L’editoriale Buongiorno cari Acari! L’anno scorso il giornalino era una realtà sommersa, silenziosa, di cui si sentiva parlare poco e di cui pochi si interessavano. Quest’anno siamo partiti con pochi mezzi ma con tanta voglia di fare, e siamo rimasti senza dubbio impressi dal positivo riscontro che abbiamo avuto in voi, cari lettori. Rimboccandoci le maniche siamo arrivati alla quarta uscita e ne possiamo essere certamente orgogliosi, dato che quattro uscite cartacee non si vedevano da vari anni. Ma siamo arrivati qui anche grazie a tutti voi, che ogni volta, acquistando il giornalino, ci avete consentito di ricavare abbastanza fondi per stampare l’uscita successiva. Ci sentiamo di ringraziare anche il Preside, che ci ha dato ascolto quando avevamo bisogno di parlargli- e che ha anche partecipato a questa uscita con una vignetta-, i prof che si sono presi la nostra responsabilità quando dovevamo riunirci il pomeriggio a scuola, quelli che ci hanno lasciato uscire quando dovevamo vendere i giornalini per le classi, la Direttrice dei Servizi Generali ed Amministrativi Maria Postacchini, sempre pronta a darci una mano, la tipografia Copy Fermo. Un grazie va anche a Giulia Grossi, la caporedattrice dell’anno scorso, che ha infuso in noi quell’amore per il giornalino che ci ha dato forza per raggiungere grandi risultati. Ma perché abbiamo così a cuore il giornalino? Attraverso esso gli studenti possono far sentire la loro voce, troppo spesso soffocata da compiti e interrogazioni, sviluppare la creatività, favorire una propria partecipazione responsabile alla vita della scuola. Chi partecipa al giornalino impara il lavoro di squadra, affina diverse competenze (comunicative, grafiche, logiche, sociali, operativo-manuali, informatiche…), attiva la fantasia, sviluppa il senso critico. Chi legge il giornalino d’altra parte conosce attività, progetti e curiosità della propria scuola, dispone di un’informazione fatta dagli studenti, diversa da quella solita che si trova sui giornali, e infine conosce le opinioni e i gusti dei suoi compagni. È importante sottolineare infine che chi partecipa al giornalino non guadagna neanche un euro: partecipiamo soltanto perché ci piace! I soldi ricavati dalla vendita sono utilizzati per pagare la stampa dell’uscita successiva. Detto questo, vorremmo anche dire che quest’anno è stato speciale non solo per il giornalino, ma anche per altre realtà scolastiche, come il concerto di Primavera e la Serie A Caro, di cui potrete scoprire i dettagli negli articoli all’interno della sezione “L’Annibal Caro”. Vi ringraziamo di aver comprato questo giornalino e vi auguriamo una buona lettura e una buona estate! P.s.: in bocca al lupo a tutti i maturandi, specialmente ai membri del giornalino Alfredo Monaldi e Caterina Franciosi! Alessandro Bonetti e Federico Appoggetti Hanno partecipato: Alessandro Bonetti Alessandro Oro Alfredo Monaldi Benedetta Zaza Davide Sandroni Elena Cerolini Elena Maria Eusebi Elena Poloni Elisa Pallotta Federico Appoggetti Federico Dionisi Francesco Pascali Giulia Valentini Giulia Gazzoli Greta Palmucci Ilaria Ferretti Lucia Ottavi Maria Teresa Zezza Matteo Albanesi Matteo Cordari Michele Bonetti Piero Ferracuti Rebecca Montagna Riccardo Bacalinj Salvatore Pompei Sara Gianni Sofia Paci Sophia Basili Veronica Belletti Impaginazione a cura di: Alessandro Bonetti l’Acaro-Giugno 2014 2 Indice N.IV- Giugno 2014 ATTUALITÀ LO SCAFFALE DELL’ACARO I fatti più recenti e le tematiche più scottanti della nostra società viste e analizzate dagli studenti 223 #brinbackourgirls............................................... pag. 4 di Elena Maria Eusebi Quel giugno dell’84.................................................. pag. 4 di Federico Dionisi In nome dell’unione ................................................. pag. 5 di Rebecca Montagna Survivor ....................................................................... pag.17 di Michele Bonetti Libri e...state! ............................................................. pag.18 di Alessandro Oro RUBRICHE: L’ANGOLO DEL NERD L’ANNIBAL CARO Tutte le novità, le storie e gli eventi del nostro Liceo, con interviste esclusive! Tanto concerto, poca primavera ........................ pag. 6 di Greta Palmucci Serie A Caro 2014 ..................................................... pag. 7 di Alessandro Bonetti Voglia di non essere interrogati ............................. pag. 9 di Sara Gianni Intervista doppia Bronzi-Giarritta .......................... pag.10 di Davide Sandroni e Riccardo Bacalini Intervista ai figli dei professori ................................. pag.11 di Maria Teresa Zezza e Veronica Belletti Ipse dixit ...................................................................... pag.13 MUSICA Ivan Graziani ............................................................. pag.14 di Salvatore Pompei Born in the USA American Fest ............................... pag.14 di Sophia Basili Bob Marley: il reggae non muore mai ................. .pag.15 di Lucia Ottavi e Giulia Gazzoli Queen: In Nuce ........................................................ pag.15 di Matteo Albanesi IL CAFFÈ Uniprism-Internet 3.0 ......................................... pag.19 di Alfredo Monaldi Adventure Time ................................................. pag.20 di Elisa Pallotta Dio benedica la street art ............................... pag.21 di Ilaria Ferretti Hala footbal ...................................................... pag.21 di Matteo Cordari LE RICETTE DI NENNA E GIULSO ....... pag.22 (Rubrica culinaria a cura di Elena Cerolini e Giulia Valentini) GIOCHI..................................................................... pag.23 COPERTINA di Federico Appoggetti VIGNETTE a cura di Federico Appoggetti, Elena Poloni, Sofia Paci, Benedetta Zaza e Piero Ferracuti CINEMA Cannes 2014: il festival delle meraviglie ............... pag.16 di Francesco Pascali Donnie Darko ............................................................ pag.16 di Ilaria Ferretti Scansiona il codice per visitare la sezione del sito del Liceo dedicata al giornalino l’Acaro-Giugno 2014 3 ATTUALITÀ 223 #bringbackourgirls di Elena Maria Eusebi Dietro all'uomo col fucile, nel filmato hanno messo lo sfondo color verde acceso, ma se lo vedi adesso pensi a tutt'altro che al colore della speranza. Premi play, e l'uomo col fucile inizia a spiegarti le sue ragioni. In arabo. L'uomo col fucile, come le ragazze che ha rapito, ha la pelle nera della Nigeria, tranne sotto ai palmi delle mani, su cui ti pare che il sole non sia potuto arrivare. Puoi vedergli i palmi, perché l'uomo col fucile non smette di sollevarli nevrotico davanti all'obiettivo. A tratti scuote la mano in un moto violento da sinistra verso destra, a tratti punta il dito contro qualcuno. Punta il dito contro tutti. Ogni tanto grida. Ogni tanto dice "le ragazze le vendiamo al mercato come schiave". Il viso dell'uomo col fucile, che poi è il capo dei militanti di Boko Haram, si contrae più volte in smorfie non meglio definite. Allora pensi che il lampo che gli campeggia negli occhi sia rabbia, ma poi ti accorgi che forse è soltanto la pura follia. È successo solo poche settimane fa. Era il 14 Aprile. 223 ragazze sedevano fra i banchi di scuola. Era una scuola nigeriana, femminile. Si trattava solo di due parole: scuola e femminile. Due parole che nel mondo occidentale sono così normali che se le metti assieme suonano antiquate. Esiste un mondo che, però, due parole simili le ha accostate da troppo poco, e parti di questo mondo per cui esse ancora si incastrano fra loro producendo stridore forte. La scuola femminile non può ancora esistere per gruppi come Boko Haram. Boko Haram sono i terroristi. Di nuovo. Boko Haram sono gli estremisti islamici, di nuovo. E il loro nome stavolta lo traduci con qualcosa come l'educazione occidentale è sbagliata. Allora il capo, che poi è l'uomo col fucile, decide che sì, le porteranno via tutte e 223. Potevi contarne più o meno 223 di ragazze nella scuola. Colpevoli di essere donne. E di voler imparare a pensare. Fossi stato una delle 223, quella mattina avresti sentito gli spari. Era presto. Avresti visto la sabbia sollevarsi sullo spiazzo davanti a scuola, ed avresti provato a scappare. Tanto poi ti avrebbero preso e ti avrebbero portato via. Qualche giorno dopo premi di nuovo il tasto play e le figure prendono di nuovo a muoversi sullo schermo. Stavolta vedi uno sfondo di un verde diverso, è il verde degli alberi tutt'intorno. Un centinaio di persone riesce ad avere un posto proprio, sullo schermo. E sono tutte donne. Le ragazze che vedi hanno il capo coperto, le braccia coperte, hanno l'intero corpo coperto dal velo. Le senti cantare e recitano il Corano. Poi, sopra le loro voci ne riconosci un'altra dietro la cinepresa, della quale non scorgi il proprietario. Senti solo le parole in inglese, un inglese dall'accento arabo. È l'uomo col fucile, che poi hai scoperto chiamarsi Abubakar Sheaku. Ti spiega come stanno le cose. Ogni tanto grida. Dice "da che erano cristiane, si sono convertite all'Islam ed il loro compito non è di studiare, ma di dare alla luce dei figli". Sheaku dice "le rilascerò solo dopo la liberazione dei membri di Boko Haram arrestati". Quando finalmente l'uomo col fucile smette di parlare, tu non stai tanto a chiederti dove siano state nascoste le 223 rapite. Non ti chiedi tanto cosa decideranno di fare le autori- tà. La domanda, per te resta solo una. Perché? Perché a pagare e ad essere usati come prezzo di riscatto in traffici tali, sono 223 civili? Perché 223 ragazze con l'unica colpa di essersi sedute sui banchi di scuola? QUEL GIUGNO DELL’84 di Federico Dionisi Fa freddino, a Padova, la sera del 7 giugno 1984 ; pioviccica, e ogni tanto si vedono dei lampi nel cielo. Il segretario si annoda meglio la cravatta, si allaccia la giacca e sale sul palco di Piazza della Frutta per uno degli ultimi comizi prima delle elezioni europee. Non è un principiante, è in politica da trent’anni, ma ogni volta, prima di comparire in pubblico, avverte una strana tensione, quasi una paura . Ma ogni volta, quando inizia a parlare, il suo volto si distende in un sorriso e tutta la sua paura scompare. Quella sera, in quella piazza fredda, Enrico è più teso del solito. Si avvicina al microfono, mentre il pubblico inizia ad applaudire e a sventolare le bandiere. Non si sa spiegare perché piaccia tanto alla gente, lui che è così timido, così minuto, lui che non compare quasi mai in televisione, lui che rappresenta un partito considerato un pericolo per la democrazia . Già, “un pericolo per la democrazia”… il segretario sorride al pensiero di tutti gli attacchi, di tutte le giustificazioni che ha dovuto dare negli anni per legittimare il suo partito agli occhi dell’opinione pubblica, lo stesso partito che più di tutti aveva contribuito a costruire l’Italia democratica . Quella sera, in quella piazza, a poche settimane dalle elezioni, il segretario è in vena di ricordi . Ripensa alla sua gioventù, alla sua prigionia durante il regime fascista; ripensa alla sua visita a Mosca di sei anni prima, quando, davanti ai freddi dirigenti sovietici, criticò le politiche dell’URSS e affermò il valore universale della democrazia; ripensa al 1976 e a quello storico 34%, all’euforia di quei giorni, quando l’avanzata del PCI sembrava inarrestabile; ripensa anche al sequestro di Aldo Moro, all’angoscia provata in quelle settimane, alla fine della collaborazione con la Democrazia Cristiana. Il pensiero del povero Aldo lo fa rabbuiare un attimo, ma guardando il pubblico festante sotto di lui, guardando la sua gente che lo applaude, si distende ed inizia il suo intervento. Nonostante la stanchezza per la lunga giornata, parla con convinzione e energia, ribattendo sul tema del lavoro, dei giovani e della “questione morale”… ma dopo circa mezz’ora dall’inizio del discorso il segretario comincia a sentirsi male; pensa sia colpa della stanchezza, del clima, si maledice per aver saltato la cena; nonostante i brividi e i conati di vomito va avanti, deciso a terminare il suo discorso . La folla sotto di lui capisce che qualcosa non va, e inizia a gridare incoraggiandolo: “Enrico! Enrico!”