Diritto e
Rovescio
A cura di:
Garabello Giorgia
classe 1° D
a.s. 2008-2009
Intervista a mio nonno
Secondo di 84 anni, nato a
Torino ed a mia madre Silvia di
38 anni,
entrambi allievi
dell’ I.C. Cena
Domande:
1) Com’era organizzata la scuola quando la frequentavi?
2) Quali erano i doveri degli studenti?
3) Quali erano i diritti degli studenti?
4) Come venivano puniti gli alunni che disturbavano?
5) Come è cambiata secondo te la scuola e
l’educazione?
6)Quali suggerimenti daresti per educare gli
alunni di oggi al rispetto delle regole?
ALLE ELEMENTARI
1) Com’era organizzata la scuola quando la frequentavi?
C’era solo un maestro: in prima e seconda
un’insegnante donna (Laura Maccagno ); in terza quarta
e quinta un insegnante uomo (il sig. Agostini).
Si entrava a scuola alle 8:00 fino a mezzogiorno,e dalle
14:00 alle 16:00 tutti i giorni. In classe eravamo 26,
tutti maschi.
Foto di classe del 1905 della mia bisnonna,
ovvero della mamma di mia nonna
2) Quali erano i doveri degli studenti?
Lo studente doveva dare del lei al maestro, non si
parlava senza permesso e non si scherzava.
Bisognava venire a scuola puliti e ordinati: in
prima e seconda col grembiule, in terza quarta e
quinta con maglia e pantaloni blu scuro.
3) Quali erano i diritti degli studenti?
Eravamo in epoca fascista e gli alunni non
avevano diritti. Bisognava ascoltare e fare
ciò che l’insegnante diceva, senza ribattere.
L’unico diritto era quello alla mensa,
gratuita per i più poveri, e si mangiava
quasi sempre una scodella di minestra, un
pezzo di pane e un frutto.
4) Come venivano puniti gli alunni che
disturbavano?
Bastava che il maestro ci richiamasse e noi stavamo
tutti zitti, ma prendevamo comunque una punizione:
se uno aveva parlato senza permesso scriveva per 100
volte “non devo parlare”.
A volte volavano degli scappellotti o delle tirate
d’orecchio.
Mi ricordo di una volta che un mio compagno bravo a
scuola si era distratto e aveva preso un brutto voto.
Capita, direte voi!! Ma il maestro Agostini, mentre il
padre del ragazzo, che faceva l’agricoltore, passava col
carro davanti alla scuola, portò il ragazzo vicino alla
finestra e gli disse: ”Guarda tuo padre come lavora
tutto il giorno per mantenerti e farti andare a scuola!
Quindi vedi di migliorare o stasera vado a parlargli”.
Da quella volta prese sempre bei voti.
5) Come è cambiata secondo te la scuola e l’educazione?
Rispetto a quando andavo a scuola io ci sono stati dei
cambiamenti in peggio: gli insegnanti non hanno più
autorità, la scuola non e più seria e molti alunni pensano di
poter fare quello che vogliono e non capiscono che andare a
scuola è un privilegio: ai miei tempi tutti volevano andare a
scuola e molti non potevano. Io ho perso un anno perché i
miei genitori non avevano abbastanza soldi per comprarmi i
libri!!!
6) Quali suggerimenti daresti per educare gli alunni di
oggi al rispetto delle regole?
Bisognerebbe che i genitori spiegassero ai figli cosa succede
se non studiano e i professori dovrebbero essere più severi e
riuscire a far amare la scuola agli alunni. I ragazzi
dovrebbero studiare di più e aver maggior rispetto per i
genitori che lavorano anche per poterli mandare a scuola.
Avviamento commerciale (equivalente della nostra scuola
media)
Erano gli anni 1938,1939,1940. Eravamo in una classe mista di
una trentina di alunni circa ed eravamo al secondo piano della
scuola “Giovanni Cena”.
Si facevano le solite materie più pratica commerciale.
Mi ricordo anche alcuni professori: per esempio il professor
Gilberto de Mari che insegnava matematica e veniva a scuola
vestito da capitano dell’esercito perché doveva essere chiamato per
la guerra. Così vestito ci metteva sempre in soggezione.
