in conoide, dove il prelievo ha provocato il totale ricambio delle acque originali. Tutte queste considerazioni sono state applicate e verificate, su un certo numero di sezioni idrogeologiche, sulle quali è stato ricostruito il modello concettuale locale (Figura 4) basato sullo schema generale sintetizzato nella Tabella 7. 21 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Tabella 7 – Schema dei complessi idrogeologici e origine del fluido (PTA regionale) Complesso idrogeologico “Conoidi alluvionali appenniniche” e “delta conoidi e spiagge appenniniche” Origine del fluido Appennino, antica Appennino, recente α1 acquiferi freatici Pianura alluvionale appenninica Pianura padana alluvionale e deltizia Padano-alpina, antica β1 acquiferi freatici/confinati χ1 (in ipotesi) acquiferi confinati β2 acquiferi confinati χ2 (in ipotesi) acquiferi confinati χ2 acquiferi confinati Figura 4 – Esempio di modello locale: sezione Fiumi Montone e Ronco (PTA regionale) α1 β2 β1? χ2 ? χ2 Lo schema generale prevede una doppia chiave di lettura, l’una deposizionale, l’altra idrodinamica, essendo quest’ultima meglio espressa dalle caratteristiche chimico isotopiche del fluido. Le caratteristiche chimico isotopiche, proprio per il maggior dinamismo delle conoidi, hanno consentito di distinguere tre possibili ambienti in conoide e rispettivamente due ed uno nella pianura Appenninica e nella pianura alluvionale e deltizia Padana. Infatti, la porzione più superficiale e più prossimale delle conoidi contiene acque completamente rinnovate con fluido recente proveniente dall’Appennino (α1) fino alla profondità interessata dai prelievi; più in profondità e distalmente vi sono acque antiche di origine appenninica (β1). Ancora in profondità al di sotto dei depositi di conoide alluvionale sono localmente presenti, in ipotesi, acque di origine padanoalpina (χ1). La parte distale delle conoidi può avere questo stesso schema o al tetto acque di tipo β1 se il processo di rinnovamento non è arrivato così avanti. 22 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO I dati isotopici mostrano che vi sono relativamente pochi segnali di commistione fra acque antiche di origine appenninica ed acque antiche di origine padano-alpina; tenendo conto di questo e dell’assetto strutturale è stato possibile confermare l’associazione tra il sistema deposizionale di pianura Appenninica e le acque di origine appenninica (β2), a meno di alcuni segnali dovuti alla presenza in tale sistema di acque di origine padana o alpina (χ2 in ipotesi), e tra il sistema deposizionale di origine padano alpina con le acque di origine padano alpina (χ2). Questa schematizzazione consente di superare le difficoltà sopra accennate e relative alla frequente non congruenza tra struttura sedimentaria e caratteristiche del fluido in conoide e la non rilevabile capacità di rinnovamento delle acque di pianura nonostante l’intensità dei prelievi. In conclusione, in base a quanto precedentemente descritto, il quadro di sintesi regionale relativo al modello concettuale può essere descritto sulla base dei complessi idrogeologici che vengono di seguito riportati. Complesso idrogeologico delle conoidi alluvionali appenniniche La struttura descritta consente la ricarica da pioggia e lo scambio con il reticolo idrografico, in condizioni freatiche, che diventano confinate nella parte distale. All’interno di questo complesso idrogeologico, sulla base dei dati chimici ed isotopici si possono distinguere i seguenti tre ambienti: α.1) parte alta della struttura, individuabile con la parte alta del gruppo acquifero A, dato che è il più sfruttato. I nitrati tendono ad essere ubiquitari, a dimostrazione che le acque sinsedimentarie sono state praticamente sostituite completamente da acque più recenti (dell’ordine di qualche decina d’anni al massimo) e contaminate. Ferro e ammoniaca sono normalmente assenti, a testimoniare le condizioni di ambiente ossigenato e sedimenti privi di sostanza organica. Talvolta (es. conoide del Secchia) sono presenti quantità elevate di solfati provenienti dalle formazioni marine attraverso il reticolo idrografico. L’ossigeno ed il deuterio mostrano la presenza di acque giovani di provenienza appenninica; β.1) parte bassa della struttura, tendenzialmente coincidente con la parte inferiore del gruppo acquifero A, con parte del gruppo acquifero B e parte del gruppo acquifero C, poco sfruttati. Dove il ricambio dovuto alla coltivazione delle falde non ha raggiunto le acque originali, a profondità maggiori, queste hanno pure età maggiori e sono caratterizzate da un segnale isotopico appenninico. Se lo sfruttamento raggiunge questa parte della struttura ed avviene il rinnovamento, l’ambiente β1 si riduce a favore dell’ambiente α1; c.1) la presenza in ipotesi di questo ambiente è individuabile nelle zone più profonde del sistema. Il ricambio dovuto alla coltivazione delle falde è completamente assente, le età delle acque sono molto elevate ed il segnale isotopico è padano/alpino. La caratterizzazione di questo ambiente è frutto di alcuni segnali e delle ipotesi precedentemente indicate. 23 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Complesso idrogeologico della pianura alluvionale appenninica La struttura descritta non consente la ricarica da pioggia e lo scambio con il reticolo idrografico, e l’estrazione dell’acqua da pozzo costituisce l’unico possibile output dal sistema. Il gradiente generato dai pozzi consente lo scambio tra porzioni distali delle falde, ma le condizioni “naturali” dell’acqua sono di completa immobilità. All’interno di questo complesso idrogeologico, sulla base dei dati chimici ed isotopici si possono distinguere i seguenti ambienti: β.2) I nitrati sono assenti, mentre sono presenti sistematicamente ferro e ammoniaca (ambiente riducente associato a sostanza organica). L’ossigeno ed il deuterio mostrano la provenienza appenninica delle acque, ma antiche (tritio assente e 14C spesso ampiamente decaduto); χ.2) Sempre sulla base delle caratteristiche isotopiche è possibile distinguere, in ipotesi, acque di provenienza padano/alpina all’interno dei depositi della pianura alluvionale appenninica, specialmente nelle porzioni inferiori del gruppo acquifero A o nel gruppo acquifero B. I nitrati sono assenti, mentre sono presenti sistematicamente ferro e ammoniaca (ambiente riducente spesso associato a sostanza organica). L’ossigeno mostra acque di provenienza padano-alpina, spesso marcatamente alpina ed età sempre elevate, con 14C completamente decaduto. Complesso idrogeologico della pianura alluvionale e deltizia padana La struttura descritta non consente la ricarica da pioggia e lo scambio con il reticolo idrografico, e l’estrazione dell’acqua da pozzo costituisce l’unico possibile output dal sistema. Il gradiente generato dai pozzi consente lo scambio tra le porzioni distali delle falde, ma le condizioni “naturali” dell’acqua sono di completa immobilità. All’interno di questo complesso idrogeologico, sulla base dei dati chimici ed isotopici si può distinguere il seguente ambiente: ➢ i nitrati sono assenti, mentre sono presenti sistematicamente ferro e ammoniaca (ambiente riducente spesso associato a sostanza organica). L’ossigeno mostra acque di provenienza padanoalpina, spesso marcatamente alpina ed età sempre elevate, con 14C completamente decaduto. 24 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE 2.1.4 Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Aree sensibili Le aree sensibili sono considerate come aree richiedenti specifiche misure di prevenzione dall’inquinamento e di risanamento. Ai sensi dell’Allegato 6 del D.Lgs. 152/99 si considera area sensibile un sistema idrico classificabile in uno dei seguenti gruppi: a) laghi naturali, altre acque dolci, estuari e acque del litorale già eutrofizzati, o probabilmente esposti a prossima eutrofizzazione, in assenza di interventi protettivi specifici; b) acque dolci superficiali destinate alla produzione di acqua potabile che potrebbero contenere, in assenza di interventi, una concentrazione di nitrato superiore a 50 mg/l; c) aree che necessitano, per gli scarichi afferenti, di un trattamento supplementare al trattamento secondario al fine di conformarsi alle prescrizioni previste dalla presente norma. Ai sensi dell’art. 91, sono da considerare come sensibili: ➢ i laghi posti ad una altitudine sotto i 1.000 metri sul livello del mare e aventi una superficie dello specchio liquido almeno di 0,3 Km2; ➢ le aree lagunari di Orbetello, Ravenna e Pialassa Baiona, le Valli di Comacchio, i laghi salmastri e il delta del Po; ➢ le zone umide individuate ai sensi della convenzione di Ramsar del 2 febbraio 1971, resa esecutiva con decreto del Presidente della Repubblica 13 marzo 1976, n 448; ➢ le aree costiere dell’Adriatico - Nord Occidentale dalla foce dell’Adige al confine meridionale del comune di Pesaro e i corsi d’acqua ad esse afferenti per un tratto di 10 Km dalla linea di costa; ➢ il lago di Garda e il lago d'Idro; ➢ i fiumi Sarca-Mincio, Oglio, Adda, Lambro-Olona meridionale e Ticino; ➢ il fiume Arno a valle di Firenze e i relativi affluenti; ➢ il golfo di Castellamare in Sicilia; ➢ le acque costiere dell'Adriatico settentrionale. Le aree sensibili designate a livello provinciale sono riportate nella Figura 5. 25 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Figura 5 - Aree sensibili ai sensi dell’art. 18 c. 2 del D.Lgs. 152/99 26 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE 2.1.5 Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Bacini drenanti afferenti alle aree sensibili Ai sensi dell’art. 106 del D.Lgs. 152/06 i bacini idrografici dei corpi idrici superficiali che recapitano nel fiume Po o in Adriatico, sono bacini drenanti afferenti alle aree sensibili “Delta del Po” e “Area costiera dell’Adriatico Nord occidentale dalla doce dell’Adige al confine meridionale del comune di Pesaro”. Per la provincia di Forlì-Cesena, pertanto, tutti i bacini idrici, ad eccezione del bacino idrico del Tevere per la parte ricadente in comune di Verghereto, sono bacini drenanti afferenti all’area sensibile e come tali soggetti alle norme previste per tale zona. 2.1.6 Zone vulnerabili da nitrati di origine agricola Nell’Allegato 7 Parte AIII, il D.Lgs. 152/06 designa vulnerabili all’inquinamento da nitrati provenienti da fonti agricole, in fase di prima attuazione, le seguenti zone: a) quelle già individuate dalla Regione Lombardia con il regolamento attuativo della legge regionale 15 dicembre 1993 n. 37; b) quelle individuate dalla Regione Emilia-Romagna con delibera del Consiglio Regionale del 11 febbraio 1997, n. 570; c) la zona delle conoidi delle province di Modena, Reggio Emilia e Parma; d) l’area dichiarata a rischio di crisi ambientale di cui all’art. 6 della legge 28 agosto 1989, n. 305 del bacino Burana-Po di Volano della provincia di Ferrara; e) l'area dichiarata a rischio di crisi ambientale di cui all'articolo 6 della legge 28 agosto 1989 n. 305 dei bacini dei Fiumi Fissero, Canal Bianco e Po di Levante (della Regione Veneto). Inoltre, la Deliberazione Assemblea Legislativa della Regione Emilia Romagna 16 gennaio 2007 n. 96 “Attuazione del Decreto del Ministro delle Politiche agricole e forestali 7 aprile 2006. Programma d'azione per le zone vulnerabili ai nitrati da fonte agricola – Criteri e norme tecniche generali”, all'art. 2 prevede: “”” 1. Ai fini delle seguenti disposizioni, si definisce: a) Zona Vulnerabile da nitrati di origine agricola ed assimilate: - le aree individuate alla lettera a) e b) dell'art. 30 del titolo III delle Norme del Piano di Tutela delle Acque (PTA) approvato dall'Assemblea legislativa con deliberazione n. 40 del 21 dicembre 2005; - le zone di rispetto delle captazioni e derivazioni dell’acqua destinata al consumo umano, corrispondenti ad un’estensione di 200 m di raggio dal punto di captazione/derivazione, di cui all’art. 94, comma 6, del D.Lgs. 3 aprile 2006 n. 152 “Norme in materia ambientale”, salvo 27 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO diversa delimitazione stabilita dagli strumenti di pianificazione territoriale ed urbanistica, ai sensi dell’art. 42 delle Norme del PTA; “”” Il quadro provinciale delle zone vulnerabili da nitrati approvate con delibera del Consiglio Regionale del 11 febbraio 1997, n. 570 è riportato nella Figura 6. Le zone di rispetto di cui al comma precedente, sono individuate nella Tav. 4 bis 28 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Figura 6 - Zone vulnerabili da nitrati di origine agricola 29 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE 2.1.7 Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Zone vulnerabili da prodotti fitosanitari L’art. 93 del D.Lgs. 152/06, tratta quelle aree che meritano una particolare protezione ambientale per le risorse idriche superficiali e sotterranee da loro sottese. Un’area è considerata vulnerabile quando “… l’utilizzo al suo interno di prodotti fitosanitari autorizzati pone in condizione di rischio le risorse idriche e gli altri comparti ambientali rilevanti”. Ai sensi del comma 4, Parte B1 dell’Allegato 7 del D.Lgs. 152/99, possono essere considerate aree vulnerabili da prodotti fitosanitari, le aree naturali protette, o porzioni di esse indicate nell’Elenco Ufficiale di cui all’art. 5 della Legge 6 dicembre 1991, n. 394. I prodotti fitosanitari sono largamente usati in agricoltura e possono rappresentare se non applicati in quantità e con criteri rispettosi degli equilibri della natura una sorgente di inquinamento diffusa di rilievo e, per le loro caratteristiche di tossicità e di persistenza, un potenziale pericolo per l’uomo e per gli ecosistemi. Migliorare la capacità di valutare lo stato dell’ambiente, non significa produrre necessariamente più dati o valutare più indicatori, ma soprattutto saper scegliere quelli più efficaci. Per ciò che riguarda le sostanze attive, è quindi necessario predisporre criteri, che consentano di selezionare tra esse quelle prioritarie in termini di più elevato rischio ambientale su cui orientare il monitoraggio. Il concetto di sostanza prioritaria è stato applicato in recenti documenti comunitari come la direttiva 2000/60/CEE o, precedenti, come la direttiva 76/464/CEE in cui alcuni prodotti fitosanitari sono citati in elenchi di sostanze da ricercarsi nelle acque. Durante la stesura del Piano, l’attuale D.M. 367/03, concernente la fissazione di standard di qualità nell’ambiente acquatico per le sostanze ritenute pericolose, in cui è prevista una suddivisione di queste, in gruppi, in base alle loro caratteristiche chimiche, era in fase di emanazione. In questi gruppi, in cui sono compresi anche i pesticidi, sono elencati i limiti da rispettare al 2008 e 2015 nonché alcuni metodi analitici di determinazione. Tale decreto specifica inoltre che “……le regioni individuano le sostanze pericolose da controllare in funzione…...dell’utilizzo …in agricoltura.”. Nell’ambito dell’adozione dei Piani triennali di sorveglianza sanitaria ed ambientale (accordo 8 maggio 2003 tra il Ministero della Salute, dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano), per gli eventuali effetti derivanti dall’uso dei prodotti fitosanitari è sancito che “….è di fondamentale importanza l’individuazione delle sostanze prioritarie”. In particolare, sono forniti criteri specifici tra cui le quantità vendute, il potenziale di contaminazione e le frequenze di ritrovamento. Nel lavoro svolto per la realizzazione del Piano di Tutela Acque della Regione Emilia – Romagna l’obiettivo principale è stato quello di individuare i principali prodotti fitosanitari, che potenzialmente 30 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO possono contaminare la risorsa idrica, in quelle porzioni di territorio dove possono essere presenti situazioni compromettenti delle acque sotterrane. Per individuare le sostanze prioritarie è stato utilizzato l’indice di priorità calcolato con il metodo proposto dal gruppo di lavoro “APAT-ARPA-APPA Fitofarmaci”, adoperando i dati di vendita SIAN (Sistema Informativo Agricolo Nazionale) del 1999; le sostanze attive sono state quindi ordinate in senso decrescente secondo l’Indice ottenuto. La classifica conseguita è stata confrontata con l’elenco delle sostanze attive ricercate dai laboratori delle Sezioni Provinciali di ARPA nel monitoraggio delle acque superficiali e sotterranee. L’utilizzo dell’Indice di Priorità, quale criterio per una scelta razionale dei pesticidi da ricercare nel monitoraggio delle acque, rappresenta un valido strumento per la programmazione dei controlli e risulta più efficace se applicato ad un territorio provinciale, in quanto tiene conto della diversa tipologia agricola. E’ emersa la necessità di ottimizzare la lista dei composti da individuare, in termini sia di inserimento nei protocolli di ricerca di principi attivi aggiuntivi (es. quelli che stanno nelle prime 50-100 posizioni) sia di eliminazione di quelli che non hanno mostrato residui nei monitoraggi degli anni precedenti, soprattutto per i corpi idrici in cui non ci sono ritrovamenti. Tale approccio è pertanto l'inizio di un percorso utile a migliorare l'attività di sorveglianza sanitaria e ambientale sugli effetti derivanti dall'impiego dei prodotti fitosanitari. 31 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE 2.2 Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO INQUINAMENTO DA FONTE PUNTUALE 2.2.1 Settore produttivo 2.2.1.1 Inquadramento normativo Dal punto di vista legislativo la normativa di riferimento ai fini della classificazione e della regolamentazione degli scarichi è rappresentata dal D.Lgs. 152/2006 e smi – Parte Terza e relativi Allegati nonché dalle Leggi e Direttive Regionali che recepiscono la materia. Nello specifico l’art. 124 del D.Lgs 152/2006 e smi dispone al comma 1) che “Tutti gli scarichi devono essere preventivamente autorizzati” Sulla base della normativa nazionale e regionale, spetta alla Provincia il rilascio dell'autorizzazione allo scarico delle acque reflue industriali e delle acque assimilate alle domestiche che non recapitano in reti fognarie, delle reti fognarie nonchè l'irrogazione e l'introito delle connesse sanzioni amministrative. L’art. 101 del D.Lgs. 152/2006 e smi stabilisce inoltre che tutti gli scarichi sono disciplinati in funzione del rispetto degli obiettivi di qualità dei corpi idrici e devono comunque rispettare i valori limite previsti nell'Allegato 5 alla parte terza del decreto stesso. Dal punto di vista della classificazione vengono individuati scarichi di: - acque reflue industriali: qualsiasi tipo di acque scaricate da edifici o impianti in cui si svolgono attività commerciali o di produzione di beni, diverse dalle acque reflue domestiche e dalle acque meteoriche di dilavamento; - acque reflue domestiche: acque reflue provenienti da insediamenti di tipo residenziale e da servizi e derivanti prevalentemente dal metabolismo umano e da attività domestiche; - acque reflue industriali assimilate alle acque reflue domestiche: a) provenienti da imprese dedite esclusivamente alla coltivazione del terreno e/o alla silvicoltura; b) provenienti da imprese dedite ad allevamento di bestiame; c) provenienti da imprese dedite alle attività di cui alle lettere a) e b) che esercitano anche attività di trasformazione o di valorizzazione della produzione agricola, inserita con carattere di normalità e complementarietà funzionale nel ciclo produttivo aziendale e con materia prima lavorata proveniente in misura prevalente dall'attività di coltivazione dei terreni di cui si abbia a qualunque titolo la disponibilità; d) provenienti da impianti di acquacoltura e di piscicoltura che diano luogo a scarico e che si caratterizzino per una densità di allevamento pari o inferiore a 1 Kg per metro quadrato di specchio d'acqua o in cui venga utilizzata una portata d'acqua pari o inferiore a 50 litri al minuto secondo; e) aventi caratteristiche qualitative equivalenti a quelle domestiche e indicate dalla normativa regionale; f) provenienti da attività termali, fatte salve le discipline regionali di settore. 32 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Per le tipologie di scarico di cui ai precedenti punti a), b) e c) la normativa contempla la possibilità di gestione degli stessi attraverso la pratica dell’utilizzazione agronomica/fertirrigazione così definita: la gestione di effluenti di allevamento, acque di vegetazione residuate dalla lavorazione delle olive, acque reflue provenienti da aziende agricole e piccole aziende agro-alimentari, dalla loro produzione fino all'applicazione al terreno ovvero al loro utilizzo irriguo o fertirriguo, finalizzati all'utilizzo delle sostanze nutritive e ammendanti nei medesimi contenute; Particolare rilievo dal punto di vista dell’impatto sul corpo recettore nonché dal punto di vista della regolamentazione riveste lo scarico di sostanze pericolose e di “sostanze pericolose diverse”. Gli scarichi di sostanze pericolose e sostanze pericolose diverse in acque superficiali vengono trattati specificatamente dal D.Lgs. 152/2006 e s.m.i. all’art. 108 “Scarichi di sostanze pericolose”(ex art. 34 D.Lgs. 152/99) e dal Paragrafo 4.9 della DGR 1053/2003, che prevede in particolare: il campo di applicazione delle disposizioni relative agli scarichi di sostanze pericolose e di sostanze pericolose diverse; la possibilità, in particolari situazioni, delle autorità competenti di fissare valori limite di emissione più restrittivi di quelli fissati nella tabella 3/A dell’Allegato 5 e di imporre la separazione degli scarichi parziali contenenti sostanze pericolose dallo scarico generale; l’applicazione in autorizzazione di particolari prescrizioni quali l’installazione di campionatori automatici, misuratori di portata, nonché l’effettuazione di autocontrolli degli scarichi; la redazione da parte delle autorità competenti di un elenco delle autorizzazioni rilasciate per gli scarichi e per i controlli effettuati, al fine del successivo inoltro alla Commissione Europea. Le disposizioni relative alle “sostanze pericolose” si applicano agli stabilimenti nei quali si svolgono attività che comportano la produzione, la trasformazione o l’utilizzazione delle sostanze pericolose e nei cui scarichi sia accertata la presenza di tali sostanze in quantità o concentrazioni superiori ai limiti di rilevabilità delle metodiche analitiche disponibili. Si tratta pertanto di due condizioni concorrenti e soltanto in presenza di entrambe si deve ritenere che gli scarichi siano da qualificare “scarichi di sostanze pericolose”. Ai sensi dell’art. 113 del D.Lgs 152/2006 e smi “Acque meteoriche di dilavamento e acque di prima pioggia” (ex art. 39 D.Lgs. 152/99), ai fini della prevenzione di rischi idraulici e ambientali la Regione Emilia Romagna con DGR n. 286/2005 e DGR n. 1860/2006 ha disciplinato: le forme di controllo degli scarichi di acque meteoriche di dilavamento provenienti da reti fognarie separate; i casi in cui può essere richiesto che le immissioni delle acque meteoriche di dilavamento, effettuate tramite altre condotte separate, siano sottoposte a particolari prescrizioni, ivi compresa l’eventuale autorizzazione; i particolari casi nei quali possa essere richiesto che le acque di prima pioggia e di lavaggio delle aree esterne siano convogliate e opportunamente trattate in impianti di depurazione, qualora in relazione alle attività svolte vi sia il rischio di dilavamento delle superfici impermeabili scoperte si sostanze pericolose o di sostanze che creano pregiudizio per il raggiungimento degli obiettivi di qualità dei corpi idrici. 