. Sentendo il suo nome scandito dai militanti, il segretario si fa forza e continua. Pensa che non può mollare così, che in ogni modo deve finire il suo discorso… ma quella sera Enrico non ce la fa; l’uomo che solo sei anni prima aveva sfidato i sovietici armato solo del suo coraggio e l’Acaro-Giugno 2014 4 ATTUALITÀ delle sue idee, ora è piegato dal dolore. Fa in tempo a sorridere un’ultima volta e a concludere l’intervento con uno stentato: “Compagni, lavorate tutti, casa per casa, strada per strada”, prima di accasciarsi a terra ed essere portato via. Il segretario entra in coma la notte del 7 giugno 1984, colpito da un ictus mentre il Paese intero attende paralizzato delle notizie. Alle 12.45 dell’11 giugno, Enrico Berlinguer si spegne. Non vedrà il presidente della Repubblica in persona portarlo a Roma con il proprio aereo, non vedrà i compagni in lacrime salutare la sua bara, né vedrà l’immensa folla radunarsi in Piazza san Giovanni per l’estremo saluto; né si renderà conto che quell’idea di politica in cui credeva, la concezione di politica come la più nobile delle arti, come la più alta forma di passione civile è morta con lui quell’11 giugno 1984. IN NOME DELL’UNIONE di Rebecca Montagna Nonostante sia una giornata di maggio, il vento sembra non voler smettere di soffiare e le ventinove bandiere disposte ordinatamente di fronte a quell’imponente edificio, ribattezzato “Caprice des Dieux”, sfoggiano tutti i loro colori e tutta la loro bellezza. Una risalta in particolare: “sullo sfondo blu del cielo, una corona di dodici stelle”. E’ la bandiera europea. Questa rappresenta il simbolo dell’unità e dell’identità di tutta l’Europa e le dodici stelle, che non indicano il numero degli stati membri ma il simbolo della perfezione, della completezza e dell’unità, esprimono la solidarietà e l’armonia tra i popoli d’Europa. Venne adottata dal Comitato dei ministri l’8 dicembre del 1955. Europa, che significa “grandi occhi” in greco era nella mitologia greca, la figlia di Agenore, re di Tiro. Secondo il mito, Zeus innamoratosi di lei decise di rapirla e quando questa scese al mare con alcune ancelle, le si avvicinò sotto le sembianze di un toro bianco e con la sua mitezza la indusse a cavalcarlo. Si diressero a Creta dove Zeus le rivelò il suo amore e insieme ebbero tre figli: Sarpedonte, Minosse, re di Creta e Radamanto, giudice degli inferi. Riguardo l’etimologia del termine Europa, questo deriva probabilmente dal semitico ereb, “occidentale” e iniziò ad essere utilizzato dai fenici per indicare le terre dove tramonta il sole, in opposizione al termine Asia che in semitico significava “oriente”. Il 1 novembre 1993 entrò in vigore il Trattato di Maastricht che segnò l’inizio dell’Unione Europea: “Con il presente trattato, le Alti Parti Contraenti istituiscono tra loro l’Unione Europea, in appresso denominata Unione. Il presente trattato segna una nuova tappa nel processo di creazione di un’unione sempre più stretta tra i popoli dell’Europa, in cui le decisioni siano prese il più vicino possibile ai cittadini. L’Unione è fondata sulle Comunità europee, integrate dalle politiche e forme di cooperazione instaurate dal presente trattato. Essa ha il compito di organizzare in modo coerente e solidale le relazioni tra gli stati membri e i loro popoli.” (Articolo B- Trattato di Maastricht)”. Questo rappresentò dunque una svolta nella storia dell’Europa, vennero stabilite istituzioni che pur avendo subito nel tempo dei cambiamenti e pur avendo oggi funzioni diverse, sono sopravvissute nella loro forma. I suoi obiettivi erano promuovere un progresso economico e sociale equilibrato e sostenibile attraverso la realizzazione di un mercato interno e la creazione dell’unione economica e monetaria con l’introduzione di una moneta unica europea e di una banca centrale; affermare la propria identità sulla scena internazionale attraverso l’attuazione di una politica estera e di sicurezza comune; l’ampliamento del potere parlamentare e delle altre istituzioni; sostenere interventi comuni in campo educativo, culturale, sanitario e sociale. Con il trattato vennero anche istituiti il sistema europeo delle banche centrali e la BCE (Banca Centrale Europea) entrata in funzione il primo gennaio 1999, che gestisce l’euro, moneta unica dell’UE, e garantisce la stabilità dei prezzi e del sistema finanziario. 1 Gennaio 2002, altra data, altro fatto importante: l’euro sostituì le vecchie valute e diventò unica in quindici dei paesi membri che aderiscono all’Unione Europea e l’insieme degli stati che adottano l’euro come valuta ufficiale, cioè l’Unione Economica e Monetaria dell’Unione Europea, prese il nome di “Zona Euro”. In seguito, il 1 Dicembre 2009 venne stipulato il Trattato di Lisbona che modificò quello sull’Unione Europea e istituì la Comunità Europea, senza però sostituirli. Avrete sicuramente sentito parlare delle elezioni europee che si sono tenute dal 22 al 25 maggio 2014, il 25 in Italia, ma di cosa si tratta? Qual è il loro scopo? Le elezioni europee sono delle elezioni politiche con le quali ogni cinque anni i cittadini dell’Unione Europea hanno la possibilità di scegliere i propri rappresentanti al parlamento europeo. Ogni stato ha il diritto di eleggere un determinato numero di deputati e i seggi sono ripartiti sulla base del principio della “proporzionalità degressiva”, ovvero i paesi con una popolazione più elevata hanno un numero maggiore di seggi rispetto a paesi di dimensioni minori. Il nuovo parlamento conterà un presidente e 750 eurodeputati. Il numero di questi varia da 6 per Malta, Lussemburgo, Cipro, Estonia a 96 per la Germania. “Quale deve essere la nostra parola d’ordine? A mio avviso, l’unione nella varietà, la varietà delle forze naturali e storiche. Si potrà arrivare a questa direzione di marcia se si potrà marciare verso un nuovo umanesimo europeo, nel rispetto delle tradizioni, nello slancio verso il progresso, nell’esercizio della libertà.” (Alcide de Gasperi). l’Acaro-Giugno 2014 5 L’Annibal Caro TANTO CONCERTO, POCA PRIMAVERA (INUSUALE) CRONACA DI UN (INUSUALE) SPETTACOLO di Greta Palmucci Giochi di luci colorate e stroboscopiche, macchina del fumo, talenti in mostra. Il concerto di Primavera 2014 è un’esplosione di vitalità e bravura: balletti di ogni tipo, gruppi rock, voci da brividi. C’è chi lo ha definito un “karaoke in grande stile”, chi “stupendo”, chi ha classificato tutti come “artisti bravissimi” e chi li ha criticati. Ma perché scrivere un articolo noioso per raccontare ciò che tutti hanno già visto con i propri occhi? Perché non svelare invece i retroscena, gli imprevisti e i commenti dei protagonisti di questo concerto? Dietro le quinte, tra chi si cambia e chi si prepara ad andare in scena, c'è un gran fermento: sono tutti talmente agitati.. Per carità, per essere importante è importante.. Pensate che quest’anno sia Rai che Mediaset avevano chiesto alla scuola di indire un bando di concorso per aggiudicarsi la trasmissione dello spettacolo su una qualsiasi delle loro reti, anche in seconda serata, e non oso immaginare come ci devono essere rimasti quando Marchetti ha elegantemente declinato l'invito. Certo, dopo aver rifiutato questi finanziamenti e quelli della BBC (che un pensierino su uno speciale notturno con tanto di intervista esclusiva a Cipriano Mazzagreco, ce lo aveva fatto), abbiamo ripiegato con entusiasmo ed orgoglio su un fantastico contributo di 3 dobloni a cranio per la gioia di tutti. Quando Carlo Conti ha saputo della sostanziosa riduzione del budget si è tirato indietro, mentre la Carrà, che si era fatta avanti perché a The Voice (a suo dire) sono tutti vecchi decrepiti, l’hanno dovuta cacciare a forza: manco lo staff le hanno fatto fare. D'altronde noi non ci accontentiamo di VIP di second'ordine per il grande Concerto di primavera, noi che abbiamo vere celebrità nostrane esportatrici del made in Italy come Giovanni Angelini e Alfredo Monaldi. Anche per le selezioni degli artisti la commissione non si è ri- sparmiata, dimostrandosi spesso impietosa: mandati a cogliere i fiori i Muse, gli Arctic Monkeys e Lana Del Rey, alla quale hanno preferito una sua coverband tutta al femminile. Sono passati invece per il rotto della cuffia ben due gruppi di Cola in quanto apertamente raccomandati dal WWF. Il IC con la sua “Disco Inferno” ha umiliato la Divina Commedia di Benigni; il IID, secondo la rivista "Rolling Stone", ha proposto una versione di “Bad Romance” di Lady Gaga persino migliore dell'originale, mentre il numero d’apertura del VD ci ha mostrato come delle maglie a righe da marinaretti rendano inebriante qualsiasi tipo di esibizione. ln quanto a ballerini, il pubblico ha espresso apprezzamenti soprattutto per Luca “The Beat” Lattanzi, che con un interpretazione tutta sua del divino Ercole mette in secondo piano persino il fascino di Mister Istituto 2013 Francesco Barchetta, esibitosi in un (sexy) twist con il suo IIA. Quando a sipario chiuso il professore/ballerino/tronista è giunto ai nostri microfoni, ai nostri complimenti sulla sua performance ha commentato "Grazie, per lo meno non ero vestito da panda". Insomma, grandi esibizioni, complimenti venuti da ogni parte (la Bonifazi si è addirittura interrotta durante una brillante spiegazione della scissione binaria perché si era ricordata di non avere ancora espresso la sua ammirazione), artisti rinomati.. Il prossimo Concerto riuscirà ad essere all'altezza del grande show di quest'anno? SPORT ALL’ANNIBAL CARO Il giornalino scolastico si complimenta con la rappresentativa dei quinti ginnasi del Liceo Classico vincitrice del torneo di pallavolo d’istituto, e con i suoi componenti: Tiburzi, Sbarbati, Trasatti, Appoggetti, Bonetti M., Massi, Sandroni, Bacalini, Piergentili. Facciamo anche i complimenti alla squadra di baske femminile, prima classificata alle provinciali, composta da Intorbida, Takrou, Cameli, Piergentili, Orsili, Mecani, Nataloni, Tradito. Bravissimo anche Fabio Santarelli, primo classificato nel salto in lungo alle regionali e qualificato alla fase nazionale di L’Aquila. Infine sia gli allievi che le allieve del Liceo si sono classificati secondi alla fase provinciale di atletica leggera, e si sono qualificati alla fase regionale. l’Acaro-Giugno 2014 6 L’Annibal Caro SERIE A CARO 2014 di Alessandro Bonetti Noi dell’Annibal Caro non ci facciamo intimorire da becere e insulse critiche. Non gettiamo la spugna di fronte agli attacchi altrui. Anzi, questi fattori negativi sono per noi uno sprone e ci spingono a fare meglio e a dimostrare che non “sappiamo solo studiare”, come alcuni dicono. E la Serie A Caro ne è stata la prova. Il nostro torneo di calcetto è stato promosso in grande a partire dall’anno scorso, e ciò ha spaventato alcuni nostri colleghi di un’altra scuola che, forse pensando che potessimo rubare loro un po’ di scena, hanno cominciato ad attaccarci indiscriminatamente rivendicando fantomatiche e inesistenti prerogative sui tornei di calcetto (dimenticando che anche altre scuole come l’ITI li organizzano) soltanto sulla base di una nostra presunta inferiorità. Ma perché, se davvero sono così superiori, gli studenti dello Scientifico si sono “abbassati al nostro livello”? Ai posteri l’ardua sentenza. Ma riprendiamo il filo del discorso. L’edizione 2013 del torneo fu conquistata dal IIB, che sconfisse in finale gli Spartans del veterano Crescenzi. Anche quest’anno Storelli e compagni sono partiti con la ferma intenzione di vincere, e... vediamo come è andata a finire. I