Rassegna Stampa Confindustria - 26/03/2013
INDICE RASSEGNA STAMPA
Rassegna Stampa Confindustria - 26/03/2013
26/03/2013
Confindustria Toscana
Corriere Fiorentino
p. 6
«Così non sopravviviamo, ci basterebbero i rimborsi»
1
2
Confindustria territoriali
Corriere Fiorentino
p. 9
Gli industriali: i vestiti cinesi sono tossici, ecco le prove
Corriere Fiorentino
p. 1-6
Così paga l'Asl, due anni dopo
Corriere Maremma
p. 11
L'azienda diserta il vertice e le istituzioni si infuriano: "Irresponsabili, ora
basta"
6
Nazione Livorno
p. 11
«Aggregazione fra imprese per combattere la crisi»
7
Nazione Prato
p. 1-2
Abiti dalla Cina,con veleni
Sara Bessi
Tirreno
p. 11
Sostanze tossiche negli abiti cinesi
Maria Lardara
Tirreno Cecina
Rosignano
p. I
Nel report di Confindustria i dati sulla crisi delle imprese
Tirreno Prato
p. V
Guerra dichiarata ai tessuti nocivi
Maria Lardara
13
Unita` Toscana
p. 24
Capi cinesi senza controlli ma non in patria
Alessandra
Petrelli
14
Qn
p. 28
Capitate coraggiosi e grandi firme, i fari per uscire dalla tempesta
15
Nazione Lucca
p. 8
Cronisti in classe
16
Nazione Lucca
p. 9
Cronisti in classe
17
Nazione Lucca
p. 10
Cronisti in classe
18
Tirreno Lucca
p. II
100 aree industriali dismesse da recuperare nelle quali si può realizzare di
tutto
19
Gaetano Cervone
3
8
11
12
Confindustria nazionale
Sole 24 Ore
p. 11
Squinzi: le priorità restano crediti e abolizione dell'Irap
Marco Morino
20
Secolo Xix
p. 3
I conti in banca da 100 mila euro in italia sono più di 4 milioni
Giovanni Tarquini
21
Padania
p. 3
Rilanciare l'economia? Bersani adotti il modello lombardo
Simone Boiocchi
22
Unita`
p. 9
Squinzi: impensabile mettere l'Italia e Cipro sullo stesso piano
Indice Rassegna Stampa
24
Pagina I
< osì non sopra
Ponzi (Project sr l)-.
«Viviamo un momento di
grande difficoltà: se la situazione non cambia la maggioranza
delle imprese impiegate nell'ambito della Sanità non sarà
in grado di sopportare un 2014
simile agli scorsi due anni».
Giuseppe Ponzi ha già fatto
una prima ricapitalizzazione
nella sua azienda, la Project
s.r.l. che dal 1981 a Firenze sviluppa software informatici. E
stato costretto a farlo perché
aspetta ancora i pagamenti da
AsI e ospedali, toscani e non.
Attese che in alcuni casi superano i due anni e che stanno mettendo in ginocchio un intero
settore produttivo.
Ingegnere non resta che
aspettare.
«Purtroppo non è più possibile: o arrivano i primi pagamenti, oppure il settore sarà costretto a dure e dolorose perdi-
•
•
viamo,
abbian-iorinunciato igl`
te. Un altro anno così non lo
reggiamo».
Chi rischia di più?
«Rischia o tutti, perché sono soprattutto le piccole e medie imprese che lavorano nella
sanità. E per noi l'accesso al credito è sempre più difficile.
L'unica speranza di sopravvivenza è che ci sia dato quello
che ci spetta».
Nel frattempo la spending
review ha ridotto del 5 per
cento l'importo dei contratti
già fumati...
«Esattamente la cifra che per
alcune forniture è il margine di
guadagno per l'impresa. Quindi in alcuni casi sono rimborsi...che arrivano in ritardo».
Attese che secondo Assobiomedica arrivano oltre i due anni, anche in Toscana. 1, davvero così?
«Purtroppo si e può andare
anche peggio, perché il distretto industriale toscano nell'ambito medico si è affermato in
tutta la penisola, per cui vantiamo crediti con diverse regioni,
comprese il Lazio dove la situazione è drammatica. La situazione è però più complessa,
perché è diversificata: l'ospedale Cardarelli di Napoli, ad esempio, paga anche a 9o giorni, abbondantemente prima dell'AsI
di Massa, di Siena o di Pisa, e
JJ
gi
anche del Meyer che fa registrare attese anche superiori ad un
anno. Tutto questo non sarà
più ammissibile...».
Pensate a qualche azione
clamorosa di protesta?
«Alcuni beni e servizi non si
possono bloccare ed infatti alcune aziende sono "costrette"
ad anticipare alcuni strumenti
fondamentali per gli ospedali
anche prima degli ordinativi».
Chiederete di essere pagati
entro 6o giorni?
«Certo, c'è una normativa europea che finalmente è diventata legge anche in Italia. Da qualche mese all'interno di Confindustria è stato costituito un
gruppo di lavoro che monitorerà lo stato dei pagamenti: è una
delle poche speranze che abbiamo per sopravvivere».
G.Ce.
C RIPRODUZIONE RISERVATA
Software
Giuseppe Ponzi
titolare
della Project srl
di Firenze
Confindustria Toscana
Pagina 1
Gli us i ®a `:
i vestiti cinesi
sono tossici,
ecco le prove
PRATO - Sostanze
tossiche nel «made in
China»: Prato ha «le
prove» . A fornire la
certezza scientifica su uno
dei luoghi comuni più
diffusi è un'analisi
commissionata dall'Unione
industriale pratese. Due
laboratori industriali
accreditati - degli istituti
cittadini Buzzi e Brachi hanno passato al vaglio 44
capi d'abbigliamento per
adulti e bambini con
l'etichetta d'origine «made
in China». «Contengono
sostanze tossiche 21
campioni sui 23 capi
selzionati per un'analisi
ancora più approfondita».
Il nome tecnico della
sostanze riscontrate è
«alchilfenoli etossilati»,
fortemente tossiche. La
denuncia prende le mosse
dalla constatazione
secondo la quale nella
valutazione della sicurezza
chimica dei prodotti della
filiera moda esistono, nei
diversi mercati
internazionali, parametri
differenti . «Particolarmente
significative - spiega il
presidente dell'Unione
industriale pratese Andrea
Cavicchi - sono le
differenze tra le norme
dell'Unione Europea e
quelle della Repubblica
Popolare Cinese». (Gi.Be.)
RIPRODUZIONE RISERVA?A
Confindustria territoriali
Pagina 2
Anche seicento giorni per saldare le fatture delle imprese
Così paga l'AsT, due anni dopo
di GAETANO CERVONE
Ci sono Asl che pagano
le imprese che forniscono
servizi e attrezzature anche
dopo due anni. La Toscana
è sotto la media nazionale,
ma Massa, Pisa, Estav di Firenze sono abbondamente
sopra. É la fotografia scattata da Assobiomedica di
Confindustria. L'assessore
Marroni ad aprile annuncerà il rilascio graduale di
250 milioni di arretrati.
A PAGINA 6 Cervone
Confindustria territoriali
Pagina 3
Saniità II dossier dei centro studi di Confindustria: a Massa il record dei ritardi, ma anche Pisa e Firenze saldano i conti dopo un anno
L'Asi paga le imprese dopo due a
1
Gli indrrsiriali: «Debito ' un `liardo, cos1" ci giochiamo rflalcio»A MarTolÊ, I .°onii 2,50 1 ` 'orll>>
Anche due anni per pagare le imprese che forniscono servizi e attrezzature alle Asl. E la Regione, la sanità toscana che ha un debito di oltre
350 milioni di euro. Una cifra spaventosa, ma ancora più spaventosi
sono appunto i tempi di pagamento, con la Toscana che è sotto la media nazionale, ma che in alcune Asl
come Massa, Pisa, Estav di Firenze
e l'azienda ospedaliero universitaria pisana è abbondamente sopra. E
la fotografia di una situazione che
sta mettendo in ginocchio soprattutto le piccole e medie imprese. Fotografia scattata da Assobiomedica
di Confindustria, l'associazione a
cui oggi la Regione cercherà di dare
una risposta convincente, una boccata di ossigeno: ad aprile, annuncerà l'assessore Luigi Marroni in Consiglio Regionale, dovrebbe arrivare
il rilascio graduale di 250 milioni di
euro di arretrati.
Un piano straordinario quello regionale anche perché il Centro Studi di Confindustria segnala un peggioramento soprattutto nei tempi
di pagamento dove la sanità toscana considerata da sempre virtuosa
- prima della scoperta del maxibuco dell'Asl di Massa e le successive
inchieste aperte sui conti delle altre
Asl - così virtuosa non è più. Perché in Lombardia Asl e ospedali
comprano le attrezzature e pagano
dopo tre mesi e la situazione va meglio anche in Liguria (178), Trentino (8o), Friuli (88), ma anche in Basilicata, Marche e Umbria, con una
media di 144 giorni. Tempi di attesa (ridotti) che appartengono anche alla Toscana, costretta però a
scontare le differenze tra le varie
aziende. Perché se Empoli e Viareggio pagano anche nel giro di quattro mesi, l'Asl di Massa Carrara può
addirittura impiegare due anni (come succede in Campania, Lazio e Calabria), quella di Pisa un anno, così
come l'Estav di Firenze: «II problema del ritardo dei pagamenti della
pubblica amministrazione è grave,
e peggiora quando si parla del settore della sanità che in Toscana registra mancati pagamenti per oltre
un miliardo e mezzo», avverte Fabrizio Landi, membro del consiglio direttivo di Confindustria Firenze.
