Le dinamiche
psicologiche dei gruppi
Le dinamiche psicologiche dei gruppi
L’autopresentazione
Il modo in cui la persona si
presenta agli altri, l’immagine
che dà di sé, si chiama
autopresentazione. Nel
relazionarsi con gli altri è
importante elaborare adeguati
schemi sociali: essi sono
strutture che semplificano la
realtà e guidano la
costituzione di nuove
conoscenze. Fra di essi vi
sono i copioni, schemi sociali
relativi agli eventi.
Le influenze sul sé
Secondo Ulric Neisser esistono diversi sé perché diverse
sono le influenze subite dal bambino durante il periodo di
sviluppo in interazione con l’ambiente:
• sé ecologico - deriva dall’interazione con l’ambiente
fisico
• sé interpersonale - risulta dalle interazioni con altre
persone
Ulric Neisser (1928-2012)
• sé esteso - basato principalmente su quanto ciascuno ricorda della propria
storia personale
• sé privato - emerge quando il bambino si rende conto di essere l’unico a
provare certe emozioni in determinate situazioni, consapevolezza che si
manifesta verso i quattro anni
• sé concettuale - è il contenitore degli altri quattro sé e contribuisce a tenerli
insieme formando un’immagine di se stessi omogenea e coerente.
La teoria del campo
Secondo la teoria del campo di
Kurt Lewin la rappresentazione
del mondo può variare in
funzione dei bisogni e degli
scopi di un individuo. La realtà
psichica infatti, è un sistema
dinamico comprensivo di
persona e ambiente, nel quale
ambedue i termini si modificano
reciprocamente.
Kurt Lewin (1890-1947)
I tratti e i comportamenti
Lo psicologo statunitense Gordon W. Allport ha
elaborato una teoria della personalità mettendo
al centro i tratti che sono caratteristiche della
personalità che rimangono stabili nel tempo e
determinano i comportamenti individuali. La
personalità è una struttura dinamica in
interazione con l’ambiente e in continuo
divenire: fondamentali sono le intenzioni, ciò
che una persona progetta. La personalità viene
intesa come atteggiamento verso il futuro a
partire da una certa situazione. Allport
preferisce parlare non di sé ma di proprio, per
indicare l’unicità di ogni individuo.
Gordon W. Allport (1897-1967)
Individui e gruppi
Ogni individuo è sempre in una rete di relazioni. Il sociologo Robert K.
Merton (1910-2003) definisce il gruppo come «un insieme di individui che
interagiscono secondo determinati modelli, provano sentimenti di
appartenenza al gruppo, vengono considerati parte del gruppo dagli altri
membri». A queste caratteristiche altri psicologi aggiungono la
condivisione di scopi comuni, di norme e di valori.
Le dimensioni del gruppo
diade
(due persone)
la relazione tra i
membri è stretta e
intima, ma se uno dei
due si allontana, il
gruppo non esiste più
triade
(tre persone)
meno fragile della
diade, ma all’interno del
gruppo possono
insorgere facilmente
rivalità (coalizione di
due membri contro il
terzo)
gruppi più ampi
diventa più difficile la
comunicazione, possono
formarsi dei sottogruppi
e qualcuno può diventare
leader
Status e ruolo
• status: posizione occupata da
un individuo all’interno di un
gruppo
• ruolo: insieme di aspettative
condivise circa il modo in cui
deve comportarsi una persona
che occupa un certo status
Le regole di comportamento
• norme: insieme delle
aspettative condivise dal
gruppo rispetto al modo di
comportarsi sia all’interno
del gruppo che con un
gruppo esterno. Servono a
delimitare lo spazio di
libertà individuale oltre il
quale la diversità di un
comportamento sfocia nella
devianza.
La comunicazione nel gruppo
La comunicazione all’interno di un gruppo è fondamentale, in quanto
favorisce lo scambio e il consolidamento di relazioni interpersonali:
i processi comunicativi possono essere di diverso tipo:
comunicazione a ruota
centralizzata sul leader:
è il leader che
distribuisce le
informazioni
comunicazione a rete
decentrata,
cioè diffusa tra tutti i
membri
I diversi tipi di leadership
Il leader è colui che esercita maggior influenza nel gruppo
facilitando il raggiungimento dell’obiettivo comune. Il leader
espressivo (che si occupa degli aspetti espressivi) spesso è
una figura diversa dal leader strumentale (che si occupa del
buon funzionamento del gruppo).
I diversi tipi di leadership
Le ricerche hanno mostrato che la leadership può essere esercitata
con stili differenti:
leadership autoritaria
caratterizzata da autorità, spirito
conservatore e incapacità di delega
(garantisce efficienza ma crea
tensione)
leadership democratica
caratterizzata da capacità di delega
e responsabilità dei componenti
(facilita il raggiungimento degli
obiettivi in un buon clima)
leadership permissiva
il leader abdica al proprio ruolo
(scarsa collaborazione e scarso
rendimento ma maggiore creatività
personale)
La coesione nel gruppo
La coesione tra i componenti di un gruppo è fondamentale per la
sopravvivenza del gruppo stesso. Alcuni studiosi di psicologia sociale
hanno messo a punto un metodo per misurare il grado di coesione di
un gruppo: questo metodo, introdotto nel 1943 dallo psichiatra romeno
Jacob Levy Moreno (1889-1974), prende il nome di sociometria: si
chiede a ogni membro chi preferisca tra gli altri membri, in seguito i
risultati vengono rappresentati in un sociogramma.
esempi del sociogramma di Moreno
La social cognition
Con l’espressione social
cognition si intende il modo con
il quale ciascun individuo si
spiega la realtà sociale in cui
vive per poter comprendere i
comportamenti degli altri e
adattare le proprie condotte. In
questo processo di conoscenza
l’individuo può incorrere nella
distorsione: i dati informativi
possono condurre a errori.
