Il corredo cromosomico della
specie umana è costituito da 46
elementi, distribuiti in 22 coppie
di autosomi e una coppia di
cromosomi sessuali.
Il cariotipo normale per un
soggetto di sesso femminile è
46,XX e per un soggetto di
sesso maschile 46,XY
46, XY (Normal Male) )
46, XX (Normal Female)
Epidemiologia
 Incidenza: 0,9% dei nati vivi
 Responsabili di almeno il 50% di
aborti spontanei
 Almeno il 10% di tutti i prodotti del
concepimento
dell’uomo
ha
un’alterazione cromosomica.
Classificazione delle alterazioni
cromosomiche
Numeriche




trisomie
monosomie
triploidie
tetraploidie
Strutturali




traslocazioni
inversioni
delezioni
duplicazioni
 Cellula Aploide: cellula con 23 cromosomi
 Cellula Euploide: cellula con un numero di
cromosomi multiplo del numero aploide
(46, 69, 92)
 Cellula
Diploide:
cellula
con
46
cromosomi
 Cellula Poliploide: cellula con un numero
di cromosomi multiplo di 23 ma superiore
a 46
Non disgiunzione
Non disgiunzione
Aberrazioni cromosomiche numeriche
 Trisomia: presenza di un cromosoma in più a
carico di una coppia
 Monosomia: mancanza di un intero cromosoma
Normalmente, nella fase precedente la
meiosi avviene una congiunzione fra i due
cromosomi omologhi, cui fa seguito la
separazione,
dopo
la
quale
ogni
cromosoma si localizza ai due diversi poli
della cellula in divisione meiotica.
Aberrazioni cromosomiche numeriche
 La
mancata separazione porta a una NON
DISGIUNZIONE di una coppia di cromosomi, per
cui si avrà una cellula con 24 cromosomi e una
cellula con 22.
 L’unione di una cellula con 24 cromosomi con un
gamete normale con 23 cromosomi porta a una
cellula trisomica con 47 cromosomi
 L’unione di una cellula con 22 cromosomi con un
gamete normale con 23 cromosomi porta ad una
cellula con MONOSOMIA (45 cromosomi).
Aberrazioni cromosomiche numeriche
 Quando la non disgiunzione avviene nella
cellula in mitosi si determina il
MOSAICISMO, cioè la presenza nello
stesso individuo di cellule con corredo
cromosomico diverso
 Gli
errori
cromosomici
da
non
disgiunzione, e quindi la probabilità di
trisomia, sono tanto più frequenti quanto
maggiore è l’età della madre.
Aberrazioni cromosomiche strutturali
 Si tratta di alterazioni in cui il numero
di cromosomi è normale (46), ma sono
presenti rotture o riarrangiamenti:
 DELEZIONE
 DUPLICAZIONE
 INVERSIONE
 ISOICROMOSOMA
 CROMOSOMA AD ANELLO
 TRASLOCAZIONE
Aberrazioni cromosomiche strutturali
 DELEZIONE
PERDITA DI MATERIALE IN UN
CROMOSOMA
1.DELEZIONE TERMINALE: la regione
mancante riguarda il telomero
2.DELEZIONE
INTERSTIZIALE:
la
regione mancante riguarda la regione
prossimale al centromero del braccio
corto o del braccio lungo
Aberrazioni cromosomiche strutturali
 DUPLICAZIONE
PRESENZA IN DUPLICE COPIA DI UN
TRATTO CROMOSOMICO
La regione duplicata può essere con lo
stesso orientamento del tratto originale
oppure
inserita
con
orientamento
opposto.
