UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI SASSARI
FACOLTÀ DI AGRARIA
DIPARTIMENTO DI SCIENZE ZOOTECNICHE
CORSO DI LAUREA SPECIALISTICA IN PRODUZIONI ZOOTECNICHE
MEDITERRANEE
Effetto della tecnica di allattamento parziale sulla
produzione di latte e di carne negli ovini di razza Sarda
Relatore:
Prof. Salvatore Pier Giacomo Rassu
Correlatore:
Dott. Claudio Carzedda
Tesi di Laurea di:
Maria Gabriella Serra
Anno Accademico 2008-2009
INDICE
1. INTRODUZIONE.
pg. 3
2. CARATTERISTICHE DELL’ALLEVAMENTO OVINO IN SARDEGNA.
pg. 4
2.1. Consistenza e diffusione.
pg. 4
2.2. Sistema di allevamento degli ovini in Sardegna.
pg. 6
3. IMPORTANZA DELLA FASE INIZIO LATTAZIONE.
pg. 9
3.1. La produzione di latte ad inizio lattazione.
pg. 9
3.2. Produzione di carne e produzione di latte ad
inizio lattazione.
pg. 14
4. MATERIALE E METODI.
4.1. Organizzazione della prova.
pg. 22
4.2. Rilievi sperimentali.
pg. 25
5. RISULTATI E DISCUSSIONE.
pg. 28
5.1. Periodo di allattamento.
pg. 28
5.2. Periodo di mungitura.
pg. 35
5.3. Aspetti economici.
pg. 42
6. CONCLUSIONI.
pg. 45
7. INDICE BIBLIOGRAFICO.
pg. 47
2
1. INTRODUZIONE.
L’allevamento ovino da latte sardo può essere considerato il comparto
agricolo-zootecnico più importante dell’Isola, non soltanto per quanto
attiene agli aspetti economici ma anche per i risvolti sociali, culturali e
storici che esso contiene all’interno del suo sistema.
La Sardegna, con gli oltre 3 milioni di capi allevati e distribuiti nelle
16.000
aziende,
può
essere
considerata
la
Regione
leader
dell’allevamento ovino in Italia; essa, infatti, detiene più del 40% del
patrimonio ovino ed circa il 60% della produzione di latte nazionale.
Tale egemonia si estende anche alla produzione della carne  anche se
non rappresenta l’indirizzo produttivo principale dell’ovinicoltura Sarda
 che per il 40% proviene dagli allevamenti ovini isolani.
Tuttavia, nonostante l’elevata specializzazione raggiunta dal comparto, il
sistema di allevamento della pecora in Sardegna non sembra essersi
modificato sostanzialmente nel tempo, in quanto esso è ancora basato
principalmente sullo sfruttamento delle risorse foraggiere mediante il
pascolamento. Infatti, si può affermare che il sistema attuale di
allevamento, con tutti i miglioramenti gestionali e strutturali apportati
nell’ultimo secolo, è lo stesso che si aveva agli inizi del ‘900 quando le
sue caratteristiche principali sono state determinate, come conseguenza
della
diffusione
della
trasformazione
3
industriale
del
latte
ovino.
2. CARATTERISTICHE DELL’ALLEVAMENTO OVINO IN SARDEGNA.
Negli ultimi decenni il comparto ovino sardo ha subito un notevole
sviluppo grazie agli effetti di numerosi fattori concomitanti, quali il
miglioramento genetico della razza, delle tecniche di allevamento e di
alimentazione; fra questi grande importanza ha avuto sicuramente la
diffusione della mungitura meccanica, che ha consentito all’allevatore di
lavorare in condizioni migliori e di aumentare il numero di animali per
addetto, in quanto la mungitura manuale rappresentava un fattore
limitante per la dimensione del gregge. Tuttavia, nonostante questi
progressi, l’allevamento ovino da latte viene praticato in Sardegna
principalmente con sistemi di conduzione di tipo semintensivo o
semiestensivo. Ciò è legato soprattutto alle capacità della pecora di razza
Sarda ad adattarsi alle condizioni climatiche tipiche dell’ambiente
Mediterraneo, e soprattutto alla sua capacità di sfruttare le risorse
foraggiere con il pascolamento.
2.1. Consistenza e diffusione.
La pecora Sarda può essere considerata l’unica razza ovina attualmente
presente in Sardegna che, grazie ai suoi 5.000.000 di capi allevati in
Italia, rappresenta sicuramente la principale razza ovina da latte
nazionale ed una delle più importanti all’interno dell’UE. La razza ovina
Sarda è diffusa principalmente in Sardegna ed in modo particolare anche
nel Lazio ed in Toscana; inoltre, è presente in tutta l’Italia centro-
4
meridionale, mentre all’estero ne è stata segnalata la sua presenza in
Tunisia ed in altri paesi del bacino del Mediterraneo (Cugusi, 2009).
La Sardegna, con 3.307.818 capi allevati, si colloca al primo posto tra le
regioni italiane per quanto riguarda la consistenza del patrimonio ovino
da latte. Le aziende ovine sarde  generalmente caratterizzate da una
forma di conduzione di tipo diretto coltivatrice  sono prevalentemente
di piccole dimensioni con una consistenza media di circa 200 capi per
azienda. In particolare, nelle attuali province di Sassari e Nuoro (Tabella
1) sono presenti il maggiore numero di aziende (rispettivamente il 21,6%
ed il 21,1%) e di capi ovini allevati nell’Isola (rispettivamente il 28,3% ed
il 21,7%) (Tabella 1).
Tabella 1. Patrimonio ovino e consistenza aziendale media in
Sardegna nel 2009. (Cugusi, 2009).
Provincie
Nuoro
Ogliastra
Aziende
n.
%
3.378
21,1
Capi
Capi/Azienda
n.
718.386
%
21,7
213
592
3,7
60.863
1,8
103
2.310
14,4
443.964
13,4
192
Carbonia-Iglesias
953
5,9
168.505
5,1
177
Medio campidano
1.094
6,8
261.990
7,9
239
Oristano
3.203
20,0
547.332
16,5
179
Sassari
3.460
21,6
936.471
28,3
271
Olbia-Tempio
1.054
6,6
170.307
5,1
162
Cagliari
Totale
16.044 100,0 3.307.818 100,0
5
206
Per quanto attiene alla consistenza media per azienda, nelle province di
Sassari, di Nuoro e del Medio Campidano sono presenti le aziende più
grandi (213-271 capi/azienda), mentre nelle provincie dell’Ogliastra e di
Olbia-Tempio sono maggiormente diffuse le aziende ovine più piccole
(rispettivamente 103 e 162 capi/azienda) (Tabella 1).
Questa dimensione è sicuramente condizionata dal numero di capi che
un operatore è in grado di mungere, che a sua volta è funzione della
tecnica impiegata, manuale o meccanica (rispettivamente 130 e 250
capi). Infatti, Idda et al. (2010) osservano che, nonostante i miglioramenti
strutturali apportati, l’allevamento ovino sardo è ancora caratterizzato da
una dimensione piccola sia in termini di capi allevati (meno del 10% delle
aziende ha più di 500 capi) che di superficie disponibile (il 41% delle
aziende da meno di 30 ettari).
Ciò comporta una limitazione nella possibilità di sfruttare le economie di
scala
e
soprattutto
nell’utilizzo
di
determinate
tecnologie
con
conseguente minore competitività.