preparativi inziano già dai primi mesi del 2014, e impegnano gli organizzatori (e non solo) in un intenso lavoro di preparazione e pubblicità, in gergo “fomento”. Sul canale Youtube del nostro giornalino vengono pubblicate interviste esclusive ai futuri protagonisti del torneo, che scatenano fin da subito un’intensa rivalità tra il IA di Carazzai e il IB di Alesiani: il primo promette di farsi vedere più in campo che al pub, mentre il secondo mette in dubbio le qualità tecniche e balistiche del suo collega e afferma, con un’autogufata di proporzioni epiche, che il vincitore del torneo è già noto a tutti. Nella terza intervista poi, esploriamo il torneo femminile: mentre l’anno scorso le ragazze si erano limitate a tifare dagli spalti, quest’anno scendono in campo formando sei squadre, tutte agguerrite e decise a raggiungere la finale. Il torneo maschile Le squadre maschili iscritte sono ben 14, e vengono ripartite in due gironi da 7 squadre ciascuno; le prime quattro si qualificano ai quarti di finale. Il sorteggio si svolge alla presenza delle maggiori personalità calcistiche del liceo: tra gli altri Fabio Storelli, presidente FIT (Federazione Italiana Tuffatori), Francesco Maroglio, presidente AIM (associazione italiana MERENDATE) e Giacomo Greci, il Cerci di noialtri. Il torneo inizia ufficialmente il 5 maggio: la prima giornata pone subito fine alle polemiche tra IA e IB con una netta vittoria dei secondi per 9-2, mentre il IIIB inizia il suo cammino verso la finale con una goleada contro i malcapitati del Real Mentescarsi. Le partite seguenti danno prova della determinazione di ogni squadra a farsi valere, con quasi tutte le compagini in corsa fino all’ultimo per la qualificazione alle fasi finali. Numerose sono le sorprese dei gironi che potranno anche essere outsiders delle prossime edizioni: IVA: squadra giovane, con ottime potenzialità e individualità notevoli, come Michele Dicuonzo, Alberto Sollini e Tommaso Grandoni, pecca di inesperienza in alcune situazioni decisive per la qualificazione, ma comunque sorprende e spaventa gli avversari, sfiorando l’impresa contro il IIIB; VB: “semo quattro contati”, diceva il contesissimo Foglini prima del torneo, ma a dispetto della mancanza di cambi, i giovani quintoginnasiali si classificano secondi nel girone A Personale ATA: la squadra dei professori, dei bidelli e dei genitori degli alunni dà spettacolo in campo, rimediando alla mancanza di fiato con una solidissima difesa, contropiedi e gesti tecnici di pregevole fattura. Rasentano anche loro l’accesso ai quarti, ma, pur non riuscendoci, le gesta di questi eroi (Temperini, Ivanoe, Dicuonzo, Macchini, Censi) rimarranno scolpite nelle memorie di tutti quanti; I Discepoli dell’ermetico: dopo una partenza negativa si risollevano acciuffando il quarto posto nel girone B, guidati dall’ermetico Michele Dall’Osso ma soprattutto dall’eterno, insostituibile e inimitabile capitan di Chiara; merita una menzione anche il Real Mentescarsi, quinta nel girone B, che, nonostante eclatanti sconfitte, non si scoraggia e nella penultima partita, grazie al ritorno di Anaconda (alias Edoardo Belleggia), ottiene un’insperata vittoria. Le fasi finali sono un vero e proprio spettacolo, ricche di emozioni e sorprese. Ai quarti il IIIB sconfigge il IA con un sonoro 4-0, qualificandosi alle semifinali, mentre il IIB vince contro il IB in una partita epica, per capire la quale bisogna ripercorrere il passato della seconda squadra. La compagine di Alesiani inizia il torneo con grandi proclami di vittoria, ma rischia di non passare il girone a causa dell’infortunio di Angelini, che però, recuperando in extremis, riesce a portare i suoi alle fasi finali. A questo punto il IB sembra aver recuperato la saldezza e forza di un tempo, ma si deve arrendere ai calci di rigore, dopo aver subito il gol del pareggio 30 secondi prima del fischio finale. Dall’altra parte del tabellone invece il VB elimina ai calci di rigore il IIIC, e il IID per il rotto della sconfigge 2-1 i “Discepoli dell’ermetico” capitanati da di Chiara, il quale conclude la sua ultima Serie A Caro con 8 gol all’attivo. Ma chi può dire che l’anno prossimo non lo rivedremo in campo? Ci regalerà ancora stupende cavalcate sulla fascia e affettuose espressioni rivolte allo zio? Dipende solo da lui. È il momento delle semifinali. Gli abbinamenti sono scelti a sorte: IID-VB e IIB-IIIB. Dalla prima partita esce vincitore il IID, che butta fuori appena prima della finale la squadra di Foglini, privata del suo giocatore di punta, costretto ad abbandonare il campo per un infortunio. Quest’episodio ricorda ciò che era successo al VB dell’anno scorso, quello di Alesiani, che aveva concluso il suo percorso alle semifinali privato del bomber della squadra, anch’egli assente per infortunio. Anche il IIB di Scalella e Viti, una delle squadre favorite alla vittoria del torneo, chiude la sua avventura in semifinale, sconfitto per 2-1 dal IIIB, sempre più vicino alla doppietta storica: prima e seconda edizione della Serie A Caro. Dunque la finale si disputa il 24 maggio tra IID e IIIB, di pomeriggio per non fare concorrenza a quella di Champions, insieme alla finale femminile (di cui parlerò dopo) e alla partita delle vecchie glorie. Alle ore 19.00 tutto è pronto, e le squadre scendono in campo tra le acclamazioni dei tifosi. Il pubblico fin dai primi minuti di partita si divide in due curve rivali, ma è quella del IID ad accendersi per prima al gol di d’Errico, che lascia tutti a bocca aperta. Il IIIB reagisce con un serrato attacco, che tuttavia trova ripetutamente il portiere o il palo a evitare il gol. La mancanza della saracinesca Santarelli però si sente: il IIIB riesce ad agguantare il pareggio con Mircoli, e attaccando con sempre maggior foga si porta sul 2-1 con Storelli. Il IID prova a reagire, e crea qualche occasione, ma si fa castigare da Mercuri, che sigla il l’Acaro-Giugno 2014 7 L’Annibal Caro gol del definitivo 3-1. Negli ultimi minuti di partita i ragazzi in arancione attaccano con la forza della disperazione, ma al contrario di quanto ci si potrebbe aspettare in una situazione del genere si dimostrano comunque correttissimi: d’Errico restituisce infatti agli avversari una palla che quest’ultimi avevano messo in fallo laterale mentre un giocatore era a terra. Quando l’arbitro fischia la partita, è il tripudio per il IIIB, che riesce a mettere in cassa una doppietta storica: prima e seconda edizione della Serie A Caro. Viene premiato come miglior giocatore della partita Fabio Storelli, che chiude con 14 gol il suo torneo. La classifica marcatori è però di Mercuri, sempre del IIIB, 16 gol. I vincitori sono premiati dall’assessore alla cultura Giustozzi e si godono il trionfo sorseggiando champagne dalla coppa, dopo aver scritto un capitolo storico della storia calcistica della Serie A Caro. Il torneo femminile Al torneo femminile partecipano sei squadre, che si affrontano in un girone unico; le prime due classificate si aggiudicheranno la finale. Protagoniste del girone sono soprattutto il VB, il ID e il IB. Il VB raggiunge la prima posizione in classifica grazie alle magie di Chiara Tradito e Beatrice Intorbida, che dimostrano un notevole tasso tecnico. Il ID invece davanti segna ben poco, ma dietro è impenetrabile, grazie alle formidabili parate di Laura Lupi, che subisce 0 gol in tutto il girone, tanto da spingere Carazzai ad affermare: “quessa qua ce la pijemo come esterna al torneo maschile l’anno prossimo”. Il IB ci mette grinta e voglia di vincere, ma sfiora soltanto la qualificazione alla finale, agguantata da VB e ID, che all’ultima giornata sconfigge a sorpresa proprio la squadra allenata da mister Foglini. La partita che decreta la vincitrice del torneo si svolge alle 18.00 di sabato 24 maggio, davanti a un pubblico da far invidia al Santiago Bernabeu. Il VB parte fortissimo, e come al solito il ID si chiude dietro, ma dopo qualche minuto Tradito dribbla la difesa e va in rete, violando per la prima volta nel torneo la porta del ID. Le ragazze di Valentini però non si sbilanciano, e, riconoscendo la superiorità tecnica delle avversarie, continuano a difendere. La situazione si mantiene invariata fino agli ultimi cinque minuti del secondo tempo. Quando ormai tutto sembra deciso, il ID cambia formazione: il portiere Lupi si sposta in attacco e dà il via a un pressing asfissiante. Su un tiro dal limite dell’area, il portiere del VB colpisce la palla con le mani: rigore. Valentini si posiziona sul pallone e con la sua solita freddezza segna il gol del pareggio. Le ragazze della D si chiudono nuovamente in difesa ed è sempre Lupi (ma anche il palo) a salvare tre-quattro occasioni da gol su tiri di Intorbida e Tradito. I tempi regolamentari terminano con il risultato di 1-1. Si va ai supplementari. Il VB continua ad attaccare, il ID a difendere, e il risultato non si sblocca. Si va ai calci di rigore, 3 a squadra. Qui succede l’impensabile: le due migliori tiratrici di entrambe le squadre, Tradito e Valentini, non segnano sul rigore, e si è costretti all’oltranza. È davvero una lotta di nervi. Alla fine però il VB sbaglia dal dischetto e consegna la coppa alle ragazze più grandi, che festeggiano così un’inaspettata vittoria, che secondo alcune di loro è giunta solo grazie all’intercessione celeste della prof. Dora Trentuno. È comunque Chiara Tradito a ricevere meritatamente il premio di miglior giocatrice della partita, grazie ai suoi gesti tecnici che hanno lasciato molti a bocca aperta. È stato un grande torneo, emozionante e avvincente, che resterà nei ricordi di tutti noi, e che ci deve rendere orgogliosi di noi stessi e della nostra scuola. Per dirla con il nostro Giacomo Greci: “Grazie a tutti, a chi c'è stato sempre, a chi non se ne è persa una, a chi c'è stato solo il giorno della finale, a chi si è arrabbiato, a chi ha dato l'anima, a chi non ha studiato per la buona riuscita del torneo, a chi ha arbitrato, alle ragazze che si sono sentite calciatori, a chi ha sudato da fuori vedendo i propri compagni combattere in campo. Grazie a chi ha vinto, ma anche a chi ha perso, a chi ha sofferto, a chi ha sbagliato i rigori decisivi per la propria squadra e si è sentito crollare tutto sopra, grazie alle critiche, perché quelle fanno crescere... e noi siamo cresciuti, tutti insieme. Siamo stati speciali, è stato tutto speciale!” P.s.: trovate tutte le classifiche e i risultati completi e dettagliati sul gruppo Facebook “Serie A Caro”. l’Acaro-Giugno 2014 8 L’Annibal Caro VOGLIA DI (NON) ESSERE INTERROGATI di Sara Gianni Ultimi giorni di scuola, la fine dell’anno si avvicina sempre di più, ma lo spiraglio di luce che ci viene incontro con il nome di “vacanze estive” viene continuamente offuscato da interrogazioni, compiti in classe e chi più ne ha più ne metta. Diventa quindi difficile pensare alle vacanze quando in mezzo ci si mettono tutti questi intralci (soprattutto se siamo alla fine dell’anno e l’ansia pre-consegna delle pagelle inizia a farsi sentire), in quanti allora non hanno mai pensato a qualche scusa pur di non farsi interrogare? La risposta è semplice: Nessuno! Chiunque abbia avuto l’occasione di saltare un’interrogazione però, ha utilizzato una scusa che può aver funzionato o fallito miseramente; ecco l’elenco delle scuse più gettonate per evitare un’interrogazione: NUMERO 1 “Prof. posso andare in bagno?” Questa è la più comune tra le richieste per evitare di essere interrogati, e purtroppo anche la più scontata. Se si vuole fare in modo che funzioni non basta chiederlo durante il cambio dell’ora alla prof che sta lasciando l’aula, bisogna innanzitutto cercare di non far venire sospetti se si resta in bagno per tutta l’ora, ma in che modo? I metodi possono variare; c’è chi si finge un “proprietario di stomaco delicato” e che conosce quindi bene il tragitto classe-bagno, c’è chi