33 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO La Regione Emilia Romagna con DGR n. 286/2005 al Paragrafo 2 ha in tal modo stabilito la definizione di acque meteoriche di dilavamento/acque di lavaggio e le acque di prima pioggia: - Acque meteoriche di dilavamento/acque di lavaggio: le acque meteoriche o di lavaggio che dilavano le superfici scoperte (piazzali, tetti, strade, ecc) che si rendono disponibili al deflusso superficiale con recapito finale in corpi idrici superficiali, reti fognarie o suolo. Le acque meteoriche, in questo caso, dilavando le superfici scoperte non trascinano con se “residui” inquinanti e per questo non si caratterizzano come “acqua di scarico” da assoggettare alla disciplina degli scarichi. - Acque di prima pioggia: i primi 2,5-5 mm di acqua meteorica di dilavamento uniformemente distribuita su tutta la superficie scolante servita dal sistema di drenaggio. Per il calcolo delle relative portate si assume che tale valore si verifichi in un periodo di tempo di 15 minuti; i coefficienti di afflusso alla rete si considerano pari ad 1 per le superfici lastricate od impermeabilizzate. Restano escluse dal computo suddetto le superfici eventualmente coltivate. Le acque meteoriche, in questo caso, trascinano con se “residui” inquinanti e tale dilavamento si esaurisce con i primi 5 mm di pioggia; per questo si caratterizzano come “acqua di scarico” da assoggettare alla disciplina degli scarichi. - Acque reflue di dilavamento: le acque meteoriche o di lavaggio che dilavano le superfici scoperte che si rendono disponibili al deflusso superficiale con recapito finale in corpi idrici superficiali, reti fognarie o suolo. Le acque meteoriche, in questo caso, dilavando le superfici scoperte trascinano con se “residui” inquinanti per tutta la durata dell’evento meteorico e comunque oltre i primi 15 min (5 mm) e per questo si caratterizzano come “acqua di scarico” da assoggettare alla disciplina degli scarichi. Al Paragrafo 8 della DGR n. 286/2005 la RER ha a titolo esemplificativo indicato le attività soggette alla disciplina di cui all’art. 113 del D.Lgs. 152/2006 e smi: Industria petrolifera; Industrie/impianti chimici; Impianti di produzione e trasformazione dei metalli (impianti di produzione di ghisa e acciaio/fonderie di metalli ferrosi); Trattamento e rivestimento superficiale dei metalli; Stazioni di distribuzione di carburante: Depositi all’ingrosso di preparati/sostanze liquide e/o solide, anche pericolose; Depositi di veicoli destinati alla rottamazione/attività di demolizione autoveicoli ai sensi del D.Lgs. 209/03; Depositi di rifiuti, centri di raccolta/stoccaggio/trasformazione degli stessi. Le sopracitate tipologie di acque meteoriche di dilavamento di aree esterne non rientrano nella categoria di “acque reflue industriali pur seguendo la stessa regolamentazione per quanto riguarda i limiti di scarico. Ne consegue che il recapito nei rispettivi corpi recettori deve avvenire di norma attraverso canalizzazioni separate. 34 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE 2.2.1.2 Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Scarichi in corpo idrico superficiale provenienti dal settore produttivo industriale. La carta sotto riportata rappresenta il quadro d’insieme della Provincia di Forlì-Cesena nella quale sono indicati i punti di scarico che sono stati presi in considerazione. 35 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO 36 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Gli impatti ambientali derivanti dal comparto produttivo sulle acque superficiali dipendono da molteplici fattori: tipologia del ciclo produttivo, quantità e qualità delle materie prime e delle risorse utilizzate nonchè tipologia e modalità di emissione degli scarichi idrici. In Provincia di Forlì-Cesena sono autorizzate o in corso di autorizzazione circa 565 scarichi derivanti da insediamenti di tipo produttivo. Occorre rilevare come all’interno di questo numero siano ricompresi anche scarichi che per la loro tipologia e/o caratteristica poco inquinante non incidono in modo significativo sulla qualità dei corpi idrici apportando solamente un carico di tipo idraulico. Ci si riferisce nello specifico allo scarico di acque di raffreddamento, ai cosiddetti scarichi in vasca, che pur non essendo dalla normativa soggetti ad autorizzazione, recenti sentenze della Cassazione hanno rilevato la necessità comunque di un atto autorizzatorio e ai piani di gestione delle acque di prima pioggia (oltre 130) presentati da aziende in cui è documentato che nel corso delle normali attività , a seguito di specifici accorgimenti tecnico gestionali, non possono derivare pericoli di contaminazione delle relative superfici scolanti tali da provocare l’inquinamento delle acque di prima pioggia e che pertanto risultano escluse dalla applicazione della DGR n. 286/2005 e smi Escludendo le tipologie di scarico di cui al punto precedente sono stati esaminati e cartografati 366 scarichi da insediamenti produttivi. Nella tabella seguente sono riportati il numero di scarichi di diversa tipologia per bacino idrico. Tab. 8 - Numero scarichi di diversa tipologia per bacino idrico Tipo Savio Fiumi Uniti Bevano Lamone Rubicone scarichi Porto Canale Uso di AD 31 25 14 FE 11 4 9 FE+AD 1 2 PP 11 15 13 RD 6 7 5 RD+PP 2 1 RI 20 15 14 RI+PP 2 6 4 Legenda AD=acque reflue industriali assimilate alle domestiche FE=fertirrigazione PP=acque di prima pioggia RD=acque reflue di dilavamento RI=acque reflue industriali 7 1 1 3 21 6 1 9 36 7 6 Cesenatico 5 4 1 5 3 5 3 12 1 5 3 2 1 Per il 43% si tratta di attività agrituristiche, cantine vinicole e attività di lavorazione prodotti agroalimentari che rientrano, ai fini della classificazione dello scarico generato, nella fattispecie di acque 37 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO reflue industriali assimilate alle domestiche, per le quali il recapito dello stesso è rappresentato da un corpo idrico superficiale o un terreno agricolo di proprietà nel caso di fertirrigazione. Proprio in virtù del ciclo produttivo nonché delle materie prime utilizzate e della qualità e quantità dello scarico generato, si può a ben ragione ritenere che dalle sopracitate aziende non venga generato alcun tipo di impatto ambientale significativo. Ai fini del risparmio idrico la quasi totalità delle cantine vinicole utilizza la pratica della fertirrigazione/utilizzazione agronomica che consente di riutilizzare i reflui prodotti in terreni di proprietà con conseguente utilizzazione delle sostanze nutritive e ammendanti contenute nei medesimi nel caso di utilizzazione agronomica. Per il 17% trattasi di scarichi di acque reflue di dilavamento derivanti nella quasi totalità da attività di rottamazione che insistono principalmente nella zona del Rubicone, tanto da costituire un polo di rilevante importanza sia a livello regionale sia a livello nazionale. Tali attività hanno apportato e apportano tuttora un consistente beneficio economico, ma al contempo il loro impatto ambientale ha esaltato il problema dell’inquinamento causato dalla dispersione di oli minerali sul suolo e nel reticolo scolante delle acque superficiali. E’ interessante notare come la superficie impermeabilizzata interessata da questo tipo di attività a livello provinciale si possa stimare in circa 20 ha. Un altro 16 % è rappresentato inoltre dagli scarichi di acque di prima pioggia derivanti dal dilavamento di una superficie che a livello provinciale è stimata in circa 32 ha, rappresentata principalmente da aree adibite alla distribuzione di carburanti, alla lavorazione e allo stoccaggio di materiali ferrosi e al deposito di materiali inerti. All’interno della categoria degli scarichi di acque reflue industriali (il 21% delle attività censite) si rileva che il 21% deriva da attività di lavaggio automezzi, caratterizzati da un carico inquinante di natura esclusivamente organica e biodegradabile. Occorre inoltre indicare come nella classificazione di scarichi industriali rientrino pure attività di tipo agroalimentare, che generano scarichi caratterizzati esclusivamente da carico organico, non rientranti per l’origine delle materie prime lavorate o per l’elevata capacità produttiva nella classificazione di acque reflue industriali assimilate alle acque reflue domestiche. Fra gli scarichi di acque reflue industriali rientrano inoltre per il : – 10% gli scarichi derivanti dalla lavorazione della pietra e del calcestruzzo caratterizzati esclusivamente da elevate concentrazioni di solidi sospesi; – 5% gli scarichi derivanti da fabbricati adibiti al ricovero di cani, non rientranti nella definizione di acque reflue domestiche in quanto non derivanti da metabolismo umano; Per quanto riguarda gli scarichi di sostanze pericolose e sostanze pericolose diverse si rileva come nella nostra provincia sono state autorizzate secondo la specifica normativa tre aziende di cui due ubicate in Comune di Forlì e una ubicata in Comune di Sarsina dedite rispettivamente alla produzione di elettrodomestici, ad attività galvanica e alla produzione di articoli per nautica. Analizzando nello specifico le suddette autorizzazioni si rileva che le sostanze per le quali sono stati richiesti monitoraggi più approfonditi mediante la prescrizione di effettuare autocontrolli periodici dello scarico sono: cromo, nichel, zinco, bario, piombo, antimonio, titanio, cobalto, fluoruri, idrocarburi. 38 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Esaminando nello specifico l’ubicazione di tali aziende, dalla relativa cartografia è possibile notare come le stesse siano localizzate in maniera pressoché uniforme su tutto il territorio provinciale. Nei grafici sottoriportati è evidenziata la distribuzione per Bacino Idrico degli scarichi suddivisi per tipologia di classificazione: Num e ro di s carichi per tipologia Bacino Savio 31 30 20 11 20 11 10 6 2 0 AD FE PP RD RI RI+PP Tipologia scarico Num e ro di s carichi pe r tipologia Bacino Fium i Uniti 35 30 25 25 20 15 15 15 10 7 4 5 6 2 1 0 AD FE FE+AD PP RD RD+PP RI RI+PP Tipologia scarico Numero scarichi Num e ro di s carichi pe r tipologia Bacino Be vano 30 20 14 10 14 13 9 5 2 4 1 0 AD FE FE+AD PP RD RD+PP Tipologia s carico 39 RI RI+PP VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Num e ro di s carichi pe r tipologia Bacino Rubicone 21 9 6 7 6 R I P R D +P PP R D 1 FE FE +A D AD Numero scarichi 36 35 30 25 20 15 10 5 0 Tipologia s carico Num e ro di s carichi pe r tipologia Bacino Lam one 35 30 25 20 15 10 5 0 7 AD 1 1 3 FE PP RI Tipologia scarico Num e ro di s car ichi pe r tipologia Por to Canale di Ce s e natico 35 30 25 20 15 10 5 4 5 1 5 5 3 3 0 Tipologia scarico Num e ro di s carichi pe r tipologia Bacino Us o 35 30 25 20 15 10 5 0 12 1 AD FE 5 PP 3 2 1 RD RD+PP RI Tipologia scarico 40 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Distribuzione percentuale dei vari tipi di scarichi per bacino idrico 100% 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% RI+PP RI RD+PP RD PP FE + AD FE U so t ic P or to C an a le di C es ic o R ub en a ne e m on La o F B ev an ni iu m iU S av io ti o AD Bacino Idrico 100 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0 RI+PP RI RD+PP RD PP FE + AD FE so U at ic o al e di C es co ub i R C an Bacino Idrico 41 en ne e m on La or to P B ev an o ti iU ni Fi um av io AD S Numero scarichi Distribuzione numerica degli scarichi per bacino idrico VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Dall’analisi dei grafici sopra riportati risulta immediato rilevare come peraltro in precedenza già descritto che la tipologia di scarico da attività produttive maggiormente diffuso sul territorio sia quella di acque reflue industriali assimilate alle acque reflue domestiche derivanti da aziende agricole dedite alla coltivazione del fondo di proprietà, cantine vinicole e attività di tipo agrituristico. La distribuzione sul territorio è pressoché uniforme. Occorre rilevare che il Bacino Idrico che dai numeri sembrerebbe quello a maggior concentrazione di attività produttive è il Bacino del Rubicone. Appare inoltre evidente come sul Bacino del Rubicone insista la quasi totalità degli scarichi di acque reflue di dilavamento in virtù del fatto che la zona del Rubicone denota un’elevata vocazione alle attività di rottamazione. 2.2.1.3 Carico veicolato Analizzando il carico in inquinanti veicolato nel reticolo idrografico dal settore produttivo è stato determinato l’impatto derivante dallo scarico delle acque reflue industriali assimilate alle domestiche (43% delle Aziende) che a livello provinciale assommano a 1455 a.e. complessivi che generano i seguenti carichi: BOD5 N P 23,89 tonn/anno 5,56 tonn/anno 0,88 tonn/anno (Per il calcolo della potenzialità complessiva sono stati considerati per 1 a.e. BOD 5 60 g/giorno, N 12,33 g/giorno, P 1,84 g/giorno, ipotizzando la condizione più impattante di 365 giorni anno di giorni lavorati. Il carico veicolato è stato determinato applicando alla potenzialità complessiva, come sopra ottenuta, le percentuali di abbattimento standard per tipologia di impianto ricavate dal Piano di Tutela Regionale, ovvero circa il 25% per ogni sostanza) ed inoltre il carico veicolato dalle attività di autolavaggio che rappresentano con il 21% la tipologia di attività maggiormente presente sul territorio degli scarichi di tipo industriale S.S. BOD5 NH4+ Tensioattivi Idrocarburi Totali 11,34 kg/anno 12,15 kg/anno 3,5 kg/anno 0,405 kg/anno 0,486 kg/anno (Per il calcolo del carico sversato derivante dalle attività di autolavaggio sono state considerate le concentrazioni medie allo scarico di due autolavaggi rappresentativi dei 27 autolavaggi presenti su tutto il territorio a fronte di una portata allo scarico di 15 mc/anno) Si può quindi a ben ragione ritenere che il carico inquinante derivante dal settore produttivo non rappresenti un fattore di preoccupazione ai fini del raggiungimento degli obiettivi di qualità dei corpi idrici superficiali. 42 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE 2.2.2 Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Pubbliche fognature 2.2.2.1 Inquadramento normativo La Direttiva 21 maggio 1991, n. 91/271/CEE “Direttiva del Consiglio concernente il trattamento delle acque reflue urbane” ha introdotto il concetto di tutela delle acque dall’inquinamento riferendosi alle unità “agglomerati” e modificando di fatto la concezione del solo limite tabellare da rispettare della cd Legge Merli (L. 319/76). I livelli di copertura del servizio di pubblica fognatura e di depurazione sono normati agli articoli 3 e 4 che recitano: art. 3 “Gli stati membri provvedono affinchè tutti gli agglomerati siano provvisti di reti fognarie per le acque reflue urbane, -entro il 31 dicembre 2000 per quelli con un numero di abitanti equivalenti (a.e.) superiore a 15.000 e –entro il 31 dicembre 2005 per quelli con numero di a.e. compreso tra 2.000 e 15.000. Per le acque reflue urbane che si immettono in acque recipienti considerate aree sensibili ai sensi della definizione di cui all’articolo 5, gli Stati membri garantiscono che gli agglomerati con oltre 10.000 a.e. siano provvisti di reti fognarie al più tardi entro il 31 dicembre 1998. Laddove la realizzazione di una rete fognaria non sia giustificata o perché non presenterebbe vantaggi dal punto di vista ambientale o perché comporterebbe costi eccessivi, occorrerà avvalersi di sistemi individuali o di altri sistemi adeguati che raggiungano lo stesso livello di protezione ambientale. ……” Art. 4 “Gli Stati membri provvedono affinchè le acque reflue urbane che confluiscono in reti fognarie siano sottoposte, prima dello scarico, ad un trattamento secondario o ad un trattamento equivalente, secondo le seguenti modalità: -al più tardi entro il 31 dicembre 2000 per tutti gli scarichi provenienti da agglomerati con oltre 15.000 a.e.; -entro il 31 dicembre 2005 per tutti gli scarichi provenienti da agglomerati con un numero di a.e. compreso tra 10.000 e 15.000;: -entro il 31 dicembre 2005 per gli scarichi in acque dolci ed estuari provenienti da agglomerati con un numero di a.e. compreso tra 2.000 e 10.000. …..” In particolare l’osservanza degli articoli 3 e 4 sono monitorati dalla Commissione Ambiente della Comunità Europea attraverso la comunicazione biennale ai sensi del DM 18 settembre 2002 “Modalità di informazione sullo stato delle acque, ai sensi dell’art. 3 comma 7, del decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152). Quanto indicato dalla Comunità Europea nella Direttiva sopra riportata è stato recepito in Italia dal D.Lgs 152/99 così come sostituito dal D.Lgs 258/200 e successivamente abrogato e sostituito dalla Parte Terza del D.Lgs 152/06 “Norme in materia ambientale” e dagli allegati alla Parte Terza. In attuazione di quanto disposto dal D.Lgs 152/99 (valido a tutti gli effetti anche per quanto concerne quanto disposto dal D.Lgs 152/06 in quanto non in contraddizione) la Giunta della Regione EmiliaRomagna ha emanato la Deliberazione n. 1053 del 9/06/2003 “Direttiva concernente indirizzi per l’applicazione del D.Lgs 11 maggio 1999, n. 152 come modificato dal D.Lgs 18 agosto 2000, n. 258 43 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO recante disposizioni in materia di tutela delle acque dall’inquinamento” dove, ai punti 4), 6) e 7), viene riportata una ulteriore regolamentazione in merito agli agglomerati e ai trattamenti depurativi appropriati per agglomerati di consistenza inferiore a 2.000 a.e.. Per quanto riguarda il recupero della acque reflue a fini irrigui, industriali e civili, il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio ha emanato il Decreto 12 giugno 2003, n. 185 “Regolamento recante norme tecniche per il riutilizzo delle acque reflue in attuazione dell’articolo 26, comma 2, del decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152”. In particolare l’articolo 5 riporta: “Pianificazione delle attività di recupero delle acque reflue ai fini del riutilizzo. Le Regioni entro novanta giorni dall’entrata in vigore del presente regolamento, definiscono un primo elenco degli impianti di depurazione di acque reflue urbane il cui scarico deve conformarsi ai limiti di cui all’articolo 4…“ La Regione EmiliaRomagna ha individuato i depuratori che dovranno raggiungere i limiti allo scarico previsti dal DM 185/03 nella Relazione Generale al Piano di Tutela (pag. 247 tabella 3.11). I Depuratori individuati si riferiscono agli agglomerati di Forlì, Cesena, Cesenatico, Savignano sul Rubicone. La gestione e gli eventuali trattamenti depurativi delle acque reflue provenienti dal dilavamento delle aree impermeabili a causa di precipitazioni meteoriche (scolmatori e reti fognarie bianche) è regolamentato dalla DGR 14 febbraio 2005, n. 286 “Direttiva concernente indirizzi per la gestione delle acque di prima pioggia e di lavaggio di aree esterne (art. 39, D.Lgs 11 maggio 1999, n. 152” e dalla DGR 18 dicembre 2006, n. 1860 “Linee guida di indirizzo per gestione acque meteoriche di dilavamento e acque di prima pioggia in attuazione della deliberazione G.R. n. 286 del 14/2/2005”. Per quanto concerne la tutela delle acque superficiali destinate all’irrigazione di competenza dei Consorzi di Bonifica, la Regione Emilia-Romagna ha emanato la LR 4 del 6 marzo 2007 “Adeguamenti normativi in materia ambientale. Modifiche a leggi regionali” che prevede, all’articolo 4, il parere, per gli scarichi di acque reflue in scoli consorziali, sia di competenza idraulica che di competenza irrigua. 2.2.2.2 Agglomerati Al fine di delineare il quadro conoscitivo dell’inquinamento puntuale causato dagli scarichi di acque reflue urbane da pubbliche fognature è necessario partire dalla suddivisione del territorio in agglomerati. L’agglomerato, infatti, definito come “area in cui la popolazione, ovvero le attività produttive, sono concentrate in misura tale da rendere ammissibile, sia tecnicamente che economicamente in rapporto anche ai benefici ambientali conseguibili, la raccolta e il convogliamento delle acque reflue urbane verso un sistema di trattamento o un punto di recapito finale”, è l’unità entro la quale si definisce a priori il livello minimo di depurazione ammissibile e cioè, in altri termini, la quantità di inquinamento accettabile. Infatti la presenza di rete fognaria, la tipologia di impianto di trattamento delle acque reflue, le caratteristiche qualitative minime ammissibili degli scarichi dipendono dalla consistenza degli agglomerati in abitanti equivalenti. A questo fine, ed in ottemperanza agli obblighi imposti dalla Comunità Europea con Direttiva 91/271/CEE, il territorio provinciale è stato suddiviso in agglomerati. 