2.2. Sistema di allevamento degli ovini in Sardegna.
L’origine dell’attuale sistema di allevamento degli ovini in Sardegna può
essere datato con i primi anni del secolo scorso, quando la Sardegna
diventava la prima regione italiana per numero di capi allevati, grazie
all’avvento della trasformazione industriale del latte.
6
Ciò ha indotto il pastore a desincronizzare il ciclo produttivo della pecora
da quello dell’erba (Schema 1), in modo tale da sfruttare al massimo la
lattazione a fini commerciali. Questo ha comportato da una parte la
concentrazione dei parti delle pluripare nel periodo autunnale  grazie
all’anticipo della stagione di monta ad inizio estate  e dall’altra la
diffusione dell’agnello di Natale, macellato all’età di 30 giorni, in modo da
poter mungere subito dopo il parto la pecora senza essere vincolati
dall’allevamento dell’agnello.
Parti pluripare
Inizio lattazione
Parti saccaie
Produzione
di erba
Monta
saccaie
monta
Deficit
alimentare
Asciutta
gregge
Autunno
Primavera - estate
Inverno
Schema 1. Ciclo produttivo dell’allevamento ovino sardo.
Le saccaie, allevate dalle femmine nate in autunno, partoriscono all’età di
circa 15 mesi a fine inverno inizio primavera.
Con questo ciclo produttivo il latte di inizio lattazione, sia delle pluripare
che
delle
primipare,
viene
destinato
7
totalmente
quasi
sempre
all’alimentazione dell’agnello, sia che esso venga macellato a 30 giorni di
età, sia che venga destinato allo svezzamento dopo circa 40 giorni ed
allevato come rimonta. Dopo la separazione dell’agnello, la pecora viene
munta due volte al giorno per quasi tutta la durata della lattazione che di
norma ha fine a metà estate quando le pecore vengono mandate in
asciutta.
Tenuto conto della stagionalità produttiva e del sistema di alimentazione
basato prevalentemente sull’utilizzo dell’erba (naturale o coltivata),
appare evidente che per gli ovini allevati in Sardegna la stagione
invernale rappresenta un periodo critico sotto l’aspetto nutrizionale, a
causa della ridotta disponibilità di risorse foraggiere rispetto alle esigenze
degli animali. Oggi l’allevatore sopperisce a ciò con l’impiego di
integrazioni alimentari a base di concentrati (che ormai vengono
somministrati per quasi tutto l’anno) e di fieno (la cui somministrazione
di norma è limitata al periodo autunno-inverno). Tale sistema di gestione
degli ovini ha consentito, assieme al miglioramento genetico, di
aumentare il livello produttivo degli animali, ma allo stesso tempo ha
comportato anche un incremento dei costi di produzione ed in particolare
di quelli alimentari, che attualmente rappresentano circa il 45% delle
spese variabili aziendali (Idda et al., 2010).
8
3. IMPORTANZA DELLA FASE INIZIO LATTAZIONE.
L’inizio della lattazione, che coincide con il periodo fine autunno inizio
inverno, rappresenta per l’allevatore di ovini da latte un periodo
determinante ai fini del risultato economico annuale della sua azienda,
in quanto circa l’80% dei parti delle pecore è concentrato proprio in
questo periodo. Ciò è importante perché la corretta gestione delle pecore
ad inizio lattazione condiziona la loro produzione anche nei mesi
successivi; inoltre, questo è il periodo in cui si ha anche una
concentrazione dell’offerta di carne, che viene immessa sul mercato come
agnello da latte.
3.1. La produzione di latte ad inizio lattazione. Per quanto attiene
alla produzione di latte, nelle pecore di razza Sarda, analogamente a
quanto avviene per altre razze ovine da latte, essa è influenzata sia da
fattori legati all’animale, come l’età o meglio l’ordine di parto e la
prolificità, ma anche da fattori ambientali sia climatici che alimentari. Ne
deriva che la produzione non è costante durante tutta la lattazione ma
presenta un andamento variabile; in particolare nella pecora da latte
possono essere individuati andamenti produttivi diversi (Cappio-Borlino
et al., 2002; Pulina e Nudda, 2001) (Figura 1):
quello regolare e tipico degli animali da latte, caratterizzato da una
curva crescente dal parto sino alla 3ª-4ª settimana di lattazione
9
(quando
si
raggiunge
il
picco),
e
successivamente
sempre
decrescente sino all’asciutta;
un altro simile al precedente, ma caratterizzato da un secondo picco
produttivo che coincide con la stagione primaverile;
infine un andamento, definito irregolare, caratterizzato da una
Produzione di latte (g/capo/d)
produzione sempre decrescente.
Settimane di lattazione
Figura 1. Produzione giornaliera di latte negli ovini con andamento di
tipo classico con picco di lattazione o regolare (1) e particolare o
irregolare (2). (Pulina e Nudda, 2001, modificato)
Questa diversità può essere attribuita: alla stagionalità del ciclo
produttivo, sul quale influisce la disponibilità di pascolo (principale fonte
10
alimentare) responsabile anche del falso picco del periodo primaverile; al
sistema di allevamento, che di norma prevede la destinazione all’agnello
del latte prodotto nel primo mese di lattazione e che quindi non consente
di avere dati disponibili nella fase ascendente della curva; a fattori
genetici per cui il 20-50% delle pecore avrebbe un andamento produttivo
decrescente, senza manifestazione del picco.
Analogamente alla produzione, anche il contenuto in grasso e proteina,
che rappresentano i principali componenti del latte, subiscono sensibili
variazioni durante la lattazione (Figura 2).
Figura 2. Andamento del contenuto in grasso ed in proteina in pecore di
razza Valle del Belice, in funzione dell’ordine di parto (=1; =2;▲=3).
(Cappio-Borlino et al., 1997).
Infatti, nel latte degli ovini di razza Sarda, il cui contenuto medio di
grasso e proteina registrato negli ultimi 3 anni è stato rispettivamente
pari al 6,62% ed al 5,78% (Tabella 1), l’andamento tende ad essere
opposto a quello della lattazione, ossia decrescente all’inizio e crescente
11
sino all’asciutta, analogamente a quanto osservato da Cappio-Borlino et
al. (1997) in pecore di razza Valle del Belice (Figura 2).
Tabella 1. Composizione media in grasso e proteina negli ovini di razza
Sarda. (ARA-Sardegna, 2009)
Parametri
Anno
2007
2008
2009
media
Grasso
%
6,68
6,55
6,63
6,62
Proteina
%
5,82
5,80
5,72
5,78
Poiché la produzione di latte nei primi mesi di lattazione, come indicato
in precedenza, influenza in misura sensibile quella complessiva, è
importante prestare una particolare attenzione a questa fase.
Ad inizio lattazione la gestione dell’alimentazione condiziona in maniera
evidente il livello produttivo delle pecore; infatti, dopo il parto le esigenze
nutritive dell’animale e la produzione di latte crescono più velocemente
dell’ingestione alimentare. Ne consegue che è pressoché inevitabile che
nei primi mesi di lattazione le pecore abbiano un bilancio energetico
negativo, anche in presenza di razioni di elevata qualità. Questo è dovuto
al fatto che nell’attuale sistema di allevamento della pecora questo
periodo coincide con la stagione invernale, quando la disponibilità di
erba (che rappresenta la principale fonte alimentare) è limitata a causa
delle condizioni climatiche (basse temperature e limitate ore di luce).