Questo perché i 350 milioni di giuro stimati da Assobiomedica riguardano i soli dispositivi medici (macchinari e strumenti, per intenderci), ma a questi vanno aggiunti tutte le altre forniture per l'intero sistema sanitario. Dalla biotecnologia al
settore chimico farmaceutico, dai
software per servizi informatici ai
dispositivi medici, sono 317 - secondo l'ultima indagine condotta
dall'Università di Siena e dal distretto toscano Scienze della Vita - le
aziende coinvolte nell'indotto della
sanità, con oltre 20 mila dipendenti
e un fatturato annuale di sette miliardi e mezzo. Quasi l'ottanta per
cento di queste hanno meno di 50
impiegati e sono raggruppate soprattutto tra Prato, Firenze, Pisa e
Siena: «La situazione è preoccupante soprattutto per le piccole e medie
imprese, che di certo non hanno facilità di accesso al credito e qui in
Toscana sono la stragrande maggioranza: bisogna intervenire subito,
ci stiamo giocando il rilancio dell'intera regione - continua Landi Le scienze della salute sono un settore trainante della nostra economia, per cui è fondamentale dare subito fiato alle nostre aziende appena si sbloccano i pagamenti».
Il punto è che senza liquidità rischia di fermarsi l'intero settore,
già duramente colpito dalla crisi
economica: da Confindustria sottolineano che negli ultimi due anni la
richiesta di attrezzatura medica si è
ridotta del quaranta per cento. Effetti della scure della spending review, che a luglio ha inoltre imposto alle aziende toscane uno «sconto» forzato sui contratti già firmati.
In sintesi: saranno pagate - oltre
che in ritardo - anche il cinque per
cento in meno rispetto a quanto stabilito all'atto della firma dei contratti. E così tra gli imprenditori è suonato un campanello di allarme. Del
problema ne sono ben consapevoli
a Palazzo Strozzi Sacrati, tant'è che
da aprile partirà un piano straordinario che fino a settembre porterà
250 milioni nelle casse delle azien-
de che vantano crediti con la Regione: «In un momento così delicato la
nostra azione, che privilegerà le situazioni di maggiore criticità, conferma che il nostro non è un sistema malato e che sempre di più vogliamo abbattere i tempi per i pagamenti» spiega l'assessore Luigi Marroni. Tempi per i pagamenti che secondo la Regione - non supererebbero però i 162 giorni di attesa.
Quasi il triplo, comunque, rispetto
ai 6o giorni previsti dalla nuova normativa che recepisce quanto stabilito dall'Unione Europea: «Non siamo mai stati indifferenti a questa
problematica ed infatti dallo scorso
luglio le aziende che vantano crediti con le nostre Asl o gli Estav possono chiedere prestiti, di cui noi saremo garanti, alle banche - conclude Marroni - Ma il nostro obiettivo è quello di ridurre i tempi dei pagamenti: il piano straordinario ne è
un segnale».
Gaetano Cervone
'RI PRODZ ONE RISERVATA
L'assessore
«Da luglio siamo garanti
con le banche
per le aziende che vantano
crediti e chiedono prestiti»
Confindustria territoriali
Pagina 4
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Dati Assobiomedica-Confindustria
Confindustria territoriali
COMPUt1ME
Pagina 5
Ex Nabro Altra franata grigia al tavolo convocato a Firenze. Regione e enti locali premono perchè si arrivi ali amministrazione straordinaria
L'azienda diserta il vertice e le istituzioni si inf urinano: " irresponsabili, ora basta"
GROSSETO
I vertici della ex Mabro hanno completamente disertato il tavolo convocato dalla Regione per ieri pomeriggio a Firenze con sindacati, rsu e
enti locali e il clima attorno all'azienda manifatturiera si fa sempre più incandescente. A questo
punto, infatti, non ci sono solo le
vestaglie azzurre e la rsu sul piede
di guerra, esasperati da una situazione che fiaccherebbe anche i più
speranzosi, ma anche le istituzioni
reagiscono duramente.
Emanuele Cerciello, assessore comunale alle attività produttive, è
netto: "Il comportamento di Barontini e dei vertici di Abbigliamento Grosseto è inaccettabile, irresponsabile e gravemente irrispettoso delle istituzioni, dei sindacati e
sopratutto dei lavoratori. Non credo che l'azienda sia fatta da una
sola persona, se Barontini aveva impegni poteva e doveva mandare
qualcuno in sua vece e comunque
farci pervenire i documenti che più
volte abbiamo chiesto e che ancora
non ci vengono forniti. E' gravissimo".
I documenti che tutti attendono di
vedere riguardano la situazione
economico-finanziaria, lo stato dell'indebitamento e quello patrimo-
Confindustria territoriali
niale: atti importanti alfine di verifi- economica e contabile, senza ultecare la possibilità o meno che la ex riori rinvii. Invitiamo inoltre i proMabro rientri fra le imprese sotto- prietari a valutare a questo punto
ponibili all'amnlinistrazionestraor- se non ricorrono le condizioni per
dinaria delle grandi imprese in cri- l'attivazione e messa in campo di
si, una procedura concorsuale isti- tutti quegli strumenti utili al mantetuita nel `79 da Prodi e integrata nel nimento dell'attività produttiva
`99 dallo stesso Prodi. Già la rsu si dell'azienda e alla salvaguardia dei
era espressa in tal senso e ora le isti- livelli occupazionali". Ammortiztuzioni premono: "Chiedo a Ba- zatori sociali dunque, ma anche
rontini - dice Cerciello - che alme- procedure concorsuali odi amminino inizi a valutare questa possibili- strazione straordinaria.
tà". Non solo, l'assessore chiede a Il tavolo è stato aggiornato al 5 apriBarontini di dare conto del perchè r mentre questa mattina i lavoratoa ieri nè gli stipendi nè un loro ac- ri si riuniranno di nuovo in assemconto erano stati accreditati sui blea.
conti dei lavoratori "come invece
g.d'o
l'azienda si era impegnata a fare al
tavolo istituzionale. Ora - fa notare
l'assessore - nel debito dell'azienda
varino a finire anche gli stipendi di
marzo.. .". Cerciello sollecita Barontini "le motivazioni per cui non
solo ancora non ha versato gli stipendi, ma non ha neanche avviato
gli atti per assumerei 14 dipendenti
ancora in Royal Tuscany ". Anche
l'assessore regionale Simoncinci
non è tenero: "All'azienda chiediamo di spiegarci perché gli impegni
sono stati disattesi e i pagamenti
non sono stati fatti. Torniamo ancora una volta a chiedere di avere
un quadro certo della situazione
Pagina 6
I CON FI NDUSTRIA
Tante preoccupazioni all'assemblea comprenson'ale
- CECINA - ROSIGNANO -
FAVORIRE l'aggregazione tra
imprese, istituzioni ed enti su progetti comuni, creare «Reti» a livello comprensoriale partendo dalle
imprese appartenenti ai settori
chiave dell'industria locale (impiantistica e manutenzioni) per facilitare i processi di internazionalizzazione, valorizzare i comparti
industriali tradizionali presenti
localmente. Queste, in sostanza,
le linee guida tracciate per il territorio da Confindustria Livorno,
che ha incontrato alla sede di Cecina, all'interno del Polo Magona,
le aziende del comprensorio, per
discutere circa il «Documento di
analisi della condizione economica del territorio» appena finito di
redigere da Confindustria Livorno su dati reali forniti dalle imprese. «Lo scenario - spiega Umberto Paoletti, direttore di Confindustria Livorno - evidenzia un quadro macroeconomico di un territorio che subisce pesanti difficoltà, ma che comunque tenta di farvi fronte. Il 2012 si è dimostrato
un anno particolarmente pesante,
caratterizzato da contrazione del
fatturato, difficoltà per le imprese
a mantenere i livelli occupazionali raggiunti negli anni precedenti,
riduzione in termini di commesse locali/nazionali».
Come sottolineato dal presidente
di Confindustria Livorno, Alberto Ricci e dal referente comprensoriale Marco Baggiani, diviene a
questo punto prioritario individuare progetti di ampio respiro,
da condividere con enti locali, parti sociali e imprese su tematiche
locali e, allo stesso tempo, favorire l'aggregazione tra imprese, istituzioni ed enti su progetti comuni. Altrettanto fondamentale diventa poi la valorizzazione dei
comparti industriali tradizionali
presenti sul territorio, favorendo
l'«iniezione» di innovazione e il
supporto della logistica integrata
secondo uno schema riconducibile al concetto di «Smart Specialization», tanto caro alla Comunità
Europea. Su queste linee guida saranno avviati contatti con le amministrazioni locali, per individuare iniziative adeguate al consolidamento ed allo sviluppo delle
attività produttive.
