INFORMAZIONI GENERALI
indicando il proprio nome, cognome, numero di telefono, data di consegna,
eventuali modifiche rispetto alla versione precedente.
L’elaborato deve contenere un minimo di 40-50 pagine (appendici
escluse).
le impostazioni previste da tale griglia non devono essere cambiate
(formato B5, 17cm per 24 cm).
Norme editoriali per la compilazione di un elaborato
scritto
IMPOSTAZIONE PAGINA










Margine superiore 2,5 cm.
Margine inferiore 2,2 cm.
Margine interno 1,8 cm.
Margine esterno 2,7 cm.
Spazio a destra rilegatura 0 cm.
Intestazione 1,8 cm.
Carattere Palatino Linotype,
dimensione 11, interlinea 1,5,
margini giustificati.
Ad ogni punto e a capo il rigo va
rientrato di 0,5 cm.
Numero di pagina in alto, verso
l’esterno.
Per la Premessa e l’Introduzione
va utilizzata la numerazione
romana; per il resto dell’elaborato
numerazione araba.



Non va numerata la prima pagina,
né eventuali pagine bianche, che
però vanno ugualmente contate.
Ogni capitolo parte o Apparato
(Appendice, Bibliografia…) deve
iniziare nella pagina di destra,
anche se si è costretti a lasciare
una pagina vuota.
Il titolo di ogni capitolo è
preferibile centrato in tondo,
dimensione del carattere 13; titolo
del paragrafo in grassetto, corpo
11 e allineato a sinistra, il titolo
del sottoparagrafo in corsivo
sempre corpo 11.
IMPOSTAZIONE PAGINE



La citazione di un testo superiore alle
2,5 righe, corpo 10 e un po’
distanziata dal resto del testo.
La nota deve avere corpo 9,5 e
interlinea singola; in nota non si va a
capo.
Ad ogni pagina di sinistra ci sarà
l’intestazione con scritto il
numero del capitolo: es. Capitolo
primo (in tondo), e ad ogni pagina
di destra ci sarà il titolo specifico:
es. Pedagogia ed educazione (in
corsivo). Qualora ci fosse anche
un sottotitolo bisogna far
attenzione che insieme al titolo
non vada ad occupare due righe;
in questo caso si omette il
sottotitolo.




All’inizio del capitolo tra la scritta
Capitolo primo e il titolo del capitolo
non c’è spaziatura.
Non si scrive alla fine della pagina il
titolo del paragrafo se non è seguito da
almeno un rigo di testo.
La dedica non è necessaria, ma va
messa dopo l’indice generale, in
carattere 10 o 11 ed in corsivo.
L’esergo va messo dopo l’indice
generale, allineato a destra, in tondo,
carattere 10, con il nome dell’autore in
corsivo.
IMPOSTAZIONE PAGINA





È fondamentale utilizzare la
sillabazione: sulla barra degli
strumenti di word, cliccare su
Strumenti
Lingua
Sillabazione.
Gli elaborati di N. O. non
necessitano della divisione in
Parti.
È consigliabile che nell’ultima
stesura i capitoli abbiano dei
sottili fili rossi di congiunzione.
Le parole in lingua straniera
(incluse quelle di uso comune e le
parole in latino) vanno scritte in
corsivo.
Il grassetto è usato solamente per
il titolo dei singoli paragrafi.



