L’editoriale
Buongiorno cari Acari!
L’anno scorso il giornalino era una realtà sommersa, silenziosa, di cui si sentiva parlare
poco e di cui pochi si interessavano. Quest’anno siamo partiti con pochi mezzi ma con
tanta voglia di fare, e siamo rimasti senza dubbio impressi dal positivo riscontro che
abbiamo avuto in voi, cari lettori. Rimboccandoci le maniche siamo arrivati alla quarta
uscita e ne possiamo essere certamente orgogliosi, dato che quattro uscite cartacee
non si vedevano da vari anni. Ma siamo arrivati qui anche grazie a tutti voi, che ogni
volta, acquistando il giornalino, ci avete consentito di ricavare abbastanza fondi per
stampare l’uscita successiva. Ci sentiamo di ringraziare anche il Preside, che ci ha dato
ascolto quando avevamo bisogno di parlargli- e che ha anche partecipato a questa
uscita con una vignetta-, i prof che si sono presi la nostra responsabilità quando
dovevamo riunirci il pomeriggio a scuola, quelli che ci hanno lasciato uscire quando dovevamo vendere i giornalini per le
classi, la Direttrice dei Servizi Generali ed Amministrativi Maria Postacchini, sempre pronta a darci una mano, la tipografia
Copy Fermo. Un grazie va anche a Giulia Grossi, la caporedattrice dell’anno scorso, che ha infuso in noi quell’amore per il
giornalino che ci ha dato forza per raggiungere grandi risultati.
Ma perché abbiamo così a cuore il giornalino? Attraverso esso gli studenti possono far sentire la loro voce, troppo spesso
soffocata da compiti e interrogazioni, sviluppare la creatività, favorire una propria partecipazione responsabile alla vita della
scuola. Chi partecipa al giornalino impara il lavoro di squadra, affina diverse competenze (comunicative, grafiche, logiche,
sociali, operativo-manuali, informatiche…), attiva la fantasia, sviluppa il senso critico. Chi legge il giornalino d’altra parte
conosce attività, progetti e curiosità della propria scuola, dispone di un’informazione fatta dagli studenti, diversa da quella
solita che si trova sui giornali, e infine conosce le opinioni e i gusti dei suoi compagni. È importante sottolineare infine che chi
partecipa al giornalino non guadagna neanche un euro: partecipiamo soltanto perché ci piace! I soldi ricavati dalla vendita
sono utilizzati per pagare la stampa dell’uscita successiva.
Detto questo, vorremmo anche dire che quest’anno è stato speciale non solo per il giornalino, ma anche per altre realtà
scolastiche, come il concerto di Primavera e la Serie A Caro, di cui potrete scoprire i dettagli negli articoli all’interno della
sezione “L’Annibal Caro”.
Vi ringraziamo di aver comprato questo giornalino e vi auguriamo una buona lettura e una buona estate!
P.s.: in bocca al lupo a tutti i maturandi, specialmente ai membri del giornalino Alfredo Monaldi e Caterina Franciosi!
Alessandro Bonetti e Federico Appoggetti
Hanno partecipato:
Alessandro Bonetti
Alessandro Oro
Alfredo Monaldi
Benedetta Zaza
Davide Sandroni
Elena Cerolini
Elena Maria Eusebi
Elena Poloni
Elisa Pallotta
Federico Appoggetti
Federico Dionisi
Francesco Pascali
Giulia Valentini
Giulia Gazzoli
Greta Palmucci
Ilaria Ferretti
Lucia Ottavi
Maria Teresa Zezza
Matteo Albanesi
Matteo Cordari
Michele Bonetti
Piero Ferracuti
Rebecca Montagna
Riccardo Bacalinj
Salvatore Pompei
Sara Gianni
Sofia Paci
Sophia Basili
Veronica Belletti
Impaginazione a cura di:
Alessandro Bonetti
l’Acaro-Giugno 2014
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Indice
N.IV- Giugno 2014
ATTUALITÀ
LO SCAFFALE DELL’ACARO
I fatti più recenti e le tematiche
più scottanti della nostra società
viste e analizzate dagli studenti
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223 #brinbackourgirls............................................... pag. 4
di Elena Maria Eusebi
Quel giugno dell’84.................................................. pag. 4
di Federico Dionisi
In nome dell’unione ................................................. pag. 5
di Rebecca Montagna
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Survivor ....................................................................... pag.17
di Michele Bonetti
Libri e...state! ............................................................. pag.18
di Alessandro Oro
RUBRICHE:
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L’ANGOLO DEL NERD
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L’ANNIBAL CARO
Tutte le novità, le storie e
gli eventi del nostro Liceo,
con interviste esclusive!
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Tanto concerto, poca primavera ........................ pag. 6
di Greta Palmucci
Serie A Caro 2014 ..................................................... pag. 7
di Alessandro Bonetti
Voglia di non essere interrogati ............................. pag. 9
di Sara Gianni
Intervista doppia Bronzi-Giarritta .......................... pag.10
di Davide Sandroni e Riccardo Bacalini
Intervista ai figli dei professori ................................. pag.11
di Maria Teresa Zezza e Veronica Belletti
Ipse dixit ...................................................................... pag.13
MUSICA
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Ivan Graziani ............................................................. pag.14
di Salvatore Pompei
Born in the USA American Fest ............................... pag.14
di Sophia Basili
Bob Marley: il reggae non muore mai ................. .pag.15
di Lucia Ottavi e Giulia Gazzoli
Queen: In Nuce ........................................................ pag.15
di Matteo Albanesi
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IL CAFFÈ
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Uniprism-Internet 3.0 ......................................... pag.19
di Alfredo Monaldi
Adventure Time ................................................. pag.20
di Elisa Pallotta
Dio benedica la street art ............................... pag.21
di Ilaria Ferretti
Hala footbal ...................................................... pag.21
di Matteo Cordari
LE RICETTE DI NENNA E GIULSO ....... pag.22
(Rubrica culinaria a cura di
Elena Cerolini e Giulia Valentini)
GIOCHI..................................................................... pag.23
COPERTINA di Federico Appoggetti
VIGNETTE a cura di Federico Appoggetti, Elena
Poloni, Sofia Paci, Benedetta Zaza e Piero Ferracuti
CINEMA
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Cannes 2014: il festival delle meraviglie ............... pag.16
di Francesco Pascali
Donnie Darko ............................................................ pag.16
di Ilaria Ferretti
Scansiona il codice per visitare la sezione del sito del Liceo
dedicata al giornalino
l’Acaro-Giugno 2014
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ATTUALITÀ
223
#bringbackourgirls
di Elena Maria Eusebi
Dietro all'uomo col fucile, nel filmato hanno messo lo sfondo
color verde acceso, ma se lo vedi adesso pensi a tutt'altro
che al colore della speranza. Premi play, e l'uomo col fucile
inizia a spiegarti le sue ragioni. In arabo.
L'uomo col fucile, come le ragazze che ha rapito, ha la pelle
nera della Nigeria, tranne sotto ai palmi delle mani, su cui ti
pare che il sole non sia potuto arrivare. Puoi vedergli i palmi, perché l'uomo col fucile non smette di sollevarli nevrotico
davanti all'obiettivo. A tratti scuote la mano in un moto violento da sinistra verso destra, a tratti punta il dito contro
qualcuno. Punta il dito contro tutti. Ogni tanto grida. Ogni
tanto dice "le ragazze le vendiamo al mercato come schiave".
Il viso dell'uomo col fucile, che poi è il capo dei militanti
di Boko Haram, si contrae più volte in smorfie non meglio definite. Allora pensi che il lampo che gli campeggia negli occhi sia rabbia, ma poi ti accorgi che forse è soltanto la pura
follia.
È successo solo poche settimane fa. Era il 14 Aprile.
223 ragazze sedevano fra i banchi di scuola. Era una scuola
nigeriana, femminile.
Si trattava solo di due parole: scuola e femminile. Due parole
che nel mondo occidentale sono così normali che se le metti
assieme suonano antiquate.
Esiste un mondo che, però, due parole simili le ha accostate
da troppo poco, e parti di questo mondo per cui esse ancora si incastrano fra loro producendo stridore forte.
La scuola femminile non può ancora esistere per gruppi come Boko Haram.
Boko Haram sono i terroristi. Di nuovo. Boko Haram sono gli
estremisti islamici, di nuovo.
E il loro nome stavolta lo traduci con qualcosa come l'educazione occidentale è sbagliata.
Allora il capo, che poi è l'uomo col fucile, decide che sì, le
porteranno via tutte e 223. Potevi contarne più o meno 223 di
ragazze nella scuola. Colpevoli di essere donne. E di voler
imparare a pensare.
Fossi stato una delle 223, quella mattina avresti sentito gli spari. Era presto. Avresti visto la sabbia sollevarsi sullo spiazzo davanti a scuola, ed avresti provato a scappare. Tanto poi ti
avrebbero preso e ti avrebbero portato via.
Qualche giorno dopo premi di nuovo il tasto play e le figure
prendono di nuovo a muoversi sullo schermo. Stavolta vedi
uno sfondo di un verde diverso, è il verde degli alberi tutt'intorno. Un centinaio di persone riesce ad avere un posto proprio, sullo schermo. E sono tutte donne.
Le ragazze che vedi hanno il capo coperto, le braccia coperte, hanno l'intero corpo coperto dal velo. Le senti cantare e recitano il Corano.
Poi, sopra le loro voci ne riconosci un'altra dietro la cinepresa,
della quale non scorgi il proprietario. Senti solo le parole in
inglese, un inglese dall'accento arabo. È l'uomo col fucile,
che poi hai scoperto chiamarsi Abubakar Sheaku. Ti spiega
come stanno le cose. Ogni tanto grida. Dice "da che erano
cristiane, si sono convertite all'Islam ed il loro compito non è
di studiare, ma di dare alla luce dei figli". Sheaku dice "le rilascerò solo dopo la liberazione dei membri di Boko Haram arrestati".
Quando finalmente l'uomo col fucile smette di parlare, tu
non stai tanto a chiederti dove siano state nascoste le 223
rapite. Non ti chiedi tanto cosa decideranno di fare le autori-
tà. La domanda, per te resta solo una. Perché? Perché a
pagare e ad essere usati come prezzo di riscatto in traffici tali, sono 223 civili? Perché 223 ragazze con l'unica colpa di essersi sedute sui banchi di scuola?
QUEL GIUGNO DELL’84
di Federico Dionisi
Fa freddino, a Padova, la sera del 7 giugno 1984 ; pioviccica,
e ogni tanto si vedono dei lampi nel cielo. Il segretario si annoda meglio la cravatta, si allaccia la giacca e sale sul palco di Piazza della Frutta per uno degli ultimi comizi prima delle elezioni europee. Non è un principiante, è in politica da
trent’anni, ma ogni volta, prima di comparire in pubblico, avverte una strana tensione, quasi una paura . Ma ogni volta,
quando inizia a parlare, il suo volto si distende in un sorriso e
tutta la sua paura scompare. Quella sera, in quella piazza
fredda, Enrico è più teso del solito. Si avvicina al microfono,
mentre il pubblico inizia ad applaudire e a sventolare le
bandiere. Non si sa spiegare perché piaccia tanto alla gente, lui che è così timido, così minuto, lui che non compare
quasi mai in televisione, lui che rappresenta un partito considerato un pericolo per la democrazia . Già, “un pericolo per
la democrazia”… il segretario sorride al pensiero di tutti gli attacchi, di tutte le giustificazioni che ha dovuto dare negli anni per legittimare il suo partito agli occhi dell’opinione pubblica, lo stesso partito che più di tutti aveva contribuito a costruire l’Italia democratica . Quella sera, in quella piazza, a
poche settimane dalle elezioni, il segretario è in vena di ricordi . Ripensa alla sua gioventù, alla sua prigionia durante il
regime fascista; ripensa alla sua visita a Mosca di sei anni
prima, quando, davanti ai freddi dirigenti sovietici, criticò le
politiche dell’URSS e affermò il valore universale della democrazia; ripensa al 1976 e a quello storico 34%, all’euforia di
quei giorni, quando l’avanzata del PCI sembrava inarrestabile; ripensa anche al sequestro di Aldo Moro, all’angoscia
provata in quelle settimane, alla fine della collaborazione
con la Democrazia Cristiana. Il pensiero del povero Aldo lo fa
rabbuiare un attimo, ma guardando il pubblico festante sotto di lui, guardando la sua gente che lo applaude, si distende ed inizia il suo intervento. Nonostante la stanchezza per la
lunga giornata, parla con convinzione e energia, ribattendo
sul tema del lavoro, dei giovani e della “questione morale”…
ma dopo circa mezz’ora dall’inizio del discorso il segretario
comincia a sentirsi male; pensa sia colpa della stanchezza,
del clima, si maledice
per aver saltato la cena; nonostante i brividi
e i conati di vomito va
avanti, deciso a terminare il suo discorso .