STRATEGIE Il direttore di Confindustria, Umberto Paoletti
(a sinistra) e il presidente Alberto Ricci, intervenuti a Cecina
Confindustria territoriali
Pagina 7
si ' cho c deRa ricerca commissionata daR ' Ur one industriale
Confindustria territoriali
Alle'pagine 2 e 3
Pagina 8
CAVICCHI: « MAN CA LA CI OCITA'
FRA EU ROPA E CI NA. E'U A SITUAZIO NE
CHE N O N UO' ESSE E PIU'IG N O RATA»
Abb g amento
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ina, sostanze tossiche ed
G
Ricerca ll'Uriione, del oratorio dei Buzzí e di rcrchi su 44 capi in cor
di SARA BESSI
LA RECIPROCITA' fra il mercato europeo e quello cinese resta ancora una chimera e anzi genera paradossi a svantaggio del Vecchio
Continente. La cartina di tornasole
su questa assenza di reciprocità fra
le dogane cinesi ed europee è fornita da una ricerca condotta su 44 capi di abbigliamento, 18 per bambini e i restanti per adulti «made in
China», commissionata dall'Unione Industriale Pratese e affidata al
Laboratorio di analisi prove e ricerche industriali «Buzzi» e al Laboratorio di analisi prove e ricerche tessili «Brache».
I dati parlano chiaro. Da quei 44 capi di abbigliamento, acquistati in
negozi e nella grande distribuzione
della provincia di Prato e Firenze,
che vanno a finire nei guardaroba
di acquirenti di fascia media e media alta, emergono verità da non
sottovalutare nell'ambito della sicurezza chimica e della scarsa veridicità delle etichette di composizione. Per quanto riguarda la sicurezza chimica, un solo capo da bambino ha evidenziato la non conformità relativa alla presenza di livelli di
tensioattivi ammessi dalla normativa comunitaria, mentre per 13 campioni (quasi un terzo del totale) è
stata evidenziata una non rispondenza alle normative cinesi per la
commercializzazione in Cina. Ciò
significa che se quegli stessi prodotti dovessero essere esportati verso
la Cina verrebbero bloccati alle dogane. Per quanto riguarda riguarda
la presenza degli alchilfenoli etossilati l'analisi, particolarmente complessa, è stata condotta su 23 dei
®
campioni: la quasi totalità di questi
(21) hanno manifestato la presenza
di queste sostanze. Infine, l'ultima
sorpresa dalle etichette con la composizione fibrosa: dove era dichiarata la presenza di fibre pregiate, come cachemire o angora, non è mai
stata riscontrata nessuna percentuale di queste fibre.
«I parametri ecotossicologici cinesi
sono per quasi tutti gli aspetti più
restrittivi di quelli europei. Ma il rigore vale solo per i prodotti commercia izzati nel loro mercato interno, non per l'export. L'Europa
invece, con il Reach, impone regole che valgono direttamente sulla
produzione,
indipendentemente
dai percorsi della successiva commercializzazione», spiega Giuseppe Bartolini responsabile tecnico
del Laboratorio «Buzzi». Parametri diversi, dunque, fra Cina ed Europa anche per sostanze che
dall'Europa sono ormai vietate in
alte concentrazioni e che invece
nel Paese della Grande Muraglia
non trovano alcun limite. Basta
pensare ai livelli di Apeos, cioè la
categoria dei prodotti chimici classificata come alchifenoli etossilati
(agenti tensioattivi). «In Cina si
rcio. 'La loro dogana 1í fennerebbe'
già portato a conoscenza dei vertici
di Confindustria e lo porteremo anche a Bruxelles. L'Unione Europea
deve acquisire piena consapevolezza della situazione: siamo di fronte
a filosofie diverse che hanno su imprese e consumatori europei effetti
distorti che sfiorano il paradosso.
L'Europa, nella sua indifferenza rispetto alla reciprocità, è quella che
ci rimette di più. Le normative Ue
penalizzano i produttori europei attraverso le regole del Reach, ma di
fatto non c'è vigilanza sui prodotti
che arrivano da paesi terzi. In questa situazione complessiva di assenza di reciprocità i cittadini europei
sono penalizzati tre volte: nei condizionamenti allo sviluppo economico determinati di fatto dal Reach, che incide sulla nostra
competitività; nelle limitazioni
all'export causate dalle regole molto restrittive di mercati di importanti paesi terzi come appunto la Cina; ultimo ma non per importanza,
nell'insalubrità di prodotti di importazione, cui si aggiunge la scarsa affidabilità delle informazioni
merceologiche riportate sulle etichette».
controlla maggiormente il Ph, il
controllo del tasso di acidità di un
prodotto, o la solidità del colore aggiunge Primo Brachi, titolare
del Laboratorio omonimo - I cinesi sono più pragmatici e controllano almeno il 90% dei prodotti che
entrano, non si tratta di controlli
documentali, ma vengono effettuati con prelievi diretti».
«Questo studio costituisce un elemento in più a sostegno delle nostre posizioni - afferma Andrea
Cavicchi, presidente dell'Unione
Industriale Pratese - lo abbiamo
La non conformità al mercato
italiano è stata riscontrata
in un solo capo da bambino
Confindustria territoriali
Pagina 9
L ,I N DA G '
Studiata la conformït:i
materiali rispetto MAa
sicurezza chimica e focus
su alchilfenoli etossflati,,
tossici per
acquatica e danne.,,; 7,1 l'uomo (vietate in Europ ,,
senza restrizioni in Crp
Estata anatizz-ta
conformità o meno delle
etichette di composs; %fibrosa all'effettiva
dei capi di abbiglian-,,e s's,-in alcuni casi neppure
traccia di fibre
come chach.:nire
UN ANNO 1 STUD IO E'stato necessario ai due Laboratori
incaricati per condurre la ricerca approfondita su 44 capi finiti foto Attalmi
«Presenteremo questi dati
a Bruxelles: non si devono
penalizzare i cittadini europei»
Confindustria territoriali
«In Cina ci sono controlli
effettivi sul 90%
della merce che entra»
«I criteri ecotossicologici
cinesi sono restrittivi, ma
non valgono per l'export»
Pagina 10
Sostanze tossiche negli abiti cinesi
E il risultato delle analisi di due laboratori di Prato su 44 indumenti venduti dalle grandi catene
zano detergenti a basso costo
perché non hanno divieti», osserva il presidente dell'Uip Andrea Cavicchi.
di Maria Lardara
1 PRATO
Gli indumenti che riponiamo
nel nostro guardaroba possono
essere nocivi. A questo responso, dopo le denunce fatte da
Greenpeace, sono approdati i
laboratori "Buzzi" e "Brachi",
su commissione dell'Unione
industriali: ai raggi X un campione di capi d'abbigliamento,
per l'esattezza 44 indumenti
(18 per bambino, 26 per adulto) acquistati in punti vendita
della grande distribuzione (Prato e zone limitrofe), accomunati dall'etichetta "made in China".
Attenti dunque al cartellino
"made in China" (ma potrebbe
anche essere "made in India" o
"made in Bangladesh"): gli indumenti finiti sotto la lente
d'ingrandimento di "Brachi" e
'Ruzzi" provengono da scaffali
di brand di fascia media o medio-alta, acquistati un anno fa
per poterli analizzare. Un primo sos scatta perla presenza di
alcuni tensioattivi (nonilfenoli
etossilati), il cui utilizzo nella filiera tessile è vietato dal 2002
nel mercato comunitario ma
non in Cina: ben 21 capi su 23
passati al microscopio presen-
In compenso, hanno altri
vincoli sulla merce in ingresso
nel loro paese. E questo è il paradosso: il 30% dei capi analizzati (13 articoli su 44) non riuscirebbe a superare la barriera
doganale del gigante asiatico
perché non conforme sul piano della sicurezza chimica. I parametri che farebbero storcere
il naso ai controllori cinesi sarebbero il livello di ph
dell'estratto acquoso, ivalori di
solidità dell'acqua e del sudore.
Tecnici del laboratorio dell'istituto Buzzi di Prato
taro residui di questi tensioattiperché il quantitativo di tensiovi (detergenti per filati) altaattivi "vietati", pari a 1.500 mg/
mente inquinanti per le acque kg sfora il limite permesso dalla
dei fiumi e dei mari, oltreché legislazione comunitaria (senocivi per l'uomo viste le possicondo il "Reach" è di 1.000 mg/
bili alterazioni del sistema or- kg). «Ben si capisce l'effetto delmonale.
la concorrenza sleale: le nostre
Addirittura fuori legge si conaziende devono usare detersidera un capo dei 44 esaminati
genti più costosi, in Cina utiliz-
Etichetta ingannevole anche
per quanto riguarda la composizione dei tessuti: sulla carta
viene data la presenza di componenti come cachemire e angora di cui però i laboratori pratesi nari hanno riscontrato nessuna percentuale. «In Cina, dove viene controllato il 90% dei
tessuti che entrano, le norme
sono molto stringenti - fanno
notare Primo Brachi e Giuseppe Bartolini, rispettivamente ti tolare del laboratorio "Brachi"
e responsabile del laboratorio
"Ruzzi" - in Europa le verifiche
sono inesistenti». La ricerca
verrà portata a Bruxelles.
s,isLw- I siche i,KE abili 'i"es
Confindustria territoriali
Pagina 11
LAVORO
Nel report dí Confindustria
i dati sulla crisi delle imprese
/ CECINA
Favorire l'aggregazione tra imprese, istituzioni, creare "Reti",
puntare sull'internazionalizzazione e valorizzare i comparti industriali tradizionali. Queste le
linee guida tracciate per il territorio da Confindustria Livorno,
che nei giorni scorsi ha incontrato presso la sede di Cecina,
all'interno del Polo Magona, le
aziende del comprensorio, per
discutere circa il "Documento
di analisi della condizione economica del territorio" appena finito di redigere su dati reali forniti dalle imprese.
