Metodi e tecniche per l’E-Tutor nella scuola
Modulo 1
Lezione 1 – La società
informazionale
Introduzione
Modulo 1 – Tecnologie didattiche e comunicazione multimediale
La struttura del modulo
1. La società informazionale e
la fine del Mass Media
Quale fine dei mass media
• La tesi che si sostiene è provocatoria. I mass media, così come
li abbiamo conosciuti fino a oggi, si stanno estinguendo, o
meglio, stanno per essere sostituiti da una nuova specie di
media in via di evoluzione: gli strumenti per comunicare
interattivi e digitali, che costituiscono l’ossatura della società in
rete. (Bell, 1973) o informazionale (Castells, 1996)
•
Ciò significa che i mass media non rappresentano più la
“tecnologia caratterizzante della nostra epoca”, ma stanno
passando il testimone ai nuovi media digitali e interattivi.
• Ovviamente non si tratta della fine della televisione (né
tantomeno della fine del libro), ma della sua “ri-mediazione” in
nuovo modello, che a livello economico può essere definito con
la formula: content providing digitale globale.
Il circuito dell’editoria mass nell’età dei
mass media
PERIFERIA
fruitori
CENTRO
Autori/Istituzio
ni cultullturali
di
validazione/Si
stema
Universitario
UNO
Editoria
libraria,
Quotidiani,
Periodici,
Radio,
Televisione
fruitori
fruitori
fruitori
MOLTI
La quantità è qualità: l’esponenziale crescita degli scambi
informazionali
Siti web nel mondo – 1995-2005
numeri in migliaia
(La linea rossa indica i siti che risultano “attivi”)
Indirizzi IP attivi
La storia e la tecnologia
ARPANET in the
early 1970s.
ARPANET nel1987.
MPEG-1 description
Robert Cailliau, Leonardo Chiariglione, Oreste Signore
Come si sviluppa il gioco della rete
 Il web è dal 1993 o dal 1996 un nuovo gioco che appassiona, diverte, fa lavorare e a volte
affligge i cittadini del terzo millennio. E proprio il gioco è una metafora efficace per
descrivere la storia e il futuro della rete.
 Tra il 1963 e il 1996, Internet è stato un libero gioco scientifico e sociale anarchico e
libertario, per fisici, artisti, nerds informatici, scrittori cyber (William Gibson, Bruce Sterling) e
performer (Laurie Andersonn, Stelarc). Tra il 1996 e il 2000 Internet è divenuto ed stato
rappresentato dai media come un vertiginoso gioco in borsa (gambling not play). Dal 2001
al 2003, dopo il crollo del NASDAQ, sembrava un giocattolo rotto come la cosiddetta “new
economy”.
1963-1996
1996-2000
2000-2003
2000-2006
•
Playful World: I videogame
eguagliano holliwood
Ed è proprio così: il gioco
dell’interazione on-line ha
cambiato tutti giochi della
nostra società, dalle relazioni
sentimentali al diritto
d’autore, passando per i
listini di borsa e la
formazione: tutto, oggi, si
gioca anche sul web.
•
Marc Pesce nel suo saggio
Play full world: “i giocattoli
che noi regaliamo oggi ai
nostri bambini prefigurano il
modo in cui penseremo
domani.”
•
I videogiochi stanno
insegnando ai nostri bambini
le regole nascoste di un
“mondo giocabile” che sta
imparando a interagire con i
nostri bisogni e le nostre
necessità.
“Il Mercato dei videogiochi a livello
mondiale
eguaglia quello del cinema e in tre anni
potrebbe
superare quello delle vendite dei cd
musicali”
The Economist - Giugno 2002
Nel 2002 il giro d’affari supererà i 17.5 mld
$
Nel 2005 supererà quello generato nel
mondo
dai cd musicali
Fonte: Goldman Sachs
Intelligenza Connettiva
L’intelligenza
connettiva (De
Kerckhove) sta
sostituendo
l’intelligenza logico
linguistica e tutti noi
usiamo ogni giorno
la mano della
mente, il “mouse”,
per lavorare,
informarci, costruire
conoscenza.