Aberrazioni cromosomiche strutturali
 INVERSIONE
DUPLICE ROTTURA LUNGO L’ASSE DEL
CROMOSOMA CON ROTAZIONE DI
180
GRADI
DEL
TRATTO
INTERESSATO E REINSERIMENTO
DI QUESTO NEI DUE PUNTI DI
ROTTURA
Aberrazioni cromosomiche strutturali
1. INVERSIONE PERICENTRICA: il tratto
interessato comprende il centromero
2. INVERSIONE PARACENTRICA: i punti
di rottura si trovano entrambi sullo stesso
braccio cromosomico
Le inversioni, non comportando generalmente
perdita di materiale cromosomico, non
danno luogo a effetti fenotipici, che
possono
però
presentarsi
quando
l’inversione determina un effetto di
posizione,
una
microdelezione
o
l’interruzione della sequenza informativa
Aberrazioni cromosomiche strutturali
 ISOCROMOSOMA
Si origina da un’anomala divisione del
centromero che avviene lungo l’asse
trasversale
anziché
lungo
l’asse
longitudinale, dando origine a uno o due
cromosomi costituiti da due copie delle
braccia lunghe o delle braccia corte del
cromosoma
di
origine.
Questa
aberrazione comporta una monosomia di
tutti i geni localizzati sul braccio deleto
e una trisomia di quelli che hanno sede
sul braccio presente in due copie
Aberrazioni cromosomiche strutturali
 CROMOSOMA AD ANELLO
Si verifica quando si ha la perdita delle
due regioni terminali e la chiusura ad
anello della regione intermedia.
L’effetto fenotipico è legato all’entità
delle informazioni perdute, a causa delle
due delezioni.
Aberrazioni cromosomiche strutturali
TRASLOCAZIONE
E’ una delle più frequenti
aberrazioni
cromosomiche,
soprattutto
a
carico
dei
cromosomi acrocentrici: essa è
dovuta allo scambio di materiale
tra due o più cromosomi
Aberrazioni cromosomiche strutturali
 TRASLOCAZIONE
1. TRASLOCAZIONI
RECIPROCHE:
quando avviene uno scambio di segmenti
fra due cromosomi non omologhi
2. TRASLOCAZIONE ROBERTSONIANA:
si verifica nel caso di cromosomi
acrocentrici in cui la fusione si verifica a
livello centromerico
Aberrazioni cromosomiche strutturali
 TRASLOCAZIONE
Nelle traslocazioni in genere la rottura
avviene in corrispondenza dei siti fragili,
vicino al centromero o nei punti di
connessione tra eucromatina (porzione
geneticamente attiva del genoma) ed
eterocromatina (cromatina priva di
capacità informativa).
Aberrazioni cromosomiche strutturali
 TRASLOCAZIONE
Anche le traslocazioni, come le inversioni,
non comportano perdita di materiale
genetico informativo e quindi non hanno
alcun effetto fenotipico, a eccezione di
quei casi in cui si verifica una
microdelezione, un effetto di posizione o
l’interruzione
di
una
sequenza
informativa. I problemi possono sorgere
unicamente a livello riproduttivo, in
quanto nella prole si possono originare
gameti sbilanciati
Aberrazioni cromosomiche strutturali
 TRASLOCAZIONE
Nella TRASLOCAZIONE BILANCIATA i
soggetti sono fenotipicamente normali,
ma
eterozigoti
per
un’alterazione
strutturale, che può interferire con la
capacità riproduttiva. La loro frequenza
nella popolazione è molto elevata (circa
1/200 soggetti, cioè uno dei genitori su
100 coppie. La probabilità di avere un
feto affetto dipende dal tipo di
traslocazione e dal sesso del genitore
che ne è portatore: l’incidenza può
variare nei figli dall’1 al 30%
Fratture cromatidiche, cromosomiche
e “gap”
 Nella maggior parte dei casi le FRATTURE
CROMOSOMICHE che si verificano nei vari
periodi della divisione cellulare sono
riparate spontaneamente, con enzimi
specifici, senza che si verifichi alcuna
anomalia. Quando è interessato un solo
cromatide
si
parla
di
fratture
cromatidiche, mentre quando sono coinvolti
ambedue i cromatidi nello stesso punto si
parla di fratture cromosomiche. Queste
ultime comportano la separazione di un
tratto di cromosoma.
Fratture cromatidiche, cromosomiche
e “gap”
 Per GAP si intende invece l’attenuazione
della colorazione di un tratto di
cromosoma, che appare discontinuo,
anche se mantiene la normale posizione
in asse: le alterazioni fenotipiche sono
dovute a un’alterazione della struttura
del DNA, in corrispondenza del gap. Le
due
regioni
adiacenti
sono
funzionalmente separate, anche se in
effetti sono unite da una sottile,
alterata struttura di DNA.