si finge semplicemente vittima di un’urgenza (saltellare da un piede all’altro può aiutare) o chi si dilegua nel silenzio più totale senza lasciare alcuna traccia. Alla fine però bisognerà che torniate in aula, se volete evitare che l’insegnante di turno vi interroghi scorgendo la vostra ombra fuori dalla porta, vi toccherà essere i più silenziosi e indifferenti possibili: potete vestirvi dello stesso colore della parete, strisciare dalla porta fino al banco nel più totale silenzio o approfittare di un momento di distrazione del prof per scattare alla “Usain Bolt” verso il vostro posto cercando di nascondervi con chi vi sta davanti. NUMERO 2 “Mannaggia mi è caduta la gomma!” Questo metodo consiste nel nascondersi sotto il banco per lunghi periodi di tempo cercando una gomma che può o non può esistere o che è sul serio ‘‘accidentalmente’’ caduta a terra. Per fare in modo che funzioni bene è necessaria la complicità dei compagni (che oltre a nascondere il possessore della gomma devono cercare di non far capire all’insegnante che Tizio non è assente). L’aiuto dei compagni è praticamente essenziale. Bisogna però evitare di utilizzare questa tecnica dopo la seconda ora perché se l’appello è già stato fatto è meno probabile che nascondersi sotto al banco funzioni. Un altro fattore di cui bisogna tener conto è la posizione del proprio banco rispetto alla cattedra: non ci si può nascondere se si è in prima fila. Passata quindi l’ora fatale e ringraziati i compagni per la copertura si può rispuntare dal banco come se niente fosse e, con un’innata disinvoltura cercare di non far trasparire smorfie di dolore dovute alla scomoda posizione. NUMERO 3 “Mi sento improvvisamente poco bene” Questo è il metodo con meno probabilità di riuscita in assoluto: per prima cosa bisogna fare i ‘malaticci’ già dalla prima ora (non è possibile che chi fino a 10 minuti prima saltellerellava come un grillo all’improvviso cominci a fare testamento), inoltre se si vuole far davvero in modo che l’insegnante non sospetti nulla bisogna dar prova della propria abilità recitativa con il prof. precedente quasi alla fine della sua ora in modo da poter essere giustificati con l’arrivo dell’insegnante che deve interrogarvi. Non tutti però sono dei bravi attori, per questo si può contare sulla propria abilità di truccatori (se non sapete fare nemmeno questo allora fatevi aiutare da chi se ne intende), sono ammessi puntini rossi spuntati fuori dal nulla, facce bianche e occhiaie, se non si sa né truccare né recitare allora bisogna dar prova della propria abilità di prestigiatore scambiando magicamente il termometro dei bidelli con uno truccato. Questi 3 metodi però, oltre a creare agitazione per la paura di farsi scoprire iniziano a diventare sospetti per i prof., che, in questi anni chissà quante ne avranno sentite! Il consiglio migliore quindi alla fine è questo: studiate! l’Acaro-Giugno 2014 9 L’Annibal Caro-Interviste INTERVISTA DOPPIA BRONZI-GIARRITTA di Davide Sandroni e Riccardo Bacalini Ci troviamo di fronte ai due “uomini” più belli del Classico: vi ritenete i principali protagonisti del concerto di primavera di quest’anno oppure credete che qualcuno abbia osato esservi superiore? Matteo Bronzi: Beh, diciamo che il concerto di primavera andava animato in qualche modo e mi sono impegnato affinché il risultato fosse migliore. Luca Giarritta: Ho dato la mia parte. Vi fidate di coloro che vi stanno intervistando in questo momento? Matteo: Sicuramente no. Luca: Mi fiderei di più di un alligatore indonesiano! Riguardo quest’ultimo concerto di primavera è stato detto che quello dell’anno scorso era migliore. Siete dello stesso parere? Matteo: Sicuramente dietro le quinte c’è stato un bellissimo clima, quindi per me questo vale come il primo concerto di primavera. Luca: No, per me è stato meglio quest’anno. L’ho sentito molto di più dentro. E’ più difficile indossare un costume da zebra oppure suonare pezzi di cinque minuti al piano accanto a Francesco Pascali? Matteo: (Ancora) Sicuramente indossare un costume da zebra è un’emozione da provare, nel senso che per me suonare il piano conferisce una certa ansia, ma comunque la soddisfazione che può dare un costume da zebra è inequiparabile. Luca: (risate sguaiate) Secondo me è cento volte più difficile suonare assieme a Francesco Pascali perché…. Io sono basso. Lui è uno alto due metri e 40000 con un’apertura alare di 50 e non riesco dunque a vedere i tasti! Credete di avere più intelligenza o più barba? Matteo: Senza dubbio sono forze che si annullano fra di loro. Luca: Invece la mia intelligenza è inversamente proporzionale alla mia barba. Credete di avere più intelligenza o più naso? Matteo: Sicuramente più naso per le cose! Luca: (dopo vari insulti agli intervistatori) Io ho davvero fiuto per l’intelligenza! Pensate che sarebbe stato meglio accanto a Lattanzi vestito da Hercules ci fosse stata la Scicchitano vestita da Afrodite? Matteo: (ride) Loro due insieme sarebbero stati fantastici. Luca: Insieme sarebbero stati sicuramente la coppia mitologica più bella di tutti i tempi! Qual è la vostra professoressa preferita e perché? Matteo: La mia professoressa preferita mi (ci) ha abbandonato l’anno scorso, e siamo rimasti quindi orfani di Licia Mancinelli. E’ stato davvero un duro colpo lasciarla in quinto ginnasio: è stata la professoressa per cui sarei voluto essere bocciato. Luca: Ma questa domanda se risposta correttamente leva qualche voto? (No, no, affatto) Potrei dire la Tonici, allora, perché è brava, seria, intelligente, e naturalmente non sto scherzando. Ormai vi riteniamo dei veterani di questa scuola: se ritornaste indietro nel tempo, riterreste opportuno sceglierla nuovamente o credete di aver fatto lo sbaglio più grande della vostra vita? Matteo: Allora, nei miei pomeriggi di depressione penso che questa scuola sia la peggiore del mondo e credo che preferirei aver scelto l’Artigianelli. Poi vedi Edoardo Toto arrivare dall’alto e dici: “Alla fine credo di aver scelto la scuola giusta! (o forse Toto non ha scelto la scuola giusta)” Luca: Io invece ho sempre sognato di fare l’alberghiero perché sono bravissimo a cucinare, specialmente i miei tortellini. Comunque no, non ricambierei scuola, sono contentissimo di aver fatto il Classico. Entrambi suonate uno strumento musicale da tantissimo tempo, ormai: quali soddisfazioni vi ha dato maggiormente la musica? Matteo: Escludendo l’otto in fisica dopo un anno di cinque, ottengo maggiori successi nella musica piuttosto che a scuola. E’ anche un po’ una causa aver maggior successo nella musica anziché a scuola. Luca: Sono strettamente collegate per me scuola e musica: se vado bene a scuola vado bene nella musica e viceversa. Oramai l’anno scolastico sta per finire: che cosa vi rimarrà di questo bellissimo (o bruttissimo) periodo? Matteo: E’ stato un anno particolare, sicuramente positivo, specialmente per quanto riguarda il passaggio dal ginnasio al Liceo, che lascerà per sempre un bel ricordo. Però ricorderò anche tanti successi come la mia partecipazione al giornalino scolastico, di cui mi considero una sorta di artefice, dal momento che ho rotto quasi sempre le scatole a Bonetti. Poi anche il rapporto con la mia classe è decisamente migliorato: è stato quindi un anno di crescita. Luca: Ciò che mi porterò più dietro di quest’anno è sicuramente il concerto di primavera, e tutte le belle cose che ho fatto. Inoltre ciò che mi rimane è la convinzione di stare tra persone a cui sono molto affezionato. Chi è più figo tra voi due? (Sappiamo che è una domanda a cui è difficile rispondere subito…) Matteo: Luca. Anzitutto perché è perennemente circondato da donne, e anche per il fatto che lui riesce a portare a termine determinate cose e io no. Luca: Ce la giochiamo a morra cinese (ride), però dico Matteo, per questo suo fascino indie, questo suo trasgredire e questa sua barba… A parte gli scherzi, che cosa pensate dell’altro intervistato? Matteo: Beh, è un bravissimo ragazzo, mi ha battuto dal punto di vista scolastico in entrambi gli anni di scuola, ed è una persona molto più concreta anche se si fa prendere dall’ansia. Luca: Credo che fin dall’infanzia Matteo sia uno dei miei idoli, cioè una persona da seguire perché è veramente... interessante. Fortunatamente per voi quest’intervista è finita; volete lasciare un ultimo pensiero per i nostri lettori? Matteo: Ciao Bona! Luca: Il prossimo anno mi vesto da orso! l’Acaro-Giugno 2014 10 L’Annibal Caro-Interviste INTERVISTA AI FIGLI DEI PROFESSORI di Maria Teresa Zezza e Veronica Belletti Ci troviamo di nuovo di fronte a due figli di nostri professori e siamo curiosi di conoscere cosa ci sveleranno questa volta sull’altra faccia di questi INNOMINABILI! Nome: Elisabetta Cognome: Corsi Data di nascita: 9 settembre 1998 Classe: V Ginnasio A Figlia di: Prof. Pantaleoni Alessandra Cosa si prova ad avere una madre insegnante? Non mi sono mai posta in realtà questa domanda, lei non mi aiuta nei compiti o nell’ambito scolastico. Parla male di noi alunni nei momenti più difficili o si lascia sfuggire frasi come “ma chi me lo ha fatto fare?”? No, no, no assolutamente no! Anzi difende spesso i suoi ragazzi. Ti è mai pesata questa situazione e anche il fatto che state nello stesso edificio? Non mi pesa assolutamente anche perché a scuola non ci incontriamo quasi mai. Ma il tuo nome “ Elisabetta” è per la famosa regina Elisabetta I? Forse in parte si, ma in particolar modo per Santa Elisabetta protettrice dell’ordine dei frati francescani. Ti ha condizionato nella scelta della scuola? No! Sapevo che avrei scelto il Liceo Classico fin dalle scuole elementari. Parla inglese o vive da inglese? Sicuramente parla inglese, ma vive italiano. Dagli inglesi ha ripreso molto il rispetto e l’essere rigorosi nei confronti delle regole, cosa che in Italia scarseggia. Le sue migliori qualità? Molto comprensiva, infatti io le dico sempre tutto e di noi figli nota ogni piccolo problema o turbamento. Inoltre non è una che si ferma alle cose superficiali. Il suo più grande difetto? Cosa la fa infuriare di più? Non ha difetti evidenti, ma si infuria tanto quando siamo presenti mentre lei svolge qualcosa che riguarda l’ambito lavorativo e se le diciamo bugie. Ti aiuta nel fare i compiti? No, assolutamente. Certo se ho qualche dubbio, esempio per la preparazione al mio esame di terza media, lei mi risponde ma non mi dà lezioni o cose del genere ma si comporta come farebbe ogni mamma. E in cucina? Riprende la tradizione inglese? Italian o English breakfast? Lei cucina italianissimo. Ha imparato da una nostra zia la cucina materana e ne prende spunto spesso. Assolutamente Italian breakfast! Non abbiamo potuto fare a meno di notare la tua somiglianza con tua mamma quando ad aspetto fisico; siete simili anche di carattere? No sul carattere no, siamo abbastanza differenti. Ti ha mai portato in Inghilterra? No, non ci sono mai stata, ma è in progetto un viaggetto da quelle parti! Come occupa il suo tempo libero? In realtà non ha molto tempo libero. Le piace cucinare e ama molto guardare il panorama dal terrazzo della nostra casa. Hai mai conosciuto i suoi amici inglesi? Si certo, ho conosciuto i suoi amici di Rugby perché sono venuti in Italia più volte. Ho cominciato a parlare inglese proprio con loro. Cosa amate fare insieme? Assolutamente no shopping, lo detestiamo entrambe. Solitamente insieme con le altre mie tre sorelle parliamo del più e del meno. Prima di andare a dormire quando eri più piccola ti leggeva l’Amleto? Ahahahahah no, non aveva questa tradizione! Sai qual era la sua media al tempo del liceo? So che era molto intelligente e aveva buoni voti pur non passando molte ore sui libri. Sicuramente all’università aveva dei voti molto alti! Ama il suo lavoro? Moltissimo e adora stare con i ragazzi e confrontarsi con loro. Un suo sogno nel cassetto? Voleva vivere