Pertanto, nel primo periodo di lattazione le pecore producono una parte
del latte mobilizzando le loro riserve lipidiche e proteiche, con
12
conseguente perdita di peso corporeo  che non dovrebbe superare il
15% del peso che le pecore avevano al momento del parto  nelle prime
6-8 settimane di lattazione (Cannas, 2001).
Tuttavia, è stato osservato che esistono anche altri fattori che agiscono
ad inizio lattazione, oltre a quello nutrizionale e della condizione
corporea, e che possono influenzare sensibilmente la produzione di latte
nelle pecore. Infatti, Sevi et al. (1998) hanno osservato su pecore
Comisane che, indipendentemente dal livello di alimentazione in fase
finale di gestazione, un allattamento lungo (poco più di 50 giorni) rispetto
ad uno corto (circa 40 giorni) comporta, nei primi 3 mesi post
svezzamento degli agnelli, una minore produzione di latte. Per quanto
attiene alla qualità del latte effetti significativi soltanto sulla quantità e
sul contenuto proteico del latte risultato superiore con allattamento
breve. Essi attribuirono la minore produzione di latte al maggiore stress
da separazione ed agli effetti negativi conseguenti al passaggio dallo
svuotamento frequente della mammella alla mungitura meccanica,
mentre
le
differenze
di
contenuto
proteico
furono
attribuite
semplicemente all’effetto stadio di lattazione. Nell’ambito della stessa
prova gli Autori osservarono che il tipo di parto aveva effetti significativi
soltanto sulla qualità del latte delle pecore ben alimentate in gravidanza:
infatti, quelle con parto singolo producevano un latte più ricco in grasso
e caseina (Sevi et al., 1998).
13
Tipo di parto e durata dell’allattamento sono comunque due fattori sui
quali l’allevatore ha pochi margini di scelta, in quanto il primo dipende
molto dalla razza allevata ed il secondo varia con le caratteristiche del
prodotto richiesto dal mercato.
3.2. Produzione di carne e produzione di latte ad inizio lattazione.
La produzione di carne negli allevamenti ovini da latte  rappresentata
principalmente dall’agnello da latte e dall’agnello leggero  può
costituire, comunque, una voce importante nel bilancio aziendale,
soprattutto se l’allevatore riesce ad esitare gli agnelli sul mercato nel
periodo ottimale, che almeno in Sardegna coincide con le feste di Natale.
Tuttavia, anche se le due categorie di animali sono alimentati quasi allo
stesso modo (solo latte i primi e latte e concentrati i secondi) e macellati
entrambi molto precocemente (rispettivamente a 30 ed a 60 giorni), sotto
l’aspetto delle caratteristiche qualitative della carne possono esserci
sensibili differenze.
Per quanto attiene alle caratteristiche della carne degli agnelli alimentati
con solo latte, esse sembrerebbero variare soprattutto in funzione del
peso alla macellazione. Infatti, Santos et al. (2007) hanno osservato, su
agnelli portoghesi appartenenti alla razza Churra da Terra, che con
l’aumentare del peso alla macellazione  <8 kg (media 6,7±0,22), 8-11
kg (media 9,8±0,20) e >11 kg (media 12,7±0,43)  aumentava
soprattutto il contenuto di grasso sottocutaneo (dal 4,7% al 7,9%) della
14
carcassa
nel
suo
complesso
e
dei
singoli
tagli,
mentre
quello
intramuscolare era significativamente maggiore soltanto nella carcassa
degli agnelli più pesanti rispetto alle due classi più leggere (11,9% vs
10,6%).
Per quanto attiene agli effetti del regime alimentare, solo latte oppure
latte e concentrati, del peso e/o età alla macellazione e del tipo genetico
Juarez et al. (2009), studiando due razze ovine Spagnole (Grazalema da
latte e Churra da carne), rilevarono carcasse più magre e con un minore
spessore di grasso sottocutaneo (misurato nel dorso) negli agnelli da latte
e di razza Churra. Inoltre, indipendentemente dal tipo genetico, gli
agnelli di maggior peso (macellati a circa 20 kg) mostravano carni più
scure, più dure ma con un minore contenuto in acidi grassi saturi
rispetto agli agnelli macellati a 12 kg di peso vivo ed alimentati con solo
latte; quest’ultimo aspetto può essere attribuito al maggiore contenuto in
acidi grassi saturi del latte.
Un altro fattore in grado di condizionare la qualità della carne degli
agnelli allattati naturalmente è sicuramente l’alimentazione della madre,
in quanto ne modifica la composizione del latte. Scerra et al. (2007),
infatti, su due gruppi di agnelli (macellati a 100 giorni) allattati
naturalmente da pecore sottoposte a due diversi regimi alimentari (solo
pascolo uno e fieno e concentrati l’altro), hanno osservato un contenuto
maggiore in acidi grassi polinsaturi (della serie n-3 in particolare) e
15
minore in acidi grassi saturi nella carne degli agnelli allattati dalle pecore
che pascolavano, grazie al maggior contenuto di PUFA del loro latte.
Tuttavia, anche se gli esempi citati evidenziano come potrebbe essere
modificata la produzione e la qualità della carne negli agnelli allattati
naturalmente, essi purtroppo non consentono di aumentare comunque
la quantità di latte prodotta dalle pecore.
Per raggiungere questo obiettivo il sistema maggiormente suggerito e
diffuso è quello di ricorrere alla tecnica dell’allattamento artificiale che
consente, infatti, l’immediata separazione del redo dalla madre (entro
24h dal parto), il loro allattamento con latte ricostituito e la mungitura
totale del latte delle pecore a fini commerciali.
Le risposte che questa tecnica dà sono talvolta contrastanti fra loro,
probabilmente per effetto del tipo genetico di animali impiegati, oppure
per il sistema di gestione adottato sia per gli agnelli con allattamento
naturale (sempre con le madri, oppure separati e allattati 2 volte al
giorno), sia per quelli allevati con latte ricostituito, per i quali possono
variare la concentrazione in farina e la quantità somministrata.
Barone et al. (2007) hanno osservato, su agnelli di razza Gentile di
Puglia, Ile de France e loro incroci (f1 ed F2), che quelli allevati con latte
artificiale, macellati a 35 e 56 giorni di età, presentavano un minore peso
in carcassa (kg 6,7±2,0 vs 7,2±1,7) ed una incidenza inferiore del
contenuto in grasso perirenale (0,84%±0,48 vs 1,80±0,52), rispetto agli
agnelli allevati con latte naturale.
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Analogamente, Rodriguez et al. (2008), studiando gli effetti del sistema di
allevamento degli agnelli  allattati naturalmente o artificialmente (a
volontà o in modo razionato) e macellati a 10 kg di peso vivo  di razza
Assaf sulla produzione quanti-qualitativa di carne, hanno riscontrato
differenze significative nell’età di macellazione, risultata inferiore in quelli
allattati naturalmente (18 gg) rispetto a quelli allattati con latte
ricostituito somministrato a volontà (25 gg) oppure razionato (36 gg). Pur
non osservando nessuna differenza sul peso in carcassa, gli agnelli
sottoposti ad un regime alimentare con latte artificiale razionato hanno
prodotto una carne con un minore contenuto in grasso rispetto agli altri
due gruppi (8% vs 10%).
