Lezione V
Le vicende di Roma fino alla
vigilia dell’intervento in Italia
meridionale
I popoli dell’Italia preromana: il Centro-Nord
2
I Latini e Roma
3
I Latini
• Stanziati originariamente in un’area
piuttosto ristretta, compresa tra il Tevere e
l’area dei Colli Albani (Latium vetus).
• La parte meridionale dell’odierno Lazio era
occupato da Volsci, Ernici e Aurunci
(Latium adiectum, perché “aggiunto” al
Lazio antico dopo la conquista romana).
4
Caratteri delle genti latine
• Una popolazione indoeuropea, che presenta
particolari affinità linguistiche con i loro vicini
settentrionali, i Falisci, ma anche con i Siculi della
Calabria meridionale e della Sicilia.
• Il mutamento dei rituali funerari nel Lazio nel X sec.
a.C. (passaggio dall’inumazione all’incinerazione)
testimonia l’arrivo di genti latine?
• Dalle forme di insediamento sparso si passa ad
un’organizzazione per poleis: Alba Longa, Lavinium
(Pratica di Mare), Praeneste (Palestrina), Tibur
(Tivoli) e Tusculum (nei pressi di Frascati).
– La formazione in età storica di una Lega Latina.
5
Un elemento caratteristico del rituale
funebre latino: l’urna a capanna
• Queste copie miniaturizzate di capanne, in cui si
ponevano le ceneri del
defunto, ci permettono di
conoscere
l’architettura
domestica dei Latini.
• Capanna in terracotta da
Castelgandolfo, IX sec.
a.C. (Roma, Museo Gregoriano Etrusco)
6
I Latini: il santuario
di Minerva a
Lavinio
• Lavinium come “città santa” dei
Latini, per la presenza di
numerosi santuari: il santuario
dei 13 altari, un’area sacra a
Enea, il santuario di Minerva.
• Statua di offerente in terracotta
da Lavinio (Pratica di Mare) dal
santuario di Minerva.
7
Roma, città latina (e troiana)
• Dal punto di vista culturale e linguistico Roma è una
città latina: ma nella nota leggenda alla componente
latina si aggiunge quella troiana.
• Un gruppo di scampati alla rovina di Troia, guidati
da Enea, approda nel Lazio.
• L’accordo con gli indigeni del re Latino: Enea ne
sposa la figlia, Lavinia, in onore della quale è
fondata Lavinium.
• Il figlio di Enea, Ascanio (o Iulo), fonda la città di
Alba Longa, sulla quale regnano 12 generazioni di
suoi discendenti.
8
Il mito di Romolo e Remo
• Il dodicesimo re di Alba Longa, Numitore, è spodestato dal
fratello Amulio.
• La figlia di Numitore, Rea Silvia, è costretta a farsi vestale, ma
rimane prodigiosamente incinta del dio Marte.
• I due figli gemelli di Rea Silvia si salvano miracolosamente
dalle macchinazioni di Amulio: approdati sulle rive del Tevere
(dove sorgerà Roma) sono allevati dal pastore Faustolo.
• La riscossa dei gemelli: Amulio è cacciato e il regno è restituito
al vecchio Numitore.
• I gemelli decidono di fondare per loro una nuova città, Roma:
ma tra Romolo e Remo sorge un contrasto.
9
Livio,, I, 7, 1-3: la sanguinosa cronaca della
fondazione di Roma
• Si dice che a Remo per primo apparvero come segno augurale
sei avvoltoi; e poiché, quando ormai l’augurio era stato
annunciato, se ne erano mostrati a Romolo il doppio, le
rispettive schiere li avevano acclamati re entrambi: gli uni
pretendevano di avere diritto al regno per la priorità nel tempo,
gli altri invece per il numero degli uccelli. Venuti quindi a
parole, dalla foga della discussione furono spinti alla strage; fu
allora che Remo cadde colpito nella mischia. È più diffusa la
tradizione che Remo, in atto di scherno verso il fratello, abbia
varcato con un salto le nuove mura e che per questo sia stato
ucciso da Romolo infuriato, il quale, inveendo anche a parole,
avrebbe aggiunto “Così d’ora in poi perisca chiunque altro
varcherà le mie mura!”. Pertanto Romolo ebbe da solo il potere;
fondata la città essa ebbe il nome dal suo fondatore.
