VEDERE IN TRENTINO-ALTO ADIGE UMBERTO ALLEMANDI & C. N. 2, LUGLIO-OTTOBRE 2015 IL GIORNALE DELL’ARTE SUPPLEMENTO A «IL GIORNALE DELL’ARTE» N. 355 LUGLIO-AGOSTO 2015 Piazza Duomo con il Palazzo Mamming a Merano (Bz) © Palais Mamming Museum TUTTA L’ARTE DA VEDERE DA LUGLIO A OTTOBRE Siamo un’euroregione tra Nord e Sud, tra innovazione e tradizione La visione dell’università: Ugo Morelli analizza le recenti politiche culturali del Trentino-Alto Adige/Südtirol TRENTINO ALTO ADIGE. Il Trentino-Alto Adige/Südtirol è un’eccellenza culturale euro-mediterranea, cosciente del proprio passato, del proprio paesaggio e dei propri musei. È questa la visione di Ugo Morelli, nato in Campania, ma trentino d’adozione, saggista, psicologo, docente, presidente scientifico del Master Unesco per la valorizzazione dei beni naturali-World Natural Heritage Management. Per noi ha analizzato le recenti politiche culturali regionali. Come vede questa regione? La memoria della storia e il dialogo con i linguaggi contemporanei cercano espressione nei pluralismi etnici e linguistici regionali. La combinazione tra investimenti in ricerca e in istituzioni culturali ha i caratteri di un distretto articolato. Si può parlare di un’atmosfera sia territoriale, sia europea. Il panorama culturale è però teso tra due assi: quello fra tradizione e innovazione e quello tra Nord e Sud Europa. Mart, Muse e Museion sono 3 musei di rilevanza europea. Arrivando a Trento dalla «porta sud», all’uscita dell’autostrada si è accolti da un’opera di Stefano Cagol che rappresenta il rapporto tra storia e contemporaneità e parla della regione alpina al mondo. Proseguendo per il Lungadige si arriva al Muse, candidato a simbolo della città. Da est s’incontrano le espressioni di Arte Sella, che insistono sul dialogo tra uomo e natura e sull’esigenza di sviluppare nuovi modelli di vita. La cultura del dialogo e dell’integrazione riceve attenzione a Bolzano, dove il Festival delle Resistenze, come il Teatro Cristallo, il Centro Trevi e il Museion, insiste sull’importanza del dialogo tra passato e presente e tra il pluriverso delle culture e della convivenza. La ricerca nell’avanguardia culturale trova nella Centrale Fies un polo rilevante, come accade per le attività della compagnia di danza AbbondanzaBertoni, per Oriente Occidente e per il Festival Mozart, a Rovereto. Una storia rilevante ha anche Pergine Spettacolo Aperto, mentre i Suoni delle Dolomiti e il Festival della Montagna caratterizzano la specificità alpina dell’offerta culturale. Le programmazioni teatrali dei due capoluoghi e del network dei teatri in centri minori sono vivaci. Il Trentino-Alto Adige non rientra nella recente riorganizzazione del Mibact. Può essere un vantaggio? Se Trento e Bolzano sono titolari di una competenza primaria, può essere un valore inestimabile nel momento in cui viene esercitata secondo il dettato costituzionale all’interno delle direttive europee. Per i modi di intendere l’autonomia come anticipazione del federalismo costituzionale, la qualità della vita nelle due provincie è ai primi posti in Europa. Ogni autonomia corre il rischio della chiusura e dell’autoreferenzialità, le potenzialità della cultura rivestono un ruolo di lievito e di apertura. La presenza d’importanti istituzioni culturali e gli investimenti in ricerca e alta formazione sono le basi delle potenzialità esistenti, che si misurano, però, con la contemplazione eccessiva della tradizione e dell’identità. Qui si svolge l’attività formativa? Iniziative di formazione di alto profilo per la cultura e la valorizzazione del paesaggio si sono susseguite, ma senza raggiungere un buon livello di consolidamento. Specifico per l’arte e la cultura è il Master in Management dell’arte e della cultura della Trentino School of Management in partnership con il Mart, realizzato per otto edizioni. Il Master Unesco per la valorizzazione dei beni naturali: il World Natural Heritage Management, è oggi alla terza edizione. I musei, in particolare il Mart, il Muse e il Museion svolgono azioni educative per giovani e scuole e seminari di aggiornamento. Ma un consolidamento dell’offerta formativa in relazione con l’evoluzione dell’offerta culturale è opportuno. Che voto dà alla politica culturale degli ultimi anni? Considerando gli investimenti fatti in istituzioni culturali, le strategie sono lungimiranti, anche se non sempre attorno alle istituzioni si è sviluppata l’adeguata rete di azioni coerenti e innovative. Sia nel pubblico, sia nel privato, una certa difficoltà a fare sistema si è rivelata un ostacolo. Le politiche pubbliche sono state più distributive che selettive. Quali sono gli obiettivi raggiunti e i nodi da sciogliere? La contraddizione tra potenziamento e frammentazione dell’offerta culturale con concessioni al consenso e qualità discutibile, è la questione critica. Il concetto di «cultura popolare» può essere inteso come accessibilità della cultura a un numero sempre più esteso di popolazione o come banalizzazione dell’offerta culturale. Non sempre la regione evita la seconda prospettiva e ciò contraddice con le risorse investite e con le scelte strategiche fatte. Gli obiettivi raggiunti riguardano l’ampia incidenza e l’attrattività dell’offerta culturale. Ugo Morelli Ma c’è consapevolezza del patrimonio storico, artistico e paesaggistico? Elevata, come l’orgoglio che combina sangue e suolo: il suolo è l’elemento decisivo. Diversi per etnia, lingua e storia, il Trentino e l’Alto Adige/ Südtirol hanno integrato le proprie differenze in una prospettiva di autonomia. Il paesaggio è sia per i residenti, sia per gli ospiti, una delle principali risorse. Il patrimonio storico-artistico è tutelato con competenza e cura (dalla catalogazione alla valorizzazione) e le iniziative locali per favorirne il riconoscimento sono ampie e diffuse (dalla scuola alle organizzazioni volontarie). Il limite consiste nell’autoreferenzialità, ma l’attenzione all’internazionalizzazione è molto presente. Come dialogano Trentino, Alto Adige e Tirolo? L’integrazione delle differenze è con ogni probabilità l’obiettivo del dialogo tra le componenti dell’euroregione. La ricerca delle condizioni di dialogo può contare su solide basi di affinità, seppur attraversate da vicende storiche che hanno ancora la loro incidenza. Il paradosso è che a volte si ha l’impressione che il dialogo sia più agevole tra Bolzano e Innsbruck e tra Trento e Innsbruck, di quanto non lo sia tra Trento e Bolzano. Come vede il futuro della vostra regione? Mimmo Paladino e la porta dei migranti a Lampedusa sono la polarità meridionale di una polarità settentrionale: il pluralismo etnico e la porta verso l’Europa che il Trentino e l’Alto Adige/Südtirol rappresentano. Fare della regione il luogo del dialogo tra Nord e Sud del mondo potrebbe essere la chiave del futuro. q Mariella Rossi Sommario TRENTO Intervista a Domenica Primerano Il software di gestione museale di Trient Consulting Group Il Muse LUSERNA (TN) Il Centro di Documentazione 10 Intervista a Elmar Gobbi Il Palais Mamming e il Kurhaus 15 16 MADONNA DI CAMPIGLIO (TN) Il Festival d’Alta quota 10 BRESSANONE (BZ) L’Hofburg 17 4 RIVA DEL GARDA (TN) La fotografia nel Mag 10 BRUNICO (BZ) Il Museo Civico 17 5 5 VERMIGLIO (TN) Il Forte Strino 10 EGNA (BZ) La Kunstforum Unterland 17 BOLZANO Il Museo Mercantile Le vetrate di San Domenico Le mostre del Museion I 30 anni di ar/ge Kunst La Galleria Foto Forum La mostra del MMM Firmian 11 11 12 12 12 13 SELVA VAL GARDENA (BZ) Il Tublà de Nives 17 ORTISEI (BZ) Il Museum Gherdënia 18 PLAN DE CORONES (BZ) L’inaugurazione del MMM Corones SAN MARTIN DE TOR (BZ) Il Progetto Smach 18 13 MERANO (BZ) Intervista a Ferruccio delle Cave I Giardini di Castel Trauttmansdorf Il Palais Mamming Museum 14 14 14 INNSBRUCK (AUSTRIA) Il Museum Ferdinandeum Il Volkskunstmuseum La casa d’aste InnAuction La Galleria Km0 20 20 20 20 ROVERETO Intervista a Gianfranco Maraniello La Fondazione Poggianella 6 6 TRENTO E ROVERETO La Galleria Civica di Trento Lo Studio Raffaelli di Trento Le mostre del Mart di Rovereto 7 7 7 PIEVE TESINO (TN) La Fondazione De Gasperi 8 VALSUGANA (TN) Il Castel Pergine Il Museo Diffuso 9 9 VEDERE IN TRENTINO-ALTO ADIGE N. 2 LUGLIO | OTTOBRE 2015 Società editrice Umberto Allemandi & C., piazza emanuele filiberto 13, 10122 Torino, tel. 011.8199111 fax 011.8193090 «vedere in trentino-alto adige» è un supplemento di «il giornale dell’arte» Umberto Allemandi, direttore responsabile Franco Fanelli, vicedirettore Barbara Antonetto, caporedattore Beatrice Allemandi, product manager Claudia Carello, art director Cinzia Fattori, advertising manager (011.8199118 - [email protected]) Curatore: Mariella Rossi Guest editor: Jenny Dogliani Relazioni commerciali: Valeria Riselli ([email protected]) Francesca Scoto ([email protected]) Stampa: Arti grafiche Boccia spa, Salerno IL GIORNALE DELL’ARTE Il giornale non risponde dell’autenticità delle attribuzioni delle opere riprodotte, in particolare del contenuto delle inserzioni pubblicitarie. Le opinioni espresse negli articoli firmati e le dichiarazioni riferite dal giornale impegnano esclusivamente i rispettivi autori. Si consiglia di verificare telefonicamente oppure online gli orari delle manifestazioni. www.ilgiornaledellarte.com VEDERE IN TRENTINO ALTO ADIGE | 3 Tocca a voi ricomporre il connubio infranto tra arte e Chiesa Domenica Primerano, direttrice del Museo Diocesano Tridentino, descrive il futuro dell’istituzione ecclesiastica TRENTO. Il Museo Diocesano Tridentino ha da poco festeggiato i vent’anni dalla riapertura con un concerto acustico, desideroso di aprirsi a un pubblico giovane e nuovo, forte della collezione di opere realizzate dal XIII al XIX secolo per i luoghi di culto della diocesi, di attività didattiche e di ricerca. Fondato nel 1903, il Museo è situato dal 1963 nel Palazzo Pretorio, del 1995 sono la ristrutturazione dell’edifico e il riallestimento del percorso, complessa operazione coordinata dalla direttrice del Museo e neopresidente dell’Amei-Associazione Musei Ecclesiastici Italiani, Domenica Primerano, alla quale abbiamo rivolto alcune domande. Quali sono gli obiettivi che si è prefissa come presidente dell’Amei? Uscire dall’isolamento in cui tenaci quanto assurdi pregiudizi hanno relegato i musei ecclesiastici, snobbati da un certo ambiente culturale, soffocati da un’immagine di polverosità e di noia lontana da parecchie nostre istituzioni. Per ottenere il giusto riconoscimento di ciò che siamo occorre muoversi per obiettivi, lavorando con metodo e professionalità. Altrettanto importante è stare nel presente, accettare le sfide che la contemporaneità pone, aprirsi al dialogo e al confronto. I nostri musei possono diventare straordinari ponti capaci di unire o di stabilire relazioni tra persone di diversa provenienza, fede e cultura. Come si comporta la Chiesa nei confronti dell’arte oggi? Per secoli il convergere di motivazioni teologiche e istanze artistiche, insieme alla presenza di committenti oculati in grado di stabilire un proficuo confronto con pittori, scultori e architetti, aveva condotto a straordinarie realizzazioni. Se gran parte dell’arte sacra prodotta dal XIX secolo a oggi non riesce più a stabilire relazioni, legami e attraversamenti, lo si deve anche all’ostinato attardarsi su formule appartenenti al passato, che troppo spesso gli artisti si limitano a ripetere, incoraggiati dagli stessi committenti. L’artificialità e la standardizzazione di molte opere, il vuoto che affiora dalla meccanica ripetizione di forme già sperimentate e ormai estranee al sentire contemporaneo, producono un allontanamento. La bellezza, che Paolo VI definì un «sentiero che aiuta a incontrarsi con il Signore Gesù», rischia di non abitare più la sua casa. La Chiesa può e deve attivarsi per ricomporre quel «connubio infranto», come lo chiama il cardinal Ravasi, tra arte e fede. Nel suo Museo come viene letta la figura di Trento città del Concilio? La mostra organizzata lo scorso anno «Arte e persuasione. La strategia delle immagini dopo il Concilio di Trento» ha attualizzato lo sguardo su Trento città del Concilio, focalizzando l’attenzione sui condizionamenti che il decreto sulle immagini ebbe nella produzione artistica della diocesi e non solo. Ritengo sia stata un’operazione critica di un certo rilievo, che può aprire la strada ad analoghe indagini in altre parti d’Italia. Che linea hanno assunto le mostre temporanee? L’appuntamento espositivo è l’ultimo anello di una catena che parte dalla ricerca, diversamente si condurrebbero solo operazioni costose e inutili. Al di là delle mostre, con le attività promosse dal museo (progetti educativi, incontri a tema, conferenze, concerti, workshop ecc.) abbiamo sempre cercato di intercettare pubblici diversi. Adesso stiamo lavorando su giovani, migranti e pubblici disagiati. Che cosa avete in programma? Fino al 7 settembre abbiamo esposti 235 ex voto provenienti dal Santuario di Montagnaga di Pinè. Le tavolette votive sono state restaurate dalla Soprintendenza e a mostra finita verranno ricollocate nella chiesa di AFFIDARSI AL ARTE E DEVOZIONE A MONTAGNAGA DI PINE' GLI EX VOTO 25 aprile - 7 settembre 2015 Orario: 10.00-13.00 / 14.00-18.00 chiuso il martedì M u s e o D i o c e s a n o Tr i d e n t i n o Piazza Duomo 18, 38122 Trento www.museodiocesanotridentino.it VEDERE A TRENTO | 4 Domenica Primerano Sant’Anna. Il nostro museo intende diventare un presidio attivo per la tutela e la valorizzazione del patrimonio storico-artistico della diocesi. Ricerche, mostre, iniziative di divulgazione possono contare sulla banca dati informatizzata che il museo gestisce (più di 120mila schede di opere conservate nelle nostre chiese), prodotta in occasione del Progetto di Inventariazione promosso dalla Cei. A settembre inaugurerete una mostra sulla Grande Guerra. In che cosa si distingue? Il titolo della mostra «Mon doux pays, où êtes vous? (Mio dolce paese, dove sei?)» è tratto da un foglio del «Miserere» di Georges Rouault, che esporremo integralmente. La maggior parte dei soggetti di questo ciclo furono ideati negli anni della prima guerra mondiale. Con grande forza l’artista esprime la sua accusa per l’uomo calpestato, discriminato; condanna la sofferenza e la guerra, ma tanta disperazione appare illuminata dalla Redenzione e dalla croce di Cristo. Accanto al «Miserere» verranno proiettate immagini che documentano i danni prodotti dai bombardamenti della Grande Guerra alle chiese del Trentino, alternate a immagini di analoghe distruzioni di luoghi identitari del nostro tempo. q M.Ros. Museo Diocesano Tridentino, Palazzo Pretorio, piazza Duomo, 18, tel. 0461/234419, mer-lun 1013/14-18, www.museodiocesanotridentino.it, «Affidarsi al cielo. Arte e devozione a Montagnaga di Piné. Gli ex voto» fino al 7 settembre; «Mio dolce paese dove sei? Il Miserere Georges Rouault in dialogo con le immagini della Grande Guerra» dal 21 settembre Arte, cibo e feci di cloaca Le mostre del Muse e la riapertura di Palazzo delle Albere TRENTO. Il Muse di Trento celebra il 18 luglio il secondo anno di attività nella nuova sede progettata da Renzo Piano, confermandosi come importante polo di ricerca e sperimentazione. Il Muse guarda al cibo, tema di Expo 2015, accostando l’approccio scientifico all’aspetto visionario dell’arte contemporanea. Il direttore Michele Lanzinger ha invitato Stefano Cagol nello spazio principale dedicato alle mostre temporanee, per il quale l’artista trentino ha curato un progetto espositivo con opere dei suoi colleghi e amici Wim Delvoye, Christian Jankowski, Khaled Ramadan, Oliver Ressler, Avelino Sala, Giancarlo Norese e Åsa Sonjasdotter, alcune esposte in Italia per la prima volta, come il video «Colture» di Sala, l’opera di Ramadan, la serie di 100 feci della «Cloaca» di Delvoye già allestite al Mudam di Lussemburgo e il video di Ressler, aggiornato per l’occasione «Cloaca» di Win Delvoye con sottotitoli in italiano. Il percorso è intitolato con un neologismo coniato dallo stesso Cagol, «Be-diversity», che esprime un’idea universale di diversità. Oltre alla mostra, Cagol ha ideato una piattaforma di discussione nella quale politici, scienziati e filosofi sono invitati a confrontarsi su domande e dilemmi riguardanti colture, ecologia e futuro del pianeta. Tutti i dibattiti saranno raccolti in una pubblicazione. L’attenzione del Muse verso le tematiche dell’Expo si sviluppa inoltre nell’esposizione dedicata ai paesaggi rurali alpini ospitata nelle antiche sale dell’adicente Palazzo delle Albere, che riapre al pubblico, dopo cinque anni di restauri. Muse-Museo