in Gran Bretagna, in Scozia in particolar modo anche perché ha preso una laurea per poter insegnare italiano all’estero. Il prossimo mese ci saranno i mondiali. Farà il tifo per il nostro tricolore o per la Union Jack? Italia!!! La città europea più bella che abbia mai visitato? Siamo state a Cracovia e credo sia la città alla quale è più legata. Le English towns più belle? Cornovaglia e Scozia per i paesaggi. Grazie infinite Elisabetta per la tua gentilezza! l’Acaro-Giugno 2014 11 L’Annibal Caro-Interviste Nome: Eugenio Cognome: Foglini Data di nascita: 17 Febbraio 1998 Figlio di: Prof. Foglini Mauro Cosa si prova ad avere un padre insegnante? Nulla in particolare. Nel mio caso, lui non mi aiuta nello studio perché preferisce lasciarmi fare da solo, anzi a volte mi mette sotto pressione. Ti è mai pesata questa situazione? No , in realtà no, non mi mette in imbarazzo. Ti ha condizionato nella scelta del Liceo? In parte sì, ma non tanto per la sua presenza quanto perché anche mia sorella frequenta questa scuola. Le sue migliori qualità? Cucina bene e anche spesso. Cucina? Cosa? Per pranzo solitamente pasta di ogni tipo e per cena vellutate. Il suo più grande difetto? A mio parere si scalda troppo facilmente. Cosa lo fa infuriare di più? Soprattutto il vedermi dormire sul divano. Come occupa il suo tempo libero? Ha particolari hobby? Per la maggior parte del tempo legge e cerca nuove ricette su internet. Cosa ammiri di lui? La sua costanza. Cosa amate fare insieme? Quando ero piccolo facevamo sempre a botte, per scherzo certo! Che scuola ha frequentato? La sua media in quegli anni? Ha frequentato l’ITI, ma non so esattamente la sua media. Mia nonna mi racconta che lei non doveva interessarsi della sua scuola perché andava molto bene. Ama il suo lavoro? Credo sia una sua vera e propria passione. Un suo sogno del nel cassetto? Sicuramente spera qualcosa di meglio per me in futuro. Parla male di noi alunni nei momenti più difficili o si lascia sfuggire frasi come “ ma chi me lo ha fatto fare?”? A casa non parla molto di scuola e non si lamenta. Solo ogni tanto quando ha un sacco di pacchi di compiti in classe da correggere! C’è qualcosa a livello di carattere che avete in comune? Anche io come lui mi scaldo facilmente. “Ho studiato, ma al compito ho preso l’insufficienza!” Cosa ti risponde? “ Si vede che non hai studiato abbastanza”. La sua giornata tipo? La mattina scuola, poi quando esce presto a casa cucina e dopo pranzo passa il tempo nello studio a dedicarsi alla scuola e a preparare o correggere compiti in classe, a volte vede documentari; solitamente fine pomeriggio va al cinema, quando torna ci prepara cena e passa le serata davanti a Rai Storia. Per quanto riguarda la musica? Ascolta molta musica di vari generi. Il periodo storico che gli piace di più? La storia antica, in particolare l’Impero Romano. Il suo scrittore preferito? Non credo sia il suo scrittore preferito, ma quando mi consiglia libri da leggere solitamente sono tutti di Tolstoj. Il ricordo più bello che avete insieme? La vacanza a Favignana, un’isola della Sicilia. Grazie mille Eugenio per averci dedicato un po’ del tuo tempo! l’Acaro-Giugno 2014 12 L’Annibal Caro-Ipse dixit In questa rubrica trovate raccolti gli strafalcioni e le frasi più divertenti ed insolite dei prof (ma anche degli alunni)! Alunno si soffia il naso. Natali:-Forte, forte, stappa!Di Gabriele:-Ragazzi, quello della versione è un signor autore, quindi se qualcuno è caduto in questa versione, è caduto con gloria!Nezi:-Parlami delle necropoli etrusche.Alunno:-Allora, dal punto di vista ecrofilo...Bonifazi:-Tu, come cavolo ti chiami...Di Gabriele:-Perché avete chiuso il liceo?Alunno:-Magari potessimo chiuderlo noi il liceo, prof!Di Gabriele:-Chi è?! Chi l’ha detto?! Ti metto sette!Alunno:-Io! Solo 7, prof? Almeno 9!Strappa:-Va bene, ora traduci questa frase: Maria si lascia con... Giuseppe!Alunni:-Ahahahahahah!!!Strappa:-Cosa ho detto?...OPS!Bonifazi:-Il PANCREOS ha SUBUTO dei danniDi Gabriele (vede foto sul pc di tre alunne):-Mamma mia quanto siete bbrutte!Alunna:-In particolare chi?Di Gabriele:-Tu! Chiaramente è una dimostrazione del mio profondo affetto nei vostri confronti.- Trentuno:-Io devo capire che voi avete capito, capite?Alunni:-Sì!Trentuno:-Bene, allora ci siamo capiti.Bonifazi (spiegando biologia):-Allora, il femore è fatto così (disegnando alla lavagna): questo è quello che s’è rmessa la Belletti!Di Gabriele:-Sono sempre solita, io, invitare i miei alunni a cena...Alunno:-Sì, per mangiarli!- l’Acaro-Giugno 2014 13 Musica IVAN GRAZIANI di Salvatore Pompei Vorrei parlarvi di un cantautore, nato a Teramo il 6 Ottobre 1945. Portava degli strani occhiali rossi, e da quegli occhiali vedeva il mondo in modo diverso, un mondo che ha voluto raccontare con la sua chitarra e una voce particolarissima, che sapeva usare come uno strumento. Ivan metteva in musica storie vere, che le persone gli confidavano, come ”Maledette Malelingue”, che porta a Sanremo nel 1994: la storia di una ragazza troppo profonda, che non riesce ad avere un dialogo con i coetanei e i genitori e si confida con uomo più grande di lei. Ma le Malelingue, ciniche e superficiali, le rovinano la reputazione e la vita. Quell’ uomo era un pittore abruzzese che gli aveva raccontato la sua storia... Ivan si aggiudica il 7^ posto. Le sue canzoni sono speciali. La musica, le parole, la voce creano un atmosfera magica e bellissime immagini: sembra di sfogliare le pagine di un libro. Le vite che racconta scorrono davanti ai tuoi occhi, non sei uno spettatore passivo, ti senti coinvolto. Le emozioni dei personaggi diventano anche le tue e quelle storie ti entrano dentro. Ascoltandole le hai vissute anche tu: sono parte di te. Ivan ha due personalità: una più rock e irriverente, l'altra più riflessiva, malinconica. Ci sono canzoni graffianti come ”Il chitarrista”, altre dolci come “Palla di gomma”, “140km/h”, “Paolina”, “Signora bionda dei ciliegi”, “Lugano Addio”, “Firenze”... molte sono storie d'amore. Tratta queste canzoni con una tenerezza ed una delicatezza incredibile, sorprendendo chi ascolta per la sua sensibilità. La sua avventura inizia poco più che diciottenne, nel complesso “I Modernists” di Nino Dale, a cui dedicherà una canzone(”Nino Dale and his Modernists”). Ivan è autodidatta. Quando suo fratello lascia la chitarra, la prende dedicandovisi anima e corpo, tanto che i genitori per evitare i rumori molesti lo costringono a suonare in cortile, nel piccolo studio fotografico del padre. Ha collaborato con molti artisti, tra cui La PFM (che aveva inizialmente pensato a lui come cantante), Battisti, De Gregori, Venditti, Renato Zero. Ivan aveva una moglie e due figli, una vita riservata, pochi amici. Neanche con l'arrivo del successo era cambiato. Red Ronnie lo ha descritto così: "Era una persona molto discreta, di quelli che non sgomitano mai per apparire. Nell'ambiente dello spettacolo, tutto sorrisi e pacche sulle spalle, aveva una grande dignità. Anche il suo stile stravagante era soltanto un modo per vincere la timidezza". Non si era mai svenduto: cantava e suonava quello che scriveva, perché voleva dire quello che sentiva. Forse anche per questo non ricevette tutto il riconoscimento che meritava e molti, oggi si sono dimenticati di lui. Quando il presidente del sindacato italiano” locali da ballo” gli chiese una canzone che spingesse i ragazzi a non gettare via la propria vita con l'alcol e le droghe compose "Tutto il coraggio che hai". Chissà quanti giovani avranno sghignazzato quando la trasmisero nelle discoteche, ma forse qualcuno, con in mano un bicchiere avrà riflettuto un po' di più, prima di mandarlo giù. Si era laureato all'Istituto d'Arte Grafica a Urbino e aveva frequentato l'Accademia delle Belle Arti, lavorando anche come fumettista. Aveva scritto un libro sulla sua esperienza al servizio di Leva obbligatoria (Arcipelago Chieti) e partecipato nel film ”Italian boys” come Ivano Graziati, stravagante giudice di gara. Una canzone molto commovente e profonda è “Vita “ che Ivan scrisse quando era malato di un cancro incurabile: “ Vita, vita, e che non si dica che io non ti ho vissuta mai...vita, vita, sei la mia vita anche diversa ti amerei, vita... “. Un inno alla vita che canta e riesce a cantare con amore, nonostante la bestia che lo sta divorando. Si spegne a 51 anni. Viene sepolto insieme alla sua giacca di pelle, che aveva un gancio per sorreggere la chitarra e ad una Gibson che chiamava Mamma Chitarra. Ivan Graziani è stato un grande artista che ha cercato di trasmettere alla gente quello che provava, dipingendo la realtà con quella tenerezza, sensibilità e ironia che caratterizzano tutte le sue canzoni. BORN IN THE USA AMERICAN FEST di Sophia Basili L'American Fest "Born in The USA" sarà un evento a stelle e strisce che decreterà l'apertura dell'estate. I prossimi 6 e 7 Giugno il lungomare fermano si vestirà in stile America anni Sessanta. Sarà entusiasmante immergersi in quegli anni, in un periodo ricco sotto il profilo musicale: le migliori canzoni sono brani sortiti dalle grandi voci di Louis Armstrong, James Brown, Aretha Franklin, e molti altri artisti. Sulla fine del decennio vi fu l'ascesa di gruppi e solisti storici come i Beatles, i Rolling Stones, i Doors e Jimi Hendrix, personaggi che hanno segnato la storia del periodo. Negli anni Sessanta il rock 'n roll ha avuto un successo immediato ed il crescente interesse da parte delle case discografiche lo ha reso sempre più commerciale facendogli perdere l'etichetta di anticonformista. "Born in the USA" sarà anche l'occasione per far conoscere ai giovani un importante momento culturale: il 1964 è l'anno del trionfo della Pop Art americana che prevarrà anche alla Biennale di Venezia. I maggiori rappresentanti di questa tendenza saranno tutti artisti americani, la componente fondamentale di questo stile è l'immaginazione che proviene dal cinema, dalla televisione, dalla pubblicità dei grandi cartelloni: si passa dalle bandiere americane di Jasper Johns alle bottiglie di Coca-Cola di Warhol, dai fumetti di Lichtenstein alle locandine cinematografiche di Rosenquist. Il pregio maggiore della Pop Art Americana rimane indubbiamente quello di documentare i cambiamenti dei valori indotti nella società del consumismo. Il programma dell'evento “ Born in The USA” sarà ricco ed articolato: raduno di moto Harley Davidson e auto americane, raduno di maggiolini, mercatino vintage... ed il tutto allietato dalla grande partecipazione del musicista e cantante Matthew Lee, irresistibile quando si scatena sul palcoscenico suonando in modo eccentrico, con piedi, gomiti o di spalle allo strumento, al ritmo frenetico di rock 'n roll, genere a cui si è avvicinato da giovanissimo, ascoltando il mitico Elvis Presley. Ed allora preparatevi ad immergervi nei meravigliosi anni Sessanta americani e lasciatevi trascinare dal ritmo della musica! l’Acaro-Giugno 2014 14 Musica BOB MARLEY: IL REGGAE NON MUORE MAI di Lucia Ottavi e Giulia Gazzoli L'11 Maggio di trentatré anni fa veniva trasmessa ai telegiornali e alle radio la notizia della morte di Bob Marley, l'Artista reggae per eccellenza. Trentatré anni fa il mondo pianse la sua morte. Trentatré anni fa la musica perse uno dei suoi figli più amati. Tra gli anni '60 e i '70 Bob Marley disse: "La mia musica vivrà in eterno. Forse è stupido dirlo, ma quando sono sicuro delle cose io le dico. La mia musica vivrà in eterno." E fu così, aveva ragione: l'amore, la pace, la libertà e l'uguaglianza sono i temi che trattava nelle sue canzoni e sono arrivati fino a noi integri, senza essere filtrati, proprio come lui li cantava. Due anni fa nelle sale di tutto il modo usciva "Marley" di Kevin Mcdonald, il documentario sull'uomo che ha unito continenti e generazioni. Un documentario molto atteso dai fan, la cui anteprima è stata molto