IL PONTE
ARCUS
uno strumento di intervento
a sostegno dei beni culturali
Il compito dichiarato di Arcus è di sostenere in
modo innovativo progetti importanti e ambiziosi
concernenti il mondo dei beni e delle attività
culturali, anche nelle sue possibili interrelazioni
con le infrastrutture strategiche del Paese.
Per la realizzazione delle proprie attività Arcus si
avvale delle risorse di cui all’articolo 60 della legge 27
dicembre 2002, n. 289 (Legge Finanziaria 2003). La
norma dispone che annualmente il 3% degli
stanziamenti previsti per le infrastrutture sia destinato
alla spesa per la tutela e gli interventi a favore dei
beni e delle attività culturali. Arcus è individuata
come la struttura destinataria di tali fondi.
Nella missione di Arcus sostenere progetti significa
individuare iniziative importanti, aiutarne il
completamento progettuale, intervenire negli aspetti
organizzativi e tecnici, partecipare - ove opportuno o
necessario - al finanziamento del progetto,
monitorarne l’evoluzione, contribuire ad una
conclusione felice dell’iniziativa.
Il progetto ambizioso di Arcus è così di diventare il
“collante” che consente di rendere operativa la
capacità sistemica di promozione e sostegno
progettuale per la realizzazione di iniziative mirate a
migliorare il quadro dei beni e delle attività culturali,
in un’ottica di sempre migliore conservazione,
fruizione e valorizzazione. Arcus, muovendosi
opportunamente, favorisce la necessaria convergenza
di tutti i soggetti, contribuendo quindi al successo dei
progetti culturali di volta in volta identificati.
TRA LE IDEE E L’UOMO
Nel mese di febbraio 2004, con atto del Ministro per i
Beni e le Attività Culturali, è stata costituita Arcus,
Società per lo sviluppo dell’arte, della cultura e dello
spettacolo S.p.A., ai sensi della legge 16 ottobre 2003,
n. 291. Il capitale sociale è interamente sottoscritto dal
Ministero dell’Economia, mentre l’operatività aziendale
deriva dai programmi di indirizzo che sono oggetto dei
decreti annuali adottati dal Ministro per i Beni e le
Attività Culturali – che esercita altresì i diritti
dell’azionista – di concerto con il Ministro delle
Infrastrutture e dei Trasporti. Arcus può altresì
sviluppare iniziative autonome.
PER L’ARCHEOLOGIA
La mostra che qui si presenta vuole evidenziare uno
dei settori strategici dell’attività che Arcus svolge
dall’anno 2004 nell’ambito dei beni culturali.
Il sostegno per la realizzazione di progetti che riguardano
l’archeologia ha impegnato la Società fin dalla nascita,
legandosi strettamente alla sua missione e all’idea sottesa
alla sua costituzione: il collegamento tra beni culturali e
infrastrutture, due mondi talvolta contrapposti, tra i
quali, tramite Arcus, è stato teso per la prima volta un
ponte. Una percentuale dei fondi destinati alle grandi
opere pubbliche, che spesso penalizzano il territorio ed il
paesaggio, è stata destinata al recupero ed alla
valorizzazione delle realtà culturali significative che le
circondano e quindi, in primo luogo, a quei siti
archeologici che potevano giovarsi della sinergia con i
grandi percorsi turistici e commerciali.
Dopo la costituzione di Arcus il Ministero per i Beni e le
Attività Culturali e il Ministero delle Infrastrutture e dei
Trasporti hanno operato insieme per dotare annualmente
la Società di programmi che investono un’ampia gamma
di interventi nelle diverse materie del vasto mondo dei
beni culturali, e l’area degli interventi archeologici è stata
uno dei settori privilegiati. Molti e diffusi su tutto il
territorio nazionale sono stati i finanziamenti e le attività
di sostegno che Arcus ha condotto a favore di siti
archeologici, fossero essi aree, parchi o realtà commiste
alla dimensione urbana, e di questi si intende qui offrire
un repertorio, certo non esaustivo, ma con l’ambizione di
rappresentare le varie tipologie degli interventi svolti o in
corso di attuazione. Infatti, non ci si è limitati ad
incrementare nuovi scavi o il restauro di alcune
emergenze archeologiche, ma si è favorito, cercando di
coinvolgere enti pubblici e privati e promuovendo anche
la realizzazione di collegamenti con la rete stradale
(passerelle, strade, aree di sosta), la valorizzazione e la
fruibilità dei luoghi, perché divenissero confluenza e
motore di interessi e di crescita non solo culturale.
Particolare attenzione è stata rivolta, inoltre, alla
conoscenza attraverso la sperimentazione e l’applicazione
di metodologie e tecniche innovative.
PER L’ARCHEOLOGIA
ARCUS PER L’ARCHEOLOGIA
ARCUS
ARCUS
E’ per questo che, anche nella
rappresentazione grafica dei pannelli, si sono
voluti differenziare i progetti: quelli più
strettamente correlati ad infrastrutture, quelli
di prevalente interesse tecnologico, e quelli che
hanno mirato invece alla valorizzazione di aree
o di parchi archeologici che potessero avere il
carattere di veri e propri bacini culturali.
PARCO ARCHEOLOGICO
AREA ARCHEOLOGICA
INFRASTRUTTURE
TECNOLOGICO
ARCUS
PER L’ARCHEOLOGIA
ex Chiesa di Santa Marta
Piazza del Collegio Romano, 5
ROMA
27-30 novembre 2008
ARCUS PER L’ARCHEOLOGIA
ARCUS
PARCO ARCHEOLOGICO
AREA ARCHEOLOGICA
INFRASTRUTTURE
TECNOLOGICO
PER L’ARCHEOLOGIA
Via Annia
valorizzazione di
un’antica strada romana
Aquæ Patavinæ
area archeologica
Altino
museo archeologico nazionale
Comune di Montegrotto Terme
Provincia di Padova
Comune di Quarto d’Altino
Provincia di Venezia
Massaciuccoli
area archeologica
Colombarone
area archeologica
Comune di Massarosa
Provincia di Lucca
Comune di Colombarone
Provincia di Pesaro e Urbino
Ortonovo Luni
area archeologica
San Rossore-Pisa
navi romane
Comune di Ortonovo
Provincia di La Spezia
Suasa
nuova viabilità
Comune di Pisa
Provincia di Pisa
Comune di Castelleone di Suasa
Provincia di Ancona
Cupra Marittima
parco archeologico
Comune di Cupra Marittima
Provincia di Ascoli Piceno
Otricoli Narni e Carsulæ
area archeologica
Vulci
parco archeologico
Comune di Otricoli, Narni e Terni
Provincia di Terni
Comune di Canino e
Montalto di Castro
Provincia di Viterbo
Teramo
parco archeologico
Comune di Teramo
Provincia di Teramo
Porto di Traiano
a Fiumicino (RM)
Lucus Feroniæ
sito archeologico
Comune di Fiumicino
Provincia di Roma
Arzachena
Comune di Capena e Fiano Romano
Provincia di Roma
parco archeologico
Comune di Arzachena
Provincia di Olbia-Tempio
Villa Adriana
la “palestra”
Comune di Tivoli
Provincia di Roma
Linea C
Metro Roma
Metropolitana di Napoli
Comune di Roma
Provincia di Roma
stazioni duomo e municipio
Comune di Napoli
Provincia di Napoli
Imago Urbis
museo universitario virtuale
Comune di Roma
Provincia di Roma
La Via Flaminia
realtà virtuale
Comune di Roma
Provincia di Roma
Aquino
sito archeologico
Comune di Aquino
Provincia di Frosinone
Sibari
area archeologica
Comune di Cassano allo Ionio
Provincia di Cosenza
Fratte
sito acheologico
Comune di Salerno
Provincia di Salerno
Tuvixeddu
area archeologica
Comune di Cagliari
Provincia di Cagliari
Patti Marina
villa romana
Comune di Patti
Provincia di Messina
Progetto Norace
guida multimediale
Comune di Pula
Provincia di Cagliari
Locri Epizefiri
parco archeologico
Comune di Locri
Provincia di Reggio Calabria
Tellaro
villa romana
Comune di Noto
Provincia di Siracusa
INFRASTRUTTURE
Aquæ Patavinæ
LA STORIA
L’area termale euganea, oggi
suddivisa nei due comuni di
Abano e Montegrotto, fu
nell’antichità un’unica entità
territoriale, nota nelle fonti
antiche come Patavini fontes o
fons Aponi.
Frequentata dagli abitanti del
territorio patavino fin dall’epoca protostorica come
santuario a carattere comunitario, la zona in età romana
fu oggetto di un sistematico
sfruttamento delle risorse
idrotermali: nacque così
gradualmente una vera e
propria “città d’acqua”,
dipendente amministrativamente dalla vicina Patavium,
ma sviluppata come un importante centro religioso,
termale e residenziale. Il
santuario, dalle caratteristiche
connotazioni oracolari, continuò a rappresentare nel
tempo il principale punto di
riferimento del territorio;
l’insediamento si sviluppò
rapidamente, non tanto come
un nucleo urbano, ma piuttosto con un tessuto abitativo
diffuso, articolato in diversi
complessi termali, dotati di
vasche e sistemi di canalizzazione, e in strutture di tipo
residenziale per l’accoglienza
della clientela.
La continuità di vita costituisce uno degli aspetti più
significativi di questo territorio con uno sviluppo urbanistico che ha tuttavia provocato inevitabili gravi lacune
nelle attuali conoscenze sul
centro antico.
In una delle aree archeologiche di Montegrotto, in via
Neroniana, opera fin dal
2001 la Scuola di Specializzazione in Archeologia dell’Università di Padova con
annuali campagne di scavo
che vedono impegnate squadre di allievi, sotto la guida di
docenti ed operatori anche di
altre Facoltà patavine e di
altre Università, nell’ottica di
un lavoro caratterizzato da
spiccata interdisciplinarietà.
MONTEGROTTO TERME (PADOVA)
Valorizzazione dell’area archeologica
ANNO: 2006
IMPORTO: 1.500.000,00 euro
IL PROGETTO
Il progetto Aquæ Patavinæ ha
individuato, in accordo con la
Soprintendenza per i Beni
Archeologici per il Veneto e
l’Amministrazione comunale di
Montegrotto Terme, un obiettivo
ampio e importante: la conoscenza, la tutela e la valorizzazione della ricca realtà archeologica del centro veneto, al fine di
ottimizzare la visibilità e la fruizione dei beni ed insieme di incrementare il turismo culturale
dell’area.
Il progetto, attuato secondo
strategie di analisi multidisciplinare, si propone di ricostruire il
paesaggio naturale e antropico
del sito nelle epoche antiche,
inquadrandolo nel più vasto
contesto storico-ambientale del
comprensorio termale euganeo
e poi di valorizzarlo, creando un
percorso archeologico unitario. I
fulcri di questo Parco Archeologico euganeo, strettamente
collegato alle moderne opere
infrastrutturali autostradali e
ferroviarie, saranno costituiti da
quattro principali aree archeologiche: il complesso termale
monumentale (dotato di tre
vasche-piscine, un teatro coperto, un portico ed un altro edificio
forse interpretabile come ninfeo
o biblioteca) risalente all'epoca
romana imperiale; un secondo
importante complesso probabilmente di carattere residenziale,
per il quale gli scavi in corso
stanno restituendo un’articolata
serie di fasi comprese tra l’epoca
augustea e l’alto medioevo; un
complesso di vasche monumentali di età romana venute alla luce
al di sotto di una nuova ala
dell’Hotel Terme Neroniane; una
villa rustica romana recentemente emersa nella vicina località di
Turri.
Completerà la conoscenza del
territorio e del fenomeno termale
la realizzazione di un Museo
delle Terme Euganee e del
termalismo presso la sede di
Villa Draghi, uno spazio espositivo che raccoglierà e renderà
fruibili i materiali raccolti con gli
scavi, ma al tempo stesso si
amplierà a raccontare la storia di
Montegrotto attraverso i secoli,
evidenziando persistenze e
trasformazioni delle scelte insediative e del significato economico del centro urbano.
FINANZIAMENTI ARCUS
ANNO: 2005
IMPORTO: 1.000.000,00 euro
MiBAC Direzione Regionale
per i Beni Culturali e
Paesaggistici del Veneto Soprintendenza per i Beni
Archeologici per il Veneto;
Università degli Studi di
Padova - Dipartimento di
Archeologia; Comune di
Montegrotto Terme
IL PROGETTO
ARCUS PER L’ARCHEOLOGIA
LA STORIA
Comune di Montegrotto Terme
Provincia di Padova
A sinistra
Villa Draghi, futura
sede del Museo
delle Terme
Euganee e del
termalismo
A sinistra
Veduta dello scavo
di una struttura
medievale al
centro dell’area
A destra
Deposizione
probabilmente
rituale di anfore
coricate intorno
ad una bocchetta
in ceramica grigia
Sopra a destra
Veduta del settore residenziale
con i mosaici
A sinistra
Vasca sotto la sala ristorante
dell’Hotel Terme Neroniane
(Scavi Soprintendenza)
A sinistra
Foto aerea del
terreno in corso di
scavo tra via
Neroniana e la
linea ferroviaria
Padova–Bologna
Antefissa in
terracotta
INFRASTRUTTURE
FINANZIAMENTI ARCUS
ANNO: 2004
IMPORTO: 1.500.000,00 euro
ANNO: 2005
IMPORTO: 1.200.000,00 euro
Lucus Feroniæ
SISTEMAZIONE DEL SITO ARCHEOLOGICO
LA STORIA
ANNO: 2007
IMPORTO: 1.400.000,00 euro
Il sito, già frequentato a
partire dall’VIII sec. a.C.,
vede in epoca arcaica l’impianto di un santuario dedicato alla dea Feronia (divinità
italica mutuata dai vicini
Sabini ed avvicinabile alla
greca Persefone, protettrice in
special modo delle acque,
della fertilità e della salute) in
prossimità di un bosco sacro
(lucus). Il santuario ed il lucus
Feroniæ erano molto celebri
nell’antichità: centro di incontro e famoso mercato già
in età regia, vi convenivano
tutti i popoli vicini (latini,
sabini, etruschi, falisci) in
occasione delle feste. La fama
del santuario capenate fu tale
da suscitare persino la cupidigia di Annibale, che nel 211
a.C. lo saccheggiò e lo depredò delle ingenti ricchezze
accumulate nel corso dei
secoli. Ricostruito dopo tale
episodio, il complesso vide
nel I sec. a.C. la fondazione
della colonia romana Julia
Felix Lucoferonensis, cui si deve
l’evoluzione in senso urbano
dell’antico santuario.