delle Scienze, corso del Lavoro e della Scienza 3, Trento, tel. 0461/270311, www.muse.it, mar-ven 10-18, sab-domenica 10-19, «Be-diversity» dal 18 luglio al 30 settembre La fauna africana di Jonathan Kingdon TRENTO. Il Muse (nella foto) ha appena ospitato la 26ma edizione di Ecsite, la conferenza annuale dei musei europei di scienze, con un migliaio di scienziati e professionisti, dopodiché ha invitato lo studioso Jonathan Kingdon, zoologo e ricercatore associato all’Università di Oxford, che ha scelto di esprimere le proprie conoscienze sia come autore sia come artista attraverso una mostra che ne presenta, per la prima volta in Italia, una selezione di disegni, dipinti e sculture in bronzo, immergendo il visitatore in un percorso naturalistico e artistico, in particolare, nel mondo della fauna dell’Africa, dove Kingdon è nato. Presenta la mostra il 18 luglio un’altra figura internazionale sospesa tra scienza e comunicazione espressiva della scienza: Richard Dawkins, biologo evoluzionista e saggista. Muse-Museo delle Scienze, corso del Lavoro e della Scienza 3, Trento, tel. 0461/270311, www.muse.it, mar-ven 10-18, sab-domenica 10-19, «Ex Africa. Esplorazioni di arte e scienza by Jonathan Kingdon» dal 18 luglio al 10 gennaio C’è anche un software speciale dietro il milione del Muse TRENTO. A 21 mesi dall’apertura il Muse-Museo delle Scienze di Trento ha festeggiato un milione di visitatori. Un traguardo importante che restituisce le dimensioni del successo di «un museo che è una macchina molto complessa e che ha davvero molte facce, alcune non si vedono, ma sono altrettanto importanti», come spiega Michele Lanzinger, direttore dell’istituzione che racconta la vita sulla terra attraverso la metafora della montagna, con un percorso permanente, mostre temporanee, progetti, attività e laboratori. Dietro le quinte del Muse c’è Trient Consulting Group, azienda trentina attiva da otto anni nel settore museale, che ha creato il software di gestione museale, Suite Museum, utilizzato dal Muse e da molte altre importanti istituzioni del territorio tra cui il Museo Diocesano Tridentino, il Castello del Buonconsiglio e il Museo Casa De Gasperi, il Museo Per Via, la Centrale di Santa Massenza di Dolomiti Energia e, fuori dal Trentino, Genus Bononiae e i Parchi della Val di Cornia. Il software ha il suo punto di forza nel sistema di biglietteria, che permette di seguire le esigenze del cliente nel momento della pianificazione della visita e nel suo arrivo al museo: «Le varianti che proponiamo per la prenotazione sono davvero tante e tengono conto delle molteplici esigenze del fruitore, dai gruppi alle famiglie, al cliente disabile», spiega Alexander Ivanyukovich, titolare dell’azienda. Al museo permette un monitoraggio costante dei flussi, del numero di visitatori all’interno degli spazi espositivi e del numero di biglietti vendibili, garantendo il rispetto della sicurezza e degli standard di fruizione e piacevolezza della visita. Permette inoltre l’accesso a una reportistica dettagliata, a un patrimonio d’informazioni da cui il Museo può conoscere qual è il suo target di pubblico e quale quello che manca e bisogna attirare nel museo. Trient Consulting Group, via Marino Stenico 26, Trento, tel. 0461/1921021, www.trientgroup.it Muse-Museo delle Scienze, corso del Lavoro e della Scienza 3, Trento, mar/gio-ven 10-18, mer 10-21, sab-dom 10-19, tel. 0461/270311, www.muse.it VEDERE A TRENTO | 5 Gianfranco Maraniello © Jacopo Salvi I tappeti e la guerra I punti di forza del Mart War rug e installazioni in Palazzo Poja Il neodirettore Gianfranco Maraniello punta su moderno, contemporaneo e performance, ROVERETO (TN). In Palazzo Alberti Poja ma anche sulle relazioni con gli altri tappeti figurati orientali sono messi in dialogo con opere d’arte contemporanea. È un progetto della Fondazione Sergio Poggianella realizzato in collaborazione con l’Università di Trento e la Fondazione Museo Civico di Rovereto, accompagnato da un catalogo con più 300 opere pressoché inedite. Ne parla Sergio Poggianella. Sergio Come si sviluppa la mostra? Poggianella Al centro vi sono i war rug (tappeti di guerra o tappeti con le armi), sui quali è stato scritto tanto, ma molto ancora sfugge. Il percorso prende avvio con i tappeti geografici con planisfero, che rievocano i mappamondi ricamati del Seicento. Seguono i tappeti in cui la rappresentazione è focalizzata sui paesaggi urbani, dov’è evidente lo scenario di vita dei tessitori, dove le città sono attraversate da colonne di mezzi militari. Poi quelli riferiti all’occupazione sovietica, con le effigi di dittatori, riformatori o eroi popolari. La chiave di lettura è la visione del potere. In Afghanistan gli ultimi cento anni di guerre hanno alimentato l’immaginario sui rapporti di forza tra gli Stati, innescando una produzione rivoluzionaria, creativa e di grande valenza artistica. Perché ha inserito opere d’arte contemporanea? Le collezioni di arte etnica possono diventare un veicolo per il dialogo tra le culture. Sarenco ha conosciuto i tappeti di guerra verso la fine degli anni Ottanta e vi si è ispirato per le sue opere-tappeto; così è stato anche per Aldo Mondino, di cui è riprodotto il tappeto di granaglie «Mekka Mokka» del 1988, e per Vittorio Corsini, sua la serie di quattro tappeti sul dialogo interreligioso realizzati tra il 2007 e il 2009. Ho coinvolto anche due artisti emergenti, Federico Lanßßaro e Andrea de Carvalho. Il dialogo è dunque la chiave per la rigenerazione degli oggetti, che ricevono valore e significato dall’interazione con gli artisti e il mondo che li circonda. Palazzo Alberti Poja, corso Bettini 41, mar-dom 9-12 / 15-18, tel. 0464/452800, «Confini e conflitti» fino all’11 ottobre ROVERETO (TN). Gianfranco Maraniello da giugno è il nuovo direttore del Mart, sostituisce Cristiana Collu, che lo scorso novembre ha annunciato di rinunciare all’incarico. Al 44enne, ex direttore del MAMbo di Bologna, abbiamo chiesto programmi, obiettivi e progetti. Con quali propositi inizia? In primis occorre corrispondere alle istanze poste dai committenti, ossia interpretare le legittime aspettative di un territorio in termini di prestigio, identità culturale, ritorno economico, funzioni educative e sociali in relazione agli importanti investimenti che si sono fatti e continuano a essere garantiti per il Mart. Un museo pubblico implica che il direttore declini la propria competenza in riferimento a tutto ciò che legittima l’impegno per l’arte e che paradossalmente potrebbe inquadrarsi come tutto ciò che arte non è. Intendo dire che bisogna continuamente cercare equilibrio e dare ragione della funzione di un’istituzione culturale rispetto alle decisioni politiche e istituzionali che determinano i valori di una comunità. Influiranno le sue precedenti esperienze? L’esperienza insegna che si è sempre in una nuova condizione. Certamente non farò le cose che già ho fatto; non ci si affida a contenuti indifferenti al contenitore. Non è questo che abbiamo imparato proprio dall’arte contemporanea? Non siamo stati ampiamente avvertiti in tal senso dagli artisti e dai teorici dell’Institutional Critique? Quel che conta è il metodo, ossia il disporsi nell’interpretazione di situazioni che sono sempre diverse, dove i processi diventano pratiche significative. Ma occorre vigilare anche su questo stesso atteggiamento perché anche il metodo è sempre da ripensarsi. Vuole stabilire rapporti con altre strutture culturali del territorio? Mi pare che ci sia già una diffusa consapevolezza sul fatto che le strutture del territorio trarrebbero grande vantaggio nel partecipare a un’offerta di sistema. Se ci limitassimo solo all’attrattività di una singola mostra o di un museo, ci metteremmo in una condizione minoritaria rispetto a grandi città europee, che sono raggiungibili da Roma o Milano con tempi di percorrenza analoghi. Dobbiamo invece creare lungo l’asse del Brennero una proposta più ampia a livello di marketing e di posizionamento culturale. Si tratta di definire e allargare continuamente i perimetri del proprio territorio. Ne sto già parlando con ottimi interlocutori: dagli altri musei d’arte della regione ai responsabili dell’attività di promozione del Trentino, dai responsabili della Fiera e dell’Arena di Verona a istituzioni austriache e tedesche. Senza dimenticare che da Festival come quello dell’Economia, da rassegne come Oriente-Occidente e da altri notevoli operatori, per non parlare della collaborazione con i nostri gemelli del Muse di Trento e con l’Università, proverranno tantissime occasioni per determinare attività condivise. Oltre al contatto con i musei internazionali quali sono secondo lei i punti di forza del Mart? Aggiungerei gli archivi, il team di alta professionalità, l’architettura stessa e le straordinarie collezioni. Ci sono centinaia di capolavori tra le oltre ventimila opere a disposizione, con raccolte di valore planetario per quel che riguarda il racconto del Novecento italiano e non solo. Su tali presupposti e sulla certificata professionalità si basano i contatti internazionale del Mart che saranno sempre più rilevanti per la partecipazione autorevole al network del mondo. Che cosa può anticipare del suo programma espositivo? Il programma di mostre sarà annunciato successivamente, ma è chiaro che sarà coerente con quanto ho detto finora e con il nuovo disporsi delle collezioni, che sarà realizzato già alla fine del 2015. Ci sono diverse anime del museo che dovranno trovare armonia: il moderno, il contemporaneo, le arti performative (con un potenziale sviluppo facilmente immaginabile nell’incredibile auditorium nella piazza del Mart), gli archivi, il centro di studi sul Futurismo. E specifici ragionamenti si faranno sulla Casa d’Arte Futurista Depero e sulla Galleria Civica, terza sede del Mart a Trento. Cercherò di creare ordine, ma sarà solo una soluzione provvisoria per consegnare il tutto al felice disordine e alle incessanti tendenze decostruttive dell’arte. FULVIO DI PIAZZA Viaggio verso terre misconosciute Catalogo con testo di ANDREA BRUCIATI Studio d’Arte Raffaelli 21 maggio - 25 settembre 2015 Palazzo Wolkenstein, via Livio Marchetti 17, 38122 TRENTO | Tel. 0461 982595 | Mail [email protected] | Web www.studioraffaelli.com Senza titolo-1 1 VEDERE A ROVERETO | 6 27-05-2015 17:26:41 Il ’900 e il 2000 nella Collezione del Mart La guerra nell’arte e nella vita ROVERETO (TN). È un esaustivo viaggio nell’arte del Novecento, e non solo, la collettiva «#collezionemart» (nella foto, una veduta della mostra © Archivio Mart/Carlo Baroni), che il Mart propone fino all’8 novembre. Il percorso è articolato in due sezioni: «Moderna classicità» e «Canone contemporaneo». Le opere sono state selezione da Veronica Caciolli, Daniela Ferrari, Denis Isaia e Alessandra Tiddia. Figurano lavori di artisti celebri quali Fausto Melotti, Massimo Campigli, Osvaldo Licini, Mario Sironi, Carlo Carrà, Arturo Martini, Alberto Burri e Lucio Fontana. Tra gli autori delle fotografie e installazioni più recenti vi è invece John Baldessari, di origini trentine, cui il Mart ha dedicato una personale nei primi anni Duemila. Insieme a lui Chen Zhen, Bruce Nauman, Cindy Sherman e Wolfgang Tillmans. Arricchisce la mostra una sezione con documenti di vario tipo provenienti dall’Archivio del ’900 del Mart: manifesti, inviti, fotografie, carteggi, registrazioni video e audio. L’Archivio del ’900 è costituito da archivi storici e dalla Biblioteca e svolge un ruolo di conservazione e di ricerca con oltre 50 fondi custoditi, archivi personali di artisti, architetti e critici, tra cui Tullio Crali, Carlo Carrà, Luciano Baldessari, Enrico Baj e Paolo Della Grazia (contenenti corrispondenza, disegni e testimonianze dell’ambiente artistico in cui hanno vissuto) accessibili attraverso il Cim-Catalogo Integrato del Mart. ROVERETO (TN). Prosegue fino al 20 settembre la mostra che il Mart dedica al centenario della Grande Guerra con il Patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri-Struttura di missione per gli anniversari di interesse nazionale. La rassegna, il cui titolo «La guerra che verrà non è la prima. Grande guerra 19142014» è tratto da una citazione di Bertolt Brecht, è curata da Nicoletta Boschiero, Saretto Cincinelli, Gustavo Corni, Gabi Scardi e Camillo Zadra e propone uno sguardo inedito sul concetto stesso di guerra, che ritorna in ogni epoca e cultura. Tra i lavori esposti figurano «Cannoni in azione» di Gino Severini del 1915, e opere di artisti contemporanei come Berlinde de Bruyckere, Lida Abdul, Yael Bartana, Alfredo Jaar, William Kentridge, Thomas Ruff e Anri Sala. Il percorso è incentrato sul dialogo tra documenti, testimonianze d’epoca, foto, lettere, fotgrafie e opere d’arte. Arte e vita si fondono, dunque, come si evince dalla fotografia che immortala Anselmo Bucci, Filippo Tommaso Marinetti e Umberto Boccioni in divisa grigioverde, a Peschiera nel 1915 (nella foto, «Untitled» di Adi Nes, 1999). Mart-Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, corso Bettini 43, Rovereto (Tn), tel. 800/397760, mar-dom 10-18, ven 10-21, www.mart.trento.it, «#collezionemart» fino all’8 novembre I bozzetti di Crali nella Casa Depero ROVERETO (TN). Nella mostra «Crali. Testimonianze futuriste» allestita nella Casa d’Arte Futurista Depero, il Mart presenta per la prima volta un nucleo di opere della collezione capaci di offrire uno sguardo inedito sulla figura di Tullio Crali. Non si tratta, infatti, delle opere pittoriche più note, le aeropitture, bensì dei bozzetti per il teatro e per la moda. Nella poetica del Futurismo era insita l’idea di un’arte totalizzante, capace di coinvolgere ogni aspetto della vita, anche l’abbigliamento, che rappresentava per Crali un mezzo di espressione privilegiato (nella foto, «Giacca sintetica maschile»). I bozzetti esposti risalgono agli anni Trenta e sono organizzati in leporelli, veri scrigni testimoni di un’epoca e di una sensibilità artistica. I disegni sono di progetti teatrali non realizzati. Il percorso include anche un documento video nel quale Crali recita «La battaglia di Adrianopoli» di Filippo Tommaso Marinetti, suggellando lo stretto legame che univa i componenti del movimento futurista. Casa d’Arte Futurista Depero, via dei Portici 38, Rovereto (Tn), tel. 800/397760, mar-dom 10-18, www.mart.trento.it, «Crali. Testimonianze futuriste» fino al 30 agosto Otto artisti nello specchio di Alice TRENTO. La Galleria Civica di Trento, sede del Mart, ospita fino all’11 ottobre la rassegna «Il sosia. Artisti e collezioni private», proseguendo nell’intento di valorizzare le esperienze artistiche legate al territorio. Negli ultimi due anni sono state organizzate collettive con specifiche chiavi di lettura rivolte a diverse tecniche e periodi storici. La mostra in corso si colloca sulla scia di «Chiamata a raccolta» (nella quale erano esposte opere di autori internazionali e trentini di collezioni private cittadine), è ispirata a un passo di «Alice nel paese delle meraviglie» ed è curata da Federico Mazzonelli, che ha chiesto a otto artisti di curiosare tra le raccolte dei più attivi collezionisti trentini. Eva Marisaldi, Marzia Migliora, Adrian Paci, Alice Ronchi, Luca Vitone, il sudtirolese Michael Fliri (nella foto, «The void sticks on us II», 2015, © Mart/Jacopo Salvi, Courtesy l’artista e Galleria Raffaella Cortese, Milano), i trentini Giacomo Raffaelli e Luca Coser hanno così prodotto sei opere site specific e due interventi su precedenti lavori, ispirandosi ad autori locali, Tullio Garbari, italiani e internazionali, Medardo Rosso, Michelangelo Pistoletto, Giorgio de Chirico, Giulio Paolini, Luigi Ghirri, Django Hernandez, Zanele Muholi, Alexander Archipenko, Darren Almond, Daniel Buren, Roni Horn e Thomas Ruff, nelle cui opere abbiano riconosciuto il proprio doppio, specchio o alter-ego. Galleria Civica Trento e Adac-Archivio trentino Documentazione Artisti Contemporanei, via Belenzani 44, Trento, tel 0461/985511, mar-dom 10-13/ 14-18, www.mart.trento.it, «Il sosia. Artisti e collezioni private» fino all’11 ottobre Mart-Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, corso Bettini 43, Rovereto (Tn), tel. 800/397760, mar-dom 10-18, ven 10-21, www.mart.trento.it «La guerra che verrà non è la prima. Grande guerra 1914-2014» fino al 20 sett. I fiori in bianco e nero di Donald Baechler TRENTO. La nuova personale di Donald Baechler conferma il lungo sodalizio tra l’artista americano e lo Studio d’Arte Raffaelli, che dedica un’attenzione particolare alla pittura contemporanea. Con la personale di Chéri Samba, nel 