Fratture cromatidiche, cromosomiche
e “gap”
 L’interesse clinico delle fratture e dei
gap sta nel fatto che possono in tal modo
perdersi
regioni
cromosomiche
essenziali.
Inoltre
i
cromosomi
fratturati hanno la tendenza a unirsi
rapidamente con altri, dando origine a
traslocazioni, isocromosomi e cromosomi
ad anello.
Siti fragili
 Si
tratta di punti specifici, a livello
cromosomiale, che presentano le seguenti
caratteristiche:
1. Vengono ereditati secondo il modello
mendeliano;
2. Si riscontrano sempre a carico del
medesimo cromosoma, in corrispondenza
della stessa banda;
3. Appaiono come un gap scarsamente
colorato, di misura variabile, che
generalmente
interessa
entrambi
i
cromatidi.
Incidenza delle alterazioni
cromosomiche fra i nati vivi
7.
Trisomia 21
Trisomia 13
Trisomia 18
S. di Turner
S. di Klinefelter
X fragile: maschi
X fragile: femmine
1/750
1/6.000
1/8.000
1/2.000
1/500
1/2.000
1/1.000
8.
Riarrangiamenti strutt. bilanciati
1/850
1.
2.
3.
4.
5.
6.
Sindrome di Down
 La più comune aberrazione cromosomica
e la più frequente forma di ritardo
mentale della specie umana.
 Incidenza: 1/750 nati vivi
 La frequenza aumenta con l’aumentare
dell’età della madre: (da 1/2.500 nei nati
da madri < 20 anni a 1/50-100 nei nati da
madri > 40 anni)
 CAUSE:
Sindrome di Down
 Nel 95% dei casi è dovuta a una non-disgiunzione
cromosomica di un cromosoma 21 durante la
gametogenesi (meiosi) che è quasi sempre quella
materna
 Nel 4% dei casi è legata ad una traslocazione
robertsoniana del cromosoma 21, che viene ad
attaccarsi ad un altro cromosoma acrocentrico,
per cui la conta totale dei cromosomi di questi
pazienti è di 46, ma la massa cromatinica del
cromosoma 21 è rappresentata per 3 volte. Spesso
si verifica de novo ma può anche essere trasmessa
da uno dei genitori nel quale è presente una
traslocazione bilanciata.
Sindrome di Down
 Infine, l’1% circa dei pazienti ha un
mosaicismo
cromosomico
per
nondisgiunzione mitotica post-zigotica, con la
presenza, quindi, di una linea cellulare a
cariotipo normale e una con trisomia 21.
 Questi ultimi pazienti possono manifestare
un quadro clinico con segni più sfumati.
 Il rischio di ricorrenza per una coppia che
abbia già avuto un figlio affetto è solo
dell’1% e tale percentuale aumenta in caso
di traslocazione bilanciata in uno dei due
genitori.