La folla sotto di lui capisce che qualcosa
non va, e inizia a gridare
incoraggiandolo:
“Enrico! Enrico!”. Sentendo il suo nome
scandito dai militanti, il
segretario si fa forza e
continua. Pensa che
non può mollare così,
che in ogni modo deve finire il suo discorso… ma quella sera
Enrico non ce la fa;
l’uomo che solo sei
anni prima aveva sfidato i sovietici armato
solo del suo coraggio e
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ATTUALITÀ
delle sue idee, ora è piegato dal dolore. Fa in tempo a sorridere un’ultima volta e a concludere l’intervento con uno
stentato: “Compagni, lavorate tutti, casa per casa, strada
per strada”, prima di accasciarsi a terra ed essere portato
via.
Il segretario entra in coma la notte del 7 giugno 1984, colpito
da un ictus mentre il Paese intero attende paralizzato delle
notizie. Alle 12.45 dell’11 giugno, Enrico Berlinguer si spegne.
Non vedrà il presidente della Repubblica in persona portarlo
a Roma con il proprio aereo, non vedrà i compagni in lacrime salutare la sua bara, né vedrà l’immensa folla radunarsi in
Piazza san Giovanni per l’estremo saluto; né si renderà conto
che quell’idea di politica in cui credeva, la concezione di
politica come la più nobile delle arti, come la più alta forma
di passione civile è morta con lui quell’11 giugno 1984.
IN NOME DELL’UNIONE
di Rebecca Montagna
Nonostante sia una giornata di maggio, il vento sembra non
voler smettere di soffiare e le ventinove bandiere disposte ordinatamente di fronte a quell’imponente edificio, ribattezzato “Caprice des Dieux”, sfoggiano tutti i loro colori e tutta
la loro bellezza. Una risalta in particolare: “sullo sfondo blu del
cielo, una corona di dodici stelle”. E’ la bandiera europea.
Questa rappresenta il simbolo dell’unità e dell’identità di tutta l’Europa e le dodici stelle, che non indicano il numero degli stati membri ma il simbolo della perfezione, della completezza e dell’unità, esprimono la solidarietà e l’armonia tra i
popoli d’Europa. Venne adottata dal Comitato dei ministri l’8
dicembre del 1955.
Europa, che significa “grandi occhi” in greco era nella mitologia greca, la figlia di Agenore, re di Tiro. Secondo il mito,
Zeus innamoratosi di lei decise di rapirla e quando questa
scese al mare con alcune ancelle, le si avvicinò sotto le sembianze di un toro bianco e con la sua mitezza la indusse a
cavalcarlo. Si diressero a Creta dove Zeus le rivelò il suo amore e insieme ebbero tre figli: Sarpedonte, Minosse, re di Creta
e Radamanto, giudice degli inferi.
Riguardo l’etimologia del termine Europa, questo deriva probabilmente dal semitico ereb, “occidentale” e iniziò ad essere utilizzato dai fenici per indicare le terre dove tramonta il
sole, in opposizione al termine Asia che in semitico significava
“oriente”.
Il 1 novembre 1993 entrò in vigore il Trattato di Maastricht
che segnò l’inizio dell’Unione Europea:
“Con il presente trattato, le Alti Parti Contraenti istituiscono tra
loro l’Unione Europea, in appresso denominata Unione. Il presente trattato segna una nuova tappa nel processo di creazione di un’unione sempre più stretta tra i popoli dell’Europa,
in cui le decisioni siano prese il più vicino possibile ai cittadini.
L’Unione è fondata sulle Comunità europee, integrate dalle
politiche e forme di cooperazione instaurate dal presente
trattato. Essa ha il compito di organizzare in modo coerente e
solidale le relazioni tra gli stati membri e i loro popoli.” (Articolo B- Trattato di Maastricht)”.
Questo rappresentò dunque una svolta nella storia
dell’Europa, vennero stabilite istituzioni che pur avendo subito
nel tempo dei cambiamenti e pur avendo oggi funzioni diverse, sono sopravvissute nella loro forma.
I suoi obiettivi erano promuovere un progresso economico e
sociale equilibrato e sostenibile attraverso la realizzazione di
un mercato interno e la creazione dell’unione economica e
monetaria con l’introduzione di una moneta unica europea
e di una banca centrale; affermare la propria identità sulla
scena internazionale attraverso l’attuazione di una politica
estera e di sicurezza comune; l’ampliamento del potere parlamentare e delle altre istituzioni; sostenere interventi comuni
in campo educativo, culturale, sanitario e sociale.
Con il trattato vennero anche istituiti il sistema europeo delle
banche centrali e la BCE (Banca Centrale Europea) entrata
in funzione il primo gennaio 1999, che gestisce l’euro, moneta
unica dell’UE, e garantisce la stabilità dei prezzi e del sistema
finanziario.
1 Gennaio 2002, altra data, altro fatto importante: l’euro sostituì le vecchie valute e diventò unica in quindici dei paesi
membri che aderiscono all’Unione Europea e l’insieme degli
stati che adottano l’euro come valuta ufficiale, cioè l’Unione
Economica e Monetaria dell’Unione Europea, prese il nome
di “Zona Euro”.
In seguito, il 1 Dicembre 2009 venne stipulato il Trattato di Lisbona che modificò quello sull’Unione Europea e istituì la
Comunità Europea, senza però sostituirli.
Avrete sicuramente sentito parlare delle elezioni europee
che si sono tenute dal 22 al 25 maggio 2014, il 25 in Italia, ma
di cosa si tratta? Qual è il loro scopo?
Le elezioni europee sono delle elezioni politiche con le quali
ogni cinque anni i cittadini dell’Unione Europea hanno la
possibilità di scegliere i propri rappresentanti al parlamento
europeo.
Ogni stato ha il diritto di eleggere un determinato numero di
deputati e i seggi sono ripartiti sulla base del principio della
“proporzionalità degressiva”, ovvero i paesi con una popolazione più elevata hanno un numero maggiore di seggi rispetto a paesi di dimensioni minori. Il nuovo parlamento conterà un presidente e 750 eurodeputati. Il numero di questi varia da 6 per Malta, Lussemburgo, Cipro, Estonia a 96 per la
Germania.
“Quale deve essere la nostra parola d’ordine? A mio avviso,
l’unione nella varietà, la varietà delle forze naturali e storiche. Si potrà arrivare a questa direzione di marcia se si potrà
marciare verso un nuovo umanesimo europeo, nel rispetto
delle tradizioni, nello slancio verso il progresso, nell’esercizio
della libertà.” (Alcide de Gasperi).
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L’Annibal Caro
TANTO CONCERTO,
POCA PRIMAVERA
(INUSUALE) CRONACA DI UN (INUSUALE) SPETTACOLO
di Greta Palmucci
Giochi di luci colorate e stroboscopiche, macchina del fumo,
talenti in mostra. Il concerto di Primavera 2014 è
un’esplosione di vitalità e bravura: balletti di ogni tipo, gruppi
rock, voci da brividi.
C’è chi lo ha definito un “karaoke in grande stile”, chi “stupendo”, chi ha classificato tutti come “artisti bravissimi” e chi
li ha criticati.
Ma perché scrivere un articolo noioso per raccontare ciò che
tutti hanno già visto con i propri occhi? Perché non svelare invece i retroscena, gli imprevisti e i commenti dei protagonisti
di questo concerto?
Dietro le quinte, tra chi si cambia e chi si prepara ad andare
in scena, c'è un gran fermento: sono tutti talmente agitati..
Per carità, per essere importante è importante.. Pensate che
quest’anno sia Rai che Mediaset avevano chiesto alla scuola
di indire un bando di concorso per aggiudicarsi la trasmissione dello spettacolo su una qualsiasi delle loro reti, anche in
seconda serata, e non oso immaginare come ci devono essere rimasti quando Marchetti ha elegantemente declinato
l'invito. Certo, dopo aver rifiutato questi finanziamenti e quelli
della BBC (che un pensierino su uno speciale notturno con
tanto di intervista esclusiva a Cipriano Mazzagreco, ce lo
aveva fatto), abbiamo ripiegato con entusiasmo ed orgoglio
su un fantastico contributo di 3 dobloni a cranio per la gioia
di tutti.
Quando Carlo Conti ha saputo della sostanziosa riduzione del
budget si è tirato indietro, mentre la Carrà, che si era fatta
avanti perché a The Voice (a suo dire) sono tutti vecchi decrepiti, l’hanno dovuta cacciare a forza: manco lo staff le
hanno fatto fare.
D'altronde noi non ci accontentiamo di VIP di second'ordine
per il grande Concerto di primavera, noi che abbiamo vere
celebrità nostrane esportatrici del made in Italy come Giovanni Angelini e Alfredo Monaldi.
Anche per le selezioni degli artisti la commissione non si è ri-
sparmiata, dimostrandosi spesso impietosa: mandati a cogliere i fiori i Muse, gli Arctic Monkeys e Lana Del Rey, alla quale
hanno preferito una sua coverband tutta al femminile. Sono
passati invece per il rotto della cuffia ben due gruppi di Cola
in quanto apertamente raccomandati dal WWF. Il IC con la
sua “Disco Inferno” ha umiliato la Divina Commedia di Benigni; il IID, secondo la rivista "Rolling Stone", ha proposto una
versione di “Bad Romance” di Lady Gaga persino migliore
dell'originale, mentre il numero d’apertura del VD ci ha mostrato come delle maglie a righe da marinaretti rendano inebriante qualsiasi tipo di esibizione.
ln quanto a ballerini, il pubblico ha espresso apprezzamenti
soprattutto per Luca “The Beat” Lattanzi, che con un interpretazione tutta sua del divino Ercole mette in secondo piano
persino il fascino di Mister Istituto 2013 Francesco Barchetta,
esibitosi in un (sexy) twist con il suo IIA.
Quando a sipario chiuso il professore/ballerino/tronista è giunto ai nostri microfoni, ai nostri complimenti sulla sua performance ha commentato "Grazie, per lo meno non ero vestito
da panda".
Insomma, grandi esibizioni, complimenti venuti da ogni parte
(la Bonifazi si è addirittura interrotta durante una brillante
spiegazione della scissione binaria perché si era ricordata di
non avere ancora espresso la sua ammirazione), artisti rinomati.. Il prossimo Concerto riuscirà ad essere all'altezza del
grande show di quest'anno?
SPORT ALL’ANNIBAL CARO
Il giornalino scolastico si complimenta con la rappresentativa
dei quinti ginnasi del Liceo Classico vincitrice del torneo di
pallavolo d’istituto, e con i suoi componenti: Tiburzi, Sbarbati,
Trasatti, Appoggetti, Bonetti M., Massi, Sandroni, Bacalini,
Piergentili. Facciamo anche i complimenti alla squadra di
baske femminile, prima classificata alle provinciali, composta
da Intorbida, Takrou, Cameli, Piergentili, Orsili, Mecani,
Nataloni, Tradito. Bravissimo anche Fabio Santarelli, primo
classificato nel salto in lungo alle regionali e qualificato alla
fase nazionale di L’Aquila. Infine sia gli allievi che le allieve del
Liceo si sono classificati secondi alla fase provinciale di
atletica leggera, e si sono qualificati alla fase regionale.
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L’Annibal Caro
SERIE A CARO 2014
di Alessandro Bonetti
Noi dell’Annibal Caro non ci facciamo intimorire da becere e insulse critiche. Non gettiamo la spugna di fronte agli attacchi
altrui. Anzi, questi fattori negativi sono per noi uno sprone e ci spingono a fare meglio e a dimostrare che non “sappiamo solo
studiare”, come alcuni dicono. E la Serie A Caro ne è stata la prova.
Il nostro torneo di calcetto è stato promosso in grande a partire dall’anno scorso, e ciò ha spaventato alcuni nostri colleghi di
un’altra scuola che, forse pensando che potessimo rubare loro un po’ di scena, hanno cominciato ad attaccarci indiscriminatamente rivendicando fantomatiche e inesistenti prerogative sui tornei di calcetto (dimenticando che anche altre scuole come l’ITI li organizzano) soltanto sulla base di una nostra presunta inferiorità. Ma perché, se davvero sono così superiori, gli studenti dello Scientifico si sono “abbassati al nostro livello”? Ai posteri l’ardua sentenza.
Ma riprendiamo il filo del discorso. L’edizione 2013 del torneo fu conquistata dal IIB, che sconfisse in finale gli Spartans del veterano Crescenzi. Anche quest’anno Storelli e compagni sono partiti con la ferma intenzione di vincere, e... vediamo come è
andata a finire.
I preparativi inziano già dai primi mesi del 2014, e impegnano gli organizzatori (e non solo) in un intenso lavoro di preparazione
e pubblicità, in gergo “fomento”. Sul canale Youtube del nostro giornalino vengono pubblicate interviste esclusive ai futuri
protagonisti del torneo, che scatenano fin da subito un’intensa rivalità tra il IA di Carazzai e il IB di Alesiani: il primo promette di
farsi vedere più in campo che al pub, mentre il secondo mette in dubbio le qualità tecniche e balistiche del suo collega e afferma, con un’autogufata di proporzioni epiche, che il vincitore del torneo è già noto a tutti.