1991, è stata la prima galleria in Italia ad avvicinarsi all’arte contemporanea africana. Nel corso di trent’anni di attività ha esposto autori italiani come Sandro Chia e Francesco Clemente, americani come James Brown, Philip Taaffe e David Bowes e inglesi come James Rielly e Chantal Joffe. Di Baechler sarà presentata una selezione di opere recenti (nella foto, «Black Flowers» del 2013) dominate dal bianco e dal nero e dalle raffigurazioni stilizzate di vasi di fiori, soggetti ricorrenti in tutti i collage, lavori su carta e sculture di bronzo esposti dall’8 ottobre a inizio 2016. Il prossimo anno, poi, oltre a tre canoniche monografiche annuali, la galleria inaugurerà nella sala Bacco di Palazzo Wolkenstein una project room destinata a una programmazione più agile e frequente. Studio d’Arte Raffaelli, Palazzo Wolkenstein, via Livio Marchetti, 17, Trento, tel. 0461/982595, www.studioraffaelli.com, «Donald Baechler» dall’8 ottobre a inizio 2016 Le fantascientifiche visioni di Fulvio di Piazza TRENTO. S’intitola «Viaggio verso terre misconosciute» e prosegue fino al 25 settembre la prima personale dedicata dallo Studio d’Arte Raffaelli a Fulvio di Piazza. Sono esposti una quindicina di dipinti su tela e su tavola di diverse dimensioni e una serie di disegni preparatori su carta, tutto del 2015. Abissi e vette si fondono in scenari fantascientifici dall’aura primordiale, simili a quelli che fanno da sfondo ai romanzi di H.P. Lovecraft. Gigantesche e surreali forme di pesci, alghe ed entità indistinte si coagulano in cime di montagne che svettano oltre le nuvole, evocando nelle linee, nel movimento e nei colori l’immaginario marino legato alle origini insulari dell’artista siciliano. Al centro del percorso vi è il dipinto «Cloud walker» (nella foto), con un’enorme balena volante arcaica e futuribile. Accanto a essa figura «Glaciazione», nel quale elementi terrestri, come neve e rocce appuntite, riportano lo spettatore sulla terraferma. Studio d’Arte Raffaelli, Palazzo Wolkenstein, via Livio Marchetti, 17, Trento, tel. 0461/982595, www.studioraffaelli.com, «Fulvio Di Piazza: Viaggio verso terre misconosciute» fino al 25 settembre LAURINA PAPERINA NICOLA ECCHER Da un’opera ritrovata Forte Strino - SS. 42, Vermiglio (TN) direzione Passo del Tonale 25.07.15 - 27.09.15 inaugurazione sabato 25 luglio 2015 ore 17.30 PUBBLICITàGDA.indd 1 9-06-2015 10:31:04 VEDERE A TRENTO E ROVERETO | 7 Giuseppe Zorzi I colporteurs nelle corti europee L’Europa che sognava De Gasperi Per il direttore della Fondazione Alcide De Gasperi Giuseppe Zorzi, il museo deve ricordare a tutti qual era il pensiero dello statista PIEVE TESINO (TN). Aperto nel 2006 nella casa natia di Alcide De Gasperi, il Museo Casa De Gasperi ha ottenuto quest’anno il Marchio del Patrimonio Europeo. Attraverso documenti e installazioni multimediali, illustra vita e pensiero del celebre politico. Il museo fa parte delle case dei Padri Fondatori dell’UE, nel 2011 ha inaugurato il Giardino d’Europa De Gasperi, con la forma del parlamento europeo. Ne parla il direttore della Fondazione Trentina Alcide De Gasperi, Giuseppe Zorzi. Com’è sviluppata nel Museo la figura di De Gasperi e a quale pubblico vi rivolgete? La vita di De Gasperi si confronta con la storia del Trentino, dell’Italia e dell’Europa. La forte caratura multimediale del Museo, il fatto di essere in rete con le altre istituzioni dei grandi Padri d’Europa e la competenza dei nostri esperti ci permette di lavorare anche sulle grandi idee che hanno accompagnato il cammino della politica, dell’economia e della spiritualità da fine ’800 a oggi. Puntiamo sulle nuove generazioni, affinché con linguaggi diversi si parli sempre più della «nostra patria Europa». Coinvolgiamo le comunità locali: scrivendo e discutendo, entrando nelle scuole, promuovendo ogni anno la Festa d’Europa, parlando con gli operatori culturali così come con i ristoratori. Quest’azione «locale» va di pari passo con l’apertura a una dimensione euroregionale, nazionale ed europea. Con il Gect Tirolo/Alto Adige/Trentino abbiamo promosso l’Accademia dell’Euregio per un confronto tra giovani universitari sui grandi temi europei; la Scuola politica De Gasperi si aprirà all’intero paese; e non si deve dimenticare la tradizionale «Lectio degasperiana» del 18 agosto, che con la regia del nostro presidente Beppe Tognon, quest’anno vedrà protagonista monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei. In che modo Pieve Tesino (suo paese natale) ha influenzato De Gasperi? Attraverso l’ambiente familiare e un cattolicesimo sufficientemente illuminato perché il vescovo di Trento, nel 1905, potesse affidare a De Gasperi giovane laico di 24 anni la direzione dell’organo diocesano. E poi c’è lo sfondo mitteleuropeo. Che ruolo ha avuto Vienna, dove ha studiato? Un’influenza determinante. Si pensi ad esempio al significato della parola identità, in uno Stato multinazionale e multietnico come quello austro-ungarico. Ancora oggi è attuale la definizione data da De Gasperi tra i banchi del Parlamento di Vienna, dove fu seduto tra il 1911 e il 1918: un’identità a più livelli, dinamica, positiva e inclusiva. Grazie a questa visione, a 100 anni dallo scoppio della guerra, io mi posso presentare presso il Parlamento di Vienna come trentino, italiano ed europeo, trovando nell’Europa una casa comune sia per gli italiani sia per gli austriaci. In una parola l’idea universale di de Gasperi e del Museo. Per De Gasperi la costruzione di una forte comunità politica europea era l’antidoto al risorgere del nazionalismo e alle grandi crisi economiche. Museo Casa De Gasperi, via Alcide De Gasperi, 1, Pieve Tesino (Tn), tel. 0461/594382-314247, fino al 30 set.: mar-gio 14,30-18,30, ven-dom 10-13/14,30-18,30, da ott.: mer-gio 15-18, ven-dom 10-12/15-18, www.degasperitn.it VEDERE A PIEVE TESINO | 8 PIEVE TESINO (TN). Gestito dalla Fondazione Trentina Alcide De Gasperi e curato da Marco Odorizzi, il Per Via-Museo Tesino delle Stampe e dell’Ambulantato racconta la storia di un gruppo di paesi alpini che negli ultimi anni del 1600 si specializzarono nel commercio ambulante di stampe, vedute di città, carte geografiche, almanacchi, soggetti devozionali e libri, nelle corti e nelle piazze delle capitali d’Europa. Questi venditori ambulanti venivano chiamati colporteurs, come ricorda il titolo della mostra realizzata in collaborazione con il Castello Sforzesco di Milano (dov’è stata in primavera). Il percorso comprende una quarantina di stampe eseguite tra il XVI e il XIX secolo, xilografie, litografie e acqueforti provenienti dalla Raccolta di Stampe «Achille Bertarelli» del Castello Sforzesco di Milano e dalla collezione privata di Alberto Milano, curatore della mostra e membro della commissione scientifica del Museo Per Via, che spiega: «Nella collezione Bertarelli si trovano sia le stampe edite dai tesini in varie città europee, sia le stampe inviate dai tesini agli stampatori Remondini di Bassano del Grappa, affinché venissero copiate o adattate ai gusti del pubblico». Le stampe edite dai Remondini aprono il percorso, seguite dalle incisioni prodotte e diffuse da diverse famiglie tesine, come Fietta, Buffa, Zanna, Avanzo e Tessari. La famiglia Daziaro fondò una propria casa editrice e a metà Ottocento aprì negozi a Mosca, San Pietroburgo, Parigi e Varsavia. La loro raccolta è stata digitalizzata ed è consultabile nel Museo. «I venditori ambulanti più intraprendenti aprirono dei negozi, continua Alberto Milano, e iniziarono a far stampare da officine specializzate, ma a loro nome, alcune serie di stampe, trasformandosi in editori». Le cromolitografie e le oleografie edite dalla ditta May di Francoforte sono le ultime stampe vendute dagli ambulanti tesini nei primi anni del ’900 (nella foto, «Tavolette e libri per putti» del 1646, disegni di Annibale Carracci, incisione di Simon Guillain, collezione A. Milano). Per Via-Museo Tesino delle Stampe e dell’Ambulantato, via Alcide De Gasperi 6/A, tel. 0461/594726, mar-gio 14.30-18.30, ven-dom 10-13, 14.30-18.30, www.museopervia.it, «Colporteurs. I venditori di stampe e libri e il loro pubblico» fino al 30 agosto Le monumentali sculture di Schad tra le torri di Castel Pergine PERGINE VALSUGANA (TN). Il castello medievale appartenuto a Massimiliano I e ai principi vescovi si dedica da oltre vent’anni all’arte contemporanea, innescando dialoghi tra passato e presente. In Valsugana, a pochi chilometri da Trento, Castel Pergine è una tappa d’obbligo nei percorsi culturali del Trentino. Ogni anno propone personali di scultori italiani ed europei, adesso è la volta di Robert Schad, autore anche di numerosi interventi d’arte pubblica. Le sculture monumentali dell’artista tedesco sono esposte nel parco entro le mura, al cospetto di torri di guardia, merlature e delle montagne che incorniciano la collina su cui sorge il castelliere. Le opere di Schad sono una quindicina, lunghe fino a 5 metri, installate con rigore (nella foto, «Hadder», 2013). Linee d’acciaio con spigoli continui, come il segno lasciato da una penna in forma tridimensionale, fuoriescono dalla vegetazione innalzandosi verso il cielo e ripiegandosi a fisarmonica, come per effetto della gravità. Accolgono il visitatore nel parcheggio e lo accompagnano nella cerchia più interna delle mura, in «un luogo aperto a tutti» per desiderio dei padroni di casa: Verena Neff e Theo Schneider. Castel Pergine è di proprietà della famiglia Oss, che attraverso l’organizzazione di mostre annuali si fa artefice di importanti iniziative culturali arricchendo l’offerta pubblica del territorio. La mostra prosegue nella sala del trono e nella prigione della goccia con sculture di dimensioni più ridotte, e nella sala delle armi, con quattro opere bidimensionali. Ciascuna delle mostre organizzate è corredata da catalogo con testi in italiano e in tedesco: un corpus di pubblicazioni che documenta la lunga attività espositiva. Tra i volumi pubblicati, quelli su Riccardo Licata, Mauro Staccioli, Fabrizio Plessi, Pino Castagna, Toni Benetton ed Eduard Habicher. A corredo della mostra vi sono, inoltre, concerti (il 2 ago., 6 set. e 4 ottobre alle 17,30), spettacoli teatrali serali (19 luglio e 9 agosto), film e musica live il 28 agosto (alle 21.30). Castel Pergine, via al Castello 10, Pergine Valsugana (Tn), tel. 0461/531158, apr.-nov.: mar-dom 10,30-22, lun 17-22, www.castelpergine.it, «Robert Schad. Gravità sospesa (Tanz_5)» fino all’8 novembre Dalla Preistoria alle installazioni di Arte Sella Le offerte antiche e contemporanee del Museo Diffuso Valsugana Orientale VALSUGANA (TN). L’eremo di San Lorenzo dell’Armentera, a oltre mille metri di altitudine, è raggiungibile tramite un tracciato frequentato probabilmente già in epoca preistorica. Conserva un ciclo di affreschi su san Lorenzo del 1523, sovrapposto su strati pittorici antecedenti collocabili tra la fine XV/inizio XVI secolo. Della prima metà del 1500 sono anche gli affreschi sulla pietà dell’Oratorio di San Rocco a Borgo Valsugana, eseguiti da un pittore Veneto in una nicchia esterna, e il ciclo sulla vita di san Rocco e sant’Antonio abate realizzato all’interno da Francesco Corradi nel 1525. Tra gli altri esempi di arte sacra vi è la chiesetta di Santa Giustina a Telve. Non fa parte del Museo Diffuso, ma custodisce pitture del Trecento e una pala del Seicento con il martirio di santa Giustina, attribuita ad Antonio Zeni di Tesero. Gli interventi del pittore e architetto Lorenzo Fiorentini, nativo di Borgo, presso il Santuario della Beatissima Vergine di Onea a Borgo Valsugana e la sua pala d’altare raffigurante la Madonna col Bambino tra i santi Brigida, Fabiano, Sebastiano e Rocco, visibile nella chiesa di Santa Brigida a Roncegno Terme, risalgono, invece, al Seicento. Ma la parte del leone nel Museo Diffuso della Valsugana Orientale la fa l’arte contemporanea, a incominciare dallo Spazio Klien di Borgo Valsugana, nell’ex convento delle Clarisse, affacciato sul chiostro e intitolato a Erika Giovanna Klien. Dal 1998 lo Spazio Klien ha ospitato un centinaio di mostre. Quest’estate è la volta di «Artisti in Valsugana», con opere di pittori nativi del posto come Orazio Gaigher, Giuseppe Angelico Dallabrida, Francesco Raffaele Chiletto, Guido Polo, Eugenio Prati, Tullio Garbari, Luigi Senesi, Orlando Gasperini, o attivi in questa valle, come Luigi Bonazza, Oddone Tomasi, Giorgio Wenter Marini e Alcide Davide Campestrini. La vera eccellenza è però Arte Sella, con trent’anni di attività nel 2016. Gli Spazi LivioRossi, nel centro di Borgo, costituiscono il quartier generale e ospitano mostre, ma è nella Valle di Sella che le installazioni di artisti internazionali trovano ogni anno collocazione ideale, immerse nei boschi di conifere nell’Area Malga Costa e lungo il Percorso ArteNatura, dove il 20 settembre (con due visite guidate alle 10,30 e alle 14,30) saranno inaugurate le opere site-specific di Roberto «Tana libera tutti» di Patrick Dougherty, 2011 © Arte-Sella. Foto Giacomo-Bianchi Conte, Rainer Gross, Will Beckers, Lee Jaehyo, Wolfgang Buntrock, Frank Nordiek e Peter Randall-Page. I lavori di quest’ultimo sono stati presentati a maggio nella Villa Panza di Varese, in occasione di Expo. Fino alla primavera del 2016 proseguirà la sua personale nell’area Malga Costa, che ospita anche il programma di eventi della decennale Fucina Arte Sella (dialoghi tra arti e natura, spettacoli teatrali e musicali) insieme all’iniziativa «La natura del pensiero» curata da Ugo Morelli (da segnalare il 2 agosto l’incontro «Il dono della natura. La natura del dono» con Marco Aime, Franco Farinelli e Alfonso M. Iacono). q Mariella Rossi Spazio Klien, piazza Degasperi, Borgo Valsugana, mar-sab 10-12 16-19/dom 10-12, tel. 0461/754052, www.valsuganacultura.it; Arte Sella, Percorso Arte Natura aperto tutto l’anno; Area di Malga Costa e Cattedrale Vegetale, nov.-feb. lun-dom 10-17; marz.-mag./ ott. lun-dom 10-18; giu.-set. lun-dom 10-19, tel. 0461/761029 (Malga Costa), 0461/751251 (Spazi LivioRossi), www.artesella. it; Eremo di San Lorenzo dell’Armentera sentiero SAT 210, su prenotazione, tel. 0461/754052, www.valsuganacultura.it; Oratorio di San Rocco, Sagrato della Chiesa, Borgo Valsugana, giu.