Lanza et al. (2006) osservarono, su agnelli di razza Comisana macellati a
40 giorni di età, carcasse più pesanti negli agnelli allattati naturalmente.
Questi avevano anche una carne più grassa (1,92% vs 0,89%), a causa
probabilmente del maggiore peso in carcassa, ma con una migliore
composizione acidica, grazie soprattutto al minore contenuto di grassi
polinsaturi della serie n-6 ed al maggiore contenuto in CLA.
Purtroppo, l’allattamento artificiale ha sì il vantaggio di svincolare la
pecora dal proprio agnello, ma allo stesso tempo comporta un aumento
dei costi di gestione che attualmente non ne giustificano il suo impiego.
Infatti, oggi il prezzo del latte ovino oscilla fra 0,65 e 0,75 €/l mentre per
allevare un agnello in allattamento artificiale sarebbe necessario un costo
di 0,50 €/d soltanto di farina lattea  calcolato sulla base di un
17
consumo medio di farina pari a 250 g/d, per i primi 30-45 giorni di
allattamento, e del suo costo pari a circa 2,0 €/kg  a cui si dovrebbero
aggiungere
i
maggiori
costi
di
manodopera,
in
attrezzature
per
l’allattamento, delle performance di crescita ed i maggiori rischi connessi
alla diffusione di patologie digestive.
La non convenienza economica ad adottare l’allattamento artificiale per
gli agnelli è confermato dal fatto che almeno in Sardegna questa tecnica
non è praticamente adottata o al massimo è limitata a poche aziende.
Ultimamente, per soddisfare le esigenze di aumentare la quantità di latte
vendibile e mantenere soddisfacente, sotto l’aspetto sia quantitativo che
qualitativo, la produzione di carne di agnello sono state proposte delle
nuove tecniche di gestione degli animali nella fase di allattamento.
McKusisick (2001), infatti, testando una tecnica di allevamento  che
prevedeva la separazione giornaliera degli agnelli dalle madri per 15h (dal
pomeriggio al mattino successivo), le quali venivano munte soltanto la
mattina prima di essere riunite ai rispettivi agnelli per 9h  osservò che
la quantità di latte commerciabile che essa consentiva di ottenere (kg
236±9) era di poco inferiore a quella ottenibile dalle pecore (kg 260±10)
munte due volte al giorno per l’allontanamento dell’agnello subito dopo il
parto, e significativamente maggiore di quella ottenibile dalle pecore (kg
171±10) il cui latte era totalmente destinato agli agnelli. Il latte delle
pecore munte una volta al giorno sino allo svezzamento degli agnelli
differiva da quello degli altri due gruppi soltanto per il minore contenuto
18
in grasso. Nessuna differenza fu, invece, rilevata sugli accrescimenti degli
agnelli i quali avevano a disposizione oltrechè il latte anche un idoneo
mangime. Gli Autori constatarono che il guadagno netto  derivante
dalla differenza tra il latte e la carne venduti ed il costo di alimentazione
degli agnelli  risultava maggiore con la tecnica mista proposta.
Dikmen et al. (2007) in una prova analoga, condotta su pecore ed agnelli
di razza Awassi, non hanno rilevato differenze nel peso allo svezzamento,
effettuato a 60 giorni di età, fra gli agnelli che disponevano di tutto il
latte materno e quelli che ne usufruivano per 9h al giorno; questo può
essere attribuito al fatto che entrambi i gruppi di agnelli disponevano di
un alimento concentrato a volontà a partire da 15 giorni di età. Da
osservare che le pecore con il sistema di gestione misto (allattamento e
mungitura) oltrechè produrre latte nei 60 giorni di allattamento, ne
producevano anche di più dopo lo svezzamento dell’agnello (g/d 634±4 vs
568±4) rispetto alle pecore non munte in allattamento.
Jaeggi et al. (2008) confrontando le caratteristiche del latte di inizio
lattazione ottenuto con una mungitura giornaliera, da pecore che
allattavano gli agnelli soltanto per 9h al giorno, oppure ottenuto con due
mungiture giornaliere, da pecore alle quali era stato allontanato l’agnello
dopo il parto, rilevarono un significativo minore contenuto in grasso nel
primo (2,72% vs 6,78%).
Questa differenza del contenuto in grasso potrebbe essere attribuita,
secondo McKusick et al. (2002), alla non avvenuta eiezione del latte
19
durante la mungitura ed alla perdita del grasso contenuto nel latte
alveolare, oppure al non trasferimento del grasso dagli alveoli alla
cisterna, durante il periodo di separazione degli agnelli dalle madri prima
della mungitura.
Anche Maiorano et al. (2009) nel confrontare tecniche diverse di gestione
del binomio pecora-agnello  solo allattamento naturale per 2 volte al
giorno sino alla macellazione (C); allattamento la mattina e mungitura la
sera, dal 15° giorno di età sino alla macellazione (T1); allattamento la
mattina e mungitura la sera, dal 15° al 30° giorno di età e alimentazione
con solo concentrato e fieno sino alla macellazione (T2)  ad inizio
lattazione, non hanno rilevato pesi statisticamente diversi tra gli agnelli
allevati con le tre tecniche. Tuttavia, gli accrescimenti sono risultati
superiori per quelli che disponevano di tutto il latte materno (g/d 243 vs
174 vs 166, rispettivamente C, T1 e T2), limitatamente al periodo 16°-30°
giorno di età ed, invece, leggermente migliori per quelli allattati una volta
al giorno sino alla macellazione (g/d 256 vs 211 vs 172, rispettivamente
T1, C e T2), limitatamente al periodo 31° giorno di età macellazione. Gli
stessi Autori pur rilevando pesi simili alla macellazione, constatarono
una superiore resa in carcassa ed un minore contenuto di collagene
intramuscolare negli agnelli che disponevano di tutto il latte materno.
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SCOPO DELLA TESI
Tenuto conto della progressiva riduzione dei margini di guadagno negli
allevamenti ovini da latte della Sardegna dovuti principalmente al basso
prezzo del latte, variabile da 0,65 a 0,75 €/l negli ultimi 2 anni, ed a
quello della carne dell’agnello da latte, variabile da 2,5 a 4,5 €/kg di peso
vivo, con la presente tesi si è voluto studiare l’effetto dell’adozione di una
nuova tecnica di gestione del binomio pecora agnello, nel periodo di
allattamento, sulla produzione quanti-qualitativa di latte e di carne e
sulla redditività aziendale.