Nella terza intervista poi, esploriamo il torneo femminile: mentre l’anno scorso le ragazze si erano limitate a tifare dagli spalti,
quest’anno scendono in campo formando sei squadre, tutte agguerrite e decise a raggiungere la finale.
Il torneo maschile
Le squadre maschili iscritte sono ben 14, e vengono ripartite in due gironi da 7 squadre ciascuno; le prime quattro si qualificano ai quarti di finale. Il sorteggio si svolge alla presenza delle maggiori personalità calcistiche del liceo: tra gli altri Fabio Storelli,
presidente FIT (Federazione Italiana Tuffatori), Francesco Maroglio, presidente AIM (associazione italiana MERENDATE) e Giacomo Greci, il Cerci di noialtri.
Il torneo inizia ufficialmente il 5 maggio: la prima giornata pone subito fine alle polemiche tra IA e IB con una netta vittoria dei
secondi per 9-2, mentre il IIIB inizia il suo cammino verso la finale con una goleada contro i malcapitati del Real Mentescarsi.
Le partite seguenti danno prova della determinazione di ogni squadra a farsi valere, con quasi tutte le compagini in corsa fino
all’ultimo per la qualificazione alle fasi finali.
Numerose sono le sorprese dei gironi che potranno anche essere outsiders delle prossime edizioni:
 IVA: squadra giovane, con ottime potenzialità e individualità notevoli, come Michele Dicuonzo, Alberto Sollini e Tommaso
Grandoni, pecca di inesperienza in alcune situazioni decisive per la qualificazione, ma comunque sorprende e spaventa
gli avversari, sfiorando l’impresa contro il IIIB;
 VB: “semo quattro contati”, diceva il contesissimo Foglini prima del torneo, ma a dispetto della mancanza di cambi, i giovani quintoginnasiali si classificano secondi nel girone A
 Personale ATA: la squadra dei professori, dei bidelli e dei genitori degli alunni dà spettacolo in campo, rimediando alla
mancanza di fiato con una solidissima difesa, contropiedi e gesti tecnici di pregevole fattura. Rasentano anche loro
l’accesso ai quarti, ma, pur non riuscendoci, le gesta di questi eroi (Temperini, Ivanoe, Dicuonzo, Macchini, Censi) rimarranno scolpite nelle memorie di tutti quanti;
 I Discepoli dell’ermetico: dopo una partenza negativa si risollevano acciuffando il quarto posto nel girone B, guidati
dall’ermetico Michele Dall’Osso ma soprattutto dall’eterno, insostituibile e inimitabile capitan di Chiara;
 merita una menzione anche il Real Mentescarsi, quinta nel girone B, che, nonostante eclatanti sconfitte, non si scoraggia
e nella penultima partita, grazie al ritorno di Anaconda (alias Edoardo Belleggia), ottiene un’insperata vittoria.
Le fasi finali sono un vero e proprio spettacolo, ricche di emozioni e sorprese.
Ai quarti il IIIB sconfigge il IA con un sonoro 4-0, qualificandosi alle semifinali, mentre il IIB vince contro il IB in una partita epica,
per capire la quale bisogna ripercorrere il passato della seconda squadra. La compagine di Alesiani inizia il torneo con grandi
proclami di vittoria, ma rischia di non passare il girone a causa dell’infortunio di Angelini, che però, recuperando in extremis,
riesce a portare i suoi alle fasi finali. A questo punto il IB sembra aver recuperato la saldezza e forza di un tempo, ma si deve
arrendere ai calci di rigore, dopo aver subito il gol del pareggio 30 secondi prima del fischio finale.
Dall’altra parte del tabellone invece il VB elimina ai calci di rigore il IIIC, e il IID per il rotto della sconfigge 2-1 i “Discepoli
dell’ermetico” capitanati da di Chiara, il quale conclude la sua ultima Serie A Caro con 8 gol all’attivo. Ma chi può dire che
l’anno prossimo non lo rivedremo in campo? Ci regalerà ancora stupende cavalcate sulla fascia e affettuose espressioni rivolte allo zio? Dipende solo da lui.
È il momento delle semifinali. Gli abbinamenti sono scelti a sorte: IID-VB e IIB-IIIB.
Dalla prima partita esce vincitore il IID, che butta fuori appena prima della finale la squadra di Foglini, privata del suo giocatore di punta, costretto ad abbandonare il campo per un infortunio. Quest’episodio ricorda ciò che era successo al VB
dell’anno scorso, quello di Alesiani, che aveva concluso il suo percorso alle semifinali privato del bomber della squadra,
anch’egli assente per infortunio.
Anche il IIB di Scalella e Viti, una delle squadre favorite alla vittoria del torneo, chiude la sua avventura in semifinale, sconfitto
per 2-1 dal IIIB, sempre più vicino alla doppietta storica: prima e seconda edizione della Serie A Caro.
Dunque la finale si disputa il 24 maggio tra IID e IIIB, di pomeriggio per non fare concorrenza a quella di Champions, insieme
alla finale femminile (di cui parlerò dopo) e alla partita delle vecchie glorie.
Alle ore 19.00 tutto è pronto, e le squadre scendono in campo tra le acclamazioni dei tifosi. Il pubblico fin dai primi minuti di
partita si divide in due curve rivali, ma è quella del IID ad accendersi per prima al gol di d’Errico, che lascia tutti a bocca aperta. Il IIIB reagisce con un serrato attacco, che tuttavia trova ripetutamente il portiere o il palo a evitare il gol. La mancanza
della saracinesca Santarelli però si sente: il IIIB riesce ad agguantare il pareggio con Mircoli, e attaccando con sempre maggior foga si porta sul 2-1 con Storelli. Il IID prova a reagire, e crea qualche occasione, ma si fa castigare da Mercuri, che sigla il
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L’Annibal Caro
gol del definitivo 3-1. Negli ultimi minuti di partita i ragazzi in arancione attaccano con la forza della disperazione, ma al contrario di quanto ci si potrebbe aspettare in una situazione del genere si dimostrano comunque correttissimi: d’Errico restituisce
infatti agli avversari una palla che quest’ultimi avevano messo in fallo laterale mentre un giocatore era a terra.
Quando l’arbitro fischia la partita, è il tripudio per il IIIB, che riesce a mettere in cassa una doppietta storica: prima e seconda
edizione della Serie A Caro. Viene premiato come miglior giocatore della partita Fabio Storelli, che chiude con 14 gol il suo
torneo. La classifica marcatori è però di Mercuri, sempre del IIIB, 16 gol. I vincitori sono premiati dall’assessore alla cultura Giustozzi e si godono il trionfo sorseggiando champagne dalla coppa, dopo aver scritto un capitolo storico della storia calcistica
della Serie A Caro.
Il torneo femminile
Al torneo femminile partecipano sei squadre, che si affrontano in un girone unico; le prime due classificate si aggiudicheranno
la finale. Protagoniste del girone sono soprattutto il VB, il ID e il IB. Il VB raggiunge la prima posizione in classifica grazie alle magie di Chiara Tradito e Beatrice Intorbida, che dimostrano un notevole tasso tecnico. Il ID invece davanti segna ben poco, ma
dietro è impenetrabile, grazie alle formidabili parate di Laura Lupi, che subisce 0 gol in tutto il girone, tanto da spingere Carazzai ad affermare: “quessa qua ce la pijemo come esterna al torneo maschile l’anno prossimo”. Il IB ci mette grinta e voglia di
vincere, ma sfiora soltanto la qualificazione alla finale, agguantata da VB e ID, che all’ultima giornata sconfigge a sorpresa
proprio la squadra allenata da mister Foglini.
La partita che decreta la vincitrice del torneo si svolge alle 18.00 di sabato 24 maggio, davanti a un pubblico da far invidia al
Santiago Bernabeu. Il VB parte fortissimo, e come al solito il ID si chiude dietro, ma dopo qualche minuto Tradito dribbla la difesa e va in rete, violando per la prima volta nel torneo la porta del ID. Le ragazze di Valentini però non si sbilanciano, e, riconoscendo la superiorità tecnica delle avversarie, continuano a difendere. La situazione si mantiene invariata fino agli ultimi cinque minuti del secondo tempo. Quando ormai tutto sembra deciso, il ID cambia formazione: il portiere Lupi si sposta in attacco e dà il via a un pressing asfissiante. Su un tiro dal limite dell’area, il portiere del VB colpisce la palla con le mani: rigore. Valentini si posiziona sul pallone e con la sua solita freddezza segna il gol del pareggio. Le ragazze della D si chiudono nuovamente in difesa ed è sempre Lupi (ma anche il palo) a salvare tre-quattro occasioni da gol su tiri di Intorbida e Tradito. I tempi
regolamentari terminano con il risultato di 1-1. Si va ai supplementari. Il VB continua ad attaccare, il ID a difendere, e il risultato
non si sblocca. Si va ai calci di rigore, 3 a squadra. Qui succede l’impensabile: le due migliori tiratrici di entrambe le squadre,
Tradito e Valentini, non segnano sul rigore, e si è costretti all’oltranza. È davvero una lotta di nervi. Alla fine però il VB sbaglia
dal dischetto e consegna la coppa alle ragazze più grandi, che festeggiano così un’inaspettata vittoria, che secondo alcune
di loro è giunta solo grazie all’intercessione celeste della prof. Dora Trentuno. È comunque Chiara Tradito a ricevere meritatamente il premio di miglior giocatrice della partita, grazie ai suoi gesti tecnici che hanno lasciato molti a bocca aperta.
È stato un grande torneo, emozionante e avvincente, che resterà nei ricordi di tutti noi, e che ci deve rendere orgogliosi di noi
stessi e della nostra scuola. Per dirla con il nostro Giacomo Greci:
“Grazie a tutti, a chi c'è stato sempre, a chi non se ne è persa una, a chi c'è stato solo il giorno della finale, a chi si è arrabbiato, a chi ha dato l'anima, a chi non ha studiato per la buona riuscita del torneo, a chi ha arbitrato, alle ragazze che si sono
sentite calciatori, a chi ha sudato da fuori vedendo i propri compagni combattere in campo. Grazie a chi ha vinto, ma anche
a chi ha perso, a chi ha sofferto, a chi ha sbagliato i rigori decisivi per la propria squadra e si è sentito crollare tutto sopra, grazie alle critiche, perché quelle fanno crescere... e noi siamo cresciuti, tutti insieme. Siamo stati speciali, è stato tutto speciale!”
P.s.: trovate tutte le classifiche e i risultati completi e dettagliati sul gruppo Facebook “Serie A Caro”.
l’Acaro-Giugno 2014
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L’Annibal Caro
VOGLIA DI (NON) ESSERE INTERROGATI
di Sara Gianni
Ultimi giorni di scuola, la fine dell’anno si avvicina sempre di
più, ma lo spiraglio di luce che ci viene incontro con il nome
di “vacanze estive” viene continuamente offuscato da interrogazioni, compiti in classe e chi più ne ha più ne metta.
Diventa quindi difficile pensare alle vacanze quando in mezzo ci si mettono tutti questi intralci (soprattutto se siamo alla
fine dell’anno e l’ansia pre-consegna delle pagelle inizia a
farsi sentire), in quanti allora non hanno mai pensato a qualche scusa pur di non farsi interrogare? La risposta è semplice:
Nessuno!
Chiunque
abbia
avuto
l’occasione
di
saltare
un’interrogazione però, ha utilizzato una scusa che può aver
funzionato o fallito miseramente; ecco l’elenco delle scuse
più gettonate per evitare un’interrogazione:
NUMERO 1 “Prof. posso andare in bagno?”
Questa è la più comune tra le richieste per evitare di essere
interrogati, e purtroppo anche la più scontata. Se si vuole fare in modo che funzioni non basta chiederlo durante il cambio dell’ora alla prof che sta lasciando l’aula, bisogna innanzitutto cercare di non far venire sospetti se si resta in bagno
per tutta l’ora, ma in che modo? I metodi possono variare;
c’è chi si finge un “proprietario di stomaco delicato” e che
conosce quindi bene il tragitto classe-bagno, c’è chi si finge
semplicemente vittima di un’urgenza (saltellare da un piede
all’altro può aiutare) o chi si dilegua nel silenzio più totale senza lasciare alcuna traccia. Alla fine però bisognerà che torniate in aula, se volete evitare che l’insegnante di turno vi interroghi scorgendo la vostra ombra fuori dalla porta, vi toccherà essere i più silenziosi e indifferenti possibili: potete vestirvi dello stesso colore della parete, strisciare dalla porta fino al
banco nel più totale silenzio o approfittare di un momento di
distrazione del prof per scattare alla “Usain Bolt” verso il vostro
posto cercando di nascondervi con chi vi sta davanti.