44 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Il percorso di individuazione, iniziato nel 2001/2002, ha avuto come punto di partenza il censimento delle Località ISTAT ’91. Partendo dalle località, ed individuando fra queste le zone omogenee per interconnessione di rete fognaria e/o presenza di uno o più impianti di depurazione, si sono delimitati gli agglomerati avendo a riferimento le seguenti casistiche, poi esplicitate nella DGR 1053/03: Agglomerat o e rete fognaria scenario a 1 agglomerato servito da 1 sistema di raccolta e da 1 impianto di trattamento trattament o scenario b 1 agglomerato servito da 2 sistemi di raccolta e da 2 impianti di trattamento. Ogni rete fognaria e impianto saranno inclusi nella classe corrispondente all’intero agglomerato scenario C 1 agglomerato della consistenza pari alla somma dei due agglomerati combinati serviti da 1 sistema di raccolta e da 1 impianto di trattamento Successivi chiarimenti della Comunità Europea, desumibili da una lettura più attenta della definizione di agglomerato, hanno portato alla caratterizzazione di un quarto tipo di agglomerato, è cioè quello che, seppur privo di rete fognaria e impianto di depurazione, presenta una concentrazione abitativa tale da rendere possibile economicamente e tecnicamente la raccolta dei reflui verso un recapito finale e si discosta dalla definizione di casa sparsa (quelle disseminate nel territorio comunale a distanza tale da non poter costituire nemmeno un nucleo isolato). La classe di un agglomerato è determinata dalla sua consistenza in abitanti equivalenti. La determinazione degli abitanti equivalenti di un agglomerato ha, come dato di partenza, il numero dei residenti ai quali vengono sommati il numero di turisti nel periodo di punta e il numero di abitanti equivalenti generati dallo scarico di acque reflue industriali in fognatura. Al fine dell’applicazione della normativa in materia di protezione delle acque dall’inquinamento (D.Lgs 152/06 e DGR 1053/03) le classi degli agglomerati sono sostanzialmente le seguenti: 45 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO I classe: consistenza da 0 a 49 AE II classe: consistenza da 50 a 199 AE III classe: consistenza da 200 a 1.999 AE IV classe: consistenza sopra i 2.000 AE Gli agglomerati sono identificati con un codice alfanumerico formato dalle lettere indicanti AgglomeratiProvincia (AFC) più 4 cifre e da un nome che in genere è ripreso da quello della località interessata (ad esempio AFC0031-Cesena). In Provincia di Forlì-Cesena sono stati identificati 395 agglomerati di cui 173 sono serviti da rete fognaria (di cui 44 di I classe, 67 di II classe, 52 di III classe e 10 di IV classe). Gli agglomerati non serviti da rete fognaria, ad eccezione di Pioppa (Cesena), sono tutti di consistenza inferiore a 50 abitanti equivalenti e con distribuzione abitativa simile a quella delle case isolate. Gli agglomerati, in ordine di codice, sono i seguenti: Tab. 9 – Elenco agglomerati provvisti di rete fognaria codice agglomerato ELENCO AGGLOMERATI PROVVISTI DI RETE FOGNARIA nome agglomerato CLASSE AE AFC0001 Lago Acquapartita III 289 AFC0002 Valgianna III 391 AFC0003 Ensini I 13 AFC0004 Larciano-Castello I 20 AFC0005 Castello II 56 AFC0006 Selvapiana II 108 AFC0007 Casellina I 44 AFC0008 Cà di Bianchi I 28 AFC0009 Bagno di Romagna IV 7554 AFC0010 San Pietro in Guardiano II 174 AFC0011 Bracciano II 108 AFC0012 Polenta II 103 AFC0013 Collinello II 185 AFC0014 Borghi III 448 AFC0015 Castellaro II 51 AFC0016 Tribola II 166 AFC0017 Masrola II 122 AFC0018 San Giovanni in Galilea II 64 AFC0019 Pieve Salutare II 157 AFC0020 Gorolo II 80 AFC0021 Case Scuola Vecchia II 147 AFC0024 Rio dell'Eremo III 272 AFC0025 Sant'Andrea in Bagnolo II 167 AFC0026 San Cristoforo II 166 AFC0027 Bulgarno' III 324 AFC0028 Bagnile II 196 46 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO codice agglomerato nome agglomerato CLASSE AFC0029 Macerone IV 3553 AFC0030 Aie II 124 AFC0031 Cesena IV 95563 AFC0035 Bagnarola III 1027 AFC0036 Villalta III 288 AFC0037 Cesenatico IV 126275 AFC0038 Sala III 1584 AFC0039 Zotto I 30 AFC0040 Cusercoli III 991 AFC0041 Voltre II 96 AFC0042 Civitella di Romagna III 1419 AFC0043 Casone di Dovadola II 179 AFC0045 Dovadola III 1276 AFC0046 Durazzanino II 198 AFC0047 Casemurate III 224 AFC0048 Pievequinta III 308 AFC0049 Caserma II 187 AFC0050 Barisano II 126 AFC0053 Borgo Sisa I 44 AFC0054 Galeata III 1735 AFC0055 Strada San Zeno II 168 AFC0056 Fiumicino di Gatteo III 328 AFC0057 Longiano III 1272 AFC0059 Vitignano II 89 AFC0060 Valdinoce I 30 AFC0061 Ricò III 387 AFC0062 Teodorano II 86 AFC0063 Monte Castello III 865 AFC0064 San Romano II 167 AFC0065 Bacciolino II 133 AFC0066 Linaro II 158 AFC0067 Mercato Saraceno IV 8920 AFC0068 Bora Stazione I 36 AFC0069 Serra I 31 AFC0070 Tornano I 22 AFC0071 Osteria di Piavola di Mercato Saraceno III 280 AFC0073 Bora Bassa III 743 AFC0074 Cella I 12 AFC0075 Borgostecchi II 128 47 AE VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE codice agglomerato nome agglomerato AFC0076 Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO CLASSE AE Ciola II 55 AFC0077 Modigliana IV 14932 AFC0078 Castronchino II 126 AFC0079 Case Francesconi II 55 AFC0080 Longiano-Ponte Ospedaletto IV 4133 AFC0081 Montenovo II 195 AFC0082 Montiano III 631 AFC0083 Bocconi II 123 AFC0084 San Benedetto in Alpe III 233 AFC0085 Portico III 427 AFC0086 Trivella II 189 AFC0087 Santa Marina II 82 AFC0088 San Savino III 280 AFC0089 Forlì IV 163820 AFC0090 Tontola III 311 AFC0091 Premilcuore III 813 AFC0092 Rocca San Casciano III 1792 AFC0093 Ardiano II 50 AFC0094 Sorrivoli II 118 AFC0095 Monteleone I 41 AFC0096 Santa Paola II 141 AFC0097 Diolaguardia II 156 AFC0098 Gualdo III 472 AFC0099 Cento II 140 AFC0100 Roncofreddo III 1023 AFC0101 San Martino-Verghereto di Mezzo II 97 AFC0102 Spinello III 504 AFC0103 Calci I 29 AFC0104 Camposonaldo II 75 AFC0105 Corniolo III 250 AFC0106 Santa Sofia IV 3059 AFC0107 Isola II 155 AFC0108 Lago II 50 AFC0109 Biserno II 57 AFC0110 Quarto di Sotto I 48 AFC0111 Turrito di Sotto II 192 AFC0112 Quarto II 117 AFC0113 Turrito-Belfiore I 38 AFC0114 Valbiano I 40 48 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE codice agglomerato nome agglomerato AFC0115 Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO CLASSE AE Casetta di Campagna I 36 AFC0116 Sarsina III 1746 AFC0117 Castel d'Alfero I 8 AFC0118 Ranchio III 383 AFC0119 Poggio I 34 AFC0120 Pieve di Rivoschio II 60 AFC0121 Savignano sul Rubicone IV 88205 AFC0122 Sorbano-Mulino III 230 AFC0123 Bivio Montegelli III 321 AFC0124 Barbotto I 43 AFC0125 Ville di Montetiffi I 45 AFC0126 Bottega Fortuna I 31 AFC0127 Savignano di Rigo I 44 AFC0128 Sogliano al Rubicone III 1035 AFC0129 Montepetra Bassa I 44 AFC0130 Montepetra Alta I 25 AFC0131 Curto II 52 AFC0132 Montetiffi II 52 AFC0133 Ponte Uso II 133 AFC0134 Aia Bella I 22 AFC0135 Rontagnano II 132 AFC0136 Ca' Domenichino I 33 AFC0138 Montegelli II 61 AFC0139 Strigara III 268 AFC0140 Barberina I 10 AFC0141 Tredozio III 1177 AFC0142 Fabbriche I 13 AFC0143 Montecoronaro II 88 AFC0144 Alfero III 739 AFC0145 Mazzi I 32 AFC0146 Balze III 833 AFC0147 Riofreddo III 210 AFC0148 Tavolicci I 26 AFC0149 Verghereto III 410 AFC0150 Velle I 7 AFC0151 Capanne I 43 AFC0152 Trappola I 34 AFC0153 Ville di Montecoronaro II 98 AFC0194 Roversano II 53 49 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO codice agglomerato nome agglomerato CLASSE AE AFC0198 Le Aie di Formignano I 34 AFC0274 Ponte Fantella I 13 AFC0275 Montecodruzzo I 24 AFC0279 Felloniche di Roncofreddo I 33 AFC0316 Lo Stradone III 682 AFC0317 San Cassiano II 160 AFC0318 Predappio Alta II 50 AFC0319 Capannaguzzo Cesena II 159 AFC0320 Calabrina II 156 AFC0321 Villa Calabra III 364 AFC0322 Gattolino II 189 AFC0323 Case Missiroli III 301 AFC0324 Calisese III 1913 AFC0325 Ruffio III 266 AFC0326 Budrio di Cesena III 229 AFC0327 Madonna del Fuoco III 256 AFC0329 Diegaro III 600 AFC0369 Predappio-Via Lucchina II 100 AFC0381 Campeggio - Loc Vivaio I 49 AFC0382 Meldola-Via Gualchiera III 250 AFC0387 Fiumicello I 47 AFC0388 Castel dell'Alpe I 25 AFC0389 Bertinoro centro III 1451 AFC0390 Poggio II 198 AFC0391 Somalia I 49 AFC0392 Durazzo I 49 AFC0393 Cavalletto I 49 AFC0394 Maratello II 100 AFC0395 La Rotta II 120 Una volta delineata la lista nominativa degli agglomerati presenti nel territorio provinciale e attribuito a questi la classe derivante dalla consistenza in abitanti equivalenti, il percorso di individuazione degli agglomerati ha portato alla definizione cartografica degli stessi. Contestualmente alla perimetrazione degli agglomerati si è provveduto a cartografare le reti fognarie, gli scarichi e gli impianti presenti, unendo i dati cartacei in possesso della Provincia e quelli resi dal Gestore del Servizio Idrico Integrato nelle istruttorie di autorizzazione. Negli allegati cartografici sono riportati tutti gli agglomerati presenti nel territorio provinciale. Nelle carte sono rappresentati: gli agglomerati perimetrati e colorati in funzione della classe di appartenenza con etichetta indicante l’identificativo le reti fognarie suddivise per tipologia 50 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE gli impianti suddivisi per tipologia gli scarichi suddivisi per tipologia i limiti comunali e provinciali i corsi d’acqua i bacini idrografici di riferimento 2.2.2.3 Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Reti fognarie Il territorio della Provincia di Forlì-Cesena è dotato di fognature sia di tipo misto (che raccolgono le acque nere e quelle meteoriche) sia di tipo nera e bianca (ovvero con la separazione delle acque nere dalle acque meteoriche). La percentuale di copertura fognaria è distinta per agglomerato e, per gli agglomerati di consistenza superiore o uguale a 2.000 AE, il dato viene fornito biennalmente alla Comunità Europea; i dati relativi alla comunicazione del 2007 sono i seguenti: AFC0067-Mercato Saraceno: AE serviti da rete fognaria=92% AFC0106-Santa Sofia: AE serviti da rete fognaria=98% AFC0029-Macerone: AE serviti da rete fognaria=95% AFC0080-Longiano-Ponte Ospedaletto: AE serviti da rete fognaria=100% AFC0009-Bagno di Romagna: AE serviti da rete fognaria=98% AFC0077-Modigliana: AE serviti da rete fognaria=99% AFC0121-Savignano sul Rubicone: AE serviti da rete fognaria=98% AFC0031-Cesena: AE serviti da rete fognaria=91% AFC0037-Cesenatico: AE serviti da rete fognaria=100% AFC0089-Forlì: AE serviti da rete fognaria=98% Per quanto concerne la copertura della rete fognaria negli agglomerati di consistenza inferiore a 2.000 AE, suddivisa per classi, il dato è il seguente: AGGLOMERATI DI I CLASSE: AE serviti da rete fognaria=99% AGGLOMERATI DI II CLASSE: AE serviti da rete fognaria=84% AGGLOMERATI DI III CLASSE: AE serviti da rete fognaria=95% La cartografia, unitamente ai dati tabellari relativi agli agglomerati, ha permesso di caratterizzare gli agglomerati in funzione della copertura di rete fognaria e della tipologia di impianti di depurazione applicati. 51 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE 2.2.2.4 Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Trattamenti depurativi Il territorio è caratterizzato, oltre che per la suddivisione in agglomerati e la copertura di rete fognaria, anche per la tipologia di trattamenti depurativi presenti. In generale, suddividendo i dati per classi di agglomerati, il territorio provinciale è coperto nel seguente modo: 44 agglomerati di I classe, per un totale di 1.048 abitanti equivalenti (residenti + turisti + industriali in fogna) hanno una copertura fognaria del 99%. Degli abitanti equivalenti serviti da rete fognaria il 63% è fornito di trattamento depurativo appropriato per la classe di appartenenza (vasche settiche tipo Imhoff). I restanti abitanti equivalenti che scaricano in rete fognaria priva di trattamento depurativo appropriato sono dotati di trattamento depurativo singolo; in particolare, nel territorio ricoperto dai 44 agglomerati, la situazione dettagliata è la seguente: ⇒ 11 scarichi di fognatura tipo “bianca” (circa 1.600 mt di collettori per una copertura di superficie pari a 51.000 m2) ⇒ 3 scarichi da depuratore che servono in totale 195 abitanti equivalenti; ⇒ 7 scarichi da fitodepurazione, ossidazione totale, filtri percolatori che servono in totale 872 abitanti equivalenti; ⇒ 25 scarichi da vasca tipo Imhoff che servono in totale 1.080 abitanti equivalenti ⇒ 13 scarichi da fogna mista che servono in totale 909 abitanti equivalenti forniti di trattamento singolo ⇒ 2 scarichi da scolmatore di pioggia 67 agglomerati di II classe, per un totale di 8.079 abitanti equivalenti (residenti + turisti + industriali in fogna) hanno una copertura fognaria dell’84%. Degli abitanti equivalenti serviti da rete fognaria il 59% è fornito di trattamento depurativo appropriato (vasche settiche tipo Imhoff per i vecchi agglomerati e filtri percolatori, biodischi, impianti ossidazione totali, fitodepurazione per i nuovi) per la classe di appartenenza. I restanti abitanti equivalenti che scaricano in rete fognaria priva di trattamento depurativo appropriato sono dotati di trattamento depurativo singolo e/o il trattamento depurativo finale anche se di classe inferiore a quello appropriato; in particolare, nel territorio ricoperto dai 67 agglomerati, la situazione dettagliata è la seguente: ⇒ 24 scarichi di fognatura tipo “bianca” (circa 6.590 mt di collettori per una copertura di superficie pari a 345.550 m2) ⇒ 4 scarichi da depuratore che servono in totale 310 abitanti equivalenti; ⇒ 4 scarichi da fitodepurazione, ossidazione totale, filtri percolatori che servono in totale 364 abitanti equivalenti; ⇒ 46 scarichi da vasca tipo Imhoff che servono in totale 3.374 abitanti equivalenti 52 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE ⇒ Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO 60 scarichi da fogna mista che servono in totale 2.866 abitanti equivalenti forniti di trattamento singolo ⇒ 9 scarichi da scolmatore di pioggia 52 agglomerati di III classe, per un totale di 34.851 abitanti equivalenti (residenti + turisti + industriali in fogna) hanno una copertura fognaria del 95%. Degli abitanti equivalenti serviti da rete fognaria il 62% è fornito di trattamento depurativo appropriato (filtri percolatori, biodischi, impianti ossidazione totale e fitodepurazione) per la classe di appartenenza. I restanti abitanti equivalenti che scaricano in rete fognaria priva di trattamento depurativo appropriato sono dotati di trattamento depurativo singolo e/o il trattamento depurativo finale anche se di classe inferiore a quello appropriato; ; in particolare, nel territorio ricoperto dai 67 agglomerati, la situazione dettagliata è la seguente: ⇒ 96 scarichi di fognatura tipo “bianca” (circa 22.188 mt di collettori per una copertura di superficie pari a 1.449.660 m2) ⇒ 23 scarichi da depuratore che servono in totale 17.335 abitanti equivalenti; ⇒ 1 scarichi da fitodepurazione, ossidazione totale, filtri percolatori che servono in totale 39 abitanti equivalenti; ⇒ 26 scarichi da vasca tipo Imhoff che servono in totale 3.399 abitanti equivalenti ⇒ 78 scarichi da fogna mista che servono in totale 7.352 abitanti equivalenti forniti di trattamento singolo ⇒ 64 scarichi da scolmatore di pioggia 10 agglomerati di IV classe, per un totale di 516.014 abitanti equivalenti (residenti + turisti + industriali in fogna) hanno una copertura fognaria del 97%. Degli abitanti equivalenti serviti da rete fognaria il 98% è fornito di trattamento depurativo appropriato (depuratori con trattamento secondario spinto e trattamento dell’azoto e del fosforo) per la classe di appartenenza. I restanti abitanti equivalenti che scaricano in rete fognaria priva di trattamento depurativo appropriato sono dotati di depurativo singolo e/o il trattamento depurativo finale anche se di classe inferiore a quello appropriato; ; in particolare, nel territorio ricoperto dai 67 agglomerati, la situazione dettagliata è la seguente: ⇒ 444 scarichi di fognatura tipo “bianca” (circa 141.634 mt di collettori per una copertura di superficie pari a 14.706.331 m2) ⇒ 11 scarichi da depuratore che servono in totale 541.049 abitanti equivalenti; ⇒ 5 scarichi da vasca tipo Imhoff che servono in totale 337 abitanti equivalenti ⇒ 27 scarichi da fogna mista che servono in totale 8.509 abitanti equivalenti forniti di trattamento singolo ⇒ 199 scarichi da scolmatore di pioggia 53 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE 2.2.2.5 Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Bacini Idrici Il sistema fognario depurativo incide in 9 bacini idrici e cioè Bevano, Fiumi Uniti, Lamone, Marecchia, Porto Canale di Cesenatico, Rubicone, Savio, Tevere, Uso e nel Mare Adriatico. L’incidenza del sistema fognario sui bacini idrici è sintetizzato di seguito: Tab. 10 – Numero e tipologia di fognature che scaricano nei diversi Bacini Idrici BACINI IDRICI BEVANO FIUMI UNITI LAMONE MARECCHIA PORTO CANALE DI 6 4 2 11 24 15 2 2 1 1 1 1 4 AGGLOMERATI N° CL II III IV I II III IV I II III IV III II FOGNE BIANCHE N° EST. m2 1 16.000 5 51.300 40 2.155.600 / / 6 90.850 40 710.670 214 6.006.950 / / / / / / / / / / / / DEPURATORI N° AE / / 1 240 1 1.890 / / / / 11 9.399 4 155.830 / / / / 1 1.167 1 14.729 / / / / IMHOFF AE 1 100 1 70 / / 6 132 23 1.490 9 945 5 337 2 32 1 125 / / / / 1 140 1 172 N° 8 10 4 6 24 11 9 / / / / 3 11 3 45 / 2 20 56 8 3 7 86 / / 3 12 11 11 2 / 3 / / 3 1 / 1 3 1 / 1 3 3 3 / / / / 3 6 6 / 19 7 10 / 2 / 2 9 / 1 / 6 / / 2 32 10 5 9 25 4 6 1 2 / / / / N° MISTE AE 533 273 470 193 828 824 993 / / / / 83 578 SCOLMATORI N° AE / / / / 6 95 / / 1 / 42 / 105 1.251 / / / / 1 / / / / / / / CESENATICO RUBICONE SAVIO TEVERE USO MARE ADRIATICO 4 3 3 9 14 4 23 15 15 3 2 1 7 9 3 2 I III IV I II III IV I II III IV II III I II III IV IV / 3.208.421 / 32.500 156.100 1.370.500 37.000 51.500 103.990 1.608.100 / / 14.000 154.700 231.600 196.000 356.760 54 / 269.680 / / 3.075 90.000 / 10 2.184 8.920 / 400 195 300 870 / / / / 135 295 950 / 943 693 1.203 / 37 / 50 826 / 150 / 1.011 / / 118 3.213 2.541 326 600 1.883 4.505 209 65 390 / / / / / 12 / 3 6 26 2 5 14 45 / / / / 1 5 / / 5.204 / / / 4765 / / / 13.039 / / / / / / / VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE 2.2.2.6 Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Determinazione del carico inquinante sversato La determinazione del carico inquinante sversato si basa sia sulla stima del carico generato dagli abitanti equivalenti che su dati relativi alle analisi allo scarico dei depuratori. La stima dei carichi sversati si basa sui dati di letteratura così come riportati nella Relazione Generale al PTA Regionale, ed in particolare: - carico generato per Abitante Equivalente: 60 g/d BOD5 12,33 g/d N 1,84 g/d P - carico generato per Abitante Equivalente con depurazione mediante fossa Imhoff (sia come trattamento singolo che come trattamento applicato alla fognatura prima dello scarico): 45 g/d BOD5 10,48 g/d N 1,66 g/d P - carico generato per Abitante Equivalente con depurazione mediante depuratore a fanghi attivi: 6 g/d BOD5 3,70 g/d N 0,37 g/d P Il calcolo reale dei carichi sversati, riferiti ai depuratori, è basato sulle analisi periodiche condotte da ARPA e sul dato di portata annua. In particolare, nel 2007, i dati rilevati per depuratore sono riportati nelle tabelle seguenti comprensive dei calcoli di carico all’anno ottenuti nel seguente modo: Portata (l/anno) x concentrazione allo scarico (g/l)=carico sul corpo recettore 55 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Tab. 11 – Dati di carico sversato per depuratore – anno 2007 – Depuratore di Modigliana Portata 805.068 mc/anno BOD5 (mg/l) Azoto (mg/l) Fosforo (mg/l) 9,63 7,44 13 8,01 10,03 6,92 1,08 1,37 0,87 1,72 0,58 0,35 Totali (mg/l) Medie (mg/l) Carico (t/anno) 19 6 2 14 4 6 3 3 4 61 6,78 5,46 55,03 9,17 7,38 5,97 1 0,81 Nota: dai valori di analisi sono stati tolti i valori in uscita non rilevabili Tab. 12 – Dati di carico sversato per depuratore – anno 2007 – Depuratore di Pievesestina Portata 207.672 mc/anno BOD5 (mg/l) Azoto (mg/l) Fosforo (mg/l) 5,31 4,60 6,96 2,84 1,41 5,92 1,25 2,82 2,79 2,85 2,74 2,28 Totali (mg/l) Medie (mg/l) Carico (t/anno) 4 9 6 5 8 3 3 38 5,43 1,13 27,04 4,51 0,94 14,73 2,46 0,51 Nota: dai valori di analisi sono stati tolti i valori in uscita non rilevabili 56 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Tab. 13 – Dati di carico sversato per depuratore – anno 2007 – Depuratore di Savignano Portata 5.106.703 mc/anno Totali (mg/l) Medie (mg/l) Carico (t/anno) BOD5 (mg/l) Azoto (mg/l) Fosforo (mg/l) 20 15 5 2 4 14 14 14 9 11 4 10 9 14 6 5 1 3 8 14,40 9,60 11,20 12,53 13,22 12,69 169 8,89 45,40 73,64 12,27 62,66 0,46 0,22 0,42 0,91 0,10 0,02 0,35 0,15 0,34 0,62 0,53 0,18 0,51 0,44 3,7 1,70 1,15 0,30 0,34 0,17 0,22 0,08 0,20 0,18 13,29 0,55 2,81 Nota: dai valori di analisi sono stati tolti i valori in uscita non rilevabili 57 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Tab. 14 – Dati di carico sversato per depuratore – anno 2007 – Depuratore di Cesenatico Portata 3.223.194 mc/anno Totali (mg/l) Medie (mg/l) Carico (t/anno) BOD5 (mg/l) Azoto (mg/l) Fosforo (mg/l) 6 4 6 3 14 9 12 10 10 6 2 7 10 12 5 4 3 2 5 2 8,35 8,60 10,92 13,03 9,38 6,64 132 6,60 21,27 56,92 9,49 30,59 0,02 0,32 0,71 0,05 0,36 0,08 0,11 0,21 0,24 0,60 0,78 0,12 0,09 0,18 0,52 0,37 2,1 0,54 0,11 0,14 0,11 0,06 0,15 0,10 8,07 0,34 1,10 Nota: dai valori di analisi sono stati tolti i valori in uscita non rilevabili 58 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Tab. 15 – Dati di carico sversato per depuratore – anno 2007 – Depuratore di Forlì Portata 13.840.790 mc/anno Totali (mg/l) Medie (mg/l) Carico (t/anno) BOD5 (mg/l) Azoto (mg/l) Fosforo (mg/l) 14 5 5 4 6 15 17 3 5 10 3 5 4 14 3 5 5 2 8 10 7 11 4 8,11 12,90 10,70 14,17 11,04 12,99 69,91 165 7,17 99,24 69,91 11,65 161,25 1,70 1,05 0,40 0,50 0,97 0,14 0,69 0,41 0,54 0,70 0,54 0,62 0,36 0,62 0,54 0,55 0,6 1,18 0,62 1,01 1,04 0,74 0,2 0,50 16,22 0,68 9,41 Nota: dai valori di analisi sono stati tolti i valori in uscita non rilevabili 59 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Tab. 16 – Dati di carico sversato per depuratore – anno 2007 – Depuratore di Pieveacquedotto Portata 318.392 mc/anno Totali (mg/l) Medie (mg/l) Carico (t/anno) BOD5 (mg/l) Azoto (mg/l) Fosforo (mg/l) 13 5 4 9 7 2 10 3 8 6 7,74 11,90 5,3 5,05 9,68 14,01 67 6,7 2,13 53,68 8,95 2,85 3,15 1,52 5,25 3,63 0,85 2,12 1,18 1,21 1,2 0,13 0,32 0,45 21,01 1,75 0,56 Nota: dai valori di analisi sono stati tolti i valori in uscita non rilevabili Tab. 17 – Dati di carico sversato per depuratore – anno 2007 – Depuratore di Macerone Portata 199.998 mc/anno BOD5 (mg/l) Azoto (mg/l) Fosforo (mg/l) 11,5 0,39 Totali (mg/l) Medie (mg/l) Carico (t/anno) 8 3 11 5,5 1,10 11,5 11,5 2,30 0,39 0,39 0,08 Nota: dai valori di analisi sono stati tolti i valori in uscita non rilevabili 60 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Tab. 18 – Dati di carico sversato per depuratore – anno 2007 – Depuratore di Cesena Portata 5.056.318 mc/anno BOD5 (mg/l) Azoto (mg/l) Fosforo (mg/l) 7,33 10,80 4,3 1,08 8,28 8,11 3,99 3,40 0,85 0,17 2,13 1,90 Totali (mg/l) Medie (mg/l) Carico (t/anno) 3 8 3 8 10 7 9 4 7 4 9 3 3 2 2 4 3 89 5,24 26,50 39,90 6,65 33,62 12,44 2,07 10,47 Nota: dai valori di analisi sono stati tolti i valori in uscita non rilevabili La tabella seguente mostra i dati di sintesi dei carichi generati dagli scarichi nei diversi bacini idrici, tenendo conto sia dei carichi reali che di quelli stimati. 