INIZIO MINISTERO PASTORALE
RUGGIERO don PIETRO ANTONIO
Gagliano Castelferrato
14 settembre 2013
Esaltazione della Santa Croce
1. “Gloria a Dio
Gloria a Dio! Questa vuole essere la prima voce. Vuole
essere la mia prima parola da parroco. Dare gloria a Dio è la
mia missione e, dare gloria a Dio, è la vocazione fondamentale
di ogni cristiano e quindi anche la vostra che oggi siete qui
amabilmente convenuti in così grande numero. E’ per dare
gloria a Dio, che oggi giungo in questa Città, che mi riserva
tanta immeritata accoglienza. Unicamente la gloria di Dio può
e deve motivare ogni nostra azione.
Da parte vostra, venire fin qui, solo perché la fiducia del
Vescovo mi assegna un nuovo campo di apostolato, non ne
valeva veramente la pena: non solo non merito tanto, ma sono
così tanti i miei limiti che ritardano il disegno divino, che
merito piuttosto compassione. Solo la certezza che siete qui per
la gloria di Dio, mi convince a non tener conto del naturale
disagio che porto nel cuore.
Comunque, scusatemi del disturbo che vi ho arrecato
per questa giornata!
Eccellenza reverendissima, confratelli nel sacerdozio,
carissimi diaconi, reverendissime suore di più congregazioni,
signor sindaco, autorità civili, politiche e militari, confraternite,
associazioni, carissimi fratelli e sorelle qui convenuti da
Cerami, da Troina, da Roma, da Brescia, dalla Svizzera, da
Palermo, da Centuripe, da Catenanuova, da Nicosia, da
Leonforte, da Catania, da Nicolosi, da Paternò, da Giampilieri.
E’ venuto il momenti di ringraziarvi!
Ringraziarvi certo per la vostra gentile partecipazione,
ma soprattutto ed innanzitutto, perché unite le vostre voci alla
mia per dare gloria a Dio.
Sia gloria a Dio, per i miei carissimi genitori e per mio
fratello!
Sia gloria a Dio, per i sacerdoti qui presenti, ancor
prima amici carissimi, oltre che confratelli!
Sia gloria a Dio, per il mio parroco, il carissimo Padre
Anello, nel quale ho intravisto i lineamenti della bontà del
Padre celeste, e per la comunità delle Suore Sacramentine di
Cerami guidata da Sr Alba Rosa, tra di loro ho fatto
l’esperienza viva del monte Tabor.
Sia gloria a Dio per le suore sparse in diverse parti
dell’Italia e del mondo e che la grazia del Signore mi ha dato la
benedizione di incontrare e servire: dalla Slovacchia alla
Polonia, dalla Germania alla Spagna, dall’Austria alla Svizzera.
Tra di esse sia gloria a Dio per le carissime Suore
Cappuccine del Sacro Cuore, qui presenti con la loro Superiora
Generale, che mi onorano della loro fiducia e con le quali sono
aperti numerosi percorsi di collaborazione; a loro dico non
cessate di unire la vostra voce alla mia per dare Gloria a Dio e
mi sento di aggiungere che il nuovo ministero, che oggi inizio,
nulla toglierà agli impegni presi con il loro Istituto.
Sia gloria a Dio per le Monache Clarisse del Monastero
dei Santi Francesco e Chiara in Ticino, vera stella luminosa del
mio cammino e che tanti dei presenti, alcuni anche di questa
città di Gagliano hanno avuto la grazia di incontrare. A loro
tutta la mia gratitudine per il dono incomparabile dell’amicizia
e della preghiera diuturna!
Dio solo sa quanti sacrifici, preghiere e sofferenze sono
stati offerti e sono offerti dalle anime consacrate per sostenermi
nel mio servizio alla Chiesa, e come ne sento ogni giorno la
benefica conseguenza. Quanta benevolenza e sollecitudine,
quanti segni di comunione mi hanno circondato e mi
circondano ogni giorno. Sia, dunque, gloria a Dio per voi,
carissime sorelle!