NUMERO 2 “Mannaggia mi è caduta la gomma!”
Questo metodo consiste nel nascondersi sotto il banco per
lunghi periodi di tempo cercando una gomma che può o
non può esistere o che è sul serio ‘‘accidentalmente’’ caduta
a terra. Per fare in modo che funzioni bene è necessaria la
complicità dei compagni (che oltre a nascondere il possessore della gomma devono cercare di non far capire
all’insegnante che Tizio non è assente). L’aiuto dei compagni
è praticamente essenziale. Bisogna però evitare di utilizzare
questa tecnica dopo la seconda ora perché se l’appello è
già stato fatto è meno probabile che nascondersi sotto al
banco funzioni. Un altro fattore di cui bisogna tener conto è
la posizione del proprio banco rispetto alla cattedra: non ci si
può nascondere se si è in prima fila. Passata quindi l’ora fatale e ringraziati i compagni per la copertura si può rispuntare
dal banco come se niente fosse e, con un’innata disinvoltura
cercare di non far trasparire smorfie di dolore dovute alla
scomoda posizione.
NUMERO 3 “Mi sento improvvisamente poco bene”
Questo è il metodo con meno probabilità di riuscita in assoluto: per prima cosa bisogna fare i ‘malaticci’ già dalla prima
ora (non è possibile che chi fino a 10 minuti prima saltellerellava come un grillo all’improvviso cominci a fare testamento),
inoltre se si vuole far davvero in modo che l’insegnante non
sospetti nulla bisogna dar prova della propria abilità recitativa con il prof. precedente quasi alla fine della sua ora in modo da poter essere giustificati con l’arrivo dell’insegnante che
deve interrogarvi. Non tutti però sono dei bravi attori, per
questo si può contare sulla propria abilità di truccatori (se non
sapete fare nemmeno questo allora fatevi aiutare da chi se
ne intende), sono ammessi puntini rossi spuntati fuori dal nulla,
facce bianche e occhiaie, se non si sa né truccare né recitare allora bisogna dar prova della propria abilità di prestigiatore scambiando magicamente il termometro dei bidelli con
uno truccato.
Questi 3 metodi però, oltre a creare agitazione per la paura
di farsi scoprire iniziano a diventare sospetti per i prof., che, in
questi anni chissà quante ne avranno sentite! Il consiglio migliore quindi alla fine è questo: studiate!
l’Acaro-Giugno 2014
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L’Annibal Caro-Interviste
INTERVISTA DOPPIA BRONZI-GIARRITTA
di Davide Sandroni e Riccardo Bacalini
Ci troviamo di fronte ai due “uomini” più belli del Classico: vi ritenete i principali protagonisti del concerto di primavera di
quest’anno oppure credete che qualcuno abbia osato esservi superiore?
Matteo Bronzi: Beh, diciamo che il concerto di primavera andava animato in qualche modo e mi sono impegnato affinché il
risultato fosse migliore.
Luca Giarritta: Ho dato la mia parte.
Vi fidate di coloro che vi stanno intervistando in questo momento?
Matteo: Sicuramente no.
Luca: Mi fiderei di più di un alligatore indonesiano!
Riguardo quest’ultimo concerto di primavera è stato detto che quello dell’anno scorso era migliore. Siete dello stesso parere?
Matteo: Sicuramente dietro le quinte c’è stato un bellissimo clima, quindi per me questo vale come il primo concerto di primavera.
Luca: No, per me è stato meglio quest’anno. L’ho sentito molto di più dentro.
E’ più difficile indossare un costume da zebra oppure suonare pezzi di cinque minuti al piano accanto a Francesco Pascali?
Matteo: (Ancora) Sicuramente indossare un costume da zebra è un’emozione da provare, nel senso che per me suonare il
piano conferisce una certa ansia, ma comunque la soddisfazione che può dare un costume da zebra è inequiparabile.
Luca: (risate sguaiate) Secondo me è cento volte più difficile suonare assieme a Francesco Pascali perché…. Io sono basso.
Lui è uno alto due metri e 40000 con un’apertura alare di 50 e non riesco dunque a vedere i tasti!
Credete di avere più intelligenza o più barba?
Matteo: Senza dubbio sono forze che si annullano fra di loro.
Luca: Invece la mia intelligenza è inversamente proporzionale alla mia barba.
Credete di avere più intelligenza o più naso?
Matteo: Sicuramente più naso per le cose!
Luca: (dopo vari insulti agli intervistatori) Io ho davvero fiuto per l’intelligenza!
Pensate che sarebbe stato meglio accanto a Lattanzi vestito da Hercules ci fosse stata la Scicchitano vestita da Afrodite?
Matteo: (ride) Loro due insieme sarebbero stati fantastici.
Luca: Insieme sarebbero stati sicuramente la coppia mitologica più bella di tutti i tempi!
Qual è la vostra professoressa preferita e perché?
Matteo: La mia professoressa preferita mi (ci) ha abbandonato l’anno scorso, e siamo rimasti quindi orfani di Licia Mancinelli.
E’ stato davvero un duro colpo lasciarla in quinto ginnasio: è stata la professoressa per cui sarei voluto essere bocciato.
Luca: Ma questa domanda se risposta correttamente leva qualche voto? (No, no, affatto) Potrei dire la Tonici, allora, perché è
brava, seria, intelligente, e naturalmente non sto scherzando.
Ormai vi riteniamo dei veterani di questa scuola: se ritornaste indietro nel tempo, riterreste opportuno sceglierla nuovamente o
credete di aver fatto lo sbaglio più grande della vostra vita?
Matteo: Allora, nei miei pomeriggi di depressione penso che questa scuola sia la peggiore del mondo e credo che preferirei
aver scelto l’Artigianelli. Poi vedi Edoardo Toto arrivare dall’alto e dici: “Alla fine credo di aver scelto la scuola giusta! (o forse
Toto non ha scelto la scuola giusta)”
Luca: Io invece ho sempre sognato di fare l’alberghiero perché sono bravissimo a cucinare, specialmente i miei tortellini. Comunque no, non ricambierei scuola, sono contentissimo di aver fatto il Classico.
Entrambi suonate uno strumento musicale da tantissimo tempo, ormai: quali soddisfazioni vi ha dato maggiormente la musica?
Matteo: Escludendo l’otto in fisica dopo un anno di cinque, ottengo maggiori successi nella musica piuttosto che a scuola. E’
anche un po’ una causa aver maggior successo nella musica anziché a scuola.
Luca: Sono strettamente collegate per me scuola e musica: se vado bene a scuola vado bene nella musica e viceversa.
Oramai l’anno scolastico sta per finire: che cosa vi rimarrà di questo bellissimo (o bruttissimo) periodo?
Matteo: E’ stato un anno particolare, sicuramente positivo, specialmente per quanto riguarda il passaggio dal ginnasio al Liceo, che lascerà per sempre un bel ricordo. Però ricorderò anche tanti successi come la mia partecipazione al giornalino scolastico, di cui mi considero una sorta di artefice, dal momento che ho rotto quasi sempre le scatole a Bonetti. Poi anche il rapporto con la mia classe è decisamente migliorato: è stato quindi un anno di crescita.
Luca: Ciò che mi porterò più dietro di quest’anno è sicuramente il concerto di primavera, e tutte le belle cose che ho fatto.
Inoltre ciò che mi rimane è la convinzione di stare tra persone a cui sono molto affezionato.
Chi è più figo tra voi due? (Sappiamo che è una domanda a cui è difficile rispondere subito…)
Matteo: Luca. Anzitutto perché è perennemente circondato da donne, e anche per il fatto che lui riesce a portare a termine
determinate cose e io no.
Luca: Ce la giochiamo a morra cinese (ride), però dico Matteo, per questo suo fascino indie, questo suo trasgredire e questa
sua barba…
A parte gli scherzi, che cosa pensate dell’altro intervistato?
Matteo: Beh, è un bravissimo ragazzo, mi ha battuto dal punto di vista scolastico in entrambi gli anni di scuola, ed è una persona molto più concreta anche se si fa prendere dall’ansia.
Luca: Credo che fin dall’infanzia Matteo sia uno dei miei idoli, cioè una persona da seguire perché è veramente... interessante.
Fortunatamente per voi quest’intervista è finita; volete lasciare un ultimo pensiero per i nostri lettori?
Matteo: Ciao Bona!
Luca: Il prossimo anno mi vesto da orso!
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L’Annibal Caro-Interviste
INTERVISTA AI FIGLI DEI PROFESSORI
di Maria Teresa Zezza e Veronica Belletti
Ci troviamo di nuovo di fronte a due figli di nostri professori e siamo curiosi di conoscere cosa ci sveleranno questa volta
sull’altra faccia di questi INNOMINABILI!
Nome: Elisabetta
Cognome: Corsi
Data di nascita: 9 settembre 1998
Classe: V Ginnasio A
Figlia di: Prof. Pantaleoni Alessandra
Cosa si prova ad avere una madre insegnante? Non mi sono
mai posta in realtà questa domanda, lei non mi aiuta nei
compiti o nell’ambito scolastico.
Parla male di noi alunni nei momenti più difficili o si lascia
sfuggire frasi come “ma chi me lo ha fatto fare?”? No, no, no
assolutamente no! Anzi difende spesso i suoi ragazzi.
Ti è mai pesata questa situazione e anche il fatto che state
nello stesso edificio? Non mi pesa assolutamente anche
perché a scuola non ci incontriamo quasi mai.
Ma il tuo nome “ Elisabetta” è per la famosa regina Elisabetta
I? Forse in parte si, ma in particolar modo per Santa Elisabetta
protettrice dell’ordine dei frati francescani.
Ti ha condizionato nella scelta della scuola? No! Sapevo che
avrei scelto il Liceo Classico fin dalle scuole elementari.
Parla inglese o vive da inglese? Sicuramente parla inglese,
ma vive italiano. Dagli inglesi ha ripreso molto il rispetto e
l’essere rigorosi nei confronti delle regole, cosa che in Italia
scarseggia.
Le sue migliori qualità? Molto comprensiva, infatti io le dico
sempre tutto e di noi figli nota ogni piccolo problema o
turbamento. Inoltre non è una che si ferma alle cose
superficiali.
Il suo più grande difetto? Cosa la fa infuriare di più? Non ha
difetti evidenti, ma si infuria tanto quando siamo presenti
mentre lei svolge qualcosa che riguarda l’ambito lavorativo e
se le diciamo bugie.
Ti aiuta nel fare i compiti? No, assolutamente. Certo se ho
qualche dubbio, esempio per la preparazione al mio esame
di terza media, lei mi risponde ma non mi dà lezioni o cose
del genere ma si comporta come farebbe ogni mamma.
E in cucina? Riprende la tradizione inglese? Italian o English
breakfast? Lei cucina italianissimo. Ha imparato da una
nostra zia la cucina materana e ne prende spunto spesso.
Assolutamente Italian breakfast!
Non abbiamo potuto fare a meno di notare la tua somiglianza
con tua mamma quando ad aspetto fisico; siete simili anche
di carattere? No sul carattere no, siamo abbastanza
differenti.
Ti ha mai portato in Inghilterra? No, non ci sono mai stata, ma
è in progetto un viaggetto da quelle parti!
Come occupa il suo tempo libero? In realtà non ha molto
tempo libero. Le piace cucinare e ama molto guardare il
panorama dal terrazzo della nostra casa.
Hai mai conosciuto i suoi amici inglesi? Si certo, ho
conosciuto i suoi amici di Rugby perché sono venuti in Italia
più volte. Ho cominciato a parlare inglese proprio con loro.
Cosa amate fare insieme? Assolutamente no shopping, lo
detestiamo entrambe. Solitamente insieme con le altre mie
tre sorelle parliamo del più e del meno.
Prima di andare a dormire quando eri più piccola ti leggeva
l’Amleto? Ahahahahah no, non aveva questa tradizione!
Sai qual era la sua media al tempo del liceo? So che era
molto intelligente e aveva buoni voti pur non passando molte
ore sui libri. Sicuramente all’università aveva dei voti molto
alti!
Ama il suo lavoro? Moltissimo e adora stare con i ragazzi e
confrontarsi con loro.
Un suo sogno nel cassetto? Voleva vivere in Gran Bretagna, in
Scozia in particolar modo anche perché ha preso una laurea
per poter insegnare italiano all’estero.
Il prossimo mese ci saranno i mondiali. Farà il tifo per il nostro
tricolore o per la Union Jack? Italia!!!
La città europea più bella che abbia mai visitato? Siamo state
a Cracovia e credo sia la città alla quale è più legata.
Le English towns più belle? Cornovaglia e Scozia per i
paesaggi.
