LA CORSA COME ANTISTRESS DELLA VITA
QUOTIDIANA … E NON SOLO
Storia di un atleta e
dello sport che gli
insegnò a vivere
Il personaggio: Andreas
Niedrig
Di Carlotta Ibba
III B Scuola Secondaria di I grado - Highlands
Institute - Roma
Nuoto 3,8 km, bicicletta 180 km,
maratona 42 km e 185 metri: è questo il
triathlon super lungo, sport
multidisciplinare estremo noto anche
come ironman. Sì, gli ironman esistono e
sono atleti in carne ed ossa, non di carta
come l’omonimo supereroe della Marvel.
Che cosa può insegnare a noi ragazzi uno
sport estremo come questo? Prima di
tutto, a non abbatterci mai, che la testa
conta quanto le gambe e che la volontà,
nello sport come nella vita, è un motore
incredibilmente potente.
“Corri per tornare a vivere”, infatti, è
il motto dell’ironman tedesco
Andreas Niedrig. E non è un modo di
dire.
Nato 46 anni fa in una città tedesca ai
margini della Ruhr, problematico a
scuola, inizia a fumare a soli 13 anni.
Veloce è il passaggio alle droghe pesanti,
come si legge su “La Repubblica”
dell’aprile 2008 nell’articolo di
Andrea Tarquini che qui
riassumiamo. All’età di 15 anni, è un
tossicodipendente; vive in strada come un
mendicante; soffre di paranoie per colpa
della droga e, spesso, viene ritrovato privo
di sensi nelle toilettes delle stazioni.
Ma Andreas reagisce: una terapia d’urto
lo libera dalla tossicodipendenza; si
appassiona allo sport, che lo salva.
Andreas si impegna: frequenta corsi di
avviamento professionale come
meccanico ortopedico e comincia a
dedicarsi allo sport. Terminati gli studi e
dopo allenamenti durissimi, arrivano i
primi risultati: riesce a piazzarsi una volta
secondo e due volte terzo alle gare
europee, settimo al campionato mondiale
Ironman che si disputa ogni anno alle
Hawaii. Il suo miglior tempo è 8 ore, tre
minuti e 54 secondi.
La sua storia diventa un libro
autobiografico dal titolo Vom Junkie zum
Ironman (Da drogato ad atleta
Ironman). Quando il libro diventa un
film, il pubblico tedesco è scosso e, in
poco tempo, Andreas Niedrig è l’exdrogato più famoso della Germania.
Oggi, Andreas, per non tradire se stesso e
gli altri, continua la sua corsa per la vita:
tiene seminari e corsi, ma soprattutto va
nelle scuole per portare ai giovani la sua
testimonianza di vita e il suo amore per lo
sport.
Che cosa può insegnare anche a noi
la storia di Andreas? Che scegliamo
cosa essere e che la tenacia e la costanza
alla fine premiano. Può insegnarci a
rispettare noi stessi e gli altri, ad
apprezzare il valore della fatica e
della forza di volontà.
Il nostro motto? Corri che ti passa!
Dopo lo stressante slalom giornaliero tra
scuola, studio, verifiche e altri impegni,
dedichiamo il nostro tempo proprio alla
corsa: una corsa sana, liberatoria, senza
estremismi, nel verde di un parco o in un
campo di atletica immersi nel via-vai
della città… e della vita.
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Carlotta Ibba - Comitato Italiano Sport Contro Droga