Noi alunni della I°C abbiamo scelto come tema
per la nostra tematica “IL VIAGGIO” perché ci è
sembrato un argomento molto interessante da
approfondire nelle varie materie e nei percorsi di
studio..
Tutto è cominciato 50 milioni di anni fa
circa... Viaggiando l’uomo si è spostato
dall’Africa verso l’Europa e per il mondo
intero. E’ cominciata la nostra specie, quella
da cui è nato l’uomo moderno
La specie umana può essere definita come tutte le altre. Si tratta di un
mammifero che appartiene al gruppo dei primati. Della famiglia degli ominidi è
rimasta una sola specie, cioè noi.
Il più lontano antenato dell’uomo di cui
abbiamo notizie è L’AUSTRALOPITECO.
Comparve nelle savane dell’Africa Orientale 4
millioni e mezzo di anni fa. L’australopiteco
camminava già dritto, ma aveva un cervello
ancora piuttosto piccolo. La postura eretta gli
consentiva di avere una migliore visibilità e
quindi il controllo del territorio. Gli
permetteva inoltre di avere libere le mani per
afferrare degli oggetti o per difendersi.
Camminare su due piedi fu dunque il primo
importante passaggio verso la specie umana.
Il primo segno dell’intelligenza umana fu la
capacità di produrre strumenti di lavoro. Proprio
per questo il primo uomo è stato definito HOMO
HABILIS: uomo abile, capace di costruire.
L’homo habilis aveva un cervello di circa 600cm3 e
si è istinto un milione di anni fa. Con lui ebbe
inizio la preistoria.
Circa 1 800 000 anni fa comparve una
specie di uomo: L’HOMO ERECTUS
che dall’Africa iniziò a spostarsi verso
l’Asia e l’Europa. La diffusione
dell’homo erectus fu certamente
favorita da una nuova conquista cioè
l’uso del fuoco. I resti ritrovati dagli
archeologi dimostrano che l’homo
erectus imparò ad usare il fuoco
almeno 450 000 anni fa.
Più tardi si estinse l’homo erectus e
comparvero le prime tracce di una nuova
specie umana: L’HOMO SAPIENS. L’homo
sapiens costruiva strumenti in pietra che
gli permettevano un maggior dominio sulla
natura. Egli riusciva a cacciare animali,
anche più grandi di lui: cervi, bisonti e
mammut. Un particolare tipo di homo
sapiens, che popolò l’Europa a partire da
130 000 anni fa, viene chiamato anche
UOMO DI NEANDERTHAL. L’uomo di
Neanderthal aveva una corporatura
molto robusta, le spalle larghe e
muscolose, la fronte bassa; aveva un
cervello molto sviluppato più grande del
nostro. Con l’homo sapiens compaiono
testimonianze più evolute: i resti umani,
che prima erano abbandonati, ora
mostrano segni di una vera e propria
sepoltura.
Le prime tracce dell’uomo moderno si trovano in Medio Oriente e
risalgono a 100.000 anni fa. Gli studiosi hanno chiamato questo tipo di
uomo HOMO SAPIENS SAPIENS o UOMO DI CRO-MAGNON. Questo
nuovo tipo umano si affiancò poco per volta all’uomo di Neanderthal che
per 35.000 anni rimase l’unico padrone della terra. Per quale motivo
l’uomo di Neanderthal sia scomparso, non lo sappiamo con certezza.
L’ipotesi più diffusa è che si sia estinto a cause di nuove malattie. La
diffusione dell’homo sapiens sapiens raggiunse anche il continente
americano. Fu l’ultima glaciazione a permettere il passaggio degli uomini
dall’Asia all’America.
Tutto è cominciato con un
semplice viaggio, l’uomo si è
spostato dall’Africa verso
l’Europa e per il mondo
intero,così è cominciata la
nostra specie e così che è nato
l’uomo moderno viaggiando per il
mondo conoscendo nuove cose e
adempiendo la sua cultura le
sue conoscenze e le sue
esperienze.
La savana è un bioma terrestre
soprattutto subtropicale e
tropicale, caratterizzato da una
vegetazione a prevalenza erbosa,
con arbusti e alberi abbastanza
distanziati da non dar luogo a una
volta chiusa. Questo tipo di
ambiente si trova in molte zone
di transizione fra la foresta
pluviale e il deserto o la steppa in
Africa centrale, Sudamerica,
India, Indocina e Australia, ma
può essere presente anche ad
altre latitudini. Le savane
possono formarsi in seguito alla
presenza di specifiche condizioni
climatiche, oppure a causa di
incendi stagionali (anche indotti
dall'uomo) o particolari
caratteristiche del suolo. Si
trova nelle zone calde
dell'Africa, dell'America
centrale e meridionale e
dell'Australia.
La Savana
dell’ Africa
Orientale
L’EUROPA
L’Europa si estende per circa 10 500 000 km2 . A ovest il limite è segnato dalle coste atlantiche, che
bagnano oltre alla terraferma continentale anche le isole britanniche e l’Islanda, avamposto europeo
verso l’America; a est i confini, storicamente più controversi, sono tracciati dalla catena degli Urali,
dal corso del Volga e dallo spartiacque della catena del Caucaso. Il mosaico politico del Vecchio
continente si è più volte composto e ricomposto nei secoli. Anche nel corso del Novecento l’assetto
dei confini nazionali è stato sconvolto dai due conflitti mondiali e poi dal crollo dei regimi socialisti
dell’Est europeo e dai conflitti che ne sono seguiti, soprattutto nella ex Jugoslavia. Da circa mezzo
secolo è in corso il processo di cooperazione e di integrazione economica e politica dell’Unione
Europea (UE), che oggi conta 27 stati membri.
L’Africa è una terra geologicamente antichissima, costituita da
altipiani e bassi tavolati modellati dall’erosione. Il continente ha
una forma compatta ed è attraversato a metà dall’Equatore. A
nord dell’Equatore la sua forma richiama quella di un trapezio,
più esteso nel senso della longitudine; sotto l’Equatore si
protende a sud come un triangolo rovesciato.
La preistoria è convenzionalmente definita come il periodo
della storia umana che precede l'invenzione della scrittura,
intesa in senso tradizionale a circa il 3200-3500 a.C. nel vicino
oriente, ovvero la storia documentata o registrata. Le scoperte
recenti sulle prime notazioni sumeriche o balcaniche e le
molteplci considerazioni sulle molte reinvenzioni della scrittura
stessa, nonché eventuali notazioni prettamente preistoriche,
non spostano il senso pratico di questa convenzione.
In alcune discipline, e in diverse tradizioni scientifiche
comunque, la parte più recente della preistoria viene a
sovrapporsi alla protostoria, arrivando a sfiorare il II millennio
a.C. Quindi a seconda del contesto, con preistoria si può
coerentemente intendere quanto scritto nella definizione
iniziale, così come quanto definito nel Sistema delle tre età
.Con la comparsa di testimonianze scritte continuative e
interpretabili gli storici hanno a disposizione per la loro
ricostruzione degli eventi una più vasta e chiara
documentazione che giustifica questa periodizzazione
convenzionale .La lunghissima fase della storia dell'uomo
antecedente all'invenzione della scrittura a rigor di termini
dovrebbe iniziare circa 200 000 anni fa quando nella regione
dell'attuale Sudafrica appare un tipo umano, l'Homo sapiens
che dal punto di vista anatomo-morfologico risulta in tutto
identico all'uomo attuale.