10
Caratteri della leggenda delle
origini di Roma
• Il racconto tradizionale ha scarsa credibilità storica:
Livio (vissuto molti secoli dopo l’evento) inventa, sulla
base della verosimiglianza e delle istituzioni posteriori.
• L’opinione degli studiosi moderni: Roma non è creata in
un giorno, ma è il risultato di un lento processo di
fusione dei villaggi che sorgevano sui sette colli.
• Un processo che troverebbe compimento proprio alla
metà del VIII sec. a.C., in una data vicina a quella
tradizionale per la fondazione di Roma (753 a.C.).
– Il dato archeologico: i rinvenimenti di antichissime capanne
nell’area in cui sorgerà Roma e il “muro di Romolo”
ritrovato da A. Carandini nell’area del Palatino.
11
Ricostruzione
di una
capanna della
Roma arcaica
12
La monarchia latino-sabina
• Secondo la tradizione i primi quattro re di Roma
sarebbero appartenenti, alternativamente, all’etnia
latina (Romolo, Tullo Ostilio) e a quella sabina
(Numa Pompilio, Anco Marcio).
• Tradizioni poco credibili, ma non si può dubitare
dell’esistenza di una monarchia nella Roma delle
origini, sulla base di importanti prove documentarie.
• Una monarchia non assoluta: il re è vincolato ad
ascoltare il parere del Senato, che riunisce i capi delle
gentes (patres).
• Alla morte del re il potere torna ai patres, che
eleggono un nuovo sovrano.
13
Il cippo del Foro
• Una lacunosa ed enigmatica iscrizione, redatta
in alfabeto e lingua
molto arcaici.
• Per tali caratteristiche
l’iscrizione è datata in
genere entro il VI sec.
a.C.
• Probabilmente una legge
sacra, la cui precisa
interpretazione è ancora
discussa.
• Importante la comparsa
della parola recei, “al
re”.
14
Una testimonianza documentaria sulla
monarchia di Roma: il graffito della Regia
Graffito su coppa di
bucchero, dalla Regia,
530 a.C. (Roma,
Antiquarium del
Palatino)
15
La monarchia etrusca
• Una fase meglio documentata (fine VII – fine VI
sec. a.C.) nella quale regnano a Roma personaggi
provenienti dall’Etruria: Tarquinio Prisco, Servio
Tullio e Tarquinio il Superbo.
• Roma si dota di istituzioni più stabili ed efficienti.
• La svolta autocratica della monarchia etrusca, in cui
il potere si trasmette per via dinastica.
• Una fioritura urbanistica della Roma etrusca: il
tempio di Giove Capitolino, l’area sacra di S.
Omobono (templi di Fortuna e Mater Matuta).
16
Gruppo in
terracotta
dall’area sacra
di S. Omobono:
Minerva ed
Ercole (metà VI
a.C.)
17
La caduta della monarchia
etrusca
• Le tendenze autocratiche di un re che fonda il suo
potere soprattutto sul consenso delle classi sociali
inferiori (compresi i molti immigrati dall’Etruria): la
plebe.
• La reazione dei patricii (i discendenti degli originari
patres): una congiura aristocratica porta alla
cacciata di Tarquinio il Superbo e alla creazione di
una Repubblica.
– Un racconto con particolari leggendari (esemplificati su
episodi della storia greca), ma nella sua sostanza
credibile.
18
Il quadro politico del Lazio alla
fine della monarchia
• La Roma dei Tarquini esercita un’egemonia su
buona parte del Latium, grazie alle conquiste e alla
politica matrimoniale dei re etruschi.