«112012 si è dimostrato un anno particolarmente pesante spiega Umberto Paoletti, direttore di Confindustria Livorno caratterizzato da contrazione
del fatturato, difficoltà per le imprese a mantenere i livelli occupazionali, riduzione in termini
di commesse locali/nazionali».
Anche il referente comprensoriale Marco Baggiani ha sottolineato la necessità di individuare progetti di ampio respiro, favorendo i comparti tradizionali,
1"'iniezione" di innovazione e il
supporto della logistica integrata secondo il concetto di "Smart
Specialization".
li-1i irii:il i '.iuhi
i:ildii1 .
Confindustria territoriali
Pagina 12
Guerra dichiarata
tessutì nocivi
Uip prepara un dossier coni risultati delle indagini dei laboratori Buzzi e Brachi da portare a Bruxelles
di Maria Lardara
/ PRATO
Il dito nella piaga l'aveva messo
qualche mese fa anche Greenpeace: Zara, Benetton, H&M
fra i marchi d'abbigliamento finiti sotto accusa da parte dell'
associazione ambientalista. Stavolta invece non si fanno i nomi
ma il verdetto non cambia: gli
indumenti che riponiamo nel
nostro guardaroba possono essere nocivi. E' lo stesso responso cui sono approdati i laboratori "Buzzi" e'Brachi", su commissione dell'Unione industriali: araggiXun campione di capi
d'abbigliamento, per l'esattezza 44 indumenti (18 per bambino, 26 per adulto) acquistati in
punti vendita della grande distribuzione (Prato e zone limitrofe), accomunati dall'etichetta "made in China".
Le "fashion victim" più incallite stiano attente al cartellino
"made in China" (ma potrebbe
anche essere "made in India" o
"made in Bangladesh"): quelli
finiti sotto la lente d'ingrandimento di "Brachi" e "Buzzi"
provengono da scaffali di brand
di fascia media o medio-alta, acquistati un anno fa per poterli
analizzare. Un primo sos scatta
per la presenza di alcuni tensioattivi (nonilfenoli etossilati), il
cui utilizzo nella filiera tessile è
vietato dal 2002 nel mercato comunitari o ma non in Cina: ben
21 capi su 23 passati al microscopio presentano residui di
questi tensioattivi (detergenti
per filati) altamente inquinanti
per le acque dei fiumi e dei mari, oltreché nocivi per l'uomo viste le possibili alterazioni del sistema ormonale.
Addirittura fuori legge si considera un capo dei 44 esaminati
perché il quantitativo di tensioattivi "vietati", pari a 1.500 mg/
kg sfora il limite permesso dalla
legislazione comunitaria (secondo il'Reach" è di 1.000 mg/
kg). «Ben si capisce l'effetto della concorrenza sleale: le nostre
aziende devono usare detergenti più costosi, in Cina utilizzano
detergenti a basso costo perché
non hanno divieti», osserva il
presidente dell'Uip Andrea Cavicchi. In compenso, hanno altri vincoli sulla merce in ingresso nel loro paese. E questo è il
paradosso, secondo Cavicchi: il
30% dei capi oggetto di analisi
da parte di "Buzzi" e "Brachi"
(13 articoli su 44) non riuscirebbe a superare la barriera doganale del gigante asiatico perché
non conforme sul piano della sicurezza chimica. I parametri
che farebbero storcere il naso ai
controllori cinesi sarebbero il livello di ph dell'estratto acquoso, i valori di solidità dell'acqua
e del sudore.
Etichetta ingannevole anche
per quanto riguarda la composizione dei tessuti: sulla carta viene data la presenza di componenti come cachemire e angora
Confindustria territoriali
di cui però i laboratori pratesi
non hanno riscontrato nessuna
percentuale. «In Cina, dove viene controllato il 90% dei tessuti
che entrano, le norme sono
molto stringenti - fanno notare
Primo Brachi e Giuseppe Bartolini, rispettivamente titolare del
laboratorio "Brachi" e responsabile del laboratorio "Buzzi" in Europa le verifiche sono ine-
sistenti». L'Uip non è intenzionata a tenere la ricerca in un
cassetto. «L'obiettivo è portare
questa ricerca a Bruxelles attraverso Confindustria e Acte per
chiedere reciprocità di condizioni sui mercati. Il rigore cinese - conclude Cavicchi - non
può valere solo sul loro mercato
interro».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Pagina 13
Capi cinesi
senza controlli
ma non in patria
ALESSANDRA PETRELLI
[email protected]
Con uno studio approfondito su un
campione di 44 capi d'abbigliamento,
reperiti sulle grandi distribuzioni di
fascia media e non solo, l'Unione Industriale di Prato dimostra che gli articoli con etichetta "made in China"
(sempre meno diffusi, per dir la verità) sono distinti da proprietà che permettono di superare le dogane europee ma che non sarebbero "passabili"
per quelle cinesi. Come è noto, la valutazione della sicurezza chimica dei
prodotti della filiera moda non è universale ed esistono parametri differenti a secondo dei mercati di riferimento. Dall'analisi condotta dal laboratorio di analisi del Buzzi e dal laboratorio Brachi è emerso che i parametri eco-tossicologici cinesi sono più restrittivi di quelli europei per quanto
riguarda il mercato interno, ma non
per l'export. Per quanto riguarda la
sicurezza chimica, 13 capi di quelli
analizzati, che attualmente sono permessi dalle normative europee, non
lo sarebbero per quelle relative al
mercato interno cinese. Non è tutto.
L'ambiente, come purtroppo è già noto, non è tra le prima preoccupazioni
dei produttori cinesi, dato che in quasi tutti i capi analizzati è stata registrata la presenza di alchifenoli etossilati,
sostanze altamente dannose per i pesci e per l'uomo, vietati in Europa e
consentiti invece in Cina. Inoltre più
della metà dei capi esaminati presentavano etichette false, che certificavano la presenza di materie nobili come
ad esempio il cashmere, materie del
tutto assenti in alcuni casi. «La conclusione è chiara - ha detto il presidente
dell'Uip Andrea Cavicchi - le normative Ue penalizzano i produttori europei, ma di fatto non c'è vigilanza sui
prodotti che arrivano da paesi terzi.
Sia autonomamente che come Confindustria stiamo lavorando da tempo
perché l'Unione europea acquisisca
piena consapevolezza degli effetti
dell'attuale situazione.
Confindustria territoriali
Una cinese al lavoro
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DOMANI ALL'AUDITORIUM «ATTILIO MONTI» TAVOLA ROTONDA DE LA NAZIONE CON IL GRUPPO BPER
Capitani coraggiosi e grandi fame, i fari per uscire dalla tempesta
FIRENZE
LA SERIE di incontri ha come titolo «L'economia locale: come creare valore per il territorio». Le tappe precedenti hanno toccato Reggio Emilia, Modena, Bologna e Milano. Domani all'Auditorium «Attilio Monti», dalle
ore 17.30, andrà in scena il capitolo dedicato
alle «eccellenze e tradizione del Made in
Italy». E' Ia Toscana la terra scelta dal gruppo
Banca Popolare dell'Emilia Romagna per parlare di marchi e settori capaci di competere
Confindustria territoriali
con il mondo. L'elenco dei relatori, in rigoroso ordine alfabetico, alla tavola rotonda, che
sarà aperta dal direttore de La Nazione, Gabriele Canè, basta come prova inequivocabile: Albiera Antinori (vicepresidente di Marchesi Antinori), Simone Bettini (presidente
di Confindustria Firenze), Riccardo Braccialini (Ad Braccialini srl), Francesco Carapelli
(presidente di Drogheria & Alimentari), Ferruccio Ferragamo (presidente Salvatore Ferragamo spa), Vincenzo Giubba (presidente
dell'Accademia italiana Moda e Design), Cristiano Ludovici (presidente del consorzio del
prosciutto toscano), Marco Mantovani (presidente e ad di Locman), Valentino Mercati
(presidente Aboca), Girolamo Strozzi (presidente Tenute Guicciardini Strozzi) e Fabrizio Togni, direttore generale di Banca Popolare dell'Emilia Romagna. Grandi griffe e imprenditori coraggiosi, esempi che possono fare da bussola per trascinare la nave dell'economia italiana fuori dalla burrasca.
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20 1 2-20 13
CRONISTI
CLASSE
nostro «ì`o»
D isegna re, med ita re dan zare secondo 1,7 «
Un fiore
dai m ille petali:
paura e gioia
SPAZIO alla psicomotricità
e viaggio nelle emozioni nuove con tutto il corpo. In gruppo, seduti per terra, riuniti insieme abbiamo cercato di creare coi nostri corpi forme di
mandala. Un fiore di ragazzi
e ragazzi, dapprima perplessi, poi uniti, vicini, felici.