L’enciclopedia
gratuita on-line
Wikipedia, scritta da
migliaia dei suoi
utenti, è stata
riconosciuta
dall’autorevole
rivista “Science”
come del tutto
equivalente ad un
monumento della
cultura di
Gutenberg a
pagamento:
l’enciclopedia
Britannca.
I bambini e il gioco della rete
–
I bambini giocano,
studiano e
comunicano on-line
in un numero che
per noi, figli del
libro, è
stupefacente: più
del 47% dei digital
kids statunitensi, tra
i 6 e gli 8 anni, si
connette ad Internet
per una media di
due ore al giorno.
–
Anche il uno dei
giochi più famosi del
mondo, il Lego, è
divenuto digitale. I
mattoncini sono
oggi intelligenti: il
Lego Mindstrorm
permette di
costruire una infinità
di giocattoli robotici
a partire da 700
pezzi di base.
Società informazionale
User Generated Content
Le reti di flussi informazionali riplasmano, infatti, la società
contemporanea operando almeno a tre livelli (Castells):
1. La rete globale dei flussi informazionali
organizza la posizione degli attori, delle organizzazioni
e delle istruzioni all’interno della società e
dell’economia.
2. La dinamica sociale e i rapporti tra i nodi della
rete sono sempre più legati alla capacità di un sistema
sociale di “pesare” all’interno dei flussi informazionali
3. La logica dei flussi nella nostra società è
globale e universale ma non omnicomprensiva.
Non esiste il “grande fratello”. Impossibile ridurre
all’uniformità la molteplicità.
Blogosfera
Apr 20th 2006
From The Economist print edition
Blogging is just another word for having conversations
Decine di milioni di persone
usano i Blog per condividere
e scambiare esperienze e
comunicazione e il mondo dei
Blog è divenuto oramai una
“fonte” riconosciuta dai
giornalisti e dai giornali di tutto
il mondo.
I Blogs e i loro link incrociati
costituiscono una rete sociale
di conoscenze condivise e
diffuse a livello personale e
non più di massa. Le notizie
viaggiano oggi non dai media
alle persone ma dalle persone
ai media.
Le reti sociali
interattive
tendono perciò
a vincere la loro
battaglia contro
i vecchi media.
• Come è nata la rivoluzione che stiamo
vivendo? E dove sta andando?
• Come non divenire schiavi delle nostre
estensioni e protesi tecnologiche ?
• Come divenire una società di
Hyperpeoples e non di post o transumani?
• Come fermare il gioco se lo vogliamo ?
• Di questo e di molto altro si dovrà
cominciare attentamente a riflettere.
Il Limiti dei Mass Media
• I mass-media analogici hanno trionfato
nell’epoca della produzione industriale di massa,
ma il loro modello comunicativo, è troppo rigido
per reggere le esigenze, i bisogni e le necessità
della società post-industriale.
• I mass media e il loro modello comunicativo si
fondano, su una teoria della comunicazione che
mira ad educare, informare, persuadere più o
meno “occultamente” (Lasswell, 1948), a
convincere o manipolare, più che a interagire e
a cooperare.
Convergenza Divergenza
Contenuti
Networking
Banda Larga
Software
Hardaware
1980
1990
2000
2010
Ben venuti sulle strade del virtuale
• “Ben Venuti nella nuova dimora del genere umano,
ben venuti sulle strade del virtuale”, con questa
provocatoria ed ironica affermazione Pierre Lèvy,
conclude il suo saggio Il virtuale (Lèvy, 1995, tr. it.
p. 142) un saggio che analizza, con lo stile
cangiante e metaforico della buona saggistica
filosofica francese, il modo in cui, al principare del
XXI secolo si stanno virtualizzando, i nostri corpi, i
nostri libri, la nostra economia e con questi tutta la
nostra, ipermoderema e globalizzata società.
Benvenuti nell’era del content providing
digitale
• Hypertext transfert tp://
• Parafrasando Lévy ed entrando in medias
res nel nostro argomento, potremmo
affermare rivolgendoci ad editori, tycoon
della comunicazione mediale, lettori,
telespettatori e cinefili:
• “ben venuti nella nuova epoca della
comunicazione e dell’industria culturale
virtuale, ben venuti nell’età dei media
digitali interattivi, lasciate alle vostre nostre
spalle i Mass-Media della modernità”.