Grazie infinite Elisabetta per la tua gentilezza!
l’Acaro-Giugno 2014
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L’Annibal Caro-Interviste
Nome: Eugenio
Cognome: Foglini
Data di nascita: 17 Febbraio 1998
Figlio di: Prof. Foglini Mauro
Cosa si prova ad avere un padre insegnante? Nulla in
particolare. Nel mio caso, lui non mi aiuta nello studio perché
preferisce lasciarmi fare da solo, anzi a volte mi mette sotto
pressione.
Ti è mai pesata questa situazione? No , in realtà no, non mi
mette in imbarazzo.
Ti ha condizionato nella scelta del Liceo? In parte sì, ma non
tanto per la sua presenza quanto perché anche mia sorella
frequenta questa scuola.
Le sue migliori qualità? Cucina bene e anche spesso.
Cucina? Cosa? Per pranzo solitamente pasta di ogni tipo e
per cena vellutate.
Il suo più grande difetto? A mio parere si scalda troppo
facilmente.
Cosa lo fa infuriare di più? Soprattutto il vedermi dormire sul
divano.
Come occupa il suo tempo libero? Ha particolari hobby? Per
la maggior parte del tempo legge e cerca nuove ricette su
internet.
Cosa ammiri di lui? La sua costanza.
Cosa amate fare insieme? Quando ero piccolo facevamo
sempre a botte, per scherzo certo!
Che scuola ha frequentato? La sua media in quegli anni? Ha
frequentato l’ITI, ma non so esattamente la sua media. Mia
nonna mi racconta che lei non doveva interessarsi della sua
scuola perché andava molto bene.
Ama il suo lavoro? Credo sia una sua vera e propria passione.
Un suo sogno del nel cassetto? Sicuramente spera qualcosa
di meglio per me in futuro.
Parla male di noi alunni nei momenti più difficili o si lascia
sfuggire frasi come “ ma chi me lo ha fatto fare?”? A casa
non parla molto di scuola e non si lamenta. Solo ogni tanto
quando ha un sacco di pacchi di compiti in classe da
correggere!
C’è qualcosa a livello di carattere che avete in comune?
Anche io come lui mi scaldo facilmente.
“Ho studiato, ma al compito ho preso l’insufficienza!” Cosa ti
risponde? “ Si vede che non hai studiato abbastanza”.
La sua giornata tipo? La mattina scuola, poi quando esce
presto a casa cucina e dopo pranzo passa il tempo nello
studio a dedicarsi alla scuola e a preparare o correggere
compiti in classe, a volte vede documentari; solitamente fine
pomeriggio va al cinema, quando torna ci prepara cena e
passa le serata davanti a Rai Storia.
Per quanto riguarda la musica? Ascolta molta musica di vari
generi.
Il periodo storico che gli piace di più? La storia antica, in
particolare l’Impero Romano.
Il suo scrittore preferito? Non credo sia il suo scrittore preferito,
ma quando mi consiglia libri da leggere solitamente sono tutti
di Tolstoj.
Il ricordo più bello che avete insieme? La vacanza a
Favignana, un’isola della Sicilia.
Grazie mille Eugenio per averci dedicato un po’ del tuo
tempo!
l’Acaro-Giugno 2014
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L’Annibal Caro-Ipse dixit
In questa rubrica trovate raccolti gli strafalcioni e le frasi più divertenti ed insolite dei prof (ma anche degli alunni)!
Alunno si soffia il naso.
Natali:-Forte, forte, stappa!Di Gabriele:-Ragazzi, quello della versione è un signor
autore, quindi se qualcuno è caduto in questa versione,
è caduto con gloria!Nezi:-Parlami delle necropoli etrusche.Alunno:-Allora, dal punto di vista ecrofilo...Bonifazi:-Tu, come cavolo ti chiami...Di Gabriele:-Perché avete chiuso il liceo?Alunno:-Magari potessimo chiuderlo noi il liceo, prof!Di Gabriele:-Chi è?! Chi l’ha detto?! Ti metto sette!Alunno:-Io! Solo 7, prof? Almeno 9!Strappa:-Va bene, ora traduci questa frase: Maria si lascia con... Giuseppe!Alunni:-Ahahahahahah!!!Strappa:-Cosa ho detto?...OPS!Bonifazi:-Il PANCREOS ha SUBUTO dei danniDi Gabriele (vede foto sul pc di tre alunne):-Mamma mia
quanto siete bbrutte!Alunna:-In particolare chi?Di Gabriele:-Tu! Chiaramente è una dimostrazione del mio
profondo affetto nei vostri confronti.-
Trentuno:-Io devo capire che voi avete capito, capite?Alunni:-Sì!Trentuno:-Bene, allora ci siamo capiti.Bonifazi (spiegando biologia):-Allora, il femore è fatto così
(disegnando alla lavagna): questo è quello che s’è rmessa
la Belletti!Di Gabriele:-Sono sempre solita, io, invitare i miei alunni a
cena...Alunno:-Sì, per mangiarli!-
l’Acaro-Giugno 2014
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Musica
IVAN GRAZIANI
di Salvatore Pompei
Vorrei parlarvi di un cantautore, nato a Teramo il 6 Ottobre
1945. Portava degli strani occhiali rossi, e da quegli occhiali
vedeva il mondo in modo diverso, un mondo che ha voluto
raccontare con la sua chitarra e una voce particolarissima,
che sapeva usare come uno strumento.
Ivan metteva in musica storie vere, che le persone gli
confidavano, come ”Maledette Malelingue”, che porta a
Sanremo nel 1994: la storia di una ragazza troppo profonda,
che non riesce ad avere un dialogo con i coetanei e i
genitori e si confida con uomo più grande di lei. Ma le
Malelingue, ciniche e superficiali, le rovinano la reputazione e
la vita. Quell’ uomo era un pittore abruzzese che gli aveva
raccontato la sua storia... Ivan si aggiudica il 7^ posto.
Le sue canzoni sono speciali. La musica, le parole, la voce
creano un atmosfera magica e bellissime immagini: sembra
di sfogliare le pagine di un libro. Le vite che racconta
scorrono davanti ai tuoi occhi, non sei uno spettatore
passivo, ti senti coinvolto. Le emozioni dei personaggi
diventano anche le tue e quelle storie ti entrano dentro.
Ascoltandole le hai vissute anche tu: sono parte di te.
Ivan ha due personalità: una più rock e irriverente, l'altra più
riflessiva, malinconica. Ci sono canzoni graffianti come ”Il
chitarrista”, altre dolci come “Palla di gomma”, “140km/h”,
“Paolina”, “Signora bionda dei ciliegi”, “Lugano Addio”,
“Firenze”... molte sono storie d'amore. Tratta queste canzoni
con una tenerezza ed una delicatezza incredibile,
sorprendendo chi ascolta per la sua sensibilità.
La sua avventura inizia poco più che diciottenne, nel
complesso “I Modernists” di Nino Dale, a cui dedicherà una
canzone(”Nino Dale and his Modernists”). Ivan è autodidatta.
Quando suo fratello lascia la chitarra, la prende
dedicandovisi anima e corpo, tanto che i genitori per evitare
i rumori molesti lo costringono a suonare in cortile, nel piccolo
studio fotografico del padre.
Ha collaborato con molti artisti, tra cui La PFM (che aveva
inizialmente pensato a lui come cantante), Battisti, De
Gregori, Venditti, Renato Zero.
Ivan aveva una moglie e due figli, una vita riservata, pochi
amici. Neanche con l'arrivo del successo era cambiato. Red
Ronnie lo ha descritto così: "Era una persona molto discreta,
di quelli che non sgomitano mai per apparire. Nell'ambiente
dello spettacolo, tutto sorrisi e pacche sulle spalle, aveva una
grande dignità. Anche il suo stile stravagante era soltanto un
modo per vincere la timidezza". Non si era mai svenduto:
cantava e suonava quello che scriveva, perché voleva dire
quello che sentiva. Forse anche per questo non ricevette
tutto il riconoscimento che meritava e molti, oggi si sono
dimenticati di lui. Quando il presidente del sindacato
italiano” locali da ballo” gli chiese una canzone che
spingesse i ragazzi a non gettare via la propria vita con
l'alcol e le droghe compose "Tutto il coraggio che hai". Chissà
quanti giovani avranno sghignazzato quando la trasmisero
nelle discoteche, ma forse qualcuno, con in mano un
bicchiere avrà riflettuto un po' di più, prima di mandarlo giù.
Si era laureato all'Istituto d'Arte Grafica a Urbino e aveva
frequentato l'Accademia delle Belle Arti, lavorando anche
come fumettista. Aveva scritto un libro sulla sua esperienza al
servizio di Leva obbligatoria (Arcipelago Chieti) e
partecipato nel film ”Italian boys” come Ivano Graziati,
stravagante giudice di gara.
Una canzone molto commovente e profonda è “Vita “ che
Ivan scrisse quando era malato di un cancro incurabile:
“ Vita, vita, e che non si dica che io non ti ho vissuta
mai...vita, vita, sei la mia vita anche diversa ti amerei, vita... “.
Un inno alla vita che canta e riesce a cantare con amore,
nonostante la bestia che lo sta divorando. Si spegne a 51
anni. Viene sepolto insieme alla sua giacca di pelle, che
aveva un gancio per sorreggere la chitarra e ad una Gibson
che chiamava Mamma Chitarra.
Ivan Graziani è stato un grande artista che ha cercato di
trasmettere alla gente quello che provava, dipingendo la
realtà con quella tenerezza, sensibilità e ironia che
caratterizzano tutte le sue canzoni.
BORN IN THE USA AMERICAN FEST
di Sophia Basili
L'American Fest "Born in The USA" sarà un evento a stelle e strisce che decreterà l'apertura dell'estate.
I prossimi 6 e 7 Giugno il lungomare fermano si vestirà in stile
America anni Sessanta.
Sarà entusiasmante immergersi in quegli anni, in un periodo
ricco sotto il profilo musicale: le migliori canzoni sono brani
sortiti dalle grandi voci di Louis Armstrong, James Brown, Aretha Franklin, e molti altri artisti. Sulla fine del decennio vi fu
l'ascesa di gruppi e solisti storici come i Beatles, i Rolling Stones, i Doors e Jimi Hendrix, personaggi che hanno segnato la
storia del periodo. Negli anni Sessanta il rock 'n roll ha avuto
un successo immediato ed il crescente interesse da parte
delle case discografiche lo ha reso sempre più commerciale
facendogli perdere l'etichetta di anticonformista.
"Born in the USA" sarà anche l'occasione per far conoscere ai
giovani un importante momento culturale: il 1964 è l'anno del
trionfo della Pop Art americana che prevarrà anche alla
Biennale di Venezia.
I maggiori rappresentanti di questa tendenza saranno tutti
artisti americani, la componente fondamentale di questo stile
è l'immaginazione che proviene dal cinema, dalla televisione, dalla pubblicità dei grandi cartelloni: si passa dalle bandiere americane di Jasper Johns alle bottiglie di Coca-Cola
di Warhol, dai fumetti di Lichtenstein alle locandine cinematografiche di Rosenquist.
Il pregio maggiore della Pop Art Americana rimane indubbiamente quello di documentare i cambiamenti dei valori
indotti nella società del consumismo.
Il programma dell'evento “ Born in The USA” sarà ricco ed articolato: raduno di moto Harley Davidson e auto americane,
raduno di maggiolini, mercatino vintage... ed il tutto allietato
dalla grande partecipazione del musicista e cantante Matthew Lee, irresistibile
quando si scatena sul
palcoscenico
suonando in modo eccentrico, con piedi,
gomiti o di spalle allo
strumento, al ritmo
frenetico di rock 'n
roll, genere a cui si è
avvicinato da giovanissimo, ascoltando il
mitico Elvis Presley.
Ed allora preparatevi
ad immergervi nei
meravigliosi anni Sessanta americani e
lasciatevi trascinare
dal ritmo della musica!
l’Acaro-Giugno 2014
14
Musica
BOB MARLEY: IL REGGAE NON MUORE MAI
di Lucia Ottavi e Giulia Gazzoli
L'11 Maggio di trentatré anni fa veniva trasmessa ai telegiornali e alle radio la notizia della morte di Bob Marley, l'Artista
reggae per eccellenza. Trentatré anni fa il mondo pianse la
sua morte. Trentatré anni fa la musica perse uno dei suoi figli
più amati. Tra gli anni '60 e i '70 Bob Marley disse: "La
mia musica vivrà in eterno. Forse è stupido dirlo, ma quando
sono sicuro delle cose io le dico.
La mia musica vivrà in eterno."
E fu così, aveva ragione: l'amore,
la pace, la libertà e l'uguaglianza
sono i temi che trattava nelle sue
canzoni e sono arrivati fino a noi
integri, senza essere filtrati, proprio come lui li cantava. Due anni fa nelle sale di tutto il modo
usciva "Marley" di Kevin Mcdonald, il documentario sull'uomo
che ha unito continenti e generazioni. Un documentario molto
atteso dai fan, la cui anteprima è
stata molto particolare: alla Berlinale di quell'anno, davanti
al Postdamer Plaz di Berlino, sotto
la neve si accalcano fan tedeschi, italiani, cinesi ecc., giornalisti e critici da tutto il mondo. A
dirli così sembrerebbero tutti così
diversi: lingue, culture e religioni
differenti, ma in quel preciso
istante, sotto la neve di Berlino, accomunati da una stessa passione erano tutti perfettamente uguali "perché almeno una canzone di Bob nel cuore
ce l'abbiamo di sicuro".