«All'inizio provavo una sensazione di soffocamento, di
imbarazzo, poi un calore si è
diffuso dall'interno e la tranquillità e la pace hanno creato la magia ».(Giulia.S.) «Dopo questa avventura, questi
movimenti, ho sentito una
vibrazione dentro di me, come se il tempo fosse cambiato, come se da freddo diventasse caldo, ed è stata un'emozione magnifica» (Azzurra
V.). «All'inizio volevo tirarmi indietro e tornare al posto, poi guardando il mio volto da piccolo, mi sono immaginato lui che ballava a ritmo
e io che mi univo a lui per
danzare» (Ludovico P.). «Ho
provato felicità e tranquillità
a danzare, guardavo il mio
mandala con il mare, sentivo
il rumore dell'acqua, delle
piccole onde, danzando, ho
sentito il profumo dei fiori disegnati nel mio cerchio» (Ginevra). «La nostra danza
sembrava quasi un rituale...ho provato molta gratitudine verso il bambino che è
dentro di me (Alessandra
G.)». «Mi sentivo una farfalla, girava intorno al mio fiore mi sentivo un po' sacerdote, un'esperienza da non
dimenticare» .(Caroljne C.).
«Penso sia stata una danza
per liberarsi da qualcosa che
IL TERMINE «Mandala» significa «cerchio»» o «centro». Simbolicamente rappresenta fin dai primordi la nostra interiorità, la vita, la
morte e la rinascita. Abbiamo constatato che nella cultura occidentale il cerchio si trova come inizio di
tutte le cose. E' il simbolo del pianeta in cui viviamo e della stella che
gli dà la vita, il sole. Nell'universo
conosciuto tutto gira intorno al sole, la stessa cosa accade nel nostro
micromondo personale, nel nostro
cuore e nel nostro cervello. I Mandala mettono in contatto con la saggezza interiore e aiutano ad esprimere ciò che realmente si è.
«Ho messo la mia foto centrale perchè non mi sono ancora staccata
dalla mia bambina interna, o forse
perché ho paura di diventare indipendente... Ho scelto una foto in
cui giocavo perchè mi piace divertirmi. La doppia spirale rappresenta la vita che può essere bella o brutta.... Il geco rappresenta una persona che mi aiuti a superare i momenti di crisi, lo sfondo acqua marina
significa che le mie idee saranno
sempre chiare, limpide e decise.-Io
vorrei frequentare il liceo delle
scienze applicate perchè c'è la materia astronomia e mi piacerebbe conoscere lo spazio oltre al mio mondo...((iiulia.H.)».
IN QUESTA esperienza abbiamo
intrapreso un affascinante viaggio
all'interno di noi stessi chiedendo
aiuto al nostro «bambino interiore». Di che si tratta? Cercando
nell'album fotografico di famiglia
abbiamo ripescato una nostra foto
di quando eravamo piccoli, un'immagine che ci colpiva particolarmente o che ci ricordava un momento significativo della nostra infanzia. Abbiamo collocato la nostra
immagine all'interno del magico
cerchio, poi abbiamo riempito il
Mandala di figure, simboli, disegni, colori, in modo assolutamente
libero e spontaneo. Siamo passati a
una fase di rilassamento,di respirazione consapevole, ma anche di
concentrazione su noi stessi e quin-
«HO MESSO la mia toto al centro del mandala perchè ognuno di
noi ha una parte buona, bianca, ed
una cattiva, nera ed io, appunto, sono in mezzo, Per la stessa ragione
ho disegnato il prato verde da una
parte e il deserto dall'altra, ma prima di arrivare alla mia interiorità
bisogna passare tm muro per trovare dolci fiori, farfalledelicate foglie
rosa (amore) o freddi fiori ghiaccio
e dure foglie appuntite (odio)...Le
frecce e i cuori spezzati indicano
che qualcuno tiri colpirà diritta al
cuore .._l'occhio significa che ci sarà sempre qualcuno che mi osserverà..Pcr le scuole future vedo ancora incertezza, ma sono certa che nella raia professione andrà tutto bene». (Sabrina F.)
Eccoci in «compagnia» dei nostri mandala
di di meditazione. Osservando serenamente lo sguardo del nostro bambino, stimolati anche dal l'esplosione dei colori scelti e delle forme disegnate, abbiamo vissuto delle emozioni intense che hanno attivato
delle intuizioni. La professoressa
ci ha aiutato a capire che ogni simbolo disegnato proveniva dalla sen-
sibilità del bambino interiore, per
segnalarci attraverso questi disegni
aspetti trascurati della nostra personalità, ma anche capacità, predisposizioni, abilità, vocazioni, il bambino è diventato come un nostro «piccolo mentore», Tutte le sensazioni
vissute e le percezioni avvertite sono state scritte nei nostri quaderni:
I CERCHI MAGICI CI ACCOMPAGNANO NELLA PROFONDITA' DELLE NOSTRE SENSAZIONI
u, °î-)piegate al colore e alla sperimentazione
ti tiene come prigioniero e
con questa danza ce ne siamo liberati» (Giada).
1rt
?,a» del Mandala
NEL DISEGNARE i nostri cerchi magici abbiamo
imparato che i colori esprimono pensieri, emozioni,
intuizioni intime e anche sensazioni fisiche. Attraverso l'esperienza dei Mandala la nostra mente apprende ad uscire dalle regole rigide abituali, colorando c disegnando liberamente, intuitivamente e senza
limiti. Abbiamo cercato di analizzare il significato
dei colori e, anche con l'aiuto del bambino interiore,
siamo riusciti a a cogliere il messaggio di crescita.
Per ognuno di noi. E' stata molto interessante la lezione sul significato dei colori, per esempio il giallo,
che rappresenta la forza vitale del sole, il più grande
cerchio-mandala della vita, è un colore luminoso e
vitale che spe o viene associato all'intuizione e all'illuminazio" egno di una personalità equilibrata,
aperta al nuovo e alla scelta giusta. Il verde è il colore
che indica speranza, gioia e guarigione e ha un notevole effetto calmante ed equilibrante, al verde si associa la crescita, l'evoluzione e la fertilità. Usato nel
mandala è segno di una buona autostima, ma anche
della capacità di prendersi cura degli altri e di forte
attaccamento alla natura. Il rosso e collegato alla fonte della vita e al sangue, quindi l'attività legata a questo colore riscalda il sangue e dona vitalità, è sinonimo di sicurezza di sé e quindi aiuta a combattere le
nostre paure, ma può essere anche manifestazione
della rabbia. Il blu è il simbolo della profondità del
mare, ma anche della profondità dell'uomo. E' il colore che viene associato ai sogni e all'anima. Un viaggio interiore di assoluto fascino per noi.
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Francesco Bracar.ì, [➢ ar.ìe[e Chiocca , Atichete
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Confindustria territoriali
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Gan•sea, Dassieie F4assei, G6rsete patar.e4ri,
Alessia Ftagghianìi , Andrea Raggyhianti, L9haiia
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Pagina 16
20 1 2-20 13
Se t but üs mo thven ta « be r»
«colpa» di essere diversi. Il nostro progetto con la polizia postale
LE VITTIME del bullismo sono
quasi sempre ragazzini come noi.
Succede soprattutto nelle scuole:
i ragazzi prepotenti si riuniscono
in gruppi e prendono di mira altri
ragazzi più deboli, spesso perché
vengono considerati «diversi».
prepotenza di alcune persone
ignoranti. 11 nostro istituto da alcuni anni, tramite un progetto sulla legalità-sicurezza, si sta interessando al problema.
MA DIVERSI da chi? Semplicemente distanti dall'ideale di adolescente presente in quell'ambiente, per religione, immagine estetica, orientamento sessuale o addiruttura perchè ascoltano musica
non comune. I tristi esempi sono
quelli di Demi Lovato, Andrea
Andrea, Liam Payne, vittime di
una «moda» da estirpare. Ultimamente i media si sono occupati anche del crescente fenomeno del cyberbullismo, cioè del bullismo praticato in rete. Un esempio? Amanda Todd, teenager canadese, e arrivata al suicidio perché ne era vittima. Quando aveva 12 anni, Amanda entrò in una videochat dove incontrò un uomo che le chiese di
scattarsi una foto a seno nudo. Dopo molte richieste la ragazza cedette e scattò la foto. L'uomo
avanzò richieste pornografiche e
iniziò a tormentarla. L'arma era
quella dei ri atta Infärti ad un certo punto su Facebook l'uomo
creò una pagina con la foto di
Amanda. A settembre dello scorso anno la ragazza pubblicò un video su YouTube nel quale raccontò la sua triste storia specificando
che la sua intenzione era quella di
essere d'esempio alle ragazze affinchè non commettessero simili er-
rori. Ma i tot enti continuavano,
a scuola si sentiva odiata e disprezzata. I1 10 ottobre scorso, Amanda
si è tolte la vita impiccandosi.