-set. mer 9-12, tel. 0461/754052, www.valsuganacultura.it 12 Comuni e 16 poli nel Museo Diffuso della Valsugana VALSUGANA (TN). Il Museo Diffuso Valsugana Orientale è una rete nata nel 2002 grazie al Sistema Culturale Valsugana Orientale per promuovere manifestazioni culturali. Nel 2006 hanno aderito 12 Comuni di questa parte della valle, che ha il suo centro in Borgo Valsugana. Il Museo Diffuso si è poi concretizzato grazie al finanziamento della Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto in un itinerario composto di 16 musei dedicati alle arti visive, alla storiografia e all’etnografia e incentrati sul binomio territorio-cultura. Tra questi vi è la Casa degli spaventapasseri a Marter di Roncegno, un antico mulino con le fotografie di Flavio Faganello sul paesaggio agrario e il folklore locali. A documentare le ferite della Grande Guerra nelle zone di confine tra la Valsugana e il Veneto, frontiera dell’Impero austro-ungarico, è invece il «Trincerone» di Grigno, new entry del Museo Diffuso, un esempio ottimamente conservato e restaurato di postazione coperta in calcestruzzo armato con pareti in terra. Anche la mostra permanente dedicata da Borgo Valsugana alla Grande Guerra nella Valsugana Orientale e sul Lagorai (www.mostradiborgo.it) analizza il periodo bellico. Nello stesso paese fanno parte del network anche il Centro Studi su Alcide De Gasperi, che gestisce la Sala Alcide De Gasperi destinata alle scuole, e la Biblioteca, con un fondo dello statista trentino e la sua biblioteca personale. Si passa poi alla paletnologia con il Riparo Dalmeri, sorto a 1.240 metri di quota oltre 11mila anni fa, raro insediamento italiano di montagna. Usi, costumi e attività artigianali sono inoltre al centro dei numerosi micromusei della rete. Tra questi la Casa Andriollo a Olle dedicata al cuore femminile della famiglia alpina e, sempre a Olle, la Fucina Tognolli, che racconta invece il mondo maschile. A Telve e a Telve di Sopra, ancora, due Musei etnografici, uno è sugli usi e le tradizioni telvate, l’altro è la sede della raccolta Tarcisio Trentin. L’artigianato musicale, invece, è il tema sia del Museo degli strumenti musicali popolari a Roncegno Terme, sia della sala Galvan a Borgo. Da ricordare, infine, l’Ecomuseo del Lagorai esteso tra Telve, Telve di Sopra, Carzano e Torcegno (l’antica giurisdizione di Castellalto). Museo Diffuso Valsugana Orientale e varie sedi, vari orari, tel. 0461/754052, www.valsuganacultura.it/museodiffuso castelPERGINE_inserz235x75_ok 07/05/15 14.39 Pagina 1 CASTEL PERGINE Robert Schad Gravità sospesa Castello di Pergine 18.4 - 8.11.2015 VEDERE IN VALSUGANA | 9 Particolare di «Pietre alpestri di Fortunato Depero» di Barbara Tamburini Particolare di una fotografia di Maurizio Gabbana Depero e la memoria del popolo cimbro Mistero dei monti, incontri culturali tra città e montagna Il Centro Documentazione Luserna La XIII edizione del Festival d’alta quota LUSERNA (TN). Il Centro Documentazione Luserna opera dal 1996 sull’altopiano cimbro in un villaggio di 300 abitanti. La lingua cimbra, corrispondente al medio-alto tedesco meridionale, è stato importato nelle Prealpi veneto-trentine da coloni bavaresi dal 1953. Tale origine è condivisa con gli altopiani dei Sette e dei Tredici Comuni rispettivamente in provincia di Vicenza e di Verona, ma nessun altro luogo ha conservato quest’antica lingua tedesca. Il Centro Documentazione è una fondazione senza fini di lucro, voluta dall’amministrazione comunale per salvaguardare le testimonianze storiche e promuovere la lingua e la cultura cimbra, quest’anno il presidente Fiorenzo Nicolussi Castellan ha ampliato gli allestimenti dedicati alla cultura e alle tradizioni cimbre, alla natura dei luoghi alpini che lo ospitano, all’aspra guerra qui combattuta, all’arte antica e contemporanea. Sono allestite mostre temporanee: «Abiti e Merletti raccontano la Storia» con una sezione dedicata all’abbigliamento «Bella Epoche» e una alla tradizione del merletto a fuselli (tombolo-knöpln), molto apprezzata dalla nobiltà viennese, nonché la nuova mostra «Luserna nella Grande Guerra», che si lega al sentiero della Grande Guerra sul territorio. Le mostre dedicate a temi storici, naturalistici ed etnografici integrano sale e spazi permanenti: Comunità Cimbra, Centro visitatori Fortezze degli Altipiani (con palstico multimediale), Alfabeto della Grande Guerra-26 lettere per non dimenticare, Metallurgia Preistorica, Fauna degli Altipiani, Casa Museo-Haus von Prükk e la Pinacoteca R. Martin Pedrazza, che ospita mostre di artisti del territorio o con esso entrati in contatto. È ora di scena la rassegna di Fortunato Depero, il futurista originario di Rovereto che amava rifugiarsi sull’altopiano cimbro. Curato da Stefania Schir e Paolo Dalla Torre, il percorso presenta dipinti di collezioni private che raffigurano i centri abitati del territorio, in particolare Guardia e Serrada. Un’altra sezione analizza il rapporto tra Depero e la Grande Guerra e un’altra ancora l’eredità di Depero nel territorio. Nel paese di Serrada è stato avviato un progetto di riproduzione delle sue opere sulle facciate delle case, documentato con fotografie e disegni delle copie in mosaico della trentina Barbara Tamburini per l’annuale «Serrada futurista», che dal 1995 celebra il legame con Depero. La Pinacoteca ospiterà poi gli acquerelli del giovane artista di Luserna Thomas Gasperi Knapp. Nel Centro Documentazione Luserna vi è la mostra «Abiti e Merletti raccontano la Storia» dedicata alla tradizione cimbra del merletto a fuselli (knöpln). q M.Ros. Centro Documentazione Luserna, via Trento 6, tel. 0464/789638, 10-12,30/14-18, www.lusern.it, «Abiti e Merletti raccontano la Storia» e «Lusérn in Earst Bèltkriage (Luserna nella Grande Guerra)» fino al 2 novembre; Pinacoteca Rheo Martin Pedrazza, lun-dom, 11,30-12,30/17-18, piazza Cesare Battisti, «Fortunato Depero» fino al 30 luglio, «Thomas Gasperi Knapp» dall’1 agosto al 6 settembre , Il lago di Garda nella fotografia dal Novecento a oggi RIVA DEL GARDA (TN). Lo sguardo della fotografia sul lago di Garda nel ’900 e oltre, è il tema della collettiva del Mag-Museo Alto Garda, con scatti di autori quali Alois Beer, G.B. Unterveger, Pietro Floriani e Giorgio Sommer. Una produzione lunga un secolo che giunge sino alle esperienze contemporanee di Gabriele Basilico, Mimmo Jodice, Martin Parr, Bernard Plossu e Massimo Vitali. La Pinacoteca del Museo presenta invece «Supernova»: opere contemporanee in dialogo con la collezione. Mag-Museo Alto Garda, piazza Cesare Battisti 3/A, tel. 0464/573869, giu.-set. Lun-dom 10-18, www.museoaltogarda.it, «Il tempo e l’istante. Paesaggi fotografici del Garda 1870-2000» fino all’1 nov. MADONNA DI CAMPIGLIO (TN). Il Festival d’alta quota Mistero dei monti è organizzato dall’Azienda per il Turismo Madonna di Campiglio Pinzolo Val Rendena con la Provincia autonoma di Trento. Ideato e curato da Roberta e Giacomo Bonazza, si rivolge sin dall’esordio a diversi linguaggi (arte, architettura, poesia, narrativa, fotografia, ecologia) attraverso una formula consolidata di dialoghi tra un intellettuale e il pubblico ed eventi espositivi. La XIII edizione s’intitola «MontagnaCittà», un binomio scelto per analizzare due modelli sociali e ambientali. Lo stesso binomio tornerà il prossimo anno con i termini invertiti. Palazzo Lodron Bertelli di Caderzone Terme, ospita le fotografie di Maurizio Gabbana e Carlo Corradi, milanese di origini trentine, dedicate al lato acquatico di Milano e al fiume Sarca, che sgorga dai ghiacciai dell’Adamello. Non mancano incontri con personaggi della cultura invitati per conferenze ad hoc, come quella sul valore della natura e del paesaggio dello storico dell’arte Flavio Caroli, quella sul rapporto tra architettura e paesaggio naturale dell’architetto Paolo Portoghesi o la testimonianza sulla classificazione dei beni comuni e sulle risorse naturali di Stefano Rodotà. Il legame con Milano torna nell’intervento di Laura Boella nel quale padre Gian Paolo Salvini ricorderà le escursioni alpine con il cardinale Martini, mentre Enrico Camanni in un altro incontro parlerà della guerra come occasione d’incontro tra uomini di città e di montagna che diventarono, insieme, soldati della guerra di alta quota. Completano il Festival, attività a tu per tu con la natura dolomitica. Mistero dei monti. Festival d’alta quota, sedi varie, Madonna di Campiglio, info: ApT Madonna di Campiglio Pinzolo Val Rendena, via Pradalago 4, tel. 0465/447501, www.campigliodolomiti.it, «MontagnaCittà» dall’1 al 24 agosto; Palazzo Lodron Bertelli, via Regine Elena 45, Caderzone Terme, tel. 0465/804214, lun-dom 9-12/15-18, «Dalla Sarca ai Navigli. Storie d’acqua tra città e montagna» dall’1 al 16 agosto Fotografie e disegni a Forte Strino VERMIGLIO (TN). Sito bellico della Grande Guerra, Forte Strino sovrasta la strada Mendola-Tonale e fronteggia il ghiacciaio della Presena. È un luogo immerso tra storia e natura nel quale l’arte contemporanea è al centro di un programma decennale cui hanno partecipato, tra gli altri, Andrew Gilbert e Donald Baechler. Ora è di scena la doppia personale di Nicola Eccher e di Laurina Paperina, due artisti trentini che presentano un’opera silenziosa, riflessiva ed evocativa (il primo) e una ironica e leggera (la seconda). Il fotografo Nicola Eccher, che ha già collaborato con il Mart di Rovereto e il Museo Alto Garda di Riva del Garda, presenta una selezione di scatti inediti (nella foto, un esemplare dal corpus «Via Pilati n. 6», Courtesy Buonanno Arte Contemporanea), intense fotografie in bianco e nero realizzate all’interno del forte stesso. Laurina Paperina, invece, ha raccolto una collezione di cartoline montane anonime e vintage, poi le ha scarabocchiate con immagini e scritte del mondo dei cartoni animati. La mostra è realizzata da Studio d’Arte Raffaelli e da Buonanno Arte Contemporanea per il Comune di Vermiglio, con il patrocinio della Provincia autonoma di Trento, Assessorato alla Cultura. Forte Strino, SS. 42 direzione Passo del Tonale, tel. 0463/758200-982595-262534, giu.-lug./set. 9,30-12,30/14,30-17,30, 19 lug.-31 ago. 9,30-18,30, www.vermigliovacanze.it, www.studioraffaelli.com, www.buonannoac.com, «Laurina Paperina e Nicola Eccher. Da un’opera ritrovata» dal 25 lug. al 27 set. Museo Casa De Gasperi www.degasperitn.it Museo Per Via Pieve Tesino (TN), Italy www.museopervia.it L’OFFERTA del CENTRO DOCUMENTAZIONE LUSERNA Mostra annuale 2015 “Abiti e Merletti raccontano la Storia” Sale permanenti: • Nuova sezione “Natura degli Altipiani” • Nuova mostra “Luserna nella Grande Guerra” • Alfabeto della Grande Guerra. 26 lettere per non dimenticare • La Comunità Cimbra di Luserna • Centro Visitatori Fortezze degli Altipiani con plastico interattivo • Archeo-metallurgia preistorica • Sala video • Bookshop Dal 27 giugno al 6 settembre aperte anche Casa Museo e Pinacoteca (27.06.15- 30.7.15: Fortunato Depero; 1.8.15-6.9.15: Thomas Gasperi) VEDERE IN LUSERNA, MADONNA DI CAMPIGLIO, RIVA DEL GARDA E VERMIGLIO | 10 via Trento/Stradù 6, 38040 Luserna - Lusérn tel/fax: 0464-789638 - [email protected] - www.lusern.it Aperto tutti i giorni dal 6 aprile al 2 novembre 2015 e dal 26 dicembre al 6 gennaio 2016, con orario: 10- 12.30 e 14-18 La propaganda dell’Aquila asburgica Nel Museo Mercantile di Bolzano manifesti e locandine della Grande Guerra BOLZANO. La mostra «Beni e vite per la patria!» nel Museo Mercantile analizza gli aspetti economici ed estetici della Grande Guerra attraverso manifesti d’epoca di tema economico-finanziario. L’attenzione è rivolta alle strategie di finanziamento del conflitto messe in atto dal governo austroungarico nell’area del Tirolo storico, sotto il dominio dell’impero fino alla conclusione del conflitto. La popolazione era invitata a sostenere la patria sottoscrivendo prestiti di guerra emessi dal governo, incitata da campagne di propaganda territoriali spesso commissionate a noti artisti del posto, come Oswald Hengst, Albert Plattner, Albert Stolz, Cassian Dapoz, Carl Heinrich Walter Kühn e artisti viennesi quali Alfred Offner ed Ernst Ludwig Franke, tutti impegnati nel mettere a punto una comunicazione di massa che calamitasse l’attenzione dei passanti attraverso slogan e simbologie ad effetto ispirati ai sentimenti patriotici, alla vittoria finale e ai guadagni che sarebbero seguiti agli investimenti. Il titolo della mostra riecheggia una strofa dell’inno imperiale austriaco e compare come slogan su un manifesto di cui è esposta una copia proveniente dalla Österreichische Nationalbibliothek di Vienna. L’aquila dell’impero, che troneggia sulle montagne, è tra le figure più ricorrenti. Il percorso cronologico copre la durata della guerra e il periodo immediatamente successivo, fino al 1920, documentando anche il cambio di registro nelle ultime fasi del conflitto, quando la propaganda smise di inneggiare alla guerra e incominciò a presentare i prestiti come mezzo necessario per giungere alla pace. L’iconografia guerresca fu allora sostituita da immagini di famiglia e di lavoro nei campi. Emerge inoltre la commistione culturale tipica dell’impero. La maggior parte dei manifesti e delle locandine è in tedesco, ma è spesso accompagnata dalle versioni in italiano per la popolazione trenManifesto «Sottoscrizioni del sesto prestito di tina, alla quale l’impero riconosceva la propria lingua e cultura. Le grafiche erano guerra austriaco» di Oswald Hengst, 1917 stampate in una tiratura limitata studiata ad hoc per l’affissione nelle cittadine, © Collezione Erik Eybl, Vienna gli originali giunti fino a noi sono molto rari, quelli in mostra, 23, provengono da collezioni pubbliche e private, in particolare viennesi. Sono esposti 12 titoli (prestiti di guerra) e 8 vaglia (denaro emesso da enti e società per fronteggiare la svalutazione della moneta), una sezione è dedicata ai verbali redatti durante la guerra dalla Camera di commercio di Bolzano, che sottoscrisse prestiti e diede sostegno agli operatori economici del territorio e al governo agendo proprio negli spazi del Palazzo Mercantile (dove si trova il Museo dal 1997). La mostra è accompagnata dal catalogo bilingue (in italiano e tedesco) «Quaderno numero sei» della collana del Mercantile, con i saggi degli economisti Andrea Bonoldi e Hermann J.W. Kuprian, curatori della mostra insieme a Elisabetta Carnielli, e la presentazione di Michl Ebner, presidente della Camera di commercio di Bolzano. Nel momento in cui si scrive l’articolo, il Museo sta valutando di prorogare la mostra fino al 2016, con l’aggiunta dal primo novembre di una sezione su analoghi esempi di propaganda prodotti nel Regno d’Italia. Museo Mercantile, via Portici 39, Bolzano, tel. 0471/945530, lun-ven 10-12.30, www.hk-cciaa.bz.it, «Beni e vite per la patria!» fino al 31 ott. Vetrate monocromatiche nel Gotico di San Domenico BOLZANO. Edificata nel XIII secolo con un bellissimo chiostro, tra i primi esempi di architettura gotica in Tirolo, scrigno dei maggiori nuclei di pittura trecentesca cittadini, la Chiesa di San Domenico è stata recentemente dotata di nuove vetrate realizzate da artisti contemporanei, a completamento dei lavori di restauro avviati nel 2007. Tale progetto, sostenuto dal Fondo Sociale Europeo e finanziato dal Dipartimento Cultura italiana della Provincia autonoma di Bolzano, rientra nella serie d’interventi «Arte nel territorio» e si è avvalso della consulenza della Ripartizione ai Beni culturali della Provincia e della Parrocchia della Chiesa. Un esempio analogo e illustre è la vetrata ideata da Gerhard Richter per il Duomo di Colonia. Le vetrate di San Domenico sono opera della cooperativa Vetroricerca, il centro sperimentale per le tecniche della lavorazione del vetro di Bolzano, fondato nel 1997 e diretto da Alessandro Cuccato. Si tratta di superfici monocromatiche che assumono diverse colorazioni durante il giorno, grazie all’illuminazione naturale. Le tre nuove vetrate, composte da 12 elementi, sono state disegnate da Lucia Pagnoni e realizzate secondo l’antica tecnica di lavorazione della pasta vitrea, che prevede un lungo processo di modellazione di stampi in argilla, poi riempiti di vetro e messi nel forno sino alla fusione. Nelle due vetrate laterali le decorazioni proseguono le linee della volta e dei costoloni evocando la figura dell’albero, in quella centrale, invece, alludono ai simboli della croce e della stella (nella foto). Chiesa di San Domenico, piazza Domenicani, Bolzano, lun-sab 9,30-17, dom 12-18; chiostro: lun-ven 9,30-17,30, sab 9,30-12,30 Beni e vite per la patria! La Grande guerra e la Camera di commercio di Bolzano Mostra temporanea 21.11.2014 - 31.10.2015 Museo Mercantile Bolzano Via Portici 39 Merkantilmuseum Bozen Museo Mercantile Bolzano Orario: 10.00 – 12.30 chiuso domenica e festivi Info: Tel. +39 0471 945702 [email protected] VEDERE A BOLZANO | 11 Sulla terrazza sospesa di Pichler Il Museion colleziona collezioni BOLZANO. Il progetto più intimo dell’artista e architetto Walter Pichler (1936-2012) è in mostra nel Passage del Museion fino al 20 settembre. Si tratta della «Piattaforma sul torrente», realizzazione postuma concepita per completare «Haus neben der Schmiede», la casa vicino alla fucina del nonno paterno in Val d’Ega, simbolo delle sue origini negate. Pichler lasciò l’Alto Adige nel 1941, seguendo i genitori costretti a scegliere, in seguito alle leggi delle Opzioni, tra l’adeguamento al processo d’italianizzazione messo in atto in Alto Adige da Benito Mussolini o l’emigrazione nei luoghi germanofoni. Cresciuto in Austria, ha costruito la propria carriera nell’ambiente di area tedesca. Con la partecipazione alle Documenta 4 e 6 raggiunse notorietà internazionale. Nel 2013, a un anno dalla scomparsa, le sue opere erano esposte nel «Palazzo enciclopedico» della Biennale di Venezia di Massimiliano Gioni. Attivo nell’ambito dell’architettura utopica, portò a termine due sole strutture: la casa vicino alla fucina in Alto Adige e il maso in Austria a St. Martin in Burgenland. La «Piattaforma sul torrente» (nella foto, © Christian Rigliaco), esempio del medesimo approccio, è una terrazza sospesa sull’acqua, in legno e metallo. È priva di una funzione pratica, ma offre un punto di vista inedito e ribalta le leggi della gravità. Una sua opera simile si trova nel parco del Museum für angewandte Kunst, a Vienna. I disegni esposti, alcuni molto dettagliati e dalla tecnica rigorosa, altri colorati e visionari, mettono in luce la sospensione tra tecnicismo e visionarietà, architettura e immaginario, tipica della sua arte. Grazie a questi disegni i proprietari della ditta Stahlbau Pichler di Bolzano, cugini dell’artista, hanno completato il progetto, aggiungendo in Alto Adige un’altra importante testimonianza di Pichler, già presente nella collezione del Museion (con 12 disegni) e in quella della Provincia Autonoma di Bolzano (con un ciclo di opere su carta acquisito nel 2011). BOLZANO. Il collezionismo è