HUMAN TRAINING Anno 4 N° 15 Maggio Giugno 2011 Periodicità bimestrale - Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale- D.L. 353/2003 (conv.in L.27/2/2004 n.46) art.1 comma 1 - CNS MI - € 8,00 - chf 13 LA RIVISTA DELLA FORMAZIONE PER VALORIZZARE LA CONOSCENZA La moda italiana è la scuola di pensiero mondiale RENATO BALESTRA Presidente della Maison Balestra EXPOTRAINING I convegni di Expotraining LE SCHEDE DI HT • Time management • Difendersi dal mobbing • Come gestire i conflitti INTERVISTA presidente di Emuni Joseph Mifsud GRAZIE AI SEMINARI DI POWER TRAINING SONO RIUSCITA A MIGLIORARMI. EDITORIALE LA FORMAZIONE: DA CENERENTOLA A PRINCIPESSA DEL SISTEMA PRODUTTIVO D VUOI UN CONSIGLIO? TI SUGGERISCO DI PARTECIPARE! I SEMINARI DI POWER TRAINING PARLARE IN PUBBLICO TIME MANAGEMENT Saper fare con successo un discorso di fronte a un uditorio, far accettare le proprie idee durante una riunione, affrontare un’intervista televisiva, e dominare le emozioni sono le tipiche caratteristiche di un buon relatore. Queste le principali abilità che si acquisiranno durante il seminario. Saper coniugare gli impegni professionali, personali e familiari senza generare stress ed ansia. I partecipanti avranno, al termine dei due giorni, tecniche e strumenti per saper gestire il proprio tempo eliminando lo stress e trovando di converso il giusto equilibrio per affrontare i vari impegni o imprevisti. Quota € 1.100 singola € 1.000 multipla MILANO 14-15 giugno Quota € 1.100 singola € 1.000 multipla MILANO 29-30 giugno LA GESTIONE EFFICIENTE DEL TELEFONO Il corretto approccio telefonico da parte di tutti i componenti dell’azienda contribuisce a creare una buona immagine dell’organizzazione. L’impressione che viene vissuta dall’interlocutore permane nella sua memoria e lo predispone ad atteggiamenti favorevoli o sfavorevoli nei confronti dell’azienda stessa. Il seminario sviluppa l’abilità di gestire al meglio la telefonata. Quota € 1.100 singola € 1.000 multipla MILANO 7-8 luglio A tutti i partecipanti un omaggio essenziale: l’abbonamento annuale a HUMAN TRAINING PER INFORMAZIONI TELEFONA ALLO 02 86996701 www.powertraining.it i recente sono stato invitato ad un convegno sulla formazione aziendale, il tema di fondo del dibattito andava alla ricerca di una spiegazione: perché le aziende italiane non percepiscono in maniera diffusa e sostanziale il valore aggiunto prodotto dalla formazione. Forse non c’è valore da percepire? Oggi, nonostante il cambio generazionale e la diffusione dei sistemi di finanza agevolata (vedi i fondi interprofessionali) si respira un clima di immobilismo o, quanto meno, di relativo pro attivismo a livello imprenditoriale e dirigenziale che penalizza il vantaggio competitivo del Sistema Paese. La formazione non è ancora entrata nel DNA delle aziende e del sistema produttivo italiano. Le cause sono molteplici; in primo luogo la formazione non ha effetti immediatamente misurabili, fatta eccezione delle pratiche di addestramento dove i risultati sono più stimabili e tangibili. Un conto è fare un corso di Office, al termine del quale i discenti sono in grado di eseguire una tabella excel applicabile nell’immediato, diverso è fare un corso di leadership, che va ad incidere sulle dinamiche degli atteggiamenti mentali, e dei comportamenti e pertanto mettere a frutto gli insegnamenti appresi richiede molto più tempo. La nostra riflessione deve essere posta sullo sviluppo di una consapevolezza: l’importanza strategica della formazione per fronteggiare i cambiamenti epocali e soddisfare le nuove esigenze del mercato. Dopo la sentenza del Tribunale di Torino che ha condannato con pesanti pene i dirigenti della Thyssen Group, le società specializzate nella formazione sulla sicurezza stanno vivendo momenti d’oro. Sono impennati gli ordini di corsi specifici che mettono “al sicuro” i dirigenti in caso di incidenti. Negli anni ottanta, quando per la prima volta in Italia si parlava di corsi sulla sicurezza, le aziende li snobbavano perché non li vedevano diretti ed applicabili con risultati immediati. Oggi “toccano con mano” o ancora meglio con il codice penale ed il portafoglio il valore della formazione in ambito di sicurezza. Partiamo da un altro presupposto: chi non esegue corsi sulla sicurezza, si trova comunque a dover fare i conti con delle azioni coercitive regolamentate da apposite leggi che impongono severe condanne. A tal punto sarebbe sufficiente rendere obbligatoria la pratica formativa. Risultato: fatta la legge trovato l’inganno. Rimanendo sempre in tema di sicurez- 3 - HT za, prendiamo come esempio le azioni positive sullo stress correlato: oggi le aziende, o quantomeno i formatori preferiscono limitarsi alla somministrazione di questionari per mettersi a posto sotto il profilo normativo. Quindi, se la formazione non è apprezzata come supporto alle strategie aziendali vi è da chiedersi: cosa fanno gli operatori o ancora meglio cosa fa “il sistema della formazione” per “educare” il sistema economico e produttivo ad includere nelle priorità aziendali lo sviluppo delle competenze? Risposta: non si vedono degli effetti apprezzabili - per dirla diplomaticamente. Credo che stiamo attraversando un periodo di confusione endemica e di crisi d’identità. Non si scorge l’ alba, il cui sorgere del sole sia il preludio di una nuova era di cambiamento. Oggi il sistema paga lo “scotto” che non è stato regolamentato, tanto per intenderci nessuno in Italia conosce quante società, accreditate e non, sono presenti. Vi pare normale? O ancora meglio, si è notato un cambiamento, al di là dei blandi tentativi di accreditare gli enti di formazione, fatti dalle Regioni o da qualche fondo interprofessionale? Concludendo ritengo che “dobbiamo prendere il toro dalle corna” altrimenti rischiamo di essere “incornati”. Occorre avviare un periodo di riforme che mirino a qualificare gli operatori ed a sensibilizzare le imprese sull’ inestimabile valore del capitale, intangibile, della vera formazione. Carlo Barberis HUMAN TRAINING Anno 4 N° 15 Maggio Giugno 2011 LA RIVISTA DELLA FORMAZIONE PER VALORIZZARE LA CONOSCENZA Sommario 3 6 Non sai che strada prendere? HT HUMAN TRAINING Direttore Responsabile: Carlo Barberis EDITORIALE La formazione: da cenerentola a principessa del sistema produttivo. Direttore editoriale: Vittorio Baroffio COVER STORY Moda italiana e formazione: unite per il made in Italy. Come la pensa Renato Balestra? INTERVISTE 10 Formazione e strumenti di finanziamento. Il parere di un esperto. 13 Ceriani Group, una storia da leader. 16 Emuni: il mondo nuovo dei talenti universitari nel Bacino Euromediterraneo. Balestra pag. 6 Collaboratori: S. Airoldi, M. Alvisi, A. Auriemma, E. Avanzi, A. Baldi, M. R. Barberis, M. Campi, A. Campiotti, M. D. Castejon, M. Cinque, C. Colombo, C. De Masi, A. Diotallevi, M. Soriani Bellavista, P. Favarano, M. Filippis, T. Greco, C. Osnago Gadda, A. Passerini, G. Robilotta, G. P. Rossi, F. Sala, G. Rovesti [email protected] SPECIALE FIERA Segreteria di redazione: Michela Corradin [email protected] FOCUS Realizzazione grafica: studio Slash - Milano www.studioslash.com 21 Expo Training. 24 Il mediatore civile: protagonista del sistema giudiziario. 27 Il turismo, una grande opportunità da potenziare. 31 L’Italia scommette sul coaching. Pubblicità: [email protected] Tel. 02 80509656 Petrarolo LINGUE pag. 13 34 An introduction to chinese business. Culture and practices. LE SCHEDE DI HT 36 Time Management. Azioni positive per conciliare tempi di vita e di lavoro. 44 Difendersi dal mobbing si può: ecco come fare. 51 Come riconoscere e gestire i conflitti. HT Human Training è pubblicato da C.R.I.S.O.F. S.c.a.r.l. 20123 Milano Via Olmetto, 5 Tel 02 80509656 Fax 02 80509280 e mail [email protected] sito: www.humantraining.it Stampa: Graphic World srl Via Cristoforo Colombo, 8 20066 Melzo (MI) Registrazione tribunale di Milano N° 48 del 23/01/08 L’OPINIONE DI... 54 D.lgs 231 ed Enti di formazione che lavorano con finanziamenti pubblici: ma a cosa serve attrezzarsi? 58 L’energia etica vettore di sviluppo sostenibile. 60 Ben arrivata mediazione. 62 Con l’arte motivi le risorse umane e diventi socialmente responsabile. INTERNAZIONALE 64 Viva la legge di Murphy! 65 I tre punti imperativi per diventare un grande dirigente. CONTROEDITORIALE 66 Assalto alla diligenza della formazione. Colombo pag. 60 Errata Corrige: Nell'intervista a Giorgio Bassini di MAXWORK, apparsa sul n° 14 viene citato il costo orario di 7,8 euro - ovviamente è un puro errore di battitura poichè il il dott. Bassini ha affermato 17,18 euro ore. La redazione si scusa per l'errore. Costo copia € 8,00 - Abbonamento annuo Italia € 40,00, abbonamento Estero € 60,00 versare l’importo mediante bonifico bancario presso Banca Popolare d’Intra Codice IBAN IT 29 AO55 4845 3600 5057 0125 222, oppure inviare assegno presso la sede della rivista. L’abbonamento sarà attivo dal momento di ricevimento del pagamento e può decorrere da qualsiasi periodo. Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte della rivista può essere riprodotta in qualsiasi forma o rielaborata con l’uso di sistemi elettronici, o riprodotta, o diffusa, senza l’autorizzazione scritta dell’editore. Manoscritti e foto, anche se non pubblicati, non vengono restituiti. T 02 833871 [email protected] quanta.com 4 - HT COVER STORY MODA ITALIANA E FORMAZIONE: UNITE PER IL MADE IN ITALY COME LA PENSA RENATO BALESTRA? Puntare all'accellenza attraverso la formazione. di Carlo Barberis 6 - HT N ella moda italiana si respira aria di ottimismo. Dopo la flessione del 15% registrata nel 2009, l’industria del fashion system nel 2010 ha recuperato del 6.5% il gap rispetto al 2007 e nel 2011 si prevede un ulteriore miglioramento. Il made in Italy, fattore trainante dell’economia, avanza e salva le aziende. A sostenerlo sono gli esiti della ricerca ISPO commissionata dalla Camera Nazionale della Moda, in cui emerge, tra l’altro, che il 68% degli italiani si dichiara fedele al made in Italy, perché nutre fiducia nei materiali utilizzati. Prima di acquistare un capo, la maggioranza degli intervistati afferma di controllare sull’etichetta il paese di produzione. Non piace la qualità dei tessuti fabbricati in Cina, ritenuti tossici. Gli italiani oltre ad essere nazionalisti negli acquisti sono attenti alle tendenze e considerano l’abbigliamento molto importante nella vita sociale. In particolare, il 60% della popolazione ritiene la moda uno strumento di relazione, un mezzo per presentarsi agli altri e piacere. Uomini e donne (42%) sono disposti a spendere una quota mensile base di 200 Euro ed il budget è destinato a salire in caso di eventi importanti. Moda e made in Italy si contraddistinguono per l’eccellenza produttiva, ma le imprese devono accrescere idee e creatività nelle collezioni, perché la concorrenza del fast fashion e la domanda dei consumatori lasciano poco spazio a sprechi ed errori. Nel nostro Paese, così come in gran parte dell’Europa moderna, vi è una enorme presenza di piccole e medie imprese che si occupano di moda. Esse si trovano a dover competere su mercati globali e devono far fronte ad una serie di problematiche legate a diversi fattori sia interni sia esterni, quali: il proprio assetto imprenditoriale-manageriale, il sistema finanziario, l’inadeguatezza nel saper cogliere le opportunità, comprese quelle messe a disposizione da vari organismi istituzionali. Non esiste più la visione di mercato locale. Oggi la cultura d’impresa è calata in un ambiente senza confini che si evolve giorno dopo giorno. Ma come si fa a stare al passo con i tempi in continua evoluzione? Ciò è possibile grazie al contributo della formazione. Solo le aziende strategicamente gestite ed organizzate sanno effettuare uno screening globale build up che permetta di individuare le aree a maggiore attrazione funzionale e uno screening breaking down che permetta di selezionare effettivamente quei Paesi a maggiore profittabilità. Non solo. Studiare in una scuola di moda in Italia è un buon punto di partenza, ma non basta. Per essere all’avanguardia con le tendenze, sotto ogni punto di vista, occorre essere soprattutto aggiornati. Ciò vale per tutte le figure professionali che gravitano nel campo della moda: dallo stilista al modellista, dall’esperto marketing o di organizzatore di eventi, fino alle professioni più innovative, come quelle del personal shopper o del cool hunter. Ci vuole formazione, tanta formazione per valorizzare i giovani talenti, incoraggiare e favorire le eccellenze, per competere sui mercati internazionali. Dopo gli ottimi successi raggiunti dagli stilisti di prima generazione che hanno fatto grande il made in Italy in tutto il mondo, ora urge un ricambio generazionale preparato che sappia distinguersi ed affermarsi. Per citare una frase di Paolo II: “la nostra identità non può prescindere dal buongusto; la nostra passione per la bellezza, per la cultura come per la moda e quant’altro è qualcosa che è nata per rimanere scritta nel nostro DNA nazionale”. 7 - HT «Il settore della Moda è cresciuto molto grazie alla qualificazione delle risorse umane.» COVER STORY Per cogliere il punto di vista di uno dei protagonisti della Moda Italiana Human Training ha intervistato in esclusiva sull'argomento Renato Balestra. Dr. Balestra ci vuole raccontare come nasce la sua azienda? È stata una scommessa tra amici ad avvicinarmi alla moda. Per “gioco” disegnai un modello che, a mia insaputa, fu spedito a Milano. Venne molto apprezzato e ricevetti il sorprendente invito di collaborare ad una collezione di Alta Moda e da allora è diventata la mia professione. «È importante seguire con dedizione e calore i collaboratori nella loro evoluzione professionale. Senza l’estero e la capacità della persone non si va da nessuna parte.» Quali sono i piani di sviluppo per i prossimi anni? La Maison Renato Balestra è presente nel mercato con 28 linee che spaziano dalla collezione uomo, alla pelletteria uomo/ donna, cerimonia donna/uomo, articoli per la casa, profumeria/cosmetica ecc. L'incremento della numerica delle linee, della qualità e l'espansione nei mercati esteri rappresenta sicuramente il nostro piano di sviluppo principale. Che importanza hanno le risorse umane nella sua azienda? La struttura della nostra azienda offre da sempre segni tangibili di valorizzazione delle risorse umane. È importante seguire con dedizione e calore i collaboratori nella loro evoluzione professionale. Senza l’estero e la capacità della persone non si va da nessuna parte. Cosa fate in termini di formazione e quali progetti state avviando? La formazione viene curata attraverso l'impiego costante di stagisti che vengono seguiti dal personale dipendente dell'atelier, negli aspetti tecnici e formativi. Quali competenze ritenete indispensabile per la vostra realtà? Nella nostra realtà le competenze devono necessariamente rispettare il contesto socio-culturale in cui siamo inseriti. È di fondamentale importanza conoscere l'evoluzione della società, i movimenti di mercato, gli aspetti finanziari, ma soprattutto gusti e tendenze in proiezione futura. Da qui crescono le esigenze di qualità e competenza dell'ufficio stile, della progettazione, delle pubbliche relazioni attraverso una serie di attività di marketing esterne ad esempio: interviste, fashion show. La moda è un settore complesso, quali professionalità devono essere sviluppate? Il mantenimento del nostro standard qualitativo passa attraverso la formazione artigianale, la ricerca merceologica e sartoriale e non per ultima la formazione di "tagliatrici" e "premiere", figure che garantiscono l'HAND MADE, prerogativa questa del segmento Lusso. La moda italiana è una scuola di pensiero mondiale e Lei è uno degli autori. Che cosa sta facendo il settore al fine di trasmettere le buone prassi alle nuove generazioni? Ritengo che in questo momento ci sia un fenomeno di sufficienza e lentezza burocratica con cui viene gestito il patrimonio culturale e finanziario dell'Alta Moda, quindi una grossa lacuna che frena la crescita delle nuove generazioni. Pertanto diviene fondamentale, al fine di creare un forte vantaggio competitivo del settore, attivare un forte impulso per creare realtà formative che sappiano, in primo luogo, interpretare specificatamente le esigenze dei fabbisogni formativi del settore in modo tale da progettare ed erogre percorsi formativi costruiti sulle buone prassi. La Moda Italiana è una scuola 8 - HT CHI È RENATO BALESTRA? Renato Balestra è nato a Trieste da una famiglia di architetti ed ingegneri. Di estrazione tipicamente Mitteleuropea è stato avviato agli studi di ingegneria civile. Fin dall’infanzia ha però coltivato le sue inclinazioni artistiche sia nella pittura che nello studio della musica dedicando al pianoforte diverse ore della giornata. Anche ora è un appassionato cultore e conoscitore di musica classica ed operistica. Giunto all’ultimo anno di ingegneria non si era mai occupato di moda e soltanto una scommessa tra amici lo ha spinto a disegnare un modello. Il disegno fu così apprezzato che, a sua insaputa, venne spedito a Milano, dove ricevette il sorprendente invito di collaborare ad una collezione di Alta Moda. Si può ben dire che non è stato Renato Balestra a scegliere la Moda ma è stata la Moda a scegliere Renato Balestra: da Milano il salto a Roma fu breve. Per alcuni anni egli ha disegnato per il teatro, il cinema e, naturalmente per la Moda; il successo è arrivato con le prime collezioni firmate, che hanno segnato la sua strada. Da Via Sistina, sede della Casa Balestra, ha spiccato il volo verso una notorietà internazionale, verso lo sviluppo e la creazione di svariate attività. Oggi l’atelier Balestra disegna e firma circa una trentina di linee che vanno da differenti collezioni di Ready to Wear ad una linea completa di ModaUomo e varie linee di accessori. Tra le sue clienti ci sono nomi prestigiosi di ogni parte del mondo: l’imperatrice Farah Diba, la famiglia reale di Thailandia, le First Ladies delle Filippine e dell’Egitto, le Principesse Saudite, i grandi nomi del Jet-set internazionale e attrici famose. Renato Balestra ha realizzato inoltre le divise per le linee aeree Filippine ed ha firmato quelle per le hostess dell’Alitalia. Ha disegnato i costumi per varie rappresentazioni teatrali; ultimamente ha collaborato con il Teatro dell’Opera di Belgrado, producendo gli abiti della Cenerentola di Rossini, e con il Teatro Verdi di Trieste in occasione dell’apertura della stagione lirica. I costumi creati da Renato Balestra per il Cavaliere della Rosa di Strauss hanno riscosso un enorme consenso di critica e pubblico. Di sua realizzazione sono altresì i costumi per il Musical “ Cinderella” prodotto dalla Broadway-Asia Entertainment con un tour mondiale che toccherà le maggiori città asiatiche fino ad arrivare in U.S.A. di pensiero Mondiale. 