La produzione e l'uso del fuoco risalirebbero a circa
400.000 anni fa. All'attività dell'Homo erectus, infatti,
apparterrebbero focolari rinvenuti in Africa, Cina, Europa
e Medio Oriente. L'uso del fuoco è stato fondamentale per
lo sviluppo della civiltà umana. Con il fuoco ci si riparava
dal freddo (grazie al fuoco sarebbe forse stata facilitata
la migrazione di gruppi umani dall'Africa verso le più
fredde Europa ed Asia), ci si difendeva dagli animali
carnivori e si dirottavano le mandrie commestibili verso le
trappole allestite.
Una glaciazione è una condizione climatica che caratterizza un
lungo periodo di tempo della storia climatica della Terra, in cui
si registra un forte sviluppo delle coltri glaciali sulla superficie
terrestre, dovuto ad un generale abbassamento delle
temperature medie globali. Con glaciazione si fa riferimento ad
un periodo di tempo in cui sulla Terra esistono calotte polari
cioè in cui i poli sono ricoperti da uno strato più o meno spesso
di ghiaccio; quando si parla degli ultimi milioni di anni della
Terra, con glaciazioni ci si riferisce all'avanzamento delle calotte
polari che caratterizza periodi particolarmente freddi. L'ultima
glaciazione si è conclusa 11 mila 500 anni fa e per la nostra
specie Sapiens fu una sfida terribile.
L’Asia è il continente più
vasto del mondo. Esteso
per 44,6 milioni di Km2,
dal Polo Nord
all’Equatore e dal
Mediterraneo all’oceano
Pacifico, occupa circa
1/3 di tutte le terre
emerse del Pianeta. Nel
continente asiatico si
trovano 49 stati. Inoltre
è in territorio asiatico il
72% della Federazione
Russa, che politicamente
fa parte dell’Europa. Più
del 60% della
popolazione mondiale vive
in Asia.
Il Medio Oriente coincide con la
parte sud-occidentale dell’Asia, che
comprende l’Iran e la penisola
anatolica e arabica. Ne fanno parte
gli Stati che si affacciano sul
Mediterraneo orientale(Turchia, Siria,
Libano e Israele) e quelli che si
affacciano sul mar Rosso,
sull’Oceano Indiano e sul Mare
Arabico(Giordania, Arabia Saudita,
Yemen, Oman, Emirati Arabi Uniti,
Qatar, Bahrein, Kuwait, Iraq e Iran)
L’America è composta da due
masse continentali che separano
da nord a sud l’Oceano
Atlantico da quello Pacifico. Per
estensione di latitudine è il
continente più lungo. Per
convenzione si distinguono
un’America Settentrionale e
un’America Meridionale
congiunte dal sottile Istmo di
Panama, poco sotto il 10°
parallelo di latitudine N;
geograficamente la regione
centrale del Messico, degli Stati
istmici e della corona degli
arcipelaghi delle Grandi e delle
Piccole Antille, rientra
nell’America Settentrionale.
James Joyce e il viaggio di Eveline
James Joyce nasce a Dublino nel 1882. Studiava in un collegio
gesuita, poi a causa delle condizioni economiche si trasferisce
in un collegio più modesto. Nel 1902, dopo la laurea in lingue
moderne, si scrive a medicina e va a Parigi per perfezionarsi,
ma la vocazione letteraria gli impedisce di portare a termine
gli studi. Nel 1905, assieme alla moglie Nora, si trasferisce a
Trieste, tappa cruciale del suo lungo “esilio”, dove trova
impiego come insegnante di inglese. Il successo di James non
arrivò molto presto e le condizioni economiche erano
disperate. L’anno decisivo della vita di Joyce è il 1914 : riesce
a pubblicare Gente di Dublino e ottiene il contratto di
pubblicazione per Ritratto dell’artista da giovane,
un’importante rivista letteraria. Nel frattempo comincia a
scrivere il suo romanzo più importante, Ulisse. Nel 1915, a
causa della Prima Guerra Mondiale, si trasferisce a Zurigo,
dove vive per vent’anni e comincia a soffrire di gravi disturbi
agli occhi. Il 2 Febbraio del 1922, esce a Parigi Ulysses,
subito considerato un capolavoro della critica. Nonostante i
successi letterari, la vita di Joyce è funestata da diversi
problemi: i suoi disturbi alla vista sono sempre più gravi e a
causa della disperazione, lo scrittore abusa di alcol. Allo
scoppio della guerra tra Germania e Francia, Joyce torna a
Zurigo, dove muore nel 1941 ormai quasi cieco.
Eveline
Eveline è un racconto breve scritto da James Joyce e
pubblicato nella raccolta Gente di Dublino. Una ragazza
di diciannove anni, Eveline, si affaccia dalla sua finestra.
Mentre osserva fuori dalla sua finestra, Eveline fa
alcune considerazioni sulla propria vita, sulla madre
morta pazza qualche anno prima e su suo fratello più
grande Ernest, morto anch’egli. Ricorda la sua infanzia. È
terrorizzata dal padre che la maltratta e si sente
frustata dal suo umile lavoro di commessa. Ha
progettato quindi di partire con un marinaio di nome
Frank per Buenos Aires. Prima di partire tiene in mano
due lettere, per il fratello e per il padre, e si lascia
cogliere dai dubbi, in conflitto tra il nido familiare e
l’esperienza dell’ignoto. Il ricordo della vita monotona e
triste della madre la porta a partire, ma quando i due
trovano al porto e la nave è sul punto di partire, Eveline
colta da una rinnovata indecisione si rifugia nel rito
familiare della preghiera, e così rimessa con questo atto
simbolico nella tradizione, rimane immobile e non segue il
fidanzato, con una maschera d’indifferenza sul volto.
Frank, che ormai si trova sulla nave, prima le grida di
andare con lui, poi si vede costretto a partire.
Probabilmente la scelta di non partire è dovuta alla
promessa fatta alla madre, ormai sul punto di morte, di
tenere la casa unita più a lungo possibile, e anche alla
paura dell’incertezza del futuro che avrebbe avuto con
Frank.
IL VIAGGIO DEI DUE
GEMELLI
La nascita di Romolo e
Remo. Dopo 400 anni dalla
fondazione di Alba Longa, la
morte del re Proca di Alba
Longa provoca una violenta
contesa tra i suoi due figli
Numitore e Amulio per il
diritto di successione al
trono. Il secondogenito
Amulio usurpa il trono al
fratello Numitore e lo
scaccia. Per evitare ulteriori
rivendicazioni dinastiche,
Amulio costringe la figlia di
Numitore, Rea Silvia, a
diventare una vergine
vestale al fine di impedire la
nascita di nuovi contendenti
al trono. Nonostante la
regola che obbliga una
vestale alla castità, Rea
Silvia genera due gemelli,
Romolo e Remo, la cui
paternità viene attribuita
dalla leggenda al dio Marte.