Le immagini, sia che siano messe
nell’appendice sia nel testo,
devono essere accompagnate da
una didascalia di 2 righe massimo
che ne spieghi la provenienza ed il
contenuto. Per ciò che riguarda i
filmati ci sono regole giuridiche
da rispettare.
I puntini sospensivi non devono
essere mai in numero maggiore di
tre.
Se si inizia un periodo con la
lettera “e” copula (È), è
fondamentale ricordarsi che
questa va inserita dal menù
Inserisci
Simbolo
È.
(accento grave).
L’INDICE
La struttura dell’Indice è la seguente:
PREMESSA
Ha un carattere soggettivo, autobiografico, pertanto si può
scrivere
in prima persona.
INTRODUZIONE
Ha un carattere tecnico, pertanto più formale. Nella
stesura si segue l’indice delle tematiche ricorrenti.
Solo per la Premessa e l’Introduzione si usa la numerazione romana.
CAPITOLI E PARAGRAFI
L’elaborato solitamente si divide in:
PARTI (I, II, III, ecc.)
CAPITOLI (Primo, Secondo, ecc.)
PARAGRAFI (1, 2, 3, ecc.)
SOTTOPARAGRAFI (1.1, 1.1.2; 1.2,
1.3).
CONCLUSIONI
Rappresentano l’epilogo del lavoro dopo una esposizione
rigorosamente scientifica dell’argomento, e riassumono i punti salienti
dell’elaborato.
L’INDICE
APPENDICE
Nell’Appendice si può inserire il capitolo che per motivi di
spazio non è stato introdotto nell’elaborato. L’Appendice deve avere una piccola
Nota introduttiva nella quale si spiegano le ragioni della stessa, i criteri
metodologici, ecc.
Nell’Intestazione va messa a sinistra la scritta Appendice (in tondo) e il titolo
della stessa, a destra e in corsivo.
Le Appendici vanno numerate con i numeri romani: Appendice I, Appendice II,
ecc., ma i numeri delle pagine sono arabi.
BIBLIOGRAFIA
Nella bibliografia si inseriscono, in ordine alfabetico, il
COGNOME e il NOME dell’autore, in MAIUSCOLETTO (es: BALLARINI GIOVANNI,
nome sciolto, a differenza delle note a piè di pagina), Titolo del volume, Città di
edizione, Editore, anno. Ricordarsi di mettere sempre il punto alla fine di ogni
indicazione bibliografica.
BIBLIOGRAFIA






La bibliografia indica i libri effettivamente consultati per la stesura
dell’elaborato ma anche i libri consultabili: in questo caso è preferibile farne
un elenco a parte oppure un elenco unico nel quale i libri non consultati sono
in qualche modo evidenziati.
L’elenco dei libri non deve contenere spazio tra un titolo e l’altro.
Per quanto riguarda le leggi va redatto un indice a parte della
documentazione legislativa, dividendo le leggi dai decreti.
La sitografia contiene (in ordine alfabetico) i nomi dei siti internet consultati.
La filmografia il nome del regista, seguito dal titolo del film, dalla casa e
dall’anno di produzione, eventualmente anche la sequenza.
L’emerografia, infine contiene l’indicazione delle riviste o dei giornali ecc,
consultati, che vanno messi tra virgolette basse (o caporali), il titolo
dell’articolo in corsivo, la data della pubblicazione, l’indicazione delle
pagine in cui trovare l’articolo.
INDICE DELLE TEMATICHE RICORRENTI

L’indice delle tematiche ricorrenti ricopre varie funzioni:







permette di evidenziare le principali tematiche trattate nell’elaborato, per
consentire, anche a chi lo legge per la prima volta, di orientarsi nel lavoro;
funge da guida per la stesura dell’Introduzione;
permette di estrapolare una tematica nelle varie sfaccettature in ogni momento;
va redatto in ordine alfabetico;
accanto ad ogni tematica va scritto il numero di pagina in cui compare (o il
paragrafo se è argomento di un intero paragrafo) la tematica.
Si possono spiegare i criteri seguiti per stilare l’indice attraverso una
Premessa all’indice stesso.
Il titolo va messo centrale nella pagina, inserire interruzione di sezione e poi
scrivere le tematiche ricorrenti su due colonne, in Maiuscolo.
INDICE DEI NOMI




Si scrive: COGNOME NOME proprio (in MAIUSCOLETTO,
sciolto), le pagine in cui compare.
L’indice dei nomi va redatto su due colonne, nella stessa pagina.
Occorre includere tutti i nomi che compaiono all’interno del testo,
inclusa l’Introduzione, le note, la Bibliografia e le eventuali
Appendici.
Nell’Indice generale vanno scritti in corsivo : Appendice,
Bibliografia, Indice dei nomi, Indice delle tematiche ricorrenti. I titoli
dei Capitoli, dei paragrafi e dei sotto paragrafi, vanno in tondo.
SIGLE

Le sigle vanno sempre sciolte la prima volta che si citano:


Es: ECER diventerà quindi: Exceptional Child Education Resources
(ECER).
Se le sigle sono poche si possono sciogliere direttamente all’interno
del testo; se la stessa sigla viene inserita più volte nell’elaborato si
scioglie solo la prima volta; infine se le sigle sono molte è necessario
inserire un siglario all’inizio dell’elaborato.
IMPORTANTE!