La sua musica ha eliminato ogni barriera fra bianchi e neri,
occidentali e orientali, ricchi e poveri. Con le sue canzoni
Bob Marley cercava di trasmettere l'importanza dell'uguaglianza. Lui stesso è stato emarginato, lui stes-
di Matteo Albanesi
so ha provato gli effetti del razzismo e del pregiudizio sulla sua
pelle mulatta: era infatti figlio di un uomo inglese e una donna giamaicana, era un ibrido tra bianchi e neri, ma nell'infanzia mai accettato né dagli uni né dagli altri. Ed è proprio per
questo che ha sempre cercato di eliminare i pregiudizi per
avere un mondo unito, un mondo migliore.
Una canzone significativa che Bob aveva scritto per raggiungere questo scopo è
"One love". "Mi appello all'umanità un solo amore un solo
cuore uniamoci e sentiamoci
bene".
Proprio questi sono i versi più
rappresentativi, che racchiudono i temi dell'amore, della
pace e dell'uguaglianza. Per
alcuni Bob Marley non era
"solo" un musicista, per alcuni
era qualcosa di più: era un
santo, era un profeta.
CANZONI CONSIGLIATE:
-No woman no cry
-Exodus
-Rastaman vibration
-Redemption song
-Jamming
"Ti darà una parte di sé che
lei sa che puoi spezzare: il suo
cuore. Perciò non ferirla, non
cambiarla, non analizzarla e non aspettarti più di quello che
può dare. Sorridi quando ti rende felice, falle sapere quando
ti fa impazzire e senti la sua mancanza quando lei non c'è.
-Bob Marley
Queen: “In Nuce”
ARTISTA: Queen
GENERE: Rock
REGISTRAZIONE: 1969
PUBBLICAZIONE: 1995
TRACCE: Going Back - I Can Hear Music - Mad the Swine – Earth –
April Lady - Polar Bear - Step On Me - Blag
VOTO: 8/10
RECENSIONE: L'album "Queen in Nuce", registrato nel 1969, contiene le
prime registrazioni dei membri dei Queen al tempo in cui appartenevano
agli Smile.
L'album include anche due canzoni di Freddie Mercury con lo pseudonimo
di Larry Lurex: "Going Back" e "I can hear music".
Nel disco è presente anche "Mad the swine", risalente al 1972. Quest'ultima sarebbe dovuta comparire
nell'album successivo ma per vari disaccordi tra i membri nella band non è stata inserita in "Queen" (album successivo a "Queen in Nuce").
Ma la canzone di cui voglio scrivere e "Polar Bear". Il brano musicale scritto da Brian May é molto intenso
e coinvolgente. Di questa canzone abbiamo due versioni, la prima di Freddie Mercury, la seconda di Tim
Staffell. Naturalmente la versione di Freddie Mercury è un'altra cosa ma non si può certo dire che quella
di Staffell non sia ascoltabile; infatti Tim nei momenti degli acuti, caratteristica principale del brano, non si
tira indietro...a un certo punto quasi si sgola. “Polar Bear” è secondo me uno dei capolavori nascosti dei
Queen e vi invito ad ascoltare tutti i brani di questo fantastico album, non ne rimarrete delusi.
l’Acaro-Giugno 2014
15
Cinema
CANNES 2014:
IL FESTIVAL DELLE “MERAVIGLIE”
di Francesco Pascali
Marcello Mastroianni, che
veglia sorridente nel manifesto
del Festival, come nel film “La
Città delle Donne” di Federico
Fellini, anche in questa
occasione è circondato da
donne.
E’ un Festival tutto al femminile
quello
di
quest’anno
a
cominciare dalla presidente
della
giuria,
la
regista
neozelandese Jane Campion
che vinse nel 1993 con il
crudele “Lezioni di Piano”.
C’è anche Nicole Kidman,
indiscussa protagonista del film
di apertura del festival “Grace di Monaco” (già nelle sale),
che narra l’ultima “tentazione” cinematografica di Grace
Kelly che alla corona di Hollywood aveva preferito quella di
principessa di Monaco.
A tenere la lezione di cinema del Festival sarà Sophia Loren,
anche protagonista del film “La Voce Umana” fuori
concorso.
Quanto alla gara due sono le registe in corsa per la Palma: la
giapponese Naomi Kawase e l’italiana Alice Rohrwacher con
“Le Meraviglie” (unica pellicola in concorso per il nostro
Paese). E di cosa parla questo “Le Meraviglie”?
La regista, in un’intervista, ha così sintetizzato la trama del suo
film per Cannes: “ Le meraviglie è un film che racconta della
campagna, dell’amore un po’ bizzarro tra un padre e le sue
figlie, di figli maschi mancati, di animali e fate che abitano
nella televisione. È anche una fiaba.”
Comunque quest’anno Cannes può permettersi di affiancare
il più commerciale Hazanavicius (regista del pluripremiato
“The Artist”) e il rigoroso Godard, di invitare l’americano
Bennett oltre ai più abituali Cronenberg, Loach e Mike Leigh
e di sorprendere con un argentino semisconosciuto.
E’ un’ impresa rischiosa ma senz’altro appoggiata
dall’industria; e l’ambizione è quella di trasformare una
passerella di star in un appuntamento che non si può
perdere e non solo per farsi fotografare in abito lungo sui
gradini che portano alla sala Lumiere.
Tra i film più attesi ci sono senz’altro il “Mr. Turner” di M. Leight
con T. Spall nel ruolo del pittore di marine e di paesaggi di
visionaria luminosità , “Jimmy’s Hall” dell’irlandese Ken Loach
e “Maps to the Stars” di David Cronenberg che vanta un
cast ricchissimo (Julianne Moore, Mia Wasikowska, John
Cusack, Sarah Gadon).
Degni di nota sono anche “The Homesman” di Tommy Lee
Jones, anche interprete insieme a Meryl Streep, “The Search”
di Michel Hazanavicius e “Goodbye to Language” (Adieu
au Language) di Jean-Luc Godard, grande cineasta della
Nouvelle Vague che ritorna al cinema dopo il “Notre
musique” del 2004.
Nella sezione Un Certain Regard compaiono diversi titoli
interessanti come “The Salt of the Earth”, di Wim Wenders e
Juliano Ribeiro Salgado, “The Disappearance of Eleanor
Rigby”, di Ned Benson con Isabelle Huppert e “Incompresa”
dell’ Italiana Asia Argento.
Verrà proiettata anche un’ edizione restaurata del classico
western “ Per un pugno di dollari” di Sergio Leone.
Tutto porta a pensare che la qualità del Festival di Cannes
2014 sia molto buona, per il coraggio di scelte insolite e
originali. Non ci resta che aspettare la risposta del pubblico…
DONNIE DARKO
di Ilaria Ferretti
Film inquietante, a tratti cinico e commovente, Donnie Darko
è diventato uno dei film più amati della storia. Ambientato
alla fine degli anni 90' il film ha come protagonista un
immaturo Jake Gyllenhaal, nella parte di Donnie, un ragazzo
schizofrenico ed alquanto ambiguo.
Donnie Darko è un ragazzo disturbato, con precedenti di
piromania, che durante la notte, in preda a misteriosi
attacchi di sonnambulismo, abbandona la casa dei genitori
per risvegliarsi in un campo da golf di un vicino. Una notte ad
attrarlo in giardino è una voce che sembra appartenere a
uno strano ed inquietante personaggio, un coniglio alto un
metro e ottanta, che dice al ragazzo che non restano che
quattro settimane prima della fine del mondo. Quella stessa
notte avviene uno stranissimo incidente: il motore di un aereo
precipita dai cieli sulla villetta dei Darko, distruggendo la
camera di Donnie, che naturalmente non era a letto. Da
questi due singolari episodi prende le mosse una vicenda
che non fa che complicarsi passo dopo passo. Sin dall'inizio il
film è ricoperto da un velo di autoironia e di mistero. Donnie,
infatti, consapevole dei suoi problemi e vivendo esperienze
paranormali, dando vita ai pensieri e alle visioni più
irrealistiche, si rende conto di ciò che è: diverso. È diverso da
tutti gli altri e forse l'immaginazione e la forza di evadere la
realtà sono le uniche cose che possiede davvero, e che non
lo fanno sentire completamente solo. Ma è anche la sua
depressione, la sua costante voglia di andarsene da tutto, il
suo sentirsi abbandonato ed incompreso, che ha generato in
lui tutte queste visioni ed angosce. Per nulla semplice, è il
classico lungometraggio che tormenta, è quel film che lascia
sempre un pensiero in testa, insomma, un film irrisolto,
soggettivamente comprensibile e che almeno una volta
nella vita vale la pena guardare.
In Donnie Darko si abbracciano le più discordanti tematiche,
si discutono le emozioni, le sensazioni e le più grandi paure
del genere umano. È una pellicola che ragiona sul senso
della vita, dello spazio e del tempo.
l’Acaro-Giugno 2014
16
Lo scaffale dell’acaro
SURVIVOR
di Chuck Palahniuk
di Michele Bonetti
“La gente non può concepire in un
altro la presenza di una virtù che
non può concepire in se stessa. Invece di credere che tu sia più forte,
gli riesce molto più semplice credere che tu sia più debole”
GENERE: Satira, Commedia nera
TRAMA: Uno, due, tre. Prova.
Pagina 289, capitolo 47: che la
discesa abbia inizio.
A bordo di un Boeing 747, Tender Branson, unico passeggero
di questo aereo diretto verso la
morte, inizia il racconto della
sua esistenza. Ha poco tempo,
forse sei o sette ore, prima di
schiantarsi nel giallo ocra del deserto australiano. La scatola
nera registra ogni sua singola parola. Nato in una comunità
religiosa americana, i Creedish, sostanzialmente isolata dal
resto del mondo, Tender ha avuto una vita decisamente fuori
dell’ordinario. Secondo nato della sua famiglia, come tutti i
giovani non primogeniti del culto Creedish, all’età di 17 anni
è stato espulso dalla comunità e inviato nel peccaminoso
“mondo di fuori”, per vivere al servizio del prossimo, in totale
abnegazione e rifiuto di qualsiasi appagamento terreno.
Dopo aver iniziato a lavorare come domestico in una ricca
casa, sviluppa un grande talento nell’eliminare qualsiasi tipo
di macchia, magra realizzazione di una vita senza alcuna
prospettiva. Negli anni Tender si allontana in parte dalla sua
missione, smette di indossare i vestiti tradizionali del culto,
crea una linea di telefono amico, a metà tra la volontà di
salvare anime e il desiderio di contatto sociale, e incontra
anche una ragazza, Fertility, di cui si innamora. Tutto questo,
finché, un giorno, scopre di essere rimasto l’unico Creedish
sopravvissuto, in seguito al suicidio rituale di massa di tutti gli
altri adepti del culto. Ingaggiato da un agente senza scrupoli, l’ormai trentatreenne Tender Branson viene trasformato
in un messia mediatico, manipolato in realtà dal suo entourage e assoggettato alla celebrità e ad un’immagine ideale
di sé ottenuta con droghe e steroidi. All’apice del successo,
scopre che suo fratello maggiore, Adam, è ancora vivo, ed è
lui in realtà l’artefice nascosto di molti dei suicidi Creedish.
Sospettato degli omicidi del fratello, si ritrova a scappare per
gli Stati Uniti, per liberarsi da tutti i fantasmi del suo passato.
COMMENTO: Crudo, diretto, vero: “Survivor” è, in tutto e per
tutto, una discesa. Anche l’ordine decrescente di pagine e
capitoli è lì a testimoniarlo. Una discesa nella realtà umana,
fatta di miserie, in un mondo televisivo di superficialità e di
finzione, in una società avida e senza freni, la società dell’ individualismo e delle religioni personali: il “mondo di fuori”. La
penna di Palahniuk ci trasporta con leggerezza e una sottile
vena ironica in questa cruda realtà, vera protagonista del
romanzo. Una realtà che appare spesso esagerata, folle,
squallida, con personaggi assurdi e situazioni paradossali, descritte con graffiante irriverenza: ma è proprio attraverso di
essa che il messaggio di Chuck lascia il segno, perché quando anche il paradiso terrestre Creedish scopre i suoi orrori,
forse l’unica possibilità è lasciarsi tutto alle spalle, e ricominciare, trasformando la picchiata finale dell’aereo, la fase
terminale, in un nuovo inizio.