Abbandono sul Tevere.
Il re Amulio non esita a
condannare a morte i due
neonati per affogamento nel
vicino fiume Tevere e
incarica alcuni suoi bservi di
eseguire la condanna.
Tuttavia, una improvvisa
inondazione impedisce ai
servi di portare a termine la
missione dei gemelli sono
abbandonati nella zona
paludosa del Fico Ruminale,
sulle pendici del Palatino,
davanti al colle Campidoglio.
Secondo la leggenda la
benevolenza degli dei salva i
due neonati da morte sicura
e li avvia verso un glorioso
futuro.
Il salvataggio della lupa. Un pastore di passaggio sul posto trova la cesta dei due
gemelli e li adotta come propri figli. Saranno allevati da sua moglie, il sui soprannome è
"lupa". La lettura della leggenda di Roma cela l'intento degli storici romani di conferire
un valore storico alla leggenda di Roma. Del resto la "lupa" è il totem della città fin dalla
sua fondazione. La vita pastorizia è molto dura, le razzie e i furti di bestiame sono
molto frequenti e l'ambiente poco adatto a due bambini. Romolo e Remo crescono
forgiati dalle lotte e dal duro lavoro. Divenuti adulti si ergono come guerrieri a
protezione della comunità locale.
Il rapimento di Remo. Il destino si compie con il rapimento di Remo ad
opera delle bande di razziatori. Remo viene condotto dinnanzi allo zio Amulio
e quindi condannato a morte. Radunati i pastori, Romolo riesce a liberare il
fratello e a uccidere re Amulio. Un intervento che ufficializza la nascente
potenza della comunità di Romolo e Remo sui villaggi circostanti.
L'uccisione di Remo. I successi e la notorietà di Romolo e Remo li induce a
trasformare la comunità di pastori in una vera e propria città. Purtroppo la scelta
del colle su cui fondare la città o un diverbio tra i due si conclude con un violento
litigio e con l'uccisione di Remo per mano del fratello Romolo. Esistono due versioni
della leggenda:
-Remo oltrepassa il solco della nuova città tracciato da Romolo recando una grave
offesa agli dei.
-Romolo uccide Remo per fare giustizia.
-Romolo e Remo si affidano alle visioni per scegliere il luogo in cui far nascere la
nuova città. Remo afferma per primo di aver sognato sei avvoltoi mentre Romolo
dichiarava di averne sognati ben dodici. Nasce un chiaro diverbio, è valida la prima
visione o il numero di avvoltoi sognati? Dal diverbio scaturisce la violenta lite che
culmina con l'uccisione di Remo da parte di Romolo.
LE ORIGINI DI ROMA...
La città di Roma vine così fondata sul colle Palatino. Romolo traccia il
solco secondo le comuni usanze e definisce i confini alle pendici del colle.
Lo stesso Romolo assume il governo della nuova città come primo re di
Roma. La leggenda di Roma indica una data ben precisa della fondazione:
Roma è fondata il 21 aprile del 753 a.C. Come in goni leggenda è
possibile ritrovare dei cenni di verità storica. Non è possibile sapere se
Romolo e Remo siano realmente esistiti ma è possibile verificare se la
costruzione della prima recinzione del colle Palatino coincida con la
leggendaria data di fondazione della città. E' molto probabile che Romolo
non sia una persona ma rappresenti le gesta e le caratteristiche di
diversi capi tribù dell'età arcaica di Roma (VIII secolo a.C.) che si sono
succeduti man mano al potere.
La leggenda di Romolo e Remo. Romolo è il leggendario fondatore e
primo re di Roma. La fuga di Romolo si pone a metà strada tra la storia e
la leggenda. Secondo la storia romana Romolo nasce nella città di Alba
Longa sulle pendici del monte Albano dove si sia stanziata di Stirpe di
Enea dopo la caduta di Troia (leggenda di Enea). Questo legame con
l'antica Troia è molto importante in quanto permette agli storici romani
di conferire una origine nobile alla civiltà romana (nascita di Roma) e di
legittimare la conquista romana del mondo greco.
Le tappe del viaggio furono:
-Tracia: Enea parla con l'ombra di Polidoro.
-Delo: Enea consulta l'oracolo.
-Creta: Enea va a Creta sotto indicazione dell'oracolo.
-Isole Strofadi: Enea e i suoi compagni vengono attaccati dalle Arpie.
-Epiro: Enea si reca da Eleno uno dei figli di Priamo.
-Butroto: Enea trova Andromaca su un falso sarcofago del marito Ettore.
-Erice: Dove Enea seppellisce il padre Anchise indebolito dal viaggio.
-Coste Africane: Enea incontra la madre in veste di fanciulla.
-Cartagine: Enea chiede aiuto alla regina Didone.
-Sicilia: Enea si ferma per rendere gli onori funebri al padre.
-Cuma(Italia): Enea interroga la Sibilla.
-Inferno: Enea si consulta con il padre sulle sue origini.
-Gaeta: Enea seppellisce la nutrice Caieta.
-Rive del Tevere: Finisce il viaggio di Enea e le navi si trasformano in ninfee
Le varie peripezie che affrontarono Enea e i suoi compagni furono:
I profughi furono dapprima in Tracia, dove Enea parlò con l'ombra di Polidoro ( il figlio che
Priamo aveva affidato al re di Tracia è stato ucciso da quest’ultimo per impadronirsi delle
sue ricchezze dopo la caduta di Troia). Enea andò quindi a Delo a consultare l'oracolo, che lo
esortò a cercare la sua antica patria. Pensando che l'oracolo alludesse a Creta, da cui
proveniva uno dei più antichi re di Troia, si recò quindi in quell'isola; ma i Penati gli apparvero
in sogno avvertendolo che la terra che doveva cercare, l'Enotria o Italia, era più ad ovest. Si
accinse quindi ad attraversare il mare Ionio; ma la dea Giunone, a lui avversa, suscitò una
violenta tempesta che spinse le navi sulle isole Strofadi, da cui i profughi furono costretti a
ripartire subito dalle mostruose Arpie guidate da Celeno, che si erano gettate in volo sui loro
cibi, contaminandoli. Enea si recò allora in Epiro da Eleno, uno dei figli di Priamo che, come
sua sorella Cassandra, aveva il dono della profezia. Enea fu profondamente afflitto quando
vide Andromaca: impietrita nel dolore e lontana nella mente, rievocava ogni giorno, con
offerte e preghiere presso un falso sarcofago di Ettore che era stato eretto a Butroto, la
sua tragedia di donna cui avevano ucciso il marito ed il figlio. Lasciata Butroto Enea,
seguendo il consiglio di Eleno, si diresse verso la Sicilia, la circumnavigò per evitare Scilla e
Cariddi e si fermò ad Erice, dove ebbe il dolore di perdere il padre Anchise, indebolito dalle
fatiche del viaggio. Sepolto il padre riprese il mare ma di nuovo una violenta tempesta fece
smarrire la rotta alle navi e le sospinse sulla costa dell'Africa.