Sia gloria a Dio per voi, carissimi amici, qui da diverse
parti convenuti, ed in modo particolare per voi cari fratelli e
sorelle provenienti da Troina, comunità che porto nel cuore e
che ho servito per lunghi 17 anni. Con Paolo oggi serenamente
ripeto: «Così affezionati a voi, avremmo desiderato darvi non
solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci
siete diventati cari» (1 Ts 2,8).
Sia gloria a Dio per la Confraternita di S. Antonio
Abate di Cerami alla quale mi legano vincoli di gratitudine e di
amicizia e della quale mi onoro di far parte.
Sia gloria a Dio per alcuni amici di religione
musulmana qui presenti e per alcuni fratelli di professione
anglicana. I momenti di lavoro che ci hanno unito, oggi si
trasformano finalmente in momento di corale gloria a Dio.
Vi prego tutti di leggere nel mio cuore, la profonda
gratitudine, perché mi aiutate a dare gloria a Dio! È veramente
poco ciò che riesco a darvi e a dirvi, rispetto a ciò che da voi
ricevo ed ascolto.
«Nel cuore della santa città s’innalza l’albero della vita;
e le sue foglie guariscono i popoli» (II Antifona ai Primi Vespri
dell’Esaltazione della Santa Croce). Così canta la chiesa nella
festa odierna. Si! La croce di Cristo, come ci ha ripetuto il
vescovo, abbracciata e portata ci guarisce nel cuore e rende la
nostra vita preziosa agli occhi di Dio e la nostra preghiera
gradita all’Altissimo! «Dio non turba mai la gioia dei suoi figli
se non per prepararne una più grande e più certa» (A. Manzoni,
Promessi Sposi)
2. Sto alla porta e busso
Ma ora, tutti mi permettano, di avere cuore, mente, occhi,
forze e parole, unicamente per voi, comunità ecclesiale di
Gagliano, la mia comunità: Grazie!
Giungo a voi da due anni, che non sono stati di stasi, ma
piuttosto di particolare grazia, di eccezionale esperienza
apostolica, nonché di speciale crescita: gli anni più belli del
mio ministero. Ora vengo oggi a bussare al vostro cuore, ho
l’intima persuasione che sacerdoti si diventa con l’ordinazione
presbiterale, parroci si diventa con il mandato del Vescovo, ma
padri si diventa solo se l’altro ti concede il “privilegio della
paternità”, come usava chiamarlo San Gregorio Magno nella
sua Regola Pastorale.
Ecco, oggi io vengo a bussare al cuore di ciascuno di voi
per chiedervi tale privilegio, il privilegio di considerarmi padre.
Non si possono usare le parole di un padre se l’altro non ti
considera tale, non si possono usare i gesti di un padre se
l’altro non ti vede come tale. Vi prego, cari fratelli e sorelle di
Gagliano vogliate concedermi tale privilegio. Ma non si ferma
qui la mia richiesta.
Vi chiedo anche la fatica di considerarmi fratello. Avere un
fratello in più equivale ad avere un pensiero in più, a dover
tendere una mano in più, ed io umilmente vi chiedo questa
carità, di farmi entrare nella vostra fraternità. Accoglietemi
come padre e ancor più come fratello!
Ed infine vi chiedo la carità di accogliermi anche come
figlio di questa terra, dei suoi usi e dei suoi costumi, non come
forestiero e straniero, ma come figlio, non come ospite ma
come concittadino.
Per ciò che mi riguarda vi sarò padre, fratello e figlio! So
bene che mi devo meritare quello che vi chiedo! E non ho altro
titolo per farlo se non il mandato del Vescovo e
l’incondizionata fiducia che intendo dare a tutti. “Attento di chi
ti fidi”, mi ha detto qualcuno in questi giorni, ma mi sia
permesso di non essere d’accordo. «Quando qualcuno ti
tradisce, afferma il Beato Newman, non è l’atto di fiducia ad
essere sbagliato e mal riposto, ma il cuore di chi l’ha ricevuta a
non esserne stato degno» (Grammatica dell’assenso); perciò
mi fiderò di tutti, anche se non mi affiderò a nessuno se non a
Colui che è degno di ogni fiducia (cfr. Eb 2,13).