61 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Tab. 19 – Sintesi dei carichi sversati nei diversi bacini idrici, sia reali che stimati, dai diversi tipi di scarico DEPURATORI REALE BEVANO FIUMI UNITI LAMONE MARECCHIA N° sc. - AE STIMATO IMHOFF MISTE STIMATO STIMATO 2 – 2.130 2 – 2130 2 – 170 22 - 1276 BOD5 (t/a) 1,13 4,66 2,79 20,96 N (t/a) 0,94 2,88 0,65 4,88 P (t/a) 0,51 0,29 0,10 0,77 15 – 165.229 15 – 165.229 43 – 2.904 50 – 2.838 BOD5 105,94 361,85 47,70 46,61 N 170,20 223,14 11,11 10,86 P 11,16 22,31 1,76 1,72 2 – 15.896 2 – 15.896 3 – 157 / BOD5 5,46 34,81 2,58 / N 7,38 21,47 0,60 / P 0,81 2,15 0,10 / N° sc- AE / / 1 – 140 3 – 83 BOD5 / / 2,30 1,36 N / / 0,54 0,32 P / / 0,08 0,05 3 – 269.680 3 - 269.680 1 – 172 17 – 1.589 BOD5 48,87 590,6 2,83 26,10 N 66,51 364,20 0,66 6,08 P 11,65 36,42 0,10 0,96 4 – 93.075 4 – 93.075 15 – 1.380 44 – 5.782 BOD5 45,40 203,83 22,67 96,45 N 62,66 125,70 5,28 22,46 P 2,81 12,57 0,84 3,50 N° sc- AE / 5 – 11.114 36 – 2.839 43 – 7.314 BOD5 / 24,34 46,63 120,13 N / 15,01 10,86 27,98 P / 1,50 1,72 4,43 N° sc- AE / 1 – 400 2 – 37 7 – 274 BOD5 / 0,88 0,61 4,50 N / 0,54 0,14 1,05 P / 0,05 0,02 0,17 N° sc- AE / 9 – 1.365 11 – 876 2 – 390 BOD5 / 2,99 14,39 6,41 N / 1,84 3,35 1,49 P / 0,18 0,53 0,24 N° sc- AE N° sc- AE PORTO CANALE DI CESENATICO RUBICONE SAVIO TEVERE USO N°sc - AE N°sc - AE 62 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Dall’analisi dei dati a disposizione si può osservare quanto segue: 1. i carichi inquinanti reali scaricati dai depuratori sono nettamente inferiori a quelli stimati attraverso dati di letteratura 2. i bacini idrici che risentono maggiormente degli inquinanti prodotti dagli scarichi da depuratore sono, in ordine, il Porto Canale di Cesenatico, i Fiumi Uniti e il Rubicone (grafici 1, 2, 3) 3. i bacini idrici che risentono maggiormente degli inquinanti prodotti dagli scarichi di fognature con depurazione attraverso fossa imhoff sono, in ordine, il Savio, i Fiumi Uniti e il Rubicone, mentre il Porto Canale di Cesenatico ne risente in via residuale (grafici 4, 5, 6, 7) 4. i bacini idrici che risentono maggiormente degli inquinanti prodotti dagli scarichi da fognatura mista sono, in ordine, il Savio, il Rubicone, i Fiumi Uniti e il Bevano (grafici (8, 9, 10, 11) 5. la somma di tutti i carichi, tenendo conto dei dati reali per quanto riguarda i depuratori, rileva come i Fiumi Uniti sia il bacino idrico con il più alto valore di pressione, a seguire il Savio, il Rubicone e il Porto Canale di Cesenatico (Grafico n. 13) 2.2.3 Scaricatori di piena Il territorio provinciale è caratterizzato da una larga presenza di fognature di tipo misto. In tali reti sono distribuiti gli scolmatori per garantire la funzionalità del sistema fognario e la sicurezza idraulica in tempo di pioggia. La DGR 286/05 definisce gli scolmatori come “manufatti/dispositivi atti a deviare in tempo di pioggia verso i ricettori finali le portate meteoriche eccedenti le portate nere diluite definite come compatibili con l’efficienza degli impianti di trattamento delle acque reflue urbane”. Tali dispositivi scaricano nei corpi ricettori l’eccedenza delle acque reflue urbane oltre il grado di diluizione pari a 1:3-5 per gli scolmatori distribuiti lungo la rete fognaria e pari a 1:2-4 per gli scolmatori posizionati in testa all’impianto di depurazione. I gradi di diluizione permessi per lo scarico in acque superficiali, normati dalla DGR 286/05, si basano sugli studi di settore che comproverebbero che acque reflue urbane, diluite di 3-5 volte, presenterebbero parametri inquinanti che rientrano nei limiti imposti dalla normativa vigente. I carichi inquinanti che incidono negli scarichi da scolmatori derivano non solo dal miscuglio di acque reflue urbane (acque reflue domestiche ed industriali) ma anche dal dilavamento operato dalle piogge sulle superfici impermeabili. Di fatto ciò che incide sullo scarico degli scolmatori deriva da due fattori principali: 1. il numero di abitanti equivalenti e la tipologia di acque reflue industriali allacciati al tratto di fognatura che recapita allo scolmatore 2. la quantità e la tipologia di superficie impermeabilizzata sottoposta al dilavamento delle acque meteoriche I dati in possesso della Provincia si limitano, ad oggi, al solo numero e posizione degli scolmatori. Sono invece carenti le informazioni in merito alla tipologia, quali-quantitativa, del refluo che recapita nello 63 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO scolmatore stesso e mancano del tutto i dati relativi alle superfici dilavate di pertinenza di ogni singolo scolmatore. La carenza di dati è dovuta al fatto che l’obbligo di autorizzazione dello scarico degli scolmatori è stato introdotto dalla DGR 286/05 che prevedeva, alla sua entrata in vigore, due anni di tempo per l’avvio del procedimento istruttorio al rilascio dell’autorizzazione allo scarico. I dati fino ad oggi raccolti hanno reso possibile la creazione di una cartografia dove è indicato il posizionamento della maggior parte degli scolmatori presenti (cartografia relativa alle reti fognarie e agli agglomerati). Per quanto concerne le cifre attorno le quali sarà possibile, in futuro, modellare l’apporto di carichi inquinanti, queste si riferiscono al numero di scolmatori per bacino idrico di pertinenza e più precisamente: - di 277 scolmatori: 9. scaricano nel bacino idrico Bevano 6 scolmatori 10. scaricano nel bacino idrico Fiumi Uniti 148 scolmatori 11. scaricano nel bacino idrico Lamone 4 scolmatori 12. scaricano nel bacino idrico Porto Canale di Cesenatico 12 scolmatori 13. scaricano nel bacino idrico Rubicone 35 scolmatori 14. scaricano nel bacino idrico Savio 66 scolmatori 15. scaricano nel bacino idrico Uso 6 scolmatori 64 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE 2.2.4 Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Piano di indirizzo delle acque di prima pioggia Ai fini della predisposizione del piano di indirizzo delle acque di prima pioggia sono necessari i dati inerenti lo scarico delle acque meteoriche di dilavamento del territorio provinciale. Tali dati sono reperibili, oltre che da quanto riportato al punto precedente sugli scolmatori, anche dalle reti di raccolta e scarico delle acque meteoriche, cd. “reti bianche”. I dati relativi alle reti bianche sono a disposizione della Provincia e sono riassunti, oltre che nel dettaglio nella tabella relativa alle reti fognarie della Provincia, nella tabella seguente. Tab. 19 – Scarichi da fognatura bianca per bacino idrico Bacini Idrici N° scarichi Estensione Estensione reti (mt) superficie scolante (mq) BEVANO FIUMI UNITI MARE ADRIATICO PORTO CANALE DI CESENATICO RUBICONE SAVIO USO 46 260 2 48 78 104 37 16.370 33.887 7.872 50.326 15.015 37.762 10.780 2.222.900 6.808.470 356.760 3.208.421 1.559.100 1.800.590 596.300 I dati, una volta completati con quelli relativi agli scolmatori di piena, saranno la base per l’elaborazione del Piano e l’identificazione delle aree soggette all’obiettivo dato dall’art. 28 delle NTA del Piano Regionale. Il Piano di Indirizzo deve essere redatto dalla Provincia, che ha competenza per l’approvazione dello stesso, di concerto con ATO e con la collaborazione del Gestore del SII. 65 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE 2.3 2.3.1 Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO INQUINAMENTO DA FONTE DIFFUSA Principali differenze fra la Legge Regionale 24.04.1995 n. 50 e la Delibera dell’Assemblea Legislativa del 16.01.2007 n. 96) Nella relazione generale del Piano di Tutela delle Acque approvato dalla Regione Emilia Romagna, si ritrova la previsione che la Provincia di Forlì-Cesena di doti di specifici Piani d’Azione relativi al comparto avi-cunicolo, al fine di avere un migliore controllo degli sversati. (Pag 258 relazione generale). Quanto sopra poiché all’atto dell’approvazione del Piano di Tutela erano ancora in vigore la L.R. 50/95 e le relative circolari esplicative che disciplinavano la materia dell’utilizzazione agronomica degli effluenti di allevamento; la normativa non comprendeva però alcune tipologie di effluenti in quanto erano esclusi gli allevamenti che producevano esclusivamente “letami” . Nell’aprile 2006 (per cui dopo l’approvazione del Piano di Tutela Regionale) è stato emanato il D.M. 7.4.2006 del Ministero delle Politiche agricole e forestali “ criteri e norme tecniche per la disciplina regionale dell’utilizzazione agronomica degli effluenti di allevamento”, emanato a seguito di quanto disposto dall’art. 38 del D.Lgs. 152/99, ora art. 112 del D.lgs. 152/2006. Successivamente a tale Decreto, la Regione Emilia Romagna, con apposita legge regionale, ha abrogato la L.R. 50/95 ed emanato la deliberazione dell’Assemblea Legislativa n. 96 del 16.1.2007, cosiddetto “Piano di Azione Nitrati - P.A.N.- ” che è diventata la nuova disciplina per l’utilizzazione agronomica degli effluenti di allevamento. In particolare, oltre a disciplinare le varie fasi della produzione, gestione e spandimento dei reflui zootecnici, la DA.L. 96/2007 prevede una regolamentazione (che in precedenza non era prevista) per i “letami”, rendendo così superflua la necessità di procedere con regolamentazioni specifiche da parte delle Province romagnole. Poiché si tratta di una innovazione sostanziale rispetto alle normative precedenti, si ritiene opportuno, per favorire la comprensione, compiere una breve disamina delle innovazioni apportate, mettendo a confronto la situazione normativa precedente con quella attuale. 66 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE 2.3.1.1 Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Sistema autorizzativo Con la L.R. 50/95 erano disciplinati: • il sistema autorizzativo degli insediamenti dediti all’attività d’allevamento attraverso il rilascio di un provvedimento espresso della durata di 4 anni, previa verifica della conformità dell’attività di spandimento ai carichi massimi ammissibili di azoto preveniente dagli effluenti di allevamento, in relazione alle caratteristiche e all’ubicazione dei terreni utilizzati L’attuale quadro normativo prevede che i legali rappresentanti delle aziende agricole con allevamenti, siano essi ricadenti in Zone Vulnerabili da Nitrati (ZVN) che non, sono tenuti ad avviare un processo di comunicazione alla Provincia competente per territorio, da rinnovare ogni cinque anni. Le informazioni da rendere alla Provincia sono sostanzialmente le stesse che dovevano essere fornite ai sensi della L.R. 50/95, la differenza sostanziale sta nel fatto che anche gli allevamenti che producono “letami” sono soggetti a tale nuova disciplina, sia per quanto riguarda la produzione che per la gestione e spandimento dei letami stessi, in precedenza – come già affermato sopra – esclusi dall’applicazione normativa. L’innovazione forse maggiore è data dal fatto che non si è più in presenza di un regime giuridico che prevede l’adozione di una autorizzazione espressa, bensì di una “comunicazione” che produce i suoi effetti trascorsi 30 giorni dal ricevimento, salvo atti contrari della Provincia. La comunicazione vale cinque anni e non più quattro come l’autorizzazione precedente. La nuova normativa regolamenta i “letami” provenienti da allevamenti con produzione superiore a 1000/3000 Kg. di azoto (a seconda che l’allevamento ricada o meno in ZVN) e deregolamenta gli allevamenti che producono quantità inferiori. Per dare un ordine di grandezza 1000 Kg. di azoto vengono prodotti da 12 vacche. 2.3.1.2 Detentore Altra novità di rilievo è rappresentata dall’art. 28 del P.A.N. che detta norme circa la possibilità di cedere a terzi gli effluenti zootecnici per l’utilizzo agronomico. In particolare, considerato che il processo di produzione – utilizzazione agronomica, si articola in fasi (stoccaggio, trattamento, trasporto elaborazione del P.U.A., distribuzione), il detentore è responsabile della corretta attuazione delle fasi non gestite direttamente dall’allevatore. Il detentore dovrà provvedere a comunicare le informazioni alla Provincia territorialmente competente ed a produrre la documentazione prevista. Il rapporto tra allevatore e detentore deve essere formalizzato attraverso la sottoscrizione di apposito contratto fra i contraenti. Possono essere definiti “detentore” sulla base della definizione di cui sopra, diverse figure professionali quali: singoli agricoltori, cooperative agricole nonchè i cosiddetti “contoterzisti” che, a fronte di contratto con l’allevatore, organizzano le operazioni di spandimento ed i connessi adempimenti burocratici. La nuova figura del “detentore” pertanto contribuisce a individuare con più chiarezza il “responsabile” delle operazioni di spandimento con conseguente maggiore attenzione alle operazioni stesse, le quali – in 67 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO caso di inosservanza delle norme – saranno direttamente imputabili a chi le ha compiute diversamente da quanto accadeva in precedenza dove l’unico responsabile rimaneva l’allevatore. 2.3.1.3 Capacita’ di stoccaggio degli effluenti di allevamento e loro caratteristiche La L.R. 50/95 prevedeva la capacità di deposito (stoccaggio) degli effluenti di allevamento attraverso l’obbligo per gli insediamenti zootecnici che effettuano l’utilizzazione agronomica, di dotarsi di contenitori di idonee capacità al fine di garantire l’immagazzinamento degli effluenti stessi nei periodi in cui è vietata l’applicazione al terreno nonché la loro maturazione e stabilizzazione. In particolare ed in sintesi, la L.R. 50/95 prevedeva una capacità di stoccaggio atta a contenere i liquami prodotti in 180 giorni per quanto riguarda gli allevamenti con produzione maggiore di 500 mc/anno e per quelli con produzione minore di 500 mc/anno uno stoccaggio di 90 giorni. La nuova normativa prevede 180 giorni di stoccaggio per gli allevamenti situati in ZVN e 120 giorni per gli allevamenti fuori dalla ZVN. Per cui il discrimine non è più la quantità di liquame prodotto, che discende direttamente dalla dimensione aziendale, bensì dall’ubicazione dell’allevamento. Mentre per quanto riguarda lo spandimento i letami restavano fuori dalla normativa precedente, lo stoccaggio era invece già previsto in 90 giorni e tale periodo è rimasto nella nuova normativa. Per gli allevamenti esclusi dal campo di applicazione della nuova normativa circa gli spandimenti (meno di 1.000 Kg. di azoto/anno) è prevista una capacità di stoccaggio in relazione alle disposizioni locali e comunque in modo da non costituire pericolo per la salute e l’incolumità pubblica, senza prevedere tassativamente uno stoccaggio minimo. Restano invariate le caratteristiche dei contenitori. 68 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE 2.3.1.4 Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Zone vulnerabili Le Zone Vulnerabili da Nitrati di origine zootecnica restano invariate rispetto alla delimitazione precedente e comprendono le aree del territorio regionale nelle quali, per le caratteristiche idrogeologiche degli acquiferi vi è il rischio di inquinamento delle acque sotterranee, dovuto all’utilizzazione agronomica, degli effluenti di allevamento e di altri fertilizzanti azotati, tenuto conto dei valori di concentrazione dei nitrati nelle acque sotterranee desunti dalla rete di monitoraggio. 2.3.1.5 Produzione di azoto delle specie zootecniche Sia la normativa precedente che quella attuale prevedono il rispetto delle dosi massime di azoto distribuibili per ettaro e per anno di 170 Kg. nelle zone vulnerabili e 340 Kg. nelle zone non vulnerabili. La novità introdotta riguarda in particolare i parametri di produzione di azoto delle singole specie zootecniche. Mentre per quanto riguarda il settore suinicolo la produzione di azoto presente negli effluenti resta invariata, per quanto riguarda gli effluenti bovini e avicoli si ha un notevole incremento. Tale modifica dei parametri, resa necessaria al fine di uniformare l’applicazione della direttiva europea 91/676/CE, a fronte di uguali quantità di liquami e letami prodotti, genera un carico azotato notevolmente superiore a cui ogni singolo allevamento deve far fronte mediante trattamenti aziendali o reperimento di nuovi terreni per lo spandimento. 2.3.1.6 Fasce tampone La protezione delle acque superficiali e sotterranee dall’inquinamento da nitrati di origine agricola prevede la attivazione di una serie di misure atte a prevenire o mitigarne gli effetti. Una di tali misure è costituita dalla realizzazione e dal mantenimento lungo le aste dei corsi d’acqua (naturali o artificiali) di aree vegetate ad andamento parallelo alle zone ripariali, sulle quali non vengano distribuiti fertilizzanti. L’allegato II della direttiva 91/676 prevede tra le misure principali dei codici di buona pratica agricola limitazioni alla distribuzione di fertilizzanti sui terreni adiacenti ai corsi d’acqua e tra le misure accessorie il mantenimento di un quantitativo minimo di copertura vegetale destinata ad assorbire dal terreno l’azoto che altrimenti potrebbe inquinare le acque. 69 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE 2.3.1.7 Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Piani di utilizzazione agronomica La L.R. 50/95 prevedeva in limitati casi la necessità di redigere un Piano di Utilizzazione Agronomica. La nuova normativa invece prevede la compilazione del P.U.A. nei seguenti casi: - allevamenti soggetti al D.Lgs. 59/2005 (A.I.A.) - allevamenti con oltre 500 capi di bestiame adulto (U.B.A.) - allevamenti con terreni ubicati in zona vulnerabile e produzione di azoto superiore a 6000 Kg./anno. Il P.U.A. è un documento tecnico che, nel verificare le esigenze di ogni singola coltura, determina il quantitativo di effluente zootecnico da apportare (comunque per non oltre 170 Kg./Ha/anno di azoto nelle zone vulnerabili) e l’eventuale ulteriore quota di fertilizzante chimico. La maggior parte degli insediamenti che devono dotarsi di P.U.A. sono quelli soggetti al D.Lgs. 59/2005 e per questi insediamenti la Provincia è in possesso dei documenti diversamente da quanto accade per coloro i quali, pur essendo soggetti alla predisposizione del P.U.A. non devono trasmetterlo alla Provincia, prevedendo la norma che tale documento sia conservato in azienda ed esibito agli organi di controllo. 2.3.1.8 Periodi di divieto di applicazione degli effluenti di allevamento (divieti temporali e divieti spaziali) divieti temporali Le limitazioni delle applicazioni degli effluenti sul suolo agricolo sono state stabilite in relazione alle condizioni climatiche ed alle precipitazioni durante il corso dell’anno. La L.R. 50/95 stabiliva il divieto unicamente per i liquami dal 15 dicembre al 28 febbraio di ogni anno. Restavano quindi esclusi dal divieto di applicazione i letami e materiali ad essi assimilati. La nuova normativa prevede il divieto per tutti gli effluenti di allevamento, sia in ZVN che fuori, dal 1 novembre al 31 gennaio, con una espansione ulteriore del periodo di divieto per i liquami e per le deiezioni avi-cunicole essiccate in ZVN fino al 28 febbraio. Si assiste pertanto ad un aumento del periodo di divieto di 45 giorni all’inizio e ad un diminuzione di 28 giorni al termine. Tale diminuzione non vale per i liquami in ZVN che hanno pertanto una limitazione dal 1 novembre al 28 febbraio. Per quanto riguarda le altre tipologie di letame, anche se gli spandimenti sono ricadenti in ZVN, il divieto si ferma il 31 gennaio. Così come in precedenza, le Province, in presenza di condizioni meteo climatiche favorevoli, possono sospendere il divieto. 70 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Divieti spaziali Le zone di divieto specificamente indicate sia nella normativa precedente che in quella attuale, sono ampiamente comprese nelle zone di tutela individuate dal P.T.C.P. della Provincia di ForlìCesena. Oltre alle zone di tutela dei corpi idrici superficiali e sotterranei già individuate dal P.T.C.P. (che non vengono modificate dalla delimitazione spaziale delle zone di protezione di cui alla Sezione IV del presente Piano) sono previsti ulteriori vincoli e divieti, ad esempio, negli ambiti agricoli periurbani, delle zone di cava, nelle zone boschive, nelle zone calanchive, ecc. Sia la L.R. 50/95 che il P.A.N. prevedono limitazioni in funzione della pendenza dei terreni di spandimento. In particolare il P.A.N. prevede la possibilità di effettuare spandimenti su terreni con pendenza sino al 20% se in zone vulnerabili e 30% in zone non vulnerabili; oltre tali pendenze non è preclusa la possibilità di effettuare lo spandimento, ma devono essere adottati accorgimenti specifici. 2.3.1.9 Cumuli a piè di campo. La L.R. 50/95 e le circolari applicative, prevedevano la possibilità di realizzare cumuli a pie’ di campo con le seguenti modalità: 1. maturazione: il letame deve essere maturato 90 giorni in platea 2. ruscellamento: dovrà essere evitato la formazione di liquidi di sgrondo con la realizzazione di un solco perimetrale 3. distanza: sono previste distanze da corsi d’acqua e strade 4. due annate:il cumulo non può essere ripetuto sullo stesso appezzamento ogni anno 5. permanenza: il cumulo non può restare in campo per più di sei mesi L’accumulo temporaneo del letame a pie’ di campo anche su terreno nudo, non si configurava come stoccaggio e rientrava nella normale pratica agronomica. L’attuale normativa prevede, analogamente alla precedente, adeguata maturazione, divieto di ruscellamento dei percolati e la distanza minima dai corsi d’acqua. Continua a non essere considerato stoccaggio ed a rientrare nella normale pratica agronomica. La novità introdotta riguarda il tempo di permanenza del cumulo a pie’ di campo che è pari a 90 giorni per i letami con una specifica particolare per le lettiere avicole che possono restare in cumulo sino a 270 giorni, purchè coperte con idoneo telo. Inoltre il cumulo può essere ripetuto ogni anno, diversamente dalla normativa precedente. 2.3.1.10 Documento di trasporto e Registro spandimenti Prima dell’emanazione della D.A.L. 96/07, il susseguirsi di produzione normativa non rendeva particolarmente chiaro quali leggi fossero da prendere a riferimento in merito al trasporto degli effluenti: 71 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO la L.R. 50/95 citava il DPR 915/82 il quale è stato abrogato dal D.Lgs. 22 del 5.2.1997 che elencava fra le esclusioni dal campo di applicazione della normativa sui rifiuti le materie fecali. Ciò ha generato notevoli problemi interpretativi e contenziosi con le forze dell’ordine. L’attuale normativa chiarisce che il trasporto degli effluenti zootecnici, finalizzati all’utilizzazione agronomica, non è assoggettato alle disposizioni di cui al D.Lgs. 22/97 (ora D.Lgs. 152/2006) né al Reg. 1774/2002. La nuova normativa prevede che il trasporto degli effluenti zootecnici tramite la rete viaria pubblica sia accompagnata da tutte le informazioni atte a identificare l’azienda produttrice, quella ricevente, il quantitativo di effluente trasportato e l’identificazione del mezzo utilizzato nonché gli estremi della comunicazione o dell’A.I.A. qualora dovuta. Per quanto riguarda il registro degli spandimenti, la L.R. 50/95 ne prevedeva la tenuta ed una successiva circolare regionale specificava che tale registro doveva essere aggiornato entro 48 ore dall’avvenuto spandimento. Tutto ciò solo per i liquami. Attualmente la norma prevede la tenuta di analogo registro con obbligo di registrazione entro 10 giorni dalla distribuzione. 2.3.1.11 Considerazioni conclusive Novità di rilievo è costituita dall’esclusione dal campo di applicazione per gli allevamenti che producono meno di 1000/3000 Kg. di azoto all’anno, a seconda della collocazione o meno in Zona Vulnerabile. 