La nave di Enea approdò in un porto tranquillo, ma egli temeva, insieme ai pochi scampati, di
aver perso tutti gli altri compagni; mentre disperato perlustrava il luogo, incontrò sua madre
Afrodite in veste di fanciulla, che lo confortò e gli consiglio di presentarsi a Didone , regina di
Cartagine e chiederle ospitalità. Vide allora che erano appena giunti a chiedere ospitalità e
aiuto anche i compagni che aveva creduto persi nel naufragio e, dissoltasi la nube che lo
avvolgeva, si unì agli amici nella supplica della Regina, che accolse con benevolenza le preghiere
dei naufraghi e ospitò Enea nel suo palazzo insieme al figlio Ascanio. Didone tentò in ogni modo
di trattenerlo , ma alla fine, di fronte alla sua decisione irrevocabile, presa dalla disperazione
al pensiero di un futuro quanto mai triste, si tolse la vita; ed Enea dalla nave già al largo della
sponda africana, affranto e imponente, vide il rogo alzarsi dal palazzo reale come un luttuoso
segnale. L’eroe troiano e i suoi compagni, partiti alla volta dell’Italia, fecero prima una breve
tappa in Sicilia, ad Erice, per rendere gli onori funebri ad Anchise colà sepolto. Poi arrivarono
finalmente in Italia, a Cuma, dove Enea dovette fermarsi per interrogare Sibilla; ma prima di
scendere con lei nel regno dei morti, dette sepoltura al trombettiere Miseno sul promontorio
che da lui prese il nome di Capo Miseno: costui aveva osato sfidare gli dei ed era stato
precipitato in mare dal dio Tritone. La Sibilla lo accompagnò nell’Averno perché egli ottenesse
dal padre notizie sui suoi discendenti e sulle vicende che ad essi sarebbero state legate. Il
viaggio riprese; vi fu un’ultima sosta per rendere onoranze funebri alla nutrice Caieta,dalla
quale derivò il nome della città, in seguito chiamata Gaeta. Infine le navi approdarono sulle rive
del Tevere e qui avvenne un prodigio: le navi si tramutarono in ninfe e si allontanarono in mare,
e da ciò Enea comprese di essere arrivato nel luogo designato dagli dei, dove le sue
peregrinazioni sarebbero finite. Qui, Enea viene favorevolmente accolto dal Re dei Rutili, a cui
il padre l’aveva promessa in moglie. Al termine di una dura e sanguinosa lotta tra Turno ed
Enea, egli vinse riuscendo a uccidere Turno in combattimento. Questo permise al termine della
guerra di sposare Lavigna e fondare al città di Lavinio(l’odierna Pratica di Mare)
I PUNTI CARDINALI
L’argomento di scienze naturali scelto per la tematica trasversale “il viaggio” è
l’orientamento e le carte geografiche, in quanto rappresentano il punto di partenza e la
guida negli spostamenti da un luogo all’altro. Il modo più semplice per incominciare a
capire dove ci si trova o per indicare a qualcuno la propria posizione rispetto a un dato
luogo, sono i punti cardinali. Si chiama punto cardinale ciascuna delle quattro direzioni
principali verso le quali è possibile muoversi trovandosi su una superficie. I punti
cardinali sono quattro: nord o settentrione, sud o meridione, est o oriente e ovest o
occidente .I termini nord, sud, est e ovest derivano tutti dall'alto tedesco antico, e
l'origine di questi termini usati inizialmente nelle culture germaniche. Secondo il mito
della creazione all'inizio del tempo furono posti quattro nani ai quattro punti cardinali, e
i nomi di questi nani erano: Norðri (Nord), Suðri (Sud), Austri (Est) e Vestri (Ovest).I
termini oriente, occidente, meridione e settentrione vengono dal latino, e ciascuno di
essi ha un'etimologia specifica:Il nome dell'oriente viene dal latino solem orientem,
ovvero Sole nascente o levante: difatti, l'Est è la direzione dalla quale si vede sorgere il
sole. Al contrario, l'occidente prende il suo nome dall'espressione latina solem
occidentem, ovvero sole morente o ponente , essendo com'è noto l'Ovest la direzione
verso la quale il sole tramonta. La parola "meridione" deriva invece dal termine
meridiem, che in latino indica l'orario di mezzogiorno. A dimostrazione di ciò, il
meridione è anche nominato mezzogiorno. Septem triones è l'espressione dalla quale
deriva il termine "settentrione" ; i Romani erano infatti, soliti chiamare così le sette
stelle che formano la costellazione dell'Orsa Maggiore, indicante il nord ai navigatori.
Accanto ai quattro punti cardinali, ve ne sono anche altri quattro indicanti posizioni
intermedie: quali nord-est, sud-est, sud-ovest e nord-ovest. Queste posizioni possono
essere indicate o con una sigla formata dalle varie iniziali delle parole componenti il loro
nome (ad esempio, S per sud, NE per nord-est), oppure in gradi angolari rispetto al
Nord.
LE COORDINATE GEOGRAFICHE
Negli spostamenti più accurati o nell’individuazione più esatta di un punto sulle
superficie della Terra si usano le coordinate geografiche e le carte
geografiche. Le coordinate geografiche sono la latitudine, la longitudine e
l'altitudine. La latitudine è la distanza angolare del punto dall'equatore e la
longitudine è la distanza angolare di un punto da un arbitrario meridiano di
riferimento (quello di Greenwich) lungo lo stesso parallelo del luogo.
L'altitudine è la distanza, misurata lungo la verticale del punto considerato
sulla superficie terrestre dal livello del mare. Le latitudini e le longitudini
sono grandezze angolari e sono misurate in gradi. La sua longitudine è 0°.Il
parallelo fondamentale è l'equatore, che divide la Terra nell'emisfero boreale
e nell'emisfero australe.
LE CARTE GEOGRAFICHE
Le carte geografiche rappresentano in una superficie piana tutto il globo o una parte di esso,
per mezzo di linee, tratti, ombre, colori e segni convenzionali. Si tratta, perciò, di
rappresentazioni simboliche, che devono presentare contemporaneamente tre requisiti
fondamentali:
- l’equidistante, cioè rispettare il rapporto tra le lunghezze sulla carta e quelle reali;
- l’equivalente, cioè la costanza del rapporto tra le aree sulla carta e quelli reali;
- l’isogonia, cioè l’angolo formato da due linee qualsiasi sulla carta deve essere uguale all’angolo
compreso tra le due linee comprendenti sulla superficie terrestre.
Il fondatore della carta geografica moderna e stato Jerhard kremer. Una cartina è una
rappresentazione simbolica approssimata e ridotta nelle proporzioni. Rispetto al contenuto
abbiamo:
- carte generali,che possono essere sia fisiche che politiche;
- carte speciali,che si dividono in carte nautiche e aereonautiche;
- carte tematiche,usate per mostrare la distribuzione sulla Terra di fenomeni o elementi di
diverso tipo:fisici, antropici, economici,ecc.