9 - HT Non è solo la Moda ad interessare Renato Balestra; il suo spirito eclettico lo ha portato ad occuparsi anche di televisione: partecipa ad un programma su RAI 1 del sabato sera “Rosa Chic”, è protagonista della trasmissione “Chiambretti c’è” in onda su RAI 2 per tre sere a settimana e prende parte, come inviato “speciale”, alla trasmissione “I Raccomandati” in onda ogni Venerdì in prima serata su RAI 1. Si è accostato inoltre alla letteratura scrivendo un libro per la casa editrice Rusconi dal titolo “Alla ricerca dello stile perduto” che ha avuto due premi letterari. Sportivo, amante dei viaggi, pensa che la più grande scuola di vita sia conoscere Paesi, culture e popoli delle più diverse latitudini cercando di scoprire modi di vivere, filosofie, costumi e religioni. Renato Balestra nel corso dei vari anni è stato invitato a presentare le Sue collezioni in tutto il mondo riscuotendo un grande successo internazionale e ricevendo prestigiosi premi in riconoscimento del Suo talento. A Pechino ha avuto il grande onore di essere insignito del titolo di Professore onorario dell’Accademia della Moda. INTERVISTA FORMAZIONE E STRUMENTI DI FINANZIAMENTO IL PARERE DI UN ESPERTO di M.R.B. “L a formazione ha un ruolo strategico per le aziende, formare significa trasmettere il proprio know-how ai dipendenti e migliorare le capacità produttive. Le aziende italiane sanno che l’eccellenza può significare il rialzo del fatturato ed hanno cercato di limitare i licenziamenti proprio per non disperdere il bagaglio di conoscenze acquisite negli anni con la formazione, spesso attuata in virtù al contributo di Regioni e Governo. Per essere competitive devono migliorare l’efficienza organizzativa, saper gestire le nuove opportunità, sviluppare le strategie 10 - HT che consentono di crescere in un mercato sempre più difficile. Non sempre sono conoscenze innate, spesso sono abilità che si apprendono dopo percorsi formativi. In particolare la formazione manageriale più che una scelta è un obbligo per affrontare le sfide in modo vincente. Non si possono applicare vecchi schemi a nuovi modelli, si rischia di non capire a che gioco si gioca e di farsi soffiare gli affari da altri più veloci.” A tal proposito Human Training ha intervistato Carlo Capria, esperto di finanziamenti del Ministero delle Attività Produttive. Dr. Capria quali sono gli strumenti di finanziamento per lo sviluppo ed il sostegno delle attività produttive? In quest’epoca di crisi economica e internazionale l’Italia è impegnata ad uscire al più presto dalla situazione difficile in cui versa. Il nostro sistema produttivo si basa sulle PMI, quasi 5 milioni di aziende operanti sul nostro territorio, di cui il 99% sono piccole e medie imprese, considerando che il serbatoio delle piccole viene alimentato dalle micro, con un rapporto di inoccupati pari al 31,4%. La nostra economia sta compiendo un passaggio importante nell’era della globalizzazione: dall’internazionalizzazione commerciale basata sull’ export a quella produttiva basata su una più stabile presenza nei principali mercati. L’export è in netta ripresa e siamo tra i primi 8 Paesi esportatori al mondo. Vorrei precisare che l'alta moda ha un export di 26 miliardi di euro ed il settore agro-alimentare è in forte crescita. Sono dati non straordinari, ma incoraggianti vista la situazione del made in Italy; in effetti noi abbiamo in Cina il + 21%, in India il + 50%, in Brasile + 30%, in Turchia + 28%. Il Governo e le Istituzioni hanno un ruolo molto importante di supporto e di stimolo all’economia, il programma emanato dal Ministero dello Sviluppo Economico fino al 2015 stabilisce le linee strategiche per lo sviluppo e la competitività del sistema produttivo italiano futuro. I fondi di garanzia hanno allentato la forza di questi ultimi mesi esercitata dal credito, intervenendo a sostegno di 80 mila aziende con finanziamenti per oltre 6 – 7 miliardi di Euro. Ovviamente anche le banche devono assicurare il loro sostegno all’internazionalizzazione dei Paesi emergenti. Esiste il programma made in Italy: sono 104 i progetti aventi il finanziamento del bando sulle nuove tecnologie per il Made in Italy, con l’inserimento molto importante dell’ agro-alimentare. Esso rientra nell’elenco delle famose 4 “A” che portano avanti il sistema produttivo italiano: l’Alta moda, l’Automotive, l’agro-alimentare, l’arte e la cultura, con il turismo e i beni culturali. Mediante il coinvolgimento dell’agroalimentare abbiamo raggiunto un investimento complessivo di circa 638 milioni di euro, che sono stati incrementati dagli iniziali 190/280. Che cosa è il progetto Small Business Act? Il progetto ha lo scopo di valorizzare e rilanciare le piccole imprese ed è stato istituito al Ministero delle Attività Produttive per discutere e varare le riforme necessarie alle PMI, dal credito al fisco, al settore amministrativo. La responsabilità è in primis di natura individuale e l’insieme di tante responsabilità individuali crea quella collettiva. Quando le imprese collaborano con le istituzioni e le organizzazioni nella costruzione condivisa si affrontano i periodi di crisi, migliorano le performance economicofinanziarie e la competitività, vengono rafforzati i legami con la comunità ed il territorio. Come è possibile strutturare una riforma sugli incentivi? Bisogna pensare non più ad un insieme di leggi, ma un testo unico. Ciò significa che, rispetto al passato, assume un ruolo fondamentale la richiesta del privato al finanziamento delle iniziative. L’intervento finanziario pubblico viene a costituire una leva di integrazione agli investimenti privati, secondo una rigorosa logica sussidiaria. Tutte le risorse finanziarie attribuite per agevolare le imprese dovrebbero confluire in un fondo unico, che nuovamente verrebbe ripartito dal Ministero in relazione ai bisogni specifici. Si potrebbe prevedere la costituzione di fondi presso le Banche con l’intervento finanziario della cassa deposito crediti per la concessione dei finanziamenti agevolati. Spesso accade che taluni fondi non si conoscono e pertanto non vengono utilizzati. Cosa fare? A questo proposito farei cenno al piano PON - Piano Programmi Operativi Nazionali - dove nel periodo 2007 – 2013 sono stati assegnati 236 miliardi, di cui soltanto 3 mi- 11 - HT «Le imprese collaborano con le istituzioni e le organizzazioni affrontano i periodi di crisi, migliorano le performance economicofinanziarie. » INTERVISTA CERIANI GROUP UNA STORIA DA LEADER Puntare sugli uomini per consolidare l'azienda. Intervista a Biagio Petrarolo, Amministratore Delegato di Ceriani Group. «Se i fondi non si utilizzano si rischia di doverli restituire all’Unione Europea.» liardi sono stati utilizzati nel 2007 e siamo già nel 2011. Abbiamo perso un sacco di tempo. Le uniche Regioni che hanno speso un po’ di questi soldi sono la Basilicata e la Campania. Sicilia, Puglia e Calabria, pur avendo a disposizione diversi miliardi, non hanno ancora utilizzato nessun finanziamento. Sono fondi che rischiano di ritornare indietro ed andare a ri-finanziare i Paesi Europei, quali la Francia, la Spagna, la Germania, ecc. Molti fondi europei non vengono utilizzati al meglio. È un discorso che riguarda la programmazione e tutto quello che potremmo fare in una campagna di informazione verso le varie realtà locali e le organizzazioni che gestiscono questi soldi. Come è possibile accedere ai fondi? I fondi sono regolati da bandi. Il modo più facile per reperire informazioni è collegarsi al sito del Ministero. Oppure rivolgersi alle organizzazioni locali come: le Camere di Commercio, le varie Confederazioni - Confindustria, Confcommercio. 12 - HT Che cosa finanziano i fondi e a chi sono destinati? I fondi principalmente sono destinati alle aree di crisi. Il fondo perduto è destinato al Mezzogiorno, a quelle Regioni dell’ “Obiettivo 1”. Le fascia delle aree di crisi vengono divise in obiettivo 1, obiettivo 2 e obiettivo 5B. Una classificazione che sta andando in cantina perché si riferiscono alle legge 488 creata soltanto per l’industria ed in seguito riferita al commercio ed al turismo. Sono quindi aiuti che servono a migliorare l’occupazione. Ci può delineare un quadro sulla situazione dei finanziamenti europei? Come il resto dell’ Europa si sta muovendo? Per quanto riguarda i finanziamenti europei, il programma “Small Business Act” è concentrato sulle piccole e medie imprese. Molti finanziamenti sono destinati ai nuovi Paesi entrati in Europa. Ci sarà una diminuzioni per quei Paesi, come l’Italia, che hanno già usufruito di questi fondi e magari non sono riusciti a prenderli. di M.R.B. P er avere longevità occorre abbinare capacità imprenditoriale, innovativa con quella di formare le risorse umane. Human Training ha intervistato in esclusiva Biagio Petrarolo, Amministratore Delegato della Ceriani Group, il concessionario di punta di Iveco in Italia. Petrarolo ci può fare un breve cenno sulla storia dell’azienda? Di cosa vi occupate? Il Gruppo Ceriani nasce nel 1923 dall’idea del Sig. Pasquale Ceriani che decise di de- dicarsi, oltre alla costruzione di biciclette, alla vendita e riparazione di autoveicoli. L’azienda sorge grazie alla collaborazione con il marchio Fiat, che dura ormai da più di Novanta anni. Nel 1929 si sviluppa la prima concessionaria a Parabiago (MI), che tuttora è la sede storica dell’azienda, il Gruppo Ceriani ha continuato la sua crescita negli anni, espandendosi e diventando nel 1976 concessionario IVECO e OM per i carrelli elevatori, attraverso una serie di fusioni ed incorporazioni nella zona di 13 - HT INTERVISTA Varese. Il gruppo Ceriani è diventato oggi uno delle più importanti concessionarie Iveco e OM, grazie anche all’inserimento del marchio New Holland e del marchio Caterpillar proprio in questi ultimi mesi. Ceriani Group è quindi una grande realtà che commercializza ed offre ai clienti una vasta gamma di veicoli, con grandi marchi quali Fiat, Lancia, Alfa Romeo, Daihatsu, Volvo, Peugeot. «Il piano di formazione ha previsto interventi sulle tecniche di vendita, sulla customer care, sul budget.» Come vede l’attuale scenario economico riferito al suo settore? Con l’inizio della crisi economica, per quanto riguarda la parte dei veicoli industriali di Iveco, carrelli elevatori, macchine movimento terra, c’è stata una forte contrazione nel 2009 e per tutto il 2010. Tuttora siamo di fronte ad una instabilità costante ed uno scenario a corrente alternata, quindi fare previsioni a lungo termine diventa difficile. Rispetto all’anno scorso, attualmente ci sono dei segnali diversi, migliori che possono produrre un risultato positivo sui fatturati. Questo per collegarsi anche a ciò che il nostro territorio offre, il territorio di Milano, a fronte di alcune opere pubbliche che stanno partendo e che ci vengono segnalate dai clienti e dalla ripresa stessa delle attività meccaniche che erano completamente ferme dalla fine del 2009 e inizio 2010. Va aggiunta la nostra voglia di fare qualcosa. Quali sono le strategie nella vostra azienda in questo tipo di mercato? Ci siamo concentrati principalmente sulla riorganizzazione, la ricerca dell’efficienza e lo sviluppo dei nostri marchi, focalizzando l’attenzione sul core business, quello della vendita dei veicoli industriali. Le strategie adottato sono state quelle di acquisire nuovi marchi, come è avvenuto per le macchine industriali con l’acquisizione di Caterpillar e per i carrelli elevatori. Rientra tra le strategie l’attivazione di un processo di formazione ben strutturato, utilizzando i Fondi Impresa, sia per mantenere la struttura sempre aggiornata, sia per crescere dal punto di vista delle competenze. Al fine di supportare tali strategie, quale rilievo hanno le Risorse Umane per la sua organizzazione? Le Risorse Umane sono la base del nostro progetto imprenditoriale perché senza le persone giuste al posto giusto e con la giusta motivazione, soprattutto in questi momenti difficili, credo che non si andrebbe da nessuna parte. È una regola generale che vale sempre, in particolare nei momenti di crisi. Ci vuole molta attenzione ed è per questo che ci siamo focalizzati da subito, sulla parte organizzativa delle Risorse Umane e sulle loro competenze, per mantenere saldi i rapporti con i dipendenti. Come viene sviluppata la formazione e che tipo di programmi avete fatto in questo momento? Rivolti a chi e con quali risultati? Nell’ambito della formazione abbiamo due scenari: i corsi di formazione istituzionali interni, cui partecipa tutta l’organizzazione nell’ambito dell’assistenza e dell’amministrazione e la collaborazione esterna con Fondimpresa tramite la Power Training. Con loro stiamo svilup- 14 - HT pando una serie di attività che passano attraverso una formazione specifica delle prime linee, dei Quadri, in termini di conoscenza tecnica, esempio: il budget, come lavorare in team o come sviluppare una leadership e dei venditori con lezioni sulle tecniche di vendita. Questo è il programma fatto nel corso del 2010. Nel 2011 stiamo pianificando ulteriori attività di assessment per tutta quella parte di formazione che possa arrivare ad ampliare le competenze di ognuno durante i corsi. In questo progetto abbiamo coinvolto anche la parte più operativa dell’azienda, i tecnici che ci supportano nelle nostre officine, quella parte di azienda che di solito non viene presa in considerazione nei progetti formativi. L’obiettivo è quello di diffondere una cultura ed un accentramento verso l’azienda. Siamo molto soddisfatti dei primi riscontri, i risultati che ci sta dando la formazione sono quelli di aver creato un clima più sereno, più motivato e più proattivo, inoltre un immediato riscontro positivo è stato ottenuto sugli operai e sui tecnici che non erano mai stati coinvolti prima d’ora, avendo ottenuto una maggiore consapevolezza degli strumenti messi a loro disposizione. BIAGIO PETRAROLO Buon sangue non mente Nasce ad Andria (BA) il 28/10/1969, figlio di commercianti. Diplomato Analista Contabile. Nel 1988 inizia il suo percorso nell’ambito del commercio dei veicoli industriali presso una concessionaria DAF/VOLVO. Nel 1995 si trasferisce a Brescia presso concessionaria Renault Veicoli Industriali, assumendo il ruolo di responsabile di filiale e Consigliere Delegato. Nel 1998 è a Varese in concessionaria Iveco come responsabile di zona, divenendo nel 2004 Responsabile Vendite per la gamma di veicoli pesanti. Dal febbraio 2006 al dicembre 2008 lavora per Mercedes Benz Italia nella divisione veicoli usati, con il compito di seguire la fase di start up del TruckStore di Roma, coordinando gli acquisti dei TruckStore di Roma e Bari. Dal marzo 2009 è Amministratore Delegato di Ceriani Group S.p.A., concessionaria per i brand Iveco e New Holland per le province di Varese e Milano e dal maggio 2011 anche di Ceriani Carrelli Elevatori Srl, concessionaria del marchio CAT Lift Trucks. Nel corso degli anni ha avuto modo di seguire diversi percorsi formativi di livello manageriale, tra cui corsi di leadership e sulla gestione delle imprese di servizi. Ama definirsi “laureato in commercio di veicoli industriali”. 15 - HT «Un riscontro positivo è stato ottenuto sugli operai e sui tecnici coinvolti in corsi sul lavoro in team e sulle customer care.» INTERVISTA EMUNI: IL MONDO NUOVO DEI TALENTI UNIVERSITARI NEL BACINO EUROMEDITERRANEO di Mauro Alvisi A l di la delle previsioni catastrofiche sulla fine del mondo, annunciate con precisione quasi cronometrica da profezie di ogni genere e provenienza, è un dato di fatto che si avverte e quasi tocca con mano che il vecchio mondo con i suoi retaggi,rituali e stili di comportamento e azione, da tempo su un piano inclinato stia per essere “rottamato dalla storia”. Anche il mondo delle idee, della ricerca e dell’alta formazione che dovrebbe agire come “pusher” del cambiamento è ammorbato da un’enorme stanca stagnante che riguarda l’intero vecchio continente. Il futuro è centrifugo rispetto ai tradizionali poli dello sviluppo planetario. Il futuro si allontana verso la periferia del sistema. Nel bacino Euro Mediterraneo, la culla della nostra civiltà, c’è una sponda nord alle prese con paesi afflosciati su stessi e gerontofili in piena crisi d’identità e una sponda sud, per decine d’anni vilipesa e sfruttata, percorsa da un brivido di lucida follia, di entusiasmo giovanile perché giovane è 16 - HT l’età media dei suoi abitanti, giovane è la voglia di costruire il futuro dopo aver subito il futuro ormai passato delle grandi potenze dirimpettaie. E allora chi meglio dell’amico maltese Prof. Joseph Mifsud (gira così velocemente in lungo e in largo la comunità universitaria e scientifica internazionale che io l'ho battezzato “speedy JO”), Presidente di EMUNI, l’università e Network delle quasi 200 Università Euro Mediterranee associate, co-fondata da UE e UFM (Unione per il Mediterraneo), definito dai media internazionali “il Maradona delle Università” può illuminarci sul presente e sul futuro dell’Alta Formazione e della Ricerca scientifica? Preso al Volo durante una Visita Ufficiale sul Lago di Lugano lui attacca così….. “Emuni mobilita le Idee attraverso: Passione, Cervello e Persone. C’è un grande fermento che attraversa questo che per molti è un “mondo nuovo” ovvero il bacino euro mediterraneo.questo si può riscontrare ogni giorno nella grande e fluente attività di contributo scientifico ed inter-culturale che proviene dalle istituzioni accademiche riunite in Emuni in 40 diverse Nazioni”. Professore molta strada è stata percorsa da EMUNI in un lasso di breve periodo,alcuni prestigiosi traguardi tagliati e altri si intravvedono. A bocce ferme qual è un obbiettivo quasi un anelito primario che EMUNI si pone nei prossimi anni? Coinvolgere sempre più intensamente con efficacia ed efficienza le aziende e il mondo del lavoro. Le cartine di tornasole di essere riusciti nell’intento di ibridare saperi,conoscenze e abilità nuove e tradizionali del Bacino Euro Mediterraneo con una rete di cooperazione scientifica e dell’alta formazione risiedono nei gates occupazionali e imprenditoriali toccati dal progetto EMUNI. Perché un’impresa,un organizzazione privata o pubblica dovrebbe favorire e sostenere EMUNI? Per almeno tre buone ragioni di carattere strategico. Nello scenario in cui viviamo,quello dell’economia della conoscenza, i fattori immateriali collegati al sapere e all’innovare sono e saranno i veri Key Performance Factors nell’ambiente competitivo imprenditoriale. Ne consegue la prima ragione ovvero che l’impresa ha un interesse di beneficio diretto nel favorire lo sviluppo dei talenti nell’ambito della ricerca scientifica: le giovani menti che si addestrano nella palestra delle idee che deve essere l’università. La seconda ragione è sillogica alla prima ovvero grazie alla ricerca e all’investimento sui giovani talenti l’impresa si dota di un potenziale scardinante di innovazione tecnologica, una “Hi-tech wawe” capace di travolgere positivamente qualsiasi ambiente competitivo lanciando l’azienda fuori dalla competizione, un gradino più in alto: facendola surpetere. La terza e ultima è contenuta nel Principiio Fondante della costituzione di EMUNI ovvero l’interculturalità. Favorire la “Brain Circulation” ossia lo scambio di un nuovo melting pot scientifico e culturale della nuova futura classe dirigente di milioni di individui del bacino Euro Mediterraneo,entrare nella prestigiosa comunità scientifica ed accademica di oltre 40 Paesi e in 200 Univesità apre canali di relazione e reputazione positiva dell’azienda che nel breve-medio termine possono trasformarsi in relazioni d’affari internazionali solide e inattaccabili. Professore ma davvero questa generazione di giovani talenti si sposta e viaggia con facilità? Questo è un punto nevralgico della Ns missione. Lo stato dell’arte della mobilità internazionale dello studente e ricercatore universitario presenta alcune criticità e difformità, regione per regione. Alcuni fenomeni generazionali sono comunque tracciabili. La maggioranza dei ragazzi faticano ad uscire dalla loro realtà locale. Paradossalmente l’aver accorciato le distanze ha moltiplicato le paure del mettersi in viaggio. Il viaggio, quello reale e non vissuto sinteticamente sul web, comporta incognite e la disponibilità a cimentarsi con l’ignoto. Di fronte a questa possibilità una parte rilevante dei giovani si chiude nel cocooning, nel bozzolo o come lo definisco personalmente nel “parrochialismo”. Nemmeno nel Medio-Evo il parrochialismo era così forte. Qui subentrano le differenze tra Nord e Sud dell’EuroMed. La sponda medio orientale e nordafricana del mediterraneo è caratterizzata da una forte connotazione under 30 della demografia territoriale mentre nella parte nord i 17 - HT «Emuni associa 200 Università del Bacino Euro Mediterraneo. » INTERVISTA paesi sono in veloce invecchiamento della popolazione. I fenomeni di ribellione di molti paesi della sponda sud sono direttamente collegati a questa generazione di giovani intellettuali e studenti con una formazione elevata. Questa “arabian spring” è tutt’altro che da demonizzare va anzi incentivata per la sua capacità di spinta ed entusiasmo multi culturale di cui è naturalmente dotata. Un nomadismo intellettuale che può avere inimmaginabili positive conseguenze sui giovani della sponda nord, anche in tema di favorire le istanze di pace in un area cruciale per la pace mondiale. «Emuni opera come strumento, come ponte tra le intelligenze per evitare che il produrre scientifico non coordinato e sinergico rischi in alcuni casi di reinventare la ruota.» Professore io definirei quindi una delle missioni principali di EMUNI quella di promuovere ed incentivare la produzione di intelligenze di sistema: che ne dice? “Colpito e affondato” dite voi in termine marinaresco mi pare. Si certo è così che intendiamo procedere.questo è il nostro meta-obiettivo. Quando attraverso EMUNI una Università della Lituania avvia un Joint programme con quella di Alessandria d’Egitto, quella norvegese con una israeliana e una siriana,quando un gruppo di ricercatori di una università palestinese esprime eccellenza in termini di progetti scientifici sull’acqua e la desertificazione ed EMUNI la collega con un altro centro di eccellenza a Murcia in Spagna stiamo costruendo il futuro di quest’area o meglio stiamo re imparando dal passato, dalla vocazione naturale dei popoli mediterranei quella dello scambio, Emuni opera come strumento, come ponte tra le intelligenze anche per evitare che il produrre scientifico non coordinato e sinergico rischi in alcuni casi di “reinventare la ruota”. Allora potremmo dire con un espressione ludica rispondendo nei termini di sintesi che EMUNI promuove le intelligenze di sistema ponendosi come “sistema delle intelligenze”. E le istituzioni nazionali e sovrannazionali del bacino Euro Mediterraneo vi riconoscono questo ruolo? Sì. Devo dire tracciando un bilancio di questo primo periodo che le istituzioni manifestano apertamente il loro consenso al Ns operare rendendone continua testimonianza e partecipazione attiva ai Ns progetti ed eventi. Dal Presidente del Par- 18 - HT lamento Europeo Barroso che quest’anno (il 25 Nov) aprirà la Ns Assemblea Plenaria di Lisbona, ai Vicepresidenti dell’UE che sono costanti ospiti e co-founder delle Ns iniziative, ai Capi di Stato, Ministri, Ambasciatori, Consoli Generali e autorità dell’Unione per il Mediterraneo (UFM) in primis quelli Sloveni terra dove EMUNI ha il suo Head Quarter, ai Rettori e ali migliaia di stimati colleghi professori e agli amatissimi studenti delle Ns quasi 200 Università del Network. Il Primo ministro Francese Sarkozy ha di recente dichiarato che EMUNI è un primario complemento per l’Unione del Mediterraneo e risponde ad un sentito bisogno di interfaccia scientifica e culturale tra la sponda Sud e quella Nord di tre Continenti che si affacciano sullo stesso mare: Africa, Asia ed Europa. In Emuni pensiamo che la globalizzazione possa essere un grande mindset solo se guidata da una comune formazione applicabile in modo performante alla soluzione di problemi interculturali dei popoli. In ambito scientifico la globalizzazione nel bacino EuroMed esprime dei Key Point o comuni obiettivi di convergenza? Sì e coincidono proprio con le 6 priorities di UE e UFM: 1)Disinquinamento dell’Ambiente Marino Mediterraneo; 2) Grandi collegamenti marini e terrestri; 3) Protezione Civile; 4) Energie Alternative 5) Alta Formazione e Ricerca; 6) Iniziative di sviluppo degli affari in area Euro Med. Il tutto attraversato da 3 orbite guida: quella dell’innovazione, quella dell’aumento occupazionale e quella di un maggior coinvolgimento della Russia perché se non sorella è almeno cugina dell’Europa e molto più vicina degli stati uniti e geograficamente e culturalmente al bacino EuroMed. Quali obiettivi forti vi ponete nel breve periodo? a) Attivare 6 Lauree specialistiche internazionali (Master of Arts e Master of Sciences); b)Sviluppare le missioni di Diplomazia Accademica; c) Attivare con ricerca e didattica le politiche di Peace Keeping; d) incrementare le riuscite esperienze di integrazione culturale e del sapere con le Ns Summer School aperte alla gioventù euro-mediterranea (Summer Semester) nei 40 Paesi di 3 Continenti. In Chiusura Prof. Mifsud lei è un Maltese, quindi un uomo di mare, provi a tracciare 5 rotte strategiche per il futuro di EMUNI, qundi dell’Alta Formazione e della Ricerca. 1. Spingere sempre di più i progetti congiunti di Alta Formazione Accademica con la cooperazione di più Università di diversi paesi. In special modo privilegiando un paio di progetti di eccellenza e di pertinenza internazionale per le lauree magistrali o specialistiche con la formula del semestre alternato di frequenza e il Double Degree. 2. Creare nuovi progetti di formazione che aiutino lo studente a non restare/diventare disoccupato incrementando il ruolo delle donne nel processo di leadership, specie nella sponda Sud del Mediterraneo. 3. Promuovere le istanze di Action Learning e della Life Long Education (educazione Permanente) ponendo il Tema dell’Energia al centro dello sviluppo dei Topics formativi (Economia dell’Energia-Green Economy e Diplomazia dell’Energia- Green Diplomacy). 4. Lanciare lo Show Case Day di EMUNI in Occasione di Expo Training 2011 a Milano mettendo a disposizione dei visitatori imprenditori tutte le centinaia di inziative,brevetti e depositi dei migliori talenti Euro- Mediterranei frutto di un lavoro straordinario svolto con i Ns Research Souk (RESouk) in 40 Paesi dell’EuroMed. 5. Rigenerare/Ricreare uno spirito Euro Mediterraneo nei Paesi Membri di Emuni e dell’UFM (Union for the Mediterranean). La sponda Sud, i Balcani, l’intera area EuroMed è stata colpita dalla crisi finanziaria. I piccoli paesi che hanno fatto ingresso di recente in UE non avrebbero mai pensato che il loro esordio sarebbe coinciso con un forte sacrificio economico a sostegno dei default di Irlanda, Grecia e ora Portogallo. Ma la crisi più deleteria può definirsi quella identitaria di questi paesi, di questi continenti con differenti civiltà , radici comuni e soprattutto destini inevitabilmente legati tra loro: sono i giovani che formiamo in EMUNI a chiederci “Give young people a chance”. «Verrà lanciato lo Show Case Emuni in occasione di Expo Training 2011 a Milano.» EMUNI Sorta pochi anni or sono EMUNI, l’Università delle Università, oggi rappresenta la vera linea di discontinuità nel panorama internazionale accademico.scientifico. In questo grande network di Università ci si è dati l’obiettivo a breve che nessun percorso di laurea sia privato di una obbligatoria esperienza di stage aziendale: EMUNI vuol fare e far sapere in contrasto con il binomio azienda/università dove spesso molto si parla e poco si agisce. L’idea di EMUNI a volte è persino sovversiva come tutta la vera innovazione lo è.Anche nel fare ricerca: normalmente in università si fa al contrario di come EMUNI intende andrebbe fatta: prima la si fa eppoi si vede a chi potrebbe servire. Se il futuro si costruisce nel presente ma imparando dal passato EMUNI è già qualche metro più in la della linea d’orizzonte. 19 - HT SPECIALE FIERA EXPO TRAINING IL VENTO DELLA FIERA SOFFIA DA NORD A SUD E RACCOGLIE ADESIONI. di V. Baroffio E ntusiasmo, compiacimento e massicce adesioni ha suscitato il varo dell’iniziativa fieristica ExpoTraining “la formazione incontra le aziende” edizione 2011, organizzata da Human Training e Fiera Milano che si svolgerà il 30 novembre 1 dicembre presso Fiera Milano City. Sino ad oggi hanno aderito oltre 60 espositori in poche settimane! ExpoTraining ha suscitato ampia disponibilità anche sul lato istituzionale al punto tale da far nascere un apposito comitato d’indirizzo scientifico composto dal Ministero del Lavoro, l’Isfol, Confindustria e le Parti Sociali. Il com- pito del comitato scientifico è quello di indirizzare il tema di fondo della manifestazione, ossia la formazione per la ripresa. La manifestazione ha ottenuto i patrocini istituzionali da parte del Ministero del Lavoro, Ministero del Turismo, Regione Lombardia, Provincia di Milano e Comune di Milano, e i patrocini associativi da UnionFormazione, Assolavoro, Valoreimpresa e Aias. Quattro sono i pilastri organizzativi della manifestazione. Il primo riguarda l’area convegnistica che ha come obiettivo di fondo quello di produrre dei contributi tecnici scientifici finalizzati a delineare, per ogni settore produttivo 21 - HT SPECIALE FIERA e sociale, le linee paradigmatiche, affinché le pratiche formative possano assumere un ruolo strategico per agevolare la ripresa economica. In altre parole ogni convegno deve incardinare il dibattito scientifico per identificare una proposta atta a soddisfare le richieste poste dal siAREE La bilateralità La sicurezza sul lavoro L’ambiente Il turismo I fondi interprofessionali La formazione e l’educazione La sanità Il commercio L’artigianato Le banche e le assicurazioni La piccola e media impresa La formazione e i giovani La formazione nella pubblica amministrazione ITC Il terzo settore Le grandi imprese e le corporate university Le pari opportunità La flessibilità ed il lavoro interinale ARGOMENTI La bilateralità e la formazione L’applicazione e la diffusione della normativa sulla sicurezza Energia rinnovabile e tecnologia nucleare La formazione come sviluppo dell’industria del turismo Come “allineare” i fondi alle esigenze del sistema impresa Il ruolo della formazione come passerella di transizione scuola lavoro La formazione continua in sanità L’identikit delle competenze che hanno permesso di uscire dalla crisi La formazione per l’artigianato Le banche tornano a finanziare le imprese che fanno formazione Quale formazione per le Pmi L’entrata nel mondo del lavoro dei giovani Rendiamo più efficace la formazione aumentando le competenze Tecnologie informatiche ai fini del benchmarking nella misura dei processi di formazione Le politiche sociali: una formazione per il volontariato La formazione continua attraverso le corporate university La formazione al femminile Le nuove proposte all’impiego stema sociale e produttivo, per definire e creare nuove modalità di pensare e fare formazione atte a spingere le imprese italiane ad investire maggiormente in formazione. Nella tabella sono riportate le aree e i settori. Il secondo livello organizzativo è quello di fare “business” attraverso l’area espositiva di ol- 22 - HT tre 7.500 mq. che si sviluppa in oltre 250 stand pre-allestiti. I vantaggi per chi espone sono molteplici tra cui i più importanti: entrare in contatto con oltre 30.000 visitatori, conoscere nuovi partner, avere la possibilità di organizzare workshop di presentazione delle proprie attività, posizionare il proprio marchio associandolo agli enti di formazione più importanti e blasonati d’Italia. Hanno già aderito all’area espositiva oltre 60 operatori provenienti dal mondo della formazione, delle società interinali, di ricerca e selezione, organizzazione di eventi ed alberghi specializzati nel promuovere soluzioni per convegni e i fondi interprofessionali. La terza attività che si svolgerà durante i due giorni di manifestazione è il Matching, l’attività che promuove l’incontro con la domanda e l’offerta dei servizi rivolti alle risorse umane. Se ad esempio tra gli espositori che hanno già confermato la presenza a ExpoTraining vi sono società che hanno come specializzazione la realizzazione di corsi di lingue, il matching provvederà a far incontrare quelle aziende che hanno manifestato un interesse per acquistare formazione linguistica. Attualmente sono state individuate ed invitate oltre 500 aziende che hanno manifestato la volontà di acquistare servizi rivolti alle risorse umane. Al fine di fornire un riconoscimento ai migliori progetti realizzati di formazione in termini di innovazione, metodologie e contenuti, è stato istituito il “Grand Prix Expotraining 2011”. Il premio è rivolto sia alle società di formazione che alle organizzazioni che nel corso dell’anno hanno varato e realizzato progetti di qualificazione delle risorse umane che hanno impattato significativamente sulla realtà coinvolta. La selezione dei vincitori è affidata ad una giuria composta da formatori, direttori del personale e docenti universitari, tutti di chiara fama. Sono previsti oltre 20.000 visitatori composti da operatori del settore, aziende e organizzazioni pubbliche. L’ingresso a ExpoTraining è gratuito e comprende la partecipazione ai convegni. ExpoTraining ExpoTraining è la manifestazione fieristica organizzata specificatamente per far entrare in contatto le aziende, i potenziali clienti dei servizi rivolti alle risorse umane e gli operatori del settore, pertanto rappresenta una opportunità unica che permette di creare e sviluppare relazioni e contatti finalizzati ad implementare il proprio business. ExpoTraining è organizzata in: • sessioni di convegni: verranno organizzati in due giorni oltre venti convegni, che permetteranno di aggiornarsi sulle evoluzioni e sui trend; la partecipazione è gratuita • Area espositiva di 7.500 mq. disposti in 250 stand pre-allestiti o in aree libere personalizzabili, che permettono di entrare in contatto con potenziali clienti, avere una forte visibilità e reperire partner e fornitori • Matching, dove vengono organizzati specifici appuntamenti con aziende che hanno manifestato l’interesse ad acquistare i servizi rivolti alle risorse umane • Il “Grand Prix ExpoTraining 2011”, un riconoscimento nazionale rivolto alla formazione d’impresa Date di ExpoTraining 30 novembre 1 dicembre 2011 www.expotraining.it SCHEDA DI REGISTRAZIONE PER L’INGRESSO GRATUITO ALLA MANIFESTAZIONE La registrazione si intende perfezionata al momento del ricevimento, da parte della segreteria organizzativa di ExpoTraining, della presente scheda debitamente compilata in tutte le sue parti e sottoscritta via FAX al N° 02 80509280 o via e-mal all’indirizzo [email protected] Ogni scheda vale per un visitatore. L’ingresso è gratuito. DATI ANAGRAFICI NOME................................................................. COGNOME............................................................................................ SOCIETÀ............................................................. FUNZIONE........................................................................................... SETTORE DI ATTIVITÀ.......................................................................................................................................................... CITTÀ ................................................................. CAP .................................................. PROV...................................... TEL..................................................................... FAX....................................................................................................... E-MAIL ............................................................. FIRMA ................................................................................................. Gentile Ospite, ai sensi della L.196/2003, La informiamo che i dati che Lei ci fornisce sono trattati nella piena tutela dei Suoi diritti e della Sua riservatezza ed in conformità alle disposizioni di Legge, che Le sono richiesti solo per fini organizzativi e contabili, nonché per aggiornarLa sulle nostre iniziative. I Suoi dati personali saranno trattati sia su supporto informatico che cartaceo. Il conferimento dei dati è necessario per l'ingresso in fiera l’iscrizione al seminario, la mancata fornitura dei dati non consentirà pertanto l’iscrizione. Dichiarando di accettare il presente regolamento Lei ci autorizza pertanto al trattamento dei Suoi dati personali così come in precedenza indicato. Titolare del trattamento dei dati è Crisof. Ai sensi dell’art. 13 della suddetta legge, Lei potrà comunque richiedere in qualsiasi momento l’aggiornamento o la cancellazione dei Suoi dati personali scrivendo al Responsabile del Trattamento Dati della nostra società. FIRMA ................................................................................................. 23 - HT FOCUS IL MEDIATORE CIVILE: PROTAGONISTA DEL SISTEMA GIUDIZIARIO La conflittualità è protagonista in tutti gli ambiti della vita quotidiana. Impariamo a gestirli. di Maria Rita Barberis L a conflittualità sociale è un fenomeno necessario per la società. Essa, come sostengono alcune correnti sociologiche, ha un ruolo significativo nell’evoluzione della coscienza umana, della qualità della vita e del progresso sociale, perché genera cambiamenti. A determinare il conflitto è principalmente la scarsità di risorse, riferibili a ricchezza, potere, prestigio. Ovvero è la contrapposizione di motivazioni/interessi tra due o più persone, gruppi, intergruppi volti a soddisfare un bisogno, a difendere dei diritti, dei valori, a conservare un bene. Ciò determina una collisione tra le parti, che può inasprirsi e sfociare in una escalation delle controversie, tale da poter risolversi solo in sede di giustizia ordinaria. La conflittualità è protagonista in tutti gli ambiti della vita quotidiana, si pensi alle liti in materia di condominio, locazione, contratti bancari-finanziari-assicurativi, successioni ereditarie, risarcimento danno dovuto a circolazione veicoli e natanti, responsabilità medica. 