• Un quadro confermato da un documento
importantissimo: il primo trattato romano-punico,
concluso nel primo anno della Repubblica (data
tradizionale: 509 a.C.; data polibiana 508 a.C.)
19
Polibio, III, 22: il I trattato romanopunico
Ebbene, il primo trattato tra Romani e Cartaginesi è
dell'epoca di Lucio Giunio Bruto e Marco Orazio, i primi
consoli che furono eletti dopo la fine della monarchia, dai
quali fu anche consacrato il santuario di Giove Capitolino.
Questi eventi accaddero 28 anni prima del passaggio di
Serse in Grecia. L'abbiamo trascritto dandone l'interpretazione più precisa possibile. La differenza tra la lingua dei
Romani di oggi e quella antica è così forte, infatti, che
anche i più esperti conoscitori a stento distinguono qualcosa, dopo avervi fissato la loro attenzione.
20
Polibio, III, 22: il I trattato romanopunico
Il trattato è il seguente: «A queste condizioni ci sia
amicizia tra i Romani e gli alleati dei Romani e i
Cartaginesi e gli alleati dei Cartaginesi: né i Romani né gli
alleati dei Romani navighino al di là del promontorio
Bello, a meno che non vi siano costretti da una tempesta o
da nemici; qualora uno vi sia trasportato a forza, non gli
sia permesso comprare né prendere nulla, tranne quanto
gli occorre per riparare l'imbarcazione o per compiere
sacrifici, e si allontani entro cinque giorni. A quelli che
giungono per commercio non sia possibile portare a
termine alcuna transazione, se non in presenza di un
araldo o di un cancelliere …
21
Polibio, III, 22: il I trattato romanopunico
I Cartaginesi non commettano torti ai danni degli abitanti
di Ardea, Anzio, Laurento, Circei, Terracina, né di alcun
altro dei Latini, quanti sono soggetti; nel caso di quelli non
soggetti, si tengano lontani dalle loro città: ciò che
prendano, restituiscano ai Romani intatto. Non
costruiscano fortezze nel Lazio. Qualora penetrino da
nemici nella regione, non passino la notte nella regione».
22
Il crollo del dominio romano sul Lazio
• Approfittando delle difficoltà interne di Roma
determinate dalla fine della monarchia, le città latine
si affrancano dal suo dominio e si stringono in una
Lega.
• Ai suoi membri la Lega Latina riconosce:
– Ius connubii
– Ius commercii
– Ius migrationis
23
I successi della Lega Latina
• Nella battaglia di Aricia, la Lega Latina,
appoggiata da Aristodemo di Cuma, sconfigge
Arrunte, figlio del re di Chiusi Porsenna.
• La Lega Latina si volge poi contro Roma, secondo
la tradizione su impulso del dittatore di Tusculum,
Ottavo Mamilio, che voleva riportare sul trono di
Roma suo suocero Tarquinio.
24
La rivolta dei Latini contro Roma: Dionigi di
Alicarnasso, Storia di Roma arcaica, V, 50, 1
• Al tempo della 70° Olimpiade, nella quale vinse la corsa
dello stadio Nicea di Opunto, nella Locride, mentre Smiro
era arconte ad Atene (500/499 a.C.), assunsero la dignità
consolare Postumo Cominio e T. Larcio (501 a.C.). Nel
corso del loro ufficio, le città latine si staccarono
dall'amicizia con i Romani, poiché Ottavo Mamilio, il
genero di Tarquinio, aveva convinto gli uomini più illustri
di ciascuna città, in parte con promesse di doni, in parte
con preghiere, a cooperare al ritorno degli esuli.