Rispetto alla scala, cioè al rapporto tra distanza reale e distanza sulla carta abbiamo:
- le piante e le mappe che si usano per rappresentare appartamenti,quartieri,città;
- le carte topografiche che servono per rappresentare piccole porzioni di territorio;
- le carte corografiche che rappresentano aree molto estese, come intere regioni;
- le carte geografiche generali che raffigurano porzioni molto ampie della superficie della
Terra;
- i planisferi e i mappamondi che raffigurano tutto il globo,ma possono evidenziare solo
pochissimi particolari.
"The Fun They Had" is a science fiction
story written by Isaac Asimov. It first
appeared in a children's newspaper in
1951 and was reprinted in the February
1954 issue of The Magazine of Fantasy
and Science Fiction.
Written as a personal favour for a
friend, "The Fun They Had"
became more popular than he
expected. It is the most
anthologised of all Asimov's
stories and has appeared in many
publications outside of the science
fiction genre.
PLOT SUMMARY
The story takes place in
the year 2157, where
teaching is performed by
computer-like robots with
vast information stores.
The protagonists of this
story are two children,
Tommy and Margie. Tom,
the older child, finds a real
book in his attic. He is very
surprised by the object
because the words on the
page do not move like the
words on the screen of
their mechanical teacher.
The book describes the
school from centuries earlier,
where there was a real man as
teacher that gave homework
and asked questions to his
students, and all the boys and
girls went into a special
building. Margie is very
curious but her mother calls
her because it is time for
school. School for Tom and
Margie takes place at home in
a room where they do
homework and hand it in via a
proper slot in a mechanical
teacher.
Nessuno insegnante può essere sostituito da
quello che un computer sa fare.
-Isaac Asimov
Global rock concerts
LIVE AID 13 july 1895
This was the first global rock
concert ever. Two British
musicians, Bob Geldof and Midge
Ure, saw a film on a TV news
programme about very poor
children in Africa and they
wanted to help, so they organised
two very big pop concerts: the
Live Aid concerts.
There were two main
concerts: in London, at the
old Wembley Stadium and in
Philadelphia at the JFK
Stadium. 82 000 people went
to the London concert, 99
000 attended the American
one and about 1.5 billion
people watched it on
television in more than 100
countries. One singer, Phill
Collins sang in London and
then sang at the concert in
Philadelphia! Live Aid was a
great sucess. The organiser
collected millions of pounds
for Africa.
LIVE 8 2 july 2005
Bob Geldof and Midge Ure organised the Live 8
concerts too. This time the tickets were free because
they wanted the concerts to make people think about
poor people in Africa and Asia. They wanted politicians
in rich counties to help poor countries.
. On 2 july, there were eleven concert around
the world, including: London, Paris, Berlin,
Rome, Moscow, Philadelphia. Hundreds of
famus singer and bands performend at the
concerts. Madonna, Paul McCartney and U2
sang at Live Aid and Live 8.
LIVE EARTH 7 july 2007
Al Gore, an American politician, organised Live Earth concerts.
He wanted people to think about the problems of climate
change. There were concerts in every continent. The London
concert was at the new Wembley Stadium and there were
concerts in Sydney, Tokio, Shanghai, Hamburg and Rome.
There was even a
concert in
Antartica!
Hundreds of
musicians
performed at the
concerts including:
Madonna,
Rihanna, BlackEyed Peas and
Lenny Kravitz.
Million of people
from around the
world went to
the live concerts
and watched
them on TV.
Il viaggio è esplorazione, scoperta, tentativo di indagare e di capire.
E’ un atto che richiede concentrazione e continua apertura, per poter
immergersi, vivere e ricordare la maggior quantità di cose possibile.
.
<<“Vivere con l’altro, con lo straniero, ci mette di fronte alla possibilità di
essere o non essere un altro>>
Julia Kristeva
Non si tratta solo di una nostra disponibilità ad accettare l’altro ma di
essere al posto suo.
Guardare sé stessi e la propria cultura con lo sguardo dell’altro è un
esperienza che aiuta a costruire la propria identità, arricchendola di punti
di vista, memorie, pensieri
Il viaggio e l’incontro sono legati allo sguardo.
Il sé e l'altro: nuove emergenze o storia già vissuta?
Il problema del diverso da me è presente
ed è stato affrontato in tutte
le culture.
Ogni società ha
cercato di fornire risposte
alle sfide che sorgono
nel momento in cui si viene
a contatto con l’altro.
.
Nel nuovo secolo ci si trova a dover affrontare la sfida della
multiculturalità.
Questa nuova realtà multiculturale porta alla riformulazione dei
modelli socio-educativi .
in Canada e negli Stati Uniti
In Canada si parla di“multi cultural education” negli anni
’70
Anche negli Stati Uniti questa espressione appare con il
valore di riconoscimento di una pluralità di
componenti culturali e sociali che nell’uguaglianza dei
diritti contribuiscono a creare la nazione americana.
In Europa
In Francia,Germania,Italia e Spagna il termine multiculturale
nasce come orientamento in difesa.
Dalle diverse risposte istituzionali e dallo studio delle
politiche sociali ed educative si possono evincere alcuni
modelli teorici fondamentali:
L’educazione interculturale si concretizza allora nel
“tentativo pedagogico di creare nella
realtà multiculturale un rapporto e un’interazione
costruttiva e produttiva tra persone e
cittadini socializzati in altre culture o appartenenti a
culture diverse”.
-Come è organizzata la scuola nel tuo paese?
<<Vado a scuola tutti i giorni, anche la domenica mattina. Inizio le
lezioni alle 8:00 e le termino alle 19:00, ma la domenica finisco alle
12:00. i compiti devo svolgerli durante la notte e mi capita spesso
di concludere a mezzanotte.>>
-Preferisci la scuola italiana o quella cinese?
<<Preferisco la mia scuola perché studio di più e imparo più
cose,ma mi piace anche la scuola italiana perché ho più tempo
libero.>>
-Come trascorrono il tempo libero gli adolescenti cinesi?
<<Io non ho tempo libero durante l’anno scolastico, ma durante le
vacanze faccio i compiti e molto raramente esco con gli amici.>>
-Si può avere più di un figlio?
<<No, in Cina si può avere un solo figlio,ma ora a causa dell’
invecchiamento del paese si possono avere due figli.>>
-L’uomo e la donna hanno gli stessi diritti?
<<Si, loro hanno gli stessi diritti.>>
-Come viene vista e trattata la donna nel tuo paese?
<<La donna cinese viene trattata allo stesso modo in cui viene trattata
la donna italiana.>>
-In Cina sono presenti piatti italiani?
<<Si, in Cina sono presenti la pizza e la pasta!>>
-In Cina ci sono extracomunitari?
<<Si, ci sono persone con culture diverse, provenienti da vari paesi.>>
-Avete pregiudizi su di essi?
<<Penso solo che gli altri abbiano abitudini diverse da noi perché viviamo
in luoghi distanti, ma io personalmente non ho pregiudizi su di essi,
poche persone ne hanno.>>
Libertà di circolazione di espatrio e di emigrazione
La libertà di circolazione è la libertà di muoversi nel territorio nazionale.