1.000 Kg. di azoto vengono prodotti da circa 12 UBA (unità bovine adulte), 2.000 galline e 4.000 polli a terra. Esempi di effluenti attualmente compresi (in precedenza esclusi) sono le polline di polli allevati a terra e le polline prodotte da galline ovaiole in gabbia con nastri di essiccazione. Si può affermare che, per la realtà della provincia di Forlì-Cesena, è certamente più cautelativo dal punto di vista ambientale il fatto che gli allevamenti avicoli devono effettuare la “comunicazione” citata nella relazione e rispettare le norme, rispetto al fatto che non sono più soggetti alle procedure burocratiche, sostanzialmente, gli allevamenti di bovini. Quanto sopra per l’elevato numero di allevamenti avicoli (il 25% della produzione nazionale del settore è concentrato nella nostra provincia dove vengono prodotti: 70 milioni di polli, 2,5 milioni di tacchini, 3 milioni di galline ovaiole), in secondo luogo poiché il tipo di refluo prodotto dal settore avicolo ha una maggiore concentrazione di azoto e conseguentemente può creare maggiori problemi alle falde, diversamente da quanto avviene con il letame bovino che apporta prevalentemente sostanza organica ed ha un basso tenore di azoto, con conseguente minore probabilità di rilascio nelle falde. Da ultimo è necessario considerare che, nella stragrande maggioranza dei casi, gli allevamenti bovini sono in stretta connessione funzionale con i terreni poiché i bovini sono alimentati da foraggi provenienti dagli stessi terreni sui quali viene distribuito il letame prodotto o sul quale gli stessi bovini sono al pascolo. 72 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Per quanto riguarda invece gli allevamenti avicoli, spesso, non si è in presenza di connessione funzionale con il terreno, bensì si è in presenza di allevamenti intensivi che danno luogo ad una produzione di pollina e conseguentemente di azoto, difficilmente gestibile ad uso agronomico, in considerazione dell’elevata superficie che sarebbe necessaria e del fatto che non è economicamente sostenibile il trasporto dei reflui zootecnici per lunghi tratti su terreni di estensione limitata. Emerge inoltre che la produzione di azoto di provenienza zootecnica della provincia di Forlì-Cesena è superiore al fabbisogno delle colture presenti. Quanto sopra è facilmente riscontrabile in quanto è attualmente in corso di stesura un apposito accordo di programma fra la Provincia di Forlì-Cesena, la Regione Emilia Romagna e le associazioni di categoria in rappresentanza degli allevatori, per la realizzazione di impianti di valorizzazione della pollina prodotta (compostaggio, biogas, gassificazione, pirolisi). 73 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE 2.3.2 Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Apporti al suolo di origine antropica Per effettuare la stima dei carichi inquinanti provenienti dai suoli, a seguito di apporti naturali ed antropici di sostanze organiche e nutrienti, si è tenuto conto delle colture prevalenti nei territori di pertinenza dei singoli bacini, dei relativi fabbisogni di fertilizzanti chimici, nonché dell’azoto, fosforo e BOD derivanti dalle pratiche di spandimento di effluenti zootecnici e fanghi di depurazione, definiti a partire dai volumi di effluenti prodotti e dalla localizzazione delle aree di spandimento autorizzate. La stima dei carichi sversati è stata determinata tramite l’utilizzo di una procedura di regionalizzazione. Una volta definiti i vari termini in cui possono essere distinti gli apporti ai suoli agricoli a seguito delle usuali pratiche agronomiche, è possibile pervenire al totale complessivo sommando i singoli contributi. Nell’immagine seguente si riporta lo schema della metodologia che si è seguita per stimare le disponibilità di azoto e fosforo dell’insieme delle pratiche agro-zootecniche effettuate in provincia. Zootecnia Fertilizzanti chimici Apporti complessivi Fanghi di depurazione 74 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE 2.3.2.1 Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Stima delle necessità colturali Nello schema che segue si sintetizza il percorso che si è seguito per stimare le necessità di azoto e fosforo dall’insieme delle varie colture praticate nel territorio provinciale. Superfici colturali Rese colturali Asportazioni teoriche Fissazione atmosferica Da apportare Mineralizzazione suolo Efficienze colturali Sulla base di tale schema, possono essere evidenziati i seguenti passaggi metodologici: 1. Sono stati raccolti i dati sulle estensioni delle colture praticate in ciascun comune della provincia, prendendo come riferimento il Censimento Istat del 2000 del settore agro-zootecnico. 2. Si è quindi fatto ricorso ai dati congiunturali Istat dell’anno 2004, al fine di aggiornare le superfici destinate alle varie colture. Confrontando le superfici (su base provinciale) di ciascuna coltura del 2000 con le corrispondenti del 2004, si sono definite le percentuali di diminuzione o di incremento. Per poche colture non si è reperito il dato del 2004 e per esse si è riproposta la medesima superficie rilevata nel 2000. Le percentuali di diminuzione o di incremento così individuate, sono state applicate a ciascun comune della provincia. Si è così ottenuta una stima della superficie di ciascuna coltura per ogni comune aggiornata all’anno 2004. 3. Sono state individuate le rese, espresse in tonnellate per unità di superficie, delle varie colture in corrispondenza delle cosiddette regioni agrarie, che rappresentano porzioni di territorio nelle quali, per motivi legati all’altimetria, al regime climatico, ecc. si possono ottenere produzioni con rese sufficientemente omogenee. 4. Sulla base di dati agronomici relativi alle quantità di nutrienti asportati teoricamente dalle piante per sviluppare le proprie funzioni vegetative, espresse in chilogrammi di azoto e fosforo per tonnellata di prodotto, si sono determinati i quantitativi complessivi prelevati dal sistema circostante da parte delle piante. 75 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO 1. Si è stimato quanto occorre apportare alle colture per ottenere le rese richieste, tenendo conto di tre aspetti: ➢ tutte le colture possono fare affidamento su un certo pool di sostanze nutrienti presenti naturalmente nel terreno; ➢ una serie di colture, l’erba medica innanzitutto, non necessita di apporti esterni (in questo caso di azoto) dal momento che esse stesse sono in grado di fissare l’azoto atmosferico; ➢ esiste una sorta di efficienza delle piante nell’asportare effettivamente le sostanze nutritive, per cui risulta necessario apportare una quota parte aggiuntiva di nutrienti rispetto all’asportato teorico. Da queste considerazioni si è quindi dedotto la quota parte di nutrienti da apportare dall’esterno ai fini di una resa ottimale delle varie colture. Nei paragrafi successivi si riportano i risultati numerici ottenuti dall’applicazione di questa metodologia. 76 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE 2.3.2.1.1 Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Estensioni colturali Sono stati utilizzati ed elaborati i dati comunali del Censimento 2000 Istat dell’agricoltura aggiornati al 2004 (come indicato nel precedente paragrafo al punto 2) ed allo scopo di ridurre la notevole disaggregazione colturale si è dedotta la seguente articolazione. Tabella 20 - Classi colturali di riferimento ottenute dalla disaggregazione dell’Istat Classi colturali Mais Frumento Orzo Sorgo Patata Barbabietola Girasole Soia Pomodoro Ortive Erba medica Erbai Altri seminativi – cereali Vite e Olivo Fruttiferi Prati e pascoli Pioppete Boschi Altra superficie Colture ISTAT Granoturco Frumento tenero e spelta Frumento duro Orzo Altri cereali Patata Barbabietola da zucchero Piante da semi oleosi di cui girasole Piante da semi oleosi di cui soia Ortive in pieno campo di cui pomodoro industriale Ortive in pieno campo sottratte del pomodoro Ortive orti stabili/industriali Ortive protette Orti familiari Prati avvicendati Erbai Riso Legumi secchi Altre piante industriali Totale fiori Piante sarchiate da foraggio Sementi e piantine Vite Olivo Totale fruttiferi Vivai Altre legnose agrarie Totale prati permanenti e pascoli Pioppete Totale boschi Superficie agricola non utilizzata Altra superficie I risultati di questa diversa aggregazione delle colture sono riportati a livello comunale nella tabella seguente (Tabella 2). 77 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Tabella 21 - Estensione delle diverse classi colturali di riferimento a livello comunale Bagno di R. Bertinoro Borghi (ha) (ha) (ha) Castrocaro Terme (ha) Mais 0,43 24,93 122,44 Frumento 465,13 844,05 Orzo 201,59 115,25 Sorgo 19,16 Patata Cesena Cesenatico Civitella Dovadola Forlì Forlimpopoli Galeata Gambettola Gatteo Longiano (ha) (ha) (ha) (ha) (ha) (ha) (ha) (ha) (ha) (ha) (ha) 6,56 34,03 80,74 11,79 7,90 196,01 3,06 0,72 1,41 20,49 50,73 23,11 523,86 453,30 2156,54 655,43 521,42 76,84 2969,35 463,93 159,64 85,40 253,35 503,85 1013,57 106,16 124,53 472,14 81,67 173,83 60,83 263,51 61,15 70,64 10,94 22,39 65,04 306,56 31,82 14,38 21,53 187,56 43,53 43,04 31,42 264,29 36,67 26,12 14,24 15,90 42,48 73,73 19,91 0,59 0,00 1,21 47,27 108,67 0,59 0,00 30,07 3,00 2,81 13,67 62,09 2,07 4,47 Barbabietola 0,04 173,71 66,49 3,52 600,62 99,35 17,61 6,74 814,90 101,92 0,00 18,51 107,05 57,06 16,02 Girasole 2,44 10,33 84,47 42,32 30,10 1,95 1,83 31,91 15,18 1,16 7,31 0,91 4,11 28,31 24,70 Soia 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 Pomodoro 0,29 5,07 1,10 0,00 74,10 3,47 0,00 0,00 48,87 0,06 0,00 7,15 2,75 0,97 0,58 Ortive 15,09 72,54 113,25 22,84 1356,89 550,22 13,97 1,68 368,73 69,06 9,47 132,12 185,73 142,40 53,05 Erba medica 2165,47 907,62 366,67 692,20 2044,02 404,55 2295,99 278,82 1887,53 621,09 654,30 21,38 60,84 586,49 1920,85 Erbai 0,00 10,68 0,00 6,25 3,23 0,00 80,02 0,00 42,19 1,15 15,39 0,00 0,58 1,35 10,66 Altri seminativi - cereali 3,73 124,92 6,20 9,59 665,64 221,51 53,98 32,94 421,89 43,45 11,41 16,02 18,77 3,65 18,75 Vite e Olivo 2,39 813,26 235,46 377,41 1263,66 54,54 148,91 80,80 2246,13 155,85 69,93 13,38 23,21 235,05 21,45 Fruttiferi 177,28 419,20 131,36 236,64 5174,06 234,89 185,56 85,32 3759,55 353,01 58,50 94,85 57,08 690,28 224,08 Prati e pascoli 2147,18 112,25 133,36 163,88 393,39 11,44 1094,63 170,50 259,87 23,83 774,45 10,61 12,84 18,72 246,12 Pioppete 0,00 4,07 6,30 3,65 17,48 0,00 0,00 1,00 8,22 7,50 0,00 0,00 0,00 0,85 0,00 Boschi 4086,11 279,82 180,78 293,70 1350,69 3,58 3416,20 139,13 345,17 27,43 1645,80 0,43 0,05 496,72 394,95 Classi di colture Meldola Altra superficie 636,36 526,30 462,15 513,34 2723,61 347,62 1036,24 1008,34 1802,12 211,68 375,78 80,16 92,69 1711,28 957,50 Somma colture 5220,14 3670,28 1911,50 2165,44 14520,73 2551,96 4643,18 866,71 13596,27 1945,89 1860,68 440,59 847,17 2429,31 3957,70 78 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Mercato S. Modigliana Montiano Portico Predappio Premilcuore Rocca SC Roncofreddo San Mauro P Santa S Sarsina Savignano Sogliano Tredozio (ha) (ha) (ha) (ha) (ha) (ha) (ha) (ha) (ha) (ha) (ha) (ha) (ha) (ha) (ha) Mais 4,31 12,46 0,43 0,65 78,33 0,00 0,00 5,07 3,92 4,36 12,06 9,15 5,22 0,00 0,00 Frumento 489,97 305,27 15,41 21,59 438,18 161,37 290,34 130,59 304,62 535,53 425,09 355,15 392,85 123,34 75,06 Orzo 450,08 178,89 5,91 28,58 296,58 50,38 190,99 79,43 28,98 176,07 216,40 37,89 350,61 101,34 71,63 Sorgo 23,96 25,70 0,77 2,58 80,05 19,83 7,37 28,17 3,90 23,22 60,93 4,71 44,29 6,82 1,81 Patata 0,59 0,00 0,10 0,00 0,44 0,00 0,07 0,00 61,58 13,80 0,83 44,89 0,00 0,00 7,14 Barbabietola 3,69 9,15 5,32 0,00 8,60 1,97 0,00 15,40 35,61 0,00 14,73 117,91 4,10 0,00 0,00 Girasole 43,74 35,48 3,50 10,67 82,04 0,00 52,99 25,17 0,00 12,19 2,99 8,59 56,81 28,80 0,00 Soia 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 Pomodoro 0,00 0,00 2,32 0,00 0,00 0,00 0,23 0,00 2,55 0,00 0,00 1,46 0,12 0,00 0,00 Ortive 18,83 9,59 21,32 4,86 20,13 1,11 3,37 53,29 621,78 10,17 17,19 197,91 15,81 0,25 3,36 Erba medica 2398,19 985,47 16,50 418,16 992,54 456,80 923,67 837,91 39,92 1388,67 1339,53 107,57 1763,83 724,94 698,52 Classi di colture Verghereto Erbai 1,64 0,00 0,00 0,00 2,31 0,00 0,00 1,79 0,58 0,00 0,00 4,42 13,54 0,00 0,00 Altri seminativi - cereali 40,06 11,50 0,13 2,81 11,14 0,00 26,86 18,54 13,64 24,00 22,40 62,79 24,43 46,80 0,50 Vite e Olivo 99,96 476,68 106,26 1,58 435,57 6,05 39,61 389,04 43,60 0,81 39,99 123,03 83,44 48,80 0,00 Fruttiferi 73,51 308,68 387,75 28,11 204,94 38,85 38,02 696,16 53,97 74,94 96,34 160,13 41,29 92,33 49,64 Prati e pascoli 367,85 614,96 0,00 448,35 562,85 1385,66 294,81 291,97 5,22 1174,10 198,79 12,38 1365,60 516,97 1983,16 Pioppete 1,00 12,26 0,70 0,20 2,10 0,00 0,00 3,05 0,15 0,00 0,02 0,00 0,05 0,00 0,00 Boschi 1479,33 2451,61 41,23 1774,48 2229,07 1409,04 1358,65 919,43 4,93 3419,04 2753,89 14,99 1081,46 1715,66 2686,64 Altra superficie 1010,50 1160,87 101,21 159,71 815,15 159,50 677,07 758,34 79,01 399,07 517,19 171,65 1302,46 869,98 486,58 Somma colture 4017,37 2986,08 566,44 968,13 3215,80 2122,02 1868,32 2575,57 1220,02 3437,84 2447,28 1248,00 4162,00 1690,39 2890,81 79 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE 2.3.2.1.2 Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Regioni agrarie e rese colturali Come visto in precedenza la stima di quanto le singole colture asportano dall’ambiente circostante, in termini di azoto e fosforo, dipende essenzialmente dalla resa, ovvero dalla quantità di prodotto per unità di superficie coltivata. La resa di una coltura non è però omogeneamente distribuita sul territorio, ma presenta delle differenze legate essenzialmente all’altimetria, all’andamento climatico locale, ecc. Questa diversificazione può essere tenuta in conto dall’introduzione delle regioni agrarie, le quali risultano composte dall’aggregazione di gruppi di comuni nei quali la produzione agronomica può ritenersi abbastanza omogenea. In provincia di Forlì-Cesena le regioni agrarie sono 4 e vengono elencate nella Tabella 3 con i comuni in cui sono presenti. Tabella 22 – Regioni agrarie della provincia ID Regione agraria Comuni 39 Montagna del Bagno di Savio, del Bidente Romagna e del Montone Portico e San Benedetto Premilcuore Santa Sofia Verghereto Galeata Meldola 40 Colline del Montone e del Bidente Castrocaro Terme Civitella di e Terra del Sole Romagna Dovadola Modigliana Predappio Rocca San Casciano 41 Borghi Mercato Saraceno Montiano Roncofreddo Sarsina Bertinoro Cesena Cesenatico Forli' Forlimpopoli Gambettola Gatteo Longiano San Mauro Pascoli Savignano sul Rubicone Colline del Savio Tredozio Sogliano al Rubicone 42 Pianura di Forli' Nella tabella seguente (Tabella 4) sono riportate le rese medie, espresse in q/ha/y, delle varie colture considerate nelle regioni agrarie provinciali. 80 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Tabella 23 – Rese medie espresse in q/ha/y, delle varie colture considerate nelle regioni agrarie provinciali Regione agrara 39 40 41 42 Media Mais Frumento Orzo Sorgo Patata Barbabiet Girasole ola Soia Pomodoro Ortive Erba medica Erbai (q/ha/y) (q/ha/y) (q/ha/y) (q/ha/y) (q/ha/y) (q/ha/y) (q/ha/y) (q/ha/y) (q/ha/y) (q/ha/y) (q/ha/y) (q/ha/y) 65 40 39 64 270 375 22 30 400 282 100 100 66 44 42 70 280 415 25 32 400 255 100 100 65 45 43 70 280 410 25 31 400 255 100 100 85 55 53 85 320 430 27 35 400 280 100 100 70,25 46 44,25 72,25 287,5 407,5 24,75 32 400 268 100 100 81 Altri Vite e Fruttiferi Prati e Pioppete Boschi Altra sup. seminativi Olivo pascoli - cereali (q/ha/y) (q/ha/y) (q/ha/y) (q/ha/y) (q/ha/y) (q/ha/y) (q/ha/y) 40 88 131 80 1000 1000 15 40 100 133 80 1000 1000 15 40 100 130 80 1000 1000 15 40 119 162 80 1000 1000 15 40 101,75 139 80 1000 1000 15 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Nel percorso metodologico impostato per arrivare a definire gli apporti di nutrienti necessari per garantire le previste rese colturali, un risultato significativo risulta essere quello relativo alla stima di quanto azoto e fosforo il sistema colturale dovrebbe “prelevare” dall’ambiente circostante per sostenere i propri processi vegetativi. Nella tabella seguente sono riportate le informazioni relative ai quantitativi, per unità di prodotto, di nutrienti asportati dalle singole colture. Tabella 24 – Azoto e fosforo asportati, annualmente, per tonnellata di prodotto Azoto Fosforo Classi di colture Mais Frumento Orzo Sorgo Patata Barbabietola Girasole Soia Pomodoro Ortive Erba medica Erbai Altri seminativi cereali Vite e Olivo Fruttiferi Prati e pascoli Pioppete Boschi Altra superficie (kg/t) (kg/t) 22,20 24,60 21,00 25,80 4,00 2,70 50,00 85,00 2,50 7,00 27,00 22,00 4,00 4,00 4,20 3,00 0,73 0,40 8,20 8,60 0,43 1,00 2,60 2,80 10,00 6,80 5,00 10,00 0,30 0,15 0,10 1,00 0,60 1,20 2,00 0,13 0,06 0,04 A questo punto, partendo dall’estensione dei vari gruppi colturali considerati, dalle diverse rese diversificate lungo il territorio provinciale e considerando i coefficienti unitari di asportazione, si perviene alla stima delle quantità di azoto e fosforo utilizzate dalle colture per realizzare le produzioni definite. I risultati a livello provinciale e a livello di singola coltura sono riportati nella tabella seguente. 82 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Tabella 25 – Azoto e fosforo asportati annualmente dalle colture Superficie Resa media Colture Mais Frumento Orzo Sorgo Patata Barbabietola Girasole Soia Pomodoro Ortive Erba medica Erbai Altri seminativi cereali Vite e Olivo Fruttiferi Prati e pascoli Pioppete Boschi Altra superficie Totale provinciale (ha) 720,32 15210,00 4400,00 1200,00 425,86 2300,00 650,00 0,00 151,10 4106,00 28000,00 195,77 (q/ha/y) 70,25 46 44,25 72,25 287,5 407,5 24,75 32 400 268 100 100 1958,05 7635,85 14226,31 14795,73 68,60 36000,00 21153,48 96043,60 40 101,75 139 80 1.000 1.000 15 Asportazione Azoto Fosforo (kg/y) (kg/y) 112.338 20.241 1.721.164 279.864 408.870 81.774 223.686 26.010 48.974 8.938 253.058 37.490 80.438 13.192 0 0 15.110 2.599 770.286 110.041 7.560.000 728.000 43.069 5.482 78.322 528.325 988.729 1.183.658 2.058 540.000 3.173 14.561.256 7.832 46.617 237.295 236.732 892 216.000 1.269 2.060.267 Quantitativi teorici di nutrienti da asportare Nel punto precedente si sono definiti i quantitativi di azoto e fosforo che le varie colture prelevano, in linea teorica, dall’ambiente circostante, al fine di garantire le varie rese riscontrate nelle diverse regioni agrarie. La stima di quanto azoto e fosforo occorre apportare artificialmente per soddisfare le necessità delle piante deve tenere conto di una serie di fattori riconducibili essenzialmente a queste considerazioni: ➢ alcune colture, significative per la diffusione a livello provinciale, come l’erba medica non richiedono apporti artificiali di azoto dal momento che la loro fonte di alimentazione è l’azoto atmosferico; ➢ una parte di azoto e di fosforo è già presente naturalmente nel suolo per mineralizzazione. Con questo termine si intendono i nutrienti mineralizzati durante il ciclo colturale a partire dalla sostanza organica presente nel terreno: di fatto rappresentano un “magazzino” dal quale le piante attingono nutrienti per le loro attività vegetative, ma sono anche configurabili come un quantitativo di nutrienti passibile dei fenomeni di dilavamento da parte delle piogge e, quindi, in grado di concorrere alla formazione dei carichi sversati dai suoli verso i corpi idrici recettori. L’incidenza di azoto e fosforo per mineralizzazione della sostanza organica nei suoli agrari è stata valutata in 40 kg/ha/y per l’azoto e 5 kg/ha/y per il fosforo; questi valori sono stati moltiplicati per 83 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO l’estensione di tutte le colture praticate in ciascun comune per definire i quantitativi totali. Di seguito si riportano i quantitativi complessivi che, presumibilmente, compongono la riserva disponibile nei suoli agrari. Viene fornita la stima a livello provinciale ed articolata per singolo comune, pur ricordando che questa articolazione territoriale risulta semplicemente propedeutica all’esposizione della sola metodologia; solo in seguito queste informazioni saranno “tagliate” secondo i vari bacini idrografici presenti nel territorio. Tabella 26 – Azoto e fosforo presenti nei suoli agrari per mineralizzazione della sostanza organica Comune Bagno di R. Bertinoro Borghi Castrocaro Terme Cesena Cesenatico Civitella Dovadola Forlì Forlimpopoli Galeata Gambettola Gatteo Longiano Meldola Mercato S. Modigliana Montiano Portico Predappio Premilcuore Rocca SC Roncofreddo San Mauro P Santa S Sarsina Savignano Sogliano Tredozio Verghereto Provincia Azoto (kg/y) 208805,74 146811,06 76459,88 Fosforo (kg/y) 26100,72 18351,38 9557,48 86617,61 580829,02 102078,47 185727,09 34668,31 543850,82 77835,58 74427,36 17623,63 33886,60 97172,42 158307,88 160694,79 119443,37 22657,53 38725,18 128631,82 84880,63 74732,95 103022,86 48800,76 137513,51 97891,27 49919,96 166479,87 67615,43 115632,55 3841743,94 10827,20 72603,63 12759,81 23215,89 4333,54 67981,35 9729,45 9303,42 2202,95 4235,83 12146,55 19788,48 20086,85 14930,42 2832,19 4840,65 16078,98 10610,08 9341,62 12877,86 6100,09 17189,19 12236,41 6240,00 20809,98 8451,93 14454,07 480217,99 Se questi aspetti rappresentano, di fatto, due voci sottrattive, nel senso che i quantitativi da apportare si riducono rispetto ai fabbisogni colturali teorici, esiste un altro aspetto che invece tende ad incrementare il dato teorico. Tale aspetto è legato all’efficienza della coltura ad utilizzare i nutrienti presenti; in altre 84 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO parole per garantire i quantitativi asportati, che sono in relazione come visto alle rese che si vogliono perseguire, occorre incrementare la quota di nutrienti secondo la semplice relazione (asportato teorico da garantire)/(coefficiente di efficienza). In sede di stima si è adottato un coefficiente omogeneo pari a 0.8. Nella Tabella 8 si riportano i risultati conclusivi, sempre a livello provinciale e per le singole colture, relativamente ai quantitativi di azoto e fosforo che occorre apportare artificialmente alle diverse colture. Tabella 27 – Azoto e fosforo da apportare annualmente alle colture Colture Mais Frumento Orzo Sorgo Patata Barbabietola Girasole Soia Pomodoro Ortive Erba medica Erbai Altri seminativi – cereali Vite e Olivo Fruttiferi Prati e pascoli Pioppete Boschi Altra superficie Totale Provincia 2.3.2.2 Da apportare per ha (kg/y) (kg/ha/y) 140.423 2 195 2.151.455 27 141 511.088 6 116 279.608 3 233 61.218 1 144 316.322 4 138 100.547 1 155 0 0 0 18.888 0 125 962.857 12 235 0 0 0 53.837 1 275 Fosforo Da % Da apportare apportare per ha (kg/y) (kg/ha/y) 25.301 1 35 349.830 15 23 102.218 4 23 32.513 1 27 11.172 0 26 46.863 2 20 16.490 1 25 0 0 0 3.249 0 22 137.551 6 34 910.000 40 33 6.852 0 35 97.903 1 660.406 8 1.235.911 15 1.479.573 18 0 0 0 0 0 0 8.070.032 100 9.790 0 58.271 3 296.619 13 295.915 13 1.115 0 0 0 0 0 2.303.747 100 Da apportare Azoto % 50 86 87 100 0 0 0 84 5 8 21 20 16 0 0 24 Stima delle disponibilità Una volta definiti gli apporti artificiali di azoto e fosforo, che occorre garantire alle varie colture per ottenere le rese prestabilite, bisogna individuare quali e quante sono le disponibilità nell’ambito delle usuali pratiche agronomiche. Le fonti dalle quali è possibile approvigionarsi di sostanze nutritive risultano essere legate alle seguenti attività antropiche: ➢ spandimento dei reflui zootecnici; ➢ concimazione di sintesi; ➢ spandimento dei fanghi provenienti da impianti di depurazione e da industrie agro-alimentari. 