Sindrome di Down
 CLINICA:
1. Occhi piccoli
con piccole macchie
grigiastre lungo la zona mediana
dell’iride (MACCHIE DI BRUSHFIELD)
2. Fessure palpebrali obblique dal basso
verso l’alto e dall’interno verso
l’esterno
3. Epicanto (terza palpebra)
4. Strabismo (spesso)
Sindrome di Down
 CLINICA:
5. Volto piccolo,
rotondeggiante
con
profilo piatto
6. Naso piccolo, con radice piatta e rivolto
verso l’alto
7. Brachicefalia
8. Microcrania
9. Occipite piatto
10.Bocca piccola e lingua prominente
Sindrome di Down
 CLINICA:
11. Palato duro, alto e stretto
12.La
lingua spesso mostra
solchi
trasversali (LINGUA SCROTALE)
13.Orecchie piccole, rotonde, a basso
impianto, con lobulo piccolo e spesso
aderente
14.Collo corto e tozzo
15.Pelle del collo spesso sovrabbondante
Sindrome di Down
 CLINICA:
16.Mimica
facciale
caratteristica:
movimenti non coordinati dei muscoli
del volto, protrusione della lingua e
movimenti veloci senza alcuno scopo
17.Alla nascita peso e lunghezza inferiori
alla media e bassa statura nelle età
successive
Sindrome di Down
 CLINICA:
18.Alla nascita nell’80% dei casi ipotonia
marcata
con
notevole
lassità
ligamentosa, caratteristiche che si
attenuano
col
tempo
e
talora
scompaiono
19.Addome disteso e spesso diastasi dei
muscoli retti ed ernia ombelicale
20.Mani larghe e corte, con metacarpi e
falangi di minor lunghezza
21.Clinodattilia del quinto dito
Sindrome di Down
 CLINICA:
22.Solco palmare unico, mono- o bilaterale
23.Triradio assiale in posizione distale
24.Plica unica di flessione al quinto dito
25.Eccesso di anse ulnari sui polpastrelli
delle dita
26.Nel 40% dei casi malformazione
cardiaca (canale atrio-ventricolare,
comunicazione
interventricolare
e
interatriale, persistenza del sotto
arterioso
Sindrome di Down
 CLINICA:
27.Frequenti anche le malformazioni a
carico
dell’intestino
(atresia
intestinale, ano imperforato, megacolon
congenito)
Il ritardo mentale è costante ed è tanto
più evidente quanto maggiore è l’età.
Nonostante ciò, l’affettività e la
capacità
di
socializzazione
sono
mantenute, per cui questi bambini si
inseriscono bene nella famiglia
Sindrome di Down
 CLINICA:
Durante lo sviluppo si rende evidente un
deficit staturale, oltre che dello
sviluppo psicomotorio, la cute diviene
anelastica, i capelli secchi e fragili
I maschi sono sterili nella maggioranza dei
casi, mentre le femmine hanno le
mestruazioni e possono raramente
essere fertili
Sindrome di Down
 CLINICA:
I bambini con S. di Down contraggono di
frequente le comuni malattie infettive
delle vie aeree superiori. La letalità dei
primi anni di vita è elevata.
Può intervenire un difetto dell’immunità
cellulo-mediata ed è più elevata
l’incidenza di patologia autoimmune
(diabete, tiroidite, celiachia, alopecia) e
di leucemia (LLA e LMA).
Sindrome di Down
 Il riconoscimento della sindrome non è
tanto legato alla presenza di uno dei
segni sopra riportati, ma alla presenza
della combinazione, diversa da caso a
caso, di molti di essi.
 Presi singolarmente, infatti, i diversi
segni si riscontrano anche nella
popolazione generale
Sindrome di Down
 L’indagine citogenetica è l’unico esame
che permette di porre una diagnosi di
certezza. Viene eseguita dopo la nascita
su una coltura di linfociti del sangue
periferico o in epoca prenatale, nel primo
o nel secondo trimestre di gravidanza, su
colture di cellule derivate dai villi coriali
o dal liquido amniotico. Un’amniocentesi è
infatti indicata nelle donne in stato di
gravidanza di età superiore ai 35 anni.
Sindrome di Down
 La
sopravvivenza
media
è
assai
migliorata negli ultimi decenni e
oltrepassa i 50 anni
 Nel soggetto Down in età adulta è
documentato un maggior rischio di
malattia di Alzheimer
 Non
esiste
alcun
trattamento
farmacologico specifico
Sindrome di Down
FOLLOW-UP:
Il follow-up della S. di Down
prevede una serie di valutazioni
longitudinali tese al periodico
bilancio di salute dei bambini e
alla diagnosi precoce della
patologia associata
Sindrome di Edwards (Trisomia 18)
 Aneuploidia cromosomica
 Prevalenza alla nascita: 1/8.000 nati vivi
 Più spesso si ha una trisomia libera del
cromosoma 18, talvolta in mosaico o da
traslocazione e può anche associarsi ad
altre aneuploidie
 Il 90% dei feti affetti viene abortito
spontaneamente
 Alla nascita il sesso femminile appare più
colpito, per una possibile maggiore
incidenza di aborti spontanei tra i
maschi affetti
Sindrome di Edwards (Trisomia 18)
 CLINICA:
1. Basso peso alla nascita
2. Cranio dolicocefalico
3.