La nuova città fiorì specialmente nel I sec. d.C., sotto il
patronato della gens Volusia
(proprietaria anche della
grandiosa villa suburbana
detta per l’appunto dei Volusii
Saturnini), e poi in epoca
traianea.
Con il III sec. d.C. inizia il
declino del centro antico,
compiutosi definitivamente
nel V secolo d.C.
LA STORIA
MiBAC Direzione Regionale
per i Beni Architettonici e
Paesaggistici del Lazio Soprintendenza per i Beni
Archeologici del Lazio
A destra
Pavimentazione
della cosiddetta
basilica dopo
i restauri
A sinistra
Le terme del foro
dopo i restauri
A sinistra
Fotografia aerea e
pavimento in
opus sectile
In alto
Schizzo di progetto del ponte pedonale
sulla via Tiberina, la cui redazione è stata
affidata al gruppo costituito dal Prof.
Arch. Francesco Cellini e dall’Ing. Fabio
Brancaleoni
A sinistra
Veduta dell’anfiteatro
Il comprensorio archeologico
di Lucus Feroniæ è attualmente
suddiviso dalla moderna
viabilità in tre settori contigui,
amministrativamente ricadenti nel territorio di due
diversi comuni della Provincia di Roma, Capena e
Fiano.
Ad ovest della odierna via
provinciale Tiberina, che fa
da confine fra i due comuni,
si estende il settore maggiore
dell’area archeologica, con i
resti dell’antico centro urbano di Lucus Feroniæ (con
l’omonimo santuario) e del
suo immediato suburbio. Ad
est della via Tiberina, in
comune di Fiano, si sviluppa
un altro ampio segmento
dell’antico territorio suburbano, con il monumentale
complesso archeologico della
villa dei Volusii Saturnini, a sua
volta divisa in due parti da
una rampa della Autostrada
A1, in via di dismissione.
IL
PROGETT
ARCUS PER L’ARCHEOLOGIA
Comune di Capena e Fiano Romano
Provincia di Roma
IL PROGETTO
L’intervento prevede la
“ricucitura” delle aree di
Lucus Feroniæ con il
santuario, nel comune di
Capena (RM), e della Villa
dei Volusii Saturnini nel
comune di Fiano Romano
(RM), attualmente in concessione alla Società
Autostrade S.p.A., tramite
una serie di percorsi privi
di barriere architettoniche
ed il superamento delle
cesure costituite dal moderno tracciato della via
Tiberina e dalla dismessa
rampa autostradale; quindi, una serie coordinata di
interventi di consolidamento, restauro e protezione
sulle strutture e sugli apparati decorativi che saranno
condotti seguendo le
tecniche usuali del restauro (opere di cuci e scuci,
integrazioni, protezione
delle creste murarie ecc.)
sui manufatti maggiormente degradati. A completamento dei lavori di musealizzazione del sito è prevista l’installazione di una
serie di apparati didattici e
di un impianto di illuminazione.
Il progetto così condotto
restituirà al complesso la
sua unitarietà originaria
permettendo un percorso
di visita, che collegherà le
varie zone del Parco Archeologico (foro, anfiteatro, museo, Villa dei Volusii
Saturnini, rendendole
fruibili per un pubblico più
vasto.
Al momento attuale è in
fase di rielaborazione il
progetto definitivo del
ponte pedonale sulla via
Tiberina, la cui redazione è
stata affidata al gruppo
costituito dal Prof. Arch.
Francesco Cellini e dall’Ing. Fabio Brancaleoni.
Sono invece ultimati i lavori
relativi al primo lotto di
restauro delle strutture
archeologiche e quelli per
la realizzazione dei percorsi di visita all’interno dell’area di Lucus Feroniæ.
Ortonovo Luni
AREA ARCHEOLOGICA DI LUNI
LA STORIA
Fondata nella primavera del
177 a.C., la colonia romana
di Luna godette in antico di
grande sviluppo legato
all’attività estrattiva dei
marmi “lunensi” dei bacini
sul massiccio delle Apuane:
già nel corso del I sec. a.C.
inizia la fortuna della città
con l'esportazione nella
capitale di marmo per le
opere pubbliche, ma lo
sfruttamento pianificato dei
bacini raggiunge il culmine
con le dinastie giulio-claudia
e flavia.
Sul volgere del IV secolo un
sisma determina la fine
della città romana imperiale; nella prima metà del V
secolo Luni è tuttavia sede
vescovile con la Basilica
Cristiana, costruita con il
recupero del materiale
proveniente dagli edifici
capitolini collassati.
Baluardo del limes bizantino,
dalla tarda antichità la città
diventa meta di pellegrinaggi per le sacre reliquie
del preziosissimo Sangue e
crocevia degli itinerari devozionali per i luoghi santi.
Le indagini archeologiche
hanno portato in luce aree e
monumenti pubblici e privati: particolare rilievo
assumono i sondaggi in
corso, grazie al primo lotto
di finanziamenti ARCUS,
all’interno del complesso
tardo antico e altomedievale
della Cittadella vescovile.
La tutela e la valorizzazione
dell’area sono alla costante
attenzione di Enti e Istituzioni locali: in particolare, il
PTC della provincia di La
Spezia identifica nel potenziamento della fruizione
storico-archeologica, con
epicentro Luni, l’elemento
cardine del Sistema turistico
della Val di Magra, con
l'obiettivo di realizzare il
Parco Archeologico della
città antica integrato ad
altre realtà rilevanti presenti
sul territorio, quali il Parco
Naturale Regionale di
Montemarcello Magra, il
parco Campagna della
Marinella, i siti di interesse
comunitario (S.I.C.) integrati con il “sistema apuano”
cui si riferiscono il Museo
del marmo, l'Accademia e
le Cave di Carrara nella
contermine Lunigiana
toscana.
INFRASTRUTTURE
Recupero ed estensione degli scavi. Rilancio turistico dell’area
attraverso un più agevole collegamento autostradale
IL PROGETTO
Il progetto architettonico
prevede il completamento
del recupero funzionale delle
dimore storiche Benettini-Gropallo e dei rustici –
casali Menchelli e Giglio –
situati all’interno del perimetro della città romana, da
destinarsi a spazi espositivi
ed operativi: archivi informatizzati, laboratori, sala per
conferenze, aule per eventi
temporanei, spazi di conservazione e consultazione
del materiale archeologico.
Il progetto di musealizzazione è volto alla ricostituzione
della maglia viaria antica che
giace al di sotto del piano di
campagna per cogliere la
complessa trama del tessuto urbanistico e consentire
di raggiungere i luoghi di
culto, gli edifici da spettacolo e le grandi residenze
lunensi. Il nuovo percorso
lungo il cardine massimo si
pone in diretta sintonia con il
progetto “Collegamento tra
autostrada A12 e Parco del
Museo Archeologico Nazionale di Luni”, proposto di
concerto dalla Società
Autostrada Ligure Toscana
(SALT p.a.), che sta lavorando al completamento
dell’uscita autostradale con
accesso pedonale alla porta
meridionale e al cardine.
Direzione Regionale e Soprintendenza per i Beni
Archeologici per la Liguria
hanno promosso inoltre il
progetto “Grande Luni”
finalizzato alla progettazione
e messa a sistema di interventi strategici all’interno
dell’area archeologica
e nell’area della
Bassa Val di Magra:
dalla programmazione e
sistemazione degli
s c a v i a rcheologici,
alla diffusione della
conoscenza
del sito, alla
promozione
di
una
politica di
sviluppo locale.
IL PROGETTO
ARCUS PER L’ARCHEOLOGIA
LA STORIA
Comune di Ortonovo
Provincia di La Spezia
FINANZIAMENTI ARCUS
ANNO: 2004
IMPORTO: 1.500.000,00 euro
ANNO: 2007
IMPORTO: 1.460.000,00 euro
MiBAC Direzione Regionale
per i Beni Architettonici e
Paesaggistici della Liguria,
Soprintendenza per i Beni
Archeologici per la Liguria
A sinistra
Fotografia aerea
dell’anfiteatro di
Luni
A destra
Busti di Ottaviano
Augusto e di
Emilio Lepido
A sinistra
Ortonovo, Luni. Case Benettini Gropallo e Casale
Menchelli. Cantiere di restauro delle dimore storiche
rurali: in primo piano il deposito conservativo dei
materiali archeologici provenienti dall’area pubblica
Statua con cornucopia
PARCO ARCHEOLOGICO
Arzachena
FINANZIAMENTI ARCUS
ANNO: 2005
IMPORTO: 1.000.000,00 euro
PARCO ARCHEOLOGICO CAPICHERA
Comune di Arzachena
LA STORIA
Il nuraghe “La Prisgiona” costituisce la
principale struttura
del villaggio nuragico di Capichera,
compreso nell’omonimo Parco Archeologico presente nel
territorio di Arzachena. Cronologicamente, il nuraghe
si colloca nella grande era del megalitismo in Sardegna, il
cui inizio viene fissato intorno alla metà
del secondo millennio a.C., quindi durante il Bronzo medio, per finire nell’Età del Ferro.
I manufatti emersi
durante i recenti
scavi archeologici ed
i reperti rinvenuti
documentano l’antropizzazione di
questo territorio in
un arco di tempo
che si estende dal
XIV al X sec. a.C.,
per continuare fino
al periodo romano.
IL PROGETTO
IL PROGETTO
ARCUS PER L’ARCHEOLOGIA
LA STORIA
Comune di Arzachena
Provincia di Olbia-Tempio
Il progetto di realizzazione del
Parco Archeologico Capichera di
Arzachena persegue l’obiettivo di
valorizzare l’ampio e maestoso
complesso nuragico, portando a
termine una serie di interventi già
realizzati negli anni passati dall’Amministrazione Comunale e
dalla Soprintendenza per i Beni
Archeologici della Provincia di
Sassari e Nuoro.
L’intervento è finalizzato al consolidamento del mastio del nuraghe,
alla prosecuzione degli scavi
archeologici nell’area circostante il
nucleo centrale del villaggio, alla
preservazione dei rinvenimenti ed
alla facilitazione della lettura dell’intero complesso archeologico con
lo studio dei percorsi di fruizione in
condizioni di sicurezza.
Nel dettaglio il progetto ha previsto
il completamento dei lavori di
scavo e consolidamento del
mastio, delle torri laterali e delle
strutture elevate esistenti (cortile
ed antemurale), nonché la messa
in luce delle capanne nella zona
sud-est del villaggio e dei circoli
attorno al nuraghe.
Il consolidamento ed il restauro del
mastio centrale sono stati eseguiti
mediante la ricollocazione nell’alloggiamento originario dei blocchi
in granito provenienti dal crollo,
con particolare attenzione agli
interventi necessari a ripristinare la
tenuta statica delle strutture. I
lavori di scavo delle torri est e
ovest e delle capanne sul lato sudest hanno portato alla luce reperti
di notevole interesse tra cui due
“olle” di circa 60 cm di diametro
inviate al Laboratorio di Restauro
di Arzachena; qui giovani restauratori insieme alla professionalità
della Soprintendenza Archeologica
ed in collaborazione con l’Università di Cagliari hanno lavorato alla
ricostruzione dei reperti.
Le fasi del rilievo tradizionale sono
state incrementate dalle nuove
tecniche del laser scanner 3D che
consentono il chiarimento della
tipologia costruttiva, dell’archeometria dei materiali impiegati e
delle interconnessioni delle fasi
costruttive.
Oggi il parco Archeologico Capichera è funzionale e fruibile in
completa sicurezza in tutte le sue
parti: percorsi pedonali attraversano tutte le aree restaurate penetrando nel cuore dei bastioni e
pedane sopraelevate consentono
una veduta d’insieme di tutta
l’area.
A sinistra
Veduta generale a
fine lavori
Interventi
di restauro
Interno mastio:
intervento di rimozione dell’armatura
lignea di sicurezza
Torre Est: rimozione
del blocco fratturato,
dal paramento
esterno, per l’intervento di restauro
Torre D: riposizionamento di piattabande sul corridoio
d’ingresso
A sinistra
Capanna 11:
rimozione dei
frammenti di ziro
dallo strato
archeologico per il
trasporto nel
Laboratorio di
Restauro di
Arzachena
Area Sud - esterno capanna 3: sistemazione
successiva allo scavo
!
Sopra
Planimetria del sito
archeologico
PARCO ARCHEOLOGICO
FINANZIAMENTI ARCUS
ANNO: 2005
IMPORTO: 400.000,00 euro
Comune di Cupra Marittima
(AP)
SISTEMAZIONE DEL PARCO ARCHEOLOGICO
LA STORIA
Cupra Marittima è senza
dubbio uno dei centri più
interessanti del litorale
Adriatico: la sua storia è
intimamente connessa
alla presenza del famoso
santuario piceno della
Dea Cupra, con prossimo
scalo portuale ben noto
alle fonti antiche. Il santuario, al pari di quello
etrusco di Pyrgi, aveva
infatti una funzione strettamente emporica ed era
legato all’approdo marittimo dove facevano scalo
navi greche ed etrusche,
rendendo quindi l’area un
importante punto di
passaggio per le merci
dirette verso l’interno del
territorio.