85 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE 2.3.2.2.1 Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Carichi di origine zootecnica Nello schema che segue si sintetizza la metodologia che si è seguita per stimare le disponibilità di azoto e fosforo dall’insieme del comparto zootecnico presente in Provincia. Consistenza zootecnica N, P, BOD Zootecnia Pesi vivi Carichi unitari al campo Possono esser evidenziati i seguenti passaggi metodologici: 1. Sono stati raccolti i dati sulla consistenza di ciascuna specie, in termini di numero di capi allevati, in ogni comune della provincia, utilizzando la banca dati di Arpa Forlì-Cesena e le informazioni reperite dal Servizio Veterinario di Forlì e Cesena nonché dall’Istituto Zooprofilattico Regionale. 2. Per la definizione dei carichi di azoto e fosforo sono stati utilizzati i valori unitari, espressi in chilogrammi per tonnellata di peso vivo allevato, ricavati da studi del CRPA (Centro Ricerche Produzioni Animali di Reggio Emilia) e dal Decreto Ministeriale del 7/4/06 (Criteri e norme tecniche generali per la disciplina regionale dell'utilizzazione agronomica degli effluenti di allevamento); questi valori unitari rappresentano il carico disponibile al campo, quindi, per l’azoto si intendono al netto di tutte le varie perdite per volatilizzazione. Per quanto riguarda la componente zootecnica un significativo carico generato e, conseguentemente, applicato ai suoli è rappresentato dal BOD5. Per la definizione dei carichi organici e di nutrienti prodotti dalle varie componenti del settore zootecnico, è necessario conoscere i valori medi dei pesi vivi. Una volta definiti per ciascuna specie allevata i pesi vivi medi, è stato possibile associare questi valori ai dati relativi alla consistenza, espressa in numero di capi allevati e censiti come descritto al precedente punto 1. Il prodotto tra pesi vivi e numero di capi delle varie categorie allevate è stato eseguito, quindi, per ciascun comune della provincia; nella Tabella 9 si riporta il dato delle consistenze zootecniche e del complessivo peso vivo allevato, a livello provinciale. 86 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Tabella 28 - Consistenza del settore zootecnico: bovini e bufalini, suini ed avicoli allevati, n° capi a livello comunale e peso vivo medio per capo Bovini Suini Avicoli allevati allevati allevati (n°) (n°) (n°) Bagno di R. 2.863 6.726 770.975 Bertinoro 601 19.480 201.600 Borghi 2.592 0 1.063.416 Castrocaro Terme 153 9.885 132.750 Cesena 732 21.315 2.925.135 Cesenatico 108 2.954 623.033 Civitella 3.016 4.848 605.535 Dovadola 352 2.349 4.500 Forlì 2.041 20.986 4.432.322 Forlimpopoli 225 2.344 479.200 Galeata 800 225 723.138 Gambettola 0 1.372 244.675 Gatteo 0 1.177 164.607 Longiano 157 230 683.614 Meldola 1.447 28.970 1.174.750 Mercato S. 1.166 21.176 955.051 Modigliana 421 7.826 17.000 Montiano 18 35 6.000 Portico 299 12 49.000 Predappio 1.066 6.468 591.690 Premilcuore 1.270 108 35.000 Rocca SC 728 0 23.500 Roncofreddo 64 773 486.815 San Mauro P 0 200 218.958 Santa S 1.274 54 718.300 Sarsina 798 6.280 66.250 Savignano 274 0 488.428 Sogliano 1.090 27.586 1.091.874 Tredozio 396 290 10.000 Verghereto 1.551 3.262 102.760 Totale Provincia 25.502 196.931 19.089.876 P.V. medio (Kg) 402,0 82,0 1,6 Comune Una volta determinato il peso vivo di ogni specie allevata, si sono utilizzati i carichi unitari, valutati dal CRPA, espressi in chilogrammi per tonnellata di peso vivo per il fosforo e i valori riportati nel Decreto del 7/4/06 per l’azoto; relativamente al BOD5 si sono utilizzati i coefficienti unitari, per capo allevato, stimati nella relazione relativa al “Piano territoriale regionale per il risanamento e la tutela delle acque (L.R. 9/83) – 1993”. I valori dei coefficienti unitari, ricondotti a carichi unitari per tonnellata di peso vivo, sono riportati nella tabella seguente; essi rappresentano l’effettivo contributo al campo e tengono conto, almeno per l’azoto, di tutte le perdite conseguenti alla volatilizzazione in atmosfera. 87 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Tabella 29- Carichi unitari annui di BOD5, azoto e fosforo al campo e al netto delle perdite, prodotti per tonnellata di peso vivo dalle diverse specie allevate BOD5 Azoto Fosforo Specie allevata (kg/t (kg/t (kg/t p.v.) p.v.) p.v.) Bovini 223,5 110 47,5 Suini 266,9 105 51,1 Avicoli ovaiole 1414 250 120 Si sono quindi considerati gli ingenti quantitativi di effluenti zootecnici palabili rappresentati da polline essiccate e lettiere avicole prodotti in provincia di Forlì-Cesena. Per essi la normativa vigente non prevede l’obbligo di comunicare le aree di spandimento. Si è quindi proceduto a effettuare un’indagine conoscitiva presso i principali gruppi avicoli, volta ad accertare i quantitativi di detti effluenti avviati ad impianti di compostaggio e all’industria dei fertilizzanti, e quelli smaltiti in territori extra provinciali, in modo da poter stimare i quantitativi utilizzati sui terreni agricoli (espressi come BOD5, azoto e fosforo) nell’ambito dei vari bacini idrici presi in considerazione nel presente Piano. Da detta indagine è emerso che circa il 60% delle polline essiccate e delle lettiere avicole viene destinato a spandimenti fuori provincia, mentre circa l’11% va ad impianti di compostaggio per la produzione di fertilizzanti. Pertanto solamente il 29% viene destinato allo spandimento sui terreni provinciali. Infine, facendo ricorso alle banche dati di Arpa Forlì-Cesena si sono stimati per singolo comune, i quantitativi di effluenti sottoposti a depurazione, al fine di sottrarli dal computo degli effluenti oggetto di spandimenti. Per quanto riguarda il contributo degli impianti di trattamento specificatamente dedicati alla depurazione di una quota parte di effluenti suinicoli, espresso in termini di carichi sversati verso i corpi idrici recettori, quest’ultimo è stato considerato in occasione dell’individuazione puntuale degli scarichi industriali in corpo idrico superficiale. Nelle tre tabelle che seguono, si riportano i risultati complessivi, a livello provinciale e comunale, ottenuti adottando questa metodologia, mettendo quindi in evidenza la consistenza di una delle principali voci del bilancio delle disponibilità di nutrienti a scopo agronomico. 88 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Tabella 30 - Carichi annui di BOD5 al campo prodotti dalle diverse specie allevate Comune Bovini (Kg/y) 257.232 53.998 232.883 BOD5 Suini Avicoli (Kg/y) (Kg/y) 147.204 505.834 426.335 132.269 0 697.703 Totale (Kg/y) 910.269 612.602 930.586 Bagno di R. Bertinoro Borghi Castrocaro Terme 13.747 216.341 87.097 317.184 Cesena 65.768 466.496 1.919.169 2.451.433 Cesenatico 9.703 64.651 408.769 483.124 Civitella 270.979 106.102 397.289 774.370 Dovadola 31.626 51.410 2.952 85.988 Forlì 183.378 459.295 2.908.029 3.550.702 Forlimpopoli 20.216 51.300 314.401 385.917 Galeata 71.878 4.924 474.448 551.250 Gambettola 0 30.027 160.530 190.558 Gatteo 0 25.760 107.998 133.758 Longiano 14.106 5.034 448.516 467.656 Meldola 130.009 634.032 770.749 1.534.789 Mercato S. 104.762 463.454 626.605 1.194.820 Modigliana 37.826 171.278 11.154 220.257 Montiano 1.617 766 3.937 6.320 Portico 26.864 263 32.149 59.276 Predappio 95.777 141.557 388.205 625.540 Premilcuore 114.106 2.364 22.963 139.433 Rocca SC 65.409 0 15.418 80.827 Roncofreddo 5.750 16.918 319.397 342.065 San Mauro P 0 4.377 143.657 148.035 Santa S 114.465 1.182 471.274 586.921 Sarsina 71.698 137.443 43.466 252.607 Savignano 24.618 0 320.456 345.074 Sogliano 97.933 603.742 716.374 1.418.049 Tredozio 35.579 6.347 6.561 48.487 Verghereto 139.353 71.391 67.420 278.165 Totale 2.291.278 4.309.992 12.524.791 19.126.062 Provincia 89 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Tabella 31 - Carichi annui di azoto al campo e al netto delle perdite prodotti dalle diverse specie allevate Comune Bovini (Kg/y) 126602 26576 114618 Azoto Suini Avicoli (Kg/y) (Kg/y) 57911 89433 11267 23386 0 123356 Totale (Kg/y) 273946 61229 237974 Bagno di R. Bertinoro Borghi Castrocaro Terme 6766 85110 15399 107275 Cesena 32369 135522 339316 507207 Cesenatico 4776 25434 72272 102482 Civitella 133368 41741 70242 245351 Dovadola 15565 20225 522 36312 Forlì 90253 145024 514149 749427 Forlimpopoli 9950 20182 55587 85719 Galeata 35376 1937 83884 121197 Gambettola 0 11813 28382 40195 Gatteo 0 2737 19094 21831 Longiano 6943 1980 79299 88222 Meldola 63986 205453 136271 405710 Mercato S. 51561 182325 110786 344672 Modigliana 18617 67382 1972 87970 Montiano 796 301 696 1793 Portico 13222 103 5684 19009 Predappio 47139 55689 68636 171464 Premilcuore 56159 930 4060 61149 Rocca SC 32192 0 2726 34918 Roncofreddo 2830 6656 56471 65956 San Mauro P 0 1722 25399 27121 Santa S 56336 465 83323 140124 Sarsina 35288 54071 7685 97043 Savignano 12116 0 56658 68774 Sogliano 48200 188699 126657 363557 Tredozio 17511 2497 1160 21168 Verghereto 68585 28086 11920 108591 Totale 1127698 1695576 2214426 4697387 Provincia 90 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Tabella 32 - Carichi annui di fosforo al campo prodotti dalle diverse specie allevate Comune Fosforo Bovini Suini Avicoli (Kg/y) (Kg/y) (Kg/y) 54669 28183 42928 11476 47938 11225 49494 0 59211 Totale (Kg/y) 125780 70639 108705 Bagno di R. Bertinoro Borghi Castrocaro Terme 2922 41420 7392 51733 Cesena 13978 76314 162872 253163 Cesenatico 2062 12378 34690 49131 Civitella 57591 20314 33716 111621 Dovadola 6721 9843 251 16815 Forlì 38973 78136 246792 363900 Forlimpopoli 4296 9822 26682 40800 Galeata 15276 943 40264 56483 Gambettola 0 5749 13624 19372 Gatteo 0 2919 9165 12084 Longiano 2998 964 38064 42025 Meldola 27630 109228 65410 202269 Mercato S. 22265 88732 53177 164174 Modigliana 8039 32793 947 41778 Montiano 344 147 334 824 Portico 5709 50 2728 8488 Predappio 20355 27102 32945 80403 Premilcuore 24251 453 1949 26652 Rocca SC 13901 0 1308 15210 Roncofreddo 1222 3239 27106 31567 San Mauro P 0 838 12192 13030 Santa S 24327 226 39995 64548 Sarsina 15238 26314 3689 45241 Savignano 5232 0 27196 32428 Sogliano 20814 100891 60796 182500 Tredozio 7562 1215 557 9334 Verghereto 29616 13668 5722 49006 Totale 486961 825180 1062924 2289703 Provincia Nella tabella che segue si riportano le superfici coltivate effettivamente utilizzate per lo spandimento di effluenti zootecnici. Per quanto riguarda quelli non palabili di allevamenti suinicoli e di ovaiole e quelli sia palabili che non palabili di allevamenti bovini, dette superfici corrispondono a quelle georeferenziate da Arpa-Forlì-Cesena a partire dai dati forniti in sede di domande/comunicazioni di spandimento ai sensi della L.R. 50/95. Dette superfici per altro, risultano essere sovrastimate per il fatto che spesso vengono indicate come utili allo spandimento aree calanchive, boschive ed incolti. Per quanto riguarda gli effluenti palabili rappresentati da polline essiccate e lettiere avicole, dal momento che per essi la normativa vigente non prevede obbligo di comunicare le aree di spandimento, attualmente non è disponibile una georeferenziazione del loro spandimento. Pertanto ci si è basati sulle stime derivanti 91 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO dall’indagine conoscitiva effettuata presso i principali gruppi avicoli di cui si è già detto sopra (in base alla quale solo il 29% circa di questi effluenti verrebbe distribuito sui terreni provinciali). Utilizzando dette stime, si è calcolata, per ciascun comune, una superficie coltivata che si ritiene sia concimata con effluenti avicunicoli palabili, dividendo l’azoto contenuto in detti effluenti per 170 Kg/ha (quantità di azoto di cui è consentito lo spandimento in zone vulnerabili). Detto valore rappresenta comunque una dose considerevole per la maggioranza delle colture praticate in provincia. Nella tabella che segue si riportano le superfici effettivamente utilizzate per lo spandimento degli effluenti zootecnici distinte per singolo comune. Tabella 33 - Estensione della superficie coltivata utilizzata per lo spandimento degli effluenti zootecnici a livello comunale e provinciale Comune Bagno di R. Bertinoro Borghi Castrocaro Terme Cesena Cesenatico Civitella Dovadola Forlì Forlimpopoli Galeata Gambettola Gatteo Longiano Meldola Mercato S. Modigliana Montiano Portico Predappio Premilcuore Rocca SC Roncofreddo San Mauro P Santa S Sarsina Savignano Sogliano Tredozio Verghereto Provi nci a Somma Somma col ture Somma col ture uti l ./Som col ture uti l i zzata ma col ture (ha) (ha) 5220 1594 0,31 3670 185 0,05 1911 768 0,40 2165 14521 2552 4643 867 13596 1946 1861 441 847 2429 3958 4017 2986 566 968 3216 2122 1868 2576 1220 3438 2447 1248 4162 1690 2891 96044 1620 2251 1263 578 553 3048 561 521 197 153 730 1390 1266 12 440 391 404 105 22 461 547 609 284 333 1393 7 70 21754 0,75 0,15 0,49 0,12 0,64 0,22 0,29 0,28 0,45 0,18 0,30 0,35 0,32 0,00 0,78 0,40 0,13 0,05 0,01 0,18 0,45 0,18 0,12 0,27 0,33 0,00 0,02 0,27 Sottraendo dalla somma colture complessiva quella oggetto di piani di spandimento di effluenti non palabili e quella calcolata sulla base dei dati reperiti relativamente agli effluenti palabili del settore avicolo, nonché quella utilizzata per lo spandimento dei fanghi di depurazione, si è così ottenuta la somma colture concimata con fertilizzanti chimici. 92 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO ------------------------------------------------------------------------------------------------------------In merito alla problematica attinente agli effluenti zootecnici, nell’ambito del progetto regionale: “Attività di comunicazione agli allevatori della Provincia di Forlì-Cesena inerente i nuovi obblighi di legge in materia di utilizzazione agronomica degli effluenti di allevamento” conclusosi a fine 2005, si è effettuata un'analisi territoriale provinciale al fine di quantificare e caratterizzare gli effluenti avicunicoli ed individuare le superfici coltivate potenzialmente ancora disponibili per l’utilizzazione agronomica degli effluenti zootecnici realizzando anche simulazioni cartografiche. Vedi spazio Web sul sito di Arpa Forlì-Cesena esclusivamente dedicato al progetto: http://www.arpa.emr.it/forlicesena/Progetto.htm Si riportano in questo documento gli esiti di detta analisi territoriale, in quanto si ritiene che possano fornire utili elementi di riflessione in merito all’ inquinamento diffuso di origine zootecnica. Nell’analisi sono state elaborate le carte tematiche per i 30 Comuni della Provincia di Forlì-Cesena sovrapponendo gli usi del suolo (boschi, aree calanchive, centri abitati, strade, aree di spandimento ecc…), gli spandimenti attualmente in essere e i divieti di varia natura. Si è quindi calcolato quanto azoto è prodotto in un anno dagli allevamenti avicunicoli in ogni singolo Comune, e si è verificato quanto di questo azoto può essere impiegato nelle aree agricole di quel medesimo Comune, dopo aver individuato le aree potenzialmente ancora disponibili per l’utilizzo agronomico di effluenti zootecnici. Si sono così delineati due scenari: SCENARIO n°1 Dalla SAU (Superficie Agricola Utile) del Censimento 2000 si sono sottratte le superfici dei terreni già impegnati per lo spandimento di liquami di altre specie animali. Il territorio rimanente potrebbe ricevere l’intera produzione provinciale di effluenti avicunicoli e resterebbe la possibilità di collocare oltre 1.700.000 kg di azoto, cioè la quantità derivante, in un anno, dalla produzione di 31.500.000 polli da carne (in aggiunta alla produzione annuale che nella nostra provincia è di circa 60 milioni di polli da carne). Ovviamente questo è un calcolo teorico che prevede la completa sostituzione dei concimi chimici di sintesi con i liquami, le lettiere e le polline. Inoltre, non considera le difficoltà oggettive che spesso incontrano gli allevatori nel reperire terreni utili per lo spandimento, dovute alle resistenze opposte dagli agricoltori e dalle popolazioni residenti. Per tener conto di questo problema, si è fatta un’ulteriore elaborazione: SCENARIO n°2 Dalla SAU (Superficie Agricola Utile) del Censimento 2000 si sono sottratte: 2 le superfici dei terreni già impegnati per lo spandimento di liquami di altre specie animali; 93 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE 3 Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO le superfici calcolate individuando una fascia di 500 metri attorno ai centri abitati e quelli situati nella fascia di 50 metri ai lati delle strade del territorio di pianura. (In queste aree, pur non essendo vietato, spandere risulta assai problematico, data la vicinanza di abitazioni). In questa seconda ipotesi, sempre prevedendo la completa sostituzione dei concimi chimici di sintesi con liquami, lettiere e polline, rimarrebbe comunque la possibilità di collocare l’intera produzione provinciale di effluenti zootecnici. Ci sarebbe inoltre spazio per distribuire ulteriori 400.000 kg di azoto, cioè la quantità derivante, in un anno, dalla produzione di altri 7.400.000 polli da carne. La tabella che segue riassume i kg di azoto distribuibili nelle aree potenzialmente disponibili per lo spandimento di reflui zootecnici, secondo gli SCENARI n° 1 e n° 2, per i 30 Comuni della Provincia. I quantitativi di azoto sono stimati attribuendo un dosaggio prudenziale per ogni singola coltivazione agricola, determinata sulla base dell’uso del suolo (cereali autunno-vernini 160 kg/ha, piante primaverile-estive 140 kg/ha, prati, pascoli e foraggi 60 kg/ha, fruttiferi arborei 140 kg/ha, altre colture 100 kg/ha). Tabella 34 - Potenzialità residua di distribuzione di reflui zootecnici (kg Azoto/anno) SCENARIO n°1: COMUNE SCENARIO n°2: (SAU senza aree già utilizzate (Scenario n° 1 senza fascia a 500 m dai per spandimenti) centri abitati e a 50 m dalle strade di pianura) Bagno di Romagna Bertinoro Borghi Castrocaro Terme Terra del Sole Cesena Cesenatico Civitella di Romagna Dovadola Forli' Forlimpopoli Galeata Gambettola Gatteo Longiano Meldola Mercato Saraceno Modigliana Montiano Portico S. Benedetto Predappio Premilcuore Rocca San Casciano Roncofreddo S.Sofia San Mauro Pascoli Sarsina Savignano sul Rubicone Sogliano al Rubicone Tredozio Verghereto Provincia di Forlì-Cesena 124251 254551 -40824 142478 755086 65647 -109167 21216 364613 18559 -81797 10552 67264 162686 -93249 41854 257891 70784 23863 90995 99249 153439 143491 42375 82938 172443 9379 57872 74422 89513 1784786 94 48580 116749 -139337 84956 314319 -44922 -158425 5801 -129315 -69963 -105797 -8434 3728 62846 -168134 -69105 224925 37145 9436 -11196 93370 132104 57123 -13715 43815 111857 -63165 -12204 61166 45719 428259 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Per quanto riguarda lo scenario n° 2, che sembra essere il più realistico, occorre formulare alcune riflessioni: - dal dettaglio comunale, risulta che per molti Comuni (evidenziati in giallo) sarebbero esauriti i terreni disponibili, mentre i Comuni ove risultano esserci terreni disponibili sono spesso in collina o montagna e quindi difficilmente raggiungibili o utilizzabili per lo spandimento di reflui zootecnici; - inoltre, va considerato che è spesso remota la possibilità che il concime chimico di sintesi possa essere totalmente sostituito dai reflui zootecnici; - occorre infine tenere presente che in alcuni periodi dell’anno è impossibile distribuire gli effluenti zootecnici e per alcune colture, come i frutteti e i vigneti, la loro applicazione tal quale è spesso problematica. Si forniscono infine due elaborazioni cartografiche. 95 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO figura 7 - Cartografia esemplificativa di uno dei 30 comuni per i quali è stata eseguita l’elaborazione (Comune di Borghi) nelle tonalità del grigio sono visibili le aree coltivate ancora disponibili per utilizzazione agronomica per effluenti 96 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Figura 8 - Rappresentazione dei 30 Comuni provinciali con i diversi carichi di azoto in rapporto alla superficie coltivata disponibile 97 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE 2.3.2.2.2 Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Fanghi degli impianti di trattamento civili e delle industrie agro-alimentari All’interno del bilancio complessivo dei nutrienti che vengono applicati ai suoli a scopo agronomico, è presente anche la voce relativa all’utilizzo dei fanghi di depurazione. Nella realtà esistono due tipologie di fango normalmente utilizzati in agricoltura: - i fanghi biologici derivanti dalla depurazione delle acque reflue provenienti da insediamenti civili; - i fanghi provenienti da depuratori asserviti ad industrie agroalimentari. Sulla base delle informazioni disponibili tratte dai registri di utilizzazione agronomica dei vari soggetti autorizzati in Provincia, è stato possibile dedurre un set di informazioni sufficientemente omogeneo relativamente ai quantitativi di nutrienti recapitati sul suolo. Le informazioni trattate hanno riguardato l’anno 2004. La distribuzione ai vari comuni è stata fatta sulla base della georeferenzazione delle aree di spandimento realizzata da Arpa Forlì-Cesena. A dette aree sono stati attribuiti il peso tal quale dei fanghi, la percentuale in sostanza secca, il corrispettivo carico di azoto e fosforo e di esse si conoscono la superficie. Occorre precisare comunque che le suddette superfici, georeferenziate da Arpa Forlì-Cesena, sono quelle che di volta in volta furono indicate in sede di notifica dai soggetti autorizzati. In genere, solo parte di esse hanno ricevuto effettivamente i fanghi in ragione dei quantitativi desunti dai rispettivi registri di utilizzazione agronomica. Pertanto, la mappatura consente solamente di individuare in via puramente indicativa le aree di spandimento. Nella Tabella 16 si riportano i dati complessivi a livello provinciale e la loro localizzazione nei diversi comuni. 