E' SOLO un esempio, in realtà sono tanti i ragazzini vittime di bullismo fisico, psicologico, verbale e
via internet. E tutto questo nasce
dai giudizi, dalla stupidità e dalla
IN PARTICOLARE lo scorso anno scolastico abbiamo partecipato
a due incontri, uno sul bullismo e
un altro, più specifico e molto interessante, sulla sicurezza nel
web. Quest'ultimo, curato dalla
Polizia Telematica di Lucca, ha
avuto come relatrice l'Ispettore
Picchioni. Quest'anno i "lavori"
continuano anche per partecipare
al concorso interno promosso dal
nostro istituto proprio sul tenia
della sicurezza in internet e
sull'affidabilità dei siti. Riteniamo gli atti di bullismo e cyberbullisnm orribili, poiché le vittime sono tutte ragazzini come noi: piccoli, cori ancora tutta la vita da vivere, tanti sogni nel cassetto, ma
con quella che è ritenuta una colpa, essere «diversi». Oppure, come nel caso di Amanda Todd, la
colpa di aver commesso uno stupido errore perché non consapevoli
delle conseguenze. Cerchiamo
quindi, stando attenti, di avere cura di noi stessi ed essere felici:
sconfiggiamo il bullismo!
DIALOGHIAMO IN RETE PER FINI DIDATTICI, PER GIOCARE E CONFRONTARCI
S a r'l
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rC4Cll_1..A íSCkPATó4c
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rete è uno strumento
' essere molto utile
HANNO
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ECCO come i ragazzi interagiscono con la rete secondo una ricerca finanziata dalla Commissione
Europea. Le principali attività dei nostri coetanei
in rete sono: socùal computing che include l'utilizzo
di siti di social networking, dei blog, dei siti di condivisione di contenuti; creative internet ossia l'uso
creativo della rete con produzione di contenuti originali come testi, foto e filmati; circular entertainment ossia l'uso della rete per acquisire contenuti
culturali, scaricarli e condividerli. I ragazzi sembrano quindi più impegnati a consumare che a ridistribuire o produrre contenuti nuovi. Utilizzano
la rete per fare i compiti e per informarsi, si divertono con il gioco on line, comunicano tra loro. Le
ragazze fanno un uso della rete più centrato sulla
socialità. E noi come usiamo internet? Tutti (tran-
, ç.$a°s'-ç.
yrX4 imdf
Asia Bratg"azti, Christian Erogiasti, Erica CacU ; , tdzall a 5c2 ra w"n ,- Q
s ;,tscr s ti .Co «larina Francesca , Usa 6vbrsí , Anna laacasp"a, Eric.a lnt opa, §"itx nys'A t o el.li, ¢.+? s
ri, Edssarsfcs Salvctti, Gabricle Torre, E9at..tnTnrraase„d,3w,.scs,y.azRM XarsinHtctttaan-
Confindustria territoriali
5 , F' d3iCv ..
ragazz
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i
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ne due) abbiamo internet e lo utilizziamo per: usi
didattici 66%; giocare 45%; ascoltare musica 24%;
vedere film e cartoni animati 16%; guardare e raccogliere immagini 16%; disegnare 3%. I "luoghi"
che frequentiamo sono: Youtube 6001,; Facebook
40%; sito della scuola 21%; siti sportivi 18%; Wikipedia 13%; Twitter 5%. Inoltre siti degli idoli, siti
di giochi, siti per vedere film e scaricare canzoni. Il
37% di noi ha aperto un profilo su Facebook, il
i 6% ha un account Twitter. Dei ragazzi che hanno
il profilo su Facebook solo due non hanno inserito
una foto che mostra chiaramente il viso. Tutti hanno indicato il cognome, mentre nessuno ha inserito l'età reale. Pochi hanno inserito la scuola frequentata, il numero di telefono e l'indirizzo personale. La maggioranza ha un profilo pubblico.
z Ÿ 4Pí3 °s°s,ER, WL'f're L1i3Yÿ.t3nf, Ku
chacl Canini, Sara Carsini, Erica E.anozx's,
4adoY r tsi Casnb, ; e„ ri,3t',1xa O;,v ára Gaia
Ferretti , Nego Ferri, G iorgio Ferri , ö°S'su,3e.gx, x x^ra æ, rw a v fl ,xtr æ. M. 8tr,8. e 4"` aarsk-di, Gabriete Tortelli. i cizsse terzal Vivida
Caianzzi,Miri.>ti,dtbr,prrotgeCcas.ctzasm
N , h;.¢1Rç" 0. E r.rsVsi, `rfk'3f0XDP
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chQia SarQp"i, Rita l;aropi, fd'icliolas Nanttìxxî, k llca ü a si, écssic a si. laaseya iarit'ic 9Æa..
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las Ferri , Anna M ar i a Lcsrenæcsni. Ca"srs'gente
5ctzras irn ucztberknL stt,Aettd<
Attenti al lupo
Mille trappole
da evitare
CONVINTI che internet
non debba essere demonizzato poiché i pericoli ci sono anche nel mondo reale, è
tuttavia necessario essere informati. Basta veramente
poco per evitare situazioni
spiacevoli: Tratta la password come il tuo spazzolino da denti! Non comunicarla mai a nessuno e periodicamente cambiala, usando numeri, lettere e caratteri speciali. Non rispondere
alle offese ed agli insulti.
Che tu risponda ai loro messaggi è ciò che i bulli vogliono. Conserva le comunicazioni, registra file, video, foto offensivi. Ti potrebbero
essere utili per dimostrare
quanto ti è accaduto.
BLOCCA i Bulli. Molti
Blog e siti social network ti
permettono di segnalare i
cyberbulli. Contribuisci a
rendere internet un posto sicuro! Se conosci una persona in internet, evita di fornirle dati personali sensibili. Con questi, infatti, seirintracciabile! Se scambi delle
foto, ricorda che non puoi
essere certo della vera identità dell'interlocutore e
dell'uso che farà di queste
foto. Ricordati che tutto ciò
che invii su internet diviene pubblico e rimane per
SEMPRE. Sei veramente sicuro di volere che i tuoi docenti o futuri datori di lavoro vedano la tua foto o leggano i tuoi commenti? Non
aprire file allegati a messaggi di posta elettronica di cui
non conosci bene il mittente, perché potrebbero contenere virus in grado di danneggiare il tuo computer e
in alcuni casi rubarti informazioni personali. In questo caso e meglio eliminare
le e-mail immediatamente.
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20 12-2013
CLASSE
CRONISTI
plu
il
iri tt con l'i
Dall'antica Roma
il prodotto re
di tutte le tavole
FORSE nella forma di una
focaccia non lievitata, era
già conosciuto dagli Egizi e
dai Greci, ma è con i
Romani che entra a far parte
integrante degli usi
alimentari, il pane, prima di
farina di farro poi di grano.
Ancora oggi presso Porta
Maggiore, a Roma, si può
vedere un monumento
innalzato per celebrare i
fornai, segno che si trattava
di un mestiere di
riconosciuto valore. Al pane
sarebbe stata dedicata quella
che, ncora oggi porta il
nome di «Via Panisperna».
Ricordiamo infine la famosa
frase che, in età imperiale,
circolava fra i politici, i quali
si garantivano la tranquillità
di governo, concedendo ai
sudditi i giochi e il pane:
panem et circensem appunto.
NEL MEDIOEVO il pane
accrebbe il proprio prestigio
in virtù della sua funzione
nella sacralità della religione
cristiana, nacquero le
Corporazioni dei
panificatori all'interno dei
Comuni, la mancanza di
pane divenne motivo di
rivolte. Dante, attraverso la
voce del suo trisavolo
Cacciaguida, ci rammenta la
qualità del pane toscano,
tipicamente sciocco, nel
canto XVII del Paradiso:
«Tu proverai sì come sa di
sale lo pane altrui», e con
quella frase sottolinea la
centralità del pane nello
stile alimentare medioevale.
Nel Rinascimento la qualità
del pane costituiva elemento
di distinzione sociale: i
cittadini lo consumavano
bianco, ii contadini invece
scuro, fatto da farine miste
di cereali, In epoche più
recenti chi non ricorda
l'assalto al forno delle
Grucce descritto dal
Manzoni che rievoca la
rivolta del pane del 1628 a
Milano? O nel 1898 la
«protesta dello stomaco»
repressa nel sangue da Bava
Beccaris o la strage del pane
di Palermo del 1944?
it ril.
r
pirezios
«"— una», quc','-del pan.- e della pasta
PONTE A MORIANO e dintorni... non tutti sanno che questo fazzoletto di terra lucchese «sforna», è
proprio il caso di dirlo, un ottimo
pane e un'eccellente qualità di pasta, niente meno che la base della
dieta mediterranea Dagli anni '50
del secolo scorso il forno Paganelli
di Sesto di Moriano e dal 1887 la
ditta Mennucci operano in questo
settore, dando lustro ai loro prodotti, conosciuti non solo in Lucchesia Abbiamo avuto il piacere di
ospitare il signor Giovanni Paganelli presso la nostra scuola: con
passione esercita il mestiere di fornaio da quand'era ragazzo, conosce
la fatica ma anche la gratificazione
di una professione che lo vede
all'opera dalle 21.30 della sera fino
all'indomani mattina, per produrre
circa nove quintali di pane al giorno, cotto rigorosamente con forno
interno a legna. Nell'attività sono
impiegate sei persone, di cui una
addetta alle consegne dei prodotti,
che vengono distribuiti ai negozi
sia della Piana, che del centro storico e della Media Valle.