25
La Lega Latina in guerra: Dionigi di Alicarnasso,
Storia di Roma arcaica, V, 61, 1-3
Riunitasi a Ferentino un'assemblea generale, coloro che esortavano a fare ricorso
alle armi, e in particolare Tarquinio e suo genero Mamilio, insieme coi capi della
città di Aricia, accusarono con violenza coloro che cercavano di opporsi alla
guerra. Trascinati dai discorsi di costoro, tutti i delegati della nazione latina decisero di intraprendere la guerra contro i Romani; e perché nessuna città tradisse la
causa comune o interrompesse le ostilità senza il consenso di tutti, pronunciarono
giuramenti reciproci e decretarono che coloro che non avessero osservato gli accordi sarebbero stati esclusi dai trattati di alleanza, maledetti e considerati nemici
di tutti. I delegati che sottoscrissero i patti e pronunciarono i giuramenti provenivano da queste città: Ardea, Aricia, Boville, Bubento, Cora, Carvento, Circea,
Corioli, Corbio, Cabo, Fortinea, Gabii, Laurento, Lanuvio, Lavinio, Labici, Nomento, Norba, Preneste, Pedo, Quercetola, Satrico, Scazia, Sezia, Tivoli,
Tusculo, Tolerio, Tellene e Velletri; da tutte queste città bisognava scegliere gli
uomini idonei alla spedizione, nella quantità che sarebbe parsa opportuna ai
comandanti, Ottavo Mamilio e Sesto Tarquinio: essi, infatti erano stati scelti
generali con pieni poteri.
26
La battaglia del Lago Regillo e il
Foedus Cassianum
• 496 a.C.: al Lago Regillo le forze romane sconfiggono quelle
della Lega Latina. Tarquinio finisce in esilio a Cuma.
• 493 a.C.: il console Spurio Cassio conclude con la Lega Latina
un trattato:
– Composizione pacifica di future controversie.
– Alleanza difensiva.
– Spartizione del bottino di guerra (e fondazione di colonie miste nei
territori conquistati).
– I contraenti dovevano anche riconoscersi reciprocamente ius connubii,
commercii, migrationis.
• 486 a.C.: la popolazione degli Ernici si aggiunge all’alleanza,
negli stessi termini stabiliti dal foedus Cassianum.
27
Dionigi di Alicarnasso, Storia di Roma
arcaica, VI, 95, 1-2: il foedus Cassianum
• «Ci sia pace reciproca tra i Romani e le città latine, finché
il cielo e la terra abbiano la medesima posizione. Né essi
combattano tra loro, né conducano nemici da altre nazioni,
né a chi porta guerra offrano strade sicure, aiutino con ogni
mezzo chi di loro è coinvolto in una guerra, entrambi
abbiano parti uguali delle prede e del bottino fatto a danno
dei nemici comuni. Le sentenze sui contratti privati
vengano pronunciate entro dieci giorni, presso la
popolazione in cui sia stato fatto il contratto. A questi patti
non sarà lecito aggiungere o togliere alcunché se non ciò
su cui consentano Romani e Latini tutti».
28
I conflitti con Sabini, Equi e
Volsci
• La spinta delle popolazioni osco-sabelliche dai monti
dell’Italia centrale alle coste del Tirreno:
– I Volsci verso la pianura Pontina, contro Terracina, Anzio e
Velletri.
– Gli Equi verso i Colli Albani, Tibur e Praeneste.
– I Sabini su Roma (il colpo di mano di Appio Erdonio del
460 a.C., sventato con l’aiuto di truppe di Tusculum).
• Dopo un’interminabile serie di scaramucce, l’avanzata
degli Equi e dei Volsci è bloccata al Passo dell’Algido
(431 a.C.).
29
Livio, III, 22, 2-4: Gli alleati Romani, Latini ed
Ernici contro i Volsci e gli Equi nel 459 a.C.