4.
5.
6.
7.
con
occipite
prominente
Orecchie malformate (DA FAUNO) e a
impianto basso
Ipoplasia della mandibola
Mani flesse con indice sovrapposto al
medio (A UNCINO)
Solco palmare unico
Piedi in equino-varismo con tallone
prominente
Sindrome di Edwards (Trisomia 18)
 CLINICA:
Frequenti sono le malformazioni cardiache,
delle vie urinarie e dell’apparato digerente
Un segno malformativo evidente in epoca
prenatale quale l’onfalocele può costituire
un marcatore precoce della trisomia 18 e
rende opportuno lo studio del cariotipo
fetale
Il 30% dei pazienti muore entro il primo
mese di vita per le gravi malformazioni
viscerali e solo il 10% sopravvive oltre
l’età di un anno con un severo ritardo dello
sviluppo psicomotorio
Sindrome di Patau (Trisomia 13)
 Aneuploidia cromosomica
 Prevalenza alla nascita: 1/10.000
nati vivi
 Più spesso dovuta ad una trisomia
libera del cromosoma 13, talvolta a
traslocazione o più raramente a
mosaicismo
Sindrome di Patau (Trisomia 13)
 CLINICA:
1. Basso peso alla nascita
2. Cranio piccolo trigonocefalico
3.
4.
5.
6.
(per
bozze
deficiente
sviluppo
delle
frontali)
Aree di aplasia cutanea sul cuoio
capelluto
Labiopalatoschisi
Microftalmia
Ipotelorismo di grado variabile fino alla
ciclopia
Sindrome di Patau (Trisomia 13)
 CLINICA:
7. Polidattilia e/o sindattilia postassiale
8. Atteggiamento
in flessione forzata
delle dita della mano
9. Solco palmare unico
10.Convessità della pianta del piede
11. Criptorchidismo nei maschi
Sindrome di Patau (Trisomia 13)
 Sono
spesso presenti malformazioni
viscerali (specie cardiache e renali)
 La sindrome è generalmente fatale entro
il primo anno di vita e si rende
responsabile di un grave deficit di
sviluppo per coloro che sopravvivono
oltre il primo anno
Sindrome di Cri du Chat, 5p È dovuta ad una delezione di entità
variabile
del
braccio
corto
cromosoma 5.
 In genere è un evento sporadico
novo”
 Nel 15% circa dei casi si riscontra
traslocazione bilanciata in uno dei
genitori
del
“de
una
due
Sindrome di Cri du Chat, 5p Il
nome della sindrome deriva dal
caratteristico pianto dei neonati affetti,
somigliante al miagolio di un gatto,
causato dalla ipoplasia delle cartilagini
del laringe, che però scompare con il
passare dei mesi
Sindrome di Cri du Chat, 5p Le principali note fenotipiche sono:
1. Microcefalia
2. Facies rotondeggiante “a luna piena”
3. Ipertelorismo
4. Epicanto
5. Radice nasale larga e piatta
6. Micrognazia
Sindrome di Cri du Chat, 5p Alla nascita è presente ipotonia muscolare
generalizzata. Nel corso dello sviluppo
compare un ipertono localizzato agli arti, il
viso
si
allunga
evidenziando
così
maggiormente la micrognazia, e si rende
evidente un ritardo mentale profondo.
 In assenza di malformazioni viscerali
associate, la sopravvivenza è piuttosto
lunga.
