Caratteristiche dell’inquinamento del suolo:
L’inquinamento del suolo è un fenomeno meno conosciuto,
meno evidente ed anche meno studiato rispetto
all’inquinamento delle acque e dell’aria. La sua minore
notorietà è imputabile a diverse ragioni:
L’inquinamento del suolo ha effetti meno immediati sull’uomo
rispetto, ad esempio, all’inquinamento atmosferico;
L’inquinamento del suolo è meno appariscente rispetto
all’inquinamento di un corso d’acqua dovuto a scarichi fognari
industriali;
Il suolo è un ecosistema meno conosciuto e studiato rispetto
agli ecosistemi acquatici.
Le cause dell'inquinamento del suolo sono: i rifiuti solidi,
liquidi, gassosi. I rifiuti solidi sono la carta, il vetro, la plastica,
pile scariche, medicinali scaduti e rifiuti organici.
Alcuni sono rifiuti biodegradabili (rifiuti organici) , altri invece
no ( carta, vetro, e altri) .
Questi ultimi, per essere smaltiti, vengono buttati nelle
discariche. In certi paesi, come il nostro, esiste un altro tipo di
smaltimento: la raccolta differenziata.
Altri tipi di rifiuti prodotti dall'uomo sono i rifiuti liquidi che
comprendono insetticidi, fertilizzanti, concimi chimici,
mercurio, medicinali liquidi scaduti, liquidi di pile usate.
Questi rifiuti si sono rivelati molto dannosi per l'ambiente
poiché inquinano l'acqua delle falde.
Ci sono anche i rifiuti gassosi come il CFC che viene espulso
dalle bombolette al momento dell'uso.
La superficie delle terre emerse, a parte i ghiacci, è di circa 13 miliardi
d’ettari (un quarto del globo). Quest'aria, chiamata suolo,
rappresenta la risorsa principale per la vita animale e vegetale.
Il suo strato superficiale, detto humus, determina la fertilità o meno
del terreno. Un ettaro di suolo di buona qualità, in una zona
temperata, contiene una notevole quantità di batteri, insetti,
lombrichi e varie creature microscopiche. Tutti questi organismi
contribuiscono a mantenere il giusto equilibrio del terreno e a
renderlo produttivo. Purtroppo, noi speso ignoriamo l'importanza del
suolo e così lo danneggiamo in continuazione. Si possono distinguere
almeno tre tipi di danni di cui l'uomo moderno è responsabile:
1. il taglio indiscriminato dei boschi, perciò il terreno diventa vittima di
erosioni e desertificazioni;
2. l'accumulo di sostanze tossiche per le piante, per gli animali e per
l'uomo (uso eccessivo di concimi chimici, diserbanti, pesticidi e veleni
caduti con la pioggia);
3. l'accumulo di quantità sempre maggiori di rifiuti. L'inquinamento del
suolo si ritorce immediatamente contro l'uomo, perché contamina la
catena alimentare.
Come il nome suggerisce, si tratta di una pioggia contenente
acidi. La pioggia diviene acida a causa di alcuni gas che si
combinano con l'acqua formando vari acidi. La pioggia è di
solito leggermente acida, a causa dell'anidride carbonica
disciolta in acqua (che proviene dalla respirazione degli
animali) e per la presenza di una piccola quantità di cloro
(proveniente dal sale marino). Questo porta a un valore del pH
della pioggia intorno a 5 e, in qualche parte del mondo, esso
può scendere a 4 (questo è tipico delle zone intorno ai vulcani,
in cui le emissioni di anidride solforosa e solfuro di idrogeno
portano alla formazione di acido solforico nella pioggia).
• Prima della Rivoluzione Industriale, il valore tipico del pH della
pioggia era tra 5 e 6, per cui il termine pioggia acida è
utilizzato per le piogge con un pH inferiore a 5.
Riciclare le automobili:
Quattordici milioni di vecchie auto vengono rottamate ogni anno
in Europa (anzi di più, il dato è precedente agli incentivi per la
rottamazione).
Per ora, la maggior parte di queste auto finisce alla
demolizione.
I rifiuti della demolizione sono pressoché inutili. Alcuni di essi
sono addirittura classificati come rifiuti pericolosi.