24 - HT L'Italia è il quarto Paese europeo per tasso di litigiosità dopo Russia, Belgio e Lituania. Attualmente ci sono circa sei milioni di cause civili pendenti, quasi il doppio della Germania, più del triplo della Francia, più del quadruplo della Spagna. Il nostro Paese è in fondo alla classifica europea come capacità di smaltimento degli affari civili. Il Ministro della Giustizia, Angelino Alfano, rivendica l'avvio della mediazione, quale strategia per diminuire le cause che entrano nei tribunali. Un modo rapido e meno costoso per chiudere il contenzioso in 4 mesi invece dei quasi 9 anni che dura una causa. Se entro questo tempo non si chiude la controversia i cittadini hanno la possibilità di ricorrere al giudice naturale. Con il D.Lgs. 28/2010 il legislatore ha inteso ridurre il flusso di nuove cause nel sistema giurisdizionale, offrendo al cittadino uno strumento più semplice e celere. Lo sviluppo sia storico sia pratico della risoluzione alternativa delle controversie (ADR) è avvenuto principalmente negli Stati Uniti, dando origine a diversi metodi ADR, quali ad esempio: la negotiation, la mediation, la settlement conference, la early neutral evaluation. Ciò ha avuto inizio negli anni ’70 con l’incremento del commercio, lo sviluppo dei contenziosi e la conseguente crisi del sistema giudiziario. Visti i risultati positivi prodotti in America, il ricorso a queste forme di risoluzione delle controversie si è sviluppato anche nei Paesi dell’Europa (anni ’90). In particolare, per contribuire a dare una svolta alla difficile situazione della giustizia, l’Unione Europea è da anni alla ricerca di nuovi percorsi, che hanno dato origine a nuove direttive in materia. Nel 2002 la Commissione europea ha pubblicato il Libro Verde, un importante testo di riferimento e di sostegno nei confronti dei metodi alternativi di risoluzione delle controversie civili e commerciali nell’ambito dell’Unione Europea. Nel 2004 è stato approvato un codice di condotta dei mediatori, applicato da molti esperti in materia. Sempre nel 2004 la Commissione ha adottato e illustrato al parlamento ed al Consiglio europeo un progetto di indirizzo sulla mediazione. L’Italia, dal canto suo, ha osservato tali provvedimenti come è dimostrato dalla riforma voluta con il decreto 28/2010. Ad oggi gli Organismi di Conciliazione, enti pubblici o privati autorizzati a svolgere il procedimento di mediazione ed iscritti ed accreditati presso il Ministero di Giustizia, in un apposito registro, sono circa un centinaio. È possibile, per privati, aziende o altri soggetti chiamati a risolvere una controversia rivolgersi a tali Organismi, presentando apposita istanza. Nel nostro Paese, la mediazione può essere obbligatoria, facoltativa e demandata. Nel primo caso, per le materie elencate all'art. 5 del decreto legislativo n. 28/2010, essa è la condizione di procedibilità della domanda giudiziale. Ossia è un passaggio obbligatorio, una condi- I requisiti di onorabilità sono un altro elemento base che il mediatore deve possedere. zione necessaria per poter avviare il processo. Nelle controversie diverse da quelle elencate all’art. 5, la mediazione costituisce una scelta facoltativa delle parti, oppure una disposizione demandata dal giudice, cui le parti si siano già rivolte, quando la natura della causa e le tesi dell’istruttoria lo suggeriscono. Inoltre, l’art. 4, 3° comma del D.Lgs. n. 28/2010 dispone che: “all’atto del conferimento dell’incarico, l’avvocato è tenuto a informare l’assistito della possibilità di avvalersi del procedimento di mediazione disciplinato dal presente 25 - HT decreto e delle agevolazioni fiscali di cui agli articoli 17 e 20”. In questo contesto si inserisce il mediatore civile. Egli è una nuova figura giuridica, il cui ruolo è quello di ricostituire le controversie civili e commerciali in tempi brevi, attraverso una procedura snella che permette alle parti di raggiungere un equo accordo. Un esperto in grado di cogliere i bisogni, i valori non manifestati dalle persone e di ristabilire il dialogo e ricostruire la relazione. Essere in possesso di una laurea almeno triennale o in alternativa, essere iscritti a Ordini/Collegi professionali ed avere frequentato un corso di 50 ore sono i requisiti fondamentali per esercitare questa professione, che segna il passo ad una vera e propria rivoluzione: fare giustizia al di fuori delle aule dei tribunali. I requisiti di onorabilità sono un altro elemento base che il mediatore deve possedere, quali: •non avere riportato condanne definitive per delitti non colposi o a pena detentiva non sospesa • non essere incorso nell’interdizione perpetua o temporanea dai pubblici uffici • non essere stato sottoposto a misure di prevenzione o di sicurezza • non avere riportato sanzioni disciplinari diverse dall’avvertimento. Per svolgere al meglio la mediazione civile e gestire efficacemente il contenzioso sono fondamentali competenze specialistiche basate sulle più moderne tecniche di negoziazione, di comunicazione. In particolare occorre possedere buone capacità di: •relazione: saper instaurare rapporti positivi, recuperare quelli interrot- FOCUS ti, degenerati •ascolto attivo, basato sull’empatia e sulla realizzazione di un rapporto positivo, in cui la persona si sente compresa e non giudicata •analisi e sintesi: saper capire un problema nelle sue varie sfaccettature e sviscerarlo nei dettagli, per poi associare tra loro i concetti e giungere ad una visione globale del contenzioso •mutuo rispetto: fare in modo che i soggetti comprendano i bisogni e gli interessi di ciascuno, mantenendo un rapporto maturo e democratico •gestione del dissenso: andare oltre ciò che viene detto, senza lasciarsi fuorviare dalle parole •imparzialità: non avere interessi in comune con le parti e/o personali •creare un clima di onestà e di fiducia con i contendenti e dimostrare un interesse sincero verso il loro problema •riservatezza: quanto trattato e discusso in sede di mediazione non può trapelare al di fuori •oggettività: saper vedere in maniera reale le situazioni •mantenere il distacco, evitare il coinvolgimento emotivo • stimolare l’espressione dei vissuti, lasciare esporre liberamente le opinioni. Il mediatore deve essere inoltre consapevole delle difficoltà cui può andare incontro nell’esercizio della sua professione, anche di un eventuale insuccesso della mediazione. L’art. 11 del D.Lgs. 28/2010 prevede infatti che: “Se è raggiunto un accordo amichevole, il mediatore forma processo verbale che deve essere sottoscritto dalle parti e dal mediatore… Se la conciliazione non riesce, il mediatore forma processo verbale con l’indicazione della propo- IL TURISMO UNA GRANDE OPPORTUNITÀ DA POTENZIARE sta… Nello stesso verbale, il mediatore dà atto della mancata partecipazione di una delle parti al procedimento di mediazione”. Ciò non lo deve scoraggiare! L’importante è che egli sappia adeguarsi e gestire le incertezze, gli imprevisti e le varie tipologie di interlocutori con cui entra in contatto. La mediazione presuppone la capacità di agire in virtù del buon senso, di prendere tempo per riflettere senza avere fretta di giungere ad una soluzione. È importante saper ascoltare le parti, fare esprimere il loro punto di vista e pensare alle strade percorribili per arrivare alla meta. Come tutte le altre professioni, anche quella del mediatore si perfeziona soprattutto con l’esperienza, la diversità dei casi trattati, la formazione continua. Considerata l’importanza della materia, la mediazione apre nuovi sbocchi professionali nel mercato del lavoro, per la crescente richiesta di mediatori 26 - HT presso: •organismi di mediazione civile iscritti al Ministero della Giustizia •Camere di Commercio • associazioni di categoria e Sindacati •Camere di Conciliazione in ambito Bancario o presso studi professionali •settore delle Telecomunicazioni o all’interno di holding e multinazionali. La mediazione oggi è l’unico strumento in campo per alleggerire i tribunali e, tenuto conto dei principi su cui si basa, volti essenzialmente a recuperare un rapporto di fiducia tra le persone ed a ristabilire il dialogo in tempi veloci, appare chiaro che i mediatori civili saranno in futuro sempre più impegnati nelle consulenze per la risoluzione dei conflitti. Non perdiamo questa grande occasione! Aumentiamo la competitività del sistema turistico valorizzando gli imprenditori e gli operatori tramite una specifica formazione. di M. Filippis I l turismo è un business in costante crescita. Oltre ai classici soggiorni marini, montani e lacustri si stanno aprendo gli orizzonti a nuovi ed interessanti settori. Si pensi ad esempio a: • turismo sociale e associato in cui operano CRAL aziendali, parrocchie, organizzazioni religiose, scuole, circoli culturali e sportivi, amministrazioni comunali, associazioni sportive, dopolavori, ecc. Esso si è imposto all’attenzione degli operatori come un nuovo 27 - HT fenomeno che si configura in un sistema parallelo rispetto agli altri canali di intermediazione e organizzazione turistica, assumendo un ruolo di riferimento sia per i vacanzieri che per l’industria dell’ospitalità. Un giro d’affari in incremento FOCUS che ammonta ad oltre un miliardo di euro (1,9%) dei consumi turistici totali annuali. Il turismo sociale e associato è competitivo, ha il vantaggio di diversificare i periodi stagionali e abbraccia tutte le fasce di età, giovani e senior, interessati alla scoperta del territorio, della cultura locale, curiosi di scoprire le tipicità dei prodotti enogastronomici e le bellezze artistiche • turismo low-cost, vacanze a basso costo, ricercato dai viaggiatori che amano sfruttare le opportunità del mercato turistico a basso costo senza correre rischi. Essi sono particolarmente attenti al posto giusto dove dormire, a come risparmiare con le agenzie, con i trasporti, alla mappa sugli sconti, alle city card per visitare musei, ecc. Il turismo lowcost, come affermano gli esperti, è destinato in pochi anni ad avere una ulteriore e più strutturata espansione. Si tratta di un’area che necessita una politica di offerte dei servizi attenta a questo tipo di domanda e mercato, che tenderà ad indirizzarsi sempre di più verso quei paesi che meglio sapranno attuare una rete di strutture ricettive incoraggianti per quanto riguarda i costi • turismo congressuale, un settore che per le sue caratteristiche è cresciuto negli ultimi tempi e sta assumendo un forte impatto economico e occupazionale. Esso annovera diversi vantaggi: si rivolge ad una categoria di turisti costituita prevalentemente da professionisti con un buon margine di spesa, destagionalizza il turismo e promuove zone altrimenti poco frequentate in certi periodi dell’anno. Per garantire lo Un giro d'affari in incremento che ammonta ad oltre un miliardo di euro. sviluppo del turismo congressuale e attirare eventi di portata internazionale, occorre pensare ad aree congressuali studiate ad hoc. Investire nel congressuale è un obiettivo importante per l’Italia, viste le sue potenzialità, con benefici per tutto l’incoming • turismo religioso, un mercato che muove milioni di persone l'anno, con un ingente giro di affari. È un 28 - HT settore in espansione e la promozione, il recupero degli itinerari religiosi rappresentano attualmente un’occasione per valorizzare il territorio in termini culturali e turistici. Oltre ai pellegrini che viaggiano alla scoperta dei tanti santuari, monasteri ed eremi sparsi nel nostro Paese vi è un folto gruppo di coloro che viaggiano per motivi culturali, i cosiddetti “turisti della fede”, che scelgono, per le loro vacanze, soggiorni in monasteri, case d’accoglienza e sono interessati a visitare musei, santuari, conventi. Questo tipo di turismo richiama persone di una certa età, ma anche giovani motivati da una condivisione di valori spirituali • turismo naturalistico, l’ecoturismo, definito dall’International Ecotourism Society “un modo responsabile di viaggiare in aree naturali, conservando l’ambiente e sostenendo il benessere delle popolazioni locali’’. La filosofia e il modello di business dell'ecoturismo si basa sulla partecipazione della popolazione locale alle attività turistiche, sulla compatibilità con l’ambiente e la società del luogo, sullo sviluppo economico locale. Si rivolge ad un determinato segmento di domanda, cui fa eco un’area di operatori turistici specializzati (es. Viaggi Solidali, agriturismi, ecc.) collegati a gruppi ambientalisti, associazioni di commercio equo e solidale. Questo tipo di turismo sta vivendo un trend di crescita producendo un giro d’affari pari al 10% circa dell'intero fatturato del settore turistico. Vi è quindi la necessità di sostenerlo con un modello organizzativo pianificato che risponda alle necessità ed alle richieste dei vacanzieri. Nel corso degli anni il turismo ha avuto un peso sempre maggiore nella nostra vita sociale e culturale. Esso è la terza maggiore attività socioeconomica dell’UE, rappresenta il 10% del PIL e il 12% dell'occupazione totale; è quindi un settore di cruciale importanza per la crescita dell’UE. È inoltre uno strumento essenziale per rafforzare e promuovere la nostra identità nel mondo. Dal dicembre 2009 questa importanza è stata riconosciuta anche dal Trattato di Lisbona. L’Italia è da sempre un Paese votato al turismo grazie al suo immenso patrimonio artistico, storico, archeologico, alla bellezza dei paesaggi naturalistici e all’offerta enogastronomia. Di fatto, la nostra penisola ha attraversato periodi bui in questo settore nel periodo 2008-2009 e anche oggi il fatturato dell’industria dei viaggi potrebbe registrare percentuali più alte di quelle attuali. Il primato del turismo non è dato esclusivamente dall’attrattiva del territorio. A frenare la crescita possono subentrare diverse criticità, quali ad esempio: • limitata programmazione a livello nazionale • offerta frammentata • rapporto qualità-prezzo non competitivo rispetto ai Paesi esteri • eccessivi vincoli burocratici, lentezza delle procedure • svantaggi competitivi in tema fiscale • insufficiente professionalità del personale Rilanciare il turismo significa mettere in rete gli attori e gli stakeholders per incentivare politiche di valorizzazione del territorio. Significa professionalità ad elevato profilo. Ren- dere un’area turistica appetibile vuol dire essere capaci di gestire ostacoli e contraddizioni, avere buone idee e soprattutto: • diffondere il made in Italy • realizzare forti sinergie a livello mondiale • investire sui servizi e sulle infrastrutture • qualificare il valore del territorio ed il suo appeal • intercettare i nuovi flussi turistici • essere innovativi • garantire la qualità delle strutture turistiche • stimolare il miglioramento all’accoglienza • beneficiare degli strumenti finanziari dell’Unione Europea definiti “Fondi Strutturali” per migliorare la qualità dei servizi, della promozione turistica e della formazione. Sono risorse che richiedono la sensibilizzazione delle autorità nazionali, regionali e locali per sviluppare bandi dedicati al turismo sulla base di specifiche linee guida previste dai fondi e per la creazione di progetti pan-europei nel settore. Gestire la competitività e rilanciare il turismo implica, oltre alle riflessioni fin qui maturate, sostenere la formazione non solo di figure professionali a diretto contatto con il cliente, ma soprattutto di nuove figure a livello manageriale, gestionale e imprenditoriale. Il ruolo della formazione è premiante perché è l’elemento di differenziazione e qualificazione per la riorganizzazione del turismo, per formare operatori del settore in possesso di competenze integrate utili a: • operare in maniera efficiente • cooperare con gli attori del sistema 29 - HT FOCUS L’ITALIA SCOMMETTE SUL COACHING Il Coach è un professionista che aiuta a prendere coscienza della propria capacità. turistico utilizzando competenze • alla selezione dei candidati avanzate • alla professionalità dei docenti • soddisfare le esigenze di ogni tipo- •all’assistenza (tutor) dedicata agli logia di cliente-viaggiatore allievi • alla possibilità di fare stage e di trovare lavoro. Esistono molti corsi di formazione Inoltre, per facilitare la scelta del professionale che propongono pacchetti ricchi di offerte ed opportu- percorso formativo e per non delunità. Tra questi vi sono alcuni di alto dere le aspettative, è bene raccoglielivello ed altri scadenti, da guardare re informazioni su: con diffidenza perché organizzati • chi organizza il corso e le sue in maniera poco competente. Non esperienze nel settore turistico sempre i corsi ad elevato costo sono • il programma dettagliato teorico e i migliori. Il prezzo può essere depratico. Possibilità di lezioni fronterminato dal valore di mercato, dal tali, di laboratorio, di project work prestigio dell’ente organizzatore, • l’interconnessione con le aziende dalla promozione. Per valutare se del territorio che svolgono la loro un corso è valido bisogna che rispetattività nel turismo ti determinati standard qualitativi in • i costi da affrontare merito: • le opinioni e i giudizi di chi ha già 30 - HT frequentato quel tipo di corso. L’impegno finale è quello di fare in modo che tutte le potenzialità vengano espresse con una giusta dose di passione ed ottimismo, dirigendosi uniti e solidali verso nuove forme di gestione del turismo e strategie condivise, in sinergia tra pubblico e privato. Enti locali ed imprenditori non devono essere più abbandonati a sé stessi, ma sostenuti dal governo centrale attraverso una programmazione nazionale e una strategia di coordinamento per essere sempre competitivi e favorire il turismo sociale. Un turismo per tutti, di qualità e sostenibile. di M.R.B. A lla fine degli anni ’80 negli Stati Uniti nasce il coaching, un’ attività diffusasi inizialmente in ambito sportivo, per poi ampliarsi in altri settori della vita sociale. Nel giro di pochi anni la sua pratica si è estesa in Europa: Inghilterra, Germania, Francia e ora anche in Italia, dove sta diventando un vero cult, con un giro di affari pari a 10-15 milioni di euro e circa un miliardo di dollari a livello globale. Ad affidarsi a questo sistema sono soprattutto manager, liberi professio- 31 - HT nisti, imprenditori, che vogliono ottimizzare la produttività e la crescita professionale, ma anche persone che semplicemente desiderano sviluppare le proprie attitudini personali e relazionali. I soggetti che si rivolgono al coaching cercano sostegno nell’ac- FOCUS quisire nuovi saperi e disimparare comportamenti radicati nel tempo, frutto di abitudini e stereotipate convinzioni. Una “forma mentis” con grande impatto sull’ esistenza umana e sui risultati ottenuti, perché riguarda il nostro modo di vedere la realtà. Quando le convinzioni sono limitanti ci auto-danneggiano, bloccano l’azione e non permettono di dare il 100%. Spesso è importante mettere in dubbio alcune interpretazioni e modi di essere. L’esperto in materia è il coach. Un professionista qualificato che aiuta i singoli o i gruppi a prendere coscienza della propria matrice valoriale, a definire gli obiettivi, a realizzare i progetti sia a livello personale sia a livello aziendale. La sua figura di facilitatore dei processi consente di fare emergere potenzialità e competenze, attraverso un percorso di self-empowerment e di esplorazione personale priva di imposizioni. Un approccio basato sulla fiducia, il rispetto, l’onestà, il feedback, dove il cochee (cliente) non viene curato, ma avvalorato a raggiungere obiettivi concreti e ben definiti, superando i limiti che ne ostacolano l’espressione e concentrandosi sul tempo presente e futuro. Nulla è improvvisato; svolgere questa professione significa avere alle spalle una solida preparazione ed una visione olistica dell’essere umano. Significa frequentare scuole riconosciute ad alta formazione che prevedono esercitazioni pratiche, interazioni con i trainer e sessioni di coaching individuale con personale esperto. Gli elevati standard di professionalità sono sostenuti anche da: • competenze personali: saper motivarsi, superare le frustrazioni, con- trollare gli impulsi e gli stati d’animo •competenze sociali: gestire le relazioni, il conflitto e sgombrare i malintesi. In quest’area è necessario avere capacità di ascolto, di comunicazione, flessibilità, negoziazione •competenze tecniche: disporre di conoscenze teoriche-metodologiche per individuare l’identità di ruolo, il contesto di riferimento, i filtri emotivi-cognitivi, per generare soluzioni efficaci, appropriate, grazie all’utilizzo di tecniche specifiche •competenze etiche: conoscere il codice etico e le norme professionali per applicarle adeguatamente in tutte le situazioni. L’efficacia del coach sta nella capacità di instaurare un clima empatico, per avviare il cliente verso un percor- Le strategie metodologiche puntano soprattutto sull'ascolto attivo, sulla tecnica della domanda. so di auto-consapevolezza delle performance e per convertire esperienze passate in nuovi apprendimenti e capacità. Le strategie metodologiche messe in atto puntano soprattutto sull’ ascolto attivo, sulla tecnica delle domande e sulla pratica di idee e soluzioni alternative pronte a cambiare direzione se necessario. Il coaching è in forte espansione nel nostro Paese sia in termini di doman- 32 - HT da sia in termini di offerta e nei prossimi anni probabilmente diventerà parte integrante del modo di vivere, sempre più soggetto a mutevoli circostanze. Il coach deve aver chiaro quali sono le esigenze della vita e mantenere un contatto con l’attualità soprattutto per quanto riguarda gli aspetti sociali-economici-culturali, per cogliere le sfide emergenti e le richieste dei clienti. Gli ambiti di intervento sono variegati, tra i più noti: •il life o personal coaching. Uno strumento usufruito da chi vuole marcare un cambiamento nella vita o in alcune sue dimensioni, ad esempio: ottimizzare i rapporti interpersonali, identificare/definire obiettivi esistenziali, sviluppare punti