Sindrome del cromosoma X-Fragile
(Sindrome di Martin-Bell)
 La sindrome deve il suo nome attuale
alla fragilità della regione terminale del
braccio lungo del cromosoma X ed è
oggi inquadrata nel contesto delle
sindromi da mutazioni dinamiche
Sindrome del cromosoma X-Fragile
(Sindrome di Martin-Bell)
 Essa è infatti dovuta ad un’abnorme
amplificazione delle triplette CGG del
gene denominato FMR-1, localizzato
nella regione Xq27.3
 In condizioni normali il numero di
queste triplette varia tra 6 e 50 con
una media di 30
Sindrome del cromosoma X-Fragile
(Sindrome di Martin-Bell)
 Un numero tra 50 e 200 identifica i
soggetti con premutazione
 Un numero superiore a 200 si riscontra
nei soggetti affetti
 La transizione dallo stato di premutazione
a quello di mutazione è possibile solo
nell’ambito della meiosi femminile in
seguito ad un meccanismo di imprinting
materno
Sindrome del cromosoma X-Fragile
(Sindrome di Martin-Bell)
 L’amplificazione abnorme induce una
ipermetilazione del gene che è
responsabile
della
sua
mancata
trascrizione e ne condiziona anche la
fragilità e la tendenza alla frattura
cromatidica
Sindrome del cromosoma X-Fragile
(Sindrome di Martin-Bell)
 Il gene FMR-1 codifica per una proteina
di
circa
70
kDa
espressa
ubiquitariamente nelle cellule dei
soggetti
normali
(prevalentemente
neuroni e spermatogoni) e non in quella
dei soggetti affetti, che sembra agire
come fattore di regolazione dei
processi di trascrizione del DNA
Sindrome del cromosoma X-Fragile
(Sindrome di Martin-Bell)
 CLINICA:
1. Alta statura
2. Macrocefalia
3.
4.
5.
6.
7.
con
tendenza
alla
dolicocefalia
Facies allungata con mento prominente
Ipotelorismo
Padiglioni auricolari ampi e sporgenti
Palato ogivale
Iperlassità articolare
Sindrome del cromosoma X-Fragile
(Sindrome di Martin-Bell)
 CLINICA:
8. Prolasso della valvola mitrale
9. Ipercheratosi palmo-plantare
10.Macroorchidismo con esordio puberale
11. Ipotonia muscolare
12.Ritardo mentale
13.Turbe comportamentali
14.Tratti autistici
Sindrome del cromosoma X-Fragile
(Sindrome di Martin-Bell)
I soggetti eterozigoti di sesso femminile
possono presentare alcuni elementi della
sindrome,
di
solito
con
minore
espressività clinica
La diagnosi clinica deve essere confermata
dall’analisi del DNA che consente di
identificare i soggetti con mutazioni e
premutazioni anche in ambito di diagnosi
prenatale
Sindrome di Turner
 È la più frequente disgenesia gonadica a
espressione fenotipica femminile
 È associata ad una monosomia funzionale
del braccio corto del cromosoma X
 Incidenza 1/2.000 soggetti di sesso
femminile nati vivi
 È presente nell’1,5% dei prodotti del
concepimento, ma nel 95% dei casi si
verifica un aborto spontaneo, per cui la
S. di Turner è responsabile del 5-10 %
di tutti gli aborti spontanei
Sindrome di Turner
 Nel 50% dei casi è dovuta ad una
monosomia del cromosoma X (45,X0) e
nel 60% dei casi manca quello di origine
paterna
 In circa il 30% dei casi si tratta di un
mosaicismo (45 X0/46 XX o 45 X0/47
XXX o, più di rado, 45 X0/46XY)
 Altri mosaicismi sono rappresentati da
un isocromosoma o da un cromosoma ad
anello
Sindrome di Turner
 Alcuni soggetti con S. di Turner, pur
avendo due cromosomi X, mostrano una
mancanza parziale di uno dei due
 Quando manca il braccio corto (p) non è
colpita la funzione ovarica, mentre è
presente la bassa statura (gene SHOX)
 Se, invece, è presente una delezione del
braccio lungo (q) di uno dei due
cromosomi X, nella banda q13-q27, si
manifesta un mancato sviluppo ovarico
Sindrome di Turner
 CLINICA:
1. Ipostaturalismo
Principalmente legato all’insufficienza del gene
PHOG/SHOX,
sito
nella
regione
pseudoautosomale del braccio corto dei
cromosomi X ed Y
Alla nascita le bambine mostrano un peso
inferiore alla media e un deficit di crescita
staturale. La velocità di crescita può essere
normale nelle prime fasi della vita, per poi
ridursi drasticamente verso i 6-8 anni.