Il ragionamento sociale
Le persone generalmente adottano strategie cognitive che semplificano
la realtà per giungere in modo più veloce alla soluzione di problemi.
Queste strategie cognitive prendono il nome di euristiche; quelle più
utilizzate sono le seguenti:
euristica della rappresentatività
riguarda la collocazione di una
persona in una categoria: se ci viene
detto che Joseph è un bravo
ballerino, siamo più propensi a
pensare che sia africano piuttosto che
tedesco
euristica della disponibilità
la tendenza a giudicare un evento
come probabile nella misura in cui
eventi simili sono presenti nella
nostra memoria
euristica della simulazione
variante dell’euristica della disponibilità: le persone
immaginano situazioni in modo tale da produrre
ipotesi circa il proprio o altrui comportamento
Le rappresentazioni sociali
Secondo Serge Moscovici (1925) le
rappresentazioni sociali nascono
per un triplice scopo:
• interesse: un gruppo cerca di
conciliare gli obiettivi di gruppi
diversi o della persona nei confronti
della società
• equilibrio: le rappresentazioni
ripristinano equilibri interni di un
individuo o di un gruppo
• controllo: rappresentazioni per
manipolare la realtà
Le rappresentazioni sociali sono
sistemi di valori condivisi, radicati
nel senso comune dei gruppi che
costituiscono la società. Esse
facilitano gli individui nel controllo
del mondo materiale e sociale e
creano codici di comunicazione
comuni
Gli atteggiamento e i comportamenti
Con il termine atteggiamento si intende in psicologia la tendenza a valutare in
modo favorevole o sfavorevole un oggetto, una persona, un’idea. Gli
atteggiamenti sono costituiti da informazioni provenienti da cognizioni, emozioni,
comportamenti. Non sempre c’è netta corrispondenza fra atteggiamenti: in
questo caso si parla di dissonanza, secondo la teoria proposta dallo psicologo
statunitense Leon Festinger (1919-1989): una persona può sapere che il fumo fa
male, e nonostante ciò continuare a fumare.
Cambiare gli atteggiamenti
Gli atteggiamenti individuali possono essere cambiati anche grazie alla
comunicazione. Secondo il modello elaborato da Richard Petty e John Cacioppo,
denominato modello della probabilità di elaborazione, un individuo può
percorrere due strade:
• un percorso centrale, in cui analizza attentamente il messaggio da un punto di
vista razionale
• un percorso periferico, in cui si dà più importanza
ad aspetti come la
gradevolezza della fonte o le emozioni provate.
Ad es. di fronte ad un candidato politico,
il cittadino può votarlo, seguendo la via centrale
e apprezzandone quindi le proposte
politiche, oppure può decidersi sulla base del fascino
personale.
Gli stereotipi
La funzione principale degli
stereotipi socialmente condivisi,
riferiti a gruppi sociali, è quella di
semplificare e sistematizzare la
realtà, che altrimenti risulterebbe
troppo complessa. Henri Tajfel
(1919-1982) ipotizza che le
discriminazioni tra i gruppi, basate
sugli stereotipi, nascano dal
desiderio di preservare in modo
positivo la propria identità sociale.
La conservazione degli stereotipi
Una volta appreso, lo stereotipo è protetto da una serie di processi cognitivi,
comportamentali e linguistici che lo rendono resistente al cambiamento,
sebbene elementi nuovi possano metterlo in discussione. Alcuni dei
processi in grado di preservare gli stereotipi sono i seguenti:
• selezione delle informazioni: le persone ricercano le informazioni
che confermano lo stereotipo
• attribuzione causale: il processo attraverso il quale le persone
individuano le cause di un comportamento, così le affermazioni
che non confermano le nostre aspettative vengono attribuite a
fattori contingenti
• profezia che si autoavvera: se si pensa che una persona possieda
determinate caratteristiche, la si tratta di conseguenza, producendo
in lei reazioni che confermeranno le nostre convinzioni.
Il pregiudizio
Per pregiudizio si intende un giudizio effettuato prima di avere
sufficienti informazioni rispetto alla persona o alla cosa che si sta
considerando
Il pregiudizio positivo e l’effetto Pigmalione
Non sempre i pregiudizi sono negativi. Talvolta formuliamo un
pregiudizio positivo su una persona o un evento senza ancora
disporre della conoscenza necessaria. In un esperimento compiuto
da Rosenthal-Jacobson furono comunicati a degli insegnanti quali
fossero i bambini più dotati tra quelli loro assegnati: i bambini in
realtà erano stati scelti a caso, ma quelli designati ottennero
veramente i risultati migliori (effetto Pigmalione).
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