• Sotto i consoli Quinto Fabio e Lucio Cornelio, subito all'inizio
dell'anno, s'ebbero dei disordini. I tribuni istigavano la plebe; Latini ed
Ernici annunciavano una grossa guerra da parte dei Volsci e degli
Equi: le legioni dei Volsci, essi dicevano, si trovavano già ad Anzio. Si
aveva un gran timore che anche la colonia sarebbe passata al nemico; e
stento si ottenne dai tribuni della plebe il consenso a che fosse data
precedenza alla guerra. I consoli si divisero quindi i compiti: a Fabio fu
dato l'incarico di condurre le legioni ad Anzio, a Cornelio di rimanere
di presidio a Roma, perché una parte dei nemici non venisse, com'era
abitudine degli Equi, a compiere saccheggi. Gli Ernici e i Latini furono
invitati a fornire truppe, secondo quanto era stabilito dal trattato, e
l'esercito risultò costituito per due terzi di alleati, per un terzo di
cittadini.
30
Roma e Veio
31
La guerra contro Veio
• Una guerra che Roma affronta da sola contro la potente
città etrusca, per il controllo delle vie di comunicazione
lungo il basso corso del Tevere e delle saline alle foci del
fiume.
• Un conflitto in 3 fasi:
– 483-474 a.C.: i Veienti occupano Fidene, sulla sponda “latina” del
Tevere; l’esercito gentilizio dei Fabii è annientato sul Cremera.
– 437-426 a.C.: A. Cornelio Cosso uccide in duello il “tiranno di
Veio”, Lars Tolumnio. Fidene è ripresa e distrutta dai Romani.
– 405-396 a.C.: dopo un assedio di 10 anni l’esercito romano,
guidato da M. Furio Camillo, conquista Veio. Solo le città falische
di Falerii e Capena aiutano i Veienti, abbandonati dalle città
etrusche.
32
Topografia di Veio
• Veio poteva contare su
un’invidiabile posizione difensiva, su una
collina difesa da scarpate e dai torrenti
Valchetta e Due Fossi.
33
Gli effetti della guerra contro
Veio
• Un conflitto segnato da un’atmosfera di misticismo, del
quale è intrisa anche la figura del vincitore, Camillo.
– A questo proposito vedi soprattutto il racconto di come i Romani
conquistino il favore della dea patrona di Veio, Giunone.
• Il lungo assedio di Veio costringe Roma a dare una paga ai
suoi soldati (stipendium), finanziata attraverso la
riscossione di una tassa pro-capite (tributum),
proporzionale alle ricchezze dei cittadini.
• Con la conquista di Veio, Roma acquista un ampio e fertile
territorio, nel quale vengono insediati numerosi coloni.
34
Plutarco, Vita di Camillo, 6, 1-2: Camillo
trasferisce a Roma il culto di Giunone
• Dopo il sacco della città Camillo decise di
trasferire a Roma la statua di Giunone, secondo il
voto. Radunati allo scopo gli operai, cominciò a
sacrificare e invocò la dea di gradire il loro zelo e
di abitare propizia con gli dèi di Roma; la statua
allora, dicono, bisbigliò sommessamente che
accettava volentieri. Livio racconta, invece, che
Camillo pregava e invitava la dea tenendo una
mano sulla statua, e alcuni dei presenti risposero
che essa accettava volentieri e bramava di seguirli.
35
Livio, IV, 59, 11 – 60, 3: l'istituzione
dello stipendium e del tributum
• S’aggiunse poi la concessione più opportuna fra tutte quelle fatte dai
maggiorenti alla moltitudine: prima che la plebe e i suoi tribuni vi facessero
alcun accenno, il Senato decretò che i soldati ricevessero la paga dallo stato,
mentre fino a quel tempo avevano compiuto il servizio militare a proprie
spese. Si tramanda che mai nessuna concessione fu accolta dalla plebe con
tanta gioia... Ma i tribuni della plebe, gli unici che non condividevano la
letizia e la concordia comune dei due ordini, sostenevano che il
provvedimento non sarebbe stato così gradito ai patrizi né così favorevole a
tutti i cittadini come essi credevano: in effetti era a prima vista migliore di
quello che si sarebbe in realtà dimostrato. Infatti da dove si poteva
raccogliere il denaro necessario, dicevano i tribuni, se non imponendo un
tributo al popolo?