L'importanza del luogo di
culto della dea e del suo
emporion fece si che in età
romana proprio intorno
ad esso (e non al nucleo
abitativo piceno) si sviluppasse l'insediamento
urbano e gli venisse assegnato lo stesso nome della
divinità.
I resti monumentali della
città romana si ergono in
contrada Santi già La
Civita. Le fonti ricordano
che l’imperatore Adriano
a proprie spese restaurò il
santuario. Incerta rimane
ancora la localizzazione
delle strutture portuali;
tuttavia i ritrovamenti
sporadici di vasellame,
anfore e laterizi indicano
con certezza come Cupra
Maritima fosse inserita in
una fitta rete di commerci
attivata con le regioni
adriatiche settentrionali,
stringendo in quest’ambito un rapporto preferenziale con il centro di
Aquileia, che a sua volta
fungeva da tramite per
l’inoltro dei prodotti locali
e d’importazione sui
mercati renano-danubiani.
LA STORIA
A destra
Panoramica
dell’area del foro
della città romana
dopo il saggio 1
Cupra Marittima
A sinistra
L’area del foro
con la pavimentazione in lastre di
calcare
A sinistra
Struttura cementizia (probabile
altare) in asse
con la scalinata
del tempio
A destra
Pianta dell’area
archeologica
sottoposta ad
indagine geofisica con posizionamento dei
saggi eseguiti
La Regione Marche ha
istituito in data 28 aprile
1994 il Parco Archeologico di Cupra Marittima.
A sinistra
Vasca con
pavimento in
laterizio a spina
di pesce
IL
PROGETT
ARCUS PER L’ARCHEOLOGIA
Comune di Cupra Marittima
Provincia di Ascoli Piceno
IL PROGETTO
L’Amministrazione Comunale
di Cupra Marittima, in pieno
accordo con la Soprintendenza per i Beni Archelogici
delle Marche, in collaborazione con l’Archeoclub d’Italia,
ha avviato nel 2006 una
campagna di interventi per la
valorizzazione e la tutela del
Parco Archeologico di Cupra
Marittima.
Lo scopo era quello di creare
un Parco Archeologico e
Naturalistico attraverso un’approfondita ricostruzione della
realtà monumentale e naturalistica del sito, grazie all’impiego delle più moderne tecnologie di indagine: rilevamenti
geomorfologici, indagini botaniche e paleobotaniche,
prospezioni geofisiche.
E’ stato effettuato il rilevamento puntuale e georeferenziato della superficie dell’area
urbana di Cupra Marittima e
tutta l’area archeologica è
stata rilevata con strumentazione GPS, mentre i principali
monumenti emergenti, le cd.
Mura Mignini, il monumento
funerario ad edicola, il tratto
principale delle mura di cinta,
la cd. basilica, il podio del
tempio e gli archi onorari,
sono stati rilevati con la
tecnica laser scan. Le indagini archeologiche si sono
concentrate in quello che
doveva essere il centro politico della città romana. In
questa zona sono infatti
presenti emergenze monumentali riconducibili al “capitolium”, con a lato due archi
onorari, ed alle mura di cinta.
I sondaggi archeologici hanno
in primo luogo evidenziato
come, al di sotto di non più di
60/70 cm di terra superficiale,
la città romana conservi
intatta la sua articolazione
urbanistica, con la piazza, i
portici, le strade, le aree sacre
e quelle abitative.
Dai saggi condotti sappiamo
che ad una prima fase del I
secolo d.C. ne è seguita
sicuramente una seconda di
piena età imperiale, alla quale
si può collegare la pavimentazione della piazza, e che la
città viveva ancora nel V-VI
secolo d.C. epoca alla quale
rimandano alcuni oggetti
ritrovati. Tra questi un pettine
in osso che trova riscontri
diretti con un esemplare
recuperato a Roma sul Palatino nell’area del Palazzo
Imperiale.
I risultati ottenuti al termine di
questa fase dei lavori hanno
superato ogni aspettativa e
notevole successo ha avuto il
cd. “cantiere di scavo aperto”, visitato da un gran numero di persone e scolaresche.
Otricoli, Narni e Carsulæ
VALORIZZAZIONE DELL’AREA ARCHEOLOGICA
DELL’ANTICA VIA FLAMINIA
LA STORIA
La città romana di
Carsulæ deve forse la
sua nascita proprio
all’apertura della Via
Flaminia, avvenuta
agli inizi del III sec.
a.C.; la presenza di
copiose sorgenti di
acque salutari diede
quindi un notevole
impulso allo sviluppo
del centro, che probabilmente assunse
fin dall’origine la
connotazione di
stazione climatica e
termale.
La naturale vocazione “turistica” di
Carsulæ fu ulteriormente potenziata e
sottolineata nel corso
della grande ristrutturazione urbanistica
intrapresa agli inizi
dell’età imperiale,
forse già sotto il principato di Augusto, e
conclusa nel corso del
I sec. d.C. In quel
periodo il centro
ricevette il suo assetto
definitivo, con la
costruzione del nuovo
foro e la creazione,
all’interno della città,
di aree “specializzate”: tra queste assumono particolare
rilievo il settore degli
edifici da spettacolo
(teatro ed anfiteatro),
collocato in posizione
enfatica sul prolungamento dell’asse del
foro, e le terme, che,
insieme a tre monumentali cisterne,
sottolineano in modo
assai evidente l’importanza rivestita
dall’acqua nella vita
della città.
Il tratto della Via
Flaminia interessato
dal progetto è quello
umbro che inizia da
Ocriculum, l’odierna
Otricoli, prosegue
verso Narnia (Narni)
dove supera il fiume
Nera con l’imponente ponte di Augusto e
raggiunge Carsulæ; è
ad Ocriculum che la
Flaminia incrocia sia
l’attuale Autostrada
A1 che l’antica autostrada per Roma,
ossia il Tevere.
PARCO ARCHEOLOGICO
FINANZIAMENTI ARCUS
ANNO: 2005
IMPORTO: 400.000,00 euro
ANNO: 2006
IMPORTO: 850.000,00 euro
Comune di Otricoli (TR)
IL PROGETTO
IL PROGETTO
ARCUS PER L’ARCHEOLOGIA
LA STORIA
Comune di Otricoli, Narni, Terni
Provincia di Terni
Il progetto prevede un intervento
complesso ed integrato di recupero e potenziamento dei siti
archeologici, di collegamento
viario (pedonale e ciclo-turistico)
e parzialmente fluviale degli
stessi e di promozione della
zona e dell’intero percorso
dell’antica Via Flaminia, facendo
leva sulle attrazioni storico-archeologiche, culturali e naturalistiche dell’area e sull’accessibilità delle stesse dalle grandi vie di
comunicazione.
L’obiettivo del progetto è quindi
la valorizzazione dell’area archeologica, da realizzarsi attraverso interventi complementari
ed integrati: il rinnovamento
delle aree archeologiche di
Ocriculum (recupero dei monumenti archeologici e del porto
dell’Olio, recupero dell’antico
convento benedettino di San
Vittore, adeguamento del Centro
di Orientamento Archeologico e
del Museo Antiquarium), di
Carsulæ (realizzazione del magazzino visitabile dei materiali
archeologici, dell’impianto di
illuminazione e delle protezioni
dei percorsi, completamento e
allestimento del Centro Visita e
Documentazione, realizzazione
delle infrastrutture di sicurezza) e
del ponte di Augusto a Narni
(consolidamento e restauro del
ponte, realizzazione dell’impianto di illuminazione, del percorso
di visita ravvicinata e di un filmato didattico); la realizzazione di
percorsi di viabilità pedonale e
ciclo-turistica all’interno delle
suddette aree archeologiche e di
collegamento tra Ocriculum, il
ponte di Augusto e Carsulæ,
nonché di percorsi fluviali lungo il
fiume Tevere collegati all’area
archeologica di Ocriculum;
interventi di promozione e comunicazione, in collaborazione
con il progetto già in atto per la
valorizzazione della Via Flaminia
da parte del CNR (Istituto per le
tecnologie applicate ai beni
culturali, programma Virtual
Heritage).
Finora, grazie all’utilizzo di fondi
Regionali sono stati realizzati
due dei quattro approdi ed è
stato acquistato un battello
ecologico; l’approdo di Narni
sarà realizzato a breve con i
finanziamenti ARCUS, con i
quali, in sintonia con la Soprintendenza per i Beni Archeologici
per l’Umbria, sono già stati
ultimati i progetti ricadenti nell’area di Ocriculum (restauro di
San Vittore e dei monumenti
all’interno dell’area archeologica,
interventi per la sentieristica e la
cartellonistica).
A sinistra
Fotografia aerea
di Otricoli
A destra
Progetto per il Centro
Visita e Documentazione
di Carsulæ
Sotto
Il Centro Visita
e Documentazione di Carsulæ
A sinistra
Restauri integrativi
delle strutture
Particolare dello
scavo del teatro
di Ocriculum
Strutture del
teatro di
Ocriculum
A sinistra
Sistemazione
delle emergenze
lungo il percorso
fluviale
Colombarone
LA STORIA
Narra una fonte scritta medievale, il Liber Pontificalis, che
nell'anno 743 d.C. papa
Zaccaria e il comandante
militare dei Bizantini d'Italia,
l'esarca Eutiche, si incontrarono nella basilica di San
Cristoforo ad Aquilam, posta a
cinquanta miglia dalla capitale Ravenna, per discutere
della pericolosa situazione
politica e militare del momento, che vedeva i Longobardi
avanzare verso Ravenna.
In seguito però si perse memoria dell'esatta ubicazione
della basilica, fino a quando
Annibale degli Abbati Olivieri
Giordani (1708-1789) avviò
approfondite ricerche d'archivio che gli permisero di ipotizzare che la basilica potesse
essere situata nella piana di
Colombarone, dove aveva
anche effettuato alcuni saggi.
Nel 1782 l'Arciprete di Casteldimezzo intraprese degli
scavi nel sito segnalato dall'Olivieri mettendo in luce i resti
di una "stupenda fabbrica",
subito riportati in una planimetria su cui l'Olivieri annotò
preziose informazioni per il
posizionamento dell'area di
scavo rispetto a due punti
noti, la strada Flaminia e la
facciata della "Chiesola".
Purtroppo dopo la morte
dell'Olivieri, le ricerche sul sito
vennero abbandonate e si
perse memoria anche della
"Chiesola" menzionata dallo
studioso.
La riscoperta nel 1980 della
planimetria degli scavi del
1782 diede inizio alle nuove
ricerche a Colombarone: le
indagini da allora condotte
nel sito su iniziativa congiunta
del Comune di Pesaro, in
accordo con la Soprintendenza per i Beni Archeologici
delle Marche, l'Arcidiocesi di
Pesaro e la Parrocchia di
Colombarone, hanno portato
alla luce un settore di una villa
tardo antica sorta alla fine del
III secolo d.C., ampliata tra il
V e l’inizio del VI secolo,
quindi trasformata in chiesa
per divenire, nel secolo VIII,
la basilica di San Cristoforo ad
Aquilam.
Le diverse potenzialità dell'area, compresa all'interno
del Parco Naturale del Monte
San Bartolo, favorita dalla sua
felice posizione lungo la S.S.
Adriatica 16, in un contesto di
considerevole valore paesaggistico e culturale, ad alta vocazione turistica, hanno fatto
maturare l'esigenza di uno
specifico progetto di musealizzazione e di valorizzazione.
AREA ARCHEOLOGICA
VALORIZZAZIONE DELL’AREA ARCHEOLOGICA
DI SAN CRISTOFORO AD AQUILAM
IL PROGETTO
Base del progetto complessivo è un protocollo d’intesa, già sottoscritto, tra
Comune di Pesaro, Provincia di Pesaro e Urbino, Ente
Parco San Bartolo, Arcidiocesi di Pesaro, Ente Parrocchia Sacra Famiglia di
Colombarone, MiBAC –
Soprintendenza per i Beni
Archeologici delle Marche,
Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro.
L’obiettivo del progetto non
è solo quello di recuperare
alla piena fruizione l’area
scavata, ma anche quello di
valersi delle evidenti interrelazioni con il territorio circostante per promuovere una
serie di occasioni turistico-culturali ed educative,
che possano risultare produttive sotto ogni aspetto
per la zona circostante.
Il progetto è stato suddiviso
in due parti: il restauro delle
strutture archeologiche che
erano state provvisoriamente reinterrate in occasione
degli scavi, e le opere
edilizie per la realizzazione
della copertura, dei percorsi, della sistemazione dell’area.
Per scendere nel dettaglio,
gli interventi programmati
hanno riguardato la musealizzazione, ossia il completamento delle indagini
archeologiche, il restauro
delle strutture messe in luce
e dei materiali rinvenuti, la
documentazione grafica e
fotografica, lo studio e
l’edizione dello scavo; la
copertura e la protezione
degli scavi con una tettoia il
cui perimetro segue l’andamento dei ritrovamenti, la
realizzazione di passerelle e
percorsi di visita attrezzati;
parallelamente il Comune di
Pesaro ha provveduto a
fornire l’area di servizi per i
visitatori (illuminazione,
bagni, biglietteria e parcheggio) realizzando anche
la sistemazione della strada
che collega l’area alla
S.S.16 Adriatica, e modificandone l’accesso.