Per inserire il numero di pagina bisogna andare sulla barra degli strumenti di
word, posizionare il cursore su Inserisci
numero di pagina
posizione: in alto, allineamento esterno.
Non vanno utilizzate sottolineature nel testo, (salvo casi eccezionali).
Le virgolette alte “…” si utilizzano per richiamare l’attenzione su una parola,
quando viene fatta un’allusione:
Es: L’animale come “co-terapeuta”.
CITAZIONI



La nota in apice precede sempre la punteggiatura (il punto, la virgola,
il punto e la virgola, i due punti).
Si cita sempre guardando le informazioni contenute nel frontespizio
interno del libro e mai dalla copertina, che potrebbe non essere
completa.
Le citazioni vanno fatte nel modo seguente:

NOME COGNOME autore, Titolo in corsivo, città di edizione, Editore,
anno, numeri pagine citate.



Per citare un libro scritto da tre autori:
PIERO CATALDI, ROMANO LUPERINI, FRANCO MARCHESE
P. CATALDI – R. LUPERINI – F. MARCHESE, Titolo, città di ediz.,
Editore, anno, numeri di pagine citate.
CITAZIONI

Citazione di un libro scritto da più autori:
PIERO CATALDI, ROMANO LUPERINI, FRANCO MARCHESE,
LUCA PUGLIESE.

Le soluzioni sono due:
P. CATALDI et alii (il primo nome che compare)
Oppure:
P. CATALDI et al. (il primo nome che compare).


La prima volta che si nomina un autore nel testo deve essere fatto per
intero: Nome e Cognome; le volte successive basta solo il cognome.
L’importante è ricordare che quando si tratta di “donne” (Montessori,
Levi-Montalcini) bisogna evitare di far precedere il cognome
dall’articolo “la”, (non diciamo mai “il Siciliani”).
CITAZIONI




Per citazioni brevi, che non superino, cioè, le 2,5 righe, si usano le virgolette
basse (o caporali), che si trovano in Inserisci Simbolo, poi basta
selezionare il simbolo scelto, cliccare su Inserisci, quindi Chiudi. È
importante ricordare che non vanno mai usati i simboli < > come virgolette
basse.
Esempio: «cogito ergo sum», e alla fine della citazione si mette la nota in
apice, nella quale viene data indicazione completa, della nota biografica con
il numero di pagina.
Se nella citazione c’è un’altra citazione si utilizzano le virgolette alte “”.
Se la citazione supera le 2,5 righe si eliminano le virgolette e si
rimpicciolisce il carattere del testo di una unità (corpo 10), e se in questo caso
ci fosse una citazione nella citazione si dovrebbero usare le virgolette basse
(o caporali). La citazione non prevede la spaziatura al capoverso se comincia
con la lettera minuscola.
CITAZIONI
Nella griglia è già impostato lo spazio previsto prima e dopo la citazione rispetto al testo. Esempi:
1.
«Ben mi fa venire i brividi. Sembra uno gnomo, uno spirito maligno, o qualcosa di simile».
Se la citazione supera le 2,5 righe, occorre lasciare un rigo per staccare la citazione dal testo e dargli
risalto, usando il carattere 10:
Majorana vive non solo e non tanto il disagio della sua genialità, ma quello della sua diversità. In una
personalità come la sua, diversità significa essere diverso e forse anche migliore degli altri, nella
fattispecie quando sono studenti e certe cose non sono esplose a livello pubblico come poi
esploderanno negli anni successivi, questa diversità può essere vissuta invece come elemento negativo.
allora c’è un po’, tra lui e gli altri, […] la volontà da una parte di uniformarsi alla vita normale dei suoi
amici e dall’altra il sentire anche l’orgoglio di non essere come loro.
Come si vede sopra, nel caso in cui la citazione inizi con la lettera minuscola non occorre far rientrare il
capoverso della prima riga di 0,5, mentre occorre farlo per una citazione che inizia con la Maiuscola.
CITAZIONI