36
I Celti in Europa
37
L’invasione celtica dell’Italia settentrionale in
Polibio, II, 17, 3 - 18, 1
• I Celti, che avevano con loro [gli Etruschi] frequenti relazioni in
ragione della vicinanza e guardavano con invidia alla bellezza del loro
territorio, li assalirono improvvisamente, sulla base di un piccolo
pretesto, con un grande esercito, cacciarono i Tirreni dalla regione
padana e occuparono essi stessi la pianura. Si stabilirono, dunque, nelle
zone all'estremità della pianura, situate presso le fonti del Po, i Lai e i
Lebeci, e dopo loro gli Insubri, che erano il popolo più grande fra loro;
immediatamente dopo questi, lungo il fiume, i Cenomani ... Si
insediarono nelle zone al di là del Po, presso l'Appennino, per primi gli
Anari e dopo di loro i Boi; subito dopo questi, verso l'Adriatico, i
Lingoni e per ultimi, sul mare, i Senoni ... In origine, dunque, non solo
dominavano sulla regione, ma avevano anche assoggettato molti dei
popoli vicini, atterriti dalla loro audacia.
38
La discussa cronologia della
penetrazione celtica in Italia
• La teoria dell’invasione:
– In più ondate, a partire dalla metà del VI sec. a.C. (Livio)
– In un’unica ondata, alla fine del V sec. a.C. e agli inizi del secolo
seguente (Polibio).
• La teoria dell’infiltrazione e dell’acculturazione
– Una lenta infiltrazione di popolazioni celtiche dall’Europa centrosettentrionale, che progressivamente assorbono elementi locali
(teoria del “farsi della celticità”).
– Solo alla fine del V sec. a.C., con i Sènoni, questo lento
movimento ha una brusca accelerazione.
39
Le principali popolazioni celtiche in
Italia
40
I Galli nelle
Marche e
l’incontro con
la grecità: la
corona aurea di
Montefortino
Da una tomba femminile della necropoli gallica di
Montefortino, fine IV - inizi III sec. a.C. (Ancona,
Museo Archeologico Nazionale)
41
Un ornamento tipico dei nobili Celti, il
torquis
A sinistra, torquis in bronzo da Gambara (Brescia), prima metà del III
sec. a.C. (Brescia, Museo dell’età romana). A destra, torquis dalla
necropoli di Canneto sull’Oglio (Mantova), prima metà del III sec. a.C.
(Asola, Museo Civico Archeologico).
42
Una fibula aurea
Fibula d’oro di tipo La Tène da Este (?), seconda metà del III sec. a.C.
(Padova, Museo Civico Archeologico).
43
I carri da guerra celtici
44
I Sénoni
• Ultima delle popolazioni celtiche a penetrare in Italia,
avrebbe occupato i territori più meridionali: Romagna
meridionale e Marche settentrionali.
• 390 a.C.: i Senoni invadono l’Italia centrale
(probabilmente a scopo di razzia) e attaccano Chiusi; poi si
volgono contro Roma.
• L’esercito romano inviato ad affrontarli si dissolve sul
fiume Allia. Roma è presa e saccheggiata.
• Paghi del bottino (e forse del riscatto pagato dai Romani) i
Senoni si allontanano rapidamente.
• Pochi mesi dopo alcuni di loro saranno arruolati come
mercenari da Dionisio il Vecchio.
45
Il sacco gallico nella tradizione
storiografica romana
• La storiografia romana cerca di mitigare il disastro
supponendo che:
– I Romani abbiano resistito sul Campidoglio, sotto la
guida di T. Manlio Capitolino.
– Camillo abbia riorganizzato i superstiti dell’Allia e sia
piombato sui Galli mettendoli in rotta.
• Le fonti greche indipendenti presentano versioni
della vicenda meno favorevoli a Roma.