L’altezza finale risulta in media attorno a
142-143 cm e sempre inferiore a 150 cm
Sindrome di Turner
 CLINICA:
2. Amenorrea primaria
3. Assente sviluppo dei caratteri sessuali
secondari e infantilismo sessuale alla
pubertà
4. Gonadi rudimentali sotto forma di
banderelle fibrose in assenza, sin dalla
nascita, di cellule germinali e di
produzione di ormoni steroidei
5. Collo corto e palmato (PTERIGIO)
6. Impianto basso delle orecchie
Sindrome di Turner
 CLINICA:
7. Alterazioni dentarie
8. Gomito valgo
9. Linfedema delle mani e dei piedi
In epoca neonatale può costituire l’unico
elemento per cui sospettare una S. di
Turner e regredisce spontaneamente nel
tempo. È dovuto allo scarso sviluppo delle
vie linfatiche durante tutta la vita
fetale.
Sindrome di Turner
 CLINICA:
10.Possibili
viscerali:
malformazioni
vascolari
a) Stenosi aortica
b) Coartazione aortica
c) Rene ptosico
d) Rene a ferro di cavallo
11. Nevi pigmentati
12.Tendenza alla formazione di cheloidi
e
Sindrome di Turner
 CLINICA:
13.Alterazioni scheletriche
a) Maturazione
scheletrica normale o
modestamente ritardata nell’infanzia
e deficitaria nell’adolescenza (deficit
di steroidi).
b) scoliosi
14.Capezzoli allontanati dalla linea mediana,
invertiti
Sindrome di Turner
 CLINICA:
15.Otite media bilaterale ricorrente nel
75% dei casi (per tale motivo sono
frequenti i disturbi neurosensoriali a
carico dell’udito)
16.Displasia
delle
unghie
(unghie
iperconvesse)
17.Alterazioni degli occhi (strabismo,
ambliopia)
18.Ritardo mentale nell’11-17% dei casi
Sindrome di Turner
Poiché i soggetti con S. di Turner hanno
un solo cromosoma X, pur avendo un
fenotipo femminile, presentano la
stessa probabilità dei maschi di
essere affetti da malattie legate al
sesso, come l’Emofilia A e B o la
Distrofia muscolare di Duchenne
Sindrome di Turner
DIAGNOSI:
 Molti anni fa la diagnosi, in una
bambina con bassa statura, veniva
posta tardivamente
 Oggi sempre più spesso la diagnosi
viene posta alla nascita, per la
presenza di edema notevole a carico
delle mani e dei piedi
Sindrome di Turner
DIAGNOSI:
 Esami di laboratorio:
a) elevati livelli di gonadotropine (FSH
ed LH)
b) Estrogeni bassi o indosabili
 All’ecografia pelvica le ovaie appaiono
come benderelle fibrose
 Rx mano: età ossea ritardata
 La diagnosi di conferma si basa
sull’ANALISI CROMOSOMICA
Sindrome di Turner
TERAPIA:
Comprende
inizialmente
la
terapia della bassa statura e
successivamente, a partire dal
12°-13° anno di età, la terapia
dell’ipogonadismo
Sindrome di Turner
TERAPIA DELLA BASSA STATURA:
- Ormone somatotropo ricombinante
umano (hGh) per via s.c. alla dose di
0,045 – 0,050 mg/Kg/die
Il trattamento va iniziato precocemente,
prima che la statura scenda al di sotto
del 3°-10° centile, in genere intorno a 25 anni. Va continuato sino a quando
l’incremento dell’altezza tende ad
attenuarsi (<2cm/anno) e/o l’età ossea è
> 15 anni
Sindrome di Turner
TERAPIA DELL’IPOGONADISMO:
Stimola l’induzione dei caratteri sessuali
secondari e la comparsa delle
mestruazioni, ma non può ovviare alla
sterilità. Non va iniziata prima del
12°-13° anno di età al fine di evitare
l’effetto negativo sull’accrescimento
causato
dalla
saldatura
delle
cartilagini epifisarie.