Nelle citazioni non si corregge mai l’autore se non dichiarando
esplicitamente l’intervento che si fa sul testo; nel caso in cui ci fosse
una parola sbagliata la si riporta uguale seguita dalla parola [sic].
Quando una citazione si spezza, nel punto in cui manca una parola o
un periodo, si scrivono tre puntini sospensivi in parentesi quadra:
[…].
Si usano le virgolette basse («») nel caso in cui uno cita un’altra
persona che a sua volta sta citando qualcosa:
Es: lo storico Robert Davidsohn narra: «Quando il corteo con i condannati
giunse in piazza Santa Croce, dalla folla gridarono “Vivano, vivano”».
CITAZIONI
1.
2.
3.
Quando nel testo è citato un autore, la prima volta il nome e il cognome
vanno scritti per esteso. A partire dalla seconda volta si cita solo il
cognome; non sono utilizzate iniziali del nome puntate. Nel caso in cui si
possano creare casi di omonimia è necessario specificare il nome proprio di
volta in volta (Antonio Labriola, Teresa Labriola o Arturo Labriola).
Quando mancano delle informazioni relative all’edizione, ecc., si ricorre
alle forme s. l.= senza luogo di edizione; s. d.= senza data di edizione.
Citazioni da riviste: il nome della rivista è indicato rispettando esattamente i
caratteri originari del titolo della rivista:
«l’Unità», titolo dell’articolo in corsivo, serie (s.), annata o volume in cifra
romana, l’anno solare della pubblicazione della rivista in cifra araba,
eventualmente la dispensa e il fascicolo, le pagine in cui è pubblicato
l’articolo.
CITAZIONI
Citazioni da Atti di Convegni da Cataloghi
di Mostre. La citazione va riportata in
maniera ben dettagliata e precisa. È
consigliato evitare la sigla AA. VV. (che sta
evidentemente per Autori Vari) in quanto,
nel mondo delle OPAC e dei cataloghi
informatici con migliaia di autori, complica
e allunga le ricerche.
Al limite sono riportati almeno i
primi due-tre nomi di autori e curatori,
nascondendo gli eventuali altri sotto un et
alii (et al.). In ogni caso, figura la data e il
luogo in cui si svolse la manifestazione
(Convegno, Mostra ecc.) da cui la
pubblicazione prese spunto.
SPAZIATURA E SEGNI D’INTERPUNZIONE
Non va lasciato nessuno spazio:
 tra il segno di punteggiatura
(,;.:?!) e la parola che lo precede;
 Tra la parola tra la parentesi e le
parentesi stesse (ciao);
 Tra una parola tra virgolette e le
virgolette stesse “ciao”;
 Dopo l’apostrofo.
SPAZIATURA E SEGNI D’INTERPUNZIONE
Va inserito uno spazio:
 Dopo ogni segno di punteggiatura. Fanno eccezione la virgola dei
decimali e il punto delle migliaia, nei numeri (es.: 123.456,789), le
abbreviazioni del doppio nome;
 Prima dell’apertura e dopo la chiusura di una parentesi;
 Tra l’apertura di virgolette e la parola che precede, tranne il caso in
cui preceda un apostrofo; tra la chiusura e di virgolette e la parola che
segue;
 Prima e dopo il trattino che introduce un inciso e prima e dopo il
trattino che chiude un inciso - ciao - (tranne il caso in cui sia seguito
da un segno di punteggiatura - ciao -. ).
SPAZIATURA E SEGNI D’INTERPUNZIONE
Le parentesi quadre [] vanno usate nel momento in cui interveniamo nel testo:

Per escludere e quindi eliminare una frase o una parola dalla citazione:
es. E allora c’è un pò, tra lui e gli altri, […] la volontà da una parte di
uniformarsi alla vita normale dei suoi amici e dall’altra il sentire anche
l’orgoglio di non essere come loro.

Per evidenziare gli errori presenti nella citazione:
es. Durante il primo anno ci diede molte preoccupazioni la loro costante tendenza alla
rissa, il loro debolissimo senso del legame collettivo, pronto a svanire in qualziasi [sic]
momento alla minima contrarietà… tutta via i germogli del collettivo nato durante
l’inverno si sviluppavano poco a poco e bisognava salvarli ad ogni costo.
[sic] è proprio così.
Oppure:
Durante il primo anno ci diede molte preoccupazioni la loro costante tendenza alla rissa,
il loro debolissimo senso del legame collettivo, pronto a svanire in qualziasi [!?!] momento
alla minima contrarietà… tutta via i germogli del collettivo nato durante l’inverno si
sviluppavano poco a poco e bisognava salvarli ad ogni costo.