98 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Tabella 35 - Superficie utilizzata per lo spandimento dei fanghi di depuratori civili e di industrie agroalimentari, azoto e fosforo applicati ai suoli Comune SAU (ha) Bagno di R. 5220 Bertinoro 3670 Borghi 1911 Castrocaro Terme 2165 Cesena 14521 Cesenatico 2552 Civitella 4643 Dovadola 867 Forlì 13596 Forlimpopoli 1946 Galeata 1861 Gambettola 441 Gatteo 847 Longiano 2429 Meldola 3958 Mercato S. 4017 Modigliana 2986 Montiano 566 Portico 968 Predappio 3216 Premilcuore 2122 Rocca SC 1868 Roncofreddo 2576 San Mauro P 1220 Santa S 3438 Sarsina 2447 Savignano 1248 Sogliano 4162 Tredozio 1690 Verghereto 2891 96044 Provincia 2.3.2.2.3 SAU utilizzata (ha) 40 43 138 4 11 9 7 52 19 5 41 136 505 Azoto (kg/y) 0,00 0,00 5529,76 Fosforo (kg/y) 0,00 0,00 1843,25 0,00 0,00 5292,00 1764,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 7038,32 2346,11 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 382,20 127,40 563,39 187,80 969,21 323,07 374,47 124,82 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 2327,12 775,71 0,00 0,00 0,00 0,00 921,90 307,30 277,20 92,40 0,00 0,00 0,00 0,00 4043,13 1347,71 12321,06 4107,02 0,00 0,00 0,00 0,00 40039,76 13346,59 Concimi di sintesi A fronte di una stima che poggia in parte su considerazioni di tipo teorico, risulta comunque necessario fare alcuni confronti con indicatori che, in qualche misura, cerchino di rappresentare l’effettiva modalità di utilizzo dei fertilizzanti chimici. Un interessante confronto può essere svolto con le informazioni relative ai quantitativi di fertilizzanti di sintesi venduti in ambito provinciale; i dati utilizzati sono relativi all’anno 2005 e si riferiscono ad indagini svolte da UnionCamere sulla base dell’aggiornamento annuale effettuato dall'ISTAT. Partendo dal peso tal quale dei fertilizzanti, dopo aver reperito presso il Consorzio Agrario Interprovinciale di Forlì-Cesena e Rimini informazioni relative alle percentuali di vendita delle varie 99 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO forme (solfato ammonico, nitrato ammonico, urea…) e attraverso la loro titolazione media si sono ricavati i relativi quantitativi di azoto e fosforo di sintesi in essi contenuti e si è quindi pervenuti alle unità di azoto e fosforo ufficialmente vendute in provincia di Forlì-Cesena (Tabella 17). Detto quantitativo complessivo è stato quindi moltiplicato per il valore del territorio coltivato di ciascun comune espresso come percentuale del territorio coltivato provinciale. Si è così ottenuto un valore indicativo di fertilizzanti di sintesi venduti in ciascun comune (Tabella 18). Tabella 36 - Quantitativi di azoto nei fertilizzanti di sintesi venduti in Provincia di Forlì-Cesena Fertilizzanti distribuiti, per provincia, regione e stato - Anno 2005 (in quintali) Concimi minerali Semplici Composti mesoele Forli'-Cesena Emilia-Romagna ITALIA Azotati Fosfatici Potassici Totale 86.466 15.195 2.591 104.252 2.337.219 470.658 95.331 2.903.208 16.064.796 1.935.611 1.464.996 19.465.403 100 Binari Ternari Totale 20.268 9.945 30.213 543.923 735.375 1.279.298 5.018.935 8.635.445 13.654.380 menti 89 2.828 119.974 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Tabella 37 – Valore indicativo di fertilizzanti di sintesi venduti in ogni comune Comune Bagno di R. Bertinoro Borghi Castrocaro Terme Cesena Cesenatico Civitella Dovadola Forlì Forlimpopoli Galeata Gambettola Gatteo Longiano Meldola Mercato S. Modigliana Montiano Portico Predappio Premilcuore Rocca SC Roncofreddo San Mauro P Santa S Sarsina Savignano Sogliano Tredozio Verghereto Provincia Azotati (kg/y) 291.254 394.591 204.252 Fosfatici (kg/y) 51.183 69.343 35.894 Composti (kg/y) 101.770 137.878 71.370 Azoto (Kg/y) 102.501 138.869 71.883 Fosforo (Kg/y) 27.158 36.794 19.045 225.780 1.444.673 268.880 356.678 70.354 1.471.684 219.378 114.723 49.711 94.243 272.735 402.350 374.654 232.935 62.143 57.728 289.809 73.800 174.618 249.042 124.974 255.403 248.783 120.671 285.818 130.607 84.327 8.646.600 39.677 253.878 47.251 62.680 12.364 258.625 38.552 20.161 8.736 16.562 47.929 70.706 65.839 40.934 10.921 10.145 50.929 12.969 30.686 43.765 21.962 44.883 43.720 21.206 50.228 22.952 14.819 1.519.500 78.892 504.798 93.952 124.631 24.583 514.237 76.655 40.087 17.370 32.930 95.299 140.589 130.912 81.392 21.714 20.171 101.265 25.787 61.015 87.020 43.668 89.243 86.930 42.165 99.871 45.637 29.466 3.021.300 79.459 508.424 94.627 125.526 24.760 517.931 77.206 40.375 17.495 33.167 95.984 141.599 131.852 81.977 21.870 20.316 101.993 25.973 61.453 87.645 43.982 89.884 87.554 42.468 100.588 45.965 29.677 3.043.002 21.053 134.708 25.072 33.258 6.560 137.227 20.456 10.697 4.635 8.788 25.431 37.517 34.934 21.720 5.795 5.383 27.023 6.882 16.282 23.222 11.653 23.815 23.198 11.252 26.651 12.178 7.863 806.250 A prescindere dai dati di vendita di cui sopra, dovendo tenere in debita considerazione l’ingente quantità di nutrienti di origine zootecnica e da fanghi di depurazione impiegati in provincia, si è proceduto come segue: 1. Sottraendo dai fabbisogni di azoto e fosforo delle superfici coltivate le quantità di questi elementi apportate con effluenti zootecnici e fanghi di depurazione, si sono ricavate le quantità di azoto e fosforo coperte da fertilizzanti chimici di sintesi, nell’ipotesi ideale (ma poco realistica) che tutti i nutrienti di origine zootecnica e da fanghi di depurazione vengano razionalmente impiegati per soddisfare i fabbisogni delle colture. Nel quadro che ne deriva, in vari comuni l’intero fabbisogno di fertilizzanti potrebbe essere soddisfatto soltanto con l’impiego di effluenti zootecnici e alcuni di essi presentano surplus di elementi nutritivi di origine zootecnica. Secondo questa ipotesi, a 101 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO livello provinciale ci sarebbe comunque un fabbisogno di azoto di sintesi pari a oltre 3.000.000 di kg/anno, mentre per il fosforo ci sarebbe un surplus pari a oltre 806.000 kg/anno. 2. Per cercare di avvicinarsi di più alla situazione reale, si è impostato un altro genere di stima basato su un calcolo per differenza: (apporto chimico) =[fabbisogno di nutrienti*(superficie coltivata totale – superficie coltivata destinata a spandimenti di effluenti zootecnici e fanghi)] si sono considerate le superfici di cui alla Tabella 14 “Estensione della superficie coltivata utilizzata per lo spandimento degli effluenti zootecnici a livello comunale e provinciale” e della Tabella 16 “Superficie utilizzata per lo spandimento dei fanghi di depuratori civili e di industrie agroalimentari”. In ciascun comune dette superfici sono state sottratte dal totale delle superfici coltivate e si è così ottenuta la superficie coltivata che, non facendo parte di piani di spandimento, teoricamente avrebbe necessità di essere concimata con fertilizzanti di sintesi. Per detta superficie sono stati calcolati i fabbisogni nutritivi di sintesi per le varie colture. Nel quadro che ne deriva, a livello provinciale ci sarebbe un fabbisogno di azoto di sintesi pari a quasi 6.000.000 kg/anno, mentre per il fosforo ci sarebbe un fabbisogno pari a oltre 1.600.000 kg/anno. Sommando quindi questi quantitativi di azoto e fosforo a quelli di origine zootecnica e da fanghi di depurazione, ne deriva un carico complessivo pari a oltre 10.000.000 di kg di azoto/anno e pari a quasi 4.000.000 kg di fosforo/anno (Tabella 19). Confrontando le due ipotesi, con i dati di vendita Istat è evidente che i quantitativi di azoto e fosforo calcolati nella seconda ipotesi risultano notevolmente superiori rispetto a quelli venduti. Ciò è plausibile in quanto occorre considerare che i dati delle vendite non comprendono i quantitativi acquistati fuori provincia (porto di Ravenna ecc…) e quelli acquistati senza regolare fattura. Il presente studio, consente comunque di effettuare le due elaborazioni, sia nell’ipotesi di maggior carico chimico, sia in quella di più basso carico chimico. 102 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Tabella 38 - Tabella riassuntiva degli apporti e dei carichi di azoto e fosforo Fabbisogno colture Disponibilità zootecnica+fanghi Differenza (fabbisogni - disp. Zoot.+Fanghi) Azoto (kg/y) 101.118 315.430 207.978 Fosforo (kg/y) 134.067 77.938 45.773 Azoto (kg/y) 273.946 61.229 243.504 Fosforo (kg/y) 125.780 70.639 110.548 Azoto Fosforo (kg/y) (kg/y) -172.827 8.287 254.201 7.298 -35.526 -64.775 49.989 323.682 64.217 123.088 20.361 285.432 47.282 45.725 107.275 512.499 102.482 245.351 36.312 756.465 85.719 121.197 51.733 254.927 49.131 111.621 16.815 366.246 40.800 56.483 Comune Bagno di R. Bertinoro Borghi Castrocaro Terme 169.228 Cesena 1.464.026 Cesenatico 324.470 Civitella 275.508 Dovadola 66.152 Forlì 1.341.289 Forlimpopoli 161.715 Galeata 134.145 61.953 951.527 221.988 30.157 29.840 584.824 75.997 12.948 Gambettola 64.731 11.059 40.195 19.372 24.535 Gatteo 123.664 21.408 22.214 12.212 101.451 Longiano 227.374 58.460 88.785 42.213 138.589 Meldola 269.645 108.756 406.679 202.592 -137.035 Mercato S. 194.051 112.224 345.046 164.299 -150.995 Modigliana 211.487 68.376 87.970 41.778 123.517 Montiano 52.593 10.936 1.793 824 50.799 Portico 57.445 24.859 19.009 8.488 38.436 Predappio 261.962 76.113 173.791 81.178 88.171 Premilcuore 176.294 48.912 61.149 26.652 115.145 Rocca SC 111.549 49.923 34.918 15.210 76.631 Roncofreddo 178.499 59.288 66.878 31.874 111.621 San Mauro P 217.827 34.099 27.398 13.122 190.428 Santa S 233.905 88.504 140.124 64.548 93.781 Sarsina 141.278 67.789 97.043 45.241 44.234 Savignano 158.257 28.447 72.817 33.775 85.440 Sogliano 273.015 107.352 375.878 186.607 -102.862 Tredozio 101.598 42.546 21.168 9.334 80.430 Verghereto 223.826 67.142 108.591 49.006 115.235 Provincia 8.070.032 2.303.747 4.737.427 2.303.050 3.332.605 2.3.3 -1.744 68.755 15.086 11.467 3.546 -80.815 6.482 -10.758 Chimico (vendite) Azoto Fosforo (kg/y) (kg/y) 102.501 27.158 138.869 36.794 71.883 19.045 Apporti chimici calcolati Carico complessivo Azoto (kg/y) 70.236 299.570 124.444 Fosforo (kg/y) 93.122 74.019 27.389 Azoto (kg/y) 344.182 360.798 367.948 Fosforo (kg/y) 218.902 144.658 137.937 79.459 21.053 42.628 508.424 134.708 1.237.109 94.627 25.072 163.922 125.526 33.258 241.212 24.760 6.560 23.972 517.931 137.227 1.040.613 77.206 20.456 115.114 40.375 10.697 96.605 12.592 273.513 32.443 107.766 7.378 221.447 33.657 32.929 149.903 1.749.608 266.404 486.563 60.284 1.797.078 200.833 217.803 64.325 528.440 81.573 219.387 24.193 587.693 74.457 89.412 -8.313 17.495 4.635 35.816 6.119 76.011 25.492 9.197 33.167 8.788 101.320 17.540 123.534 29.752 16.246 95.984 25.431 159.023 40.886 247.809 83.099 -93.836 141.599 37.517 174.915 70.548 581.594 273.140 -52.074 131.852 34.934 132.921 76.871 477.967 241.170 26.598 81.977 21.720 210.663 68.110 298.633 109.888 10.111 21.870 5.795 11.735 2.440 13.528 3.265 16.371 20.316 5.383 34.244 14.819 53.254 23.307 -5.066 101.993 27.023 229.059 66.553 402.850 147.731 22.260 25.973 6.882 167.547 46.485 228.696 73.137 34.713 61.453 16.282 110.213 49.325 145.131 64.535 27.413 87.645 23.222 146.554 48.677 213.432 80.551 20.977 43.982 11.653 120.086 18.799 147.485 31.921 23.955 89.884 23.815 192.473 72.827 332.597 137.375 22.548 87.554 23.198 124.890 59.925 221.933 105.166 -5.328 42.468 11.252 115.987 20.849 188.805 54.625 -79.255 100.588 26.651 181.663 71.432 557.541 258.039 33.213 45.965 12.178 101.188 42.374 122.356 51.708 18.135 29.677 7.863 218.397 65.513 326.988 114.520 697 3.043.002 806.250 5.857.101 1.672.023 10.594.528 3.975.073 Contributi di origine naturale Nei punti precedenti è stata presentata la metodologia per giungere ad una stima verosimile di quanto viene apportato sui suoli agrari a seguito delle pratiche agro-zootecniche. Gli apporti antropici rappresentano sicuramente la voce primaria nel bilancio di nutrienti nel suolo, ma risultano presenti anche altri contributi di origine naturale; questi contributi sono riconducibili ad apporti esterni veri e propri quali quelli conseguenti alle ricadute atmosferiche e a quanto può provenire dai cosiddetti suoli incolti, porzioni di territorio nei quali si è stimata la quota parte di azoto e fosforo potenzialmente asportabile dalle piogge. I contributi ora presentati, compresi quelli attribuibili agli apporti antropici, sono da un lato utilizzati specificatamente dalle piante per svolgere le proprie attività vegetative, dall’altro, sono suscettibili ad essere mobilizzati dall’azione delle precipitazioni atmosferiche ed essere convogliati verso la rete di drenaggio superficiale, o in direzione delle falde sotterranee. 103 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE 2.3.3.1.1 Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Contributo dei suoli incolti Come detto in premessa a questo paragrafo i suoli incolti sono configurabili anch’essi come potenziali riserve di azoto e fosforo dilavabili dagli agenti atmosferici. La stima di quanto ammonta il carico annuo di nutrienti suscettibile di essere mobilitato dalle acque meteoriche, verso la rete superficiale e/o verso il sottosuolo, prende le mosse da alcune indicazioni fornite all’interno della relazione generale relativa al “Piano territoriale regionale per il risanamento e la tutela delle acque (L.R. 9/83) – 1993”. In tale studio i contributi di azoto e fosforo generati dai suoli incolti erano stati fissati in 10 kg/ha/y per l’azoto e 3 kg/ha/y per il fosforo. Sulla base dell’incidenza dei suoli incolti presenti nei vari comuni è stato quindi possibile stimare i quantitativi di nutrienti che possono risultare soggetti all’azione di dilavamento delle piogge. Nella Tabella 3.36 si riportano i totali ottenuti a livello provinciale e comunale. Tabella 39 - Azoto e fosforo presenti nei suoli incolti Azoto Fosforo (kg/y) (kg/y) Bagno di R. 183.067 54.920 Bertinoro 15.914 4.774 Borghi 7.099 2.130 Castrocaro Terme 14.822 4.447 Cesena 80.817 24.245 Cesenatico 13.994 4.198 Civitella 72.710 21.813 Dovadola 28.485 8.546 Forlì 66.278 19.883 Forlimpopoli 1.858 557 Galeata 44.197 13.259 Gambettola 1.296 389 Gatteo 3.842 1.153 Longiano 580 174 Meldola 33.059 9.918 Mercato S. 59.098 17.730 Modigliana 68.340 20.502 Montiano 3.175 952 Portico 51.118 15.335 Predappio 52.628 15.788 Premilcuore 77.783 23.335 Rocca SC 30.112 9.034 Roncofreddo 24.501 7.350 San Mauro P 4.343 1.303 Santa S 113.922 34.177 Sarsina 76.095 22.828 Savignano 8.372 2.512 Sogliano 51.069 15.321 Tredozio 45.453 13.636 Verghereto 88.598 26.579 Provincia 1.322.625 396.788 Comune 104 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE 2.3.3.1.2 Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Apporti atmosferici Per quanto riguarda l’individuazione degli apporti di azoto dovuti alle deposizioni atmosferiche, si è fatto riferimento a valori medi annui ricavati dalla “Relazione sullo stato dell’ambiente ‘99” della Regione Emilia-Romagna. Relativamente agli aspetti legati alle cosiddette “piogge acide” si è verificato che mediamente è riscontrabile, nelle piogge che cadono sulla regione, una concentrazione media di circa 6 mg/l di nitrati; in termini di azoto questa concentrazione equivale a 1.35 mg/l di N. Supponendo che la precipitazione media annua ammonti a circa 700 mm/y, il carico complessivo per unità di superficie risulta pari a circa 9.45 kg/ha/y di N. Per quanto riguarda invece il fosforo le informazioni risultano molto più frammentarie, per la maggior parte riferite ad importanti aree industriali (per Porto Marghera sono stati forniti valori di 1.8 kg/ha/y); si è comunque definito un carico annuo per unità di superficie pari a 1 kg/ha/y di P. La stima di questi carichi unitari è stata dedotta da alcuni risultati riportati all’interno di uno specifico studio condotto per conto dell’Autorità di Bacino del Fiume Po “Sottoprogetto n° 2.1 - Inquinamento delle acque superficiali e sotterranee. Attività 403: Individuazione dei fattori critici caratterizzanti il carico inquinante per qualità e quantità”. In tale studio vengono richiamati alcuni valori indicativi relativamente agli sversamenti naturali unitari da intendersi come il carico di dilavamento di suoli rurali da parte di piogge a loro volta cariche di una quota parte di nutrienti. ------------------------------------------------------------------------------------------------------------Per completezza si riporta la breve disamina sulla quantificazione di questi sversamenti naturali svolta dall’Autorità di Bacino. “……La deposizione di fosforo atmosferico consiste nella deposizioni di frazioni chiamate “bagnate” ed “asciutte” La frazione bagnata è costituita dal fosforo associato alla pioggia ed include nutrienti disciolti ed in particelle. La frazione asciutta è costituita prevalentemente da particelle, essendo in origine biologica (polline, detriti vegetali, ecc.) e litologica (suoli, polvere ). La deposizione atmosferica è molto legata alla diversità logistica dei siti, come dimostra il rapporto relativo alla deposizione bagnata/asciutta; Cawse ed altri (1989) scoprirono che la deposizione di fosforo cosiddetto bagnato era responsabile da 2,3 a >100% della deposizione totale di fosforo in diverse aree del Galles. Lo stesso studio mostrò tassi totali di deposizione di fosforo dello 0,3-2,9 g/ha in estate e di 0,1-3,02 g/ha per ettaro all’anno . Questi valori sono più bassi rispetto ai valori registrati in altre parti dell’Inghilterra ed in altri paesi. Gibson (1990), per esempio ha fornito dati che mostrano come la deposizione bagnata diretta all’interno di Lough Neagh fosse pari a 0,18 kg/ha/y di P, e Dillon ed altri (1986) riportano un tasso di deposizione totale medio relativo al Nord America pari a 0,34 kg/ha/y di P. I tassi di deposizione tra lo 0,07e il 3,7 kg/ha/y di P sono stati nuovamente analizzati da Loher ed altri (1989). Molti dei valori citati per la deposizione atmosferica di fosforo sono dello stesso ordine di grandezza dei livelli di sversamento di fosforo per dilavamento (v. sotto). Ciò non vuol dire che la deposizione atmosferica sia la fonte principale del run-off di fosforo, poiché è improbabile che la maggior parte della deposizione atmosferica di fosforo arrivi ai fiumi (per lo meno a corto-medio termine). Il fosforo particolato infatti può essere assorbito dalla zona 105 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO superficiale del suolo e il fosforo disciolto può essere adsorbito dalle molecole del suolo a pochi centimetri di profondità. Non esistono studi guida per determinare qual è la proporzione di scorrimento derivata direttamente dalla deposizione atmosferica, sebbene sia noto che essa dipenda comunque dal gradiente del terreno, dalla vegetazione, dall’umidità del suolo, dalla frequenza delle piogge ecc. Di conseguenza, non è al momento possibile stabilire l’entità del carico di origine atmosferica per diversi bacini, ma può solamente essere utilizzato un coefficiente di esportazione che include il carico naturale per dilavamento e la deposizione atmosferica. Johnes ed altri (1994) hanno considerato dei fattori di carico standard di fosforo pari 0,2 kg/ha/y e di azoto pari 30 kg/ha/y, e, come per un coefficiente di sversamento, hanno moltiplicato questo valore per la media su base 35ennale del run-off dovuto alla pioggia - in genere 8-37% della portata di pioggia. Questo metodo di calcolo sembrerebbe adatto per valutare la deposizione atmosferica di azoto, ma considerando che solamente parte del 3% di fosforo inorganico applicato come fertilizzante viene riversato, sembra inverosimile che possa essere riversata nelle acque di scorrimento una proporzione così consistente di fosforo depositato dall’atmosfera. È stato quindi proposto di utilizzare un tasso di sversamento naturale che tiene conto del fenomeno di dilavamento, basato sulla permeabilità del suolo, che considera automaticamente la deposizione atmosferica. Più è permeabile il suolo, minore è lo scorrimento superficiale, e di conseguenza minore è l’erosione e minore risulterà la perdita di fosforo. Una analisi dei metodi per determinare i livelli di fosforo relativi al fenomeno di dilavamento naturale nelle acque di superficie è stata presentata da Mainstone ed altri (1995). Per i Paesi Europei si utilizzano tassi di sversamento naturale del nutriente di 0,1-0,2 kg/ha di P (Morse ed altri 1993), Vighi e Chiaudani (1986) si servono di un metodo innovativo ma scarsamente documentato basato sul calcolo dell’indice morfoedafico per determinare i tassi di sversamento del fosforo naturale relativamente a 56 bacini di raccolta lacustri di 0,07-0,65 kg/ha/y di P, con dei valori medi e di media rispettivamente dello 0,28 e dello 0,31 kg/ha/y di P. Questi calcoli hanno aumentato il tasso di sversamento naturale di 0,1 kg/ha/y di P consigliato da Chiaudani ed altri (1978), tuttavia non si è a conoscenza fino a che punto i laghi naturali e non inquinati sui quali si basa lo studio dei modelli siano realmente tali. Si consiglia quindi di utilizzare i seguenti coefficienti di sversamento naturale che tengono conto delle piogge, della permeabilità del suolo e del gradiente del terreno… - 0,2 kg P per ettaro all’anno relativamente agli usi del terreno rurale - 4,5 kg N per ettaro all’anno relativamente agli usi del terreno rurale Si considera che nessuno dei nutrienti derivati da questa fonte sia riversato nelle acque sotterranee……” ------------------------------------------------------------------------------------------------------------Lo sversamento naturale è stato così determinato considerando un carico unitario delle piogge ed un carico presente nei suoli incolti come evidenziato nella tabella seguente. Tabella 40 - Carichi annui di azoto e fosforo, per unità di superficie, dovuti alle ricadute atmosferiche e ai suoli incolti Deposizioni atmosferiche Suoli incolti Totale Azoto (kg/ha/y) 10 10 20 106 Fosforo (kg/ha/y) 1 3 4 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE 2.3.4 Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Apporti complessivi al suolo Una volta definiti i vari componenti che compongono il bilancio di nutrienti sui suoli, agrari e non, si può pervenire facilmente ai quantitativi complessivi apportati; tali apporti sono suscettibili di dilavamento da parte delle acque meteoriche potendo trasformarsi in carichi inquinanti sversati nella rete di drenaggio superficiale e/o verso le falde sotterranee. Lo schema seguente mette in evidenza i diversi apporti considerati. Apporti concimazione Mineralizzazione suolo Apporti complessivi Apporti atmosferici Suoli incolti Nelle due tabelle seguenti, relative all’azoto e al fosforo, sono riportati i consuntivi a livello provinciale e articolati a livello comunale, relativi all’ipotesi 2 formulata per individuare il carico di nutrienti dovuto ai Concimi di sintesi . 