Sindrome di Turner
TERAPIA DELL’IPOGONADISMO:
Il trattamento sarà sostitutivo
estroprogestinico:
- Etinilestradiolo: 5 mcg/die per os
- Estradiolo
transdermico:
25
mcg/2 volte a settimana
Sindrome di Turner
TERAPIA DELL’IPOGONADISMO:
Dopo l’induzione della pubertà, cioè 6-12
mesi
dopo
l’inizio
della
somministrazione, si passa alla terapia
ciclica con :
- Etinilestradiolo: 10-20 mcg/die dal 1° al
21° giorno
- Medrossiprogesterone: 10 mg/die dal
12° al 21° giorno
- Sospensione del trattamento per 1
settimana
Sindrome di Klinefelter
 È
una delle cause più frequenti di
ipogonadismo primario e di infertilità nel
maschio
 Relativamente frequente: 1 caso/500
maschi nati vivi
 L’analisi cromosomica mostra un cariotipo
caratteristico con 47 XXY (nell’80% dei
casi) derivante dalla combinazione di un
gamete femminile con doppio cromosoma
sessuale, per mancata disgiunzione alla
meiosi e di un gamete maschile normale.
Sindrome di Klinefelter
 In un numero inferiore di casi si riscontra
un mosaicismo (47XXY/46XY oppure
47XXY/46 XX) o una delle seguenti
varianti: 48XXXY, 48XXYY e 49XXXXY
 La compromissione dello sviluppo e
mentale aumenta con l’aumentare del
numero degli extra X: ogni extra X riduce
il QI di 15-16 punti
Sindrome di Klinefelter
 La malattia si associa ad un’età materna
avanzata
 L’esame microscopico dei testicoli mostra
ialinizzazione e atrofia dei tubuli
seminiferi, con scomparsa dell’epitelio
germinale ed iperplasia delle cellule
interstiziali.
Sindrome di Klinefelter
 CLINICA:
1. Fenotipo
maschile, con caratteri
eunucoidi: alta statura e alto rapporto
arti/tronco (gli androgeni stimolano la
saldatura cartilaginea che, pertanto,
avviene in ritardo)
2. Spesso ritardo psichico
3. Ginecomastia nell’80% dei casi
Sindrome di Klinefelter
 CLINICA:
4. Scarso sviluppo dei caratteri sessuali
secondari: peluria scarsa, pene piccolo e
testicoli duri e di dimensioni ridotte (5-6
mm)
5. Potenza sessuale e libido spesso diminuite
6. Distribuzione dell’adipe di tipo femminile
7. Sono riscontrabili, inoltre, alterazioni ossee,
alterazioni cutanee, solco palmare unico,
prolasso della mitrale, taurodontismo e
intolleranza al glucosio che spesso sfocia in
un franco diabete mellito
Sindrome di Klinefelter
 CLINICA:
Nei casi di mosaicismo si riscontrano quadri
monosintomatici
Nell’infanzia gli aspetti più spesso presenti
sono:
- Ritardo nell’acquisizione del linguaggio
- Difficoltà di apprendimento e scolastiche
- Rapida crescita nella 3ª infanzia e, a
volte, obesità del tronco
- Problemi comportamentali
- Ritardo puberale
Sindrome di Klinefelter
Esami di laboratorio:
1. Alla pubertà i livelli di FSH ed LH sono
particolarmente
elevati
(soprattutto
l’FSH con aumentata responsività al GnRH
2. Aumento dell’SHBG
3. Testosterone basso o ai limiti inferiori
della norma
4. Aumento degli estrogeni circolanti
La diagnosi di certezza richiede l’esame del
cariotipo
Sindrome di Klinefelter
TERAPIA:
La terapia è sostitutiva e va iniziata alla
pubertà, mimando la maturazione normale.
Si somministra:
- Testosterone enantato: una iniezione i.m.
ogni 4 settimane, partendo da 50 mg e
aumentando gradualmente la dose ogni 6
mesi, fino ad una posologia adulta di 200 mg
ogni 2-3 settimane.
La terapia sostitutiva di mantenimento può
essere espletata anche per via transdermica
La ginecomastia va corretta chirurgicamente
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LE MALATTIE CROMOSOMICHE