Morte certa ora incerta, anima mia.
La morte sa ttirà certe sassate
Capace de sfascià l’invetriate
Inzino ar Barbanera e ar Casamia.
Contro er Ziggnore nun se trova spia;
epperò, gente, state preparate,
pe via che Cristo quanno nun sputate
viè come un ladro e ve se porta via.
Li santi, che ssò santi, a ste raggione
Je s’aggriccia la carne pe spavento
E je se fa la pelle de cappone.
Un terremoto, un lampo, un svenimento,
un capriccio der Papa, un cazzottone,
po’ mannavve a ffà fotte in un momento.
Morte certa ora incerta, anima mia.
La morte tira certe sassate
Capace di rompere le vetrate
Fino a barbanera e a casa mia
Contro il Signore non si trova spia;
però, gente, state attente
perché Cristo quando non sputate
viene come un ladro e vi si porta via
I santi che sono santi, per questo motivo
gli si aggriccia la carne per lo spavento
e gli si fa la pelle da cappone.
Un terremoto, un lampo, uno svenimento,
un capriccio del Papa, un cazzotto,
può mandarvi a farti fottere in un momento.
1-Nella prima strofa spiega il significato della metafora “La morte sa ttirà certe
sassate…” che esprime il messaggio del sonetto?
2-Spiega il significato del primo verso della seconda strofa?
3-Nella seconda strofa la similitudine “..Cristo…viè come un ladro” rafforza il
messaggio .In che modo le due parole chiave “sassate” e “ladro”, insieme a
“spia”, caratterizzano la morte?
4-Qual è il sentimento dominante nella terza strofa?
5-Che funzione ha l’elenco della quarta strofa?
1- Il significato della metafora è che la morte ti prende dovunque e in
qualunque momento.
2-Il primo verso della 2 strofa significa che non si può contrastare la
volontà del signore .
3- La morte non avverte cioè prende alla sprovvista. Queste tre parole
insieme fanno capire che la morte è un nemico implacabile.
4- La tematica dominante nella terza strofa è la paura.
5-La funzione che ha l' elenco e che rafforza l'idea che ci vuole un
attimo a morire.
Belli il poeta
Giuseppe Francesco Antonio Maria
Gioachino Raimondo Belli è stato un
poeta italiano. Nei suoi 2200 sonetti in
vernacolo romanesco raccolse la voce del
popolo della Roma del XIX secolo.
Nacque nel 1791 nella famiglia benestante
di Lucia Mazio e di Gaudenzio Belli, che
ebbe altri tre figli: uno morto ancora in
fasce, Carlo, morto a 18 anni, e Flaminia,
che si fece suora nel 1827. I Belli
lasciarono Roma nel 1798 quando i
francesi occuparono la città, rifugiandosi a
Napoli. Ristabilito il potere pontificio,
tornarono a Roma e nel 1800 si stabilirono
a Civitavecchia dove Gaudenzio Belli
aveva ottenuto un impiego ben retribuito al
porto della città. Morì però in un'epidemia
di colera nel 1802, lasciando in gravi
difficoltà economiche la famiglia che ritornò
a Roma stabilendosi in una casa di via del
Corso.
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Meditazzione Poesia di belli