3. Fede matura, comunione autentica, cultura nuova.
Ed ora prendo in prestito le parole del Beato Giovanni
XXIII che nel discorso di apertura del Concilio Vaticano II
auspicava per la Chiesa un balzo in avanti.
Mi pare che un triplice balzo, la Divina Provvidenza,
chieda oggi anche a me e a voi.
Innanzitutto un salto verso una fede matura. Si tratta di
voltare pagina, perché il mondo contemporaneo ci sfida a
rendere conto della speranza che è in noi (1Pt 3,15). Voltare
pagina per essere all’altezza della chiamata di Dio e delle sfide
del mondo. Tale nuova evangelizzazione, che vogliamo
sperimentare fin dal primo giorno, dovrà avere il suo perno e il
suo cardine in Cristo. Siamo certi di quanto ci dice Papa
Francesco: «l’evangelizzazione si fa in ginocchio» (Omelia
Santo Padre Francesco, 7 luglio 2013). Pertanto l’Eucarestia
celebrata e adorata deve essere il punto di partenza della nostra
comunità ecclesiale. Alle Suore Sacramentine di Bergamo, qui
presenti con la loro Superiora Generale Sr Maria Gambirasio e
con la Superiora Provinciale Sr Alma Caizzo, e al cui Istituto
devo la mediazione umana della mia vocazione, oltre a
rinnovare il mio affetto, la mia stima e la mia riconoscenza, e
oltre ad assicurare che continuerà il mio servizio reso all’intero
Istituto, chiedo di essere animo adorante del nuovo progetto di
evangelizzazione. Gagliano sarebbe diverso se da più di 50
anni non ci fossero state le Suore Sacramentine! Grazie Rev.da
Madre perché unitamente al suo Consiglio Generale oggi fa
dono a questa comunità ecclesiale di Sr Silvia e di Sr
Giuseppina che si uniscono a Sr Concetta, Sr Tullia e Sr
Teresa. Il sapere di poter contare su una comunità adorante ed
operante di 5 religiose mi rasserena il cuore.
Ma la nostra fede sarà più matura se faremo dell’Eucarestia
il nostro cardine e dell’attenzione al prossimo, soprattutto il più
debole, il nostro vanto. Fin da questo momento invito tutti a
costruire reti di solidarietà senza gelosie, senza rivalità, senza
sterili arroccamenti. Cercherò di aver cura delle pietre e della
preziosa eredità ricevuta, ma non sarà questo il mio primo
pensiero, quanto piuttosto ciascuna persona che costituisce la
pietra viva del tempio di Dio (1 Pt 2,5).
Ma oggi veniamo anche chiamati a compiere un salto verso
una comunione autentica. Fin da questo momento vi prego:
allontaniamo ogni ipocrisia, non è degna dell’uomo! Non è
degna del cristiano! La comunione deve essere autentica e
sincera e perché ciò accada dobbiamo unicamente riceverla da
Colui che ne è la sorgente. Il nostro compito non è di costruire
la comunione, ma di demolire gli ostacoli che si frappongono.
Non nova sed nove –affermava San Vincenzo di Lerins - non
abbiamo bisogno di cose nuove, ma di cose sincere. Nel
pensiero della comunione che intercorre ininterrotta tra cielo e
terra la mia mente va a P. Vito Bottitta che di questa città è
stato parroco. Sì! P. Bottita, dal cielo benedici questa
parrocchia che pure fu tua, noi preghiamo la Vergine Maria
delle Grazie per la tua eletta anima.
Nello stesso salto verso una comunione autentica
permettetemi di ringraziare P. Domenico Bannò che per 8 anni
ha retto due delle parrocchie di questa città. P. Domenico
sentiti sempre a casa tua, non avere esitazioni nell’accettare
inviti, nel renderti presente, come e quando ritieni opportuno.
Nella provincia più a sud dell’antico impero Romano, la
vecchia Numidia, era invalso l’uso che il governatore uscente
non si recasse più nella regione che aveva governato; appena
tale uso giunse alle orecchie dei fini giuristi di Roma lo
bollarono come: barbarus et incivilis. Non così sia tra noi!