il fil rouge che unisce tre mostre del Museion: «Design is a state of mind» di Martino Gamper (cfr. p. 12), «Maurizio Nannucci. Top hundred», con cento opere e mirabilia di artisti italiani collezionate da un artista italiano, e «Collezionare per un domani: nuove opere a Museion» curata da Letizia Ragaglia, con le acquisizioni, donazioni e concessioni in comodato d’uso che hanno ampliato la collezione negli ultimi sette anni. una cinquantina gli artisti esposti, tra questi Allora&Calzadilla, Stefano Arienti, Monica Bonvicini, Rossella Biscotti, Isa Genzken (nella foto, «Untitled», 2006 © Luca Meneghel), Philippe Parreno, Nico Vascellari, Danh Vo, James Turrell, Valie Export, Rosemarie Trockel, Jimmie Durham. Si tratta di una panoramica sulle principali tendenze e sui mezzi espressivi dell’arte recente, con particolare attenzione, nell’anno mondiale della luce, alle installazioni luminose, cui si aggiungono opere video proiettate nella dark room. La strategia di acquisizioni adottata dal Museion si rivolge ad artisti e opere già esposti nel Museo o frutto di eventuali collaborazioni. Da non dimenticare, infine, la personale dell’altoatesino Hubert Kostner «Konzeptmontage» curata da Frida Carazzato, nella project room. Museion, piazza Piero Siena 1, Bolzano, mar-dom 10-18, gio 10-22, tel. 0471/223413, www.museion.it, «Walter Pichler. La Piattaforma sul torrente» fino al 20 settembre Il Museion ci mette la facciata BOLZANO. La facciata concava in vetro del Museion è uno schermo gigantesco che rende l’edificio un’icona architettonica. La rassegna di video, proiettati ogni giovedì alle 22, curata da Frida Carazzato, s’intitola «Intermezzo», alludendo alla facciata come soglia tra interno ed esterno, città e museo ed evocando l’idea di pausa e libertà espressiva. Il riferimento è al film «Entr’acte» di René Claire del 1924, intermezzo tra i due atti del balletto di Francis Picabia «Relâche». Il collegamento con i film sperimentali surrealisti è emerso nel video presentato a giugno, «The diva who became an alphabet I, II, III and some remnants» di Anna Franceschini. A luglio è di scena «Techno Casa» di Riccardo Benassi, incentrato sull’architettura come metronomo sociale. Qui tale opera si arricchisce della coreografia ideata da Cristina Rizzo per gli spazi del Passage, grazie alla rinnovata collaborazione con il festival Bolzano Danza. Ad agosto, invece, sarà la volta di «Mut for love», realizzato dallo Studio Mut (Thomas Kronbichler e Martin Kerschbaumer). Le frasi amorose raccolte dal duo mediante un invito pubblico, culminato a Bolzano nella giornata di San Valentino, frasi anonime colme d’intimità, saranno pubblicate a caratteri cubitali sulla facciata del Museion. Chiude il ciclo a settembre l’interazione con le istituzioni milanesi Careof e Viafarini, i cui curatori, Martina Angelotti e Simone Frangi, presenteranno una selezione di video ad hoc (nella foto, «Techno Casa Plus» di Cristina Rizzo e Riccardo Benassi, 2015 © Luca Meneghel Courtesy of the artists). Museion, piazza Piero Siena 1, Bolzano, gio 22-23.30, tel. 0471/223413, www.museion. it, «Intermezzo. La rassegna video della facciata mediale» fino al 24 settembre VEDERE A BOLZANO | 12 Museion, piazza Piero Siena 1, Bolzano, mar-dom 10-18, gio 10-22, tel. 0471/223413, www.museion.it, «Collezionare per un domani: nuove opere a Museion» fino al 10 gennaio, «Maurizio Nannucci. Top hundred» dal 18 settembre al 7 gennaio, «Hubert Kostner. Konzeptmontage» fino al 30 agosto e «Design is a state of mind» fino al 13 settembre Sculture di luce di Cerith Wyn Evans L’acquatico Seilles da ar/ge kunst BOLZANO. Dieci anni dopo la partecipazione alla collettiva «Light Lab», dedicata agli artisti che lavorano con la luce, il gallese Cerith Wyn Evans torna nel Museion con una personale nella quale è esposta una grande installazione al neon, nata da un testo dell’artista e creata per il lato dello spazio affacciato sul fiume Talvera. Figurano, poi, altre installazioni e sculture sonore tra cui «E=L=A=P=S=U=R=E (In Vitro)» del 2013 (nella foto, © Cerith Wyn Evans. Courtesy Galerie Neu) e una colonna luminosa del 2008 composta da 48 tubi fluorescenti. Fa parte della collezione del Museion «Goodnight Eileen», un lampadario con luce pulsante che trasmette in alfabeto morse il testo «Here to Go» di Terry Wilson/Brion Gysin, l’opera, già esposta per «Light Lab», non viene invece riproposta. Museion, piazza Piero Siena 1, Bolzano, mar-dom 10-18, gio 10-22, tel. 0471/223413, www.museion.it, «Cerith Wyn Evans» dal 3 ottobre BOLZANO. Ar/ge kunst Galleria Museo festeggia 30 anni riflettendo sulla propria natura di kunstverein: associazione d’arte in cui gli artisti collaborano, ricercano e dialogano. È di scena la prima personale italiana di Clemence Seilles, curata dal direttore Emanuele Guidi. L’artista e disgner francese progetta scenari pensati come contenitori di mostre e performance e presenta «Bassin ouvert» (nella foto) realizzato con il contrubuto di artisti quali Deborah Bowman, Laure Jaffuel e Theo Demans. Il bassin, una vasca d’acqua presente nelle corti e nei giardini, diventa qui un fondale scenografico per ospitare alcuni incontri nel corso della sua permanenza. Ar/ge kunst Galleria Museo, via Museo 29, Bolzano, tel. 0471/971601, mar-ven 10-13/15-19, sab 10-13, www.argekunst.it, «Clemence Seillesm: bassin ouvert» fino all’1 agosto Le ossessioni dei designer BOLZANO. Museion ospita fino al 13 settembre l’ultima tappa della mostra itinerante di Martino Gamper, co-produzione di Museion, Pinacoteca Agnelli di Torino e Serpentine Galleries di Londra. Intitolata «Design is a state of mind», presenta oggetti e manufatti di ogni genere e provenienza raccolti da amici e colleghi di Gamper come Enzo Mari, Paul Neale, Jane Dillon e Michael Anastassiades, oltre a cataloghi, librerie, contenitori e mobili icona del design, Ikea e Dexion, con l’obiettivo di analizzare come disponiamo, cataloghiamo e conserviamo le cose. I mobili sono colmi di oggetti curiosi, d’uso quotidiano e di reliquie, come i cucchiai di legno di Jason Evans, le bussole dei Troika e i contenitori «filo breve, cavi lunghi», etichettati da Gamper per catalogare, secondo tipologia e dimensione, le cose di casa. Per la tappa nel Museion Gamper ha coinvolto due colleghi altoatesini, aggiungendo le collezioni dell’artista Berty Skuber e del designer Walter Thaler (nella foto, «L’Arco della Pace» di Martino Gamper, 2009 © Andrea Guermani Courtesy Pinacoteca Agnelli). Eclettici ritratti e nature morte da foto-forum BOLZANO. Lo spazio espositivo non commerciale dedicato alla fotografia foto-forum, ospita «Radicalia» di Piero Martinello, un viaggio in Italia attraverso i ritratti di persone con vite inusuali composto da fotografie in bianco e nero, immagini d’archivio e interviste. Seguirà la collettiva «Still. La natura morta nella fotografia contemporanea» a cura di Peter Weiermair con gli scatti di una quarantina di artisti, tra cui Azt, Brigitte Niedermair, Giovanni Castell, Bill Jacobson, Robert Kozma, Peter Loewy, Davide Tranchina e Shen Wei. A dicembre sarà infine di scena il secondo capitolo della rassegna sulla fotografia documentaria curata da Sabine Gamper e Nicolò Degiorgis, intitolata «Images conflict». foto-forum, via Weggenstein 3F, Bolzano, tel. 0471/98215, www.foto-forum.it, «Radicalia» dal 9 set. al 17 ott., «Still» dal 21 ott. al 28 nov. Rendering esterni del MMM Corones © Zaha Hadid La sesta vetta conquistata da Messner S’inaugura il 23 luglio a 2.275 metri di altitudine il MMM Corones progettato da Zaha Hadid PLAN DE CORONES (BZ). Reinhold Messner inaugura il 23 luglio alle 10 il suo sesto museo: il Messner Mountain Museum Corones. Il primo lo ha aperto vent’anni fa, immaginando una rete di musei estesa dall’Alto Adige al Cadore, ciascuno dedicato a un diverso aspetto della montagna, con opere d’arte, testi e reliquie. La sede di Plan de Corones è stato progettato da Zaha Hadid. «Per la prima volta, afferma Reinhold Messner, non sono stato io a scegliere l’architetto, ma è mia l’idea principale: offrire al pubblico un determinato e inedito punto di vista». Il punto di vista è quello della terrazza panoramica che una volta entrati nel museo parzialmente interrato e attraversati i meandri della roccia ammorbidita dalle forme dell’architetto, si apre dall’altra parte della cima, offrendo una spettacolare visione sui massicci altoatesini. La terrazza a sbalzo si trova sulla vetta, a 2.275 metri di altitudine. Le avverse condizioni climatiche hanno influito sulla data di apertura, pensata inizialmente per lo scorso autunno, poi rimandata a causa del maltempo che ha reso davvero ardua la costruzione, il trasporto dei materiali e la movimentazione delle gru. Visitare i musei della montagna di Messner significa compiere un viaggio attraverso le Alpi, passando per Bolzano (MMM Firmian), la Val Venosta (MMM Ortles e MMM Juval), Brunico (MMM Ripa) e il Cadore (MMM Dolomites), dal fondovalle alle cime, fino ai 1.900 metri del MMM Ortles sopra Solda o ai 2.181 del MMM Dolomites in Cadore, detto il «museo tra le nuvole», concepito su una costruzione preesistente, un forte della Prima Guerra Mondiale sul monte Rite, inaugurato nel 2002 dopo il restauro degli architetti padovani Enzo Silviero e Paolo Faccio, che hanno messo in evidenza il lungo corridoio della struttura originaria, con le sue aperture verso l’esterno, aggiungendo nuovi punti di vedetta, polimeri irregolari in vetro innalzati verso il cielo. Il vetro è un elemento ricorrente nei musei di Messner, che l’ha scelto anche per la copertura trasparente di Castel Juval (primo museo e sua abitazione) un maniero medievale salvato dall’abbandono negli anni Ottanta. A Messner si deve anche il restauro di un altro maniero, a lungo abbandonato malgrado la posizione strategica alle porte di Bolzano. È Castel Firmiano, che dal 2006 ospita il MMM Firmian. Il progetto architettonico è di Werner Tscholl, autore anche di un itinerario panoramico che arriva a sfiorare i 2.500 metri, scandito da cinque sporti in cemento, lungo la strada del passo del Rombo. Il cemento a vista caratterizza inoltre la struttura semi-interrata del MMM Ortles, progettata dall’altoatesino Arnold Gapp. Il legno, invece, domina gli interventi terminati nel 2011 dallo studio EM2 nel Castello di Brunico, dove è stato ricavato uno spazio espositivo nei sotterranei del cortile basso, lungo le mura di cinta occidentali: il MMM Ripa, che in lingua tibetana significa montagna (ri) e uomo (pa). Le sedi del Messner Mountain Museum sono innovativi esempi di architettura alpina contemporanea che fanno del Tirolo del sud l’esempio in Italia più vicino alle esperienze dell’Austria e della Svizzera. MMM Messner Mountain Museum, www.messner-mountainmuseum.it MMM Corones, tel. 0471/631264. MMM Firmian, via Castel Firmiano 53, Bolzano, 3° dom di mar.-2° dom di nov.: ven-mer 10-18, tel. 0471/631264. MMM Dolomites, località Monte Rite, Cibiana di Cadore (Bl), tel. 0435/890996, a giu. e dal 15 set: lun-dom 10-13/14-17; lug.-15 set.: 10-13/14-18. MMM Juval, Castelbello (Bz), 4° dom di mar.-30 giu. e dal 1 set.1° dom di nov.: gio-mar 10-16 tel. 348/4433871, 0471/631264. MMM Ripa, vicolo del Castello 2, Brunico (Bz), 2° dom di mag.-1 nov.: mer-lun 10-18; 26 dic.- 25 mag. 12-18; tel. 0474/410220. MMM Ortles, c/o Yak & Yeti, Solda (Bz), tel. 0473/613577, 2° dom di dic.-1 maggio e 4° dom di mag.-2° dom di ott.: mer-lun 14-18; lug. e ago.: 13-19 Guerra di posizione e dialoghi intorno al fuoco nel MMM Firmian BOLZANO. Per l’intera stagione di apertura, che termina l’8 novembre, il MMM Firmian ospita la mostra «Monti in guerra», ideata da Reinhold Messner e ispirata a una visione universale della montagna. Opere d’arte, testi, reliquie e reperti mettono a confronto la guerra di posizione combattuta per tre anni nelle Dolomiti e sul massiccio dell’Ortles durante la Grande Guerra e la medesima tipologia di battaglia perdurata sul ghiacciaio Siachen nel Karakorum (tra l’India e il Pakistan) dieci volte tanto. In entrambi i casi molti uomini sono morti per conquistare o difendere confini di ghiaccio e roccia. La montagna diventa dunque un luogo simbolico, una metafora universale che pone la finitezza umana al cospetto dell’immensità (nella foto, un particolare dell’allestimento © MMM). Come sempre accade nei MMM musei, l’immagine della montagna non è fine a se stessa, «non amo la fotografia pura, spiega Messner, la voglio sempre filtrata dalla visione dell’osservatore». Ne sono un esempio le citazioni del geologo Déodat de Dolomieu, che diede il proprio nome alle Dolomiti dopo averne scoperto la composizione; le evocazioni delle imprese ottocentesche dei patriarchi della scalata, come George Winkler; i dipinti di Thomas Ender (1793-1875) e le installazioni contemporanee di Stephan Huber. Il rapporto tra l’uomo e la montagna è l’unico criterio che interessi a Messner quando sceglie, colloca o sposta le opere della sua collezione nei vari musei. Opere di artisti noti figurano accanto a quelle di esecutori anonimi provenienti da culture montane di ogni parte del mondo. Le imprese (scalate in libera, in solitaria, senza bulloni, senza ossigeno e senza comunicazione), la scrittura (oltre 60 libri tradotti in numerose lingue) e la cultura dell’alpinista nato a Santa Maddalena di Funes (Bz) nei pressi di Bressanone nel 1944, fanno di lui non solo uno sportivo, ma un performer di arte concettuale, un artista alla stregua dello scalatore e pittore di fine Ottocento Edward Theodore Compton, del quale il MMM Firmian conserva numerosi dipinti di paesaggi montani. Per diffondere questa inedita visione della montagna, il Museo propone inoltre i «Dialoghi attorno al fuoco con Reinhold Messner». Ogni giovedì di luglio e agosto l’alpinista attende il pubblico al crepuscolo, con un braciere acceso, nell’anfiteatro roccioso del castello, per una serie di conversazioni in tedesco, sua lingua madre (12 e 19 agosto in italiano). Un’occasione per fruire gli spazi del museo e i suoi servizi, come bookshop e ristorazione, in orari inusuali, solitamente riservati a eventi speciali e privati. MMM Messner Mountain Museum Firmian, via Castel Firmiano 53, Bolzano, dalla terza domenica di marzo alla seconda domenica di novembre, ven-mer 10-18, ultimo ingresso alle ore 17, tel. 0471/631264, «1915-2015, www.messner-mountain-museum.it, «Montagne in Guerra» fino all’8 novembre Collezionare per un domani. Nuove opere a Museion. 