IL PROGETTO
ARCUS PER L’ARCHEOLOGIA
LA STORIA
Comune di Pesaro
Provincia di Pesaro e Urbino
A destra
Veduta dell’area
archeologica e
della passerella
per la fruizione da
parte del pubblico
Sopra
Le fasi di realizzazione della copertura
dell’area archeologica
Sopra, a destra e sotto
Fasi del restauro delle strutture e dei
pavimenti a mosaico, in un primo tempo
provvisoriamente reinterrati, ai fini della
loro valorizzazione
FINANZIAMENTI ARCUS
ANNO: 2004
IMPORTO: 1.000.000,00 euro
Comune di Pesaro
AREA ARCHEOLOGICA
Sibari
LA STORIA
Sibari fu fondata sulla
costa jonica dell’attuale
Calabria, ai margini di
una grande e fertile pianura, verso il 730-720
a.C. da coloni achei provenienti dalla regione
nord del Peloponneso. Nel
510 a.C. i sibariti furono
sconfitti dai crotoniati e la
città venne rasa al suolo.
Nel 444 a.C., per iniziativa di Pericle, gli ateniesi
fondarono una nuova città
alla quale fu dato il nome
di Thurii: tra i fondatori di
Thurii troviamo lo storico
Erodoto, il filosofo Protagora ed il celebre Ippodamo di Mileto, che
disegnò il grandioso impianto urbano che con gli
scavi recenti cominciamo
ad intravvedere. Terminate le guerre contro Annibale, i romani dedussero a
Thurii, nel 194 a.C., una
colonia latina che prese il
nome ufficiale di Copiae.
La città romana visse
ininterrottamente fino al
VII secolo d.C., quando
venne definitivamente
abbandonata.
Il sito dell’antica Sybaris si
trova oggi in un rapporto
privilegiato con il sistema
infrastrutturale moderno,
essendo situata a circa 20
Km dall’Autostrada Salerno-Reggio Calabria,
nel punto di maggiore
avvicinamento di tale
Autostrada alla costa
jonica della Calabria, in
una zona nodale di collegamento tra la SalernoReggio Calabria e la S.S.
106 Ionica (da Taranto a
Reggio Calabria).
VALORIZZAZIONE
DELL’AREA ARCHEOLOGICA
Il progetto ha come fine la valorizzazione dell’area archeologica
in località Casa Bianca, il quartiere più orientale della città antica
oggi a circa 1 Km dalla linea di
costa, ma un tempo situato a
breve distanza dal mare. L’intervento consiste in un’ampia operazione di scavo finalizzata alla
conoscenza di un complesso
monumentale di età romana al
centro del quale campeggia un
santuario delle prima età imperiale che, grazie ai rinvenimenti di
frammenti di statue e di una
dedica iscritta su una tabella di
bronzo, si può assegnare al culto
di Iside. Lo scavo e il restauro del
complesso, che copre un’area di
circa 6000 mq, offre al pubblico
una visione più unitaria e articolata del sito e, contestualmente,
restituisce dati importanti per la
conoscenza dell’impianto ippodameo di Thurii, dal momento
che il santuario isiaco insiste su
uno degli incroci delle strade del
V secolo.
Il progetto, pertanto, si articola in
operazioni che concernono lo
sbancamento del terreno alluvionale, lo scavo archeologico delle
strutture del complesso monumentale romano, la sistemazione
e regolarizzazione delle sponde di
terra che delimitano l’area archeologica di Casa Bianca, la
conservazione e valorizzazione
delle strutture archeologiche, la
presentazione museografica del
monumento attraverso la sistemazione dell’accessibilità e la
realizzazione di apparati didattici
e aree di sosta.
Lo scavo dell’area è iniziato il
mese di settembre 2005; i lavori
di scavo corrispondenti ai primi
due lotti del finanziamento sono
stati completati a fine 2007: dallo
scavo è emerso il podio di un
tempio che era circondato da un
peristilio. Con il terzo stralcio si
prevede il completamento dello
scavo delle strutture emerse.
Per quanto attiene i lavori di
valorizzazione, sono stati completati i restauri delle murature e
del materiale archeologico e
architettonico emerso. Al fine di
favorire la leggibilità dell’impianto
architettonico, in considerazione
del capillare spoglio di tutto il
materiale lapideo appartenente
al complesso, è stato realizzato
un intervento di anastilosi di una
colonna d’angolo del peristilio,
portato a termine integrando il
poco materiale architettonico
sopravvissuto con materiale
lapideo ed un calco dell’unico
capitello ionico integro emerso
dallo scavo dell’area. Sono
state, da ultimo, sistemate e
regolarizzate le sponde gradonate che delimitano l’area in pendio con soluzioni di ingegneria
naturalistica.
FINANZIAMENTI ARCUS
ANNO: 2004
IMPORTO: 800.000,00 euro
ANNO: 2005
IMPORTO: 200.000,00 euro
ANNO: 2006
IMPORTO: 650.000,00 euro
Scuola Archeologica Italiana
di Atene
IL PROGETTO
A sinistra
L’area da nord,
vista dal piano di
campagna, con i
pannelli didattici
che illustrano gli
interventi condotti
con i finanziamenti ARCUS
IL PROGETTO
ARCUS PER L’ARCHEOLOGIA
LA STORIA
Comune di Cassano allo Ionio
Provincia di Cosenza
A destra
Planimetria di
Casa Bianca con
evidenziata l’area
in cui si sono
svolte le ricerche
della SAIA in
collaborazione
con la Soprintendenza per i Beni
Archeologici della
Calabria
A destra
Gli interventi di
musealizzazione
visti da sud con il
propylon e la
colonna in primo
piano
Sotto
Visione da est
A sinistra
La colonna
oggetto di
anastilosi
A sinistra
Frammento di statuetta in bronzo
raffigurante il toro cozzante di Thurii
databile al IV secolo a.C. emersa
durante gli scavi dell’Iseo
AREA ARCHEOLOGICA
FINANZIAMENTI ARCUS
ANNO: 2005
IMPORTO: 400.000,00 euro
ANNO: 2006
IMPORTO: 700.000,00 euro
Suasa
REALIZZAZIONE DI UNA NUOVA VIABILITA’
Comune di Castelleone di
Suasa (AN)
L'antico centro romano di
Suasa, nell'entroterra di
Senigallia (AN), sorge alla
destra del fiume Cesano, in
posizione di fondovalle tra
due dorsali collinari.
L'insediamento nacque dopo
il 232 a.C., lungo un’antica
via di transito che collegava
l’Appennino con l’area
adriatica antecedente alla
strutturazione del sistema
itinerario incentrato sulla Via
Flaminia (220 a.C.). Suasa si
costituì come prefettura nella
prima metà del III sec. a.C.,
divenne municipio nel corso
del I sec. a.C. e fu abbandonata, dopo un lungo e fiorente periodo di prosperità, in
conseguenza del periodo di
crisi che seguì la guerra
greco-gotica nel VI sec. d.C.,
quando divenne cava di
prestito per la costruzione dei
circostanti abitati medievali.
Gli scavi del Dipartimento di
Archeologia dell’Università
di Bologna, in corso da più di
vent'anni, hanno riportato in
luce due settori della città a
cavallo della strada: da un
lato la grande piazza del foro
bordata da portici su tre lati e
aperta verso la principale
arteria urbana, dall’altro
un’area di abitazioni (tra le
quali spicca, in età medio
imperiale, la ricca domus dei
Coiedii, una grande dimora
aristocratica di elevata qualità
architettonica e decorativa) e
di altri edifici tra cui l’anfiteatro ed il teatro. Non sono
note mura di cinta, mentre il
tratto urbano della strada è
delimitato dalle due necropoli principali databili tra I e IV
sec. d.C.: quella settentrionale, meno nota con l’eccezione
di poche inumazioni e di un
monumento a dado del tipo
diffuso in età giulio-claudia, e
quella meridionale, con
almeno altri tre monumenti
analoghi allineati sul ciglio
stradale.
LA STORIA
A destra
Vista aerea
dell’area degli
scavi. Da sinistra
a destra: l’anfiteatro, il teatro
(tracce sull’erba),
la grande Domus
dei Coiedii e le
case repubblicane (coperte da
tettoia), il Foro;
sopra la Domus,
l’impianto termale
LA STORIA
A sinistra
Particolare di un
opus sectile
pavimentale
della Domus
dei Coiedii
A sinistra
Ricostruzione del
foro
In basso
Pianta delle aree
di intervento del
progetto
Ritratto di
Augusto, dagli
scavi della
Domus dei
Coiedii
Allo stato attuale, i due grandi settori di scavo, quello
della domus dei Coiedii-teatroanfiteatro da una parte e
quello del foro dall’altra sono
divisi dalla strada comunale
di Pian Volpello (S.P. 19), un
moderno rettifilo che corre
lungo il tracciato della principale strada della città romana, il decumano massimo:
il collegamento dei due
settori costituisce una priorità
importante ai fini dello studio
e della comprensione, ma
soprattutto della valorizzazione del sito.
IL
PROGETT
ARCUS PER L’ARCHEOLOGIA
Comune di Castelleone di Suasa
Provincia di Ancona
IL PROGETTO
Il progetto generale ha come
obiettivo la valorizzazione del
Parco Archeologico della
città romana di Suasa, con
particolare attenzione al
rapporto che il comprensorio
intrattiene con la viabilità
antica ed attuale; in sintesi, il
piano di valorizzazione si
articola in tre diversi punti.
Il primo punto prevede lo
spostamento dell’attuale
strada comunale che attraversa lo scavo consentendo
la totale messa in luce e il
recupero conservativo di
quella più antica che vi giace
al di sotto. Sarà quindi realizzata una nuova strada della
lunghezza di circa 1 Km, a
cui si affiancheranno interventi per la realizzazione di
aree di sosta e di aree a
verde. Il tratto di strada
antica che emergerà dagli
scavi, così come il Parco
Archeologico, saranno segnalati da un sistema di
cartellonistica e segnaletica
distribuito lungo le principali
direttrici di traffico e negli
snodi più importanti.
Il secondo punto prevede la
realizzazione di percorsi
attrezzati e guidati all’interno
dell’area archeologica e
soprattutto la fruibilità della
casa detta del “Tappatino”,
stabile colonico, risalente al
XVI secolo, di ragguardevoli
dimensioni che diverrà una
struttura polivalente al servizio del Parco. E’ previsto,
inoltre, il restauro dei settori
abitativi già scavati e già
provvisti della copertura di
protezione definitiva e il
recupero conservativo delle
emergenze archeologiche
site in località Miralbello e
area ex Aquater (S. Lorenzo
in Campo, PS), attualmente
al di fuori dell’area del Parco.
Il terzo punto prevede lo
scavo integrale dell’edificio
teatrale con i successivi
interventi di recupero e restauro. Altresì sono previsti
lavori di conservazione e
sistemazione dell’anfiteatro.
Linea C - Metro Roma
LARGO ARGENTINA, PALATINO E COLLE OPPIO
LA STORIA
L’area interessata da questo
intervento tocca alcuni dei
punti più significativi della
storia della città.
Sul versante settentrionale del
Palatino prospiciente il Foro
si ergono le imponenti strutture della Domus Tiberiana, il
palazzo imperiale, attribuito
nel suo nucleo originario a
Tiberio, il quale fu oggetto di
ampliamenti, aggiunte e
trasformazioni che dall’età di
Caligola giunsero fino all’età
adrianea. L’imperatore
Adriano, in particolare, portò
il fronte settentrionale del
palazzo verso il Foro sulla
Nova Via, per mezzo di una
doppia fila di grandi arcate le
quali dovevano fungere da
contrafforte dell’imponente
edificio nonché di contenimento verso valle della collina stessa. Nel Rinascimento
la zona venne inglobata negli
Horti Farnesiorum che occuparono l’intero pendio fino alla
Casa delle Vestali; dopo il
passaggio del possedimento
farnesiano allo Stato italiano,
Rodolfo Lanciani nel 1893
effettuò estesi scavi nell’area
rimettendo in luce la Nova Via
e le costruzioni in opera
laterizia che su di essa si
allineano.
L’Area Sacra di Largo Argentina si presenta come una
vasta piazza in parte pavimentata, situata alcuni metri
sotto l’attuale piano stradale,
in cui sono visibili i resti di
quattro templi, comunemente indicati con le prime quattro lettere dell’alfabeto: in
ordine cronologico, tempio C
(fine del IV - inizi III sec.
a.C.); A, a nord del tempio C
(metà del III sec. a.C.); D, sul
lato meridionale dell’area
(inizi del II sec. a.C.); B, di
pianta circolare, nello spazio
tra A e C (in seguito all’incendio che nel 111 a.C.
distrusse gran parte della
città). L’aspetto attuale è
quello assunto in età imperiale, al termine di una lunga
evoluzione: dopo le trasformazioni edilizie del I secolo
a.C., nell’80 d.C. un incendio
ricordato da Dione Cassio
distrusse gran parte del
Campo Marzio, compresa
l’Area Sacra, che subì una
profonda trasformazione
dovuta all’imperatore T.
Flavio Domiziano; in età
post-classica, infine, l’area
vide notevoli interventi di cui
si leggono tracce riferibili al
V e al VI sec. d.C., fino al
suo inserimento all’interno di
un monastero, forse, il monasterium Boetianum, noto da una
citazione del Liber Pontificalis
relativa agli anni 676-678.
Una continuità di utilizzazione si ha fino al XIV secolo.
INFRASTRUTTURE
Progetto per portare in luce
le interferenze archeologiche
FINANZIAMENTI ARCUS
ANNO: 2004
IMPORTO: 2.000.000,00 euro
ANNO: 2005
IMPORTO: 2.000.000,00 euro
ANNO: 2006
IMPORTO: 2.500.000,00 euro
MiBAC Soprintendenza per i
Beni Archeologici di Roma;
Comune di Roma –
Sovrintendenza Archeologica
di Roma
IL PROGETTO
Oltre ai complessi sopra
evidenziati, il progetto nella
sua totalità interessa anche alcune strutture sul
Colle Oppio; nella fattispecie, le aree di pertinenza
sono così suddivise: Palatino e Colle Oppio (Domus
Aurea) a cura della Soprintendenza per i Beni Archeologici di Roma; Largo
Argentina e Colle Oppio
(Galleria delle Terme di
Traiano, cd. Criptoportico)
a cura della Sovrintendenza Comunale di Roma.