particolare: alla Berlinale di quell'anno, davanti al Postdamer Plaz di Berlino, sotto la neve si accalcano fan tedeschi, italiani, cinesi ecc., giornalisti e critici da tutto il mondo. A dirli così sembrerebbero tutti così diversi: lingue, culture e religioni differenti, ma in quel preciso istante, sotto la neve di Berlino, accomunati da una stessa passione erano tutti perfettamente uguali "perché almeno una canzone di Bob nel cuore ce l'abbiamo di sicuro". La sua musica ha eliminato ogni barriera fra bianchi e neri, occidentali e orientali, ricchi e poveri. Con le sue canzoni Bob Marley cercava di trasmettere l'importanza dell'uguaglianza. Lui stesso è stato emarginato, lui stes- di Matteo Albanesi so ha provato gli effetti del razzismo e del pregiudizio sulla sua pelle mulatta: era infatti figlio di un uomo inglese e una donna giamaicana, era un ibrido tra bianchi e neri, ma nell'infanzia mai accettato né dagli uni né dagli altri. Ed è proprio per questo che ha sempre cercato di eliminare i pregiudizi per avere un mondo unito, un mondo migliore. Una canzone significativa che Bob aveva scritto per raggiungere questo scopo è "One love". "Mi appello all'umanità un solo amore un solo cuore uniamoci e sentiamoci bene". Proprio questi sono i versi più rappresentativi, che racchiudono i temi dell'amore, della pace e dell'uguaglianza. Per alcuni Bob Marley non era "solo" un musicista, per alcuni era qualcosa di più: era un santo, era un profeta. CANZONI CONSIGLIATE: -No woman no cry -Exodus -Rastaman vibration -Redemption song -Jamming "Ti darà una parte di sé che lei sa che puoi spezzare: il suo cuore. Perciò non ferirla, non cambiarla, non analizzarla e non aspettarti più di quello che può dare. Sorridi quando ti rende felice, falle sapere quando ti fa impazzire e senti la sua mancanza quando lei non c'è. -Bob Marley Queen: “In Nuce” ARTISTA: Queen GENERE: Rock REGISTRAZIONE: 1969 PUBBLICAZIONE: 1995 TRACCE: Going Back - I Can Hear Music - Mad the Swine – Earth – April Lady - Polar Bear - Step On Me - Blag VOTO: 8/10 RECENSIONE: L'album "Queen in Nuce", registrato nel 1969, contiene le prime registrazioni dei membri dei Queen al tempo in cui appartenevano agli Smile. L'album include anche due canzoni di Freddie Mercury con lo pseudonimo di Larry Lurex: "Going Back" e "I can hear music". Nel disco è presente anche "Mad the swine", risalente al 1972. Quest'ultima sarebbe dovuta comparire nell'album successivo ma per vari disaccordi tra i membri nella band non è stata inserita in "Queen" (album successivo a "Queen in Nuce"). Ma la canzone di cui voglio scrivere e "Polar Bear". Il brano musicale scritto da Brian May é molto intenso e coinvolgente. Di questa canzone abbiamo due versioni, la prima di Freddie Mercury, la seconda di Tim Staffell. Naturalmente la versione di Freddie Mercury è un'altra cosa ma non si può certo dire che quella di Staffell non sia ascoltabile; infatti Tim nei momenti degli acuti, caratteristica principale del brano, non si tira indietro...a un certo punto quasi si sgola. “Polar Bear” è secondo me uno dei capolavori nascosti dei Queen e vi invito ad ascoltare tutti i brani di questo fantastico album, non ne rimarrete delusi. l’Acaro-Giugno 2014 15 Cinema CANNES 2014: IL FESTIVAL DELLE “MERAVIGLIE” di Francesco Pascali Marcello Mastroianni, che veglia sorridente nel manifesto del Festival, come nel film “La Città delle Donne” di Federico Fellini, anche in questa occasione è circondato da donne. E’ un Festival tutto al femminile quello di quest’anno a cominciare dalla presidente della giuria, la regista neozelandese Jane Campion che vinse nel 1993 con il crudele “Lezioni di Piano”. C’è anche Nicole Kidman, indiscussa protagonista del film di apertura del festival “Grace di Monaco” (già nelle sale), che narra l’ultima “tentazione” cinematografica di Grace Kelly che alla corona di Hollywood aveva preferito quella di principessa di Monaco. A tenere la lezione di cinema del Festival sarà Sophia Loren, anche protagonista del film “La Voce Umana” fuori concorso. Quanto alla gara due sono le registe in corsa per la Palma: la giapponese Naomi Kawase e l’italiana Alice Rohrwacher con “Le Meraviglie” (unica pellicola in concorso per il nostro Paese). E di cosa parla questo “Le Meraviglie”? La regista, in un’intervista, ha così sintetizzato la trama del suo film per Cannes: “ Le meraviglie è un film che racconta della campagna, dell’amore un po’ bizzarro tra un padre e le sue figlie, di figli maschi mancati, di animali e fate che abitano nella televisione. È anche una fiaba.” Comunque quest’anno Cannes può permettersi di affiancare il più commerciale Hazanavicius (regista del pluripremiato “The Artist”) e il rigoroso Godard, di invitare l’americano Bennett oltre ai più abituali Cronenberg, Loach e Mike Leigh e di sorprendere con un argentino semisconosciuto. E’ un’ impresa rischiosa ma senz’altro appoggiata dall’industria; e l’ambizione è quella di trasformare una passerella di star in un appuntamento che non si può perdere e non solo per farsi fotografare in abito lungo sui gradini che portano alla sala Lumiere. Tra i film più attesi ci sono senz’altro il “Mr. Turner” di M. Leight con T. Spall nel ruolo del pittore di marine e di paesaggi di visionaria luminosità , “Jimmy’s Hall” dell’irlandese Ken Loach e “Maps to the Stars” di David Cronenberg che vanta un cast ricchissimo (Julianne Moore, Mia Wasikowska, John Cusack, Sarah Gadon). Degni di nota sono anche “The Homesman” di Tommy Lee Jones, anche interprete insieme a Meryl Streep, “The Search” di Michel Hazanavicius e “Goodbye to Language” (Adieu au Language) di Jean-Luc Godard, grande cineasta della Nouvelle Vague che ritorna al cinema dopo il “Notre musique” del 2004. Nella sezione Un Certain Regard compaiono diversi titoli interessanti come “The Salt of the Earth”, di Wim Wenders e Juliano Ribeiro Salgado, “The Disappearance of Eleanor Rigby”, di Ned Benson con Isabelle Huppert e “Incompresa” dell’ Italiana Asia Argento. Verrà proiettata anche un’ edizione restaurata del classico western “ Per un pugno di dollari” di Sergio Leone. Tutto porta a pensare che la qualità del Festival di Cannes 2014 sia molto buona, per il coraggio di scelte insolite e originali. Non ci resta che aspettare la risposta del pubblico… DONNIE DARKO di Ilaria Ferretti Film inquietante, a tratti cinico e commovente, Donnie Darko è diventato uno dei film più amati della storia. Ambientato alla fine degli anni 90' il film ha come protagonista un immaturo Jake Gyllenhaal, nella parte di Donnie, un ragazzo schizofrenico ed alquanto ambiguo. Donnie Darko è un ragazzo disturbato, con precedenti di piromania, che durante la notte, in preda a misteriosi attacchi di sonnambulismo, abbandona la casa dei genitori per risvegliarsi in un campo da golf di un vicino. Una notte ad attrarlo in giardino è una voce che sembra appartenere a uno strano ed inquietante personaggio, un coniglio alto un metro e ottanta, che dice al ragazzo che non restano che quattro settimane prima della fine del mondo. Quella stessa notte avviene uno stranissimo incidente: il motore di un aereo precipita dai cieli sulla villetta dei Darko, distruggendo la camera di Donnie, che naturalmente non era a letto. Da questi due singolari episodi prende le mosse una vicenda che non fa che complicarsi passo dopo passo. Sin dall'inizio il film è ricoperto da un velo di autoironia e di mistero. Donnie, infatti, consapevole dei suoi problemi e vivendo esperienze paranormali, dando vita ai pensieri e alle visioni più irrealistiche, si rende conto di ciò che è: diverso. È diverso da tutti gli altri e forse l'immaginazione e la forza di evadere la realtà sono le uniche cose che possiede davvero, e che non lo fanno sentire completamente solo. Ma è anche la sua depressione, la sua costante voglia di andarsene da tutto, il suo sentirsi abbandonato ed incompreso, che ha generato in lui tutte queste visioni ed angosce. Per nulla semplice, è il classico lungometraggio che tormenta, è quel film che lascia sempre un pensiero in testa, insomma, un film irrisolto, soggettivamente comprensibile e che almeno una volta nella vita vale la pena guardare. In Donnie Darko si abbracciano le più discordanti tematiche, si discutono le emozioni, le sensazioni e le più grandi paure del genere umano. È una pellicola che ragiona sul senso della vita, dello spazio e del tempo. l’Acaro-Giugno 2014 16 Lo scaffale dell’acaro SURVIVOR di Chuck Palahniuk di Michele Bonetti “La gente non può concepire in un altro la presenza di una virtù che non può concepire in se stessa. Invece di credere che tu sia più forte, gli riesce molto più semplice credere che tu sia più debole” GENERE: Satira, Commedia nera TRAMA: Uno, due, tre. Prova. Pagina 289, capitolo 47: che la discesa abbia inizio. A bordo di un Boeing 747, Tender Branson, unico passeggero di questo aereo diretto verso la morte, inizia il racconto della sua esistenza. Ha poco tempo, forse sei o sette ore, prima di schiantarsi nel giallo ocra del deserto australiano. La scatola nera registra ogni sua singola parola. Nato in una comunità religiosa americana, i Creedish, sostanzialmente isolata dal resto del mondo, Tender ha avuto una vita decisamente fuori dell’ordinario. Secondo nato della sua famiglia, come tutti i giovani non primogeniti del culto Creedish, all’età di 17 anni è stato espulso dalla comunità e inviato nel peccaminoso “mondo di fuori”, per vivere al servizio del prossimo, in totale abnegazione e rifiuto di qualsiasi appagamento terreno. Dopo aver iniziato a lavorare come domestico in una ricca casa, sviluppa un grande talento nell’eliminare qualsiasi tipo di macchia, magra realizzazione di una vita senza alcuna prospettiva. Negli anni Tender si allontana in parte dalla sua missione, smette di indossare i vestiti tradizionali del culto, crea una linea di telefono amico, a metà tra la volontà di salvare anime e il desiderio di contatto sociale, e incontra anche una ragazza, Fertility, di cui si innamora. Tutto questo, finché, un giorno, scopre di essere rimasto l’unico Creedish sopravvissuto, in seguito al suicidio rituale di massa di tutti gli altri adepti del culto. Ingaggiato da un agente senza scrupoli, l’ormai trentatreenne Tender Branson viene trasformato in un messia mediatico, manipolato in realtà dal suo entourage e assoggettato alla celebrità e ad un’immagine ideale di sé ottenuta con droghe e steroidi. All’apice del successo, scopre che suo fratello maggiore, Adam, è ancora vivo, ed è lui in realtà l’artefice nascosto di molti dei suicidi Creedish. Sospettato degli omicidi del fratello, si ritrova a scappare per gli Stati Uniti, per liberarsi da tutti i fantasmi del suo passato. COMMENTO: Crudo, diretto, vero: “Survivor” è, in tutto e per tutto, una discesa. Anche l’ordine decrescente di pagine e capitoli è lì a testimoniarlo. Una discesa nella realtà umana, fatta di miserie, in un mondo televisivo di superficialità e di finzione, in una società avida e senza freni, la società dell’ individualismo e delle religioni personali: il “mondo di fuori”. La penna di Palahniuk ci trasporta con leggerezza e una sottile vena ironica in questa cruda realtà, vera protagonista del romanzo. Una realtà che appare spesso esagerata, folle, squallida, con personaggi assurdi e situazioni paradossali, descritte con graffiante irriverenza: ma è proprio attraverso di essa che il messaggio di Chuck lascia il segno, perché quando anche il paradiso terrestre Creedish scopre i suoi orrori, forse l’unica possibilità è lasciarsi tutto alle spalle, e ricominciare, trasformando la picchiata finale dell’aereo, la fase terminale, in un nuovo inizio. GIUDIZIO: Questo romanzo spiazza e stupisce chi, come me, è abituato a tutt’altro genere narrativo. I contenuti tesi ai limiti del grottesco, i monologhi angoscianti e un ritmo narrativo