21 ⁄ 03 ⁄ 2015–10 ⁄ 01 ⁄ 2016 Maurizio Nannucci Top Hundred 18 ⁄ 09 ⁄ 2015–10 ⁄ 01 ⁄ 2016 Martino Gamper design is a state of mind 06 ⁄ 06–13 ⁄ 09 ⁄ 2015 Cerith Wyn Evans 03 ⁄ 10 ⁄ 2015–10 ⁄ 01 ⁄ 2016 Hubert Kostner Konzeptmontage 06 ⁄ 06–30 ⁄ 08 ⁄ 2015 Bozen ⁄ Bolzano Italy Piazza Piero Siena Platz 1 T +39 0471 223 413 www.museion.it Exhibitions AUTONOME PROVINZ BOZEN SÜDTIROL PROVINCIA AUTONOMA DI BOLZANO ALTO ADIGE VEDERE A BOLZANO E PLAN DE CORONES | 13 Le tre vite di Merano dal Medioevo ai giorni nostri Ferruccio delle Cave, vicepresidente del Südtiroler Künstlerbund, illustra il nuovo Palais Mamming Museum e gli edifici da non perdere in città MERANO (BZ). Merano è diventata a fine Ottocento una città di cura internazionale. Ferruccio delle Cave, vicepresidente del Südtiroler Künstlerbund (Associazioni artistica, letteraria e musicale tra le più grandi della provincia), esperto di filologia e letteratura, attivo nell’ambito della critica letterale, musicale e teatrale, fondatore del «Lyrikpreis Meran», un premio per la poesia in lingua tedesca e italiana, ci aiuta a comprendere l’evoluzione storica e contemporanea della città. Che città è Merano? Una città di cura con grandi tradizioni storico-culturali e sociali. Che cosa rappresenta la riapertura del Museo Civico, ora Palais Mamming Museum? Per i meranesi rappresenta un incontro con la propria storia, per i non meranesi è un viaggio alla scoperta di cose che non si pensava si potessero trovare qui. È il ritrovamento di un luogo che attraverso gli oggetti e le opere riaccomuna la storia e le vicende culturali e sociali della città. Quali sono le tappe storiche e artistiche di questa vicenda? Ci sono tre fasi importanti. Quella del primo Medioevo, ’300-’400, quando i conti del Tirolo avevano un certo potere nell’impero tedesco (non quello austroungarico che venne più tardi) in particolare in materia di economia. A Merano per quasi cento anni si coniarono monete, era un centro economico importante. La seconda fase rilevante è dal 1860 al 1914, la terza, quella degli anni Cinquanta. Potrebbe spiegare meglio le due fasi più recenti? In primo luogo c’è il turismo internazionale di cura, la nascita di tutta l’architettura connessa a questa vocazione: il teatro, i padiglioni musicali, il Kurhaus, strade, parchi e passeggiate. Nel 1870 il processo d’internazionalizzazione inizia a coinvolgere anche l’alta borghesia europea e la nobiltà, grazie alla prima visita dell’imperatrice Elisabetta d’Austria a Merano. Nel 1887 fu realizzata la linea ferroviaria tra Bolzano e Merano, che fece scaturire una fervida vita culturale internazionale nell’ambito dell’architettura, musica, letteratura e del teatro. Come rispecchia questa realtà il Palais Mamming Museum? Il Museo dà un suo contributo. Lo specchio di questa storia è la città stessa, che conserva in buona parte l’architettura del tempo. Nel Museo sono esposti oggetti, dipinti e fotografie d’epoca e viene data testimonianza del rapporto dei cittadini con il neo-nato mondo moderno. Viene messo in mostra anche tutto l’impianto sanitario delle cure, è uno dei punti salienti del percorso. L’acqua di Ikeda nei Giardini di Castel Trauttmansdorff Mostre, concerti, installazioni e una colazione in terrazza nel castello amato dall’imperatrice Sissi MERANO (BZ). I Giardini di Castel Trauttmansdorff sono stati premiati come «Parco più Bello d’Italia» nel 2005, «Parco d’Europa n. 6» nel 2006 e «Giardino Internazionale dell’Anno» nel 2013. Fin dalla loro apertura nel 2001 il percorso lungo i terrazzamenti è punteggiato da una decina di padiglioni e piattaforme panoramiche ideate da artisti e architetti quali Matteo Thun come luoghi di meditazione immersi nel verde del parco. Per la prima volta, ad aprile, è stata aggiunta un’installazione temporanea, di Ichi Ikeda, realizzata nell’ambito di «Merano Art & Nature», un progetto di arte e natura promosso dal Comune di Merano, curato da John K. Grande nell’ambito del festival «Primavera Meranese», che ha coinvolto noti artisti internazionali, quali il finlandese Jaakko Pernu e l’americano Steven Siegel, e del posto, come Paul Feichter e Margit Klammer. L’artista di Osaka si è ispirato all’acqua come bene essenziale per la crescita delle piante e per il futuro del genere umano. Per il Laghetto delle Ninfee ha realizzato «Water Blooming», una croce di celle vegetali, mani umane e acqua corrente che esprime la fugacità delle cose, invitando al consumo sostenibile dell’acqua. All’interno dei Giardini, per tutta l’estate, sono di scena i concerti del World Music Festival, cui partecipano numerosi artisti internazionali. Tutti i venerdì, sino a fine agosto, inoltre, i Giardini sono aperti fino alle 23 per «Trauttmansdorff di sera», con visite guidate e aperitivi. La domenica mattina, invece, la «Colazione da Sissi», un brunch con sottofondo musicale sulla Terrazza di Sissi, rievoca l’amore dell’imperatrice per Merano e il suo castello, ubicato nel cuore dei Giardini e sede del Touriseum, il Museo Provinciale del Turismo dove è in corso «Turismo & Guerra», una mostra dedicata alla storia del turismo locale, iniziato nell’Ottocento e interrotto dallo scoppio della Grande Guerra. Giardini di Castel Trauttmansdorff, via S. Valentino 51/a, Merano (Bz), tel. 0473/255600, 1 aprile-31 ottobre: 9-19; 1-15 novembre: 9-17; giu-ago ven 9-23, www.trauttmansdorff.it, «Water Blooming» by Ichi Ikeda, prorogata fino al 2016 Ferruccio delle Cave e i portici di Merano Quali sono le tappe del percorso culturale e architettonico in città? Il teatro comunale, aperto al pubblico nel 1900. Il Kurhaus (casa per l’ospite di cura), costruito in due fasi, la prima nel 1874 e la seconda in stile liberty nel 1914 (cfr p. 16). La chiesa evangelica, la chiesa russa-ortodossa, la ex chiesa anglicana e la sinagoga, tutti edifici visitabili, eccetto la chiesa anglicana. Poi ci sono i grandi alberghi, come il Palace e il Meranerhof, uno dei più grandi alberghi internazionali della città, le passeggiate, la grande passeggiata Tappeiner, la più lunga dell’Alto Adige con l’impianto botanico lungo tutto il tragitto, e infine il Castello di Trauttmansdorff con i suoi Giardini. Qual è oggi il clima culturale a Merano e in provincia? Per quanto riguarda la provincia, in tutto l’ambito europeo è difficile trovare una tale concentrazione di proposte culturali come in questo territorio, in varie lingue e culture. È una situazione interessante, presente ormai da 20, 30 anni. Merano negli anni Sessanta e Settanta era un po’ chiusa verso iniziative sperimentali e mostre di arte contemporanea, perché il sottofondo sociale era composto prevalentemente dal comparto alberghiero, che non aveva interesse nei confronti dell’attualità e dell’innovazione artistica e culturale, ma era maggiormente rivolto al passato e alle tradizioni. Dagli anni Ottanta, Novanta e con l’apertura di Merano Arte, la città ha acquisito invece un ruolo importante nella regione anche per le arti visive. Quali sono i progetti in cantiere del Palais Mamming Museum? Il background del Museo offre diversi spunti e può dare un apporto interessante. Merano gode già di numerose occasioni culturali, ma Palais Mamming si candida a essere un nuovo spazio con nuove possibilità per promuovere la cultura, diventando un luogo di spicco. q Mariella Rossi Palais Mamming Museum, piazza Duomo 6, Merano (Bz), tel. 0473/270038, mar-sab 10,30-17, dom 10,30-13, [email protected] La città che cura corpo e spirito con una chiesa per ogni culto MERANO (BZ). Il Palais Mamming Museum è ubicato di fianco al duomo nella piazza principale della città. Il Duomo (nella foto) incarna alla perfezione il concetto di confine tra mondo germanico e mediterraneo e tra mondo cattolico e riformato. È evidente negli arredi, nei quali dal XVI secolo vennero esaltati i culti mariani e il culto dei santi in un’ottica anti-protestante. La chiesa, come la cappella originaria del 1100, è intitolata a san Nicolò e fu eretta tra il Trecento e il Quattrocento in stile gotico. Al 1100 risale anche la chiesa di Santa Maria del Conforto in località Maia Bassa, con un interessante ciclo di affreschi romanici scoperto durante il restauro dovuto alle intuizioni di Nicolò Rasmo. Gli affreschi campeggiano sull’arco trionfale e sulle pareti adiacenti, raffigurano le storie della Vergine e un concilio degli apostoli, richiamando per iconografia e per stile l’arte bizantina. La sensibilità religiosa a Merano fu coinvolta nel processo d’internazionalizzazione di fine Ottocento, quando la città divenne luogo di cura. La prima chiesa di questo periodo, eretta nella parte inferiore delle Passeggiate lungo il torrente Passirio, fu quella evangelica, protestante, ideata nel 1883 in stile neogotico da Hans Vollmer, mentre la casa pastorale fu realizzata su progetto di Coelestin Recla nel 1896. L’anno successivo fu inaugurata la chiesa russo-ortodossa di Tobias Brenner, nei cui edifici accessori è custodito l’esteso lascito in lingua russa di Nadezda Ivanovna Borodina che compone l’omonima biblioteca arricchita di altri lasciti privati: libri, riviste, testi liturgici, spartiti musicali e un ampio apparato fotografico. Nel 1901, infine, fu costruita una sinagoga per la comunità culturale ebraica cittadina, che all’interno ospita il Museo Ebraico. Duomo, Chiesa di San Nicolò, piazza Duomo, Merano (Bz), tel. 0473/230174; Chiesa di Santa Maria del Conforto, località Maia Bassa, Merano (Bz), tel. 0473/237627-272000; Chiesa Evangelica, via Carducci 31, tel. 0473/492395; Chiesa russo-ortodossa, via Schaffer 21, primo e terzo sab 9-13; Biblioteca Nadezda Ivanovna Borodina, Merano (Bz),tel. 0471/979328, www.rus-bz.it; Sinagoga e Museo Ebraico, via Schiller 14, Merano (Bz),tel. 0473/236127, mar-mer 15-18, gio-ven 9-12 I nuovi busti delle Passeggiate del Lungopassirio MERANO (BZ). Tre busti di grandi personaggi legati alla storia di Merano sono stati installati nelle Passeggiate del Lungopassirio. Il progetto, promosso dal Comune di Merano, s’intitola «Figure umane» e proseguirà nei prossimi anni. La tradizione delle statue celebrative è rivisitata per valorizzare la storia e l’identità cittadine. Stefan Balkenhol, Aron Demetz e Urs Lüthi hanno scolpito i busti di Emma Hellenstainer, Antonio Manfredi e Franz Kafka, che soggiornò a Merano nel 1920. Lüthi si è identificato con lo scrittore e ha presentato l’autoritratto «Lüthi nei panni di Kafka che scrive le Metamorfosi» (nella foto © Ulrich Egger). Manfredi (1912-2001), poeta e artista, si stabilì a Merano, dove la galleria Artforum gli dedicò una mostra nel 1996. Aron Demetz, con il marmo di Carrara, ha dato forma a uno dei suoi versi. La signora Hellenstainer (1817-1904), ritratta da Balkenhol in bronzo dipinto, fu invece una pioniera dell’accoglienza. A lei sono intitolate la scuola locale per il turismo e l’Hotel Emma. Figure umane, Passeggiata Lungopassirio, Merano (Bz), tel. 0473/212643 VEDERE A MERANO | 14 «Water Blooming» di Ichi Ikeda, 2015 Piazza Duomo con il Palais Mamming Museum. Courtesy Palais Mamming Museum Da palazzo barocco a Museo Civico Elmar Gobbi, responsabile del Palais Mamming, spiega gli obiettivi e la nuova identità dell’istituzione civica meranese MERANO (BZ). È stato da poco inaugurato il Museo Civico di Merano, parzialmente chiuso dagli anni Novanta. Fondato nel 1900, tra i più antichi della regione, ha cambiato sede, nome, e approccio espositivo, come racconta Elmar Gobbi, il responsabile del nuovo Palais Mamming Museum. Perché per inaugurare il Museo avete scelto lo slogan «finalmente»? Perché è stato un percorso lungo, durato 19 anni: l’acquisizione di una sede prestigiosa, la progettazione del nuovo museo, il restauro di un antico palazzo, la costruzione di un nuovo edificio che lo affianca. Sia i meranesi sia i numerosissimi interessati alla storia e all’arte altoatesina/sudtirolese attendevano con impazienza l’apertura: nei primi giorni abbiamo registrato un afflusso superiore alle attese, con lunghe file dinanzi all’ingresso e nella piazza antistante. Com’è strutturata la nuova sede? È collocata nel cuore del centro storico, accanto alla chiesa principale, in un palazzo seicentesco, l’antico Palazzo Mamming che abbiamo restaurato negli ultimi cinque anni. Nella parte retrostante, verso il cosiddetto Monte Benedetto, abbiamo aggiunto una costruzione moderna invisibile dalla piazza, recuperando spazi per esporre le vaste collezioni museali. Un ulteriore regalo alla cittadinanza e agli ospiti è il nuovissimo accesso alla Passeggiata Tappeiner, che al termine della visita al museo consente di raggiungere direttamente il celebre e panoramico percorso pedonale che sovrasta la città. Nel nome avete tolto il termine «civico»: è cambiata la vocazione del museo? Il museo rimane «civico» a tutti gli effetti, ovvero della città e dei suoi cittadini. È fedele a ciò che è sempre stato: una scrigno della città. Abbiamo mutato il nome in virtù della sua nuova collocazione nel palazzo che appartenne alla famiglia Mamming sino all’Ottocento, il principale palazzo nobiliare del centro storico. Si è voluto valorizzare il luogo, evidenziare il suo «flair». È un palazzo significativo a livello cittadino e regionale, con una preziosa sala stuccata e affrescata e altri ambienti interessanti. Il nome non muta i fondamenti e la «mission» del museo: aggiunge, non sottrae. Il museo estende i suoi compiti ad altri settori: nella nuova struttura abbiamo a disposizione due spazi espositivi, dei quali uno potrà essere dedicato alle mostre storiche e storico-artistiche, ma anche all’arte contemporanea o a progetti trasversali di arte, musica e poesia. Quali sono le principali testimonianza della storia termale della città? Va fatta una distinzione sul piano storico. La rinomanza termale della città è relativamente recente e non fa parte della mostra permanente. La Merano ottocentesca e dei primi decenni del Novecento, ovvero la cosiddetta «città di cura» e il suo sviluppo come luogo di soggiorno grazie alle sue caratteristiche climatiche, è invece il tema centrale del percorso museografico e a esso abbiamo dedicato tre sale. La Merano attuale è per larga parte figlia di quello sviluppo. Com’è stato pensato il museo? Da un punto di vista architettonico il museo si suddivide in due parti: l’edificio nuovo, quello addossato al Monte Benedetto, dove l’architetto Walter Gadner ha lasciato la roccia viva come quinta scenografica alla mostra permanente, e il palazzo barocco restaurato. L’allestimento vero e proprio dell’intero museo è stato progettato dall’architetto Markus Scherer, che ha individuato soluzioni per dar spazio a temi della storia della città. Si sono seguite le linee guida di un museo moderno: raccontare e contestualizzare storie ed eventi e non affastellare oggetti preziosi nelle sale. Per questo, tra le ricche collezioni del museo, abbiamo scelto relativamente pochi oggetti significativi e lasciato il restante 95% in deposito: serviranno per le mostre temporanee e per variare la collezione permanente, sarà un museo in movimento. Quali sono ora i vostri progetti? Abbiamo diverse idee e non solo di mostre temporanee, che certo non mancheranno. È importante sviluppare in parallelo un programma culturale articolato, oltre il classico aspetto espositivo. Un programma che, assieme a mostre storiche o storico-artistiche, faccia di Palazzo Mamming una sede ove presentare progetti, libri, organizzare concerti e dove, perché no?, discutere della storia e delle culture di cui il nostro territorio è così ricco. q Mariella Rossi Palais Mamming Museum, piazza Duomo 6, Merano (Bz). mar-sab 10.30-17, dom 10,30-13, in estate (in occasione dei martedì lunghi) 10,30-13/18-22, tel. 0473/270038, www.comune.merano.bz.it/palaismammingmuseum.asp Die Gärten von Schloss Trauttmansdorff I Giardini di Castel Trauttmansdorff Universo botanico tra natura, cultura e arte The Gardens of Trauttmansdorff Castle I Giardini di Castel Trauttmansdorff a Merano Merano, adagiati su un anfi teatro naturale a est di Merano e circondati dalle maestose cime innevate del Gruppo di Tessa, presentano, su 12 ettari di superfi cie, 80 ambienti botanici con oltre 5.800 piante da tutto il mondo. Tra natura e arte, i Giardini ospitano attrazioni sorprendenti: 10 padiglioni artistici, numerose stazioni sensoriali, attrazioni botaniche, piattaforme panoramiche mozzafiato come Il Binocolo di Matteo Thun e la Voliera, attrazioni multimediali come il Regno Sotterraneo delle Piante e molto altro. Architettura antica e moderna si fondono offrendo splendidi contrasti all’interno del parco, valorizzato da sculture artistiche, fauna tematica, manifestazioni ed eventi durante tutta la stagione, che trasmettono la natura con gastronomia, cultura e musica locali, nazionali ed internazionali. La pianta è al centro e si muove in tutte le sue dimensioni in questi Trauttmansdorff – Die Gärten / I Giardini / The Gardens Giardini in movimento, un connubio unico tra natura, cultura e arte. Premiati come “Giardino Internazionale dell’Anno 2013”, i Giardini di Castel Trauttmansdorff meritano di essere visitati più volte per scoprire il fascino sempre diverso di forme e colori. Al centro del giardino, si erge imponente Castel Trauttmansdorff, luogo amato dall’imperatrice Elisabetta, detta Sissi, oggi sede del Touriseum, il Museo Provinciale del Turismo, che quest’anno presenta agli ospiti la nuova mostra temporanea “Turismo & Guerra”. Apertura: 1° aprile – 15 novembre Merano | Alto Adige | Italia Tel. 0473 255 600 www.trauttmansdorff.it VEDERE A MERANO | 15 I menhir dell’età del Rame e la maschera funebre di Napoleone MERANO (BZ). Le due facce del Palais Mamming Museum rispecchiano la duplice natura di una città legata al territorio e internazionale. Nell’800 il Palazzo è diventato un luogo di cura per l’alta società europea. Questa doppia identità convive nelle collezioni in mostra, piccola parte del patrimonio conservato nei depositi. Sono esposti i menhir figurati del II-III millennio a.C., rinvenuti nel 1932 e nel 1942 a Lagundo vicino a Merano e due statue-stele antropomorfe dell’età del rame. Figura inoltre il nucleo delle opere attorno al quale si è costituito il museo, voluto dal medico meranese Franz Innerhofer (1847-1918) primo direttore del museo, che raccolse, in particolare, sculture lignee gotiche e dipinti barocchi di artisti tirolesi come Martin Knoller, Stephan Kessler e del meranese Matthias Pussjäger. Rispondendo alla vocazione civica, il museo parte dalla preistoria e giunge alla contemporaneità attraversando tutti gli ambiti sociali e artistici (nella foto, un particolare dell’allestimento © Palais Mamming Museum), spaziando tra reperti, manufatti artigianali e oggetti legati