di forza e gestire i punti deboli, raggiungere un equilibrio tra la sfera professionale e quella privata, identificare e gestire le priorità. •il business coaching. È un rapporto di partnership con chi avverte il bisogno di ricevere un supporto specializzato per affrontare le sfide del mondo del business. Il coach aiuta il soggetto (manager, libero professionista, imprenditore) ad accrescere l’autostima, a focalizzarsi sul piano d’azione, a migliorare il rapporto con i collaboratori, a gestire i momenti critici legati al mercato e alla competitività, ad affrontare il passaggio generazionale ed il mutamento di ruolo, a rafforzare la propria resilienza, assertività •il team coaching. È rivolto alla formazione ed al miglioramento dei gruppi. Esso mira a rendere coeso il team, a creare un forte senso di appartenenza/identificazione ed a fare in modo che il singolo faccia propria la mission del gruppo cesso di scoperta personale. Chi ha avuto l’opportunità di affidarsi ad un coach professionista serio ha migliorato la qualità della vita e delle relazioni, imparando a conoscersi meglio, a prendere coscienza di ciò che vuole e su come raggiungerlo. Ha avvertito una crescita sul piano personale ed un aumento della fiducia in sé, una riorganizzazione di pensiero ed azione attuati nella più completa libertà. Ciò è possibile grazie alla natura stessa del coaching, fondata su un cammino personalizzato, rispettoso delle necessità di coloro che ne fanno richiesta e volto a: •creare consapevolezza •stabilire con il cliente un programma realizzabile e misurabile nei tempi prestabiliti •modificare la strategia secondo l’andamento dell’approccio sistemico •il career coaching. È una buona occasione per coloro che si sentono demotivati, vogliono fare nuove esperienze professionali, progredire nella carriera, reinserirsi nel mondo del lavoro •il relationship coaching. È un aiuto per single e coppie che ambiscono avere una relazione duratura e soddisfacente. L’intervento del coach è basato su sessioni a cadenza quindicinale, della durata di circa un paio d’ore cadauna, dove nei primi incontri vengono analizzate le dinamiche, gli obiettivi da perseguire e successivamente si attua un piano d’azione con un approccio maieutico, focalizzando l’attenzione sulle capacità e non sulle limitazioni. Si crea un processo virtuoso che spinge il cliente ad attuare le trasformazioni cercate attraverso un pro- 33 - HT La rapida evoluzione mondiale in atto che richiede nuovi modi di pensare, spesso in antitesi con quelli già pre-esistenti, l’inasprimento della concorrenza, i mercati globalizzati rendono il coaching una professione emergente e necessaria per la sua etica orientata al cambiamento, allo sviluppo ed all’agire. Un’ancora di salvezza, un’oasi rigeneratrice che offre importanti mezzi sociali di autodisciplina, di responsabilità individuale/collettiva e un valido strumento di empowerment per tutti coloro che vogliono rinnovare il loro set di comportamenti e di competenze. Nel coaching non ci sono ricette o regole fisse, c’è il forte desiderio di aiutare gli individui ad appropriarsi della vita ed essere protagonisti. LINGUE CULTURE AND PRACTICES UPPER-INTERMEDIATE C1 a cura di Language Data Bank Even people who speak the same language often misunderstand each other. There was a famous story told by Winston Churchill about an argument between American and British military officers during WWII about the planning of what came to be known as D-day. The British wanted to “table it.” To the Americans that meant to “delay the matter until later” - to the British it meant “deal with it now”. Unfortunately, there is an even greater potential for Chinese and Westerners to misunderstand each other due to different cultural and business practices. It is important to remember that there are some major differences in the way people in the two cultures think. Two important aspects of Chinese culture are Confucianism and the concept of “face”. In essence Confucianism revolves around the concept of harmonious relationships. If proper behaviour through duty, respect and loyalty are shown in the relationships between a ruler-subject, husband-wife, father-son, brother-brother and friend-friend, society as a whole will function smoothly. When doing business in China it is possible to see how Confucianism affects business practices. Some of the less subtle manifestations are an aversion to conflict, maintenance of proper demeanour and the preser- Glossary Loyalty: (n.) faithfulness to commitments or obligations. Subtle: (adj.) fine or delicate in meaning or intent; difficult to perceive or understand. Demeanour: (n.) conduct; behaviour; deportment Third party: (idiom) a third person or institution involved in the matter. To botch: (v.) to spoil by poor work; to ruin. To lose heart: (idiom) to become discouraged. To infer: (v.) to guess; to derive by reasoning; conclude or judge from premises or evidence. Sound: (adj.) competent, sensible, or valid; secure, reliable. 34 - HT vation of 'face'. This translates more or less to 'good reputation', 'respect' or 'honour'; one must learn the subtleties of the concept and understand the possible impact it could have in doing business in China. There are four categories of face: 1) where one's face is lessened through their involvement in an action or deed and it being exposed. The loss of face is not the result of the action, but rather it's it being made public knowledge. 2) when face is given to others through compliments and respect. 3) face is developed through experience and age. When one shows wisdom in action by avoiding mistakes their face is increased. 4) where face is increased through the compliments of others made about you to a third party. It is critical that you give face, save face and show face when doing business in China. A common mistake business people make before going overseas is not making an effort to understand the basics, such as how to make a positive first impression. These first impressions are based on etiquette and greeting rituals that vary for different coun- tries. The business etiquette associated with the wai in Thailand, the bow in Korea and Japan, and the handshake in the West when done properly create a good first impression. When done wrong, one potentially botches the relationship in the first 30 to 60 seconds. According to Mark Buchman, who teaches a class called “Doing Business in the Pacific Basin” at UCLA, there are five principles (The 5 Ps) that one must keep in mind to successfully deal with different business etiquette in general. They are: 1. Plan. It doesn’t have to be the 60-page final version one would present to the venture capitalists, but there has to be something written that all agree on. It’s critical to define the fundamental opportunity, your competitive and marketing strategy, and its tactical components. 2. Persevere. It’s not easy to do business there, so don't give up. Many sound business concepts fail when the company loses heart too early in the process. 3. Patience. If you are a financially-driven company that sets high goals with shortterm payback periods, you will give up too early and lose the investment or not have the courage to try. 4. Personal Relationships. Something generally considered “not too important” for most task-oriented managers but is extremely important in Asia. 5. Perfection. We are bound to make many mistakes. Learn from them and don't make them a second time. To those five, we could add a sixth principle, “Prevention.” As Ben Franklin once said, “An ounce of prevention is worth a pound of cure.” How well do you know Eastern thinking patterns? It’s important to realize that one of the more subtle aspects of culture and business etiquette has to do with the way one thinks about the world. Test your knowledge by filling in the following table with some of the different cultural aspects and values between Chinese and Western individuals. 1. a) Linear (cause-effect relationships and direct associations between A and B). b) Spiral (roundabout and subtle). 2. a) It is difficult to say no even if one 3. 4. 5. 6. 7. means no, disagreement expressed nonverbally. b) Argumentative, willing to express disagreement verbally. a) Meaning is often implied or must be inferred. Use of indirect language patterns. b) Meaning is in the explicit, verbal message. Use of direct language. a) Overt: one is more likely to ask the person to speak openly. b) Subtle, non-verbal. a) “We”-oriented; receiver-sensitive. b) “I”-oriented; sender-oriented. a) More rule-based or based on application of abstract principles such as regulations or laws. b) Tends to take context and the specific situation into account in rule interpretation. a) Individual has rights and greater Cultural Values Expressed need for autonomy and individual achievement. b) Group duty; preservation of harmony. 8. a) Tends to substitute relationship for written agreement, superficial, easy to form, not long lasting. b) Most important business cannot occur until relationship is sound; written agreement secondary to quan xi; hard to form, long lasting. 9. a) Mediation though trusted third parties. b) Trial or confrontation, use of lawyers and courts. 10. a) Be on time and end on time. b) Appointments less driven by exact start and end times. 11.a) Only one state: win; to lose is to win, lose in order to win. b) Perception of two states: win or lose. West (America & most European countries) East (The Chinese and Most Asian cultures) 1 Type of Logic 2 Expression of Agreement and Disagreement 3 Communication of Information 4 Expression of Honesty 5 Expression of Self 6 Thinking Orientation 7 The Individual 8 Nature of the Business Relationship 9 Conflict Resolution 10 Time Sense During Meetings 11 Conflict results Answer Key: West: 1) a; 2) b; 3) b; 4) a; 5) b; 6) a; 7) a; 8) a; 9) b; 10) a; 11) b. East: 1) b; 2) a; 3) a; 4) b; 5) a; 6) b; 7) b; 8) b; 9) a; 10) b; 11) a. AN INTRODUCTION TO CHINESE BUSINESS 35 - HT TIME MANAGEMENT AZIONI POSITIVE PER CONCILIARE TEMPI DI VITA E DI LAVORO I mutamenti avvenuti negli stili di vita, nei contesti lavorativi e socio-economici hanno trasformato gli equilibri gestionali tra pubblico e privato. La conciliazione dei tempi per ottimizzare la qualità della vita è un’esigenza impellente. Essa è particolarmente sentita sul lavoro, dove sempre più spesso si viene colti dall’ansia di non riuscire a terminare le attività iniziate per le mille priorità che si accavallano e per la tendenza a rinviare, con il conseguente accumulo di carte sulla scrivania da smaltire in tempi procrastinati. Una situazione che porta a lamentarci, a renderci stressati, ad esaurire le energie psico-fisiche. Eppure, esistono persone che hanno tempo a sufficienza per realizzare i loro progetti senza affanni. Il problema della mancanza di tempo è un falso problema: la vera questione è che spesso non lo sappiamo gestire. SCHEDA ANALITICA SCHEDA DIDATTICA TIME MANAGEMENT (La seconda parte della scheda sarà pubblicata nel prossimo numero). SCHEDA DI SINTESI - prima parte “ Le schede sono strutturate in: scheda di sintesi, che contiene tutti i macroelementi della scheda didattica con numerazione progressiva; scheda analitica, dove viene approfondito ogni singolo macroelemento con il rispettivo numero. ESIGENZE GENERALI: imparare a fare buon uso del tempo e capire cosa vogliamo ottenere per pianificare le nostre azioni anche quando siamo oberati di impegni. Ottimizzare le proprie risorse di tempo/energie per evitare lo stress. IL TEMPO •Definizione •Caratteristiche •Principi •Le 7 leggi del tempo •Programmare il tempo GESTIONE DEL TEMPO SUL LAVORO •Vantaggi •Ostacoli •Come creare il proprio piano di gestione del tempo CONCILIARE TEMPI DI LAVORO E VITA PRIVATA •Azioni positive di conciliazione per le imprese e per le persone •Normativa a favore della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro IL TEMPO Definizione Il tempo, secondo il vocabolario della lingua italiana, è la: “successione illimitata di istanti in cui si svolgono gli eventi e le variazioni delle cose; il succedersi dei diversi stati del nostro spirito”. Il tempo è reale e vissuto: •tempo reale: è oggettivo ed è uguale in ogni parte del mondo (es. un’ora di nuoto in Francia è uguale a un’ora di nuoto in America) •tempo vissuto: è soggettivo, dipende dalla relazione tra noi e gli eventi e può essere di mantenimento (mangiare e dormire), lavorativo, libero Caratteristiche Il tempo è un valore: •limitato, scarso COMPETENZE SVILUPPATE: saper fissare le priorità ed organizzare attorno ad esse le attività, concentrandosi sulle idee giuste per bilanciare i tempi di vita e di lavoro. 36 - HT •privo di controllo •non recuperabile, non può essere accumulato 37 - HT “ •immutabile, ha un ritmo fisso uguale per tutti Le attività che si possono svolgere nel tempo possono essere: •infinite: tanti impegni, obiettivi, questioni di cui occuparci •a discrezione, ovvero: - scelgo cosa fare tra tanti impegni - decido di rinviare - dedico “x” tempo a ciò che devo fare Principi Esistono dei principi nell’utilizzo del tempo. Essi sono: •rilevanza = priorità •improrogabilità = scadenza •abilità = ciò che meglio riesco a fare •disponibilità di risorse Le 7 leggi del tempo Esistono delle leggi che indicano le dinamiche del tempo ed il rimedio per circoscrivere possibili criticità: •Legge di Pareto: “il 20% di qualsiasi insieme occupa sempre l’80% dello spazio o del tempo a disposizione”. Il 20% delle attività svolte produce l’80% dei risultati. SCHEDA ANALITICA SCHEDA ANALITICA SCHEDA DIDATTICA TIME MANAGEMENT •Legge di Illich: “le forze e la concentrazione decrescono dopo una certa soglia di lavoro”. Rischi: la quantità di lavoro prodotta va a discapito della qualità. Rimedi: concedersi delle pause e non abusare della propria resistenza psico-fisica. •Legge di Murphy: “il tempo dedicato ad ogni lavoro è superiore a quello inizialmente previsto”. Rischi: non riuscire a rispettare i termini e gli impegni. Rimedi: fare un piano di azione e rapportare l’utilizzo del proprio tempo rispetto agli obiettivi. •Legge di Parkinson: “il lavoro si protrae fino ad occupare tutto il tempo disponibile”. Rischi: utilizzare più tempo di quello che necessita. Rimedi: stabilire un tempo limite. Programmare il tempo La maggior parte delle energie e del tempo non vengono utilizzati perché mancano obiettivi chiari, programmi efficaci e una attenta vision delle priorità. Programmare il tempo significa predisporre il planning, tenendo conto delle seguenti fasi: Rischi: fraintendere l’importante con l’urgente. Rimedi: individuare le attività più importanti e fare buon uso delle deleghe. •Legge di Fraisse: “il tempo è soggettivo ed in relazione alle circostanze. Esso trascorre veloce quando svolgiamo attività piacevoli, diversamente diventa lento ed eterno”. Rischi: concentrarsi solo sui compiti che preferiamo e trascurare gli impegni che non gradiamo. Rimedi: la scelta delle priorità deve essere disgiunta dal piacere che ci procura nel fare una attività. Alternare ciò che ci piace con ciò che non ci piace. DEFINIRE GLI OBIETTIVI È importante definire un obiettivo, stabilire il perché di un’azione. Ciò consente di utilizzare le risorse in maniera appropriata. Gli obiettivi per essere efficaci devono essere S.M.A.R.T. (Peter Drucker), ovvero: •Specific (specifici): chiari, ben definiti e non generici •Measurable (misurabile): quantificabili per comprendere se il risultato atteso è stato raggiunto e quanto si discosta dal traguardo •Archievable (attuabile): ambiziosi ma raggiungibili •Legge di Carlson: “un’attività svolta in maniera continuativa assorbe meno tempo di una realizzata con ripetute interruzioni”. Rischi: eccedere con la discontinuità nei lavori crea confusione e dispendio di energie. Rimedi: portare a termine un lavoro in maniera omogenea. Autogestirsi dalle sollecitazioni esterne. 38 - HT •Realistic (realistico): fattibili, stimolanti e realistici in conformità con le risorse a disposizione •Time-related (tempistica): collocati in un periodo di tempo entro il quale realizzare l’obiettivo. 39 - HT SCHEDA DIDATTICA TIME MANAGEMENT FISSARE LE PRIORITÀ Vantaggi nel buon utilizzo del tempo Definire le priorità significa decidere che alcune attività sono più importanti in relazione agli obiettivi, alle risorse disponibili e agli impegni assunti. I criteri per scegliere in maniera efficace le priorità sono: Migliorare la capacità di gestire il tempo significa: •ambiente: per svolgere qualsiasi attività occorre individuare un luogo preciso in cui stare e dotarsi degli strumenti necessari (scrivania, telefono, computer, fax, ecc.) •ottimizzare la qualità di vita e di lavoro •abbassare il livello di stress •ridurre le criticità. •energie: valutare il proprio stato di salute in termini di forza ed energia Ostacoli •tempo: prevedere il tempo necessario per svolgere un lavoro Gli ostacoli e le cause più comuni di una cattiva gestione del tempo sono: •programmazione: pianificare le priorità in base alle responsabilità e agli obiettivi •cultura aziendale rigida e troppo burocratica •revisionare il programma: rideterminare le priorità in relazione a nuove necessità e/o imprevisti. •inefficiente organizzazione •clima lavorativo caotico •mancanza di chiarezza negli obiettivi da raggiungere •incapacità di stabilire delle priorità PRECISARE LE RISORSE •abitudine a rinviare (lavori, appuntamenti, ecc.) per motivazioni futili È fondamentale capire cosa abbiamo bisogno per portare a termine i nostri obiettivi, ovvero avere la consapevolezza di: •mancanza di delega •quali risorse sono disponibili nell’immediato e quali occorre reperire •interruzioni per cause diverse: riunioni inutili e lunghe, telefonate assillanti e improduttive, distrazioni, dimenticanze (scordare n. di telefono, nomi, documenti, ecc.) •fare una stima dei costi per ciascuna risorsa •difficoltà a comunicare •individuare a chi possiamo rivolgerci per ottenere ciò che ci serve. •mancanza di autodisciplina •quali risorse sono indispensabili •caratteristiche personali. Spesso chi spreca tempo è incline ad un carattere: VERIFICARE IL PIANO - titubante: incerto con scarsa fiducia nelle sue capacità Dopo aver chiarito le attività e le risorse è necessario verificare il piano, al fine di persuaderci se esso è fattibile e raggiungibile anche dal punto di vista dei costi. - sociale: si lascia trascinare in chiacchiere e ripetute pause caffè PREDISPORRE L’ACTION PLAN - perfezionista: si pone standard troppo alti e non riesce a raggiungerli - agitatore: lavora in uno stato di continua emergenza perché vuole dimostrare di avere in pugno la situazione. In questa fase viene stabilito chi “fa”, “cosa”, con “quali mezzi” e in “quanto tempo”. FARE UN CHECK PLAN Come creare il proprio piano di gestione del tempo Consiste nel verificare che tutto proceda secondo i criteri stabiliti, oppure se è utile apportare delle revisioni. Per costruire un piano personale d’azione è buona regola fare prima un’autoanalisi sulla gestione del proprio tempo, valutando punti di forza e aree di miglioramento. Al riguardo vi è una tecnica particolarmente utile che consiste in: GESTIONE DEL TEMPO SUL LAVORO •registrare giornalmente su un’agenda il tempo dedicato ad ogni attività. In alternativa, monitorare solo le mansioni che considerate più importanti La gestione efficace del tempo permette di avere un buon controllo della propria esistenza sia a livello personale sia a livello professionale. Ciò contribuisce a farci sentire più sereni e realizzati. 