Nel complesso, il progetto
si propone di operare una
attività sistematica di
indagine e di accertamento delle condizioni statico-strutturali, idrogeologiche, geotecniche e storico-archeologiche degli
edifici; effettuare eventuali
scavi, restauri alle strutture
e risanamenti delle superfici decorate esistenti;
definire percorsi di visita e
progettare strutture per la
valorizzazione delle aree e
la messa in sicurezza in
vista di una loro apertura al
pubblico. Tutti gli interventi
presentano dunque un
duplice obiettivo: conservativo, per la difesa diretta
delle strutture e degli
apparati decorativi, e di
incremento della fruizione
pubblica attraverso l’apertura di ambienti prima non
visibili.
Nello specifico di Largo
Argentina, inoltre, il progetto vuole essere un
“progetto pilota” per la
fruizione dei luoghi collocati a quota molto più
profonda rispetto al livello
urbano di calpestio, prevedendo la possibilità di
un’uscita della Metropolitana direttamente alla
quota archeologica.
Connessa al progetto sarà
anche la realizzazione di
una carta archeologica
digitalizzata della città di
Roma (Forma Romæ),
realizzata in collaborazione
con il Comune di Roma.
IL PROGETTO
ARCUS PER L’ARCHEOLOGIA
LA STORIA
Comune di Roma
Provincia di Roma
A destra
Largo Argentina.
Veduta del
tempio C
In alto
Palatino. Fronte settentrionale della Domus Tiberiana: le murature prima e dopo gli interventi
In basso
Palatino. Fronte settentrionale della Domus Tiberiana: tratto di pendice tra il Clivo della Vittoria e la Via
Nova prima e dopo le opere di bonifica e restauro
A sinistra
Largo Argentina.
Veduta del
tempio B
INFRASTRUTTURE
FINANZIAMENTI ARCUS
ANNO: 2005
IMPORTO: 1.500.000,00 euro
Metropolitana di Napoli
STAZIONI DUOMO E MUNICIPIO
ANNO: 2006
IMPORTO: 2.200.000,00 euro
LA STORIA
Comune di Napoli
LA STORIA
A destra
Piazza Nicola
Amore. Pozzo di
Stazione: veduta
generale dell’area
di cantiere con la
copertura mobile
La stazione denominata “Duomo” – facente parte della Linea
1 della Metropolitana di Napoli,
in corso di realizzazione – è
ubicata in Piazza Nicola Amore,
dove convergono Via Duomo e
Corso Umberto I. La piazza si
imposta sui resti di un isolato
urbano sorto alla fine del XIII
secolo e abitato fino agli inizi del
1900, quando i caseggiati vennero demoliti dalla Società del
Risanamento nel quadro di un
intervento più generale di riassesto della zona costiera della città.
L’isolato urbano sorge in un’area
occupata dal complesso dei
Giochi Isolimpici, costruito in età
imperiale e costituito da un
tempio periptero circondato da
un ambulacro mosaicato e da un
portico nel quale si riconosce
l’edificio del ginnasio. Nelle aree
circostanti sono emersi i crolli
della decorazione architettonica
e dei rivestimenti marmorei
recanti iscrizioni in greco che
riportano i nomi dei vincitori
degli agoni; su questi livelli è
emersa una necropoli di epoca
tardo antica. Il complesso monumentale si imposta sui resti di
un portico di età repubblicana, a
sua volta innestato sugli ambienti
di un grande edificio databile al
V-IV sec. a.C. che oblitera una
necropoli ad incinerazione degli
inizi del V sec. a.C.
La Stazione denominata “Municipio” – parimenti facente parte
della Linea 1 della Metropolitana
– è ubicata nell’omonima piazza,
che si situa tra l’antico insediamento di Parthenope (l’abitato più
antico di metà VII sec. a. C.) e la
città di Neapolis (degli inizi del V
sec. a.C.). Nel sito furono rinvenute sepolture di età classica e
recentemente, sotto Castel Nuovo e nell’Istituto Navale, imponenti strutture romane, appartenenti forse alla famosa villa di L.
Licinio Lucullo. Le indagini
effettuate hanno inoltre confermato e precisato topograficamente la collocazione del porto
della città romana: lo scavo ha
infatti portato in luce i resti di un
pontile ligneo e di tre barche da
trasporto, oltre ad innumerevoli
manufatti ceramici, lignei ed
altri, giacenti sul fondo
dell’antico bacino portuale. Il porto si insabbiò a partire da epoca
tardo antica e l’area
venne occupata da
una strada di collegamento tra la città
e il mare, fiancheggiata da sepolture.
A sinistra
Piazza Nicola
Amore. Portico:
iscrizioni dei
Giochi Isolimpici,
lastre in crollo e
lastre ricomposte
in occasione della
mostra presso il
Museo Archeologico di Napoli
A sinistra
Piazza Nicola
Amore. Edificio di
V-IV secolo a.C.:
mosaico in
signino
Piazza Nicola
Amore. Tempio,
ambulacro:
pavimentazione in
tessere di marmo
A destra
Piazza Nicola
Amore. Portico:
muro di fondo,
lato settentrionale
A sinistra
Piazza Municipio.
Veduta dello
scavo delle
barche
IL
PROGETT
ARCUS PER L’ARCHEOLOGIA
Comune di Napoli
Provincia di Napoli
IL PROGETTO
La metropolitana di Napoli
costituisce una grande
trasformazione urbana della
città di Napoli attuata dal
Piano comunale dei trasporti elaborato contemporaneamente al nuovo PRG. In
tale ambito le stazioni sono
state considerate come
occasioni di recupero urbanistico sia nel caso della
zona collinare sia in quello
del centro storico: in particolare, quelle del centro
storico (tra le quali sono le
stazioni Duomo in piazza N.
Amore e Municipio in piazza
Municipio) sono divenute “le
stazioni dell’archeologia”,
differenziandosi dalle “stazioni dell’arte” della zona
collinare che rappresentano
invece un punto di avvicinamento della città all’arte
contemporanea.
Il progetto prevede estese e
profonde esplorazioni
archeologiche attuate con
l’ausilio di tecnologie innovative, preliminari alla costruzione vera e propria
delle stazioni; in tal senso il
progetto si configura come
un intervento di archeologia
urbana, che inserisce Napoli
tra le più avanzate esperienze metodologiche italiane
ed europee: la completa
conoscenza degli strati
archeologici della città e la
musealizzazione dei reperti
all’interno delle “stazioni
dell’archeologia” entreranno
negli itinerari turistico-culturali sia per i cittadini di
Napoli che per i turisti,
italiani e stranieri, inducendo
così uno sviluppo turistico
maggiore, con un positivo
indotto economico non solo
per la città di Napoli, ma
anche per l’intera regione
Campania.
Via Annia
LA STORIA
Realizzata nel 131 o nel 153
a.C. da un magistrato appartenente alla gens Annia – il
pretore Tito Annio Rufo o il
console Tito Annio Lusco –
la Via Annia è una delle più
importanti arterie stradali
del Veneto di epoca romana.
Secondo una delle ipotesi
finora più accreditate, essa
fu concepita come prolungamento della Via Popillia
che da Rimini raggiungeva
Adria; sicuramente il suo
capolinea settentrionale era
Aquileia e il suo tracciato
seguiva, a partire da Padova,
l’andamento del litorale
adriatico che delimita il
golfo di Venezia, pur mantenendosi più arretrato
rispetto all’effettiva linea di
costa. Un tracciato che si
sviluppa quindi attraverso
siti e luoghi che, a partire
dall’età del Bronzo recente,
avevano costituito un interessante sistema integrato di
mare e terra, con percorsi
interni terrestri, fluviali e
rotte marine, che avevano
favorito la circolazione di
merci e culture tra il Mediterraneo e l’area alto adriatica.
La Via Annia costituisce
quindi un’infrastruttura
viaria di eccezionale rilevanza, di certo finalizzata, in
ottica romana, al controllo
politico del territorio, ma
anche al collegamento dei
territori dell’Italia
nord-orientale con il resto
del mondo romano e, conseguentemente, alla promozione e all’incremento degli
scambi culturali e commerciali tra le aree collegate.
Gli studi condotti sul tracciato dell’Annia a partire dall’inizio del secolo scorso,
unitamente alla lettura delle
fotografie aeree e delle
riprese da satellite, hanno
permesso di ricostruire con
certezza gran parte del
percorso di quest’antica
strada romana della quale
abbiamo sì significative
emergenze archeologiche,
ma di cui molto resta ancora
da scoprire.
La ricostruzione del percorso poggia inoltre sulle fonti
antiche, che forniscono
diverse testimonianze, anche
se in modo non omogeneo, nonché su dati
archeologici (rinvenimenti di miliari,
strutture ed infrastrutture connesse
alla strada, soprattutto ponti) e
toponomastici.
VALORIZZAZIONE
DI UN’ANTICA STRADA ROMANA
FINANZIAMENTI ARCUS
ANNO: 2005
IMPORTO: 800.000,00 euro
ANNO: 2007
IMPORTO: 1.000.000,00 euro
Regione del Veneto - Comune
di Padova
IL PROGETTO
In sintonia con la Proposta di
legge “Disposizioni per la tutela
e il recupero del percorso
dell’antica via Annia e istituzione del relativo parco archeologico” (n. 5148 – luglio 2004)
sottoscritta da numerosi Parlamentari veneti e friulani,
l’obiettivo del progetto è di fare
della Via Annia il perno da cui
innescare un significativo
processo di valorizzazione dei
territori del nord-est: una
valorizzazione culturale affiancabile a quei progetti di valorizzazione ambientale (dei luoghi
umidi e delle vie di navigazione
endolagunare) e di recupero
delle antiche tradizioni eno-gastronomiche.
Le tappe attraverso cui tale
obiettivo può essere raggiunto
sono riassumibili in sei punti
fondamentali: identificazione
dell’intero tracciato viario antico
da Adria ad Aquileia (circa 200
km) attraverso una segnaletica
turistica esterna adeguata e
capillarmente distribuita lungo il
percorso; allestimento di una
sala, all’interno di ciascuno dei
cinque musei gravitanti sul
tracciato dell’antica strada
romana (Adria, Padova, Altino,
Concordia, Aquileia), dove
trovino adeguata collocazione
tutti i reperti archeologici legati
al tracciato viario, nonché di
una stazione multimediale che
metta in rete i cinque musei e
permetta di conoscere la storia
della strada; predisposizione di
un biglietto di ingresso unico o
di una card “Via Annia”; realizzazione di supporti scientifico-didattici aggiornati ed
adeguatamente documentati e
illustrati; musealizzazione di
singole emergenze archeologiche e realizzazione di alcuni
saggi mirati a risolvere parte
dei nodi critici tuttora irrisolti;
azione coordinata di comunicazione (convegni, pubblicazioni scientifiche) per promuovere eventi e iniziative legate
alla valorizzazione della Via
Annia e del territorio.
A sinistra
Incrocio viario e
sistemazioni
agrarie di probabile età romana nei
pressi di Ceggia
IL PROGETTO
ARCUS PER L’ARCHEOLOGIA
LA STORIA
INFRASTRUTTURE
Tracce della Via
Annia a nord di
Adria
In basso
Tenuta di Ca'Tron
(Roncade,Treviso
- Meolo, Venezia).
Saggio 11 (sito
A). Veduta generale dei resti della
fattoria romana
(edificio sud) (inizi
del I secolo d.C.)
A destra
Aquileia, Casa
delle Bestie ferite.
Tessellato con
sovrapposizione
di pilastrini
in laterizio
Aquileia, Casa
delle Bestie ferite.
Lastre di pavimentazione della
corte.
A destra
Iulia Concordia,
foro romano.
Veduta generale
della trincea 200:
la porticus meridionale e parte
del decumano a
sud del foro
A sinistra
Padova, necropoli
via Tiepolo-via San Massimo
1990-1991.
Tomba 237: ricostruzione
della disposizione del
corredo all'interno del dolio
(fine III-inizi II sec. a.C.)
GUIDA MULTIMEDIALE
PER IL SITO ARCHEOLOGICO DI NORA
LA STORIA
L’insediamento antico
di Nora si situa sulla
costa sud-occidentale
della Sardegna, circa
trenta chilometri a sudovest di Cagliari, ed è
conosciuto dalle fonti
come la città più antica
della Sardegna. Gli
scavi in corso testimoniano per questo sito
una vicenda urbana
lunghissima, protrattasi
per oltre un millennio e
mezzo. Fondata dai
fenici nell’VIII secolo
a.C., la città rientrò
nell’orbita di Cartagine
verso il 530 a.C. e vi
rimase fino alla conquista romana (238 a.C.).
Sotto il controllo romano la città acquisì
un nuovo volto urbanistico e, soprattutto a
partire dall’età imperiale, rivestì il ruolo di
fondamentale scalo
commerciale tra l’Italia, l’Africa e la Spagna, come documentano i materiali d’importazione rinvenuti.
La vita della città
sembra cessare definitivamente verso l’VIII
sec. d.C., dopo un
periodo in cui fu presidio militare contro le
invasioni saracene dal
mare.
Il sito fu già oggetto di
indagini alla fine del
XIX secolo con campagne di scavo che
trovarono prosecuzione
tra il 1952 e il 1954 e
dal 1990 con le attività
della Missione archeologica tuttora operante.