21
4. MATERIALE E METODI.
4.1. Organizzazione della prova.
La prova sperimentale è stata condotta presso l’azienda dei F.lli Mazzette
sita nel comune di Tula (SS). Per il raggiungimento degli obiettivi della
tesi da un gregge di 700 capi sono state scelte 22 pecore pluripare di
razza Sarda (2-4 anni di età), omogenee per epoca e tipo di parto; infatti,
le pecore erano caratterizzate da parto singolo con agnello maschio e che
avessero partorito nell’arco di 2 giorni ed. Il giorno dopo il parto le pecore
con i rispettivi agnelli sono state suddivise in due gruppi e sottoposte a
due diversi sistemi di allevamento che si differenziavano soltanto nella
modalità di gestione dell’agnello:
un gruppo di 11 pecore, indicato come gruppo con agnello (GCA),
veniva gestito secondo il sistema tradizionale di allevamento, ossia
tenendo l’agnello al seguito della madre sino alla macellazione. Le
pecore venivano, quindi, condotte al pascolo con il proprio redo
durante il giorno, munte al pomeriggio, per rimuovere l’eventuale
latte residuo, prima di essere ricoverate con gli agnelli in ovile
durante la notte;
l’altro gruppo di 11 pecore, indicato come gruppo senza agnello
(GSA), a partire dal 5° giorno post-parto veniva gestito con una
diversa tecnica di allevamento, che prevedeva la separazione delle
pecore dall’agnello durante il giorno. Esse venivano condotte al
22
pascolo assieme al gruppo GCA e munte la sera, prima di essere
ricoverate in ovile per la notte assieme ai propri agnelli.
L’alimentazione delle pecore era uguale per entrambi i gruppi: pascolo di
erbaio dalle 8.00 alle 16.00; integrazione a base di concentrati (600
g/capo/d) somministrati in due pasti giornalieri, prima di essere
condotte al pascolo e la sera al momento della mungitura; fieno a volontà
durante il ricovero notturno in ovile.
Per quanto attiene agli agnelli, quelli del gruppo GCA disponevano di
tutto il latte materno per 24 ore al giorno, ad eccezione di quello in
eccesso alle loro esigenze che veniva rimosso dalla mammella al
momento della mungitura pomeridiana. Gli agnelli del gruppo GSA, che
rimanevano permanentemente confinati in ovile, disponevano, invece, del
latte materno soltanto durante la notte (dalle 16.00 di un giorno alle 8.00
del giorno successivo), in quanto quello accumulato durante il periodo di
separazione (dalle 8.00 alle 16.00) veniva totalmente rimosso prima del
riaccoppiamento serale con le loro madri. Per sopperire alla minore
disponibilità di latte veniva messo a loro disposizione un mangime
pellettato  la cui composizione chimica è riportata in Tabella 2 
idoneo per gli agnelli in allattamento e reperibile in commercio ad un
prezzo di 0,40 €/kg.
Per addestrare rapidamente gli agnelli ad ingerire l’alimento solido e per
facilitare la loro separazione giornaliera dalle madri, è stato realizzato un
piccolo recinto (Schema 2), all’interno del box in cui venivano ricoverati
23
assieme alle madri, a cui potevano accedere soltanto gli agnelli che
potevano disporre così del loro mangime e dell’acqua.
L’età di macellazione degli agnelli è stata basata sul peso corporeo medio
tipico dell’agnello da latte tradizionale, ossia pari o di poco superiore a 10
kg di peso vivo.
Tabella 2. Composizione chimica del concentrato
somministrato agli agnelli in allattamento
Parametri
%
Sostanza secca
88,8
Proteina grezza
17,9
Estratto etereo
4,2
NDF
33,5
ADF
14,3
ADL
2,7
Ceneri
8,0
GCA
Ingresso e
uscita
pecore e
agnelli
acqua
GSA
Rastrelliere
per il fieno
acqua
Ingresso e uscita
recinto agnelli
mangiatoia
Ingresso e uscita
solo pecore
Schema 2. Box all’interno dell’ovile per il ricovero degli animali
24
4.2. Rilievi sperimentali.
Rilievi sugli animali. I rilievi sulle pecore hanno riguardato: la produzione
quanti-qualitativa di latte, rilevata con frequenza settimanale durante la
fase di allattamento, ogni 48 ore nella prima settimana post macellazione
degli agnelli e settimanalmente sino al 28° giorno di mungitura.
I rilievi sugli agnelli hanno riguardato: il peso corporeo alla nascita, a 5
giorni di età e con frequenza settimanale sino alla macellazione; gli
accrescimenti medi giornalieri; il consumo di mangime; il peso vivo lordo
alla macellazione; il peso morto della carcassa preparata alla romana (a
caldo ed a freddo dopo 24 h di refrigerazione a 4°C) e le relative rese alla
macellazione.
Rilievi sul latte. Su tutti i campioni individuali di latte prelevati sono state
eseguite le seguenti determinazioni: i contenuti in grasso, proteina e
caseina con il metodo spettrofotometrico ad infrarosso (IRMA), mediante
apparecchio Milkoscan 605;
il contenuto di urea con pHmetria
differenziale; il contenuto in cellule somatiche (CCS) con apparecchio
Fossomatic.
Rilievi sulla carne. Degli agnelli macellati sono stati scelti per ciascun
gruppo i 5 soggetti più pesanti dai quali è stato prelevato il muscolo
Longissimus dorsi e sul quale sono stati rilevati i contenuti in proteina
mediante il metodo Kjeldal ed in grasso, mediante il metodo Folch,
modificato (1957).
25
Inoltre, sulla frazione lipidica, estratta con soluzione di cloroformiometanolo (Folch, 1957), è stato determinato il profilo acidico dopo la sua
metilazione per ottenere gli esteri metilici degli acidi grassi (FAME)
(secondo la metodica suggerita da Nudda et al., 2006) e la separazione in
gas cromatografia con colonna capillare (100m, 0,32mm, 0,25-µm).
Analisi statistica. I dati raccolti sono stati analizzati con il software
Minitab mediante una modello lineare che prevedeva il gruppo (o
trattamento gestionale) ed il periodo come fattori fissi con le loro
interazioni:
yijk = µ + gruppoi + periodoj + (gruppo x periodo)ij + εijk
dove:
y = rappresenta la variabile dipendente produzione latte, grasso,
proteine, caseina, urea, CCS, peso ed accrescimento agnelli; µ = media
generale; gruppoi = effetto fisso del gruppo che corrisponde
al
trattamento gestionale (i = GCA, GSA); periodoj = effetto fisso della fase
dell’esperimento (j = rilievi); εijk = residuo casuale. In particolare,
limitatamente al peso corporeo, al peso ed alle rese alla macellazione
l’analisi statistica è stata svolta mediante l’analisi della covarianza al fine
di tenere conto della eventuale differenza di peso iniziale fra gli agnelli.
Per i parametri produzione e qualità della carne degli agnelli i dati sono
stati analizzati con una analisi di varianza ad una via utilizzando il
seguente modello:
y = µ + gruppo + ε
26
dove:
y = grasso, proteine, e profilo acidico della carne degli agnelli; µ = media
generale; gruppo = è l’effetto fisso del gruppo che corrisponde al diverso
trattamento gestionale; εijk = residuo casuale.
27
5. RISULTATI E DISCUSSIONE.
5.1. Periodo di allattamento.
Il primo aspetto da considerare come risultato sperimentale è la positiva
risposta comportamentale degli animali del gruppo GSA al trattamento
gestionale; infatti, sia gli agnelli che le pecore di questo gruppo si sono
rapidamente adattati alla loro temporanea separazione durante il giorno.
Questo è stato osservato valutando la facilità con la quale l’allevatore
separava le pecore dai propri agnelli la mattina per condurle al pascolo,
nonchè
con
l’assenza
di
belati
durante
la
mungitura
serale,
contrariamente alle pecore del gruppo GCA che, invece, belavano in
continuazione durante la mungitura in presenza dei propri agnelli.