Castells sulla società in rete
• Afferma, infatti, Castells, preservandoci in questo modo dal
fantasma del determinismo tecnologico:
• “il motore a vapore non ha certo creato la civiltà industriale da
solo, ma senza il motore a vapore non avremmo avuto una
società industriale. Senza il microprocessore e senza il DNA
ricombinante non avremmo la società informazionale”
• “la materia prima della società informazionale, così come il suo
principale prodotto è l’informazione (digitale), così come nella
società industriale lo era l’energia. In questo la rivoluzione
tecnologica in corso è diversa da ogni altra rivoluzione che l’ha
preceduta, perché mentre l’informazione e la conoscenza sono
sempre state, per definizione, elementi essenziali in ogni
processo di scoperta scientifica e di cambiamento tecnologico,
nel cambiamento cui stiamo assistendo, per la prima volta nella
storia, le nuove conoscenze sono applicate essenzialmente per
generare e gestire conoscenza e informazione digitale” (non
beni materiali N.d.A)” (Castells, 1999b, pp. 44-45).
Rimediazione digitale
 si tratta di un effetto moltiplicatore di comunicazione, ma
non veicolata da radio, televisione, cinema, ma dalla loro
“rimediazione” digitale.
 Una delle caratteristiche fondamentali dei media elettrici,
secondo McLuhan, e dei media elettronici secondo
Bolter, è proprio quella di avere come contenuto un altro
media (rimediare). Ora, nel caso dei media digitali il
fenomeno della remediation diviene tanto più eclatante,
dal momento che la convergenza multimediale rende
disponibili tutti i contenuti dei media tradizionali su un
unico formato, quello digitale. I media digitali, tendo
inglobare, “rimediandoli” tutti i media analogici.
La convergenza nei formati dei
media
• Questa tendenza è provata anche da quella
congruente, ma di segno opposto. Molti network
televisivi globali, quali CNN, BBC Wolrd,
Rainews24, Blomberg television, Ebismedia
tendono, infatti, a emulare le “finestre” World
Wide Web.
• Le schermate di tali reti reti, come dimostra la
di Ebismedia, ripresa qui sotto, grafica, bande
passanti e schemi inglobano l’immagine in
movimento
Pregi e ambiguità dei nuovi media
• La società in rete, di Castells, l’Era dell’accesso di Jeremy
Rifkin (Rifkin, 2000), così come il mondo della
“globalizzazione divergente” di Appadurai (Appadurai,
1996), non possono essere considerati certo,
strutturalmente più virtuosi o meno cinici,
• richiedono però alle tecnologie della comunicazione che li
supportano una maggiore flessibilità e personalizzazione
dell’offerta sul mercato della comunicazione, così come su
quello della formazione e dell’entrateinment. Inoltre, le
“tecnologie molecolari” della comunicazione digitale
innescano, attraverso la loro strutturale natura di media
molti-molti, un circuito di feed-back nel modello di
fruizione/consumo.
L’utente prosumer
• L’utente, il fruitore, così come il “lettore” di
un ipertesto (Landow, 1997), è per così
dire “costretto” ad un tasso di attività
maggiore, o in positivo aggiunge “gradi di
libertà” alla fruizione dei contenuti
mediatici(Bolter, 1996).
• Non si tratta di attribuire un valore etico o
valoriale a questa trasformazione, si tratta
di cercare di comprenderne la natura.
Tesi: convergenza divergenza
 La tesi che si vuole sostenere è la seguente: nel
breve-medio termine l’attuale organizzazione del
mercato dell’industria culturale è destinata a
finire. I mass media come li conosciamo oggi ad
estinguersi.
 Un nuovo modello è destinato ad affermarsi,
così come una nuova strutturazione del settore
della comunicazione e della cultura, un modello
basato sulle dinamiche, che analizzeremo, della
convergenze/divergenza digitale.
Che cos’è la convergenza
divergenza
• Per convergenza/divergenza digitale si intende il
convergere in codice binario di tutti i contenuti:
–
–
–
–
informazione,
news,
contenuti testuali,
musicali, e visivi,
– così come dei contenuti di intrattenimento e
formazione, e il loro successivo divergere su
differenti piattaforme di distribuzione, sempre
digitali: web, tv digitale, dvd audio e video, e-book,
Mass media contro personal media
• In un saggio del 1991, You Say You Want a Revolution?