Sappi P. Domenico che nessuna gelosia e nessuna falsa
prudenza si contrapporrà alla cordiale e serena accoglienza in
qualsiasi momento. Permettetemi, in punta di piedi, di dire una
parola nei confronti di quanti a
P. Domenico erano
particolarmente legati: avrò per voi quell’attenzione che si
richiede a coloro che portano nel cuore la fatica del distacco.
In tale autentica comunione la mia stima e riconoscenza
vanno a Mons. Vasta che per ventisette anni ha retto la
comunità della Chiesa Madre. Ritengo che la fraternità e
l’amicizia che ci lega sarà solamente rafforzata dalla nuova
condizione. Tutta la mia gratitudine per l’entusiasmo e la
disponibilità con la quale ha accolto la mia nomina. A lui fin
d’ora pubblicamente dico che ogni gesto che farò, ogni scelta,
ogni singolo oggetto che sposterò non sarà mai un giudizio nei
confronti del suo operato, ma frutto di quella sacrosanta libertà
che ci permette di trarre dall’unico tesoro cose nuove e cose
antiche (Mt 13, 52).
Ma il vertice di tale salto verso la comunione autentica
deve essere quel clima di famiglia che dobbiamo instaurare
nell’unica realtà ecclesiale. Nella giornata odierna ho fatto
dono a questa comunità di un Calice. Trattandosi di un calice in
semplice ceramica, non è nulla di prezioso. Tale gesto per dire
che da oggi ci sarà un solo calice e pertanto dobbiamo e
possiamo essere una cosa sola.
Infine il salto va compiuto verso una cultura più vera. Una
cultura inclusiva e non esclusiva, che sappia accogliere chi la
pensa diversamente e che non escluda nessuno. Una cultura
libera da ogni censura, che mettendo al centro la persona
umana, coltivi uno stile di delicatezza e non di presunzione,
una cultura che sappia individuare nel principio di sussidiarietà
il cardine della crescita e della maturazione, perché solo chi è
messo in grado di compiere il passaggio dalla collaborazione al
pensare insieme può dirsi a pieno titolo inserito nel popolo di
Dio. Entrare nel merito di ogni cosa è sempre segno di
debolezza. C’è un posto per ciascuno a condizione che ognuno
occupi solo il suo posto e non ostacoli l’inserimento degli altri.
In questa civiltà incapace di pensare insieme anche se poi
invoca l’agire insieme noi scegliamo la via della collegialità e
della condivisione. “Apertura!” sarà la nostra parola d’ordine:
Apertura del cuore a Cristo; Apertura della mente alla
diversità; Apertura dei tesori della nostra tradizione; Apertura
delle chiese e dei locali parrocchiali; Apertura dei gruppi e dei
movimenti; Apertura di forzieri e di barriere, al bando i
privilegiati domini. Per una cultura più vera e per una sincera
apertura, sappia Signor Sindaco, che troverà un interlocutore
sempre disponibile a mettere in rete risorse e a tracciare
percorsi comuni per il bene di questo popolo e soprattutto dei
più deboli.
La Vergine delle grazie, Maestra della fede, ci indichi la
strada verso una fede matura.
Santa Margherita Maria, innamorata del Cuore di Cristo, ci
dia di attingere da quel cuore l’amore per la comunione.
San Cataldo, al cui patrocinio ancora una volta ci
raccomandiamo, ci conceda la sua eletta mente di pastore per
percorrere le strade di una cultura vera.
Come nel quadro che troneggia su questo palco, per cui
sono grato, permettetemi di esprimere tutta la mia gratitudine, a
Nicola Di Gesu e a quanti hanno collaborato per la riuscita di
questo momento, San Cataldo che troneggia su questo palco
voglia chinarsi ancora una volta su questa piazza per offrire
Gagliano alla Vergine Maria.
Ed io mentre vi allargo le braccia, vi allargo il cuore, vi
chiedo di continuare a pregare per me.
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discorso del neo parroco don Pietro Antonio Ruggiero