40 - HT •creare un grafico che mostri in percentuali la tempistica •raffrontare l’elenco di quanto fate con quello di quanto vorreste fare e riorganizzate gli impegni, creando una nuova lista CAMPAGNA ABBONAMENTI 2011 SCHEDA ANALITICA SCHEDA DIDATTICA TIME MANAGEMENT •riprogrammare le attività non svolte •prendere consapevolezza dei punti da migliorare, dei problemi da risolvere (es. frequenti interruzioni, mancanza di puntualità, ecc.). Questo sistema consente di: •focalizzarsi sui compiti da espletare •avere un piano di lavoro •affinare la stima della tempistica •non saturare la giornata e lasciare degli spazi per eventuali urgenze •programmare la giornata iniziando dalle priorità •registrare i progressi e raggiungere gli obiettivi nelle scadenze stabilite. Sul lavoro I criteri principali per utilizzare in maniera appropriata il tempo sono: •tenere un’unica agenda, facendo una suddivisione tra le cose da fare subito e quelle secondarie •non posticipare. Tutti i lavori, anche quelli impegnativi o noiosi, è meglio non rinviarli, perché il solo pensiero di doverli comunque portare a termine, potrebbe essere fonte di stress • tenere la scrivania ordinata. Il disordine crea confusione •ottimizzare il tempo di relazione •eliminare gli alibi “non riesco”, “non ce la faccio” •delegare. Una delega ha la funzione di: -alleggerire le attività quotidiane La finestra dell’informazione sul mondo della formazione HT Human Training, rivista autonoma, è spiccatamente pratica, grazie all’innovativo piano editoriale focalizzato su un forte orientamento al “servizio” e grazie alle schede didattiche relative alle principali aree della formazione aziendale. L’utilizzo delle schede didattiche permette, inoltre, una rapida consultazione in grado di identificare immediatamente i contenuti e le tecniche di uno specifico argomento o programma formativo, per un’applicazione diretta. -sviluppare lo spirito cooperativo del team ed aumentare la motivazione Per sottoscrivere l’abbonamento compilare la scheda sottostante e inviarla via fax allo 02 80509280 unitamente alla copia del bonifico bancario o per posta a C.R.I.S.O.F. s.c.a.r.l., Via Olmetto, 5 - 20123 Milano unitamente ad un assegno bancario non trasferibile intestato a C.R.I.S.O.F. s.c.a.r.l. -accrescere la produttività -incrementare il tempo per gestire le attività -assegnare i lavori a persone in possesso delle giuste competenze -lavorare con attenzione per evitare di sbagliare e di dover rifare tutto -non sovraccaricarvi -stabilire orari precisi per i lavori più gravosi, sfruttando i momenti di massima energia -usare i tempi in cui l’energia cala per svolgere attività semplici -evitare di fare straordinari se non sono strettamente necessari -prendere delle pause per caricare le forze. TITOLARE DELL’ABBONAMENTO Nome.............................................................. Cognome............................................................................. Azienda......................................................................... Posizione.............................................................. Telefono......................................................... E-mail................................................................................... Indirizzo per la spedizione Via/Piazza.......................................................................................................................... Nr...................... CAP...................... Città..................................................................................................... Prov.................... Settore di Attività Azienda Dati per la fatturazione Società di servizi/Professionista Ragione sociale/Nome e Cognome Altro Partita Iva/C.F. ............................................................................................................................................... (campo obbligatorio) (compilare i campi seguenti solo se l’indirizzo è diverso da quello riportato sopra) Via/Piazza.......................................................................................................................... Nr...................... CAP...................... Città..................................................................................................... Prov.................... Pagamento 42 - HT Assegno bancario non trasferibile intestato a C.R.I.S.O.F. s.c.a.r.l. Bonifico bancario presso Banca Popolare d’Intra-Codice IBAN IT 29 AO55 4845 3600 5057 0125 222 COSTO ABBONAMENTI selezionare il tipo di pacchetto. Iva assolta ai sensi dell’art.74 d.p.r. 633/197 Spedizione Italia Dettagli per il pagamento: 1 abbonamento (6 numeri) € 48 € 40 3 abbonamenti (18 numeri) € 144 € 110 5 abbonamenti (30 numeri) € 240 € 150 Spedizione estero 1 abbonamento € 60 Tutela dei Dati personali La informiamo, ai sensi dell’articolo 13 del d.l.g.s. n° 196/2003, che i dati da Lei forniti con il presente modulo verranno trattati per permetterLe di usufruire dei servizi offerti: Titolare del trattamento è C.R.I.S.O.F. s.c.a.r.l. con sede legale in Milano, Via Olmetto 5, cui Lei potrà rivolgersi per esercitare tutti i diritti di cui all’art. 7 del d.l.g.s. n° 196/2003. Acquisite le informazioni di cui all’art. 13 del d.l.g.s. n° 196/2003, barrando la casella sottostante acconsento/non acconsento al trattamento e alla comunicazione e diffusione dei dati da parte della Titolare del trattamento nonché di terzi la cui attività è connessa, strumentale o di supporto alla Titolare del trattamento. ACCONSENTO NON ACCONSENTO DIFENDERSI DAL MOBBING SI PUÒ: ECCO COME FARE P romuovere e mantenere il benessere psico-fisico dei lavoratori sta diventando un obiettivo arduo per le organizzazioni pubbliche e private. Conflitto, incomunicabilità e soprusi regnano sovrani negli ambienti professionali, dove il collega di lavoro non è visto come un “amico”, bensì come un rivale sospetto e inaffidabile da attaccare ed estromettere anche con forme di violenza morale e strategie persecutorie, come ad esempio il mobbing. Un fenomeno in crescita, che provoca seri danni alla salute delle vittime mobbizzate e costi ingenti alle aziende. SCHEDA ANALITICA SCHEDA DIDATTICA MOBBING (La prima parte della scheda è stata pubblicata nel numero precedente). SCHEDA DI SINTESI - seconda parte “ Le schede sono strutturate in: scheda di sintesi, che contiene tutti i macroelementi della scheda didattica con numerazione progressiva; scheda analitica, dove viene approfondito ogni singolo macroelemento con il rispettivo numero. ESIGENZE GENERALI: sviluppare azioni organizzative volte a promuovere la salute dei lavoratori, prevenendo ostilità interpersonali, che influiscono sull’andamento produttivo. IL MOBBING • Che cos’è il mobbing: - chi sono i protagonisti - tipologie di mobbing - azioni vessatorie - finalità • Come difendersi dal mobbing: - gli errori più ricorrenti - le strategie per difendersi • Conseguenze del mobbing: - per i lavoratori e per i loro familiari - per la società - per le aziende - processo di adattamento all’ambiente • Prevenzione mobbing: - informazione e formazione COMPETENZE SVILUPPATE: essere in grado di affrontare e gestire in maniera adeguata le prevaricazioni nell’ambiente di lavoro ed applicare le strategie migliori per affrontare il mobbing. 44 - HT CONSEGUENZE DEL MOBBING Il mobbing provoca conseguenze serie per i lavoratori ed i loro familiari, per le aziende e per la società. Ogni lavoratore indipendentemente dal suo status, personalità, carattere può essere vittima di vere e proprie persecuzioni sul posto di lavoro. Per i lavoratori e per i loro familiari I soggetti mobbizzati costretti a subire azioni vessatorie senza poter reagire in maniera adeguata, con il passar del tempo mostrano alterazioni sulla salute, nella sfera psicosomatica- comportamentale - emozionale: •psicosomatica: la persona è esposta a sintomi cui non è associata una causa fisiologica, ma un effetto dovuto all’azione della psiche a livello: - digerente: bruciori di stomaco, reflusso gastro-eofageo, gastrite, ulcera - respiratorio: sensazione di “fame d’aria”, senso di oppressione 45 - HT “ - articolare: disturbi muscolari, tremolio alle gambe, cefalea, cervicale, dolore alla schiena - cardiaco: tachicardia, palpitazioni, collasso - dermatologico: dermatite, psoriasi, eczema, altri problemi alla pelle - immunitario: diminuzione delle difese immunitarie •comportamentale: - farmacodipendenza - bulimia - anoressia - dipendenza da alcool/fumo •emozionale: - insonnia - ansia - tensioni - disturbi dell’umore - depressione. Se lo stimolo stressante permane per molto tempo è possibile che i suddetti sintomi si sviluppino in: •patologie d’organo •disturbo dell’adattamento •disturbo post-traumatico da stress •disturbo acuto da stress SCHEDA ANALITICA SCHEDA ANALITICA SCHEDA DIDATTICA MOBBING Per le aziende Il disagio derivante da azioni di mobbing grava negativamente anche sull’azienda in termini di immagine, redditività ed efficienza, in quanto causa: •aumento livello assenteismo e turn-over •aumento costi per il reclutamento e la formazione di nuovo personale •clima intollerabile nella vita lavorativa: abbassamento del morale, demotivazione, conflittualità, comunicazione alterata •diminuzione della produttività (la vittima non è più efficiente, impegna il tempo a difendersi dagli attacchi ostili) •diminuzione della qualità del servizio (es. sabotaggi, errori) •aumento degli infortuni e dei costi sostenuti per malattia dei dipendenti •aumento costi per indennizzi ai lavoratori licenziati •costi provocati dal mobber, che impegna buona parte del tempo lavorativo a molestare la sua vittima •coinvolgimento in contenziosi giuridici a discapito dell’immagine aziendale e probabile perdita di clienti •incremento della conflittualità sindacale. Ripercussioni sulla famiglia e la vita privata Il mobbing ha ripercussioni severe anche nell’ambito della vita privata del mobbizzato. Di solito il soggetto inevitabilmente chiede consiglio e sostegno ai familiari, agli amici, sfogando su loro la rabbia, l’ansia, le preoccupazioni accumulate nel contesto lavorativo. La famiglia e gli amici inevitabilmente si sentono coinvolti in questa pesante situazione emotiva e cercano in tutti i modi di proteggere e sostenere il loro familiare/amico. Conseguenze a lungo termine: la famiglia e gli amici, dopo mesi, anni in cui vengono sottoposti periodicamente a questa stressante pressione rischiano di cedere, di esaurire le energie e di non riuscire più a dare sostegno alla vittima, che si trova ad un tratto sola e sconfortata. In pratica il mobbizzato, oltre ad accusare disturbi di salute, rischia altresì: •separazioni/divorzi Per la società Le conseguenze per la società possono essere enormi e comprendono costi sociali e assistenziali: •incremento costi a carico dello Stato e della Sanità Pubblica per infortuni e malattie professionali: - cure mediche - cure psicologiche •aumento dei pre-pensionamenti •incremento delle invalidità civili •rialzo dei costi per i contribuenti •improduttività del soggetto mobbizzato. •disturbi nello sviluppo psicofisico dei figli •deterioramento dei legami con gli amici Processo di adattamento all’ambiente •perdita di autostima L’essere umano vive uno stato di benessere psico-fisico quando le sollecitazioni esterne sono adeguate alle sue capacità di reazione. Ognuno di noi ha un diverso modo e livello di tollerare gli eventi e di affrontarli. Ciò che è stressante per una persona, può non esserlo per un’altra. Le cause dello stress sono molteplici e possono essere riferibili a: •perdita del ruolo sociale: insicurezza, difficoltà relazionali •perdita di professionalità e know how acquisito •perdita del lavoro e ostilità a trovare nuovi inserimenti lavorativi •motivi ambientali 46 - HT 47 - HT •problemi di salute •situazioni particolari della vita (es. matrimonio, divorzio, nascita di un figlio, problemi economici, ecc.) •difficoltà legate alla sfera affettiva •situazioni correlate al lavoro. Cos’è lo stress? Lo stress è la reazione di adattamento del soggetto a degli stimoli. L’individuo dopo aver valutato l’evento (= stressor) da affrontare ha una reazione (= tensione) fisica-psichica che causa un effetto, individuale-collettivo, ed è portato a cercare una strategia (= coping) da attuare per far fronte agli stressors. Quando il soggetto reagisce agli stimoli con proprie risorse e nel breve termine, si parla di stress positivo = eustress. Viceversa, se il soggetto, in presenza di eventi sfavorevoli non riesce ad adattarsi e a reagire con proprie capacità e/o gli eventi stressors sono prolungati nel tempo si è in presenza di stress negativo = distress. In sintesi: il processo di adattamento prevede le seguenti fasi: •fase di allarme: l’essere umano dinnanzi agli stimoli stressori reagisce mobilitando energie di difesa •fase di resistenza: in presenza di stressors prolungati nel tempo, le difese attivate nella prima fase sono precarie, in tal caso l’organismo attiva un adattamento ai massimi livelli, con ripercussioni sul benessere psico-fisico •fase di esaurimento: quando l’organismo non è in grado di attivare risposte adeguate agli stressors, oppure i meccanismi di adattamento della seconda fase sono prolungati nel tempo, si verifica uno squilibrio funzionale organico con conseguenze irreversibili sullo stato di salute PREVENZIONE MOBBING Informazione e formazione La strategia migliore per evitare il mobbing è la prevenzione. Ogni azienda deve prendere consapevolezza del problema e manifestare la volontà di evitarlo, sviluppando la cultura del benessere organizzativo. Tra le azioni preventive per evitare situazioni di aggressività, emarginazione, declassamento rientrano le seguenti strategie aziendali: •costituire un gruppo aziendale per il benessere organizzativo e per la valutazione dei rischi psico-sociali. È importante individuare figure professionali in grado di captare i primi segnali d’allarme (abusi psicologici, umiliazioni, emarginazione, demansionamenti, angherie, 48 - HT SCHEDA ANALITICA SCHEDA ANALITICA SCHEDA DIDATTICA MOBBING maldicenze, ecc.) e mettere in atto piani di intervento preventivo •definire degli obiettivi, dei valori aziendali, promuovere interazioni sociali favorevoli stilando un “codice di comportamento” e verificare che esso venga osservato: - indicare le sanzioni disciplinari per chi infrange le regole di buona condotta •informare tutti i lavoratori su cos’è il mobbing, coinvolgendoli nella prevenzione e nell’ambito del processo di valutazione partecipato •monitorare la diffusione del fenomeno attraverso: - valutazione dati assenteismo, cambio mansioni, trasferimento, malattie professionali, infortuni, licenziamento - somministrazione questionario per rilevare lo stress dei lavoratori - analisi dei dati e pianificazione azioni positive di miglioramento per combattere sentimenti di frustrazione e rafforzare la motivazione al lavoro svolto •coinvolgere e responsabilizzare il management nella gestione dei conflitti •stabilire periodicamente momenti di confronto volti a valorizzare il personale •attivare sportelli di ascolto rivolti alle vittime del mobbing per aiutarle, pianificando azioni di difesa •prevenire le condizioni a rischio attraverso l’adozione di interventi sull’organizzazione: es. pianificazione compiti, carichi di lavoro, orari, ecc. •attuare piani di formazione a sostegno del lavoratore e dell’impresa. La formazione a tutti i livelli si propone di prevenire il fenomeno mobbing mediante specifici corsi volti a: •far conoscere il mobbing ed illustrare le conseguenze per il lavoratore e per l’azienda •far apprendere ai datori di lavoro i comportamenti corretti da praticare nella gestione delle risorse umane e dei conflitti. Soggetti che si dedicano alla prevenzione/tutela della salute dei lavoratori Nelle aziende, a tutela della salute, dell’integrità psico-fisica e della dignità dei lavoratori sono previste delle figure professionali, che grazie al loro ruolo, possono seriamente dare il loro supporto nella prevenzione del mobbing. Esse sono: •il Medico competente •il Responsabile del servizio di prevenzione e protezione •il Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza. 49 - HT SCHEDA DIDATTICA I CONFLITTI COME RICONOSCERE E GESTIRE I CONFLITTI Il medico competente Il medico competente è la figura del medico d’azienda, previsto dal D.L. 66/94, che esegue un ruolo attivo e propositivo. Egli, grazie alla sua specifica preparazione, svolge funzioni di natura preventiva, ergonomica e di benessere sul luogo di lavoro. Partecipa al processo di valutazione di tutti i rischi potenziali e/o presenti nell’ambiente lavorativo e collabora alla progettazione-svolgimento dei corsi di formazione all’interno dell’azienda. Il Responsabile del servizio di prevenzione e protezione È una figura di natura tecnica vicina alla realtà lavorativa, ma anche al livello gestionale-organizzativo. Tra i suoi compiti rientra l’analisi e lo studio dei rischi di natura psico-sociale, per poterli valutare e intervenire in maniera preventiva a favore dei lavoratori. I l conflitto è una componente naturale della vita sociale e professionale. Avere rapporti idilliaci con tutti è un’ambizione ideale, ma purtroppo la realtà ci porta a scontrarci con persone e situazioni diverse, causando sofferenza e rotture. È importante affrontare e gestire i conflitti, elaborandoli in maniera adeguata e costruttiva, grazie al dialogo, all’assertività, senza dover scendere a compromessi e ripicche. (La seconda parte della scheda sarà pubblicata nel prossimo numero). Il Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza È una figura molto importante che si pone come congiunzione tra i lavoratori ed i responsabili della tutela e sicurezza sul lavoro. Essa ha il compito di valutare in maniera periodica i rischi tradizionali, psico-sociali nell’ambito del sistema organizzativo aziendale e garantire il rispetto delle norme di sicurezza nell’ambiente di lavoro. ESIGENZA Saper riconoscere e comprendere i processi latenti e non che influenzano le relazioni interpersonali all’interno dell’azienda, in grado di alimentare situazioni di disagio, di inefficienza e di mobbing. VANTAGGI Raggiungere il benessere sul luogo di lavoro e prevenire le condizioni di malessere lavorativo legate al mobbing, ai fini di garantire la produttività e l’efficienza aziendale. COMPETENZA SVILUPPATA Acquisire le competenze per prevenire ed affrontare situazioni di mobbing, realizzare un’ampia azione di sensibilizzazione sul fenomeno ed avviare una corretta gestione delle risorse umane, intese come risorsa fondamentale e non come semplici costi. 