(Moulthrop, S., 1991b) Stuart Moulthrop,[1] uno dei pionieri
dell’ipertestualità e della sua teoria, oggi professore alla School
of Communications Design dell’Università di Baltimora,
sviluppava in modo molto originale gli ultimi esiti del pensiero di
Marshall McLuhan, e cioè le note scritte dal grande studioso
canadese prima di morire (pubblicate poi dodici anni dopo nel
volume “Laws of Media: The new Science” - McLuhan, E.,
McLuhan M., 1988), riguardo al progetto di definire le leggi per
analizzare la semiotica dei media
• [1] Moulthrop, è professore di Information Arts and Technologies
all’University of Baltimora dove dirige il Doctorate in Communications
Design e il Bachelor of Technical or Professional Studies in Simulation
and Digital Entertainment; E’ inoltre editor emerito della rivista
Postmodern Culture.
Le domande di Mc Lhuan
• Moulthrop riprende, applicandole e mettendole alla prova
rispetto all’ipertesto - il web non era ancora nato -, le
quattro grandi questioni che secondo McLuhan
rappresentano le chiavi di ingresso alla comprensione
del grado di “trasformatività” di un media all’atto del suo
ingresso nella sfera sociale ed economica.
• McLuhan si riferisce, ovviamente, alle due grandi
innovazioni tecnologiche, nel campo della
comunicazione che era state oggetto della sua ricerca: il
libro (la Galassia Gutenberg) e i mass-media (radio,
televisione – il villaggio Globale del dei media elettrici).
Le domande di Mc Lhuan
• Le domande che uno studioso, a parere di McLuhan, si
deve porre in rapporto agli effetti socio-economici di una
nuova tecnologia della comunicazione sono le seguenti:
– 1) Che cosa sviluppa o intensifica nella comunicazione?
– 2) Quali media vengono resi obsoleti o spiazzati
dall’innovazione tecnologica ?
– 3) Che cosa riprende il nuovo media da quelli che ha reso
obsoleti?
– 4) Quali effetti produce e che cosa diviene, quando è
portato ai suoi limiti comunicativi?.
Risposta 1
• L’ipertestualità e l’ipermedialità, lungi dal decretare la
fine del libro e della cultura scritta, possono
rappresentare, e sottolineo il “possono” e non devono,
uno strumento per la rinascita post-letteraria della
testualità (literacy).
• In sostanza l’ipertesto e media elettronici e non i massmedia “elettrici” (McLuhan, 1962, 1964), costituirebbero
lo strumento per un possibile risveglio dal “sonno
dogmatico” dell’ipnosi televisiva. Nessuna “redenzione”
ma la possibilità, solo la possibilità, di una fruizione più
critica e ragionata dell’informazione e forse l’apertura di
nuovi gradi di libertà (Bolter, 1996).
Risposta 1
• Moulthrop, analizzando la risposta standard di
McLuhan alla prima domanda: “ogni nuovo
media modifica il bilanciamento e la proporzione
dei sensi privilegiando questo o quel canale
percettivo rispetto ad un altro”, sostiene, infatti,
come l’ipertesto con la sua strutturale
multicodicalità, tenda a “ribilanciare” il sistema
senso-percettivo degli individui e della società,
nel senso di un ritorno ad una maggiore
riflessività che si estrinseca in una nuova forma
di “letterarietà secondaria” (Moulthrop 1991b, p.
770).
Risposta due e trE
• In questo modo Moulthrop risponde, in modo polemico, anche alla
seconda e alla terza domanda di McLuhan “Quali media vengono resi
obsoleti o spiazzati dall’innovazione tecnologica ?” e “che cosa riprende
il nuovo media da quelli che ha reso obsoleti?”. In sostanza l’ipertesto
non ucciderebbe il libro, (risposta alla seconda domanda), in questo
modo precipitandoci, come vogliono gli apocalittici, nel caos della
“informazione inquinata”, ma lo “rimedierebbe” in codice digitale,
recuperando al nuovo spazio della scrittura digitale la riflessività,
sostituendosi il questo modo al sonno ipnotico dell' ”oralità secondaria”
(McLuhan, 1988, Ong, 1982) televisiva e dei mass media.