La sola Europa produce 3 milioni di tonnellate di questi rifiuti.
Se le macchine potessero essere riciclate, questo ammasso di
rifiuti potrebbe essere ridotto di molto e ci sarebbe un
notevole risparmio energetico riutilizzando i materiali riciclati
per la produzione di nuove auto.
I prodotti chimici in agricoltura:
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Le numerose sostanze utilizzate in agricoltura non restano
solo sul suolo o sulle piante. Quando la pioggia dilava il
terreno, una parte di essa finisce sui canali di scolo e da qui ai
fiumi e poi al mare. Quando l’acqua piovana (o anche quella
d’irrigazione) filtra nel terreno, tralascia lentamente un’altra
parte di queste sostanze in profondità, fino alle falde acquifere
da cui si prende l’acqua per bere, che potrebbe divenire non
potabile a causa dei nitrati e dei fosfati rilasciati dai
fertilizzanti chimici utilizzati sul terreno.
Anche l’azione dei pesticidi (detti anche fitofarmaci) possono
contaminare falde acquifere, l’acqua potabile e il cibo. Non
sono tuttavia ancora noti gli effetti sull’uomo, pur essendo in
ogni caso sostanze nocive.
A questo problema si viene incontro utilizzando la coltivazione
biologica, che però a causa dei raccolti più scarsi si hanno dei
prezzi relativamente elevati nell’ambito dell’alimentazione.
I rifiuti tossici industriali:
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Le industrie si liberano dei rifiuti tossici derivanti dalle diverse
lavorazioni attraverso discariche speciali. Tuttavia alcuni tipi di
rifiuti tossici finiscono nei fiumi, con i liquami di fogna.
Tra i rifiuti tossici dell’industria chimica troviamo:
I metalli pesanti (mercurio, usato spesso come fungicida;
piombo, usato nelle batterie, nei proiettili, nelle vernici e nelle
benzine; cadmio, usato nei rivestimenti di metallo, a volte
come colorante e in alcuni tipi di batterie).
Gli ossidi metallici e i sottoprodotti dell’industria farmaceutica.
Idrocarburi tossici (usati per produrre insetticidi tipo il DDT o
nelle lavorazioni di plastiche e vernici)
Il cromo (usato per la "cromatura" dei metalli, nella
lavorazione di pelli e nelle acque di raffreddamento delle
industrie.
Tutte queste sostanze si stanno accumulando nel ciclo
dell’acqua.
L’inquinamento da petrolio:
La maggior parte dei mari del mondo è inquinata da petrolio.
Questo proviene per la maggior parte da attività che si
svolgono a terra, cioè dagli scarichi delle industrie e dalle
raffinerie di petrolio. Altre fonti sono i versamenti dalle
petroliere, che avvengono normalmente durante il lavaggio dei
serbatoi oppure nel caso di incidenti.
• Una delle zone marine più inquinate al mondo (per quanto
riguarda il petrolio) è il mediterraneo, ciò è dovuto al fatto che
si tratta di una mare chiuso e le sue acque si rinnovano molto
lentamente (80-100 anni).
Gli incidenti delle petroliere:
Quando una petroliera subisce un incidente nel quale ci siano dei
versamenti di petrolio in mare, si provocano molti danni all’ambiente. Il
petrolio galleggia sull’acqua, formando uno strato che isola l’acqua
dall’aria, impedendo gli scambi di gas. L’impoverimento d’ossigeno
causato fa morire molti organismi marini. Con il passare dei mesi le
sostanze più leggere o evaporano o vengono distrutte lentamente da
microrganismi o reazioni chimiche; quelle più pesanti, invece,
rimangono sotto forma di grumi e poi lentamente affondano e vengono
a poco a poco attaccate da batteri o da reazioni chimiche. Prima di
scomparire, però, distruggono anche gli organismi che vivono sui
fondali.
La
tutela del suolo contro i rischi da inquinamento è
regolamentata dal Decreto ministeriale del 25 ottobre 1999 n.
471, promulgato a seguito di delega specifica disposta
dall'articolo 17 del Decreto legislativo del 5 febbraio 1997 n.