ra Cristina, dipendente dell'Ufficio
Estero della ditta Mennucci.
sto. Il signor Gi
IL PANE più richiesto è quello
bianco, salato, con farina di tipo 0,
anche se il Paganelli produce pure
il pane di patate, tipico della Garfagnana e quello integrale, nonché la
focaccia al suolo e in teglia. «Ma come si fa il pane?» - abbiamo chie-
che sono necessarie grosso modo
due ore, di cui 12 minuti per impastare la farina, il lievito, l'acqua e il
sale, un quarto d'ora per fare le forme del pane, rigorosamente a mano; dai 35 ai 40 minuti servono poi
per la lievitazione e infine un'ora
circa per la cottura di una pagnotta,
Una vecchia macchina per fare la pasta
nui ci racconta
che risulti alta e ben cotta, con bollicine nella morbida mollica. Per le
prime due fornate, quando il forno
non è ancora ben caldo, servono circa 45 kg di legna, poi per le restanti
ne bastano, si fa per dire, circa 25
kg. E che dire della produzione della pasta? Non potevamo non avere
la fortuna di avere con noi la signo-
DA CINQUE generazioni e più di
un secolo l'azienda produce pasta
destinata sia al mercato italiano dei
negozi di vendita al dettaglio sia ai
mercati esteri di Inghilterra, Francia, Sudafrica, Giappone e Australia. Oggi la ditta ha circa 120 dipendenti e produce 23 tonnellate di pasta l'anno. Quello della pasta è un
processo produttivo piuttosto lungo che, a seconda del formato, può
richiedere un'intera giornata: si
parte dalla miscela di acqua e semola di grano duro. Il pastificio Mennucci attinge l'acqua direttamente
dalla sorgente «Le vene» nella
Brancoleria e acquista la semola
dalle zone della bassa Toscana o
del sud Italia, L'impasto, elastico e
malleabile, viene estruso, passa
cioè attraverso le trafile - oggi in
teflon, un tempo in bronzo - per
ottenere i diversi formati, quindi
viene essiccato in modo lento e controllato fino ad un massimo di umidità del 12%. L'azienda si distingue anche per la produzione di alcuni tipi particolari di pasta fra cui
la serie delle «Vecchie trafile», trafilata appunto al bronzo, quella con
le verdure, per i celiaci, quella aproteica per problemi renali, per
gli sportivi, per i diabetici nonchè i
«baby-food». speciali per i bambini.
DALLE « CRUSCATE », ALL'«INFARINATO » PASSANDO PER IL VOCABOLARIO «VECCHIO » 4 SECOLI
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far na pane pasta
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LE PROPRIETA nutritive e la bontà del grano e
dei prodotti da esso derivati erano note anche nell'antichità e spesso ci si ritrovava , come avviene oggi, intorno ad un piatto di pasta o ad t mezzo di focaccia
0 ed il 1580 un
per ridere e scherzare. Già tra il
gruppo di dotti fiorentini era solito riunirsi per trattare, in incontri conviviali anche scherzosi, detti
cruscate», argomenti di letteratura e di lingua. Con
il passare degli anni al gruppo iniziale si aggiunsero
altri illustri studiosi e la «brigata dei Crusconi » fu trasformata nell'Accademia della Crusca. La simbologia accademica si basò sull'analogia tra la buona lingua e la buona farina, il fior di farina che viene separato dalla crusca, la parte cattiva ed impura; di qui
l'emblema del frullane o buratto, macchina che
roca costituiva un'innovazione tecnologica. An-
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tal ano
i
che il motto assunto, che si riferisce ad un verso di
Petrarca, andava in questa direzione: «il più bel fior
ne coglie». La metafora si ampliava: le pagine per fare il vocabolario non erano custodite in armadi normali, ma in sacconi simili a quelli dove si conservava
il grano. Inoltre ogni associato era rappresentato da
una pala, che conteneva il suo nome accademico l'Infarinato nel caso del Salviati, uno dei fondatori
dell'Accademia -, ed un'immagine che lo raffigurava - il riccio che grufola nella farina, per cercare il
meglio - unitamente ad un verso di Dante o di Petrarca. La Crusca, la più antica accademia linguistica
del mondo, si è sempre distinta per l'impegno a mantenere «pura» la lingua originale, pubblicando tra
1612 e 1923, in cinque edizioni, il Vocabolario, fondamentale per la codificazione della lingua italiana.
I nostri gìornAsfi
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Confindustria territoriali
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Robrrtta Fiotino, Tecadar Ftnrea, Sara Kxraj,
Gahrictr Larícshiista, Clernrrntins La2xare5chE, 4w,:,aw Lrerstrózi, I'rarnrr9.35za r_5.;bc'$tE, pt;-
di, Luca Netti, Alessia Orzati, Benedetta PatPz, C;,,br.c,E-± das.tt, EU-3
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Roberta Atnari, Ga9srietta A,enadei e ticltiana
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Pagina 18
100 aree industriali dismesse da recuperare
nelle quali si può realizzare di tutto
Sono ancora un centinaio le aree
industrial i dismesse, veri
scheletri fatiscenti adue passi
dalla città, in cui il regolamento
urbanistico Fazzi-Chiari ha
concesso d i realizzare in pratica
qualsiasi cosa. Come più volte
hanno spiegato i dirigenti
dell'Assindustria, quei complessi
non hanno futuro per impiantarvi
nuove attività, am messo che ce ne
fosse l'esigenza- troppo oneroso il
recupero a fronte del costo di
nuovi capannoni . Per il momento,
con qualche eccezione per l'area ex Cantoni, gli unici interventi di
recupero hanno visto la nascita di condomini e piccoli centri
commerciali (ex Safili, ex Lazzi, ex Centrolatte) di cui però il mercato è
saturo, tanto che i 3.500 appartamenti invenduti hanno di fatto
paralizzato le trattative e fatto scendere i prezzi . Non più remunerativi
per speculazioni che pu ntino su residenza e commercio, ecco che sul
mercato quei complessi attirano altri appetiti . L'amministrazione
comunale farà bene a non dormire se vuole evitare altri guasti . (m.i.)
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Pagina 19
Squinzi: le riorità restano
crediti e abolizione dell'Irap
Marco Morino
MILANO
, < GiorgioSquinzi,presidènte dì Confindustria, non arretra di un millimetro: lo ha detto domenica al presidente incaricato, Pierluigi Bersani, lo
ha ribadito ieri sera a Milano al
circolo della stampa: sbloccare i pagamenti arretrati della
Pubblica amministrazione, riconoscendo alle imprese quanto gli spetta (almeno in parte),
è indispensabile, urgente e indifferibile. «Uno Stato che
non paga i suoi fornitori - dice
Squinzi - è uno Stato incivile.
Le imprese hanno diritto a ottenere i propri soldi».
Squinziparla conpacatezza,
male frasi che pronuncia pesano come sassi: «Abbiamo chiesto al Governo - ricorda Squinzi - di sbloccare 48 miliardi di
mancatipagamenti sui 71 complessivi stimati dalla Banca
d'Italia. Io, però, non credo a
questavalutazione, i debiti dellaPa sono molti di più. Almeno
ioo miliardi di euro, forse anche i4o includendo ciò che è
dovuto dallo Stato come rimborso di imposte. Le imprese
sono disperate, i fallimenti si
susseguono. Sbloccare gli arretrati della Pa darebbe un'iniezione immediata di liquidità
che consentirebbe alle nostre
imprese di tornare a respirare». Una battaglia di civiltà, secondo Squinzi, ancor prima
che economica.
Il secondo fronte è quello
dell'Irap (l'imposta regionale
sulle attività produttive), da
sempre considerata dalle imprese una tassa odiosa e iniqua. Anche l'Irap, secondo il
presidente di Confindustria,
Confindustria nazionale
no è degna di un Paese civile.
Se ndoSquinzièurgente mo
difi are l'Irap «togliendo il la
vor dallabaseimponibile,perch' è un'imposta iniqua che
grava su chi ha tanti dipendenti. 'ho chiesto con forza a Bersani. L'Irap è un'imposta che
colpisce chi fa ricerca, chi produce, indegna di un Paese che
vuole, ritrovare la crescita. Andre be subito abolita».
quinzi interviene, assieme
al overnatore della Lombardia Roberto Maroni (inpartenza er Roma, dove oggi vedrà
Bersani), alla presentazione
del libro, edito da Mursia, "La
formula del Capitano" di Marco Pasetti. Il volume racconta
due secoli di storia e di imprenditoria italiane attraverso la saga di una famigliaazienda: i Ciccarelli (Marco
Pasetti è l'attuale amministratore unico della società).
Un'opera particolarmente apprezzata da Squinzi, «perché
anche la mia, con la Mapei, è la
storia di un'impresa-famiglia,
che nel tempo si è trasformata
in una realtà complessa. Le imprese familiari sono il nerbo
dell'economia italiana, il nocciolo duro che saprà tirarsi fuori dalla crisi». Poi torna abattere il tasto della politica economica. «Noi - sottolinea Squinzi- dobbiamo mettere l'economia reale al centro dell'azione
di governo. Molta parte della
classe politica non si rende
conto della situazione in cui
versano migliaia di imprese.