• In questo modo i media digitali porrebbero fine al declino della testualità
riflessiva, che McLuhan e Ong[1] giustamente paventavano come
conseguenza dell’affermasi dei mass-media e della televisione.
•
[1] Il gesuita statunitense Walter J. Ong, autore di Oralità e scrittura. Le tecnologie della parola (Ong, 1982) e
Interfacce della parola, (Ong, 1977) ha analizzato il rapporto tra oralità e scrittura nel suo nesso con le forme
contemporanee della comunicazione, mettendo in rilievo come le tecnologie della comunicazione di massa e anche i
media digitali provochino una peculiare rinascita dell’”oralità”, nella forma di una oralità secondaria, indotta cioè non
dalla comunicazione diretta, vis à vis, ma dall’oralità che caratterizza la comunicazione mass-mediatica.
Risposta quattro
• La risposta di McLuhan, in Laws of Media, era secca: “ogni forma
mediatica portata al limite del suo potenziale, inverte le sue
caratteristiche” (McLuhan, 1988, p.vii,).
• I “media caldi”, portati ai loro limiti, incrementano la loro meccanicità
e il loro determinismo divenendo “freddi”. La radio, ad esempio,
perde la sua caratteristica di “tamburo emozionale” della tribù,
strumento intransitivo uno-molti, che la caratterizzava nella prima
metà del 1900 - non a caso l’epoca dei totalitarismi (McLuhan, 1964)
- e si “raffredda” nella seconda metà del secolo.
• La radio diviene, cioè, e forse non è davvero un male, uno
strumento più rutinario, deterministico e commerciale di diffusione di
notizie, musica, intrattenimento e messaggi commerciali. La radio al
suo limite diviene una “audio-televisione”.
Risposta 4
• Ma come può essere interpretata la quarta legge di
McLuhan nel caso degli ipermedia? Comprendere tale
questione è un nodo fondamentale per delineare le
possibili evoluzioni della comunicazione digitale, per
capire cioè quale sarà il futuro di quella infinita rete di
ipertesti che costituisce oggi l’architrave del worl wide
web.
• Si tratta in altre parole di affrontare una delle questioni
centrali nella teoria dei nuovi media: il web una volta
divenuto uno strumento di massa, diventerà anch’esso
un mass media, perdendo le sue caratteristiche
innovative?
Risposta 4
• E’ possibile, in altre parole, che la rete di ipertesti al suo
nascere così marcatamente segnata da un carattere
anarchico, partecipativo, libertario e utopistico (Nelson,
1981; Reinghold 1991) si trasformi nel suo inverso.
Divenga, cioè, uno strumento di comunicazione intransitivo,
commerciale e soprattutto asservito ai differenti poteri
sociali ed economici come lo è oggi ogni grande network
televisivo.
• E’ possibile, in altre parole, che la rete (seguendo alla
lettera la quarta legge di McLuhan) divenga, nella migliore
delle ipotesi, uno strumento di cooptazione all’interno dei
ceti dominati di una ulteriore fetta di popolazione e nella
peggiore uno strumento di manipolazione per ottundere e
orientare a fini politici e commerciali la grande massa dei
cittadini?
La tarda età della stampa e la sua fine
prossima ventura
• Lo stesso Moulthrop, nove anni dopo, nel 1999,
riprendendo le tematiche affrontate nel 1991, delinea in
maniera, molto lucida, le innovazioni e le conseguenze
generatesi nel frattempo nel mondo dell’industria
culturale, e provocate dall’affermarsi sempre più
tumultuoso della “letterarietà secondaria” dei media
digitali. Si tratta di un saggio intitolato Computing,
Humanism, and the Coming Age of Print che si occupa
di analizzare le trasformazioni del mercato editoriale e
che ci offre, nello stesso tempo, un viatico delineare i
primi tratti della “fine dei mass-media” evocata nel titolo
di questo lavoro. (Moultthrop, 1999b).
Il virus digitale
 Dal 1991 al 2003 lo scenario hi-tech, infatti, ha subito un’accelerazione
violentissima e per molti versi imprevedibile.