22, più noto come Decreto Ronchi.Va sottolineato che in
precedenza
la
materia
era
regolamentata
da
poche
disposizioni di legge a carattere nazionale ed in qualche caso
regionale. In particolare le suddette norme non fornivano
sufficienti elementi utili alla determinazione dei livelli di
inquinamento del suolo e delle acque, non indicavano le
procedure di riferimento né per le indagini né per il
campionamento dei terreni e le relative analisi riguardo le
matrici ambientali. Mancava inoltre una codifica delle
specifiche tecniche per le procedure di bonifica e soprattutto
non venivano individuati gli obiettivi del risanamento dei siti
inquinati,
lasciando
infine
aperte
molte
incertezze
interpretative
riguardo
le
responsabilità
dei
soggetti
interessati.Il regolamento stabilisce criteri, procedure e
modalità per la messa in sicurezza, la bonifica ed il recupero
ambientale dei siti inquinati.
Sono determinate le procedure per la caratterizzazione dei siti
inquinati e sono stabiliti i limiti di riferimento per la
concentrazione delle sostanze e dei composti nei terreni,
differenziati in base alla destinazione d’uso (siti ad uso verde
pubblico, privato e residenziale e siti ad uso commerciale e
industriale), e per le acque di falda, oltre ai criteri per la
valutazione della qualità delle acque superficiali. La bonifica di
suoli e siti inquinati è una delle più rilevanti problematiche
emergenti per gli interventi di recupero e di risanamento
ambientale, e riguarda tutto il territorio nazionale.
Le aree interessate da inquinamento sono (o sono state) in
genere sede di:
• attività industriali con processi e lavorazioni per la produzione
di sostanze chimiche di varia natura;
• attività di servizio, come ad esempio i distributori di carburante
ed i depositi di idrocarburi;
• impianti di trattamento e smaltimento rifiuti (abusivi o non
realizzati secondo gli standard normativi).
Vanno poi considerate le aree ove avvengono sversamenti
accidentali di sostanze inquinanti a causa di incidenti stradali
o errori operativi in fase di alimentazione di impianti.Nelle
aree interessate si rende quindi necessario intervenire e
provvedere alla bonifica dei terreni o alla messa in sicurezza,
al fine di prevenire il rischio di esposizione di persone a
sostanze pericolose per la salute, impedire la diffusione della
contaminazione nel suolo e nelle altre matrici ambientali e
definire la disponibilità dell’utilizzo futuro di tali aree per
nuove attività.In generale sono stati condotti e sono in fase di
realizzazione interventi di messa in sicurezza di emergenza e
studi di caratterizzazione. Solo in pochi casi sono state avviate
le operazioni di bonifica e recupero ambientale e messa in
sicurezza permanente dei siti; ove necessario, sono stati
condotti interventi di monitoraggio della qualità delle acque di
falda, per il controllo dell’estensione e del movimento
dell’inquinamento.Nella gran parte dei casi sono in fase di
elaborazione i piani di caratterizzazione delle aree interessate
e i relativi elaborati progettuali.
•
Esistono delle associazioni che studiano cause, effetti e modi
per rimediare a questo fenomeno. Vengono istituite, anche,
aree protette per la salvaguardia del suolo.
Prevenzione dell’inquinamento:
Il fattore ambiente ha assunto progressivamente, nelle politiche comunitarie
e conseguentemente in quelle italiane, il ruolo di importante criterio di
selezione delle tecnologie di processo e dei prodotti nei cicli produttivi.
Si è affermata così la necessità non solo di proteggere le risorse fondamentali
e l'ambiente, ma anche di assicurare uno sviluppo economico responsabile a
vantaggio delle future generazioni.
La natura stessa del processo produttivo comporta - trasformando la materia
- particolari effetti ambientali quali il consumo di energia ed acqua, le
emissioni in aria ed in acqua e la produzione di rifiuti.
In questa nuova visione dello sviluppo, l'Unione Europea si sta muovendo con
l'obiettivo di conciliare gli aspetti di crescita e di competitività con quelli di
compatibilità ambientale e sicurezza dei processi e dei prodotti, nonché di
tutela della salute delle persone e dell'ecosistema di riferimento.