Per quanto attiene alla produzione di latte (Tabella 3), la separazione
giornaliera ma temporanea (per 8 ore al giorno) delle pecore dagli agnelli
ha consentito di ottenere nel gruppo GSA una maggiore produzione di
latte rispetto al gruppo GCA (g/capo/d 645±38 vs 83±38; P=0,000). In
quest’ultimo gruppo la mungitura è stata anche una forzatura, in quanto
nel sistema tradizionale di allevamento si evita di rimuovere dalla
mammella quantità limitate di latte lasciandolo totalmente a disposizione
dell’agnello.
Per quanto attiene alla qualità del latte, come era ovvio attendersi
differenze significative sono state osservate soltanto sul contenuto in
grasso (Tabella 3), risultato superiore nel gruppo GCA rispetto al gruppo
GSA (6,3%±0,3 vs 4,6%±0,2; P=0,000). Questo può essere attribuito
28
all’elevata concentrazione di grasso presente nell’ultima frazione di latte
rimossa dalla mammella che corrispondeva alla poca quantità che si
riusciva a mungere nel gruppo GCA.
Tabella 3. Produzione di latte (medie corrette) durante la fase di
allattamento.
Parametri
Significatività (P)
GCA
Latte
GSA
T
R
TxR
g/d
83±38b
645±38a
0,000
0,503
0,198
Grasso
%
6,3±0,3a
4,6±0,2b
0,000
0,615
0,297
Proteine
%
5,0±0,1
5,1±0,1
0,430
0,134
0,338
Caseina
%
4,0±0,1
4,0±0,1
0,526
0,283
0,433
Urea
mg/dl
49±2
48±2
0,520
0,002
0,110
CCS
n.x1000
618±286
131±265
0,220
0,448
0,409
Infatti, per gli altri parametri qualitativi del latte, che non variano la loro
concentrazione in funzione della frazione emessa, non sono state
osservate differenze significative fra i due gruppi di animali (Tabella 3).
Per quanto attiene alle performace produttive degli agnelli, il peso
ottimale di macellazione è stato ottenuto a 25 giorni di età, quando i
soggetti di entrambi i gruppi avevano raggiunto un peso medio di poco
superiore a 11 kg (Tabella 4). Rispetto ai tradizionali 30 giorni di età,
tipici dell’agnello da latte, si può affermare, quindi, che in entrambi i
gruppi c’è stato un leggero anticipo dell’età di macellazione. Ciò può
essere attribuito:
29
alle condizioni ambientali favorevoli per gli agnelli del gruppo GCA
che  grazie alle buone temperature ed all’abbondanza di pascolo
registrata nell’autunno del 2009  da una parte hanno potuto
usufruire della buona produzione di latte da parte delle loro madri e
dall’altra di avere utilizzato una maggiore quantità di energia
ingerita per l’accrescimento piuttosto che per la termoregolazione,
per limitare gli effetti negativi di condizioni climatiche avverse;
alle condizioni di allevamento adottate per gli agnelli del gruppo GSA
le quali hanno consentito ad essi di raggiungere lo stesso peso di
macellazione di quelli del gruppo GCA, pur disponendo di una
minore quantità di latte; ciò è stato possibile grazie all’ingestione del
mangime messo a disposizione ed al minore consumo energetico
degli animali per il movimento e per la termoregolazione.
Il
trattamento
sperimentale
ha
avuto
effetti
significativi
sugli
accrescimenti degli agnelli; infatti, essi sono risultati:
simili nei primi 5 giorni di vita (poco più di 300 g/capo/d) (Tabella 4)
quando entrambi i gruppi venivano gestiti allo stesso modo (agnelli
al seguito della madre con ricovero notturno);
significativamente superiori negli agnelli del gruppo GCA rispetto a
quelli del gruppo GSA (g/capo/d 277±17 vs 190±17) tra la prima e la
seconda settimana di età, che corrispondeva alla prima settimana di
trattamento sperimentale;
simili (circa 250 g/capo/d) durante la 3ª settimana di vita;
30
maggiori nel gruppo GSA rispetto al gruppo GCA (g/capo/d 318±17
vs 210±18) nell’ultima settimana di allevamento prima della
macellazione (Tabella 4).
Tabella 4. Peso ed accrescimenti giornalieri degli agnelli.
Rilievo
GCA
GSA
Peso
AMG
Peso
AMG
Consumo
Pellet
g/d
-
kg
5,0±0,8
g/d
Nascita
kg
5,0±0,8
-
g/capo/d
-
5 giorni
6,1±0,2
320±17a
6,5±0,2
304±17ab
-
12 giorni
8,3±0,2
277±17ab*
8,0±0,2
190±17b*
23
19 giorni
10,0±0,2
243±17b
10,0±0,2
257±17ab
54
25 giorni
11,1±0,2
210±18b*
11,4±0,2
318±17a*
117
267±9
65
263±9
Complesso
a,b= differenze (P<0,05) tra rilievi entro gruppo; *= differenze (P<0,05) tra gruppi entro rilievo
Questo diverso comportamento nei due gruppi può essere attribuito: alla
scarsa ingestione di mangime da parte degli agnelli del gruppo GSA nella
prima settimana di trattamento, che non è stata in grado di compensare
la minore disponibilità di latte ad essi riservata rispetto agli agnelli del
gruppo GCA; alla insufficiente quantità di latte disponibile rispetto alle
esigenze crescenti per gli agnelli del gruppo GCA, nell’ultima settimana
di allattamento pre-macellazione, mentre gli agnelli del gruppo GSA
potevano compensare le proprie esigenze con l’aumento dell’ingestione di
mangime.
Infatti,
questi
ultimi
31
hanno
mostrato
un
ritmo
di
accrescimento crescente (Tabella 4) grazie all’aumento del consumo di
concentrato (da 23 g/capo/d a 117 g/capo/d).
Per quanto attiene ai rilievi alla macellazione (Tabella 5), i due gruppi di
agnelli hanno mostrato valori simili per tutti i parametri considerati, ad
eccezione della resa lorda a freddo risultata significativamente superiore
nel gruppo GCA rispetto al gruppo GSA (65,5%±1,8 vs 60,0%±1,8). Ciò
può essere dovuto sia al minore peso morto che al maggiore calo di
raffreddamento degli agnelli del gruppo GSA.
Tabella 5. Pesi alla macellazione, calo di raffreddamento e resa alla
macellazione.
Parametri
GCA
GSA
Peso vivo lordo
kg
11,0±0,3
11,4±0,3
Peso morto a caldo
kg
7,4±0,3
7,0±0,3
Peso morto a freddo
kg
7,2±0,3
6,8±0,3
Calo raffreddamento
%
2,3±0,2
2,9±0,2
Resa lorda a freddo
%
65,5±1,8a
60,0±1,8b
a,b= differenze (P<0,05) tra gruppi
Per quanto attiene alla composizione chimica della carne (Tabella 6),
analizzata a livello del muscolo Longissimus dorsi, non sono state
osservate differenze significative fra i due gruppi. Tuttavia, mentre i
contenuti lipidico e proteico della carne sono risultati simili nei due
gruppi (Tabella 6), il profilo acidico ha evidenziato una leggera superiorità
del contenuto in acidi grassi insaturi (UFA), anche se non in misura
statisticamente significativa, nella carne degli agnelli del gruppo GCA
32
(57,28±2,08 vs 55,53±1,83), dovuto soprattutto al maggiore contenuto in
acidi grassi polinsaturi, sia omega 3 che omega 6. Questo ha determinato
anche un rapporto acidi grassi n-6/n-3 leggermente più elevato nel
gruppo GSA.