alla storia di Merano come luogo di cura, aspetto cui è dedicata una sezione all’interno del percorso circolare. In mostra vi è anche la macchina da scrivere modello «Merano» inventata nel 1866 da Peter Mitterhofer. Grazie alla frequentazione di Merano da parte di nobili e borghesi internazionali nel tempo sono inoltre confluiti nel museo pezzi esotici e inaspettati come una mummia egizia, la maschera funebre di Napoleone e la collezione di armi del Sudan dell’avventuriero Slatin Pascha. Palais Mamming Museum, piazza Duomo 6, Merano (Bz). Pasqua-6 gen.: mar-sab 10,30-17, dom e festivi 10,30-13; estate: mar lunghi 10,30-13/18-22, tel. 0473/270038, www.comune.merano.bz.it/it/palaismammingmuseum.asp Prima Casa Steinach, poi Palais Desfours MERANO (BZ). Il Palais Mamming ha riaperto con una nuova sede e un inedito approccio espositivo. L’allestimento del museo è curato dall’architetto meranese Markus Scherer, mentre l’impostazione scenografica della mostra permanente, l’immagine e la comunicazione dell’apertura sono state realizzate da Doc-Office for Communication and Design di Bolzano, loro è anche lo slogan «Finalmente», che ha accompagnato la riapertura. Palais Mamming, la nuova sede che dà il nome al museo, è un palazzo seicentesco oggetto di un lungo restauro, ampliato da un innesto architettonico di Walter Gadner nella parte addossata alla montagna. Il Palazzo fu costruito nel 1675 da Carlo Delai come dimora nobiliare per la famiglia meranese dei Mamming. Testimonianza del primo Barocco in Alto Adige, fu un edificio di rappresentanza, caratterizzato da una ricca decorazione a fresco e a stucco, con soggetti quali il ratto di Proserpina del 1690 sul soffitto del salone delle feste (nella foto). Il nome originale dell’edificio era Casa Steinach, nel XIX secolo fu chiamato Palais Desfours. Il Museo Civico inaugurò invece nell’autunno del 1900, negli ambienti messi a disposizione dalle Dame Inglesi sulla Passeggiata d’Inverno. Nella sua storia lunga oltre un secolo ha cambiato più volte sede. Dal 1911 e per ottant’anni è stato nel nuovo edificio dell’asilo in Jahnstraße, oggi via Galilei, e dopo nell’antica locanda Aquila Rossa in via delle Corse. Palais Mamming Museum, piazza Duomo 6, Merano (Bz). Pasqua-6 gennaio: mar-sab 10,30-17, dom e festivi 10,30-13; estate (in occasione dei martedì lunghi): mar 10,30-13/18-22, tel. 0473/270038, www.comune. merano.bz.it/it/palaismammingmuseum.asp Terme e teatri caratterizzano l’architettura di una città di cura MERANO (BZ). Il simbolo della Merano contemporanea è l’edificio delle terme di Matteo Thun. Già in passato l’architettura ha segnato l’identità della città come luogo di cura, sull’onda del grande cambiamento che tra fine Ottocento e inizio Novecento la trasformò in un centro turistico internazionale dal gradevole clima mediterraneo. Gli edifici icona di questo periodo sono il primo Kurhaus (nella foto) e il Teatro Puccini. Il Kurhaus (casa per l’ospite di cura) era destinato all’intrattenimento e allo svago più che alle cure vere e proprie. I lavori di costruzione furono avviati nel 1874, su progetto di Josef Czerny in stile neoclassico. Nei secoli precedenti Merano aveva vissuto momenti poco floridi, gli fu negato il conio della moneta, trasferito nel Tirolo del Nord. Il turismo diede l’avvio a una veloce parabola ascendente e a pochi anni dalla costruzione, fu necessario ampliare il Kurhaus. Il progetto fu affidato a Friedrich Ohmann, esponente della Secessione Viennese, che donò all’edificio la sua inconfondibile caratterizzazione Jugendstil. Il nuovo Kurhaus fu inaugurato nel giorno di san Silvestro del 1914. Gli interventi artistici pensati da Ohmann erano però soltanto all’inizio e furono fermati dalla Grande Guerra, che interruppe anche il successo turistico di Merano, poi rifiorito grazie alle acque termali del Monte San Vigilio. Il primo dicembre del 1900, con il «Faust» di Goethe, fu inaugurato il Teatro Comunale, progettato dall’architetto di Monaco Martin Dülfer con una facciata dallo stile eclettico, successivamente il teatro fu intitolato a Puccini, che soggiornò a Merano nel 1923. (Kurhaus © Ente Gestione Teatro e Kurhaus di Merano). Kurhaus, corso Libertà 33, tel. 0473/496000; Teatro Puccini, piazza Teatro 2, Merano (Bz), tel. 0473/238149, www.kurhaus.it Uno dei tesori del museo sono gli antichi giocattoli in legno: bambole snodabili, cavalli a dondolo, burattini. La Hofburg di Bressanone, già sede dei principi vescovi brissinesi, ospita il Museo Diocesano che conserva preziose testimonianze della plastica e pittura medievale e barocca, il tesoro del duomo e una collezione di presepi. Hofburg_Anzeigen_GiornaleDellArte052015_RZ.indd 1 VEDERE A MERANO | 16 39046 Ortisei (BZ), Val Gardena Cësa di Ladins, Str. Rezia 83 Tel. 0471 797554 [email protected] www.museumgherdeina.it Mostra temporanea: Disegni barocchi (fino al 27.9.2015) Hofburg Brixen Bressanone Piazza Palazzo Vescovile 2 I – 39042 Bressanone mar–dom 10.00–17.00 t +39 0472 83 05 05 www.hofburg.it 26.05.15 10:56 Il disegno nel Palazzo dei Vescovi Giovani curatori nel fienile-museo In mostra per la prima volta nella Hofburg 80 opere grafiche della collezione: da Hans Reichle a Paul Troger a Joseph Schöpf BRESSANONE (BZ). L’Hofburg (Palazzo Vescovile) espone per la prima volta un’ottantina di disegni della propria collezione grafica per la maggior parte barocchi. Il percorso indaga il legame tra il disegno e le altre tecniche per le quali funge da progetto. Sono esposti lavori eseguiti per il Palazzo Vescovile, per il territorio e oltre. I disegni di Hans Reichle (1565-1642) ritraenti la dinastia degli Asburgo costituiscono il punto di partenza delle statue pensate per l’ampio loggiato rinascimentale: 44 figure in terracotta con cromia bronzea, in parte visibili nell’ubicazione originaria, in parte all’interno dell’Hofburg, nel Tiroler Landesmuseum Ferdinandeum di Innsbruck e nel Maximilianmuseum di Augsburg. Il Palazzo Vescovile fu edificato nel XIII secolo per ospitare i principi vescovi, all’inizio del ’700 fu ristrutturato in stile barocco. Anche il duomo di Bressanone fu rimaneggiato nel medesimo stile, come dimostrano i disegni di Paul Troger. Figura poi il «Libro di schizzi romani» di Josef Schöpf: 54 studi degli affreschi di Raffaello e Giulio Romano delle Stanze Vaticane eseguiti in Italia. Prevalentemente attivi in area bavarese e tirolese sono invece Melchior Steidl e Matthäus Günther, del quale figurano le carte preparatorie degli affreschi della chiesa parrocchiale di San Leonardo in Badia. Dal trasferimento della sede vescovile a Bolzano nel 1972, il Palazzo ospita il Museo Diocesano, fondato nel 1897. Le collezioni spaziano dai crocefissi e dalle madonne tardo romaniche all’epoca moderna, con una ricca sezione sul Barocco con sculture di Adam Baldauf e tele di Ulrich Glantschnigg, Franz Sebald Unterberger, Johann Georg Grasmair e Paul Troger, da ammirare con i soffitti barocchi affrescati da Kaspar Waldmann e Antonio Gresta. Vi è anche la collezione di presepi iniziata dal principe vescovo Karl Franz Lodron tra Coppia di angeli nella maniera di Jacopo il Sette e l’Ottocento. Ogni mercoledì di luglio e agosto, l’Hofburg propone visite Amigoni, 1730 ca guidate in italiano (partenza alle 20,30 nel cortile rinascimentale). Hofburg di Bressanone, piazza Palazzo Vescovile 2, Bressanone (Bz), tel. 0472/830505, mar-dom 10-17, www.hofburg.it, «Disegni barocchi» fino al 27 settembre L’Art Nouveau del secessionista altoatesino L’omaggio del Museo Civico di Brunico a Josef Maria Auchentaller BRUNICO (BZ). Il Museo Civico di Brunico dedica una retrospettiva a Josef Maria Auchentaller (Vienna 1865-Grado 1949), artista di origine altoatesina attivo nell’ambito della Secessione viennese. Curata da Roberto Festi, la mostra si avvale della collaborazione dell’archivio della famiglia Auchentaller ed è accompagnata da un catalogo bilingue (italiano-tedesco). Nato a Vienna nel 1865, figlio di mercanti di seta provenienti dal Tirolo del sud, Auchentaller fu attivo nel gruppo della Secessione viennese, del quale fece parte del comitato organizzatore e partecipò a molte mostre ufficiali, almeno sette. Nel 1903 si trasferì a Grado, dove creò un’icona dell’epoca: il manifesto turistico di Grado, conservato nella collezione del Leopold Museum. Lontano dalle Progetto per un gioiello di suggestioni della capitale si dedicò a una produzione intima e privata: la pittura di paesaggi e di Josef Maria Auchentaller, ritratti. Il percorso è focalizzato sulle creazioni di Auchentaller in stile Art Nouveau, che spaziano 1900 ca dall’arte al design. Sono esposte 80 opere tra dipinti, oggetti e gioielli (disegnati per la casa Georg Adam Scheid di Vienna), disegni e studi per tessuti, mobili, specchi, vetrate, opere grafiche e manifesti realizzati per case di produzione di area germanofona. Figurano poi numerose copertine e illustrazioni eseguite per il «Ver Sacrum», la rivista della Secessione che ad Auchentaller, membro del comitato redazionale, dedicò un numero monografico nel 1901, e vi sono anche lavori eseguiti per «Jugend», l’altra rivista d’avanguardia in lingua tedesca, con cui aveva collaborato a Monaco. Il Museo Civico di Brunico, istituito nel 1912 e rifondato nel 1990 nelle antiche stalle della posta, ospita un percorso permanente dedicato alla Val Pusteria, con opere, in particolare del periodo Tardo Gotico. Da segnalare la «Chiave di volta con busto d’angelo» del 1459 ca di Michael Pacher, le tavole di Friedrich Pacher, suo collaboratore, e di Simon von Taisten, suo allievo, e, ancora, l’altare di Castelbadia, eseguito nel 1490 dai fratelli Simon e Veit von Taisten ca, e le tavole del Maestro di Villa Ottone probabilmente provenienti dalla chiesa parrocchiale di Villa Ottone. Museo Civico di Brunico, via Bruder Willram 1, Brunico (Bz), tel. 0474/553 292, mar-ven 15-18, sab-dom 10-12; dal 4 luglio al 31 agosto: mar-dom 10-12/15-18, www.stadtmuseum-bruneck.it, «Auchentaller. Jungendstil a Vienna» dal 4 luglio al 25 ottobre SELVA VAL GARDENA (BZ). Un antico fienile di pietra e di legno con un moderno cubo in vetro, il legame con il territorio e l’attenzione alla contemporaneità caratterizzano il Tublà da Nives (nella foto), gestito dall’omonima associazione presieduta da Vinzenz Senoner e diretto da Leo Senoner. Gli spazi, rigorosamente asciutti per volontà dell’architetto Rudolf Perathoner, accolgono ogni anno quattro personali e quattro collettive. In autunno debutterà la prima rassegna del concorso per giovani curatori dell’euroregione del Trentino-Alto Adige e Tirolo. Silvia Höller, curatrice, Aron Demetz, artista, Denis Isaia, curatore al Mart di Rovereto, Stefan Planker, direttore del Museum Ladin Ciastel de Tor, e Lisa Trockner, curatrice del Südtiroler Künstlerbund, che ha collaborato alla nascita del concorso, hanno selezionato il progetto vincitore: «Dissenso/Trascendenza. Dal culto all’opera d’arte» della bolzanina Else Prünster e dalla trentina Chiara Galbusera, rispettivamente registrar e assistente curatore al Leopold Museum di Vienna. «La Val Gardena è un luogo speciale per la sua diversità linguistica e per la sua realtà attuale, sospesa tra progresso e tradizione. La scultura tradizionale in legno, con i suoi approcci innovativi nel passato e nel presente, ci ha suggerito il tema della mostra che vuole mettere in evidenza il legame tra culto e oggetto d’arte», spiegano le giovani vincitrici. Tra le altre personali in programma ricordiamo quella di Arnold Mario Dall’O, con una selezione di dipinti a olio, le elaborazioni fotografiche della gardenese Romana Prinoth e le installazioni di Markus Delago. Tublà da Nives, via Nives 6, Selva Val Gardena (Bz), mar-dom 16-19, ven-dom 10-12, www.tubladanives.it, «Arnold Mario Dall’O», fino al 31 luglio, «Romana Prinoth: bellezza» dal 7 al 28 agosto, «Dissenso/Trascendenza. Dal culto all’opera d’arte» dal 4 al 27 settembre e «Markus Delago: Reflexion» dal 3 al 25 ottobre Viaggio nella collezione Kreuzer BRUNICO (BZ). Il Museo Civico di Brunico presenta per la prima volta una selezione di opere della collezione privata bolzanina di Josef Kreuzer, composta da un migliaio tra dipinti, sculture e installazioni da inizio Novecento a oggi. Curato da Carl Kraus, il percorso è suddiviso in sezioni cronologiche, ciascuna dedicata a un decennio, e documenta le molteplici tendenze artistiche moderne e contemporanee, dall’Espressionismo all’astrazione, all’Arte concettuale (nella foto, «Senza titolo» di Hans Ebensperger). Rigorosa la delimitazione geografica, a incominciare dal Tirolo storico d’inizio secolo che apre la mostra. Sono esposte in tutto 60 opere di 44 artisti (circa 3 per decennio). S’incontrano per primi Leo Putz, Max von Esterle e Carl Moser, poi i trentini Fortunato Depero, Fausto Melotti e Aldo Schmid. Il pittore e scultore Peter Fellin, nato a Revò in Trentino, incarna lo spirito mitteleuropeo: ha vissuto a Graz, studiato a Vienna e si è spento a Merano. Gli anni ’80, segnati dalla grande varietà di mezzi espressivi, sono documentati dalle opere grafiche di Markus Vallazza e dalle sculture di Eduard Habicher, mentre dal 2000 a oggi troviamo, infine, Robert Bosisio, Julia Bornefeld, Esther Stocker, Margereth Dorigatti, Robert Pan, Leander Schwazer e Sissa Micheli, giovani artisti del territorio. Museo Civico di Brunico, via Bruder Willram 1, Brunico (Bz), tel. 0474/553 292, mar-ven 15-18, sab-dom 10-12, dal 4 luglio al 31 agosto: mar-dom 10-12/15-18, www.stadtmuseum-bruneck.it, «Immagini del tempo. Tempo d’immagini. Alto Adige, Tirolo, Trentino dal 1900 a oggi» dal 30 ottobre al 6 dicembre Arte contemporanea sotto i portici di una storica città commerciale EGNA (BZ). La Kunstforum Unterland aperta nel 1991, attiva dal 1997, è la galleria di arte contemporanea voluta dalla Comunità comprensoriale Oltradige Bassa Atesina. Ogni anno organizza sei personali (un centinaio sino a oggi) tutte di artisti provenienti da Alto Adige, Trentino e Tirolo austriaco. Si occupa di pittura, scultura e installazioni site-specific. Lo scorso aprile si è tenuta la mostra sulle opere di arte pubblica in Alto Adige di artisti come Mario Airò, Margit Klammer, Manfred Alois Mayr, Philipp Messner. A settembre sarà di scena l’austriaco Magnus Pöhacker, con disegni e sculture in cemento e metallo. Seguirà l’altoatesino Ulrich Egger, con fotografie dedicate all’architettura (nella foto, «Casa Goldstein», 2013) e impalcature da cantiere disseminate nello spazio. A chiudere il 2015 sarà, infine, la personale con le nature morte di un altro altoatesino: Giorgioppi. Kunstforum Unterland, via Portici 26, Egna (Bz), tel. 333/9366551, mar-sab 10-12/16-18, www.bzgcc.bz.it, «Magnus Pöhacker» dal 5 al 19 settembre; «Ulrich Egger» dal 17 al 31 ottobre e «Giorgioppi» dal 28 novembre al 12 dicembre. VEDERE A BRESSANONE, BRUNICO, EGNA, SELVA VAL GARDENA | 17 Opere d’arte contemporanea sulle Dolomiti L’alpinista Luis Trenker e l’ittiosauro del Monte Secedea ORTISEI (BZ). La dualità arte e natura è la caratteristica del Museum Gherdëina, come dimostra il nuovo allestimento dedicato a Luis Trenker (1892-1990), alpinista, scrittore, regista e attore altoatesino, che integra le sezioni del museo dedicate all’antica produzione locale di giocattoli e sculture in legno e agli aspetti geologici e paleontologici delle Dolomiti, documentati da collezioni naturalistiche, minerali e fossili che conservano, persino, i resti fossili dello scheletro d’ittiosauro del Monte Seceda, il più antico ritrovamento al mondo di questo pesce-lucertola lungo sino a 9 metri. «Puntiamo sul dialogo, tra arte e natura, i due volti del museo, dichiara la direttrice Paulina Moroder, e l’esempio di Luis Trenker calza a pennello. Fruitore cosciente e creativo della montagna, Trenker, nato a Or- tisei, è divenuto famoso come star del cinema, autore e narratore. Il museo ha votato parte dell’allestimento permanente alla sua figura nel 2004, quando ne ha ricevuto il lascito artistico. Adesso, per i 25 anni della scomparsa, abbiamo inaugurato il nuovo percorso espositivo con le sue corrispondenze, foto, copioni, manifesti, cineprese, mobili, ricordi e accessori di scena, come la maschera del sole del suo film “Il figliuol prodigo” del 1934 (nella foto, Courtesy Archivio Trenker, Museum Gherdëina). Le novità sono il restauro del tavolo di montaggio cinematografico e l’ornamento di piume del film “L’imperatore della California” (1936), esposto per la prima volta. Una parte interattiva permette di vederlo all’opera e di sentirlo recitare». La figura di Trenker è approfondita, inoltre, con