Culto delle Anime del Purgatorio
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Martedì 09 Marzo 2010 10:08 -
Il culto delle anime del Purgatorio in Campania
Le anime del Purgatorio: così lontane, così vicine. Soggetti di un culto sommerso eppur
profondo, ma soprattutto culto della soglia, del passaggio, della transizione, segnato dunque
dalle stimmate del Mistero e della Precarietà. Come misteriosa e precaria è l'esistenza stessa
dell'Uomo su questa Terra, che è un immenso Purgatorio, pubblico e privato. La dimensione
purgatoriale è incisa a lettere di fuoco nell'immaginario collettivo della cultura popolare del Meridione.
In Calabria il simbolismo onirico è fittamente popolato da anime purganti e si ritiene che esse
visitino nottetempo la casa dei parenti, per chiedere loro suffragi, insinuandosi nei loro sogni
sotto le forme più strane: come carabinieri o mosche, come pecore o vacche. In Sicilia, invece, si ritiene di poter conoscere la sorte di un' anima nell'Aldilà: essa è in Purgatorio, se il levante è
sgombro di nuvole, non c'è vento e si ode il lamento di un gufo.
Ma è in Campania che il culto del Purgatorio celebra il suo trionfo intorno agli inizi del 1600,
allorquando le gerarchie ecclesiastiche intesero attenuare il pesante clima di paura per la morte
e l'Aldilà, stabilire con l'utilità dei suffragi un legame liturgico fra vivi e trapassati e soprattutto
tentare di sradicare la credenza, tuttora però viva, del ritorno o della permanenza delle anime
dei defunti sulla Terra. Il ruolo del Purgatorio, come dimensione di coloro che "sulla soglia della
morte" invocano il perdono divino, contribuì inoltre alla diffusione del culto per la Vergine e per
alcuni Santi, come S. Michele e S. Giuseppe, scelti come protettori della "buona morte".
Tale modificazioni cultuali sono evidenti nell'iconografia campana delle edicole votive. Ai nostri
lettori suggeriamo due itinerari. Uno è quello di Somma Vesuviana (Na), dove si possono
visitare la barocca tela della Madonna delle Grazie (in cui la Vergine sovrasta le anime
purganti) nella Chiesa Collegiata, ossessivamente dominata dal gusto del macabro, e l'effigie della Madonna del Purgatorio in S. Maria del Pozzo, dove figura la splendida Madonna del
Purgatorio. Essa si segnala -come annota Antonio Bove- per due elementi: il Purgatorio,
raffigurato arcaicamente come "montagna spaccata", e lo stillar del latte dal seno della
Vergine, quasi a spegner le fiamme del Purgatorio. L'altro è quello di Vietri (Sa), dove ci
imbattiamo nella Vergine trafitta da una spada insieme alle anime purganti, e di Raito (Sa),
dove in ben tre edicole ritorna il tema del ruolo salvifico del seno della Vergine.
Ma fu, e resta ancora, Napoli il centro dell'arcano culto del Purgatorio. I luoghi di questa
devozione sono il Camposanto delle Fontanelle, la Basilica di S. Pietro ad Aram e la Chiesa di
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Santa Maria del Purgatorio ad Arco
. Le modalità del culto, come suggerisce Stefano De Matteis, sono diversificate ma convergenti
verso due richieste di fondo: quella del morto -in genere un'anima anomina o abbandonata- che invoca il refrisco (l'alleviamento delle pene) e quella del vivo il quale chiede
semplicemente una "vita ordinata", in cui sia vinta la precarietà delle varie tappe dell'esistenza.
Ma vediamo le specifiche ritualità.