Tabella 6. Composizione chimica e profilo acidico della carne.
Parametri
Grasso
Proteina
Acidi grassi (g/100g FAME):
PUFA n-6
PUFA n-3
MUFA
UFA
SFA
CLA
n6/n3
SFA/UFA
%
%
GCA
2,31±0,43
20,42±0,25
GSA
1,98±0,20
20,31±0,41
%
%
%
%
%
%
%
%
9,98±1,71
3,65±1,00
43,66±2,38
57,28±2,08
42,72±2,08
1,18±0,20
2,79±0,30
0,75±0,06
8,79±1,40
2,82±0,93
43,92±1,69
55,53±1,83
44,47±1,83
1,23±0,11
3,27±0,66
0,80±0,06
PUFA=acidi grassi polinsaturi; MUFA=acidi grassi monoinsaturi
UFA=acidi grassi insaturi; SFA=acidi grassi saturi
Nessuna differenza di rilievo è stata rilevata, invece, sul contenuto in
CLA e nel rapporto tra acidi grassi saturi/insaturi (Tabella 6).
Nel complesso si può affermare quindi che la separazione temporanea
dell’agnello e la somministrazione di alimenti solidi a partire dal 5° giorno
di età pur non influenzando la produzione e la qualità della carne, in
misura statisticamente significativa, tendono a produrre una carne meno
ricca in acidi grassi polinsaturi ed in particolare di quelli della serie n-3,
che è risaputo essere quelli che forniscono maggiori benefici nutrizionali.
33
5.2. Periodo di mungitura.
L’analisi degli effetti del diverso management in fase di allattamento sulle
performance produttive nel primo mese di mungitura, evidenziano nel
complesso una significativa maggiore produzione di latte (Tabella 7) nelle
pecore del gruppo GSA (1534±36 vs 1366±38) rispetto a quelle del
gruppo GCA.
In particolare, la produzione di latte è risultata sempre maggiore nel
gruppo GSA, anche se non in misura significativa nei singoli rilievi
(Figura 3). Il suo andamento è risultato sempre decrescente, molto
probabilmente perché era stata già superata la fase del picco di
lattazione, raggiunto sicuramente durante il periodo di allattamento.
Tuttavia, interessanti differenze nell’andamento della produzione sono
state osservate nei primi tre giorni di mungitura; infatti:
le pecore del gruppo GSA hanno fatto registrare un sensibile calo
produttivo tra il 1° giorno di mungitura, coincidente con la
separazione degli agnelli, ed il 3° (rispettivamente g/capo/d 1743 e
1550), mentre la produzione si è mantenuta stabile successivamente
sino al 28° giorno di mungitura;
le pecore del gruppo GCA, invece, hanno evidenziato una produzione
costante, ma sempre inferiore a quella del gruppo GSA, nel 1° e nel
3° giorno di mungitura (rispettivamente g/capo/d 1456 e 1490), e
successivamente ha avuto un andamento decrescente analogo a
34
quello delle pecore del gruppo GSA, anche se con un andamento
molto più variabile
Tabella 7. Produzione e qualità del latte durante il primo mese di
mungitura.
Parametri
Significatività (P)
GCA
Latte
GSA
T
R
TxR
g/d
1366±38b
1534±36a
0,002
0,032
0,950
Grasso
%
5,6±0,1
5,4±0,1
0,126
0,000
0,968
Proteine
%
5,0±0,1
5,1±0,1
0,245
0,000
0,976
Caseina
%
4,0±0,0
4,0±0,0
0,301
0,000
0,978
Urea
mg/dl
46±1a
44±1b
0,027
0,000
0,979
CCS
n.x1000
200±79
376±75
0,107
0,085
0,900
Produzione latte (g/capo/d)
2000
1700
1400
1100
800
500
1
3
5
7
14
21
28
giorni di mungitura
GCA
Figura 3. Andamento della produzione di latte.
35
GSA
Per quanto attiene ai parametri qualitativi del latte (Tabella 7), i due
gruppi di pecore nel complesso hanno evidenziato differenze significative
soltanto per quanto attiene al contenuto in urea, risultato inferiore nelle
pecore del gruppo GSA (mg/dl 44±1 vs 46±1); nessuna differenza di
rilievo è stata osservata, invece, per quanto attiene al contenuto lipidico,
proteico ed in caseina del latte (Tabella 7) i cui valori medi erano
rispettivamente pari al 5,5%, al 5,0% ed al 4,0%.
Per
quanto
attiene
al
contenuto
in
cellule
somatiche,
valori
tendenzialmente superiori sono stati registrati nelle pecore del gruppo
GSA (n.x1000 376±75 vs 200±79). Riguardo a quest’ultimo parametro è
importante osservare che i valori registrati sono notevolmente inferiori a
quelli medi che normalmente si registrano nel latte ovino prodotto in
Sardegna, quasi sempre superiore al milione di cellule.
Sui parametri qualitativi ha avuto un effetto significativo il fattore rilievo
in quanto sono state osservate differenze significative entro gruppo tra i
rilievi, ma non fra gruppi nell’ambito dello stesso rilievo sperimentale.
Particolarmente interessante è stato l’andamento del contenuto lipidico
(Figura 4) il quale ha mostrato valori molto bassi (GCA 4,1% e GSA 3,7%)
in entrambi i gruppi il giorno della separazione definitiva dall’agnello,
ossia con il primo giorno di mungitura; tali valori si sono stabilizzati al 3°
giorno di mungitura nel gruppo GSA ed al 5° giorno di mungitura nel
gruppo GCA, quando il contenuto in grasso ha raggiunto valori
rispettivamente pari al 5,7% ed al 6,2%.
36
Successivamente al 5° giorno di mungitura, il contenuto lipidico ha
mostrato un andamento crescente e meno variabile, con valori sempre
inferiori nel gruppo GSA ma compresi per entrambi i gruppi entro il
range di 5,3%÷6,2% (Figura 4).
6,5
a
6,0
a
a
a
a
5,5
Grasso (%)
a
a
a
a
a
a
a
5,0
4,5
b
4,0
b
3,5
3,0
1
3
5
7
14
21
28
giorni di mungitura
GCA
GSA
Figura 4. Andamento del contenuto lipidico del latte.
Il particolare andamento osservato nei primi giorni di mungitura
potrebbe essere attribuito in parte al fattore stress da separazione
dall’agnello ed in parte alla maggiore produzione di latte nei primi giorni
di mungitura. Infatti, confrontando il contenuto lipidico medio del latte
munto la sera dalle pecore del gruppo GSA durante la fase di
allattamento evidenzia come il suo valore fosse superiore a quello rilevato
nella produzione del giorno della separazione dell’agnello (4,6% vs 3,7%).
37
Altrettanto interessante è apparso l’andamento del contenuto delle più
importanti frazioni azotate del latte; in particolare durante le prime 4
settimane di mungitura successive all’allattamento dell’agnello è stato
osservato che:
la proteina totale è aumentata leggermente in entrambi i gruppi,
ma in misura statisticamente significativa soltanto nel gruppo GCA
(Figura 5), molto probabilmente per effetto della graduale riduzione
della produzione di latte, come osservato anche per il contenuto
lipidico;
7,0
Proteina Totale (%)
6,5
6,0
5,5
ab
5,0
4,5
ab
ab
ab
5
7
a
ab
b
4,0
3,5
3,0
1
3
14
21
28
giorni di mungitura
GCA
GSA
Figura 5. Andamento del contenuto proteico totale del latte.