La libertà di soggiorno è la libertà di scegliere il luogo dove fermarsi e
soggiornare anche solo momentaneamente in qualsiasi parte del
territorio nazionale. La libertà di circolazione è connessa con la libertà
personale. Con il diritto espatrio ogni cittadino, può uscire dal territorio
della Repubblica o entrarvi salvo obblighi di legge.
Libertà di circolazione e soggiorno
La libertà di circolazione e soggiorno è prevista e disciplinata all’art. 16
Cost. Essa è una delle più antiche libertà riconosciute nei documenti
costituzionali, presente già nella Magna Charta Libertatum del 1225. La
Costituzione Repubblicana, ha inteso differenziarle tra loro: se è vero,
infatti, che i principi costituzionali in tema di libertà personale
costituiscono una guida nell’interpretazione dell’Art.16 Cost. L’articolo
16, co.1, Cost. riconosce dunque ai cittadini il diritto di muoversi
liberamente nell’ambito del territorio della Repubblica e di soggiornare in
qualunque luogo, salve le limitazioni che la legge stabilisce per motivi di
sanità o di sicurezza, specificando, inoltre, che non è ammessa alcuna
limitazione della libertà di circolazione e soggiorno per ragioni politiche.
L’articolo 16, co.2, Cost. riconosce invece, la libertà di uscire dal territorio
nazionale e rientrarvi.
SCHENGEN, COS’è E COME FUNZIONA
Schengen è il nome di una città che si trova nello Stato del
Lussemburgo. Nel 1985 un ristretto numero di stati europei ( Francia,
Germania, Belgio, Lussemburgo e Paesi Bassi), decidono di creare un
territorio privo di frontiere, aprendo la strada a un nuovo livello di
integrazione Europea: spazio Schengen. E’ stato il progetto di istituire il
mercato interno come spazio di frontiere, in cui fosse garantita la libera
circolazione di merci, servizi, capitali e persone, e quindi finalità
economiche. L’accordo di Schengen non si applica invece ai cittadini
extraeuropei, che restano soggetti ai controlli e all’obbligo dei
passaporti. I controlli sono comunque sempre possibili per motivi fiscali,
sanitari e di ordine pubblico. Il trattato può essere sospeso in certi casi
per breve tempo, ad esempio per motivi di sicurezza pubblica o di
ordine pubblico. Tuttavia bisogna ricordare che il Trattato di Schengen è
un normale trattato internazionale, crea dunque obblighi tra gli stati e
non diritti od obblighi in capo ai cittadini degli stati, che non potrebbero
dunque invocarlo.
IL VIAGGIO
NELLE
RELIGIONI
I pellegrinaggi
Il Giubileo
I pellegrinaggi
cristiani
Ebraismo:
i pellegrinaggi a
Gerusalemme
Islamismo
Buddismo
e
Induismo
I PELLEGRINAGGI
I pellegrinaggi hanno un’enorme funzione e importanza nelle maggiori
religioni storiche - induismo, buddismo, ebraismo, cristianesimo, e
islamismo - dove rappresentano spesso l’esperienza culminante della vita
religiosa. Dunque, non sono appannaggio solo della religione cristiana, ma li
ritroviamo anche nel mondo pagano e oggi tra vari popoli definiti come
"primitivi" o "in via di sviluppo; il pellegrinaggio è più che altro
peregrinazione (dal lat. peregrinatio, peragrare, "viaggiare per,
percorrere"), erranza, continuo andare senza una meta precisa.
Nella storia della cristianità i pellegrinaggi hanno raggiunto il massimo
dell’importanza proprio nel Medioevo : numerosi e ferventi pellegrini
attraversano l’Europa, in un momento in cui, soprattutto dopo l’anno 1000,
si sviluppano le comunicazioni e il viaggio diventa un’esperienza accessibile
a molte classi, compresa quella contadina. In una società che offriva,
comunque, ancora scarse possibilità economiche di allontanarsi dalla
cerchia di amici, vicini e autorità locali, il solo viaggio possibile per coloro
che non erano mercanti, menestrelli, giocolieri, acrobati e frati erranti
erano i viaggi santi, i pellegrinaggi o le crociate
IL GIUBILEO
L’origine storica ed etimologica del Giubileo va ricercata nel mondo
ebraico. Il termine deriva, infatti, secondo alcuni studiosi, dalla
parola "yobel o yobell" che significa "corno di ariete o di montone",
una tromba arcaica suonata dai sacerdoti per annunciare l’inizio
dell’anno giubilare ebraico, che si celebrava ogni 50 anni. Altri
studiosi sostengono, invece, che la parola si riferisca al verbo
ebraico "jobbel o jobil" che significa "richiamare", "ricondurre".
Quest’ultima interpretazione spiega meglio l’aspetto giuridico che
rivestiva, oltre a quello spirituale, l’Anno giubilare presso il popolo
ebraico: era "l’epoca in cui tutte le cose venivano riconsegnate ai
primitivi proprietari", l’anno della remissione.
Con la diffusione del Cristianesimo il termine Giubileo assunse un
significato puramente "spirituale", perdendo tutte quelle valenze
(sociali e giuridiche) che erano proprie della cultura ebraica che
pure lo aveva originato, diventando una cerimonia religiosa durante
la quale il Papa concede la totale remissione dei peccati. Per la
Chiesa, l’anno giubilare è un anno di grazia, di riconciliazione tra
uomo e Dio, attraverso il perdono dei peccati e la remissione delle
pene.
Eclissato da quello di Gerusalemme e Compostela, il pellegrinaggio
romano riconquisterà importanza solo dopo che, nel 1300, Papa
Bonifacio VIII indisse il primo Giubileo della storia della
Cristianità. La periodicità degli anni giubilari, fissata prima a cento,
fu poi ridotta a 25. L’istituzione dell’Anno Santo rinvigorì la
spiritualità del mondo cristiano al punto che i pontefici pensarono di
creare un’istituzione di ordinaria amministrazione spirituale della
Chiesa, con intervalli ciclici nel corso dei secoli
.
In ogni famiglia si va a fare visita ai parenti, soprattutto
nei giorni di festa. Questo legame non "muore" con la
morte delle persone care: si visitano le loro tombe, si
portano fiori, si dice una preghiera.
Anche la comunità dei cristiani ( che nasce dalla fede
della risurrezione di Gesù Cristo ) s'incontra con i suoi
membri morti, soprattutto in occasione delle loro feste.
Poiché per i cristiani la morte è il "passaggio" a una nuova
vita presso Dio, una nuova nascita, in genere si festeggia
proprio il giorno della morte di un santo quasi fosse un
"nuovo compleanno".
I luoghi maggiormente venerati dai cristiani sono,
naturalmente, quelli in cui è vissuto Gesù, quelli in cui
sono sepolti gli apostoli e quelli che, in modo particolare,
sono legati alla Madonna, madre di Gesù e madre della
Chiesa. Per questo motivo, fin dai tempi più antichi, i
cristiani si recano in pellegrinaggio:
in Terrasanta ( i luoghi della vita terrena di Gesù:
Betlemme, Nazareth, Gerusalemme…);
a Roma ( dove sono morti e sepolti gli
Apostoli Pietro e Paolo );
ad altri luoghi di sepoltura di Apostoli: soprattutto
Compostela
( ove riposa l'Apostolo San Giacomo).