50 - HT SCHEDA DI SINTESI - prima parte “ Le schede sono strutturate in: scheda di sintesi, che contiene tutti i macroelementi della scheda didattica con numerazione progressiva; scheda analitica, dove viene approfondito ogni singolo macroelemento con il rispettivo numero. “ SCHEDA ANALITICA SCHEDA DIDATTICA MOBBING ESIGENZE GENERALI: migliorare l’equilibrio e l’armonia dei rapporti personali nell’attuale contesto sociale e lavorativo, in cui sono in aumento le situazioni conflittuali. IL CONFLITTO • Definizione • Cause • Conseguenze positive/negative Come prevenire e gestire le situazioni conflittuali • Strategie per gestire i conflitti e renderli produttivi Gestire il post conflitto • Identificare nuove opportunità • Fare delle situazioni conflittuali un motivo di crescita • Individuare azioni per evitare ulteriori conflitti Comportamento assertivo • Definizione • Come si comporta la persona assertiva COMPETENZE SVILUPPATE: acquisire le tecniche più adatte per avere buoni rapporti con gli altri e stare bene con sé stessi 51 - HT SCHEDA ANALITICA SCHEDA ANALITICA SCHEDA DIDATTICA I CONFLITTI •stress-ansia: la fatica e il disagio possono compromettere le relazioni •conflitti nascosti, trascinati per tanto tempo, dove nessuno dei soggetti coinvolti prende l’iniziativa di chiarire. Conseguenze: positive e negative Il conflitto, in base a come viene gestito, può produrre: effetti positivi, ovvero: •stimolare il pensiero, sviluppare un’ampia scala di idee e soluzioni •vincere forme di egoismo e narcisismo •incoraggiare le decisioni da assumere •rendere consapevoli che il disaccordo è un fattore possibile •rispettare idee e punti di vista diversi •alimentare la cooperazione •portare ad una comunicazione “win-win” •riconoscere l’importanza del contributo portato da ogni persona. IL CONFLITTO Definizione Il conflitto è un contrasto, un’incompatibilità di scopi, interessi e valori che avviene all’interno di una relazione, personale/sociale, tra attori diversi (persone, gruppi). Esso si esplica in maniera dinamica e continua: può accrescere, diminuire d’intensità, chiarirsi per sempre, oppure solo in via temporanea. Il vissuto conflittuale porta in sé spiacevoli sensazioni quando non si risolve in maniera positiva. Cause I conflitti possono nascere per cause diverse, quali: •generazionali: è una collisione frequente, in cui la mentalità dei giovani si contrappone con quella dei più anziani. Ne scaturisce una diversa visione della realtà, dei metodi e delle conseguenze •fraintendimenti dovuti ad un’inappropriata comunicazione •opinioni discordanti: non tutti abbiamo un modo univoco di vedere la realtà, di pensare; ciò spesso porta allo scontro tra le parti effetti negativi, ovvero: •deteriorare le relazioni interpersonali •sfociare in azioni competitive “win-lose” •incentivare atteggiamenti di difensiva, resistenza al cambiamento •pregiudicare la concentrazione sugli obiettivi •accrescere l’attenzione ai benefici personali •incrementare un “clima” chiuso: non vengono accettate idee alternative. COME PREVENIRE E GESTIRE LE SITUAZIONI CONFLITTUALI Strategie per gestire i conflitti e renderli produttivi Spesso ci troviamo dubbiosi su come reagire e comportarci in presenza di situazioni conflittuali. Non esistono “ricette” universali, tuttavia per prima cosa è importante fare un’analisi della situazione che tenga conto: •del contesto e della situazione •diversità di interessi ed obiettivi: i soggetti tendono a far valere i loro interessi a discapito degli altri •del problema da affrontare •carattere e personalità dissimili: in molti casi sono fonte di animati diverbi •del tempo a disposizione. 52 - HT •dei soggetti coinvolti e della loro personalità 53 - HT SCHEDA ANALITICA SCHEDA DIDATTICA I CONFLITTI Dopodiché si può agire nei modi seguenti: •non cadere nelle provocazioni ed ignorare il conflitto. Non dare peso al problema e stemperare la situazione, lasciandola “cadere”. Ciò è valido in caso di scontri non troppo seri •gestire il conflitto: tentare una soluzione, valutare le cause, eliminare le barriere, trovare un accordo positivo •prevenire il conflitto: agire in modo da evitare di giungere allo scontro. Intervenire preventivamente con soluzioni efficaci e negoziate, che aiutano a trattenere la collisione. In ogni contesto è importante: •essere disponibili al dialogo •essere pazienti e tolleranti •controllare le emozioni, non cedere alle tentazioni di rispondere con l’aggressività •assumere un atteggiamento costruttivo •ricorrere, se necessario, ad un mediatore, un terzo neutrale ed imparziale •non essere impulsivi, prendere tempo per raccogliere le dovute informazioni •evitare le intimidazioni/minacce •assumere una decisione ed agire. 54 - HT ne o i z a r t s mmini So AGE NZI A P ER IL L AVO R i e NEW n o i z a izz Terziar alti p p A e n Gestio ne o i z e l e eS a c r e c Ri one i z a c o l icol r a l l a rto Suppo ità n a s i t pal p A e i Serviz NEW i l a i ustr d n i e ivili c e i z i l Pu nt e NEW e m e g ana M y t i che l i i n c e Fac t ioni z n e t u Man e a t NEW a m r a a i z l Vigilan zioni specia iga Invest 55 - HT O L’OPINIONE DI... SERVE VERAMENTE LA 231 NELLA GESTIONE DELL'ENTE DI FORMAZIONE? LUCI E OMBRE di Andrea Auriemma P remetto che non è solo la Regione Lombardia a chiedere, per mantenere l’accreditamento alla formazione finanziata, il “rispetto” dell’ex D.lgs 231/2001, ma anche altre Regioni lo stanno facendo, come pure alcune realtà della PP.AA. Parlando con molti imprenditori degli Enti di formazione, che per la stragrande maggioranza sono realtà piccolissime (paragonabili alle micro imprese, cosi come definite dalla Comunità Europea), la domanda che mi è stata costantemente posta è stata: ma a cosa serve attrezzarsi per il Dlgs 231? “Siamo una piccola realtà, ed agli attuali problemi economici devo anche sommare altri costi ed appesantire, tramite ulteriori attività burocratiche, la gestione della mia azienda. Già sono stato “costretto”, se volevo lavorare con i finanziamenti pubblici, a spendere nella certificazione di qualità, adesso se voglio continuare a mantenere i rapporti con la Regione, devo anche pensare alla 231. Almeno ai miei investimenti corrispondessero dei ricavi, ma non è sempre cosi, purtroppo... solo costi imposti e pochi ritorni”. Nell’interagire con tali imprenditori ci si trova molto spesso di fronte a realtà con una visione particolare delle certificazioni e degli adempimenti di legge, che possiamo catalogare in: 1. adempimenti obbligatori ( tipo adempimenti fiscali e civilistici); 56 - HT 2. adempimenti volontari, ma obbligatori di fatto (tipo la Certificazione di qualità); 3. adempimenti formali (tipo la Privacy); 4. adempimenti facoltativi (tipo il Dlgs 231/01). Gli enti di formazione sono una risorsa o una minaccia per le Regioni? Le Istituzioni devono deciderlo seriamente. I primi adempimenti sono obbligatori per legge e quindi devono essere eseguiti con il minor onere possibile. I secondi non sono obbligatori, ma lo diventano di fatto, perché senza la certificazione di qualità l’Ente non “può lavorare” con la PP.AA (non può accedere ai finanziamenti alla formazione lavoro gestiti dalle Regioni), in quanto non risulterebbe accreditato. La terza tipologia di adempimenti, come ad esempio la Privacy, con la redazione del DPS, è ritenuta una semplice formalità, che in genere si fa redigere dal fornitore di hardware e/o software e si tiene in un cassetto. La quarta è ultima, essendo facoltativa, non è stata mai presa in considerazione fino ad ora, ma oggi, se si vuole continuare a lavorare con finanziamenti pubblici, e quindi mantenere l’accreditamento, risulta obbligatoria, alla stessa stregua della certificazione qualità. A questo bisogna aggiungere che gli Enti di formazione sono, nella maggioranza dei casi, delle micro realtà, nelle quali il numero uno, in genere, esplica contemporaneamente le funzioni di proprietario, amministratore e manager delle attività. È naturale che, di fronte all’adozione di un Modello organizzativo e di gestione ex D.Lgs 231/01, il proprietario/ amministratore immediatamente reagisce negando la necessità di adeguarsi e di realizzarli per la propria struttura, in quanto tutto è centralizzato su di lui (firma i contratti, firma i pagamenti, firma i progetti di formazione lavoro, tiene personalmente i rapporti con i funzionari della PP.AA,ecc.), quindi non sono risultate inaspettate le dichiarazioni del tipo “è da escludere la possibilità che io possa commettere reati”, “è l’ennesimo adempimento per non farci lavorare" e "un ulteriore ingessatura burocratica delle mie funzioni aziendali", e poi “perché devo pagare sempre io , e non ottenere mai, a fronte di tali costi, un progetto finanziato?”. A prescindere dall’obbligatorietà o meno della 231, è indubbio che se il “fatturato” che si raggiunge è dovuto in gran parte ai finanziamenti pubblici, conviene dotarsi di un modello coerente e questo perché se si verifica un reato contemplato dalla 231 e non si è dotati di un Modello, si rischia, qualora risultati colpevoli, di chiudere, di non lavorare più, e questo sicuramente non lo si vuole. Le esternazioni dell’ imprenditore riportate sopra dimostrano chiaramente una visione miope dei processi aziendali, infatti senza addentrarci nelle problematiche della governance, uno dei requisiti essenziali dei “Modelli di organizzazione e controllo” è la trasparenza dei processi. Trasparenza che non può che giovare nei meccanismi di gestione dell’impresa, non rendendo più la stessa legata alle persone. Ma poi è cosi difficile attrezzarsi per la 231? Secondo me la risposta è negativa, infatti gli elementi previsti da un modello sono riassumibili in: 1. la mappatura dei rischi: un imprenditore è il primo a saperla fare; 2. un sistema di protocolli: la formalizzazione delle buone prassi adottate nei processi sensibili sono sufficienti; 3. l'organismo di vigilanza: è lo stesso decreto che dice che nelle PMI può essere individuato nell'organo amministrativo stesso.. quindi non bisogna introdurre nuove figure; 4. un codice etico ed un sistema disciplinare: il primo è espressione di buon senso, il secondo è uno strumento di fatto già esistente in quasi tutte le aziende, basta adattarlo alla 231; 5. flussi informativi: sono il cuore dell'impresa ormai.. al di la dell'adozione o meno del modello ci devono necessariamente essere; 6. formazione del personale: da farsi senza particolari problemi. A questo punto dobbiamo chiederci se tale strumento è veramente funzionale alla gestione dell'ente formativo oppure sarebbe meglio attivare un percorso virtuoso finalizzato a creare una cultura sull'etiica professionale come condizione essenziale per esercitare la nostra professione. Ricordiamoci che il nostro lavoro è di plasmare di creare attegiamenti mentali e cultura ossia devono formare menti che possono a loro volta esercitare la loro professione a favore della collettività, se condividiamo questo aspetto attualmente stiamo vivendo un paradosso ossia i formatori, coloro che formano le menti, devono essere vigilati coercitivamente da una legge, che vada a garantire la loro etica nei confronti della pubblica amministrazione. A questa stregua, un osservatore esterno, potrebbe asserire che l'ente di formazione non è una risorsa per le regione , ma una minaccia. 57 - HT «Gli enti di formazione sono, nella maggioranza dei casi, delle micro realtà.» L’OPINIONE DI... L’ENERGIA ETICA VETTORE DI SVILUPPO SOSTENIBILE di Carlo De Masi, Segretario Generale FLAEI-CISL I l miraggio di una energia senza limiti ha sinora governato l’economia mondiale. Il paradigma della crescita infinita si basa su due equivoci di fondo: una presunta illimitata disponibilità di risorse e la possibilità/ volontà di consumare sempre di più. Questo vale, in particolare, per le risorse energetiche, fondamentali per alimentare i processi produttivi e per garantire la qualità della vita. In un anno, ormai, consumiamo il doppio di quanto la terra riesce a rigenerare, con conseguenze disastrose per l’ambiente. Eppure quasi un miliardo e mezzo di Persone non ha accesso all’energia. Già oggi, la pressione dei Paesi in via di sviluppo, a partire dalle economie rampanti di Cina, India, Brasile, rischia di vanificare gli sforzi messi faticosamente in atto dalle Nazioni più avanzate per contrastare inquinamento e riscaldamento globale. Occorre lavorare tutti assieme modificando abitudini e stili di vita, a partire da quelle dell’occidente opulento e industrializzato, dando l’esempio pratico che un diverso modello di sviluppo è possibile: un nuovo modo di vivere fondato su sostenibilità ambientale e sociale, su scelte economiche compatibili, su una più equa distribuzione della ricchezza. Certo, sarà necessario rinunciare a qualcosa, imparando (ed insegnando) a risparmiare, utilizzando Fonti primarie diverse, costruendo un sistema che, all’interesse particolare, faccia prevalere il bene comune. Sono di questi giorni l’approvazione del Decreto sulle rinnovabi- 58 - HT li e l’annuncio del Ministro Romani di una Conferenza Nazionale per l’Energia per il prossimo autunno: due punti dai quali si può partire per realizzare una programmazione strategica, indispensabile per ottimizzare domanda e offerta di energia elettrica. Per sostenere le scelte, che la Politica deve fare rapidamente, si dovrà intervenire sulla Realizzare un federalismo energetico che preveda il contributo di tutte le Realtà locali alla soddisfazione dei beni comuni. struttura tariffaria dell’energia elettrica adeguandola alle nuove necessità/opportunità, attuando una revisione che tenga soprattutto conto del carattere sociale del bene energia e per salvaguardare i meno abbienti (Famiglie, Pensionati, Inoccupati, ecc.). Risparmio ed Efficienza energetica, accompagnati a Ricerca e Innovazione, sono i fondamenti di una politica energetica coerente, che il nostro Paese, per via della sua debolezza strutturale, è condannato a fare, ponendosi l’obiettivo di superare anche le differenze tra Nord e Sud. Occorre un mix energetico equilibrato, attento allo sviluppo delle rinnovabili, senza trascurare alcuna delle fonti disponibili (a partire dal carbone pulito, continuando a sostenere nella prospettiva il nucleare sicuro). Nel frattempo deve essere programmato il futuro, per consentire uno sviluppo equilibrato della Green economy: investimenti sulle reti a sostegno della generazione distribuita, dei sistemi di accumulo, delle gestioni intelligenti (smart grids, smart cities, domotica), dello sviluppo sostenibile (isole verdi, case ecologiche, auto elettriche a idrogeno e così via); individuando percorsi formativi in grado di fornire risposte occupazionali alle esigenze di nuovi lavori e nuove professionalità; stipulando accordi di programma a livello territoriale per realizzare scelte condivise che servano da stimolo alle economie locali. Un percorso che dovrà essere accompagnato dalla capacità di mettere in atto sistemi innovativi di Partecipazione (a partire da quella dei Lavoratori alla Governance delle Imprese) e di concertazione, con un Patto sociale per lo sviluppo sostenibile: attivando una Cabina di Regia/Osservatorio per l’Energia; avviando un Tavolo permanente di programmazione; realizzando un Federalismo energetico che preveda il contributo di tutte le Realtà locali alla soddisfazione dei bisogni comuni. Per noi della FLAEI-CISL l’Energia, da og- getto di business, deve tornare ad essere servizio essenziale, da elemento di sfruttamento deve trasformarsi in Energia etica. Con il tema dell’Energia etica, la FLAEI intende avviare un dibattito valoriale sulla sostenibilità ambientale e sociale dell’energia e lanciare una sfida alla Politica, alle Istituzioni, agli Enti preposti e anche alle Imprese del Settore, affinché si assumano la responsabilità sociale verso tutti gli Stakeholders e non solo nei confronti degli Azionisti. Un’Energia etica, attenta all’ambiente, alle Persone e ad una equa distribuzione della ricchezza che genera, conciliando le esigenze di tutti i soggetti coinvolti: Imprese, Investitori, Lavoratori, Consumatori e Cittadini. L’energia, bene sociale, può contribuire sensibilmente allo sviluppo equilibrato. Un bene universale a disposizione dell’uomo, del quale si faccia un uso razionale per contribuire a superare le disparità oggi esistenti nella disponibilità di tale preziosa risorsa. Energia e Ambiente, lo sosteniamo da tempo, oltre che beni comuni da preservare per le future Generazioni, rappresentano una opportunità che va colta per realizzare nuove filiere produttive/industriali, in linea con stili di vita finalizzati a globalizzare diritti, dignità e benessere diffuso, anche attraverso nuovi modelli di solidarietà. Condizione necessaria per uscire definitivamente dalla crisi economica. I PROTAGONISTI ITALIANI DELLA FORMAZIONE SI INCONTRANO IL 30 NOVEMBRE E IL 1° DICEMBRE A FIERA MILANO. TI ASPETTIAMO. compila e spedisci la pre-iscrizione a pag. 23 59 - HT «Un nuovo modo di vivere fondato su sostenibilità ambientale e sociale, su scelte economiche compatibili, su una più equa distribuzione della ricchezza.» L’OPINIONE DI... BEN ARRIVATA MEDIAZIONE Il successo della mediazione è racchiuso nella professionalità e nella competenza del mediatore. di Carola Colombo C on l’emanazione del D.Lgs. 28 del 5 marzo 2010 abbiamo iniziato a prendere confidenza con un nuovo strumento per la risoluzione delle controversie chiamato mediazione. Il provvedimento legislativo ha dato un vestito giuridico abbastanza completo ad un istituto già esistente nella pratica, ancorché poco diffuso, e citato qua e là in modo non organico nel nostro panorama normativo. Rispondendo con lodevole anticipo alla direttiva europea 2008/52/CE, il legislatore italiano ha introdotto una novità procedurale assoluta con il 1° comma dell’articolo 5 del citato decreto legislativo: l’individuazione di alcune materie per le quali il tentativo di mediazione costituisce condizione di procedibilità della domanda giudiziale. Ciò significa, in estrema sintesi e con estrema semplificazione, che la mediazione in alcuni ambiti è diventata “obbligatoria”: in particolare questi ambiti riguardano diritti reali, divisioni, successioni ereditarie, patti di famiglia, locazioni, comodati, affitto di aziende, responsabilità medica e diffamazione con il mezzo della stampa o con altro mezzo di pubblicità, contratti assicurativi, bancari e finanziari. Questo sta comportando un’impennata significativa in termini di numeri delle mediazioni che dovranno essere gestite d’ora in poi. La scommessa della mediazione ha una posta molto alta: la sua credibilità. Non ci saranno altre occasioni per dimostrare la bontà dello strumento, se in questa fase di start-up fallirà; verrà considerato alla stregua 60 - HT della mediazione in materia di lavoro davanti alla DPL, o del tentativo esperito dal giudice nelle cause di separazione: un balzello inutile e dispendioso in termini economici e, soprattutto, di tempo. Il successo della mediazione è racchiuso nella professionalità ed efficienza degli Organismi di mediazione e nella competenza e preparazione del mediatore. Il D.M. 180/10 è certamente non meno necessario del D.Lgs. 28/10 perché ne rappresenta l’impalcatura per rendere concreto un impianto teorico, e dimostra, nella sua formulazione, la volontà di fare un significativo passo in avanti rispetto all’approssimazione di cui erano intrisi i DD.MM. 222 e 223 del 2004 in materia di conciliazione societaria. Con una certa soddisfazione possiamo dire che a distanza di qualche anno ci si è accorti di quanto sia dannosa per la mediazione l’improvvisazione e di quanto invece sia importante una specifica professionalità. Se per il mediatore possedere delle doti innate è senz’altro preferibile, bisogna dire che questo non è più sufficiente; poiché stiamo parlando di un’attività ormai definita, a queste doti è necessario affiancare una solida preparazione in campi, come vedremo, ampi e personalizzabili. Una formazione di qualità darà al mercato delle A.D.R. professionisti di qualità in grado di far esprimere al meglio le potenzialità della mediazione. Per essere iscritti come mediatori in un Organismo di mediazione è necessario essere in possesso dei requisiti previsti dal terzo comma dell’art. 4 del D.M. 180/10. In particolare, il responsabile dell’Organismo deve verificare che ciascun richiedente l’iscrizione possieda: • un diploma di laurea universitaria almeno triennale ovvero l’iscrizione in un ordine o collegio professionale • una formazione specifica erogata da Enti formatori accreditati e una formazione continua determinata in 18 ore nel biennio • i requisiti di onorabilità • eventuali conoscenze linguistiche per essere inclusi negli elenchi dei mediatori in materia internazionale. Un passo ulteriore su questo tema lo fa l’articolo 18, comma 2 dello stesso Decreto Ministeriale, con la previsione del percorso formativo minimo che gli Enti di formazione accreditati devono obbligatoriamente proporre. Vediamo in cosa consiste. Il numero minimo di ore di formazione garantite deve essere di 50 distribuite tra parte teorica e parte pratica. Per pratica si intende la