TECNOLOGICO
Progetto Norace
FINANZIAMENTI ARCUS
ANNO: 2005
IMPORTO: 200.000,00 euro
ANNO: 2006
IMPORTO: 200.000,00 euro
Università degli Studi di
Padova – Dipartimento di
Ingegneria dell’Informazione
IL PROGETTO
Il progetto NORACE affianca i
piani della Regione Sardegna e
del Comune di Pula per la riqualificazione dell’area archeologica
di Nora. L’iniziativa punta a
migliorare la fruibilità turistica del
sito con l’impiego diffuso di
strumenti multimediali ad avanzata tecnologia.
Il progetto è stato sviluppato
grazie alla sinergia di molti soggetti, tra cui hanno assunto il
ruolo di coordinamento il Dipartimento di Archeologia e il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Padova;
esso ha inoltre goduto del sostegno della Soprintendenza per i
Beni Archeologici di Cagliari e
Oristano e delle Università di
Milano, Genova e Viterbo, che
operano nel sito da quasi vent’anni, e di soggetti privati (CREI
Ven, Telsey e 3D Everywhere di
Padova).
L’integrazione delle competenze
di questi soggetti ha permesso lo
sviluppo di un progetto in cui si
cerca di presentare al pubblico le
cospicue evidenze archeologiche
del sito archeologico in modo
nuovo e completo, sfruttando
dispositivi palmari opportunamente approntati in grado di fornire al
visitatore una quantità molto alta
di informazioni multimediali organizzate in una base di dati sviluppata ad hoc.
L’apparato di informazioni grafico-testuali e cartografiche inserito
all’interno delle memorie dei
dispositivi palmari (in attesa della
copertura wi-fi del sito) guida il
visitatore ai contesti della città
lungo percorsi tematici e cronologici. Fondamentale per questa
immersione nell’antica Nora
risulta l’adozione di due sistemi di
riferimento spaziale: da un lato
ciascun palmare è dotato di
un’antenna GPS, che, integrata
con il supporto cartografico,
conduce il visitatore lungo i percorsi prescelti dall’utente; in
secondo luogo ciascun complesso monumentale è fornito di
etichetta elettronica in tecnologia
RFID (Radio Frequency Identification) che interagisce con il palmare e comunica allo stesso l’identità del complesso avvicinato per la
pronta attivazione delle apposite
informazioni sul dispositivo.
Il prototipo, risultato funzionante
in tutti i suoi componenti durante i
test eseguiti nel 2007, è stato
messo a disposizione del Comune di Pula che gestisce un Piano
di valorizzazione della città antica
dotato di un ricco finanziamento
pubblico. Il sistema di visita con
palmari dovrà essere convertito
da strumento prototipale in apparato di comune utilizzo tramite
l’acquisto di un set di apparecchi
mobili e la predisposizione di un
piano logistico di funzionamento
degli stessi e di manutenzione.
IL PROGETTO
ARCUS PER L’ARCHEOLOGIA
LA STORIA
Comune di Pula
Provincia di Cagliari
A sinistra
Veduta da bassa
quota del nucleo
centrale della città
antica, da est (su
gentile concessione di Gianni
Alvito, Cagliari)
A sinistra
Stralcio della
cartografia
digitale georeferenziata della città
antica con l’indicazione dei codici
dei monumenti;
il dispositivo
palmare in funzione con la cartografia digitale
georeferenziata
della città antica
A sinistra
Visione obliqua della piazza del Foro da sud-ovest
A sinistra in basso
Il mosaico che orna uno degli ambienti della Casa dell’atrio
tetrastilo, nella zona meridionale della città antica
In alto
Veduta aerea
zenitale della
penisola su cui
sorge la città
antica (foto
Aeronike, Cagliari)
A sinistra
Veduta da bassa
quota del teatro e
del foro della città
(su gentile concessione di Gianni
Alvito, Cagliari)
INFRASTRUTTURE
FINANZIAMENTI ARCUS
ANNO: 2004
IMPORTO: 500.000,00 euro
ANNO: 2005
IMPORTO: 200.000,00 euro
Università degli Studi La
Sapienza di Roma –
Dipartimento di Scienze
dell’Antichità
Imago Urbis
MUSEO UNIVERSITARIO VIRTUALE
DELLA CITTA’ E DEL TERRITORIO DI ROMA
LA STORIA
LA STORIA
Dopo la pubblicazione della
Forma Urbis di Rodolfo Lanciani (1913) non è stata ancora realizzata una carta archeologica di Roma aggiornata con le scoperte effettuate
dall’inizio del ‘900 a oggi. Si
data invece al 1990 la Carta
dell’Agro Romano, strumento base per la tutela del territorio di Roma ma che necessita ormai di un aggiornamento e di una nuova redazione.
Un recente e valido supporto
per la programmazione di
interventi in area urbana,
seppure ancora in fase sperimentale, è rappresentato
dalla Carta per la Qualità
istituita per il nuovo Piano
Regolatore Generale di Roma, con l’obiettivo di registrare e quantificare il potenziale stratigrafico della città.
Per quanto riguarda invece le
strutture museali, salvo rare
eccezioni mancano a Roma e
in Italia musei delle città e dei
territori.
La Cattedra di Archeologia e
Storia dell’Arte Greca e
Romana, Facoltà di Scienze
Umanistiche, Università di
Roma “La Sapienza”, dedica
da oltre dieci anni parte
dell’attività di ricerca alla
ricostruzione dei paesaggi
urbani della città e del suburbio di Roma dalla metà del
IX secolo a.C. alla metà del
VI secolo d.C.
Grazie ad una serie di cofinanziamenti Murst-Miur
(1998, 2000 e 2002) è stato
realizzato un sistema informatizzato in cui sono stati
archiviati i dati editi (bibliografici e cartografici) relativi a
tutti i monumenti o strutture
di Roma. Con questa base di
informazioni il sistema ha poi
generato una serie di immagini (piante di fase, ricostruttive e tematiche) che illustrano lo sviluppo della città e dei
suoi quartieri (Regiones) nel
corso del tempo.
A ideale conclusione di questa ricerca si propone di
elaborare ulteriormente il
prodotto già realizzato per
offrirlo al pubblico come
itinerario conoscitivo virtuale
della città e del territorio di
Roma all’interno di un museo universitario.
A destra
Imago Urbis.
Lay-out della
pagina web. I
rioni della città
antica: Regiones
augustee
(dal 7 a.C.)
A sinistra
Imago Urbis.
Lay-out della
pagina web.
Il Palatino
A sinistra
Imago Urbis.
Lay-out della
pagina web. Il
Colosseo. I
piccoli cerchi
in colore
scuro indicano i luoghi di
rinvenimento
di oggetti
A destra
Imago Urbis. Lay-out della
pagina web. Vista di dettaglio.
L’area del Colle Oppio. Rosso:
resti visibili; arancione e giallo
resti non visibili e proposte
ricostruttive; azzurro: frammenti della Forma Urbis Marmorea
di età severiana
A sinistra
Imago Urbis. Lay-out della pagina web. Vista
di dettaglio 1. L’area di San Pietro in Vincolis.
Rosso: resti visibili; arancione e giallo resti
non visibili
IL
PROGETT
ARCUS PER L’ARCHEOLOGIA
Comune di Roma
Provincia di Roma
IL PROGETTO
Obiettivo principale del progetto è la creazione di una
banca dati che raccolga tutte
le informazioni archeologiche
relative alla città di Roma e al
suo territorio, al fine di disporre di uno strumento efficace
per la tutela dei Beni Culturali,
per la progettazione di infrastrutture urbane e di altre
opere pubbliche o private,
per la conoscenza della città
e del territorio in età antica, e
al tempo stesso per offrire ad
un vasto pubblico un itinerario virtuale nell’antica Roma.
Il progetto è stato articolato in
tre distinte fasi: integrazione e
aggiornamento del sistema
esistente; realizzazione di una
piattaforma web-GIS; progettazione del percorso espositivo e dell’allestimento della
struttura che ospiterà il Museo Universitario Virtuale.
Le linee guida per la realizzazione del MUVi (Museo
Universitario Virtuale) lo identificano come centro di documentazione sulla storia della
città, incentrato sull’attività di
ricerca e sul sistema informatizzato completato nella prima
fase del progetto. L’allestimento progettato prevede
l’utilizzo delle tecnologie
informatiche ormai ampiamente diffuse in ambito
museale (schermi video,
proiezioni, gestione di sistemi
multimediali interattivi e non,
ecc.) con alcune implementazioni da sperimentare:
utilizzo di palmari GPS come
guida personalizzata alla visita
della città; utilizzo di terminali
dotati di stampante che
sfruttino le potenzialità del
sistema GIS per produrre in
tempo reale percorsi urbani
personalizzati, sulla base di
richieste specifiche (tempo a
disposizione, itinerari più o
meno faticosi, itinerari tematici ecc.); produzione automatizzata di modelli tridimensionali navigabili che permettano
di ricostruire visioni dei paesaggi urbani antichi, con una
navigazione sia nella sincronia
(nel paesaggio di un dato
luogo in una determinata
fase) sia nella diacronia (una
visione dinamica dei mutamenti di paesaggio in un dato
luogo). In sostanza, il visitatore potrà viaggiare virtualmente nella Roma antica e nel
suo suburbio, muovendosi su
un itinerario del tutto personale che potrà confrontare
con quello attuale.
La Via consolare Flaminia fu
costruita nel 220 a.C. da Gaio
Flaminio per unire le due sponde della penisola: da Roma alla
colonia di Ariminum, l'attuale
Rimini, collegando attraverso gli
Appennini i più importanti
centri, comprese le città umbre
passate sotto i Romani: Helvillum, Tadinum, Nuceria, Carsulæ,
Narnia, Ocriculum. Cent'anni più
tardi, Caio Sempronio Gracco
la fece restaurare e abbellire,
creando un ramo secondario
che la collegava anche a Spoletium, Trebiæ e Fulginæ seguendo il
tracciato di un’antichissima via
degli umbri. Sotto Augusto si
provvide alla risistemazione
della strada e dei suoi ponti. Il
percorso, nelle sue 209 miglia,
seguiva dunque le antiche vie
della transumanza e fu utilizzato
per la conquista della Valle
Padana e della Gallia Cisalpina.
Rilevante in rapporto al percorso della Via Flaminia è la posizione della Villa di Livia a Prima Porta. Il complesso conta
almeno quattro fasi costruttive:
una prima tardo repubblicana
(metà I sec. a.C.), connessa con
l’originaria proprietà di Livia; la
seconda databile alla metà del I
sec. d.C.; la terza relativa al
periodo severiano; ed infine la
quarta di età costantiniana.
La villa si presentava come
un’unità armonica di edilizia
monumentale integrata al paesaggio: per chi la osservava dal
bivio con la Tiberina, si prospettava uno scenario di grande
impatto, con la villa posta a
dominare una valle verdissima
marcata da un’enorme ansa del
Tevere e, sullo sfondo, l’Urbe.
A pochi chilometri dalla Villa di
Livia ed a circa 19 Km da Roma, nel punto in cui la Via
Flaminia incrociava un antico
asse stradale di origine etrusca
che sul versante est scendeva
verso la valle del Tevere mentre
ad ovest confluiva nel percorso
di collegamento tra Veii, Falerii e
Capena, venne eretto un arco
quadrifronte, probabilmente per
celebrare la vittoria del 312 d.C.
di Costantino su Massenzio a
Ponte Milvio: l’arco fu infatti
edificato nel luogo in cui Costantino pose il campo e dove
durante la notte ebbe la visione
della croce e quindi della vittoria
(località Malborghetto).
Al VI miglio della Via Flaminia,
originariamente prossima all’abitato di Rubrae, è la località
Grottarossa, caratterizzata da
una necropoli di straordinaria
monumentalità: a fianco della
Via Flaminia sorgono infatti
mausolei, edifici funerari, resti di
edifici residenziali (datati tutti tra
il I sec. a.C. ed il II d.C.) ed un
impianto tardo antico.
TECNOLOGICO
La Via Flaminia
LA STORIA
RICOSTRUZIONE DEL PAESAGGIO
ARCHEOLOGICO IN REALTA’ VIRTUALE
IL PROGETTO
Il progetto di archeologia
virtuale prevede l’integrazione di diverse fasi
di acquisizione topografica con
tecnologie
integrate (GPS, stazione
totale, scanner laser,
fotomodellazione) ed
elaborazione dei dati,
fino alla realizzazione di
un sistema di realtà
virtuale per la comunicazione del paesaggio
archeologico attuale ed
antico della Via Flaminia.
Il sistema di realtà virtuale è fruibile in multiutenza, consente cioè l’interazione di più persone
contemporaneamente
(quattro utenti attivi e 20
persone passive) all’interno dello stesso scenario tridimensionale. Gli
utenti condividono contenuti, obiettivi, azioni, ai
fini dell’apprendimento
comune.
Gli elementi più innovativi del progetto sono il
sistema multiuser, la
dimensione narrativa, la
combinazione di più
media (realtà virtuale,
cinema, stereoscopia),
la “trasparenza” dei dati,
ossia l’accessibilità da
dentro il sistema alle
varie informazioni inerenti le metodologie, le
fonti, i processi interpretativi seguiti, in modo da
rendere il modello concettuale verificabile in
ogni sua parte.
L’installazione è fruibile,
in stereoscopia, presso il
Museo Nazionale Romano, Terme di Diocleziano dall’8 gennaio
2008; di prossima realizzazione sono le installazioni della Villa di Livia
e di Malborghetto presso i due rispettivi musei.