Il concetto di sviluppo sostenibile implica, infatti, una sostanziale
interdipendenza tra politica industriale e politica ambientale, con un ruolo
particolare delle strutture tecniche e amministrative della pubblica
amministrazione, che dovranno accompagnare ai tradizionali compiti di
controllo quelli di prevenzione dell'inquinamento e di promozione e
assistenza dell'attività industriale basata sullo sviluppo di tecnologie
avanzate per la protezione dell'ambiente.
•
Un altro elemento essenziale da tenere in considerazione è il
rapporto con il territorio, quale fattore determinante sia per la
valutazione delle pressioni ambientali dovute alle attività
produttive sia per le decisioni di investimento delle imprese,
soprattutto per quanto riguarda la disponibilità di infrastrutture.
In questi ultimi anni il problema dell'impatto ambientale delle
attività produttive ha determinato l'impegno di molti governi,
organismi governativi e della stessa Unione Europea, per la
definizione di nuove normative e azioni che permettessero lo
sviluppo di produzioni più pulite.
La Direttiva 96/61/CE, nota anche come direttiva IPPC
(Integrated Pollution Prevention and Control - in italiano,
Prevenzione e Riduzione Integrate dell'Inquinamento), è lo
strumento di cui l'Unione Europea si è dotata per mettere in atto
i principi di prevenzione e controllo dell'inquinamento industriale
e di promozione delle produzioni pulite, valorizzando il concetto
di "migliori tecniche disponibili".
•
La direttiva IPPC richiede ai Paesi appartenenti all'Unione
Europea un nuovo atteggiamento per quanto riguarda la tutela
dell'ambiente e della salute dei cittadini, attribuendo ai singoli
organismi nazionali un'innovata funzione metodologica e
operativa rispetto alle questioni ambientali. La direttiva,
infatti, si pone l'obiettivo di prevenire, ridurre e, per quanto
possibile, eliminare l'inquinamento, intervenendo alla fonte
delle attività inquinanti (attraverso una più rigorosa
definizione del termine "compatibilità ambientale") e
garantendo una corretta gestione delle risorse naturali.
La direttiva Ippc è stata recepita in Italia attraverso
l'emanazione del Decreto Legislativo n.372 del 4 agosto 1999.
La modalità d'azione proposta dalla direttiva è incentrata su
un approccio integrato per la prevenzione e la riduzione
dell'inquinamento proveniente dai settori produttivi individuati
in un apposito allegato.
Tale approccio integrato è riferito sia al coordinamento delle
autorità competenti relativamente alle procedure e alle
condizioni di autorizzazione alla produzione per gli impianti
industriali, sia al controllo delle emissioni nell'ambiente, non
più considerato suddiviso in tre autonome parti (acqua, aria e
suolo), ma come un unicum da proteggere.
•
Questo si inserisce in una logica di razionalizzazione e
semplificazione che valorizza le specifiche funzioni e
competenze a livello centrale (Ministero dell'Ambiente e della
Tutela del Territorio e APAT) e sul territorio (Regioni, Enti
locali e sistema delle Arpa).
La direttiva Ippc ha introdotto il concetto di valori limite di
emissione basati sull'individuazione di standard tecnologici,
gestionali e criteri di valutazione politica: le migliori tecniche
disponibili (Bat - Best Available Techniques).
Per migliori tecniche si intendono non solo le tecnologie di
processo, ma anche la loro progettazione, gestione,
manutenzione, messa in esercizio e dismissione; per tecniche
disponibili si intendono quelle che consentono la loro
applicazione nei diversi settori industriali sia dal punto di vista
tecnologico che economico, in una valutazione articolata dei
costi e benefici derivanti dal loro impiego.
Tale valutazione non esclude (anzi integra) le opzioni di
"politica ambientale", nazionale e locale, riguardanti i processi
e le tecnologie nei settori produttivi interessati all'applicazione
dell'IPPC.
• L'Unione Europea (UE) si è attrezzata per favorire
l'attuazione della direttiva Ippc creando un apposito
ufficio, operante presso il Centro comunitario di ricerca
di Siviglia.
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