simulazione di mediazioni o di momenti della procedura attraverso il role-playing; la teoria deve, invece, comprendere le materie inserite nella lettera f) del citato articolo 18, e cioè: normativa nazionale, comunitaria e internazionale in materia di mediazione e conciliazione, metodologia delle procedure facilitative e aggiudicative di negoziazione e di mediazione e relative tecniche di gestione del conflitto e di interazione comunicativa, anche con riferimento alla mediazione demandata dal giudice, efficacia e operatività delle clausole contrattuali di mediazione e conciliazione, forma, contenuto ed effetti della domanda di mediazione e dell’accordo di conciliazione, compiti e responsabilità del mediatore. Rispetto alla formazione di qualità già proposta in passato da enti seri e preparati, una parte rilevante delle ore di teoria è riservata al diritto, con particolare riguardo al D.Lgs. 28/10 e al D.M. 180/10 ma senza tralasciare il panorama legislativo internazionale. Sarebbe un errore, tuttavia, pensare che la teoria sia slegata dalla pratica. Giacché la me- diazione è una disciplina che si impara prevalentemente esercitandola, un buon corso di formazione utilizza la teoria per introdurre la pratica e per decodificarla, cioè per spiegare le finalità di certi comportamenti che il mediatore deve assumere. I concetti teorici vanno applicati e trasformati in esperienza. Non è opportuno avventurarsi in una mediazione senza essersi preparati sugli aspetti teorici della procedura, ma è necessario aver sperimentato quegli stessi concetti nella pratica perché diventi naturale la loro applicazione. Diventare mediatore comporta non solo l’apprendimento dell’impianto giuridico che legittima, tutela e garantisce la mediazione, ma anche l’acquisizione delle conoscenze necessarie sulle dinamiche conflittuali e le tecniche di gestione degli stessi, sulla negoziazione e sulla procedura di mediazione. Inoltre, l’aspirante mediatore deve affinare la sua comunicazione, la capacità di ascolto, di entrare in empatia con le persone e l’attitudine al problem solving. Insomma, qualcosa di più di ciò che si può apprendere sui libri. Non solo, per svolgere la professione di mediatore la formazione di per sé non è sufficiente: i concetti e le informazioni trasmesse attecchiscono laddove c’è una predisposizione naturale della persona a porsi in modo attivo e interattivo rispetto agli altri, e trovano un adattamento unico e speciale come unici e speciali sono gli esseri umani. Una particolarità da sottolineare, infatti, è la personalizzazione che più che in altri campi avviene con la preparazione acquisita; trattandosi di un mestiere fortemente condizionato dall’aspetto umano ed emotivo di ciascuno, ciò che viene appreso è filtrato dagli elementi personali distintivi per poi essere nel tempo contaminato dall’interazione con le parti durante le mediazioni. Un buon mediatore, allora, deve avere in sé capacità e competenze; il formatore deve esaltare e potenziare le prime e trasmettere le seconde. 61 - HT «Per svolgere la professione di mediatore la formazione di per sé non è sufficiente.» L’OPINIONE DI... CON L’ARTE MOTIVI LE RISORSE UMANE E DIVENTI SOCIALMENTE RESPONSABILE di Milo Goj P iù che lo sport, sicuro veicolo per una grande notorietà, ma troppo a rischio scandali (dal doping alle scommesse clandestine), l’arte rappresenta oggi il campo di attività che contribuisce maggiormente a rafforzare, in senso lato, l’immagine di un’azienda. Abbinare il proprio nome a un evento artistico-culturale aiuta sia in termini di reputazione, sia di accesso ai media, sia di marketing relazionale. Ma rappresenta anche uno strumento formidabile per motivare dipendenti e collaboratori. Lo conferma un’inchiesta condotta da Opera Art Advisoring e Meg-portrait sulla base di 20 interviste telefoniche realizzate presso altrettanti esponenti della business community, imprenditori e manager con potere decisionale. Un’indagine che, pur non potendosi definire un sondaggio in termini rigorosamente scientifici, offre comunque indicazioni interessanti. Dallo studio è emerso appunto come tra i risultati raggiunti grazie a investimenti nell’arte, al secondo posto dopo la “reputazione” (indicata dal 90% del campione), gli uomini d’azienda segnalino la “motivazione delle risorse umane” (80%, erano ammesse risposte multiple). Per gli intervistati, lavorare in una società attenta ai trend culturali e per questo giudicata positivamente dalla pubblica opinione, rapresenta elemento di orgoglio e incrementa il senso di appartenenza. Se il caso Eni-Tiziano che lo scorso inverno ha portato in meno di un mese quasi 200 mila milanesi a mettersi in coda nella gelida Piazza Scala, per ammirare un unico capolavoro dell’ar- 62 - HT Cristina Aldrighi, L'Assunta Vincitore Premio Ricoh categoria Scultura tista rinascimentale, “La donna allo specchio”, rappresenta la più importante operazione di marketing culturale svolta in Italia, l’iniziativa più orientata alle “relazioni”, comprese quelle con le risorse umane, e che più ha tenuto conto della responsabilità sociale, è il Premio Ricoh per giovani artisti contemporanei, organizzato recentemente, sempre a a Milano. Ricoh Italia, filiale della multinazionale nipponica, ha promosso, con il patrocinio e la collaborazione della Provincia, un concorso per premiare i giovani artisti delle accademie italiane. «L’evento è stato ideato e realizzato da noi», conferma l’amministratore delegato Davide Oriani, «per rispondere a una serie di obiettivi che ci eravamo proposti». Ricoh, ai primi posti nei ranking delle aziende impegnate nella corporate social responsibility, intendeva ribadire che questo suo impegno non era soltanto uno slogan. Si è deciso così di aiutare giovani talenti a emergere, iniziativa di sicuro impatto sociale, visto che neanche il 10% di chi ha frequentato l’Accademia riesce poi a trovare un lavoro nell’arte, e butta via anni di studio, impoverendo anche la cultura del Paese. Ma non è tutto, il link tra arte e impegno sociale è rafforzato dal fatto che le opere dovevano ispirarsi ai valori dell’azienda, riassumibili nella formula “L’innovazione ecosostenibile”. Tra gli obiettivi dell’operazione, oltre alla visibilità e alla reputazione, dominava appunto il marketing relazionale. La mostra allo Spazio Oberdan, una delle più prestigiose sedi espositive milanesi, dove sono state presentate le 21 opere finaliste ha rappresentato l’occasione per rafforzare i legami con gli stakeholder. Sono stati invitati 300 clienti e 300 rivenditori. E un’azione specifica è stata avviata anche per coinvolgere e motivare le risorse umane, mostrando come l’azienda sia attenta a cultura e responsabilità sociale, tramite house organ e sito aziendale. E, naturalmente, con inviti a visitare la mostra. Come accennato, l’iniziativa ha celebrato il matrimonio tra arte e impegno sociale, area in cui Ricoh è molto attiva, in particolare riguardo ai temi ecologici. La società punta, con iniziative concrete a ridurre il proprio impatto ambientale in tutte le aree, dalla produzione, alla logistica, dalla gestione delle filiali al riciclaggio dei prodotti e al corretto smaltimento. Con il servizio Pay Per Page Green, ad esempio, la multinazionale giapponese consente alle aziende clienti di avviare un programma di innovazione e razionalizzazione dell’ambiente di stampa e di gestione documentale destinato ridurre i costi, migliorare l’efficienza organizzativa e diminuire l’impatto ambientale dei processi. Non si tratta di mere dichiarazioni di principio. I risultati ambientali che le aziende ottengono grazie al Pay Per Page Green sono quantificati e certificati: il processo utilizzato da Ricoh Italia per il calcolo è certificato da DNV Italia (Den Norske Veritas). Le esperienze Eni e Ricoh insegnano che un’azienda, per trarre i massimi vantaggi da iniziative di marketing artistico-culturali, non si deve limitare alla sponsorizzazione. Non basta, cioé, timbrare l’evento con il proprio marchio, occorre entrare da protagonista nell’ideazione e nell’organizzazione. Uno dei casi più recenti è la mostra/asta benefica “Novecento, biennale e dintorni”, tenuta lo scorso 3 maggio presso la Società Umanitaria di Milano. L’evento è stato scelto e curato da due aziende che avevano entrambe l’obiettivo di presentarsi sotto una luce nuova. Una è Giudici Service. La società, guidata da Flora Landenna, candidata a imprenditrice dell’anno 2011, dopo essersi imposta nel barter pubblicitario, è uscita dai confini nazionali e ha iniziato un progetto di espansione nei paesi del Bric (Brasile, Russia, India e Cina), incentrato sull’unicità e l’eccellenza del made in Italy. L’altra è addirittura una start up, Ironia Design, che offre soluzioni “chiavi in mano” di decorazioni a mezzo pellicole per auto, moto, ambienti privati e pubblici. Due progetti che pongono le loro fondamenta sul gusto italiano e che quindi, coerentemente, si abbinano con l’arte. Che, anche in questo caso, non trascura la corporate social responsibility: una parte dell’incasso dell’asta è stata devoluta alla Fondazione A. De Gasperis, presieduta dal cavalier Benito Benedini, per il progetto “Dna alle origini della vita, delle malattie e delle cure”. «Abbinare il proprio nome a un evento artisticoculturale aiuta sia in termini di reputazione, sia di accesso ai media, sia di marketing relazionale.» (da sinistra) Davide Oriani (Amministratore Delegato e CEO di Ricoh Italia), Angelo Crazyone (vincitore assoluto del Premio Ricoh), Mirko Bianchi (past president di Ricoh Italia). Il quadro vincente si chiama Wallghost 63 - HT VIVA LA LEGGE DI MURPHY! di Castejon È inutile nasconderlo, ci sono dei collaboratori che non hanno nè piacere nè voglia di lavorare, unico obiettivo sembra essere il salario. Ci sono dei collaboratori che dimostrano attaccamento all’impresa e quelli che se ne fregano di tutto. Questa situazione sarebbe chiara se non ci fosse di mezzo la “Legge di Murphy”; questa recita che “se qualche cosa potrebbe andare storta, questa andrà storta”. Ecco quindi che spesso buoni collaboratori sono vittime di questa legge e vengono percepiti come collaboratori della categoria negativa per motivi che non sono spiegabili se non con la legge di Murphy. Uno degli aspetti evidenti a tutti che viene inevitabilmente colpito dalla legge di Murphy è l’informatica. Presentazioni che avete testato più volte, preparate alla perfezione ma che non riuscite a far caricare dal terminale della sala conferenze, e naturalmente di fronte a voi la direzione in attesa. Stampate di tabelle che inevitabilmente vengono sovrapposte e risultano illeggibili. Proiettori beamer che non riuscite a sintonizzare col vostro portatile e che innervosiscono la sala che aspetta, ecc. ecc. I collaboratori che se ne fregano sono riconoscibili facilmente e non vanno confusi I TRE PUNTI IMPERATIVI PER DIVENTARE UN GRANDE DIRIGENTE di Stefano Airoldi con le vittime di Murphy. Collaboratori che cercano di far parte di gruppi di lavoro strategici che non fanno altro che convocare riunioni perfettamente inutili dove non si fa altro che simulazioni senza senso ma che danno l’impressione di essere attaccati all’impresa. Importante è cercare qualche cosa che non funzioni Il responsabile dell'informatica deve poter aggiornare tutte le apparecchiature in una azienda e particolare attenzione va fatta in sede di cambio di sistema operativo o di piattaforma gestionale. per giustificare le ore investite in queste riunioni e proporre dei miglioramenti che si sa dall’inizio che non potranno essere implementati. Ora però dobbiamo trovare delle strategie per poter definire con più precisione se i 64 - HT nostri collaboratori sono attaccati all’impresa o se appartengono alla categoria di chi se ne frega. Ecco quindi che Blanc d’Avignon sulla rivista svizzera “Management” di maggio 2011 ci da dei consigli. L’informatica deve essere curata e funzionante, le istruzioni su programmi e sistemi operativi devono essere divulgate a tutti i collaboratori. Ognuno deve poter effettuare delle prove prima di una presentazione importante quindi dare libero accesso ai locali. Il responsabile dell’informatica deve poter aggiornare tutte le apparecchiature in una azienda e particolare attenzione va fatta in sede di cambio di sistema operativo o di piattaforma gestionale. Implementare all’interno dell’impresa dei sistemi di valutazione dei collaboratori basato sulla performance e non su parametri puramente d’immagine. Discutere coi collaboratori questi marker della performance e riuscire a trovare dei parametri che siano controllabili da entrambi. Già con questi due consigli andiamo a minimizzare l’influenza della “legge di Murphy” ma non ci sorprenderemo se, come dopo aver tolto le erbacce dall’orto, le vediamo ricrescere. La legge di Murphy è e resterà sempre all’agguato! A ttualmente il mondo economico è orientato a risultati a corto termine. Questo comporta delle grosse difficoltà per i dirigenti a intraprendere dei processi di miglioramento che sarebbero necessari. Se si intervistano degli imprenditori, molti confessano di non aver fatto miglioramenti della loro situazione in quanto non hanno trovato il tempo. Ci si orienta piuttosto all’esperienza personale dimenticando che i cicli economici sono molto veloci e quindi, orientandosi al passato, ci si trova spesso con nozioni non più applicabili alla situazione presente. Ecco quindi l'imperativo imporsi delle strategie e Linda Hill ce ne suggerisce tre. Prima: sapersi gestire. Il lavoro del dirigente inizia sulla gestione personale in ogni situazione. Si è osservati continuamente per riuscire a scoprire cosa state pensando, i vostri collaboratori saranno influenzati dai vostri gesti, dalle vostre posture e dai vostri interventi. Il buon manager pensa a ciò e deve trovare lo stile che gli permetta di influenzare positivamente tutto l’ambiente circostante. Obiettivo è trasmettere quella fiducia in voi stessi che sarà contagiosa in tutto il vostro staff. La fiducia dipenderà dal grado di competenza che riuscite a trasmettere e dalla vostra motivazione. Seconda: gestione dei collaboratori. Molti dirigenti fanno fatica a gestire le relazioni coi collaboratori in quanto non si rendono conto che l’organizzazione per divisioni crea delle differenti priorità nei gruppi e quindi bisogna rivolgersi a loro immedesimandosi in queste priorità per poterli capire e farsi capire. Ognuno di questi gruppi deve trovare anche delle funzioni di interdipendenza per poter operare ed è proprio qui che la vostra funzione di gestione dei collaboratori raggiunge il suo apice della difficoltà, trovare dei legami che permettano la creazioni di visioni comuni tra le differenti divisioni. La competizione Il lavoro sta nella preparazione minuziosa della giornata; orientarsi alle soluzioni, trovare le domande giuste da porre. genera normalmente dei conflitti e qui trova il dirigente un importantissimo ambito dove far valere le proprie competenze di coordinazione gestionale; trasformare conflitti in opportunità di crescita, bella sfida vero? Il terzo punto: gestione della coesione dei gruppi. Solo un gruppo coeso saprà dare dei risultati di eccellenza che oggi fanno la differenza tra una impresa di successo ed una 65 - HT impresa mediocre. La ricerca della performance è un tema dibattuto da molti consulenti ma le opportunità le avete di fronte a voi, sfruttatele! Abituarsi ad effettuare dei briefing chiari e condivisibili, convincere il team con argomenti razionali e creare degli obiettivi rivolti alle competenze del team. Un grosso lavoro quindi per voi ma una volta partiti nel modo giusto non si può far altro che attendere risultati di eccellenza. Il lavoro vostro sta nella preparazione minuziosa della giornata; provate a visualizzare mentalmente quanto andrete a proporre e già vi risulterà chiaro se potrà essere condiviso o no. Orientarsi alle soluzioni, trovare le domande giuste da porre per creare il giusto clima e definire esattamente a chi delegare delle funzioni. Fate in modo che ogni vostra proposta sia vista come una sfida e lasciate che i vostri collaboratori possano anche collaborare a definire meglio gli obiettivi, anche con delle discussioni aperte in sede di riunione. Sempre fare delle analisi e revisioni di progetti, trovare dei marker per poter monitorare il raggiungimento degli obiettivi. Ogni giorno il vostro lavoro, dopo aver trasmesso gli obiettivi, sta nel monitorare e, se necessario, correggere in corso d’opera. Questo, una volta, era considerata una attitudine che comunicava una debolezza del dirigente, oggi è uno strumento indispensabile! CONTROEDITORIALE ASSALTO ALLA DILIGENZA DELLA FORMAZIONE A llarme… sono arrivati gli avvocati ed i commercialisti, nuovo assalto alla diligenza della formazione per la mediazione. Con l’avvio del Decreto Legislativo N. 28/2010 che rende obbligatorio il tentativo di conciliazione, si sono aperte, anzi spalancate le porte ad una nuova figura professionale: il mediatore sociale. Il decreto stabilisce che per esercitare questo ruolo bisogna semplicemente partecipare ad un corso di 54 ore. La funzione di mediatore, per essere svolta in maniera competente, richiede profonde conoscenze di comunicazione, strategie e tecniche di negoziazione, nonché conoscenze giuridiche. La domanda da porsi è: a cosa servono le 54 ore? Certamente non sono sufficienti se non addirittura inutili a professionalizzare un geometra, un avvocato, un commercialista o un notaio e renderlo un valido mediatore. Questi percorsi, forse, servono soprattutto a ricolmare le agende di coloro che si stanno professando formatori accreditati dal Ministero di Giustizia. E su questo modello di accreditamento dovremmo scrivere un intero trattato di improduttività ed inadeguatezza. Il profilo curricolare dei pseudo formatori ha caratteristiche molto comuni: 1°sono in maggioranza avvocati e commercialisti 2°se dovessimo chiedere a questi signori di spiegare come avviene un processo di apprendimento dell’ adulto, fatte salve poche eccezioni, non saprebbero di cosa stiamo parlando Il responsabile dell’informatica deve poter aggiornare tutte le apparecchiature in una azienda e particolare attenzione va fatta in sede di cambio di sistema operativo o di piattaforma gestionale. 3°essi sono convinti che per fare formazione sia sufficiente andare in aula, proiettare nozioni sulla comunicazione e sulla negoziazione, eseguire delle simulazioni o dei tentativi di role-playing. A parte ciò, loro si sentono formatori a tutti gli effetti, solo perché hanno fatto qualche ora di lezione e si arrogano il diritto di spiegare le 66 - HT dinamiche d’ aula a chi, seriamente e con professionalità, esercita questo mestiere da lungo tempo. Altra nota dolente: l’organizzazione didattica dei corsi. La grande maggioranza delle volte la classe è composta da un numero di 30 partecipanti. Si avete letto bene, 30 partecipanti! E per ridurre il numero di giornate, i poveri iscritti sono costretti a 9 ore di lezione. Mi chiedo dove sono finiti i principi di progettazione del corso? Visto l’impiego di pratiche formative, quali: la comunicazione, la gestione dei conflitti, la negoziazione, che gravitano nel saper fare e saper essere, come è possibile gestire professionalmente tali aule? Probabilmente questi signori pseudo-formatori avendo molto tempo a disposizione - chissà perché? - si riciclano come esperti di mediazione. Ecco allora l’assalto alla diligenza! Il Ministero ha deciso, sembra apparentemente per motivi d’ organico, di prolungare le notevoli domande di accreditamento dei docenti. Risultato: pochissimi veri docenti, tantissimi riciclati che si fanno pagare a peso d’oro, strangolando con le loro parcelle gli enti di formazione. Passate parola di cosa sta accadendo. Giuseppe Rovesti