I pellegrinaggi a Gerusalemme
"Che gioia quando mi dissero: 'Andremo alla casa del Signore!'". - Sl 122,1
Tre Feste annuali dovevano essere celebrate, per ordine di Dio, a Gerusalemme. Da tutta Israele,
almeno gli uomini dovevano recarsi in pellegrinaggio nella città santa. Queste tre occasioni
riguardavano:
1.Primo pellegrinaggio. Pasqua e Festa dei Pani Azzimi
2.Secondo pellegrinaggio. Festa di Pentecoste, detta anche Festa delle Settimane e Festa della
Mietitura
3.Terzo pellegrinaggio. Festa delle Capanne, detta anche Festa del Raccolto
Queste tre Feste fanno parte delle “solennità del Signore”, da celebrarsi “come sante
convocazioni” (Lv 23:2). La parola resa “solennità” che può essere resa “appuntamenti”: si
tratta dei momenti d’incontro con Dio, delle sue sante Festività.
Essendo la società ebraica, agricola, gli israeliti dipendevano dalla benedizione di Dio sulla terra e
queste tre Feste erano intimamente legate alla raccolta (Es 23,14-17).
Le tre grandi Feste che richiedevano il pellegrinaggio a Gerusalemme, avvenivano all’inizio della
primavera (mietitura dell’orzo), nella tarda primavera (mietitura del frumento) e a fine estate
(resto del raccolto). Erano occasioni non solo di grande allegria ma anche di profonda
gratitudine verso Dio che aveva assicurato la pioggia necessaria perché il paese fosse
produttivo.
La Festa dei Pani Azzimi
iniziava il 15 nissàn e
coincideva con la raccolta
dell’orzo
La Festa delle Settimane o Pentecoste cadeva il
50° giorno, nuovamente domenica (per noi), dopo
quella domenica in cui si offriva il covone; era la
Festa “delle primizie della mietitura del
frumento” (Es 34:22).
La Festa delle Capanne o della raccolta
iniziava il 15° giorno del mese di etanìm o
tishrì e concludeva allegramente l’anno
agricolo. Erano quindi occasioni adatte
perché le famiglie al completo facessero
festa. Dt 16,14-15.
“Che gioia quando mi dissero: 'Andremo alla casa del
Signore!'. E ora i nostri passi si fermano alle tue porte,
Gerusalemme”. – Sl 122,1-2
ISLAMISMO
Ḥajj è il nome del pellegrinaggio islamico canonico alla Mecca e nelle sue prossimità che
costituisce il quinto dei pilastri dell'Islam. Il ḥajj significava originariamente "dirigersi verso";
esso obbliga ogni fedele che ne abbia le possibilità fisiche ed economiche a compiere, almeno
una volta nella vita, i riti che compongono il ḥajj.
Tutta la cerimonia è antichissima ma in gran parte fu conservata dall'Islam, pur se adattata (i
musulmani pensano che si tratti di un recupero dopo l'oblio dei tempi e le malizie dell'uomo)
alle nuove finalità di un culto da dedicare al Dio Uno e Unico che nel Corano è chiamato Allāh.
Il ḥajj va obbligatoriamente compiuto nel mese lunare di Dhū l-Ḥijja, ultimo mese dell'anno
islamico. In tutti gli altri mesi il rito è chiamato umra, pellegrinaggio "minore" non obbligatorio
che si differenzia dal ḥajj per la sua minor durata e per i suoi diversi e più semplici passaggi
liturgici.
Il pellegrinaggio è, come nelle altre religioni, l’evento culminante nella vita di un musulmano; è
un grande purificazione cui ogni credente viaggio spirituale di è chiamato almeno una volta nella
vita.
L’hajji avviene nel mese del calendario consacrato a tale atto, il dodicesimo.
Il primo passaggio simbolico che il pellegrino deve compiere è il raggiungimento dello stato di
purezza rituale. Indossa quindi una veste bianca.
La cerimonia di vestizione si configura come un rito di passaggio accompagnato da preghiere e
precise prescrizioni relative al modo in cui deve essere indossata.
Giunti alla Mecca, i pellegrini cominciano un lungo e complesso itinerario che ricalca, secondo la
tradizione, i passi compiuti da Maometto nel suo pellegrinaggio.
Anche le principali religioni indiane:il Buddismo e l’Induismo, prevedono
pellegrinaggi nei luoghi santi.
I pellegrini si mettono in cammino lasciando le loro comode case e vanno in cerca
di luoghi solitari in cui stare in silenzio e pregare Dio. Oppure si recano nei
santuari costruiti lungo il fiume Gange (il fiume sacro) in cui cantano e pregano
insieme agli altri.
Duranti questi pellegrinaggi le persone promettono di non fare più del male, di
non odiare più gli altri, anzi di aiutarli, si pentono dei peccati che hanno
commesso e ritornano a casa sereni e con l’anima più leggera.
Per l’Induismo e Buddismo la città più importante per i pellegrini è Benares,
costruita sulle rive del Gange vi si trovano importanti santuari.
LA MARATONA!
Della corsa, la maratona costituisce la parte più nobile e sofferta. Diventato negli ultimi anni
un modus essendi, secondo L'Enciclopedia Italiana Treccani: la Maratona è una corsa
durissima, che può essere disputata solo da atleti provetti e specialmente allenati, è la gara
più lunga e faticosa di tutto il programma olimpico.
Nell'Olimpiade, a questa gara partecipano non più di un centinaio di atleti; insomma una corsa
per pochi folli! Nell'attuale quotidianità invece: Maratona di Londra 1995, partecipanti
38.000; Maratona di New York 1995, partecipanti 28.000; Maratona di Venezia 1995,
partecipanti 7.500... che devono percorrere 42 chilometri e 195 metri di corsa! Ma allora i
conti non tornano. Perché una gara olimpica cui partecipano pochi specialisti, si trasforma in
un vero e proprio bagno di folla in occasione delle maratone dei grandi centri urbani? Per
comprendere perché una gara tanto lunga e faticosa affascini così tanta gente che, tutto
sommato, non ha niente a che vedere con l'agonismo, dobbiamo rifarci ad un celebre
avvenimento della storia antica.
Nel 490 a. C., nella pianura di Maratona, nei pressi di Atene, fu combattuta l'omonima grande
battaglia tra i Persiani e gli Ateniesi. Si trattò di una di quegli accadimenti che ha avuto
rilevanza nella storia del mondo: fu considerata la prima importante e decisiva vittoria degli
europei sugli orientali. Gli invasori Persiani volevano punire i Greci che anni prima avevano
appoggiato la rivolta degli Ioni. Sbarcarono nella baia di Maratona, a pochi chilometri da
Atene, con numerose chiatte scortate da 600 triremi, che trasportavano, si presume 50.000
uomini in pieno assetto di guerra, nonché armi, equipaggiamenti e perfino la cavalleria.
Secondo la tradizione, i Persiani avrebbero dovuto comprendere tra le loro file 200/600.000
unità, ma la cifra è poco attendibile in quanto gli antichi non erano in grado di trasportare in
mare in una sola volta più di 20/30.000 persone. Messe in secco le navi aspettarono nella
pianura di Maratona sperando che in Atene insorgesse la ribellione fomentata da alcuni
seguaci dell'armata persiana.