IL PROGETTO
ARCUS PER L’ARCHEOLOGIA
LA STORIA
Comune di Roma
Provincia di Roma
FINANZIAMENTI ARCUS
ANNO: 2004
IMPORTO: 650.000,00 euro
CNR Istituto per le tecnologie
applicate ai beni culturali
A sinistra
La dimensione narrativa: il pittore
racconta la decorazione del
triclinium ipogeo (ricontestualizzazione degli affreschi di giardino
conservati presso Il Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo)
In basso
Viste della Villa di Livia reale e
virtuale. Il modello 3D, a risoluzione millimetrica, è stato elaborato
da rilievo topografico con scanner
laser, stazione totale, GPS
In alto
Allestimento della sala virtuale
all'interno del Museo Nazionale
Romano, alle Terme di Diocleziano
In alto
L'ambiente di
realtà virtuale in
multiutenza: gli
avatar degli utenti
nella Villa di Livia
attuale;
ricostruzione del
contesto della villa
in età augustea
A sinistra
Il paesaggio
interpretato della
villa di Livia: sulla
rappresentazione
dello stato attuale
si sovrappongono
in trasparenza le
ricostruzioni delle
fasi antiche
PARCO ARCHEOLOGICO
Villa Adriana
LA STORIA
Oggetto di intervento da
parte del progetto è il
complesso di Villa Adriana che l’architetto Pirro
Ligorio (sec. XVI) denominò “Palestra” in base al
rinvenimento di statue in
marmo rosso giudicate di
atleti. Si tratta di un compatto blocco di sette edifici
situato nella c.d. Valle di
Tempe (la valle della
Tessaglia che Adriano
volle rievocare nella sua
villa): sono stati finora
scavati integralmente una
grande sala con pavimenti
in marmi policromi e
nicchie per statue, circondata da un doppio portico
aperto su un giardino
pensile, e un ampio vestibolo suddiviso in tre navate da colonne e raggiunto
da una scala fiancheggiata
in antico da fontane.
La monumentale architettura delle sale retrostanti
conservate per notevole
altezza, lo sviluppo dei
giardini e la quinta-ninfeo
che delimita il complesso, i
rivestimenti in marmi
preziosi, gli stucchi dipinti
e il ricco apparato scultoreo indicano una destinazione molto più nobile
rispetto a quella di un
ginnasio, legata alla più
alta frequentazione da
parte della corte imperiale.
Le statue di soggetto isiaco
provenienti dall’area e il
rinvenimento – nei recenti
scavi – di una sfinge in
marmo denotano un forte
legame con l’Egitto, per
cui è probabile che una
parte del complesso fosse
destinata al culto di Iside e
delle divinità alessandrine
(Iseum). Come templi
potrebbero essere interpretate le tre sale (due
cruciformi e una rettangolare) raggiungibili attraverso un fastoso vestibolo
colonnato, riportato alla
luce nell’ambito del progetto ARCUS.
TIVOLI
PROGETTO DI SCAVO E RESTAURO
DEL COMPLESSO DELLA “PALESTRA”
FINANZIAMENTI ARCUS
ANNO: 2004
IMPORTO: 1.000.000,00 euro
MiBAC Direzione Regionale
per i Beni Culturali e
Paesaggistici del Lazio
IL PROGETTO
IL PROGETTO
ARCUS PER L’ARCHEOLOGIA
LA STORIA
Comune di Tivoli
Provincia di Roma
Scopo ultimo del progetto è inserire
organicamente la Palestra nel percorso turistico della villa, riattivando
– tramite l’ottocentesco Viale dei
Cipressi – il collegamento con il
vicino Teatro Greco. Il recupero
dell’area prevede la creazione di un
unico iter di visita che si svilupperà
fino al sovrastante tempio di Venere
Cnidia e lungo la Valle di Tempe: in
tal modo si verrebbe ad ampliare
l’area visitabile della villa per circa il
30%. Non meno importante è la
musealizzazione in loco dei reperti
(con l’allestimento di un apposito
Antiquarium in un casaletto del
Settecento eretto sulle strutture
antiche), che consentirà di offrire ai
visitatori il panorama completo del
contesto scultoreo-decorativo,
comprendente statue, bassorilievi,
arredi, elementi architettonici.
Dal punto di vista operativo, il progetto prevede un recupero ambientale-architettonico, mediante la
messa in opera di un percorso
attrezzato turistico lungo tutta
l’estensione della Palestra-Valle di
Tempe, quindi un recupero artistico-archeologico con specifici
interventi di scavo e restauro di
ogni monumento.
Il progetto, in particolare, prevede lo
scavo, il restauro e la valorizzazione
del settore della Palestra prospettante sulla Valle di Tempe: dal novembre 2005 ad oggi sono state riportate alla luce notevoli strutture in
elevato e alcuni pavimenti in marmo;
uno degli ambienti antichi è stato
adibito a magazzino e temporanea
esposizione dei reperti, in attesa di
allestire l’Antiquarium. Dalle terre di
scavo sono stati recuperati i materiali edilizi riutilizzabili nel restauro
integrativo delle murature, che
comprenderà il consolidamento delle
coperture a volta e la ricostruzione
‘filologica’ delle parti mancanti allo
scopo di agevolare la lettura delle
linee architettoniche; è stata effettuata altresì un’accurata selezione
tipologica dei frammenti di lastre
marmoree, finalizzata al restauro
degli apparati decorativi.
Nell’area del giardino, ove si è
rinvenuto l’originario strato di piantumazione, sono state effettuate
analisi archeobotaniche onde poter
risalire al tipo di piante coltivate.
A sinistra
Scala di accesso
al vestibolo
colonnato
A destra
Veduta dello scavo
del vestibolo
colonnato
Sotto
Particolare di un
pavimento in
marmo africano con
base di colonna
Sotto
Torso di statua
virile in marmo
bianco. Copia
romana di un
originale di ispirazione policletea
A sinistra
Portico con
pavimento a spina
di pesce in lastre
di ardesia
Grande maschera
teatrale di satiro in
marmo bianco
PARCO ARCHEOLOGICO
FINANZIAMENTI ARCUS
ANNO: 2005
IMPORTO: 1.000.000,00 euro
Società Mastarna S.p.A.
Vulci
SISTEMAZIONE DEL PARCO
ARCHEOLOGICO E NATURALISTICO
LA STORIA
LA STORIA
Vulci è tra i più importanti
centri che tra il IX e il VII
sec. a.C. sorsero nell’Etruria antica, dominati da
potenti aristocrazie: la città
è collocata in un territorio
di fondamentale importanza per il controllo dei
traffici costieri e delle vie di
comunicazione da e verso
l’interno, nonché dalla
presenza di importanti
risorse minerarie, caratteristiche che favorirono lo
stabilirsi di precoci rapporti con le popolazioni greche e orientali nonchè con
le colonie greche dell’Italia
meridionale.
Nel corso del VII secolo
a.C. si registra un decisa
crescita dei commerci
marittimi che favorì il
grande sviluppo economico della città, che nel secolo successivo divenne una
delle più potenti del Mediterraneo, punto di riferimento per la ricezione e lo
smistamento di prodotti
destinati al mercato interno ed internazionale che
giungevano e partivano
dal suo porto di Regae.
Alla metà del V secolo
a.C. eventi storici di ampia
portata determinarono un
decadimento dell’economia che perdurò sino al
secolo successivo, quando
vi fu una ripresa legata allo
sfruttamento del latifondo.
Conquistata nel 280 a.C.
per opera del console
romano Tiberio Coruncanio, negli anni successivi
Vulci, ormai relegata al
rango di municipium, perse
d’importanza almeno sino
al 50 a.C. quando conobbe un momento di rinnovato interesse da parte
dell’amministrazione imperiale che favorì la costruzione ed il restauro di
parte degli edifici pubblici
presenti nel centro urbano.
Ben presto, tuttavia, Vulci
iniziò a spopolarsi sino a
quando, ormai completamente abbandonata, cadde nell’oblio più completo.
I suoi resti e la sua storia
torneranno ad essere oggetto di studio dagli inizi
del 1800, quando illustri
visitatori riconosceranno
nelle testimonianze archeologiche che andavano
scoprendo, i resti di una
delle più misteriose e affascinanti città dell’Etruria
antica.
A destra
Ricostruzione
del tumulo
della Cuccumella
A sinistra
Ricostruzione
dell’arco onorario
di Publius
Sulpicius Mundus
A sinistra
Area prospicente
il Fiume Fiora,
ove con i fondi
ARCUS sono
iniziati i lavori di
scavo che hanno
portato alla
scoperta dei resti
di "Ponte Rotto"
e dell'antico
approdo fluviale
A destra
Tomba François.
Eroi etruschi e
Mastarna
A sinistra
Area delle
Tradizioni
Maremmane
IL
PROGETT
ARCUS PER L’ARCHEOLOGIA
Comune di Canino e Montalto di Castro
Provincia di Viterbo
IL PROGETTO
Il progetto prevede la valorizzazione del Parco Archeologico e Naturalistico di Vulci,
un comprensorio nell’Alta
Maremma laziale, diviso tra i
comuni di Canino e di Montalto di Castro. Vulci è infatti
un sistema organico completo (città-necropoli-agro urbano) a cui si somma l’alto
valore paesaggistico (corso
del fiume Fiora, riserva naturale del WWF, riserva naturale
di Montalto) determinato
anche dalle rovine, dal pascolo brado e da un bassissimo
grado di antropizzazione.
Nell’ambito di un programma
di valorizzazione più ampio,
definito in accordo con la
Soprintendenza per i Beni
Archeologici dell’Etruria
meridionale, il progetto si
concentra su precisi obiettivi:
valorizzazione dell’area portuale (scavi archeologici,
interventi di restauro, interventi architettonico-urbanistici
lungo la sponda occidentale
del fiume Fiora), dell’area
Cuccumella (interventi per
l’agibilità e la fruizione della
necropoli) e ricostruzione
dell’arco onorario di età
augustea; adeguamento del
Casaletto Menganelli quale
punto di ristoro e realizzazione dell’area delle Tradizioni
Maremmane (realizzazione di
strutture in legno per animali
e spettatori e sistemazione
del terreno).
Caratterizzato quindi dalla
presenza di due serie di
valori, archeologico e naturalistico, il Parco si sforza di
decodificare, per ogni tipo di
utente, questa realtà complessa, utilizzando supporti di
materiale povero ma adeguati
al paesaggio.
Anche in base alle caratteristiche geomorfologiche
dell’area, il Parco è stato
pensato come una “struttura
aperta”, cioè priva di recinzioni invalicabili e di spazi
chiusi ed è stato strutturato in
modo tale da poter essere
percepito dal visitatore sia
che lo percorra in autonomia
sia che lo visiti accompagnato. I percorsi presentano vari
gradi di difficoltà e si caratterizzano per un elevato grado
di flessibilità, permettendo al
visitatore di costruirsi il proprio itinerario di visita.
PARCO ARCHEOLOGICO
Fratte
LA STORIA
L’abitato antico di Fratte
costituisce il più rilevante
insediamento archeologico di Salerno, posto
alla periferia settentrionale della città: centro
etrusco-campano, sviluppatosi a partire dal VI
sec. a.C., svolse un ruolo
importante di collegamento tra gli etruschi
della Campania settentrionale e le città greche
della costa tirrenica, fino
all’avvento di Roma ed
alla fondazione della
colonia di Salernum (194
a.C.).
L’area archeologica, di
10.000 mq. circa, fu
portata alla luce da P. C.
Sestieri nella zona delle
Case Popolari del moderno quartiere di Fratte; ricerche sistematiche
sono state condotte nel
corso degli anni cinquanta, ad opera dei
Musei Provinciali di
Salerno con il recupero
di elementi relativi all’abitato, alle necropoli
ed al santuario e venne
realizzato il Parco Archeologico denominato
“Acropoli”. Da alcuni
anni l’Università degli
Studi di Salerno ha
avviato, in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici, l’Amministrazione
Provinciale e di recente
l’Amministrazione Comunale di Salerno,
interventi sistematici di
indagine all’interno
dell’area archeologica e
nel territorio di Fratte e
nel 1990 si è proceduto
all’allestimento di una
nuova sezione espositiva
nel Museo Provinciale di
San Benedetto, con la
seguente pubblicazione
dei ritrovamenti.
Nella parte sud-occidentale dell’impianto antico,
organizzato per terrazze
con diversi nuclei di
edifici disposti lungo assi
viari realizzati in acciottolato e piani battuti,
proprio le indagini più
recenti hanno messo in
luce strutture pertinenti
ad un’area sacra, che
insistono e sono in parte
collegate ad un complesso sistema di distribuzione e scarico delle acque
risalente alla fine dell’età
arcaica; l’area è ubicata
in prossimità degli snodi
dell’Autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria e
della tangenziale di
Salerno.
SALERNO
RIDEFINIZIONE
DEL SITO ARCHEOLOGICO
FINANZIAMENTI ARCUS
ANNO: 2005
IMPORTO: 300.000,00 euro
ANNO: 2006
IMPORTO: 640.000,00 euro
Università degli Studi di
Salerno – Dipartimento di
Beni culturali
IL PROGETTO
IL PROGETTO
ARCUS PER L’ARCHEOLOGIA
LA STORIA
Comune di Salerno
Provincia di Salerno
Il progetto mira, oltre all’arricchimento delle conoscenze scientifiche del sito, alla
ridefinizione dell’area archeologica al fine di chiarire
la forma e la dimensione
dell’impianto urbano che si
estende ben oltre i confini
dell’attuale Parco Archeologico. La valorizzazione del
Parco Archeologico di Fratte, con la restituzione alla
fruizione pubblica delle
importanti preesistenze
archeologiche, si inserisce
all’interno di un sistema
urbano costituito anche
dalla Villa Comunale e dall’area verde di Vitologatti e
Villa Franca, i cui casali
possono essere recuperati
per collocarvi servizi museali
e strutture a servizio del
tempo libero.