crescente, quasi ossessionante creano un’atmosfera opprimente ma terribilmente trascinante, che ti tiene incollato alle pagine dall’inizio alla fine. Grazie alla bravura di Palahniuk, un maestro del genere, la lettura non diventa comunque mai “pesante”, e si mantiene lungo tutto il romanzo una sottile (e necessaria) ironia di fondo. Il tono diretto e confidenziale, l’utilizzo della prima persona e un registro linguistico colloquiale caratterizzano l’immediatezza della narrazione, insieme all’incisività dei periodi, che “esplodono” nei momenti di maggiore pathos, e alla ripetizione quasi ossessiva di alcuni motivi, grazie ai quali viene descritto efficacemente il mondo allucinato e bizzarro di “Survivor”. Infine lo stile non diventa mai stucchevole o banale, e Palahniuk, grazie solamente alla forza spaventosa delle immagini che riesce a creare, raggiunge altissimi livelli espressivi e, perché no, anche lirici. VOTO: 8.5 “Il cielo è blu e radioso in ogni direzione. Il sole è assoluto, e in fiamme e sta proprio qui davanti. Siamo sopra le nuvole, e questo è uno splendido giorno per sempre. “ l’Acaro-Giugno 2014 17 Lo scaffale dell’acaro LIBRI E... STATE! di Alessandro Oro Sole, mare, donne facili! Insomma, l'estate è ormai alle porte. Cosa c'è di meglio per godersi a pieno le prossime vacanze estive? Ovviamente stendersi all'ombra di un ombrellone e leggersi un buon libro. Ecco alcuni consigli che potrebbero aiutarvi a realizzare a pieno il vostro sogno di lettore-estivo: -Il Maestro e Margherita, Michail Bulgakov : Il Maestro e Margherita non è solo un romanzo di satira sociale, di amore tristanico, di profonda riflessione teologica, di mirabolanti fantasticherie che fluttuano e si mestano fra il mefistofelico, il grottesco e la comicità da gran varietà. Il Maestro e Margherita è piuttosto un enciclopedia, una serie di exempla in negativo, di Vitae Sanctorum al contrario dell'epoca staliniana, condite e servite con un buon bicchiere di meditazione teo-filosofica e una grande dose di umorismo. Ed è anche uno dei libri più belli in assoluto. -Lolita, Vladimi Nabokov : la voce narrante è l’annoiato professore di letteratura francese Humbert Humbert, un quarantenne che per un caso fortuito incontra Dolores Haze (Lolita), una dodicenne smaliziata, ribelle e attraente che gli ricorda Annabelle, il suo primo amore adolescente, che non dimenticherà mai. L’attrazione per la giovane Haze spinge il Prof. Humbert a sposare la madre, Charlotte, che perde la vita in un incidente stradale, poco dopo il matrimonio. A questo punto Humbert ha Lolita tutta per sé e inizieranno a vagabondare per gli Stati Uniti passando da un motel all’altro. Sono seguiti da un uomo, Quilty, un commediografo conosciuto precedentemente. Durante un ricovero in Ospedale, Lolita fugge con quest’ultimo e Humbert perde le sue tracce per tre anni, ma nuove emozioni attendono il professor Humbert… -Guida Galattica per autostoppisti, Douglas Adams : "Non fatevi prendere dal panico." Non sarebbe rassicurante avere tra le mani un libro con queste parole in copertina? Cosa importa se questo libro dovesse contenere milioni di pagine di informazioni riguardanti i sistemi più remoti dell'universo? Cosa importa se in tutte quelle milioni di pagine le uniche parole che riusciremmo a capire riguardanti il nostro caro pianeta sono soltanto: "Praticamente innocuo"? Personalmente il solo dare uno sguardo a quella copertina mi darebbe la forza di sconfiggere nemici temibili come dei topi super intelligenti e fronteggiare la fine del pianeta Terra. Un pò come capita ad Arthur Dent e Ford Prefect. -L'alchimista, Paolo Coelho : L'Alchimista" è la storia di una iniziazione. Ne è protagonista Santiago, un giovane pastorello andaluso il quale, alla ricerca di un tesoro sognato, intraprende quel viaggio avventuroso, insieme reale e simbolico che lo porterà fino all'Egitto delle Piramidi. E sarà proprio durante il viaggio che il giovane, grazie all'incontro con il vecchio Alchimista, salirà tutti i gradini della scala sapienziale: nella sua progressione sulla sabbia del deserto e, insieme, nella conoscenza di sé, scoprirà l'Anima del Mondo, l'Amore e il Linguaggio Universale, imparerà a parlare al sole e al vento e infine compirà la sua Leggenda Personale. -Ragazzi di Vita, Pier Paolo Pasolini : Protagonisti del racconto pasoliniano sono i ragazzi del titolo, abitanti delle borgate, abituati a vivere di sotterfugi ed espedienti più o meno legali in questo mondo povero, caotico, in cui non esistono punti di riferimento (come la famiglia o la scuola) e dove ogni giorno i protagonisti devono confrontarsi con la noia, la miseria e la morte. Le vicende, ambientate nell’immediato dopoguerra, ruotano soprattutto intorno a uno di questi ragazzi, Riccetto, di cui l’autore segue la crescita e il suo tentativo di inserirsi e integrarsi nella società. L’opera è costruita ad episodi in un arco narrativo che parte con il salvataggio da parte del giovane Riccetto di una rondine che sta annegando e si conclude con l’annegamento di Genesio, un bambino delle borgate, e con il mancato intervento del protagonista, ormai adulto e responsabilizzato. Pasolini evidenzia così l’evoluzione di questo personaggio da ragazzino delle borgate sensibile e impulsivo a uomo integrato, ma intrappolato nel ruolo impostogli dalla società, ormai vuoto e privo di passioni. -L'uomo che guardava passare i treni, Georges Simenon : Il libro, un giallo-poliziesco dai contenuti esistenzialistici, racconta la storia di Kees Popinga, un olandese che vive in una tranquilla cittadina borghese, Groninga, e che conduce la classica vita monotona, senza grosse pretese, tuttavia abbastanza serena e rassicurante sia in famiglia che fuori. Il massimo divertimento per il protagonista è la partita giocata con amici al circolo di scacchi. Il suo capo, un certo Julius de Coster, una sera, gli confida il fallimento della fabbrica in cui lavora (una fabbrica di forniture navali in cui Popinga è impiegato) , e tutto ad un tratto scatta nel "Signor Popinga" una molla che lo conduce a fare le cose più impensabili agli occhi degli altri, di "maman"( la moglie che improvvisamente si accorge di non amare) di sua figlia, e di tutta la gente ipocrita che ha riempito la sua inutile vita fino a quel momento. Dunque fugge. I treni che ha visto continuamente passare dalla sua Groninga e di cui ha sempre invidiato la vita annidata fra i vagoni, le speranze dei viaggianti, che sono quelle tipiche di chi muove i primi passi verso un posto nuovo, questa volta portano via anche lui. Parigi sarà la sua meta. Il seguito, è la vicenda di un uomo improvvisamente libero che lascia tutto e tutti per vivere una nuova vita in cui poter dare libero sfogo alle sue passioni più recondite -Come un romanzo, Daniel Pennac : “Il verbo leggere non sopporta l’imperativo, avversione che condivide con alcuni altri verbi: il verbo amare…il verbo sognare…”. Queste due righe saranno le fondamenta sulle quali reggerà l’intero trattato. Proprio così, come non si può obbligare qualcuno ad amare o a sognare, tanto meno si può obbligarlo a leggere! Ne ci si può trincerare dietro i soliti luoghi comuni secondo i quali i ragazzi di oggi sarebbero figli della loro epoca dominata dal consumismo e dalla televisione, telespettatori passivi che fruiscono di pillole preconfezionate di immagini, suoni, atmosfere con musiche di sottofondo, bruciando terreno all’immaginazione. E spesso, purtroppo, neanche la scuola, con i suoi programmi anacronistici, riesce a colmare le distanze tra i ragazzi e la lettura. Pennac nel saggio, affronta dal punto di vista, sia di romanziere sia di professore, il problema di come si possa aiutare i giovani a trovare il "piacere di leggere”. l’Acaro-Giugno 2014 18 Nerdate di Alfredo Monaldi UNIPRISM - INTERNET 3.0 “Il mondo si pensava fosse rettangolare. Poi, invece lo definirono rotondo. Ma in futuro, sarà riconosciuto come triangolare.” Ho bevuto da fonti di pixel che mai avevano conosciuto labbra umane, ho camminato per codici binari mai solcati da nessun altro, e ora le Muse di Internet e dell'Arte Digitale pongono sul mio capo la ghirlanda che un tempo fu di grandi profeti e maestri di letteratura antica. Perché io sto per svelarvi il futuro, e probabilmente sentirete ciò fra alcuni anni, quando vi sarete dimenticati di questo articolo ed ecco, come un lampo, vi ricorderete di quanto sto per dirvi. Stavo guardando dei video di un geniale produttore di corti cinematografici interamente creati con tecnica digitale, tale Murat Sayginer, quando sul suo sito mi sono imbattuto in un progetto: il progetto “UniPrism”. Accolto da un vero e proprio programma stile videogame prima-persona, ho fatto l'ingresso in questa sala. Statue reggevano luci e davanti a me un gigantesco prisma nero. La mia attenzione è stata subito attirata da un'altro locale sulla destra: le pareti erano rosse e vi erano appesi... quadri? Renoir, Vincent Van Gogh, Magritte, Botticelli, Seurat, Picasso, Leonardo da Vinci, Michelangelo, Klimt. Tutti i loro più celebri quadri in una sola stanza, che esplodevano di colori, in una risoluzione grafica da far invidia ai “Museum View” di Google. Estasiato ho cercato ulteriori informazioni. Ed ecco cosa ho trovato: “Cos'è UniPrism” UniPrism è un broser web (come Chrome o Firefox) grazie al quale puoi visitare “fisicamente” il web tramite spazi virtuali. Spazi in cui puoi relazionarti tanto con altri utenti quanto con l'ambiente stesso che ti circonda usando il tuo computer, il tuo cellulare o il tuo tablet. Ad ogni utente verrà dato gratuitamente un personaggio tridimensionale che può modificare a suo piacimento per meglio rappresentare la propria identità. Creato il proprio personaggio, sarà possibile viaggiare attraverso molte stanze, create con l'ausilio della computer grafica 3D. Ogni stanza ha il suo scopo e il suo tema e come utente potrai visitare o indire tu stesso mostre, ascoltare musica, guardare video e visualizzare biblioteche. “Quali sono i suoi obiettivi”. Promuovere l'arte, tramite uno spazio in cui gli artisti possano fare mostre. Integrare applicazioni per cellulari Unificare tutti i social media e account di siti in uno solo, tramite una collaborazione fra Google, Facebook, Youtube, Twitter, Soundcloud, Vimeo, Wikipedia e molti altri che ci aiuteranno nell'espansione di questo progetto. E ognuno di loro avrà uno strumento utilizzabile dall'utente tramite l'interfaccia di questo browser 3D. Gli utenti potranno anche chattare all'interno dello spazio virtuale. Creare uno spazio dove compagnie, marchi, artisti e figure pubbliche possono pubblicizzarsi creando le loro stanze, stand e manifesti pubblicitari all'interno del Museo. Collaborare con una società di sviluppo virtuale come l' “Oculus Rift”* per rendere ancora più unica l'esperienza. Ora non so se avete ben capito la Rivoluzione davanti alla quale vi state trovando. In queste righe è contenuto il futuro. Un futuro virtuale, che offre ancor più possibilità di quante internet oggi ce ne ha offerte. È l'Evoluzione di Internet. Se questo progetto andrà in porto, dovranno essere ridefiniti i contorni delle nostre vite, perché ci sarà possibile entrare a conoscenza di realtà non raggiungibili nemmeno dal nostro attuale sistema web e ci verrà data l'occasione di farlo “fisicamente” e non tramite un sito, una pagina o un social in 2D. ''I see no vision of oneness in the current network of social services. We can all collaborate in order to integrate these tools into the user interface of a new browser. I believe this generation that has grown up with video games is ready to experience a new way of surfing the web. We are entering a new era and this is the future of internet browsing. 