[!?!] se l’errore ci indigna.
Per integrare, precisare, introdurre la citazione.
NOTE A PIE’ DI PAGINA




La nota deve finire sempre con il punto, eccetto quando si indica l’indirizzo
di un sito internet. La nota deve essere giustificata e scritta in corpo 9,5.
Per le citazioni in nota: ID. si utilizza quando viene citato in successione uno
stesso autore ma titoli di opere diverse:
Es. I. CALVINO, Il cavaliere inesistente, Milano, Garzanti, 1986.
ID., Il visconte dimezzato, Milano, Garzanti, 1988.
Ivi si utilizza per indicare l’Autore e l’Opera o il libro già citato nella nota
precedente, ma in una pagina diversa. Si usa quindi se, ad esempio autore,
opera e edizione rimangono invariati, ma cambia la pagina:
Es. I. CALVINO, Il cavaliere inesistente, Milano, Garzanti, 1986, p. 25.
Ivi, p. 39.
Ibidem si usa per indicare lo stesso Autore, Opera o libro o pagina. Si usa
dunque solo se le informazioni bibliografiche corrispondono in tutto rispetto
a ciò che è stato citato nella nota precedente.
Es. I. CALVINO, Il cavaliere inesistente, Milano, Garzanti, 1986, p. 25.
Ibidem.
NOTE A PIE’ DI PAGINA

Si usa op. cit. se nel nostro elaborato citiamo una sola opera dello stesso
Autore:
Es. I. CALVINO, Il cavaliere inesistente, Milano, Garzanti, 1986, p. 25.
I. CALVINO, op. cit., pp. 78-79. (op. cit. dunque sostituisce il titolo).

Si usa cit. in caso di successive citazioni di opera, fonte o articolo già citato
per esteso dettagliatamente. In questo caso si può e si deve procedere con
forme abbreviate; dovendo ricitare l’ipotetico articolo si scriverà:
M. RONCONI, Tipologie di utensili, cit., a. V (1944), fasc. I, p. 35.

Se si cita un saggio/articolo di un Autore contenuto all’interno di un volume
curato da un altro Autore, si fa come segue:
LABRIOLA, Del materialismo storico. Dilucidazione preliminare, in A. V.
GERRATANA e A. GUERRA (a cura di), Saggi sul materialismo storico, Roma,
Editori Riuniti, 1977, p. 13.
NOTE A PIE’ DI PAGINA





Si usa Cfr. (confronta) quando si è sviluppato un ragionamento che è già stato
affrontato da qualche Autore e si rimanda – anche senza citare tra virgolette –
a quel testo:
Cfr. G. BALLARINI, Animali terapia dell’anima: le nuove vie d’applicazione
nella terapia umana (pet-therapy), Brescia, Fondazione iniziative
zooprofilattiche e zootecniche, 2000, pp. 43-44.
Vd., vd.= vedi si usa per rinvii alle fonti delle citazioni o a testi nei quali
l’argomento è specificamente trattato.
Se si citano molte pagine consequenziali si scrive p. 61 e sgg. (seguenti). Se
c’è motivo per delimitare la trattazione se ne indicano i confini in questo
modo: pp. 5-18.
Il materiale trasmesso elettronicamente e non pubblicato va specificato e
indicato comunque in nota.
La numerazione delle note è consecutiva negli elaborati scritti triennali; la
scelta è facoltativa per gli elaborati di L.S. e di V.O.
ACCENTI
L’accento della copula è grave (la parte
alta a sinistra, es. è), la E Maiuscola
accentata va presa da:
Inserisci
Simbolo (È)
è
cioè
caffè
Molti nomi propri:
Giuffrè, Noè
Giosuè
Oppure:
Ciò, già, giù, può.
L’accento acuto si usa soprattutto nei
composti di –che e –tre:
Perché, poiché, affinché, trentatré ecc.
Ma anche nelle forme:
per sé, a sé
Né…né
Ché (congiunzione causale, per poiché)
e, infine nella terza persona del passato
remoto:
Poté, dové, ricevé
Tranne diè
ACCENTI



Può essere utile ricordare che le vocali –a, -i, -o, -u vogliono sempre
l’accento grave: avremo dunque –à, -ì, -ò, -ù (es.: lì, là, avverbi; dì=
giorno; sì, affermazione; tè= pianta, bevanda).
Si distingua dà (= terza persona del presente del verbo dare), da (=
preposizione) e da’ (seconda persona dell’imperativo del verbo dare).
Le parole francesi che cominciano con la E non vanno accentate se
maiuscole (quindi avremo Ecole ed école).
MAIUSCOLE E MINUSCOLE