 L’ipertestualità è uscita dal limbo degli utilizzatori definititi nel 1991 da Molutrhop
“poupulite”(Mouthrop 1991b, p. 695-696)[1], cioè populisti élitisti, per divenire,
dopo la nascita di Internet e del linguaggio Html (1993), un fenomeno mondiale
di massa, un fenomeno che continua a crescere ancora oggi nonostante
l’esplosione della bolla finanziaria del Nasdaq (vedi capitolo 2).
 Le tecnologie di rete sono state il drive fondamentale di un vero e proprio salto
d’epoca messo in moto dalla ramificazione rizomatica della rete, che permette a
tutti gli utenti potenziali di allacciarsi, via modem o telefono, al sistema nervoso
del capitalismo digitale dell’”informazione veloce” globalizzata. In pochi decenni
il capitalismo industriale si trasformato nel capitalismo culturale e
dell’informazione (vedi capitolo xxx).
 [1] Con il neologismo populite, Molthrop definisce l’élite di tecnocrati e di
ricercatori radicali che propugnavano, nei primi anni della rivoluzione digitale, il
potere liberatorio e trasformativo in senso democratico della rete (Rheingold e
Nelson ad esempio, ma anche Negroponte e Bill Gates) e nello stesso tempo
erano già divenuti o si avviavano a divenire, consciamente o
inconsapevolmente, l’élite dominante del nuovo capitalismo informazionale.
Rivuoluzione digitale ed editoria
•
”Noi stiamo vivendo nell’epoca della prima grande
esplosione del commercio elettronico e mentre nel breve
periodo i fondamentali economici di questa fiammata
possono essere definiti osceni (“irrazionale esuberanza”
è davvero un povero eufemismo), le sue conseguenze
culturali sembrano più promettenti o almeno meno
destinate a sparire nell’invitabile crash cui siamo
prossimi.
• Ciò è particolarmente vero per le industrie e le società
ad alto contenuto informazionale ed in particolare per
l’editoria.”
La concretizzazione Amazon
• Quattro anni dopo, ed integrando il ragionamento di Moulthrop
possiamo affermare che il caso di Amazon non può e non deve
essere considerato solamente come una parte del boom, sempre
vaticinato e non ancora realizzatosi ad oggi, dell’e-commerce
(commercio elettronico), ma deve essere considerato come il primo
grande successo di un content provider digitale ad alta densità
informazionale.
• Amazon.com, infatti, rappresenta, per così dire, il primo livello della
metamorfosi digitale del mercato dei mass-media, e investe come
un ciclone il primo mass media dell’era moderna: il libro e, più in
generale il mondo della carta stampata.
• Un ambito industriale che ha sempre anticipato le trasformazioni del
mercato dei mass-media e no, dal momento che le parole
digitalizzate sono più facili da manipolare di quanto non lo siano le
immagini, fisse o in movimento e i suoni, e più in generale i segni
sono molto più facili da manipolare dei prodotti materiali.
La rivoluzione Amazon
•
•
•
che la “rivoluzione Amazon” ha introdotto una innovazione fondamentale,
che intacca uno degli snodi critici della catena del valore nel mondo del libro
e della carta stampa: la distribuzione.
Il problema del collo di bottiglia, costituito dalla “scarsità” dello spazio in
libreria e del costo di questo canale distributivo, stimabile ad oltre il 50%
del totale del prezzo di copertina, ha rappresentato e rappresenta il
principale vincolo economico, insieme al costo della carta, alla profittabilità
del settore della carta stampata.
Ora, è chiaro che poter contare sul canale on-line per la distribuzione, e
successivamente sul cosiddetto “download liquido” dei contenti sui più
differenti supporti - “e-book”, “carta digitale”, telefoni Umts o computer
mobili o fissi - permetterà agli editori, una volta infrastrutturatisi per questa
nuova sfida, di eliminare i costi indiretti di promozione/distribuzione
(promozione meditante personale dedicato e distribuzione attraverso le
librerie) e di contenere, dopo l’investimento iniziale in tecnologia, i costi
diretti di distribuzione.
Dal punto di vista dei lettori
• . Dal punto di vista dei lettori, allo stesso modo, Amazon ha
messo in grado decine di milioni di utenti, tutti i connessi alla
rete, di attingere direttamente alla fonte dei contenuti, anche
se ancora mediata dal supporto cartaceo dell’informazione,
eliminando la necessità di recarsi in libreria e in prospettiva
di pagare, incorporato nel costo dei volumi, il prezzo della
distribuzione.