38
i contenuti in caseina ed in urea (Figura 6 e 7) hanno mostrato
variazioni anch’esse significative ma più marcate rispetto alle
proteine totali e soprattutto di verso opposto, cioè crescente per la
caseina
e
decrescente
e
più
variabile
per
l’urea.
Questo
comportamento potrebbe essere attribuito alle variazioni qualitative
dell’erba in quanto il concentrato ed il fieno somministrato non
hanno subito modificazioni.
5,0
Caseina (%)
4,5
ab
ab
ab
4,0
b
a
ab
ab
ab
5
7
ab
a
a
ab
ab
3,5
b
3,0
1
3
14
21
giorni di mungitura
28
GCA
GSA
Figura 6. Andamento del contenuto in caseina.
Per
quanto
attiene
al
contenuto
cellulare
nessuna
osservazione
particolare va aggiunta rispetto a quelle di carattere generale già espresse
in precedenza.
Nel complesso si può affermare che il trattamento gestionale adottato
sembrerebbe influenzare positivamente la produzione di latte anche
39
successivamente alla separazione dell’agnello, in quanto sono state
registrate produzioni più elevate senza comprometterne le caratteristiche
qualitative.
60
a
ab
Urea (mg/dl)
50
abc
a
ab
bc
bc
abc
40
abc
abc
c
abc
bc
c
30
20
1
3
5
7
14
21
giorni di mungitura
Figura 7. Andamento del contenuto in urea.
40
28
GCA
GSA
5.3. Aspetti economici.
Poichè la nuova tecnica di gestione delle pecore in allattamento non ha
comportato, rispetto al sistema tradizionale di allevamento, differenze di
produzione quanti-qualitativa di carne, ma al contrario ha consentito di
mungere le pecore dopo cinque giorni dal parto, si è pensato di valutare
gli effetti economici del management proposto.
I risultati ottenuti evidenziano come  nell’ipotesi che il prezzo del latte
sia per l’annata 2009-2010 pari a 0,65 €/l  le pecore del gruppo GSA,
gestite secondo la tecnica alternativa proposta, siano in grado di
produrre
un
guadagno
di
8,3
€/pecora
in
20
giorni
di
allattamento/mungitura, ossia circa 7,2 € in più per pecora rispetto al
gruppo GCA, gestito secondo il sistema tradizionale (Tabella 8).
A questi ricavi devono essere sottratti i costi di alimentazione degli
agnelli che erano nulli nel gruppo GCA e pari a 0,52 €/agnello, in 20
giorni di allattamento, nel gruppo GSA; nonostante questi costi il
guadagno è risultato comunque maggiore di 6,8 €/capo nelle pecore del
gruppo GSA (€/pecora 7,9 vs 1,1) (Tabella 8).
Grazie ai dati ottenuti si è pensato di valutare quale sarebbe l’effetto
economico che si avrebbe adottando la tecnica in un allevamento ovino
sardo, sulla base di una consistenza media di 200 capi. A tal fine si è
ipotizzato che: dei 200 capi 160 fossero pecore pluripare e 40 agnelle da
rimonta; la fertilità complessiva delle pluripare (autunnale e invernale)
fosse pari al 90% delle pecore presenti.
41
Tabella 8. Risultati economici della nuova tecnica di allevamento.
Parametri economici
GCA
GSA
l/pecora/d
0,083
0,645
Mungitura
gg
20
20
Prezzo latte
€/l
0,65
0,65
€/pecora
1,079
8,385
kg/agnello/d
-
0,065
gg
-
20
€/kg
0,40
0,40
Costi alimentazione agnelli
€/agnello
-
0,52
Guadagno netto
€/pecora
1,079
7,865
Consistenza media gregge
n. di capi
200
200
Consistenza pluripare
n.
160
160
Fertilità media
%
90
90
Pecore adulte partorite
n.
144
144
Latte prodotto dal gregge
l
239
1.858
Guadagno gregge medio
€
155
1.133
Latte prodotto
Ricavo periodo di allattamento
Consumo mangime agnelli
Durata integrazione mangime
Costo mangime
Ne deriva che la quantità di latte ottenibile in 20 giorni di allattamento
sarebbe pari a 239 litri se il sistema di allevamento adottato fosse quello
del gruppo GCA ed invece pari a 1.133 litri se fosse quello del gruppo
GSA, con una differenza di ricavi di circa 1.000 € (Tabella 8).
Questo risultato economico andrebbe completato tenendo conto di alcuni
fattori che qui non sono stati presi in considerazione per semplicità,
quali: i costi di mungitura; i costi della manodopera; i ricavi della
maggiore produzione di latte anche dopo il periodo di allattamento; i
ricavi ottenibili dalle saccaie.
42
E’ certo, comunque, che se anche includessimo tutti i fattori non
considerati in questo calcolo la differenza del guadagno ottenibile
tenderebbe molto probabilmente ad aumentare piuttosto che a ridursi.
43
6. CONCLUSIONI.
La prova condotta ha consentito di mettere appunto una tecnica di
allevamento che potrebbe essere immediatamente trasferita in campo, in
quanto non richiede elevati investimenti strutturali per le aziende per il
fatto che tutte ormai dispongono di un ovile per il ricovero degli animali.
Sotto l’aspetto tecnico-economico i risultati ottenuti hanno messo in
evidenza come:
la produzione quanti-qualitativa di carne di agnello da latte non sia
stata influenzata né dalla temporanea separazione giornaliera dalla
madre, né dalla ingestione di alimento concentrato in fase di
allattamento.
Tali
risultati
conferiscono alla
tecnica
proposta
maggiore valore, perchè gli agnelli allevati tradizionalmente hanno
potuto usufruire di condizioni climatiche ottimali, che raramente si
hanno nel periodo in cui è stata svolta la sperimentazione;
sia possibile ottenere dalle pecore una discreta produzione di latte
anche
durante
il
periodo
di
allattamento
dell’agnello,
senza
pregiudicarne il loro accrescimento ed il comportamento delle
pecore, le quali per di pìù hanno manifestato una maggiore
tranquillità rispetto a quelle con l’agnello al seguito;
l’allattamento parziale dell’agnello abbia effetti positivi anche dopo
l’allontanamento dell’agnello, grazie alla maggiore produzione di latte
anche nel primo mese di mungitura;
44
sia possibile incrementare il guadagno aziendale modificando
semplicemente un sistema produttivo, che si è consolidato per un
secolo, senza richiedere investimenti aziendali ma probabilmente
utilizzando in modo più razionale le strutture già presenti.
Il risultato più importante da raggiungere sarà comunque quello di
riuscire convincere gli allevatori a modificare le loro consuetudini
tradizionali, che rappresentano spesso il principale ostacolo all’adozione
di semplici soluzioni gestionali ma che possono avere importanti
ripercussioni economiche.
45
7. INDICE BIBLIOGRAFICO.
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Tesi di Laurea Magistrale della Dott.ssa MG Serra.Effetto dell