L’obiettivo del progetto è
quello di realizzare un Parco
inteso non soltanto come
area della musealizzazione
all’aperto di strutture, ma
concepito come luogo intimamente correlato a tutti gli
elementi ambientali e culturali che caratterizzano il
territorio di appartenenza,
utile al tempo stesso per la
pianificazione e riqualificazione degli spazi urbani
limitrofi. Per questo gli interventi di razionalizzazione del
verde devono rispettare il
carattere attuale dell’area
archeologica quale riserva
verde, inserita in un’area
tradizionalmente priva di
ampi spazi di carattere
ricreativo ed ambientale.
A queste problematiche si
aggiunge la prossimità di un
nodo autostradale così
importante come quello di
Fratte, che definisce, con il
grande taglio del nuovo
svincolo, il margine orientale
dell’area. La fruizione dell’area archeologica di Fratte
presenta, da questo punto
di vista, maggiori e più estese potenzialità, che potranno in futuro trovare applicazione in un progetto che
metta in relazione diretta
l’infrastruttura autostradale e
l’area archeologica.
In alto
Distribuzione delle evidenze archeologiche nel territorio di Fratte
A sinistra
Planimetria
generale dell’area
archeologica con
indicazioni del
progetto complessivo
A sinistra
Veduta generale e
particolare da SO
del complesso
monumentale
oggetto dell’intervento del primo
stralcio
In alto a sinistra
Particolare da NE del complesso monumentale
In alto
Particolare dell’area sacra
dell’acropoli e stratificazione
di strutture dall’area sacra,
dalla fine del VI alla metà del
III sec. a.C.
A sinistra
Oggetti da uno scarico in
corso di scavo
AREE ARCHEOLOGICHE
PARCHI ED INFRASTRUTTURE
FINANZIAMENTI
ARCUS
ANNO: 2004
IMPORTO:
1.000.000,00 euro
ANAS S.p.A.
FINANZIAMENTI
ARCUS
ANNO: 2007
IMPORTO:
360.000,00 euro
ARCUS PER L’ARCHEOLOGIA
MiBAC Direzione
Regionale per i
Beni Architettonici
e Paesaggistici
della Calabria Soprintendenza
per i Beni
Archeologici per la
Calabria
Porto di Traiano a Fiumicino (RM)
Comune di Fiumicino - Provincia di Roma
La finalità del progetto è quella di valorizzare la grandiosa struttura
dei Porti di Claudio e Traiano, ricucendo i percorsi che dall’area demaniale del Parco Archeologico del Porto di Traiano giungono al
Porto di Claudio ed al Museo delle Navi romane di Fiumicino attraverso l’area di Monte Giulio. Gli studi archeologici, bibliografici ed
archivistici, sono stati integrati dall’utilizzo di sistemi sperimentali che
hanno permesso di definire con maggiore precisione le preesistenze
archeologiche e di progettare così dei percorsi di fruizione, corredati
da apparati divulgativi, che mediante una passerella aerea posta su
Via Guidoni permetteranno una visita completa del Porto di Claudio,
a sua volta oggetto di interventi mirati di restauro, sistemazione e
valorizzazione delle principali strutture antiche.
A sinistra
I porti di Claudio e
Traiano rappresentati nell’affresco di
A. Danti (XVI sec.Galleria delle Carte
Geografiche nel
Museo Vaticano)
Parco Archeologico di Locri Epizefiri
Comune di Locri - Provincia di Reggio Calabria
Nella vastissima area del Parco Archeologico di Locri Epizefiri, questo
progetto intende realizzare un intervento di esplorazione e valorizzazione di un settore recentemente acquisito a ridosso del tempio in
contrada Marasà, uno dei complessi monumentali più importanti
della città, per mettere in luce il limite orientale del santuario e un
tratto del percorso di una grande strada rettilinea (platea): si renderanno in tal modo percepibili alcuni nessi fondamentali per la topografia locrese. La sistemazione successiva si articolerà con percorsi
pedonali lungo i quali saranno sistemati schemi ricostruttivi e altri
sussidi illustrativi; si prevede inoltre, per migliorare la percezione di
elementi urbanistici, di realizzare un punto di vista rialzato mediante
una piattaforma praticabile alta ca 3 m.
A sinistra
Fotografia aerea
del teatro di Locri
Area archeologica di Tuvixeddu
FINANZIAMENTI
ARCUS
Comune di Cagliari - Provincia di Cagliari
L’intervento consiste nella pulizia, nel consolidamento e
nella predisposizione alla valorizzazione di una serie di
tombe a camera ricavate nel banco calcareo della collina di Tuvixeddu, a Cagliari: oggetto specifico di indagine
è la tomba di Caio Rubellio, uno degli esempi più noti
della necropoli romana, realizzata nella prima età imperiale sul versante del colle che si affaccia verso la laguna
di Santa Gilla e lungo il percorso della principale arteria
che collegava in antico la città con l’area interna. Gli
interventi di recupero prevedono: ripulitura e disinfestazione dei vani; rimozione degli intonaci moderni; sistemazione delle strutture moderne; pulizia della facciata e
dell’iscrizione esterna; scavo dell’area esterna alla struttura; studio dei sistemi di accessibilità alla struttura.
A destra
Tuvixeddu,
tomba di Caio
Rubellio. Tabella
con titulus
proprietatis
Museo Archeologico
Nazionale di Altino
Comune di Quarto d’Altino - Provincia di Venezia
A sinistra
Una sala del
Museo Archeologico Nazionale di Altino
Il progetto prevede il trasferimento dell’attuale Museo
di Altino, inaugurato nel 1960 e divenuto nel tempo
assolutamente insufficiente, nella nuova sede acquistata nel 1984 dallo Stato, un vasto complesso costituito da due ampie strutture ottocentesche, una
risiera ed un edificio a planimetria tradizionale. Da
questo polo museale – collocato strategicamente tra
l’aeroporto Marco Polo di Venezia, l’autostrada Mestre-Trieste, la S.S. 14 Triestina ed il sistema fluviale
Dese-Canale S. Maria, attraverso il quale si prevede
di ripristinare l’antica via di percorrenza lagunare
Altino-Venezia – potranno nascere nuove iniziative
finalizzate a vivificare tutta la zona circostante e a dare
un’opportunità culturale e turistica in più a chi si trova
a percorrere le limitrofe vie di terra, acqua e aria.
Navi romane
di San Rossore - Pisa
Comune di Pisa - Provincia di Pisa
A sinistra
Pisa. Fasi dello
scavo delle navi
romane
Il progetto riguarda il recupero, il restauro e la valorizzazione delle navi romane rinvenute a soli 500 m
in linea d’aria dalla Piazza del Duomo di Pisa, mediante: ampliamento dell’area di scavo, realizzazione di un capannone da adibire a sede del laboratorio di restauro per il trattamento del legno bagnato,
quindi completamento del recupero degli scafi già
individuati ed estensione della ricerca archeologica;
creazione delle premesse materiali per rendere
visitabile il cantiere, diffusione della conoscenza,
impostazione della rete dei servizi aggiuntivi e di
accoglienza dei visitatori; allestimento di una esposizione temporanea nei locali del complesso demaniale degli Arsenali Medicei ed impostazione, grazie
alle potenzialità didattiche del contesto, di una serie
di percorsi formativi professionali.
ANNO: 2007
IMPORTO: 300.000,00 euro
MiBAC Direzione
Regionale per i Beni
Culturali e Paesaggistici
della Sardegna - Soprintendenza per i Beni
Archeologici per le
province di Cagliari e
Oristano
FINANZIAMENTI
ARCUS
ANNO: 2005
IMPORTO: 800.000,00
euro
ANNO: 2006
IMPORTO: 900.000,00
euro
MiBAC Direzione
Regionale per i Beni
Culturali e Paesaggistici
del Veneto Soprintendenza per i
Beni Archeologici del
Veneto
FINANZIAMENTI
ARCUS
ANNO: 2005
IMPORTO: 1.000.000,00
euro
MiBAC Direzione
Regionale per i Beni
Culturali e Paesaggistici
della Toscana Soprintendenza per i Beni
Archeologici della Toscana
AREE ARCHEOLOGICHE
PARCHI ED INFRASTRUTTURE
FINANZIAMENTI
ARCUS
ANNO: 2005
IMPORTO:
300.000,00 euro
Comune di
Massarosa (LU)
FINANZIAMENTI
ARCUS
ANNO: 2005
IMPORTO:
200.000,00 euro
ARCUS PER L’ARCHEOLOGIA
Società Autostrade
per l’Italia S.p.A.
Area archeologica di Massaciuccoli
Comune di Massarosa - Provincia di Lucca
Il progetto, nel suo complesso, mira alla valorizzazione dell’area archeologica di Massaciuccoli, attraverso la riqualificazione e la sistemazione dei siti
già riportati alla luce (le terme) ed il loro collegamento con altre strutture.
In particolare si è previsto di estendere l’indagine archeologica, compiendo uno scavo stratigrafico ad ampliamento e completamento dell’apertura
nell’area della ex Scuola Elementare della frazione, così da raggiungere le
quote necessarie all’inquadramento planimetrico delle evidenze archeologiche già emergenti ed eseguendo saggi campione di approfondimento
stratigrafico per l’acquisizione di dati di valutazione al fine di stimare le
successive fasi esecutive. Contestualmente, si è proceduto alla sistemazione dell’area al fine di garantire la visitabilità e la frequentazione del sito, e
si sono curate iniziative di divulgazione e promozione dell'area, con l'intento di rendere l’intervento archeologico un evento culturale fruibile sia dalla
cittadinanza che dai visitatori esterni.
A sinistra
Massaciuccoli.
La tensostruttura a
protezione del
cantiere
Il sito archeologico di Aquino
Comune di Aquino - Provincia di Frosinone
Nella campagna del Lazio meridionale l’Autostrada A1 Roma-Napoli
attraversa il vasto sito archeologico dell’antica città di Aquinum, attualmente contigua all’Area di Servizio Casilina Est. Questa vicinanza ha
comportato la definizione con la Soprintendenza archeologica del Lazio
di un programma d’intervento nell’area funeraria, a seguito del quale
sono stati messi in luce i resti di strutture arcaiche e tombe ipogee, con
materiali ceramici e in metallo e con la scoperta dei resti di un prezioso
letto funebre con decorazioni databili al I sec. d.C. Il progetto ha previsto lo studio archeologico ed antropologico dei materiali rinvenuti ed il
consolidamento, rimontaggio e restauro del letto funerario e degli altri
manufatti, nonché la completa restituzione cartografica e virtuale delle
strutture rinvenute.
A sinistra
Aquino.
Tomba ipogea
Parco Archeologico di Teramo
Comune di Teramo - Provincia di Teramo
L’obiettivo principale del progetto consiste nell’agevolare la fruizione della bellezza paesaggistica ed ambientale del teramano e nell’approfondire la conoscenza dei siti e dei monumenti archeologici, artistici,
architettonici e storici presenti, puntando anche sulle
suggestioni storico-antropologiche che essi evocano,
per incentivare i flussi di turismo culturale, naturalistico e sportivo. Un obiettivo ulteriore consiste nella
riqualificazione, mediante l’attività di ricerca, di scavo,
di valorizzazione di siti e monumenti archeologici, del
tessuto urbano e territoriale, a partire da alcuni luoghi
simbolo della città che costituiscono un autentico
palinsesto di vicende urbane.
A destra
Teatro romano
di Teramo
Villa romana del Tellaro
Comune di Noto - Provincia di Siracusa
Il progetto mira a realizzare il Parco Archeologico e
Ambientale dell’area relativa al complesso della Villa
romana del Tellaro, nei pressi della città di Noto: la Villa,
non completamente esplorata, risale alla tarda età
imperiale ed è stata rinvenuta all’interno di una masseria sette-ottocentesca ubicata lungo la strada che
conduce a Pachino lungo la riva destra del fiume Tellaro. Dotata di ricchi mosaici pavimentali, la Villa sorgeva
al centro di un vasto latifondo con grandi risorse, forse
dotato in origine di un approdo diretto al mare. L’Amministrazione Provinciale di Siracusa ha finanziato il
restauro dei mosaici pavimentali, ricollocandoli nel
luogo di provenienza ed ha attuato la sistemazione
museografica della masseria nella quale sono stati
creati i servizi generali per la fruizione del sito.
In alto
Mosaici pavimentali dalla
Villa del Tellaro
A sinistra
Ambienti e
pavimenti
mosaicati della
villa romana di
Patti Marina
Villa romana di Patti Marina
Comune di Patti - Provincia di Messina
Il progetto riguarda lavori di scavo, di restauro e di
ampliamento della copertura, a completamento degli
interventi per la valorizzazione della Villa romana di Patti
Marina (ME), un imponente complesso ricco di mosaici
geometrici e policromi, datato ad età tardo imperiale (IV
sec. d.C.), messa in luce nel 1973 durante i lavori di
costruzione dell’Autostrada Messina-Palermo ed in
stretta connessione con essa. La prosecuzione degli
scavi archeologici ha definito con maggiore precisione
le dimensioni della Villa, documentandone l’estensione
verso il mare e l’ubicazione dell’ingresso principale su
questo versante. Il progetto prevede inoltre lavori di
restauro conservativo delle superfici musive in luce e
delle strutture rinvenute, nonché la realizzazione di una
nuova copertura protettiva.
FINANZIAMENTI
ARCUS
ANNO: 2005
IMPORTO: 200.000,00
euro
Comune di Teramo
FINANZIAMENTI
ARCUS
ANNO: 2004
IMPORTO: 1.000.000,00
euro
Regione Sicilia;
Soprintendenza per i
Beni Culturali e
Ambientali della
provincia di Siracusa
FINANZIAMENTI
ARCUS
ANNO: 2004
IMPORTO: 500.000,00 euro
ANNO: 2005
IMPORTO: 200.000,00 euro
Regione Sicilia;
Soprintendenza per i Beni
Culturali e Ambientali della
provincia di Messina
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catalogo Arcus per l`archeologia