Per indicare partiti e movimenti, è usata la maiuscola solamente per la prima
lettera della prima parola.
Per i ministeri è usata la maiuscola solo per il termine che li qualifica; anche
per i nomi geografici vale la stessa regole; sono scritti sempre per esteso e
con la lettera maiuscola i decenni e i secoli quando si riferiscono al periodo in
generale.
Capita spesso che i problemi maggiori si incontrino con gli aggettivi
santo/santa e Santo/Santa: vanno usati maiuscoli solo quando fanno parte di
un toponimo o indicano una festività:
via San Lorenzo
piazza Santa Felicita
Negli altri casi, si userà dunque il minuscolo (es.: Era un devoto di san
Gennaro).
MAIUSCOLE E MINUSCOLE

Negli altri casi è usato il criterio generale dell’uso della lettera maiuscola:










I nomi di persona, i cognomi, i patronimici, i soprannomi.
Il nome di Dio e delle divinità (Allah, Giove, ecc.).
I nomi dei partiti e delle associazioni.
I nomi geografici (es.: la Nuova Guinea).
I nomi storici (es.: il Rinascimento, la Controriforma).
I nomi dei corpi celesti (la Terra, il Sole), delle costellazioni e dei segni zodiacali.
I toponimi, i nomi delle vie (via C. Fea), dei monumenti (il Colosseo).
I nomi dei punti cardinali, quando indicano una regione (Una carestia colpì il Sud). Se
invece indicano una direzione, vanno minuscoli (Si diresse a est).
I nomi comuni usati in senso assoluto o con significato particolare (libera Chiesa in libero
Stato, i conti del Tesoro ecc).
Vanno minuscole le qualifiche relative a cariche sociali, politiche, religiose (re,
presidente, papa); i nomi dei giorni (lunedì, mercoledì ecc) e dei mesi (gennaio, agosto
ecc.); i nomi delle suddivisioni amministrative intesi nel senso generico di territorio
(L’inondazione colpì la provincia di Trento).
ABBREVIAZIONI
Si raccomanda di riassumere tutte le
abbreviazioni in una Tavola esplicativa,
soprattutto se si introducono sigle o
abbreviazioni per indicare archivi, enti,
organizzazioni, fonti, Collane, ecc.
Le più usate, che non necessitano
spiegazioni sono:
a.= anno
A., AA. = autore, autori
a. C = avanti Cristo
an. = anonimo
anast. = anastatico
app. = appendice
art., artt. = articolo, articoli
Cfr., cfr. = Confronta, confronta
cit., citt. = citato, citati
cm m km = centimetro, metro ecc. NON
PUNTATI!
cod., codd. = codice, codici
col., coll. = colonna, colonne
d. C. = dopo Cristo
ecc. = eccetera
ed. = edizione
es. = esempio
f., ff. = foglio, fogli
fasc. = fascicolo
fig., figg. = figura, figure
loc. cit. = luogo citato
misc. = miscellanea
ms., mss = manoscritto, manoscritti
ABBREVIAZIONI
n. n. = non numerato (di codice ecc.)
ns. = nuova serie
op. = opera
op. cit. = opera citata, quando
sostituisce interamente il titolo e le
altre indicazioni; ma si può usare solo
quando di un autore si cita un’unica
opera. In generale si preferisce Ibidem
p., pp. = pagina, pagine
passim = quando la citazione ricorre
frequentemente nell’opera citata
r = recto
s. = serie
s. a. = senza anno di stampa
s. d. = senza data
s. e. = senza indicatore
s. l. = senza luogo
s. ss., o sg. sgg. = seguente, seguenti
trad. = traduzione
v = verso
Vd., vd. = Vedi, vedi, si usa per rinvii
alle fonti delle citazioni o a testi nei
quali l’argomento è specificamente
Trattato
vol., voll. = volume, volumi
INDICAZIONI GENERALI
1.
2.
3.
Es.
I numeri vanno scritti per esteso: i numeri da uno a dieci, le
centinaia, le migliaia, i milioni. I numeri all’inizio di una frase sono
scritti per esteso.
Sono scritte in cifra solo i giorni e le date e le quantità precise (es.:
Questa Università ha 19.827 iscritti).
L’apostrofo viene utilizzato per le parole “tronche”:
A mo’ (modo) di esempio.
Un po’ (poco) alla volta.
INDICAZIONI GENERALI
È consigliato portare diverse
stesure dell’elaborato nel corso
dei mesi.
E soprattutto è importante seguire
le norme sopra riportate che non
sono definitive ma suscettibili di
modifiche nel tempo.
…
Quanto appena detto vi ha fatto
venire tanta voglia di…
…
L’importante è collaborare e
seguire queste piccole regole!
Scarica

Norme editoriali per la compilazione di un elaborato scritto