Saputo dell'accentramento delle forze dei Persiani, gli Ateniesi, desiderosi di scontrarsi con
il nemico direttamente sul luogo dello sbarco, lontano dalla loro città, portarono il loro
esercito di 11000 soldati su di un altura, in modo da controllare i nemici e le vie di accesso
ad Atene, in attesa che arrivassero soccorsi dagli alleati di Sparta, a cui nel frattempo
avevano chiesto aiuto. Gli Ateniesi, dopo un paio di settimane, vedendo una parte dei Persiani
reimbarcarsi con lo scopo di attaccare Atene anche da un'altro versante, decisero,
attraverso un celebre consiglio di guerra formato da 10 strateghi, di attaccare senza
aspettare rinforzi dagli Spartani, ancora indecisi sul da farsi per motivi religiosi. Gli
orientali erano superiori numericamente, ma di gran lunga inferiori tatticamente.
La battaglia si svolse, probabilmente, il 10 agosto. Le truppe di Atene, al passo di corsa
urtarono violentemente contro l'esercito nemico. Secondo Erodoto, la corsa fu di circa un
chilometro e mezzo; più probabilmente invece, furono solo 150 metri, perché si ritiene che
una tale distanza da parte di truppe pesantemente armate fosse inconcepibile da coprire. I
Persiani ebbero la peggio e furono costretti a reimbarcarsi. La tradizione racconta di
perdite umane per circa 6400 combattenti (cifra probabilmente esagerata), contro i 192
morti Ateniesi (cifra esatta in quanto Erodoto si basò sull'elenco dei caduti). Vinta la
battaglia, l'esercito ateniese, dopo un brevissimo riposo, tornò indietro, coprendo con una
marcia rapidissima (11.000 uomini, quasi al passo di corsa!) i 34 chilometri che li separavano
da Atene. Avevano paura, infatti, che le navi Persiane in mare attaccassero la città
sguarnita, ma questo non avvenne. Comunque nonostante questa importante e schiacciante
vittoria, l'anno successivo i Persiani entrarono in Atene.
In questo contesto si colloca la figura mitica dell'ateniese Fidìppide, di professione
emerodromo (uomini capaci di correre per un intero giorno, o più a lungo; molto importanti
nella vita delle antiche città greche ed ancora più importanti per l'esercito, poiché
rappresentavano generalmente i soli mezzi di comunicazione; alcuni di loro erano in grado
di percorrere 200 chilometri in 15 ore!), il quale fu mandato prima della battaglia, a
Sparta per chiedere aiuto. Corse, tagliando per le colline, per circa 250 chilometri,
impiegando 2 giorni per poi tornare di nuovo indietro. Erodoto ci tramanda che Fidìppide
raggiunse Sparta "Nel giorno immediatamente successivo" alla sua partenza, e cioè che
impiegò non più di 48 ore e tornò presto indietro, se non immediatamente, il che farebbe
pensare che abbia corso per 500 chilometri in soli 3 o 4 giorni. Inoltre, sempre secondo
l'illustre storico, Fidìppide raccontò che durante il ritorno, nelle vicinanze del monte
Partenio, si imbatté nel dio Pan, che esortava gli Ateniesi a venerarlo per ottenere la
vittoria. Dopo la battaglia, infine, corse fino ad Atene, per 42 chilometri morendo nei
pressi dell'Acropoli, probabilmente per la fatica (!), dopo aver annunciato la vittoria.
In ricordo di Fidìppide e del grande scontro in cui i Greci sconfissero i Persiani
praticamente al passo di corsa, è stata inserita la gara di Maratona nella prima Olimpiade
dell'era moderna svoltasi nel 1896 ad Atene. La corsa copre un tragitto di Km 42,195 che
sarebbe, secondo moderni calcoli, la distanza dal luogo della battaglia ad Atene, e più
precisamente dal ponte di Maratona allo stadio Panathinaiko. Poi con il passare degli anni
il rito si è ripetuto al di fuori delle Olimpiadi in un pò tutte le città più importanti del
mondo lasciando, come costanti fisse, il nome (Maratona) e la distanza (Km 42,195). Ora,
ogni anno, tutte le grandi città ripropongono la loro maratona e l'incredibile numero di
partenti e la durezza della gara confermano che ogni partecipante, aldilà della
prestazione sportiva, corre per annunciare la vittoria... la sua!
La tradizione, per mezzo del rito, ripropone ogni volta il "Mito". E il "Mito"... è
la vita. La maratona offre alle masse una possibilità di identificazione con
l'angoscia e la bellezza dello sport poiché i concorrenti riuniscono mente e
corpo in una prova definitiva delle loro risorse. Questa particolare gara fa in
un certo senso di ogni replica una speciale commemorazione. Da correre
assolutamente:metri veloci (per scontrarsi contro i Persiani) in pesante
dotazione da combattimento;34 chilometri (per il ritorno ad Atene) sempre in
pesante equipaggiamento da combattimento;42 chilometri corsi da Fidìppide
(la Maratona), fortunati voi, senza l'equipaggiamento pesante da
combattimento;infine i 250 chilometri da Atene a Sparta (la Spartathlon),
corsi sempre da Fidìppide, senza la dotazione da combattimento, in 2 giorni e
trascorrendo la notte alle stelle. Ah! non dimenticatevi del ritorno. Alla fine
del programma, se siete giunti a destinazione, e soprattutto siete ancora vivi,
potete incoronarvi Maratoneti!
Estero
31,25%
Roma
62,50%
Milano
56,25%
Lazio
56,25%
Lombardia
38%
Campania
50%
Sicilia
50,00%
Puglia
56,25%
Emilia Romagna
31,25%
Sardegna
12,50%
Piemonte
6,25%
Abruzzo
12,50%
Liguria
12,50%
Molise
6,25%
Friuli V.Giulia
6,25%
Basilicata
68,75%
Marche
0,00%
Umbria
0,00%
Toscana
0,00%
Valle D'Aosta
0,00%
Veneto
0,00%
Trentino A.Adige
0,00%
La percentuale è uno strumento matematico di uso comune che
descrive la grandezza di una quantità rispetto ad un'altra. La quantità
base rappresenta il 100%.
Nonostante l'uso della percentuale sia molto diffuso nella
quotidianità, esso non è di comprensione così immediata come spesso
si ritiene: più di tutto risulta facilmente fraintendibile il confronto
fra percentuali.
Per avere chiaro il significato di un numero che esprime una
percentuale, è necessario prima di tutto comprendere quale sia la
grandezza di riferimento. Infatti qualora cambi la grandezza di
riferimento, cambia immediatamente il numero percentuale.
Nonostante il passaggio sia banale, molto spesso viene sottovalutato
proprio per la sua semplicità, generando confusione.
Quando si confrontano degli aumenti percentuali o delle riduzioni
percentuali è sempre indispensabile considerare quale sia la base: non
sempre, infatti, si possono fare considerazioni valide sommando o
sottraendo delle percentuali.
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