•
Se molti lettori potranno abbandonarsi, di fronte a questa
innovazione, alla nostalgia romantica per il profumo di carta,
inchiostro e colla delle vecchie librerie e all’intimità
melanconica del perdersi tra gli scaffali, non per questo il
processo di “disintermediazione digitale” innescato
dall’irruzione sul mercato di Amazon (la foresta pluviale dei
libri on-line) verrà interrotto.
I vantaggi per il lettore
• Egli può infatti:
– accedere ad un “magazzino” di milioni di volumi, cosa che nessuna libreria
tradizionale e nessuna rete distributiva può garantire;
– interrogare in maniera personalizzata il data-base della libreria-biblioteca
virtuale. Il motore di ricerca dei siti di vendita on-line di libri permette raffinate
ricerche per parola chiave che agevolano la ricerca dei testi e dei contenuti
multimediali che l’utente necessita;
– consultare e scaricare in rete indice, frontespizio, introduzione e una
quarantina di pagine scelte del volume, in modo va poter valutare con calma
la congruenza dei volumi con i suoi interessi;
– accedere a servizi interattivi di community on-line in forma sincrona o
asincrona, cioè conoscere il parere di altri utenti su questo o quel libro,
discutere on-line sui suoi contenuti e addirittura conoscere gli acquisti sulla
stessa tematica effettuati dagli utenti di Amazon con gusti simili, possibilità
garantita da sofisticati software di “metrica” della navigazione[1], basati sulle
reti neurali (Autonomy®, www.autonomy.com) che costituiscono il cuore
tecnologico di Amazon e di molti altri portali.
Il nuovo ecosistema editoriale
 Il caso di Amazon permette di comprendere l’entità delle
trasformazioni in atto, e non si tratta che dell’inizio di una
rivoluzione, che tende a trasformare l’intero volto
dell’industria dei mass-media, e non solo lo snodo
cruciale della distribuzione.
 “L’ipertestualità non è un nemico delle forme tradizionali
di pubblicazione, ma il loro naturale alleato: per colpa di
Amazon. Nessuno sta pensando ad una società senza
carta. I libri che nascono in formato digitale non
necessariamente debbono rimanere in questo stato, ma
ci sono ottime ragione per lasciarli in formato digitale più
a lungo di quanto non accada oggi.”.
Il nuovo ecosistema editoriale
• Afferma infatti Moulthrop: “I media portati a loro limite tendono ad
invertire le loro caratteristiche specifiche, ma non tutti i media operano
questa inversione nel medesimo senso. Il caso di un media complesso,
sincretico e fondamentalmente interattivo come l’ipertesto, può
comportare un’”inversione” che non ci conduce alla medesima
situazione comunicativa dei mass-media, non un inversione, ma una
ritorno al futuro (déjà vu) verso un nuovo spazio culturale” (ibidem, p.
701).
•
E’ possibile, cioè, che il nuovo spazio della scrittura digitale estenda,
almeno in parte, le nostre possibilità di comunicazione e interazione
sociale.
• Liberamente interpretando il pensiero di Moutrhop, è possibile che il web
e gli strumenti della comunicazione digitale, una volta diffusisi
capillarmente nella società e divenuti più decisamente commerciali e
soggetti ad un fruizione meno attiva e più passivizzante di quanto non lo
fosse ai suoi albori, aprano in ogni caso nuovi gradi di libertà (Bolter,
1996) al corpo economico e sociale delle società, leader ed affluenti, del
capitalismo informazionale.
I sommersi e i salvati tra gli editori
• Nella nuova ecologia editoriale ipotizzata da
Moultrhop, e che si sta rapidamente divenendo
una realtà, il download liquido farà
probabilmente fallire, nel medio-lungo periodo,
le grandi catene di librerie e rimarranno mercati
di nicchia per editori le librerie di libri di pregio e
di antiquariato.
• Ma questa enorme trasformazione non farà che
aiutare, invece di farli sparire, i players più
avvertiti del settore editoriale e librario.
Scarica

Lezione 1 La societÃ..