107 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Tabella 41 - Azoto complessivo sul suolo da attività di concimazione e da apporti naturali Concimazione Mineralizzato (kg/y) (kg/y) Bagno di R. 344.182 208.806 Bertinoro 360.798 146.811 Borghi 367.948 76.460 Castrocaro Terme 149.903 86.618 Cesena 1.749.608 580.829 Cesenatico 266.404 102.078 Civitella 486.563 185.727 Dovadola 60.284 34.668 Forlì 1.797.078 543.851 Forlimpopoli 200.833 77.836 Galeata 217.803 74.427 Gambettola 76.011 17.624 Gatteo 123.534 33.887 Longiano 247.809 97.172 Meldola 581.594 158.308 Mercato S. 477.967 160.695 Modigliana 298.633 119.443 Montiano 13.528 22.658 Portico 53.254 38.725 Predappio 402.850 128.632 Premilcuore 228.696 84.881 Rocca SC 145.131 74.733 Roncofreddo 213.432 103.023 San Mauro P 147.485 48.801 Santa S 332.597 137.514 Sarsina 221.933 97.891 Savignano 188.805 49.920 Sogliano 557.541 166.480 Tredozio 122.356 67.615 Verghereto 326.988 115.633 Provincia 10.594.528 3.841.744 Comune 108 Atmosferico Incolto Totale (kg/y) (kg/y) (kg/y) 233.335 183.067 969.389 57.001 15.914 580.525 30.146 7.099 481.652 38.859 14.822 290.202 249.593 80.817 2.660.847 45.274 13.994 427.750 117.907 72.710 862.907 38.795 28.485 162.232 228.388 66.278 2.635.596 24.423 1.858 304.949 63.073 44.197 399.500 7.598 1.296 102.529 14.204 3.842 175.466 23.621 580 369.182 78.920 33.059 851.882 99.881 59.098 797.641 101.373 68.340 587.790 9.319 3.175 48.680 60.621 51.118 203.717 91.726 52.628 675.836 98.768 77.783 490.128 50.247 30.112 300.223 51.804 24.501 392.759 17.300 4.343 217.928 148.781 113.922 732.814 100.890 76.095 496.809 23.216 8.372 270.312 93.690 51.069 868.780 62.357 45.453 297.781 117.725 88.598 648.944 2.378.835 1.322.625 18.304.752 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Tabella 42 - Fosforo complessivo sul suolo da attività di concimazione e da apporti naturali Concimazione Mineralizzato Atmosferico Incolto Totale (kg/y) (kg/y) (kg/y) (kg/y) (kg/y) Bagno di R. 218.902 26.101 23.334 54.920 323.256 Bertinoro 144.658 18.351 5.700 4.774 173.484 Borghi 137.937 9.557 3.015 2.130 152.639 Castrocaro Terme 64.325 10.827 3.886 4.447 83.485 Cesena 528.440 72.604 24.959 24.245 650.248 Cesenatico 81.573 12.760 4.527 4.198 103.059 Civitella 219.387 23.216 11.791 21.813 276.206 Dovadola 24.193 4.334 3.879 8.546 40.951 Forlì 587.693 67.981 22.839 19.883 698.397 Forlimpopoli 74.457 9.729 2.442 557 87.186 Galeata 89.412 9.303 6.307 13.259 118.282 Gambettola 25.492 2.203 760 389 28.843 Gatteo 29.752 4.236 1.420 1.153 36.560 Longiano 83.099 12.147 2.362 174 97.782 Meldola 273.140 19.788 7.892 9.918 310.738 Mercato S. 241.170 20.087 9.988 17.730 288.974 Modigliana 109.888 14.930 10.137 20.502 155.457 Montiano 3.265 2.832 932 952 7.981 Portico 23.307 4.841 6.062 15.335 49.545 Predappio 147.731 16.079 9.173 15.788 188.771 Premilcuore 73.137 10.610 9.877 23.335 116.959 Rocca SC 64.535 9.342 5.025 9.034 87.935 Roncofreddo 80.551 12.878 5.180 7.350 105.960 San Mauro P 31.921 6.100 1.730 1.303 41.054 Santa S 137.375 17.189 14.878 34.177 203.619 Sarsina 105.166 12.236 10.089 22.828 150.320 Savignano 54.625 6.240 2.322 2.512 65.698 Sogliano 258.039 20.810 9.369 15.321 303.538 Tredozio 51.708 8.452 6.236 13.636 80.032 Verghereto 114.520 14.454 11.773 26.579 167.325 Provincia 3.975.073 480.218 237.601 396.788 5.089.679 Comune I due istogrammi seguenti evidenziano graficamente come i vari fattori, che contribuiscono agli apporti sui suoli, si articolano nei comuni e si rapportino fra loro. 109 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Figura 9 - Carichi annui di azoto (kg/y) sui suoli per tipologia di apporto Bagno di R. Ber tinor o Bor ghi Castr ocar o Ter me Cesena Cesenatico Civitella Dovadola For lì For limpopoli Galeata Gambettola Gatteo Longiano Meldola Mer cato S. Modigliana Montiano Por tico Pr edappio Pr emilcuor e Rocca SC Roncof r eddo San Maur o P Santa S Sar sina Savignano Sogliano Tr edozio Ver gher eto N tot Zootecnico (kg/y) N tot Incolto (kg/y) 2500000 2250000 110 2000000 N tot Chimico (kg/y) N tot Atmosferico (kg/y) 1750000 1500000 1250000 1000000 750000 500000 250000 0 N tot Fanghi (kg/y) N tot Mineralizzato (kg/y) VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Figura 10 - Carichi annui di fosforo (kg/y) sui suoli per tipologia di apporto Bagnodi R. Ber tinor o Bor ghi Castr ocar oTer me Cesena Cesenatico Civitella Dovadola For lì For limpopoli Galeata Gambettola Gatteo Longiano Meldola Mer catoS. Modigliana Montiano Por tico Pr edappio Pr emilcuor e RoccaSC Roncof r eddo SanMaur oP SantaS Sar sina Savignano Sogliano Tr edozio Ver gher eto P tot Zootecnico (kg/y) P tot Incolto (kg/y) 700000 111 600000 P tot Chimico (kg/y) P tot Atmosferico (kg/y) 500000 400000 300000 200000 100000 0 P tot Fanghi (kg/y) P tot Mineralizzato (kg/y) VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE 2.3.5 Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Stima del diffuso Nello studio “Analisi dei fenomeni di piena in relazione ai fattori incidenti sulla presenza dei nutrienti per l’intero reticolo idrografico dei bacini emiliani affluenti in Po” (ARPA-Regione Emilia-Romagna 2001) l’analisi del complesso rapporto tra i carichi scaricati sui suoli e quelli sversati in asta è stata condotta sulla base di strumenti numerici di simulazione a carattere prevalentemente deterministico, facendo riferimento a schemi sia concettuali sia fisicamente basati. Le schematizzazioni modellistiche di dettaglio interessavano complessivamente gli oltre 10000 km2 dei 12 bacini emiliani principali compresi fra Carona e Panaro, per il periodo Gennaio 1993 – Aprile 1999. Facendo riferimento ai dati di input – output dello studio citato, è stato ricercato un insieme di relazioni statistiche valido sul territorio emiliano ed estensibile all’area provinciale, mediante cui operare stime numeriche dello sversato in asta di BOD, N e P nei diversi sottobacini considerati. Essendo i modelli impiegati nel precedente studio di elevata complessità e dovendo essere tarati singolarmente, con riferimento all’analisi complessiva del bacino e dell’asta, si è qui preferito “regionalizzare” direttamente i risultati dei modelli, indipendentemente dalle schematizzazioni e dai relativi parametri che li hanno prodotti. Con ciò si assume implicitamente un duplice ordine di considerazioni: ➢ che le serie storiche giornaliere simulate coi modelli di versante (1993–1999) rappresentino con accettabile approssimazione l’effettiva successione dei carichi sversati lungo le aste esaminate; ➢ che le caratteristiche macroscopiche dei bacini imbriferi e le relative sollecitazioni (carichi apportati ai suoli) siano sufficienti a spiegare in misura ragionevole l’entità delle trasformazioni generato/sversato, almeno alle aggregazioni temporali medie mensili ed annue. Sulla base di tali assunzioni, si è proceduto con riferimento ai seguenti criteri operativi: ➢ le schematizzazioni regionali dovevano garantire una visione d’insieme dello stato di qualità attuale e futuro adeguata alle finalità pianificatorie, assumendo prioritari gli indicatori generali rispetto a quelli locali; ➢ la conservazione delle grandezze medie annue doveva essere garantita preliminarmente alle medie mensili, così come i carichi dei bacini complessivi dovevano essere rispettati al meglio, rispetto alla dettagliata disaggregazione dei contributi dei singoli sottobacini. Lo schema generale prescelto per l’analisi è costituito da un insieme di procedure di struttura piuttosto articolata. La loro tipologia è di natura statistica e prevede i passi seguenti, che si ripropongono identici per ciascuna delle tre specie inquinanti considerate BOD, N e P. I) Utilizzo di una “legge regionale” relativa ai carichi Sversati Medi Annui Totali (SMAT), dove la designazione “Totali” si riferisce all’intera area imbrifera sottesa dalle sezioni fluviali di chiusura considerate; II) Utilizzo di una “legge regionale” relativa ai carichi Sversati Medi Annui Parziali (SMAP), dove la designazione “Parziali” si riferisce invece all’area imbrifera sottesa dai singoli sottobacini nell’ambito dei rispettivi bacini principali; 112 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE III) Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Utilizzo di una “legge regionale” relativa ai carichi Sversati Medi Mensili Parziali (SMMP), in grado di rispettare la congruenza temporale con i corrispondenti carichi SMAP; IV) Aggregazione dei carichi Sversati Medi Mensili Parziali (SMMP) nei corrispondenti carichi Sversati Medi Mensili Totali (SMMT). La legge di cui al punto I) ha la forma generale: SMATK = fI (GK,LK,IK,UK,CK) dove K è l’indice di bacino complessivo, fI una funzione stabilita per via statistica e G, L, I, U, C sono le grandezze prescelte rispettivamente geometriche, litologiche, idrologiche, di uso del suolo e di generazione chimica tipiche del bacino imbrifero K. La seconda legge (SMAP) opera in termini di percentuale del carico Parziale di ogni sottobacino rispetto al carico Totale del relativo bacino complessivo e assume la forma generale: pSK,i = fII (GKi,LKi,IKi,UKi,CKi) dove il pedice K si riferisce al bacino complessivo ed il pedice i all’i-esimo sottobacino e dove le grandezze di sottobacino GKi, LKi, IKi, UKi, CKi sono prevalentemente espresse come rapporto adimensionale fra i corrispondenti valori di sottobacino e di bacino complessivo. La relazione (II) fornisce le percentuali pS normalizzate con cui lo SMAT si ripartisce fra gli SMAP dei sottobacini tributari, secondo le relazioni: SMAPK,i = SMATK · pSK,i ∑i=1,n(K) pSK,i = 1 con n(k) pari al numero di sottobacini tributari di K. La terza legge regionale (SMMP) è finalizzata alla stima delle percentuali mensili di carico Parziale per ogni sottobacino rispetto al carico annuo Parziale dello stesso sottobacino e non risulta di specifico interesse per questa attività. La Tabella 3.40 elenca le diverse variabili considerate nelle diverse leggi di regionalizzazione. Le leggi fI, fII, fIII sono solitamente rappresentate da formulazioni lineari del tipo fn = an0 + ∑z anz·Vz con an coefficienti stimati in fase di “regressione” regionale e V variabili indipendenti. A volte le f n presentano 2 formulazioni diverse, a seconda delle dimensioni dei bacini cui si riferiscono. 113 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Tabella 43 – Variabili di bacino e sottobacino considerate nelle diverse leggi di previsione Tipologia Geometriche-morfologiche Idrologiche Di effetti litologici Di generazione chimica Di uso del suolo VARIABILE (dimensione) AREA (kmq) ALTITUDINE MEDIA (m slm) PENDENZA MEDIA (%) PIOGGIA (mm/y) (mm/mese) EVAPOTRASPIRATO (mm/y) (mm/mese) DEFLUSSO SUPERFICIALE (mm/y) (mm/mese) DEFLUSSO IPODERMICO (mm/y) (mm/mese) DEFLUSSO PROFONDO (mm/y) (mm/mese) INFILTRATO (mm/y) (mm/mese) MANTO NEVOSO (mm/d) DEFLUSSO TOTALE (Mmc/y) (Mmc/mese) RUSCELLAMENTO (mm) COEF.DEFLUSSO TOTALE (-) COEF.DEFLUSSO SUPERF. (-) COEF.PERDITE TOTALI (-) BOD GENERATO (t/y) (t/mese) N NATURALE GENERATO (t/y) (t/mese) N ARTIFICIALE GENERATO (t/y) (t/mese) P NATURALE GENERATO (t/y) (t/mese) P ARTIFICIALE GENERATO (t/y) (t/mese) SEMINATIVI (ha) FORAGGERE AVVICENDATE (ha) PRATI e PASCOLI (ha) SAU TOTALE (ha) Le modalità con cui le leggi sono state ottenute, le grandezze di sottobacino utilizzate, i relativi coefficienti, l’adeguatezza delle rappresentazioni, etc. sono dettagliatamente esposte nell’attività “Analisi delle modellistiche quali-quantitative per le simulazioni sui corpi idrici superficiali della regione” (BOZZA – gennaio 2003). Nella predisposizione dei dati di base per l'applicazione delle leggi di regionalizzazione all'intero ambito territoriale di interesse per il presente lavoro si sono tuttavia evidenziate alcune circostanze che hanno fatto sorgere perplessità sulle possibilità di effettiva applicabilità delle leggi individuate al data set aggiornato disponibile: - per quanto riguarda le grandezze rappresentative degli impatti antropici si osserva che i valori utilizzati per la calibrazione delle leggi di regionalizzazione erano quelli deducibili dal censimento ISTAT dell'agricoltura del 1990 - '91, mentre per il presente lavoro si sono rese disponibili le risultanze del censimento ISTAT successivo (dati rilevati nel 2000) aggiornate al 2004; rispetto alle elaborazioni precedentemente effettuate per la quantificazione dei carichi apportati al suolo connessi agli spandimenti zootecnici e all'uso dei fertilizzanti chimici, impiegati nella calibrazione delle leggi di regionalizzazione, sono stati apportati, nel presente lavoro, alcuni affinamenti alle metodologie di stima; - dal confronto dei dati relativi ai due censimenti è emerso che l'uso dei suoli è significativamente variato nel corso del decennio 1990-2000: a livello regionale la SAU è diminuita del 10%, 114 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO l'estensione a seminativi è calata del 7%, quella relativa a foraggiere avvicendate del 24% e quella connessa a prati a pascoli del 16%; peraltro nel territorio montano - collinare le variazioni sono molto più significative rispetto alla pianura, ad esempio, con riferimento alla SAU, per la montagna la diminuzione è risultata del 29%, per la collina dell'11%, per la pianura solo del 4% (per i seminativi e le foraggiere le difformità delle variazioni sono ancora più evidenti); - la consistenza del comparto zootecnico è anch'essa significativamente mutata: il numero di capi bovini allevati si è ridotto nel decennio 1990-2000 del 29%, quello dei suini del 18%, mentre, al contrario, quello degli avicoli si è incrementato dell'11%; - in conseguenza delle due circostanze sopra riportate sono mutati significativamente i carichi di origine agro - zootecnica apportati al suolo; si evidenzia che, oltre alle variazioni degli spandimenti zootecnici, minori apporti di concimi di sintesi sono connessi a pratiche colturali che, anche in relazione agli indirizzi della PAC comunitaria, si sono progressivamente orientate dalla massimizzazione delle rese, perseguita fino agli anni '80, ad una maggiore attenzione al contenimento dei costi di produzione. Dalle considerazioni sopra riportate si deduce che diverse delle grandezze considerate nelle leggi di regionalizzazione implementate (di fatto tutte quelle rappresentative delle pressioni antropiche) sono sistematicamente e significativamente variate nel data set aggiornato, rispetto ai corrispettivi valori adottati per la calibrazione delle leggi stesse. Per ovviare a tale circostanza si è ritenuto opportuno apportare alle leggi di regionalizzazione alcune semplificazioni, finalizzate essenzialmente a minimizzare l'influenza delle grandezze ritenute non correttamente trasponibili dal data set di calibrazione a quello di applicazione, rinunciando, almeno in una certa misura, a perseguire la migliore aderenza statistica fra dati "misurati" (derivanti in realtà anch'essi da simulazioni modellistiche seppure di maggiore dettaglio) e quelli ricostruiti. A partire dalle leggi di regionalizzazione dello SMAT e dello SMAP, si sono ricercate e ottenute nuove formulazioni che permettono di stimare, per ogni sottobacino e per i tre inquinanti considerati, i valori medi annui dei coefficienti di sversamento dei quantitativi generati. Operativamente si sono inizialmente impostati i procedimenti regressivi sulla base di tutte le variabili considerate nelle leggi relative allo SMAT e allo SMAP, eliminando progressivamente le variabili ritenute più difficilmente trasferibili dalla fase di calibrazione a quella di applicazione, e/o quelle caratterizzate da una minore significatività statistica. Nelle singole relazioni si è verificata, oltre la significatività statistica delle singole variabili, anche plausibilità fisica del segno dei coefficienti di regressione; in conclusione si è giunti a leggi di regionalizzazione semplificate del tipo: (Sversato / Generato)i = αi + βi · %SAU + γi · %Seminativi + δi · Pioggia + εi · pendenza media + φi · Ruscellato + ιi · Infiltrato dove il significato delle diverse grandezze è evidente e i coefficienti αi, βi, γi, δi, εi, φi e ιi sono determinati per i diversi inquinanti "i" (BOD, N e P) con il consueto metodo dei minimi quadrati. In effetti nelle singole leggi non sono sempre presenti tutte le variabili sopra riportate: in particolare per il BOD il 115 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO coefficiente Sversato / Generato è stato correlato alla pioggia media, al ruscellato e alla percentuale di SAU, per l'azoto alla pioggia media, al ruscellato, all'infiltrato e alle percentuali di SAU e seminativi, per il fosforo alla pioggia media, al ruscellato, all'infiltrato, alla pendenza media e alla percentuale di seminativi. 2.3.5.1 Applicazione della schematizzazione all’intero territorio provinciale La schematizzazione predisposta per la stima dei carichi di BOD, N e P di origine diffusa, sversati nelle aste fluviali principali della provincia è stata applicata sui bacini e sottobacini di “riferimento” individuati. I diversi elementi richiesti per i sottobacini sono in parte quelli utilizzati in altri studi (geometrici, idrologici, di generazione chimica) ed altri derivati dalle fonti Arpa Forlì-Cesena e ISTAT opportunamente rapportati/ripartiti in termini di superficie sui diversi sottobacini. In particolare: ➢ gli elementi geometrici - morfologici derivano dall’Attività conoscitiva: “Integrazione e aggiornamento delle perimetrazioni dei sottobacini e dei corpi idrici per le aree drenate dalla rete artificiale”; ➢ quelli idrologici sono dedotti dall’Attività conoscitiva: “Modelli afflussi - deflussi sul reticolo idrografico naturale principale del territorio regionale”; ➢ gli usi agricoli comunali di interesse per il suolo sono tratti dall’aggiornamento 2004 del censimento ISTAT del 2000; ➢ i carichi diffusi apportati ai suoli sono determinati rapportando le singole superfici del bacino al valore complessivo comunale. La seguente tabella (Tabella 25) individua, per i diversi elementi utilizzati per la stima degli sversati, i relativi valori complessivi alle chiusure dei bacini totali. 116 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Tabella 44 - Sintesi a livello dei bacini principali degli elementi di input utilizzati per la stima degli apporti diffusi Grandezze morfologiche Bacino Superf. Grandezze climatiche e idrologiche Carichi apportati al suolo (1) Pendenza Pioggia Ruscellato (2) Infiltrato (2) media BOD N P 2 (%) (mm/y) (mmeq/y) (mmeq/y) (t/y) (t/y) (t/y) (km ) 0800 F. Lamone 523 21,9 917 170 115 1167,07 1806,06 478,49 1100 Fiumi Uniti 1199 20.04 966 205 92 12381,66 11714,99 3132,26 1200 T. Bevano 315 0.06 723 77 21 1238,88 976,36 247,02 1300 F. Savio 654 21.08 941 202 68 4441,79 4750,54 1402,68 1700 F. Uso 147 12.01 864 204 18 1683,98 758,77 214,08 1600 F. Rubicone 200 8.08 782 131 16 2314,21 2220,94 610,51 1900 F. Marecchia 602 18,5 890 159 79 4,04 8,44 1,99 Totale o media 3640 6 869 164 58 23231,63 22236,09 6087,02 (1) Dedotte dalle modellazioni idrologiche e riferibili agli anni 1991 - 2001. (2) Componenti del deflusso ricostruite con la modellazione idrologica. Nella Figura 11 sono rappresentati i sottobacini della provincia di Forlì-Cesena individuati, per singolo comune, per la determinazione dei carichi sversati nelle aste fluviali principali. 117 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Figura 11 - Sottobacini della provincia di Forlì-Cesena individuati, per singolo comune, per la determinazione dei carichi sversati nelle aste fluviali principali L’applicazione della schematizzazione proposta fornisce una stima dell’apporto del diffuso di BOD, N e P alle aste fluviali, suddivisa per ciascuno dei sottobacini “di riferimento” considerati. Dagli apporti diffusi ai suoli di BOD, N e P rispettivamente di circa 19.000 t/anno, 18.000 t/anno e 5.000 t/anno, è stata fatta una prima stima dei rilasci in asta rispettivamente di circa 2700 t/anno, 2300 t/anno e 160 t/anno, quindi con rapporti complessivi sversato/apportato ai suoli rispettivamente di 0.10, 0.09 e 0.02. 118 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO La tabella seguente fornisce, per i bacini principali presi in esame, gli apporti medi annui in asta di BOD, N e P, nonché i relativi rapporti sversato/apportato ai suoli. Tabella 45 - Sversato di origine diffusa dai bacini provinciali principali Bacino 0800 F. Lamone 1100 Fiumi Uniti 1200 T. Bevano 1300 F. Savio 1700 F. Uso 1600 F. Rubicone 1900 F. Marecchia Media o totale BOD: Sversato / Apportato 0,07 0,13 0,09 0,11 0,13 0,10 0,08 0,10 N: P: Sversati (t/anno) Sversato / Sversato / N P Apportato Apportato BOD 0,12 0,02 86,76 214,40 11,79 0,12 0,03 1579,70 1397,71 83,24 0,06 0,04 112,15 54,87 8,85 0,11 0,03 491,74 540,51 43,78 0,07 0,02 212,47 50,56 3,82 0,04 0,01 230,98 96,23 6,88 0,10 0,02 0,30 0,83 0,04 0,09 0,02 2714,11 2355,12 158,41 I valori ottenuti risultano coerenti a quelli previsti dal PTA regionale. Sarà comunque necessario verificare gli effettivi carichi e le relative superfici, mediante un confronto con la Provincia e le Associazioni di Categoria, attraverso i momenti di incontro previsti dalla normativa sulla pianificazione. Nelle Figure 6, 7 e 8 sono rappresentati i sottobacini della provincia di Forlì-Cesena considerati nell’elaborazione con i carichi di BOD, N e P sversati nelle aste fluviali principali. 119 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Tabella 46 - Confronto tra PTA regionale e PTA provinciale riguardo ai carichi apportati e ai carichi sversati di BOD, Azoto e Fosforo Bacino 0800 1100 1200 1300 1700 1600 1900 F. Lamone Fiumi Uniti T. Bevano F. Savio F. Uso F. Rubicone F. Marecchia Totale Carichi apportati al suolo - PTA provinciale BOD N P Carichi apportati al suolo - PTA regionale BOD N P Sversati (t/anno) - PTA provinciale BOD (t/y) (t/y) (t/y) (t/y) (t/y) (t/y) (t/y) 1167,07 12381,66 1238,88 4441,79 1683,98 2314,21 4,04 23231,63 1806,06 11714,99 976,36 4750,54 758,77 2220,94 8,44 22236,09 478,49 3132,26 247,02 1402,68 214,08 610,51 1,99 6087,02 966,37 16233,60 2994,00 8467,00 4054,84 9631,91 2162,80 44510,51 2547,41 6947,01 2589,00 3759,00 1272,13 2256,53 3981,48 23352,56 1091,25 2775,45 780,00 1726,00 574,61 1102,11 2878,11 10927,53 86,76 1579,70 112,15 491,74 212,47 230,98 0,30 2714,11 120 N P (t/y) (t/y) 214,40 11,79 1397,71 83,24 54,87 8,85 540,51 43,78 50,56 3,82 96,23 6,88 0,83 0,04 2355,12 158,41 Sversati (t/anno) - PTA regionale BOD N P (t/y) (t/y) (t/y) 106,39 2291,60 305,02 1261,11 664,88 1811,18 210,29 6650,47 293,64 817,83 165,17 471,28 72,38 110,30 515,56 2446,16 38,90 77,55 37,41 58,27 11,31 16,47 105,36 345,27 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Figura 12 - Sottobacini della provincia di Forlì-Cesena individuati, per singolo comune, per la determinazione dei carichi di BOD sversati nelle aste fluviali principali 121 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO figura 13 - Sottobacini della provincia di Forlì-Cesena individuati, per singolo comune, per la determinazione dei carichi di Azoto sversati nelle aste fluviali principali 122 VARIANTE PTCP – RELAZIONE GENERALE Sez. II - QUADRO CONOSCITIVO Figura 14 - Sottobacini della provincia di Forlì-Cesena individuati, per singolo comune, per la determinazione dei carichi di Fosforo sversati nelle aste fluviali principali 123