Alle Fontanelle si verificano innanzitutto fenomeni di "trasudamento" dei teschi, che, al di là
delle spiegazioni fisiche, rivestono comunque un evidente valore sacrale: si ricordi che
l'essudazione nelle mitologie religiose arcaiche ha un valore creatore, in quanto l'Essere
Supremo avrebbe dato vita all'uomo dopo aver molto sudato. In questo Camposanto i teschi
vengono scelti e, per così dire, "adottati": ogni devoto infatti si sceglie il teschio da curare e poi lo sottopone a puntuali riti di pulizia, dopo averlo sistemato su un fazzoletto bianco, che tra
l'altro è il colore tipico dei Trapassati. A S. Pietro ad Aram e a S. Maria del Purgatorio il
ritualismo dell'"elezione" è segnato dalla scelta, che è l'anima purgante a fare, nei confronti di
chi deve prendersi cura di essa: tale scelta si verifica nel sogno, che si conferma una
dimensione, come il Purgatorio, anch'essa liminare, cioè di soglia, in questo caso tra Reale e
Surreale.
Commoventi e raccapriccianti sono le storie che circolano oralmente fra i devoti delle anime
purganti abbandonate. Le più famose sono due. La prima è quella di Lucia di S. Maria del
Purgatorio, che si dice sia stata una principessa deceduta prima di convolare a nozze o
sorpresa dai bombardamenti insieme al fratello. L'altra, raccolta e studiata da Marino Niola, è
quella del Capitano e dei due Sposi, diffusa negli altri due siti sacri. La narriamo in una delle tre
varianti, note ai napoletani.
Il racconto ha come protagonisti due fidanzati: un giorno, mentre la ragazza, devota alle anime
del Purgatorio, sta com-piendo con il teschio, detto del Capitano, il suo solito pio ufficio, il
giovane, che è scettico, infila il suo bastoncino di bambù nel cavo dell'occhio del teschio,
dicendogli per scherno: "Se veramente esisti, ti invito al mio matrimonio". Quando arrivò il
giorno delle nozze, si presentò alla festa dei due sposi un misterioso carabiniere (si ricordi il
simbolo onirico da noi citato all'inizio). Poiché lo sposo lo invitò ad allontanarsi dalla sala in quanto intruso, il carabiniere gli ricordò di essere stato ufficialmente invitato: era il Capitano. Si
tolse allora la divisa e apparve per quello che era: un orribile scheletro. Alla vista di questo
spettacolo, i due giovani e gli invitati caddero a terra fulminati.
Dalle Fontanelle Chiesa delPurgatorio ad Arco, al cui Congregazione fu fondata nel 1694 da
alcuni napoletani, che andavano questuando per la città al fine di racogliere elemosine per
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celebrare messe per i morti. Questa Chiesa, che è uno dei luoghi deputati del culto per le
anime purganti abbandonate, è piena di richiami funerari, sin dalla facciata, nella quale si
segnalano clessidre e teschi, opere di Cosimo Fanzago. Ad essi fa da pendant la Madonna
delle Anime purganti
di Giuseppe de Marino.
Ma anche l'interno della Chiesa è un rimando continuo al tema del richiamo del fedele alla
ineluttabilità della morte. Tutto sembra articolato secondo una struttura duale. Al Teschio alato,
che si trova dietro l'altare maggiore e che viene attribuito al Fanzaga o, secondo altri, a Dionisio
Lazzari, fa riscontro la pala d'altare della Madonna delle Anime Purganti di Massimo
Stanzione.
Allo stesso modo si rileva un parallelismo fra la terza cappella sinistra, che reca il Transito di S.
Giuseppe di Andrea Vaccaro risalente agli anni intorno alla metà del 1600, e la terza cappella
destra, che presenta un'opera giovanile di Luca Giordano del 1661 e dedicata a Sant'Alessio
moribondo. Simmetrici anche due sepolcri: di fronte infatti alla tomba di Pietro Antonio Mastrilli,
morto nel 1607, si erge il maestoso sepolcro di Giulio Mastrilli, morto nel 1664, entrambi
benefattori della Chiesa.
Franco Salerno
(“Il Mattino”, 23 giugno 1994)
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