3D browsing has endless potential and I say we build it together. Let's build a home without borders, for all inhabitants of Earth. An enormous museum dedicated to the human kind. A temple with an art gallery, a university, a library, a shopping mall, all in one place, a place where we can unite, discover, express, communicate and share. The more support we have from you the more the project will be able to expand.'' - Murat Saygıner, ideatore e fondatore del progetto “UNIPRISM” LINK AL SITO: http://www.uniprism.com/ *Oculus Rift è una console che permette la visione in prima persona del giocatore di un videogame come se fosse dentro al gioco, tramite dei particolari occhiali appositamente creati. l’Acaro-Giugno 2014 19 Nerdate di Elisa Pallotta ADVENTURE TIME Adventure Time va in onda su Cartoon Network dal giorno 8 gennaio 2011 ed ha per protagonisti Finn, unico umano, ed il suo migliore amico, il cane magico Jake, che vivono avventure apparentemente spensierate. La storia ha un retroscena interessante, statemi dietro, è roba da nerd-complottisti. Il cartone è ambientato in un immaginario continente chiamato "Terra di Ooo" e, anche se non esplicitamente dichiarato all'interno della serie, ha luogo qualche tempo dopo una guerra nucleare chiamata "Grande Guerra dei Funghi" (probabile riferimento ai funghi atomici che si sviluppano con lo scoppio delle bombe nucleari). Secondo Ward, la trama ha inizio "dopo che le bombe caddero e la magia tornò nel mondo". Durante una presentazione al Toronto Comics & Arts Festival, Ward disse che probabilmente questo tema non verrà mai affrontato direttamente nello show. Alcuni dei risultati provocati da questa guerra si possono notare fin dai primissimi secondi della sigla iniziale del cartone animato: alberi spogli, terreno bruciato e alcune bombe e missili nucleari inesplosi ancorati al terreno. Spesso compaiono nella serie anche zombie e creature mutate dalle radiazioni, oltre che resti di centri abitati e oggetti distrutti o abbandonati. Nell'episodio natalizio “Segreti natalizi”, Finn e Jake trovano una misteriosa cassetta di Re Ghiaccio. L'ultimo nastro mostra Re Ghiaccio come un umano: nel video, Re Ghiaccio dice che il suo vero nome è Simon Petrikov e che stava studiando per diventare un antiquario di antichi artefatti. Nel suo nastro segreto, egli dice di aver comprato la sua corona d'oro da un dottore nella Scandinavia settentrionale, una citazione che conferma che la Terra di Ooo è effettivamente parte del pianeta Terra. Durante alcune puntate sono inoltre presenti sullo sfondo alcuni veicoli militari come UH1 Bell, M48 Patton e un cacciabombardiere F4, chiaro riferimento alla guerra in Vietnam. Nell'episodio “Il vero te”, quando Finn indossa gli occhiali della secchionaggine, il pianeta Terra può essere brevemente visto con un grosso pezzo mancante, che fu probabilmente distrutto durante la cosiddetta "Guerra dei funghi". La Terra si vede anche in altri episodi, sempre parzialmente distrutta. Nel cortometraggio originale, alle spalle di Finn (Pen nella puntata pilota) che si trova su Marte, nel passato, insieme ad Abraham Lincoln, si può vedere la Terra che è, in realtà, completa. Ciò non ci indica se nel concept originale l'autore volesse davvero un'ambientazione post-apocalittica o se la "Guerra dei funghi" doveva ancora scoppiare. Durante la puntata “Il club dei film” Jake accenna che i diritti dei film che guardavano risalivano a prima della suddetta guerra. Il mondo in cui si svolge la storia presenta al suo interno un'avanzata tecnologia olografica che gli abitanti di Ooo hanno sviluppato a partire dalla tecnologia presente durante lo scoppio della guerra. Pensate bene a quello che vi sto dicendo, senza chiamarmi Adam Kadmon 2, ma non credo che siano solo coincidenze. Un abbraccio, Ad- ehm... Elisa! l’Acaro-Giugno 2014 20 il Caffè DIO BENEDICA LA STREET ART di Ilaria Ferretti “Dio benedica la street art”: queste sono le parole di un noto artista di periferia inglese, Bansky. Le sue opere sono spesso a sfondo satirico, e toccano i più disparati temi sociali e svariati argomenti come la politica, la cultura e il costume. I suoi lavori compaiono ormai in città di tutti i continenti e vengono realizzati con la pratica tecnica dello stencil, a volte seguiti da slogan. Banksy si rivolge agli sconosciuti che passeggiano per caso nella città; il suo pubblico è infatti costituito da cittadini, turisti, perché la sua arte è per tutti. Un muro è il luogo ideale in cui esporre un proprio pensiero, la propria ribellione contro le convenzioni. E anche l'artista stesso non cerca la fama, tutt'altro, la ripudia: nessuno infatti conosce la vera identità di Bansky, il suo volto, la sua voce poiché opera di notte, quando la città dorme e occhi indiscreti non guardano. Talvolta si maschera da pensionato o da turista, entra nei musei famosi e mentre le guardie sono distratte, appende i propri quadri con cartelli esplicativi annessi, come per dire che è il pubblico a determinare la fama e non i potenti, che dietro la cultura ci dovrebbe essere libertà. Banksy vuole comunicare in tutto il mondo attraverso la sua arte la frustrazione del genere umano, ironizzando sui più grandi problemi che affliggono l'umanità, come la povertà, lo sfruttamento minorile, l'inquinamento... Basta confrontare gli obesi occidentali dell’opera in figura con lo scheletrico orientale, per rendersi conto del disturbo bipolare che affligge l’umanità. Tra i lavori più imponenti di Bansky troviamo i murales dell'agosto del 2005 sulla barriera di separazione israeliana, costruita dal governo israeliano nei territori della Cisgiordania, combinando varie tecniche. Le caratteristiche di questi murales sono veri e propri squarci nel muro (realizzati con la tecnica del trompe l'oeil) che permettono di "vedere" cosa c'è dall'altra parte. Nel 2007 è ritornato a Betlemme per effettuare ulteriori murales. HALA FOOTBALL di Matteo Cordari Entusiasmante. Energico. Trascinatore. Questo è il calcio, questa è la storia di uno degli sport più belli del mondo, una storia che ogni anno si colora di nuovi fenomeni, di nuove giocate e di impensabili epiloghi. Perché il calcio è sofferenza allo stato puro, è gioia, dolore, adrenalina, sudore. Il "cholo" Simeone quest'anno ha costruito qualcosa di magnifico. Una macchina di uomini prima che di campioni arrivati a vincere la Liga che mancava negli almanacchi da 18 anni e una finale di Champions persa contro i cugini ricconi del Real. Il calcio spesso insegna. Quest'anno più che mai ci ha fatto capire che i soldi servono relativamente. Se hai uno scopo, un obiettivo da raggiungere e ci metti tutto te stesso puoi arrivare al traguardo senza voltarti mai e senza rimpianti. La ragione, le idee, la psicologia sono caratteristiche divenute fondamentali nel calcio moderno. Senza queste la Juventus non avrebbe vinto il terzo campionato consecutivo asfaltando le rivali. Senza queste il Bayern non avrebbe rifilato 20 punti di distacco alla seconda. Senza queste il Manchester City non avrebbe mai potuto trovare la forza fisica e mentale per superare il Liverpool al fotofinish. Senza queste il basco Unai Emery non sarebbe riuscito a vincere l'Europa League sconfiggendo la corazzata del Benfica. Vivere il calcio è diverso dal giocarci semplicemente o guardare ogni tanto una partita. Vivere il calcio significa mettere tutta l'energia del mondo su quel campo e su quel pallone. Vivere il calcio significa essere un po’ i colchoneros di quest'anno perché in fondo chi ama veramente questo sport ha tifato in cuor suo questo piccolo ma grande atletico Madrid. Buon mondiale a tutti. La formazione dell'Atletico Madrid, vincitore della Liga e finalista di Champions League l’Acaro-Giugno 2014 21 Le ricette di Nenna e Giulso ROSE DEL DESERTO di Elena Cerolini e Giulia Valentini Cari e affezionati lettori, siamo ormai giunti (non so se aggiungere “purtroppo” o “per fortuna”) all’ultimo numero del nostro amato giornalino. Maggio ci sta fisicamente e mentalmente sfinendo, il tanto anelato 7 giugno sembra lontanissimo. Per prepararci alla prova costume vi proponiamo tante mini porzioni di questo dolce facile e dietetico con cui potete fare merenda e che potete abbinare con freschi frullati per riposare la testa sfinita dopo le intense ore di studio quotidiano! Queste mini “Rose del deserto” sono velocissime, quindi state tranquilli che non vi ruberanno minuti preziosi e non vi faranno ritardare sulla tabella di marcia. Gli ingredienti sono facili da reperire nella dispensa di qualsiasi mamma e sono facili da preparare, potrete sfoggiarle con orgoglio anche quando avete qualcuno a casa! Coraggio popolo, stringete i denti che la fine (della scuola) è vicina! Ingredienti: 160 g di cereali soffiati misti o anche di un solo tipo 100 g di malto di riso o d'orzo (anche il miele va benissimo) la scorza grattugiata di 1 limone Preparazione: Versa in una placca foderata di carta da forno i cereali soffiati misti e tostali leggermente (per 2 minuti) in forno già caldo a 190°. Nel frattempo scalda in una casseruola il malto/miele. Togli dal fuoco e incorpora i cereali soffiati e la scorza di limone grattugiata, mescolando accuratamente con un cucchiaio di legno. Suddividi il composto in pirottini leggermente unti con olio di semi di mais, pressa bene e inforna per 3 minuti. Lascia raffreddare, togli dal forno e decora con nocciole e mandorle intere. Frullati: KIWI: Frullate due bicchieri di succo di mela (meglio se ottenuto fresco con una centrifuga) con due kiwi, un'albicocca e due pere tagliate a fettine. Aggiungete alcuni cubetti di ghiaccio e del succo di limone a piacere. CACAO: Unite nel frullatore 200 ml di latte di mandorle o di riso, una pesca o due susine tagliate a fettine e due cucchiai di cacao amaro in polvere. Dolcificate con zucchero di canna. ANGURIA: Frullate 400 gr. di polpa di anguria, una manciata di fragole ed un cucchiaio di succo di limone insieme ad un bicchiere d'acqua fresca. Alla bevanda potrete inoltre aggiungere abbondante ghiaccio tritato, per ottenere una granita tutta naturale. l’Acaro-Giugno 2014 22 Giochi Cruciverba Sudoku Tutte le soluzioni nel prossimo numero! (le soluzioni del numero scorso nell’ultima pagina) L’angolo della Sfinge Il ponte C'è un ponte che può portare solo due persone alla volta e dove inoltre, per passare dall'altra parte, è necessaria una torcia. Ci sono quattro persone, con una sola torcia, che hanno diversa velocità nell'attraversare il ponte: la prima ci mette 1 minuto, la seconda 2, la terza 5 e la quarta 10. Due persone attraversano il ponte insieme nel tempo del più lento. Quanto impiegano complessivamente le quattro persone per passare il ponte? Come possono farlo in 17 minuti? Le mele Una anziana signora va bussando per le case per vendere mele. Alla signora della prima casa vende la metà delle mele del canestrino + mezza mela. A quella della seconda casa vende la metà delle mele rimaste nel canestrino + mezza mela. Infine a quella della terza casa vende la metà delle mele rimaste nel canestrino + mezza mela. A questo punto il canestro è vuoto. Quante mele c'erano nel canestro all'inizio? Indovinelli Indovinello n.1 Non dice mai nulla, se non dici qualcosa tu. Indovinello n.2 Chi sono coloro che non hanno né carne, né ossa, ma hanno mani e dita? Indovinello n.3 Si sente, ma non si vede; ha diversi nomi, se è caldo o freddo, se è lieve o impetuoso; è utile ma anche dannoso. Cos’è? l’Acaro-Giugno 2014 23 Abbiamo reclutato un nuovo vignettista... il preside Piero Ferracuti!!! SOLUZIONI NUMERO PRECEDENTE: L’angolo della Sfinge In città In città è giorno. Le casse di vino dell'oste Il problema si risolve banalmente calcolando il massimo comune divisore dei due numeri: MCD (700 ; 560) = 7 x 22 x 5 = 140 casse Ciascuna cassa contiene 700 / 140 = 5 bottiglie di vino bianco e 560 / 140 = 4 bottiglie di vino rosso. Indovinelli Indovinello n.1 È la lavagna. Indovinello n.2 È la candela. Indovinello n.3 La strada.