il libretto «Luis Trenker. Montagna e valle in una vita» e con la mostra fotografica «Luis Trenker Backstage», allestita lungo la passeggiata adiacente al museo (visite guidate tutti i venerdì alle 16). q M.Ros. Museum Gherdëina, Cësa di Ladins, via Retia 83, Ortisei (Bz), fino al 10 ottobre: lun-ven 10-12,30 e 14-18, da luglio al 31 agosto: lun-sab 10-18, tel. 0471/797554 www.museumgherdeina.it Michael Moling e l’opera di Barbara Tavella La seconda edizione di Smach colloca in alta quota dieci opere create appositamente da artisti internazionali SAN MARTIN DE TOR (BZ). Il progetto biennale Smach-Constellation of art, culture & history in the Dolomites porta ad alta quota una decina di opere selezionate tramite concorso. All’artista Michael Moling, rappresentante dell’Associazione turistica San Martin de Tor e ideatore del progetto, abbiamo rivolto alcune domande. Com’è nato Smach? Dall’idea di offrire un valore culturale aggiunto alle escursioni nella località di San Martin de Tor tramite l’arte. I luoghi scelti per gli interventi artistici hanno tutti un alto valore culturale-naturalistico. Tramite questo progetto l’Associazione turistica vuole anche stimolare le strutture del territorio a dare importanza anche ai valori culturali, non solo a quelli materiali. Qual è il vostro territorio? L’Associazione turistica San Martin de Tor è in mezzo alle Dolomiti e a due parchi naturali: il Parco Puez Odles e il Parco Fanes-Sennes-Braies. San Martin de Tor è il territorio privilegiato della cultura e della lingua ladina, la più antica delle Alpi, parlata ancora oggi da oltre 23 mila persone intorno al Gruppo del Sella. È la culla della cultura ladina, con il Museo Ladino Ciastel de Tor e l’Istituto Culturale Ladino Micurà de Rü. Perché avete scelto la formula del concorso? Ci consente di far conoscere la località a molte più persone interessate culturalmente e amanti della natura. Qual è il vostro pubblico? Amanti della cultura e della natura, un target di ospiti mirato. Non vogliamo e non possiamo confrontarci con gli alberghi a cinque stelle. Gli abitanti come vivono il vostro progetto? San Martin de Tor è uno dei pochi paesi della Ladinia che ha saputo conservare in maniera pressoché intatta il suo aspetto rurale e naturalistico. In questi anni viviamo una riscoperta del nostro territorio grazie al dialogo innescato dall’arte. Alcune persone del luogo hanno ancora in mente una visione con hotel a cinque stelle, irreale per San Martin, che non possiede una base adatta per questo tipo di turismo. Queste persone sono le più scettiche. Ma a due anni dalla prima edizione (nel 2013) c’è già stata una maggiore accettazione del progetto, di cui la gente del posto ha capito il valore inestimabile, sia come arricchimento, sia come veicolo di comunicazione. Smach, Tor, 18/C, San Martin de Tor (Bz), tel. 0474/523 175, sedi varie sempre visibili, www.smach.it, «Smach 2015-Costellation of art, culture & history in the Dolomites» fino al 12 settembre Escursioni artistiche a passo d’uomo SAN MARTIN DE TOR (BZ). Smach-Costellazione di arte, storia e cultura nelle Dolomiti, con installazioni dai paesi lungo i fianchi della Val Badia fino alle cime delle Alpi, è un esempio di arte in dialogo con la natura. Per ammirare il lavoro di Barbara Tavella, per esempio, è necessario salire a piedi al Giogo della Croce, nel parco naturale Puez-Odle. La vetta del Monte Muro, a oltre duemila metri, ospita invece «Termo. Terminus Grenzstein» di Stefano Cagol (nella foto), un’installazione sul concetto di confine, tema scelto da Smach per l’edizione di quest’anno. Nei prati ai piedi delle rocce dolomitiche della catena del Sasso Putia sono collocate altre due opere: una di Simon Perathoner e una del duo composto da Marco Contino e Martin Verdross. Nella zona delle sorgenti della valle di Longiarù, Peter Chiusole ha realizzato invece un sorprendente punto d’osservazione. Queste sono le cinque escursioni in alta quota. Scendendo di altitudine, si raggiungono i prati della località Piccolino, lungo la strada della Vena, dove il lavoro di Valeria Ambi, Leo Carretti, Federico Grande e Federica Venier omaggia la tradizione dei panni stesi al sole. Verso Ciastel de Tor, dove ha sede il Museum Ladin, è orientata la monumentale camera oscura di Mariano Dallago, mentre tra i mulini e i masi di Longiarù vi è l’opera di Alois Steger. Per ammirare le cartoline di Claudia Barcheri, infine, si deve entrare in una casa di Antermoia, la «ciasa del curt», un tempo parte del convento delle Clarisse di Bressanone. Chiude il percorso la «ciasa Nadè» di San Martin, la casa natale di Gilbert Prousch (del duo Gilbert&George), con un’opera di Barbara Christine Henning. q Mariella Rossi Smach, Tor, 18/C, San Martin de Tor (Bz), tel. 0474/523 175, sedi varie, www.smach.it, «Smach 2015: il confine» fino al 12 sett. VEDERE A ORTISEI E SAN MARTIN DE TOR | 18 Bozner Platz Nr.2 6020 Innsbruck / Austria Primo Piano + 43 512 580300 [email protected] www.innauction.com GIULIO PAOLINI Eclisse (II), 1976 Matita su tela preparata, tela rovesciata, 80x120 cm ¤ 130.000-150.000 Venduto per ¤ 242.000 (incl. Buyer's Premium) InnAuction, con sede ad Innsbruck, si è affermata in breve tempo come la principale Casa d’Aste del territorio tirolese. Al contempo InnAuction è diventata punto di riferimento per l’Austria, le aree della Baviera, della Svizzera e del nord Italia, contraddistinguendosi fin da subito per l’elevata qualità delle opere proposte, e, per la capacità di proporre gli artisti che diventeranno le future blue chip del mercato globale dell’arte: Joseph Beuys, Enrico Castellani, Lucio Fontana, Leoncillo, Piero Manzoni, Fausto Melotti, Giulio Paolini, Dennis Oppenheim, Arnulf Rainer, Salvatore Scarpitta, Gunther Uecker. Con il suo ricco calendario di vendite, InnAuction ha raggiunto grandissima notorietà e successo in tutto il mondo sviluppando una vasta clientela in Austria, Belgio, Canada, Cina, Francia, Germania, Inghilterra, Italia, Stati Uniti e Svizzera. Specializzata nei settori dell’arte antica, moderna e contemporanea, InnAuction ha in programma anche aste di fotografia, design, orologi, gioielli e real estate. InnAuction si avvale della consulenza scientifica di numerosi storici dell’arte ed esperti di livello internazionale, a completa disposizione di collezionisti sia nel pre che nel post asta per valutazioni di singole opere, intere collezioni, per stime e perizie. PROSSIME ASTE SETTEMBRE 2015 Stampe antiche OTTOBRE 2015 Arte Moderna e Contemporanea Design NOVEMBRE 2015 Fotografia DICEMBRE 2015 Christmas Sale New Year’s Eve Sale INVITO ALLA CONSEGNA LUCIO FONTANA Battaglia, 1949 Ceramica smaltata, ¤ 80.000-100.000 50 cm Venduta per ¤ 146.000 (incl. Buyer's Premium) InnAuction invita alla consegna di opere per le prossime sessioni d’asta. I nostri esperti sono disponibili per valutare gratuitamente, discretamente e senza alcun impegno i beni di vostra proprietà - dipinti e sculture, arti grafiche, design, fotografia, preziosi e orologi - sia presso la nostra sede di Innsbruck che direttamente a casa vostra. 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Sono esposti cimeli, oggetti dell’epoca e opere d’arte. Vi sono anche foto, lettere e cartoline di privati cittadini, invitati dal Museo a condividere ricordi e testimonianze. La mostra è curata da Claudia Sporer-Heis, responsabile delle collezioni storiche dei Musei provinciali tirolesi. Apre il percorso lo sviluppo del territorio prima della guerra, caratterizzato da slancio economico, elettrificazione, turismo, vocazione contadina e fiducia nella corona. L’impero austro-ungarico era in guerra dal 1914 e il 23 maggio 1915 ricevette la dichiarazione di guerra da parte dell’Italia e il confine dell’impero sulle Alpi si trasformò in un sanguinoso campo di battaglia. La precarietà economica e le vacillanti convinzioni della popolazione erano arginate dalla propaganda e dalla pressante richiesta di sottoscrivere prestiti di guerra per supportare l’Impero. Anche l’arte si piegò alla propaganda, pittura, fotografia, cinema e letteratura erano sottoposti all’esame del Kriegspressequartier (Kpq), l’ufficio stampa della guerra, un ente nazionale impegnato a reclutare artisti e autori da inviare al fronte, tra questi Thomas Riss, Eduard Thöny e Hans Josef Weber-Tyrol, mentre Alfons Walde, Hans Piffrader e Wilhelm Nikolaus Prachensky si arruolarono volontari. La principale figura nelle mani della propaganda fu Albin EggerLienz, pittore dal fronte capace anche di prendere le distanze, come dimostrano i dipinti disincantati sul difficile ruolo della donna o le strazianti scene di morte, suoi «Donne di guerra», del Museum Schloss Bruck di Lienz, e «Finale», del Leopold Museum di Vienna. Dal Museo Pejo 1914-1918, nell’omonimo comune trentino, giungono alcuni reperti rinvenuti in luoghi di guerra sui monti del gruppo Ortles-Cevedale, come Punta Linke, vicino al Rifugio Vioz, che con i suoi 3.643 metri di quota fu tra le più alte postazioni del fronte austroungarico. Il rifugio è visitabile dopo il recente intervento della Soprintendenza di Trento, che ne ha ripristinato l’aspetto originario. Catalogo con testi di Thomas Albrich, Gunda BarthScalmani, Wilfried Beimrohr, Isabelle Brandauer, Günther Dankl, Susanne Gurschler, Ellen Hastaba, Günther Hebert, Carl Kraus, Roland Kubanda, Wolfgang Meighörner, Maria Moser, Franco Nicolis, Martin Scheiring, oltre a quelli della curatrice e del direttore del museo. q M.Ros. Tiroler Landesmuseum Ferdinandeum, Museumstraße 15, Innsbruck, mar-dom 9-17, tel.: 43/512594 89-180, www.tiroler-landesmuseen.at, «Fronte-Patria. Il Tirolo nella Prima Guerra Mondiale» fino all’1 nov. FRONTE PATRIA IL TIROLO NELLA PRIMA GUERRA MONDIALE «Concetto Spaziale» di Lucio Fontana, 1959 Una casa d’aste internazionale I programmi della giovane casa d’aste InnAuction INNSBRUCK (AUSTRIA). Lo scorso anno è stata inaugurata la casa d’aste InnAuction, la cui attività si rivolge a un pubblico italiano, germanofono ed internazionale. Le opere proposte riflettono la posizione geografica tra due culture, spaziando dagli autori più significativi del panorama tirolese e tedesco che abbiano avuto legami con l’Italia, come Karl Plattner (nella foto, «Bambino sulla seggiola» del 1982) e Artur Nikodem, a maestri italiani, tra tutti Lucio Fontana, Piero Manzoni e Salvatore Scarpitta. Il prossimo appuntamento per l’arte moderna e contemporanea è nel mese di ottobre e comprende opere, tra gli altri, di Fausto Melotti, che nacque a Rovereto cittadino dell’impero austroungarico. Lo sguardo internazionale emerge anche nell’asta di stampe antiche del 24 settembre, con Giovanni Battista Piranesi, Jacques Callot, Rembrandt e Albrecht Dürer. Le aste in programma riflettono l’ampia gamma d’interessi: il design (ottobre) e la fotografia (novembre), con i maggiori interpreti del ’900: Henri Cartier-Bresson, Luigi Ghirri, Mario Giacomelli. A dicembre, infine, le tradizionali aste di fine anno. InnAuction, Bozner Platz 2, First Floor, A-6020 Innsbruck, tel. +43/512/580300, www.innauction.com Il primo anno della Galleria Km0 INNSBRUCK (AUSTRIA). Ha compiuto un anno di attività la Galleria Km0, specializzata nell’arte moderna italiana, austriaca e tedesca e ubicata nel centro, in Bozner Platz. Gli spazi sono stati progettati dall’architetto Michela Genghini su tre piani, in una superficie di 600 metri quadrati con lo spazio per le mostre principali (nella foto), la project room per artisti emergenti, il bookshop e un piano per il design. È una galleria giovane, ma ha già all’attivo numerose collaborazioni, come quella con la Collezione VAF Stiftung per la mostra di Agenore Fabbri presentata da Klaus Wolbert dell’omonima Fondazione VAF Stiftung. Ha inaugurato con una mostra di 30 ceramiche di Lucio Fontana presentata da Peter Weiermair. Il «bilinguismo» è la costante del programma, sono già stati esposti Joseph Beuys e Salvatore Scarpitta, Luigi Ghirri e Agnes Prammer, Josef Albers e Mario Ballocco, Max Bill e Gillo Dorfles. Fino al 10 luglio ospita le monografiche di Angelo Savelli, intitolata «Bianco su bianco», Giuseppe Capogrossi, con la produzione su carta degli anni ’50 e ’60, e Ruggero Asnago, con le sue stanze fisiche e metafisiche. La prossima inaugurazione sarà il 3 ottobre Galleria in concomitanza con la Notte dei Musei con le esposizioni dedicate a Dennis Oppenheim, Franco Bemporad, Ed Ruscha e Hiroyuki Shinozaki. q M.Ros. Km0-GRS Kunst Gmbh, Bozner Platz 2, Innsbruck, tel. +43/512/580300, www.km0.at, «Savelli, Asnago e Capogrossi» fino al 10 luglio; «Oppenheim, Bemporad, Ruscha e Shinozaki» dal 3 ottobre Dalla svastica in poi 8.5. – 1.11.2015 IL MUSEO REGIONALE TIROLESE FERDINANDEUM INNSBRUCK tiroler-landesmuseen.at VEDERE A INNSBRUCK | 20 INNSBRUCK (AUSTRIA). Una vasta collezione di reperti del Tirolo storico, costumi, oggetti quotidiani e rituali legati a feste e celebrazioni popolari e religiose, è custodita nel Volkskunstmuseum, che ospita, inoltre, la mostra «Più che parole: segni, simboli, emblemi», dedicata alla comunicazione non verbale. I curatori, Karl C. Berger e Anna Horner, sono partiti dalla chiave, simbolo che indica apertura e chiusura. Figurano poi i marchi di possesso, utilizzati un tempo per identificare il bestiame, e segni magici e religiosi, come l’antico simbolo della svastica. Il percorso include tutta la simbologia fiorita nelle Alpi e nel Tirolo ieri e oggi: aquile, stelle alpine e loghi contemporanei, come quello dell’euroregione del Tirolo storico. Non mancano le emoticon, cui è dedicata l’installazione «Il mito di perpetuare il successo universale» della meranese Karin Ferrari, autrice anche di un video esposto. Accompagna l’esposizione un catalogo con i contributi dei curatori, del direttore e di numerosi studiosi. q M.Ros. Tiroler Volkskunstmuseum, Universitätsstraße 2, Innsbruck, lun-dom 9-17, tel. 43/512/59489-510, www.tiroler-landesmuseen.at, «Più che parole: segni, simboli, emblemi» fino all’8 novembre Km0 BOZNER PLATZ 2 A- 6020 INNSBRUCK +43 512 580300 www.km0.at [email protected] Current: ANGELO SAVELLI Bianco su bianco GIUSEPPE CAPOGROSSI On paper 1954-1968 Upcoming : RUGGERO ASNAGO // from 3.10.2015 Rooms DENNIS OPPENHEIM fino al 10 luglio Early works and installations FRANCO BEMPORAD Dot.Dot ED RUSCHA Artist books HIROYUKI SHINOZAKI featuring AYUMI & FUMITAKA KUDO Home in House OPENING 3.10.2015 h 18.30 In occasione della Notte dei Musei di Innsbruck la galleria Km0 resterà aperta fino a mezzanotte ECOMUSEO DEL LAGORAI Comprende i territori dei comuni di CARZANO, TELVE, TELVE DI SOPRA, TORCEGNO che facevano parte dell’antica giurisdizione di Castellalto MUSEO DEGLI USI E TRADIZIONI TELVATE, MUSEO ETNOGRAFICO COLLEZIONE TARCISIO TRENTIN TELVE DI SOPRA www.ecomuseolagorai.eu MOSTRA PERMANENTE DELLA GRANDE GUERRA IN VALSUGANA E SUL LAGORAI BORGO VALSUGANA, VICOLO SOTTOCHIESA www.mostradiborgo.it FUCINA TOGNOLLI CASA ANDRIOLLO SOGGETTO MONTAGNA DONNA OLLE, PIAZZA DELLA CHIESA OLLE, FRAZIONE DI BORGO VALSUGANA Fa parte dell’Itinerario Etnografico Trentino MULINO ANGELI - CASA MUSEO DEGLI SPAVENTAPASSERI MARTER, FRAZIONE DI RONCEGNO TERME www.lacasadeglispaventapasseri.net TRINCERONE GRIGNO SALA DEGASPERI LUNGO BRENTA TRENTO, BORGO VALSUGANA MUSEO DEGLI STRUMENTI MUSICALI POPOLARI SANTA BRIGIDA, RONCEGNO TERME www.museodellamusicaroncegno.it RIPARO DALMERI LOCALITÀ BARRICATA PIANA DI MARCESINA, GRIGNO http://www.riparodalmeri.it EREMO DI SAN LORENZO (METRI 1185) MONTE ARMENTERA, VAL DI SELLA, BORGO VALSUGANA Raggiungibile solo a piedi Affreschi databili fine XIII - inizio XIV secolo ARTE SELLA VAL DI SELLA, BORGO VALSUGANA www.artesella.it ORATORIO DI SAN ROCCO SAGRATO DELLA CHIESA, BORGO VALSUGANA Affreschi di Francesco Corradi (1516) INFORMAZIONI AL SITO www.valsuganacultura.it/museodiffuso Biblioteca Pubblica Comunale di Borgo Valsugana Tf. 0461754052 [email protected] Be-diversity Un’attitudine mentale alle differenze, oltre la biodiversità 18 luglio - 30 settembre 2015 MUSE-Museo delle Scienze. Trento, Italia Wim Delvoye (BE), Christian Jankowski (DE) Giancarlo Norese (IT), Khaled Ramadan (LBN) Oliver Ressler (AT), Avelino Sala (ES) Åsa Sonjasdotter (SE) Un progetto a cura di Stefano Cagol Nell’anno di Expo il punto di vista visionario dell’arte dà il suo contributo al dibattito globale sulla biodiversità, la sostenibilità, l’ecologia, il cibo e il futuro del pianeta. Una mostra e una piattaforma di discussione: http://www.muse.it/be-diversity MUSE - Museo delle Scienze Corso del Lavoro e della Scienza, 3 38123 Trento Tel. 0461 270311 www.muse.it