Gliimprenditori devono tornare ad avere fiducia. Solo tosi
potranno ripartire gli investimenti». Il caso Cipro, secondo
Squinzi, non è replicabile in Italia: «Sono contrario, e lo è anche l'Abi, a qualsiasi ipotesi di
prelievo forzoso sui conti correnti bancari. Ma Cipro si trova in una situazione diversa rispetto all'Italia. Non credo - sostiene Squinzi - che l'Italia sia
soggetta a questo rischio. Il nostro problema, come ho detto
prima, è un altro: rimettere
l'economia reale al centro
dell'azione politica e di governo». Solo aiutando la manifattura, ragiona Squinzi, si aiuta il
Paese auscire dal tunnel.
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IL TOTALE
I
I CONTI IN BANCA DA 100 MILA EURO
IN ITALIA SONO PIÙ DI 4 MILIONI
Patuelli, Abi, frena: nel nostro Paese quelle misure sono costituzionalmente precluse
.GIOVANNI
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .TARQUINI
.........................................................................................................................
ADESSO anche i correntisti italiani cominciano ad avere dubbi. E timori. Il modello di salvataggio delle banche cipriote, il prelievo forzoso
dai propri risparmi in banca, semina la paura
tra i possessori italiani di conti correnti. Per
quanto la situazione dei due paesi e dei rispettivi istituti di credito sia molto diversa, se mai
le misure adottate a Cipro dovessero venire
estese a qualche analogo caso in Italia, a rischio prelievo forzoso del 20% potrebbero essere, in Italia, tra i 3 e i 4,5 milioni di correntisti. Secondo varie stime incrociate, si aggirerebbe infatti su queste cifre il numero dei conti
correnti con depositi superiori ai 100.000 euro, per un totale di circa 234 miliardi di euro.
«In Italia, misure come quelle adottate a Cipro sono costituzionalmente e inequivocabilmente precluse», mette le mani avanti Antoniol Patuelli, presidente dell'Abi (Associazione bancaria italiana). E anche il portavoce del
presidente dell'Eurogruppo Djisselbloem innesta una sorta di retromarcia dopo aver sparso dubbi in quantità: «Cipro è un caso specifico», e non può essere considerato un modello
fisso, applicabile ovunque.
Nel complesso, spiega il presidente di Adusbef (associazione di consumatori) Elio Lannutti, i conti correntibancari in Italia sono circa 30 milioni. E a suo dire, «una stima probabile è che quelli superiori ai 100.000 euro si pos-
sano attestare sul 10-15 %, ovvero sarebbero
tra i 3 e i 4,5 milioni». Ad essi si aggiungono i
conti postali, circa 7-8 milioni, ma di questi solo pochissimi superano i 100.000 euro.
Secondo altre stime, a gennaio 2013 il saldo
totale dei conti correnti in Italia si attestava a
704 miliardi di euro. Di questi 470 ricadono
sotto la garanzia del Fondo Interbancario.
Dunque la fetta potenzialmente a rischio prelievo sarebbe unpò superiore ai 230 miliardi di
euro. Ma si parla comunque di una cifra vaga
poiché relativa a tutte le banche italiane e non
solo a quelle potenzialmente a rischio default.
Sarebbero infatti i soli "maxi - correntisti" di
queste ultime il target dell'eventuale tassazione del 20%, analoga a quella di Cipro.
Secondo alcune stime i depositi nell'ultimo
periodo sono aumentati del 7%. La gente, viene infatti spiegato, in un contesto finanziario
così incerto si tiene liquida. Ma certamente bisogna anche considerare che la maggior parte
dei correntisti sta attenta ad evitare di parcheggiare su un singolo conto un saldo superiore ai 100.000 euro.
«Non è pensabile mettere l'Italia sullo stesso piano di Cipro » ha commentato il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi. Ma per
Lannutti «la gente è molto preoccupata, come
testimoniano le chiamate alle associazioni dei
consumatori . Il vero nodo è che l'informazione su questi fenomeni è scarsa».
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Antonio Patuelli, presidente Abi
Confindustria nazionale
Pagina 21
Rilanciare l'economia?
di
Simone
Boiocchi
stendere il
modello
Lombardo a
tutto il resto
dei Paese per renderlo
davvero efficiente e azzerare così l'Irap». Lo ha
detto Roberto Maroni,
presidente di Regione
Lombardia intervenendo,
insieme al numero uno di
Confindustria , Giorgio
Squinzi , alla presentazione dei libro La formula del
Capitano (Mursia, pagg.
202, euro 19) scritto da
Marco Pasetti che ripercorre due secoli di storia
attraverso le vicende di
una famiglia-azienda: i
Ciccarelli . Una storia che
inizia nella prima metà
dell'Ottocento nelle Marche, a Montolmo e che
mette in controluce tutte
le contraddizioni dei sistema economico-produttivo
italiano incapace di valorizzare e difendere le medie imprese costrette a
cavarsela da sole.
«Le piccole e medie aziende - ha spiegato Maroni sono la forza trainante
della Lombardia. Parliamo
di aziende di successo
che sono rimaste in un
certo senso nell'ambito
famigliare; la dimostrazione che si puo essere competitivi senza avere "soci
E
Confindustria nazionale
globali". E questo il modo
di fare economia che noi
vogliamo».
Poi un messaggio chiaro
al vecchio modo di fare
impresa: « Il modello Fiat è
un modello da cancellare.
Nel sistema manca un vero sostegno all'internalizzazione delle imprese, un
punto che non può più
aspettare».
Nel mirino del Governatore Lombardo, l'Irap,
l'imposta regionale sulle
attività produttive che <adeve essere ridotta esportando, ad esempio, il modello lombardo della Sanità. Il modello - ha chiarito Maroni - meno costoso e più efficiente che, se
venisse applicato in tutte
le regioni porterebbe un
risparmio di 28 miliardi di
euro per il sistema Paese».
Parole che hanno raccolto
il plauso di Confindustria
che è tornata a premere
l'acceleratore chiedendo
riforme. «Innanzitutto - ha
chiarito Squinzi -, è necessario sbloccare il pagamento della Pubblica
amministrazione nei confronti delle imprese. Dobbiamo rimettere la buona
economia al centro degli
interventi del Governo. Le
imprese - ha aggiunto muoiono e gettano la spugna. Ogni giorno chiudono
circa mille imprese, un'emorragia che dobbiamo
bloccare al più presto».
«Ha ragione Maroni quan-
do dice che con una gestione sana si potrebbe
eliminare se non totalmente, almeno in grandissima parte, l'Irap.
Un'imposta iniqua su chi
usa il cervello per fare il
proprio lavoro».
Poi un attacco duro: «Uno
Stato che non paga i propri fornitori è uno Stato
incivile e un'imposta che
penalizza il lavoro non è
un imposta degna di un
Paese civile».
«L'Italia - ha aggiunto
Squinzi - può crescere, l'Italia deve crescere, ma
non vediamo con chiarezza come sia possibile realizzare quello che chiediamo». Rispondendo poi a
una domanda dei cronisti
sul futuro del Governo il
numero uno di viale dell'Astronomia ha chiarito
che «Non è questione di
nomi. L'importante è fare
un Governo capace di governare e affrontare i temi
dell'economia reale».
Quanto allo scenario internazionale Squinzi, invece, ha le idee chiare: «Non
è possibile mettere l'Italia
sullo stesso piano di Cipro».
Tra le priorità da mettere
sul tavolo, ha poi chiarito
Maroni, c'è quella delle
infrastrutture. Infrastrutture che devono essere
fatte senza più attendere.
Le nostre imprese si impegnano a lavorare e a
ottimizzare la produzione,
ma quando il prodotto
esce dai capannoni per
essere trasportato si
muove alla velocità media
di 30 Km all'ora. La stessa di 30 anni fa».
E a chi gli chiedeva se i
tagli appena varati in regione Lombardia fossero
conseguenza dei riflettori
accesi sui costi della politica dai grillini ha risposto chiaro: «L'antipolitca
non si combatte urlando
di più ma con il buongoverno, quello che io mi
propongo di fare».
Pagina 22
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Pagina 23
ILCASO
Squinzi: impensabile
mettere l'Italia e Cipro
sullo stesso piano
«Non è pensabile mettere Cipro sullo
stesso piano dell'Italia».
Il presidente di Confindustria
boccia qualsivoglia paragone tra la
crisi che ha fatto tremare l'isola di
Afrodite (e tutta l'Unione europea) e
il nostro Paese. Intervenendo ieri a
Milano alla presentazione di un libro,
Giorgio Squinzi ha commentato
anche l'ipotesi di un declassamento
dell'Italia da parte di Moody's.
L'agenzia di rating ha lanciato il suo
avvertimento e messo in guardia
dall'incertezza politica. Un
argomento usato il giorno prima da
Bankitalia e Fondo monetario
internazionale. ieri l'ipotesi di un
downgrade dell'Italia da parte di
Moodys' ha causato un bel po' di
maretta sui mercati e fatto alzare io
spread. Interpellato in proposito,
Squinzi si è limitato a dire: «Niente,
non è il momento». Della serie, meno
se ne parla, meglio è
Confindustria nazionale
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