GIUDIZIO: Questo romanzo spiazza e stupisce chi, come me,
è abituato a tutt’altro genere narrativo. I contenuti tesi ai limiti del grottesco, i monologhi angoscianti e un ritmo narrativo crescente, quasi ossessionante creano un’atmosfera opprimente ma terribilmente trascinante, che ti tiene incollato
alle pagine dall’inizio alla fine. Grazie alla bravura di Palahniuk, un maestro del genere, la lettura non diventa comunque mai “pesante”, e si mantiene lungo tutto il romanzo una
sottile (e necessaria) ironia di fondo.
Il tono diretto e confidenziale, l’utilizzo della prima persona e
un
registro
linguistico
colloquiale
caratterizzano
l’immediatezza della narrazione, insieme all’incisività dei periodi, che “esplodono” nei momenti di maggiore pathos, e
alla ripetizione quasi ossessiva di alcuni motivi, grazie ai quali
viene descritto efficacemente il mondo allucinato e bizzarro
di “Survivor”. Infine lo stile non diventa mai stucchevole o banale, e Palahniuk, grazie solamente alla forza spaventosa
delle immagini che riesce a creare, raggiunge altissimi livelli
espressivi e, perché no, anche lirici. VOTO: 8.5
“Il cielo è blu e radioso in ogni direzione. Il sole è assoluto, e in fiamme e sta proprio qui davanti. Siamo sopra le nuvole, e questo è uno
splendido giorno per sempre. “
l’Acaro-Giugno 2014
17
Lo scaffale dell’acaro
LIBRI E... STATE!
di Alessandro Oro
Sole, mare, donne facili! Insomma, l'estate è ormai alle porte.
Cosa c'è di meglio per godersi a pieno le prossime vacanze
estive? Ovviamente stendersi all'ombra di un ombrellone e
leggersi un buon libro. Ecco alcuni consigli che potrebbero
aiutarvi a realizzare a pieno il vostro sogno di lettore-estivo:
-Il Maestro e Margherita, Michail Bulgakov : Il Maestro e
Margherita non è solo un romanzo di satira sociale, di amore
tristanico, di profonda riflessione teologica, di mirabolanti
fantasticherie che fluttuano e si mestano fra il mefistofelico, il
grottesco e la comicità da gran varietà. Il Maestro e
Margherita è piuttosto un enciclopedia, una serie di exempla
in negativo, di Vitae Sanctorum al contrario dell'epoca
staliniana, condite e servite con un buon bicchiere di
meditazione teo-filosofica e una grande dose di umorismo.
Ed è anche uno dei libri più belli in assoluto.
-Lolita, Vladimi Nabokov : la voce narrante è l’annoiato
professore di letteratura francese Humbert Humbert, un
quarantenne che per un caso fortuito incontra Dolores Haze
(Lolita), una dodicenne smaliziata, ribelle e attraente che gli
ricorda Annabelle, il suo primo amore adolescente, che non
dimenticherà mai. L’attrazione per la giovane Haze spinge il
Prof. Humbert a sposare la madre, Charlotte, che perde la
vita in un incidente stradale, poco dopo il matrimonio. A
questo punto Humbert ha Lolita tutta per sé e inizieranno a
vagabondare per gli Stati Uniti passando da un motel
all’altro. Sono seguiti da un uomo, Quilty, un commediografo
conosciuto precedentemente. Durante un ricovero in
Ospedale, Lolita fugge con quest’ultimo e Humbert perde le
sue tracce per tre anni, ma nuove emozioni attendono il
professor Humbert…
-Guida Galattica per autostoppisti, Douglas Adams : "Non
fatevi prendere dal panico." Non sarebbe rassicurante avere
tra le mani un libro con queste parole in copertina? Cosa
importa se questo libro dovesse contenere milioni di pagine
di informazioni riguardanti i sistemi più remoti dell'universo?
Cosa importa se in tutte quelle milioni di pagine le uniche
parole che riusciremmo a capire riguardanti il nostro caro
pianeta
sono
soltanto:
"Praticamente
innocuo"?
Personalmente il solo dare uno sguardo a quella copertina mi
darebbe la forza di sconfiggere nemici temibili come dei topi
super intelligenti e fronteggiare la fine del pianeta Terra. Un
pò come capita ad Arthur Dent e Ford Prefect.
-L'alchimista, Paolo Coelho : L'Alchimista" è la storia di una
iniziazione. Ne è protagonista Santiago, un giovane
pastorello andaluso il quale, alla ricerca di un tesoro sognato,
intraprende quel viaggio avventuroso, insieme reale e
simbolico che lo porterà fino all'Egitto delle Piramidi. E sarà
proprio durante il viaggio che il giovane, grazie all'incontro
con il vecchio Alchimista, salirà tutti i gradini della scala
sapienziale: nella sua progressione sulla sabbia del deserto e,
insieme, nella conoscenza di sé, scoprirà l'Anima del Mondo,
l'Amore e il Linguaggio Universale, imparerà a parlare al sole
e al vento e infine compirà la sua Leggenda Personale.
-Ragazzi di Vita, Pier Paolo Pasolini : Protagonisti del racconto
pasoliniano sono i ragazzi del titolo, abitanti delle borgate,
abituati a vivere di sotterfugi ed espedienti più o meno legali
in questo mondo povero, caotico, in cui non esistono punti di
riferimento (come la famiglia o la scuola) e dove ogni giorno
i protagonisti devono confrontarsi con la noia, la miseria e la
morte. Le vicende, ambientate nell’immediato dopoguerra,
ruotano
soprattutto
intorno
a
uno
di
questi
ragazzi, Riccetto, di cui l’autore segue la crescita e il suo
tentativo di inserirsi e integrarsi nella società. L’opera è
costruita ad episodi in un arco narrativo che parte con
il salvataggio da parte del giovane Riccetto di una rondine
che sta annegando e si conclude con l’annegamento di
Genesio, un bambino delle borgate, e con il mancato
intervento
del
protagonista,
ormai
adulto
e
responsabilizzato. Pasolini evidenzia così l’evoluzione di
questo personaggio da ragazzino delle borgate sensibile e
impulsivo a uomo integrato, ma intrappolato nel ruolo
impostogli dalla società, ormai vuoto e privo di passioni.
-L'uomo che guardava passare i treni, Georges Simenon : Il
libro, un giallo-poliziesco dai contenuti esistenzialistici,
racconta la storia di Kees Popinga, un olandese che vive in
una tranquilla cittadina borghese, Groninga, e che conduce
la classica vita monotona, senza grosse pretese, tuttavia
abbastanza serena e rassicurante sia in famiglia che fuori. Il
massimo divertimento per il protagonista è la partita giocata
con amici al circolo di scacchi. Il suo capo, un certo Julius de
Coster, una sera, gli confida il fallimento della fabbrica in cui
lavora (una fabbrica di forniture navali in cui Popinga è
impiegato) , e tutto ad un tratto scatta nel "Signor Popinga"
una molla che lo conduce a fare le cose più impensabili agli
occhi degli altri, di "maman"( la moglie che improvvisamente
si accorge di non amare) di sua figlia, e di tutta la gente
ipocrita che ha riempito la sua inutile vita fino a quel
momento. Dunque fugge. I treni che ha visto continuamente
passare dalla sua Groninga e di cui ha sempre invidiato la
vita annidata fra i vagoni, le speranze dei viaggianti, che
sono quelle tipiche di chi muove i primi passi verso un posto
nuovo, questa volta portano via anche lui. Parigi sarà la sua
meta. Il seguito, è la vicenda di un uomo improvvisamente
libero che lascia tutto e tutti per vivere una nuova vita in cui
poter dare libero sfogo alle sue passioni più recondite
-Come un romanzo, Daniel Pennac : “Il verbo leggere non
sopporta l’imperativo, avversione che condivide con alcuni
altri
verbi:
il
verbo
amare…il
verbo
sognare…”.
Queste due righe saranno le fondamenta sulle quali reggerà
l’intero trattato. Proprio così, come non si può obbligare
qualcuno ad amare o a sognare, tanto meno si può
obbligarlo a leggere! Ne ci si può trincerare dietro i soliti
luoghi comuni secondo i quali i ragazzi di oggi sarebbero figli
della loro epoca dominata dal consumismo e dalla
televisione, telespettatori passivi che fruiscono di pillole
preconfezionate di immagini, suoni, atmosfere con musiche
di sottofondo, bruciando terreno all’immaginazione. E spesso,
purtroppo, neanche la scuola, con i suoi programmi
anacronistici, riesce a colmare le distanze tra i ragazzi e la
lettura. Pennac nel saggio, affronta dal punto di vista, sia di
romanziere sia di professore, il problema di come si possa
aiutare i giovani a trovare il "piacere di leggere”.
l’Acaro-Giugno 2014
18
Nerdate
di Alfredo Monaldi
UNIPRISM - INTERNET 3.0
“Il mondo si pensava fosse rettangolare. Poi, invece lo definirono rotondo. Ma in futuro, sarà riconosciuto come triangolare.”
Ho bevuto da fonti di pixel che mai avevano conosciuto labbra umane, ho camminato per codici binari mai solcati da nessun
altro, e ora le Muse di Internet e dell'Arte Digitale pongono sul mio capo la ghirlanda che un tempo fu di grandi profeti e
maestri di letteratura antica.
Perché io sto per svelarvi il futuro, e probabilmente sentirete ciò fra alcuni anni, quando vi sarete dimenticati di questo articolo
ed ecco, come un lampo, vi ricorderete di quanto sto per dirvi.
Stavo guardando dei video di un geniale produttore di corti cinematografici interamente creati con tecnica digitale, tale
Murat Sayginer, quando sul suo sito mi sono imbattuto in un progetto: il progetto “UniPrism”.
Accolto da un vero e proprio programma stile videogame prima-persona, ho fatto l'ingresso in questa sala. Statue reggevano
luci e davanti a me un gigantesco prisma nero. La mia attenzione è stata subito attirata da un'altro locale sulla destra: le
pareti erano rosse e vi erano appesi... quadri?
Renoir, Vincent Van Gogh, Magritte, Botticelli, Seurat, Picasso, Leonardo da Vinci, Michelangelo, Klimt. Tutti i loro più celebri
quadri in una sola stanza, che esplodevano di colori, in una risoluzione grafica da far invidia ai “Museum View” di Google.
Estasiato ho cercato ulteriori informazioni. Ed ecco cosa ho trovato:
“Cos'è UniPrism”
UniPrism è un broser web (come Chrome o Firefox) grazie al quale puoi visitare “fisicamente” il web tramite spazi virtuali. Spazi
in cui puoi relazionarti tanto con altri utenti quanto con l'ambiente stesso che ti circonda usando il tuo computer, il tuo
cellulare o il tuo tablet. Ad ogni utente verrà dato gratuitamente un personaggio tridimensionale che può modificare a suo
piacimento per meglio rappresentare la propria identità. Creato il proprio personaggio, sarà possibile viaggiare attraverso
molte stanze, create con l'ausilio della computer grafica 3D. Ogni stanza ha il suo scopo e il suo tema e come utente potrai
visitare o indire tu stesso mostre, ascoltare musica, guardare video e visualizzare biblioteche.
“Quali sono i suoi obiettivi”.

Promuovere l'arte, tramite uno spazio in cui gli artisti possano fare mostre.

Integrare applicazioni per cellulari

Unificare tutti i social media e account di siti in uno solo, tramite una collaborazione fra Google, Facebook, Youtube,
Twitter, Soundcloud, Vimeo, Wikipedia e molti altri che ci aiuteranno nell'espansione di questo progetto. E ognuno di loro avrà
uno strumento utilizzabile dall'utente tramite l'interfaccia di questo browser 3D. Gli utenti potranno anche chattare all'interno
dello spazio virtuale.

Creare uno spazio dove compagnie, marchi, artisti e figure pubbliche possono pubblicizzarsi creando le loro stanze,
stand e manifesti pubblicitari all'interno del Museo.

Collaborare con una società di sviluppo virtuale come l' “Oculus Rift”* per rendere ancora più unica l'esperienza.
Ora
non
so
se
avete
ben
capito
la
Rivoluzione
davanti
alla
quale
vi
state
trovando.
In queste righe è contenuto il futuro. Un futuro virtuale, che offre ancor più possibilità di quante internet oggi ce ne ha offerte.
È l'Evoluzione di Internet.
Se questo progetto andrà in porto, dovranno essere ridefiniti i contorni delle nostre vite, perché ci sarà possibile entrare a
conoscenza di realtà non raggiungibili nemmeno dal nostro attuale sistema web e ci verrà data l'occasione di farlo
“fisicamente” e non tramite un sito, una pagina o un social in 2D.
''I see no vision of oneness in the current network of social services. We can all collaborate in order to integrate these
tools into the user interface of a new browser. I believe this generation that has grown up with video games is ready to
experience a new way of surfing the web. We are entering a new era and this is the future of internet browsing. 3D
browsing has endless potential and I say we build it together. Let's build a home without borders, for all inhabitants of
Earth.