Ma la mia professoressa preferita era quella di lettere di cui non
mi ricordo più il nome ma alla quale sono tutt’ora riconoscente per
avermi fatto studiare e mettere in prosa le poesie di Josuè
Carducci, Jauffrè Rudel (tempo delle crociate) e Giovanni Pascoli
(l’aquilone e la cavallina storna).
Nonostante questi ricordi, apprezzo te, Giorgia, che mi stai
chiedendo queste cose perché significa che c’è ancora un po’ di
sensibilità verso il passato e ci sono studenti meritevoli anche
grazie ai loro professori.
Mia nonna Irma
(quelle di mio nonno sono andate perse)
Mia mamma Silvia,
38 anni, alunna
della stessa scuola
di mio nonno
Mia mamma in terza media. A destra il prof. Cerruti,
attualmente vicepreside della scuola Martiri del
Martinetto, ovvero la scuola di mio nonno, di mia mamma,
di mio papà ed anche la mia !!
1) Il periodo in cui io frequentavo la scuola media Martiri del
Martinetto risale agli anni 1982-1983 -1984 -1985.
Gli orari erano dalle 8 alle 13; i laboratori facoltativi erano nel
pomeriggio e io svolgevo dattilografia, Torino ieri e oggi, fotografia
e latino in terza media.
Le classi erano miste e io ero nella sezione D.
Mi ricordo di alcuni professori: la Donn di italiano, Vietri di
francese (che io adoravo), Cerruti di matematica che era appena
arrivato e che attualmente, dopo 26 anni, è ancora insegnante e
vicepreside, Russo di educazione tecnica. Eravamo una classe
abbastanza unita, con alcuni elementi di disturbo e alcuni di
spicco …. Se non ricordo male, c’era un ripetente in terza
….Come tutti in quel periodo adolescenziale eravamo un po’
irruenti, disobbedienti, irrequieti ma comunque non uscivamo
mai dalle “righe “né abbiamo mai distrutto cose appartenenti alla
scuola o picchiato dei compagni ……
2)Direi assolutamente paragonabili agli attuali
3)Note sul diario, sul registro, sospensione, colloquio
con la Preside, convocazione dei genitori, compiti di
punizione ,allontanamento dall’aula, bocciatura
4)Da allora la scuola è cambiata in peggio perché c’è
sempre meno rispetto per l’istituzione scolastica e
per i professori, c’è poca collaborazione con le
famiglie (lo si nota anche dalle riunioni e dai colloqui
con i professori )… inoltre viviamo in un mondo dove
è sempre più difficile infondere valori quali
l’educazione, la coesione, il gruppo, il rispetto dei
beni altrui e delle persone.
5)Sono convinta che il problema non siano i ragazzi
in sé ma le famiglie che non li sostengono e non li
educano sufficientemente (non è possibile delegare
tutto alle istituzioni anche perché la prima
istituzione è proprio la famiglia). Soprattutto i
ragazzi non sono preparati ad affrontare la vita, dove
purtroppo non ci saranno sempre mamma e papà a
difenderli e sostenerli e dove l’ostentare troppa
sicurezza e fare troppo i “bulli “ a volte porta a
conseguenze inaspettatamente gravi.
Giorgia, 11 anni, alunna dell’ I.C. Cena-Martiri
del Martinetto
Le mie considerazioni sono queste: rispetto ai racconti di
mio nonno si può dire che oggi la scuola sia molto meno
seria e la gran parte degli alunni pensa che sia
semplicemente una noia e un dovere ma, come diceva
mio nonno, prima quasi nessuno poteva frequentarla.
La scuola serve per darci un futuro, insegnarci tante
cose e migliorarci come persone.
Attualmente stanno tagliando ore di italiano per
risparmiare ma, secondo me, bisognerebbe risparmiare
su cose meno importanti!
Per concludere credo che la scuola vada presa
seriamente e non alla leggera, bisogna che noi
approfittiamo della bravura dei nostri professori.
Spero vivamente che la scuola migliori!
La mia classe a Pracatinat
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