An enormous museum dedicated to the human kind. A temple with an art gallery, a university, a library, a shopping
mall, all in one place, a place where we can unite, discover, express, communicate and share. The more support we
have from you the more the project will be able to expand.''
- Murat Saygıner, ideatore e fondatore del progetto “UNIPRISM”
LINK AL SITO: http://www.uniprism.com/
*Oculus Rift è una console che permette la visione in prima persona del giocatore di un videogame come se fosse dentro al
gioco, tramite dei particolari occhiali appositamente creati.
l’Acaro-Giugno 2014
19
Nerdate
di Elisa Pallotta
ADVENTURE TIME
Adventure Time va in onda su Cartoon Network dal giorno 8 gennaio 2011 ed ha per protagonisti Finn, unico umano, ed il suo
migliore amico, il cane magico Jake, che vivono avventure apparentemente spensierate.
La storia ha un retroscena interessante, statemi dietro, è roba da nerd-complottisti. Il cartone è ambientato in un immaginario
continente chiamato "Terra di Ooo" e, anche se non esplicitamente dichiarato all'interno della serie, ha luogo qualche tempo
dopo una guerra nucleare chiamata "Grande Guerra dei Funghi" (probabile riferimento ai funghi atomici che si sviluppano
con lo scoppio delle bombe nucleari). Secondo Ward, la trama ha inizio "dopo che le bombe caddero e la magia tornò nel
mondo". Durante una presentazione al Toronto Comics & Arts Festival, Ward disse che probabilmente questo tema non verrà
mai affrontato direttamente nello show. Alcuni dei risultati provocati da questa guerra si possono notare fin dai primissimi secondi della sigla iniziale del cartone animato: alberi spogli, terreno bruciato e alcune bombe e missili nucleari inesplosi ancorati al terreno. Spesso compaiono nella serie anche zombie e creature mutate dalle radiazioni, oltre che resti di centri abitati e
oggetti distrutti o abbandonati. Nell'episodio natalizio “Segreti natalizi”, Finn e Jake trovano una misteriosa cassetta di Re
Ghiaccio. L'ultimo nastro mostra Re Ghiaccio come un umano: nel video, Re Ghiaccio dice che il suo vero nome è Simon Petrikov e che stava studiando per diventare un antiquario di antichi artefatti. Nel suo nastro segreto, egli dice di aver comprato
la sua corona d'oro da un dottore nella Scandinavia settentrionale, una citazione che conferma che la Terra di Ooo è effettivamente parte del pianeta Terra. Durante alcune puntate sono inoltre presenti sullo sfondo alcuni veicoli militari come UH1
Bell, M48 Patton e un cacciabombardiere F4, chiaro riferimento alla guerra in Vietnam. Nell'episodio “Il vero te”, quando Finn
indossa gli occhiali della secchionaggine, il pianeta Terra può essere brevemente visto con un grosso pezzo mancante, che fu
probabilmente distrutto durante la cosiddetta "Guerra dei funghi". La Terra si vede anche in altri episodi, sempre parzialmente
distrutta. Nel cortometraggio originale, alle spalle di Finn (Pen nella puntata pilota) che si trova su Marte, nel passato, insieme
ad Abraham Lincoln, si può vedere la Terra che è, in realtà, completa. Ciò non ci indica se nel concept originale l'autore volesse davvero un'ambientazione post-apocalittica o se la "Guerra dei funghi" doveva ancora scoppiare. Durante la puntata “Il
club dei film” Jake accenna che i diritti dei film che guardavano risalivano a prima della suddetta guerra. Il mondo in cui si
svolge la storia presenta al suo interno un'avanzata tecnologia olografica che gli abitanti di Ooo hanno sviluppato a partire
dalla tecnologia presente durante lo scoppio della guerra. Pensate bene a quello che vi sto dicendo, senza chiamarmi Adam
Kadmon 2, ma non credo che siano solo coincidenze.
Un abbraccio, Ad- ehm... Elisa!
l’Acaro-Giugno 2014
20
il Caffè
DIO BENEDICA LA STREET ART
di Ilaria Ferretti
“Dio benedica la street art”: queste sono le parole di un noto artista di periferia inglese, Bansky. Le sue opere sono spesso a sfondo satirico, e toccano i più disparati temi sociali e
svariati argomenti come la politica, la cultura e il costume. I
suoi lavori compaiono ormai in città di tutti i continenti e
vengono realizzati con la pratica tecnica dello stencil, a volte seguiti da slogan. Banksy si rivolge agli sconosciuti che
passeggiano per caso nella città; il suo pubblico è infatti costituito da cittadini, turisti, perché la sua arte è per tutti.
Un muro è il luogo ideale in cui esporre un proprio pensiero,
la propria ribellione contro le convenzioni. E anche l'artista
stesso non cerca la fama, tutt'altro, la ripudia: nessuno infatti
conosce la vera identità di Bansky, il suo volto, la sua voce
poiché opera di notte, quando la città dorme e occhi indiscreti non guardano. Talvolta si maschera da pensionato o
da turista, entra nei musei famosi e mentre le guardie sono
distratte, appende i propri quadri con cartelli esplicativi annessi, come per dire che è il pubblico a determinare la fama e non i potenti, che dietro la cultura ci dovrebbe essere
libertà.
Banksy vuole comunicare in tutto il mondo attraverso la sua arte la frustrazione del genere umano, ironizzando sui più grandi
problemi che affliggono l'umanità, come la povertà, lo sfruttamento minorile, l'inquinamento... Basta confrontare gli obesi occidentali dell’opera in figura con lo scheletrico orientale, per rendersi conto del disturbo bipolare che affligge l’umanità.
Tra i lavori più imponenti di Bansky troviamo i murales dell'agosto del 2005 sulla barriera di separazione israeliana, costruita dal
governo israeliano nei territori della Cisgiordania, combinando varie tecniche. Le caratteristiche di questi murales sono veri e
propri squarci nel muro (realizzati con la tecnica del trompe l'oeil) che permettono di "vedere" cosa c'è dall'altra parte. Nel
2007 è ritornato a Betlemme per effettuare ulteriori murales.
HALA FOOTBALL
di Matteo Cordari
Entusiasmante. Energico. Trascinatore.
Questo è il calcio, questa è la storia di uno degli sport più belli del mondo, una storia che ogni anno si colora di nuovi fenomeni, di nuove giocate e di impensabili epiloghi. Perché il calcio è sofferenza allo stato puro, è gioia, dolore, adrenalina, sudore.
Il "cholo" Simeone quest'anno ha costruito qualcosa di magnifico. Una macchina di uomini prima che di campioni arrivati a
vincere la Liga che mancava negli almanacchi da 18 anni e una finale di Champions persa contro i cugini ricconi del Real.
Il calcio spesso insegna. Quest'anno più che mai ci ha fatto capire che i soldi servono relativamente. Se hai uno scopo, un
obiettivo da raggiungere e ci metti tutto te stesso puoi arrivare al traguardo senza voltarti mai e senza rimpianti. La ragione, le
idee, la psicologia sono caratteristiche divenute fondamentali nel calcio moderno. Senza queste la Juventus non avrebbe vinto il terzo campionato consecutivo asfaltando le rivali. Senza queste il Bayern non avrebbe rifilato 20 punti di distacco alla seconda. Senza queste il Manchester City non avrebbe mai potuto trovare la forza fisica e mentale per superare il Liverpool al
fotofinish. Senza queste il basco Unai Emery non sarebbe riuscito a vincere l'Europa League sconfiggendo la corazzata del
Benfica.
Vivere il calcio è diverso dal giocarci semplicemente o guardare ogni tanto una partita. Vivere il calcio significa mettere tutta
l'energia del mondo su quel campo e su quel pallone. Vivere il calcio significa essere un po’ i colchoneros di quest'anno perché in fondo chi ama veramente questo sport ha tifato in cuor suo questo piccolo ma grande atletico Madrid. Buon mondiale
a tutti.
La formazione dell'Atletico Madrid, vincitore della Liga e finalista di Champions League
l’Acaro-Giugno 2014
21
Le ricette di Nenna e Giulso
ROSE DEL DESERTO
di Elena Cerolini e Giulia Valentini
Cari e affezionati lettori, siamo ormai giunti (non so se aggiungere “purtroppo” o “per
fortuna”) all’ultimo numero del nostro amato giornalino. Maggio ci sta fisicamente e
mentalmente sfinendo, il tanto anelato 7 giugno sembra lontanissimo. Per prepararci
alla prova costume vi proponiamo tante mini porzioni di questo dolce facile e
dietetico con cui potete fare merenda e che potete abbinare con freschi frullati per
riposare la testa sfinita dopo le intense ore di studio quotidiano! Queste mini “Rose del
deserto” sono velocissime, quindi state tranquilli che non vi ruberanno minuti preziosi e
non vi faranno ritardare sulla tabella di marcia. Gli ingredienti sono facili da reperire
nella dispensa di qualsiasi mamma e sono facili da preparare, potrete sfoggiarle con
orgoglio anche quando avete qualcuno a casa! Coraggio popolo, stringete i denti
che la fine (della scuola) è vicina!
Ingredienti:

160 g di cereali soffiati misti o anche di un solo tipo

100 g di malto di riso o d'orzo (anche il miele va benissimo)

la scorza grattugiata di 1 limone
Preparazione:
Versa in una placca foderata di carta da forno i cereali soffiati misti e tostali leggermente (per 2 minuti) in forno già caldo a
190°.
Nel frattempo scalda in una casseruola il malto/miele. Togli dal fuoco e incorpora i cereali soffiati e la scorza di limone
grattugiata, mescolando accuratamente con un cucchiaio di legno.
Suddividi il composto in pirottini leggermente unti con olio di semi di mais, pressa bene e inforna per 3 minuti. Lascia
raffreddare, togli dal forno e decora con nocciole e mandorle intere.
Frullati:
KIWI: Frullate due bicchieri di succo di mela (meglio se ottenuto fresco con una centrifuga) con due kiwi, un'albicocca e due
pere tagliate a fettine. Aggiungete alcuni cubetti di ghiaccio e del succo di limone a piacere.
CACAO: Unite nel frullatore 200 ml di latte di mandorle o di riso, una pesca o due susine tagliate a fettine e due cucchiai di
cacao amaro in polvere. Dolcificate con zucchero di canna.
ANGURIA: Frullate 400 gr. di polpa di anguria, una manciata di fragole ed un cucchiaio di succo di limone insieme ad un
bicchiere d'acqua fresca. Alla bevanda potrete inoltre aggiungere abbondante ghiaccio tritato, per ottenere una granita
tutta naturale.
l’Acaro-Giugno 2014
22
Giochi
Cruciverba
Sudoku
Tutte le soluzioni nel prossimo numero! (le soluzioni del numero scorso nell’ultima pagina)
L’angolo della Sfinge
Il ponte
C'è un ponte che può portare solo due persone alla volta e dove inoltre, per passare dall'altra parte, è necessaria una torcia. Ci sono quattro persone, con una
sola torcia, che hanno diversa velocità nell'attraversare il ponte: la prima ci mette
1 minuto, la seconda 2, la terza 5 e la quarta 10. Due persone attraversano il ponte insieme nel tempo del più lento. Quanto impiegano complessivamente le
quattro persone per passare il ponte? Come possono farlo in 17 minuti?
Le mele
Una anziana signora va bussando per le case per vendere mele. Alla signora della prima casa vende la metà delle mele del canestrino + mezza mela. A quella
della seconda casa vende la metà delle mele rimaste nel canestrino + mezza
mela. Infine a quella della terza casa vende la metà delle mele rimaste nel canestrino + mezza mela. A questo punto il canestro è vuoto. Quante mele c'erano nel
canestro all'inizio?
Indovinelli
Indovinello n.1
Non dice mai nulla, se non dici
qualcosa tu.
Indovinello n.2
Chi sono coloro che non hanno né
carne, né ossa, ma hanno mani e
dita?
Indovinello n.3
Si sente, ma non si vede; ha diversi
nomi, se è caldo o freddo, se è lieve
o impetuoso; è utile ma anche dannoso. Cos’è?
l’Acaro-Giugno 2014
23
Abbiamo reclutato un nuovo vignettista... il preside Piero Ferracuti!!!
SOLUZIONI NUMERO PRECEDENTE:
L’angolo della Sfinge
In città
In città è giorno.
Le casse di vino dell'oste
Il problema si risolve banalmente calcolando il massimo comune divisore dei due numeri:
MCD (700 ; 560) = 7 x 22 x 5 = 140 casse
Ciascuna cassa contiene 700 / 140 = 5 bottiglie di vino bianco e 560 / 140 = 4 bottiglie di vino rosso.
Indovinelli
Indovinello n.1
È la lavagna.
Indovinello n.2
È la candela.
Indovinello n.3
La strada.
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edizione giugno 2014 - Liceo Classico "A.Caro"