46
Il sacco gallico nella versione di
Polibio, II, 18, 3
• Dopo qualche tempo, avendo sconfitto in
battaglia i Romani e quelli schierati con
loro, inseguendo i fuggitivi, tre giorni dopo
la battaglia occuparono la stessa Roma, a
eccezione del Campidoglio. Ma poiché
sorse un ostacolo e i Veneti fecero irruzione
nel loro territorio, allora, conclusi patti con i
Romani e restituita la città, fecero ritorno
nella propria terra.
47
Il sacco gallico ebbe conseguenze
disastrose?
• La tradizione romana attesta durissime perdite
umane e gravi distruzioni a Roma.
• In realtà la battaglia dell’Allia si risolse in una
rotta piuttosto che in un massacro.
• Non abbiamo prove archeologiche dell’incendio
che i Galli avrebbero appiccato a Roma.
• La ripresa economica e politica a Roma fu molto
rapida.
48
Le mura “serviane”
•
Attribuite al re Servio Tullio, ma certo posteriori alla conquista di Veio: il
materiale usato è il tufo di Grotta Oscura, nel territorio della città etrusca.
49
Le mura “serviane” presso la
Stazione Termini
50
Il circuito delle mura “serviane” (in verde)
Una cinta muraria molto estesa e potente, destinata a proteggere la città da nuove
incursioni galliche, ma che si rivelerà decisiva nelle guerre contro Pirro e Annibale.
51
Roma all’offensiva
• Pochi anni dopo il sacco gallico gli Equi sono duramente
colpiti.
• Maggiore la resistenza opposta dai Volsci, che trovano
l’inedita alleanza degli Ernici e di alcune città latine.
• 381 a.C.: la latina Tusculum viene annessa al territorio
romano, conservando le sue strutture di governo e la sua
autonomia; i suoi cittadini hanno i medesimi diritti e doveri
dei cives Romani.
• 358 a.C.: i Volsci e gli Ernici sono costretti a cedere parte dei
loro territori, dove vengono insediati coloni romani.
• 354 a.C.: cessa la resistenza di Tibur e Praeneste. Negli stessi
anni anche le città etrusche di Tarquinia e Cere, insieme alla
falisca Falerii, sono costrette a siglare una lunga tregua.
52
Dionigi di Alicarnasso, Storia di Roma arcaica,
XIV, 6, 2-3: la concessione della cittadinanza a
Tusculum
• Altro fatto degno di ammirazione nei Romani è che non recarono offese a
nessuno degli abitanti di Tusculo, ma li lasciarono impuniti nonostante le
loro colpe. Ancor più ammirevole fu il trattamento di favore che usarono
loro dopo il perdono delle colpe: mirando infatti ad evitare il ripetersi in
quella città di fatti simili e l'insorgere di pretesti per una ribellione, non
ritennero necessario introdurre sull'acropoli una guarnigione, né farsi
consegnare ostaggi dai notabili, né privare delle armi i loro possessori, né
dare altro segno proprio di un rapporto di amicizia non creduta. Ritenendo
che l'unico elemento coagulante di tutti coloro che sono legati l'uno
all'altro da qualche vincolo di parentela o amicizia sia un'uguale
ripartizione dei beni, decisero di concedere ai vinti la cittadinanza,
facendoli partecipi di tutti i diritti di cui godono per natura i Romani, in
ciò tenendo una condotta ben diversa da quella degli aspiranti alla
supremazia in Grecia, gli Ateniesi e gli Spartani.
53
Per saperne di più
• In generale sui temi della storia di Roma trattati in questo e
nei capitoli seguenti vedi sezioni corrispondenti dei
manuali generali di storia romana:
– M. Cary – H.H. Scullard, Storia di Roma, Bologna 1981 [BAU
937 S 15].
– M.A. Levi – P. Meloni, Storia romana dalle origini al 476 d.C.,
Milano 19865 [BAU STO COLL. PROVV. 937 LEV 2].
– G. Clemente, Guida alla storia romana: eventi, strutture sociali,
metodi di ricerca, Milano 1990 [937 S 11].
– L. Bessone – R. Scuderi, Manuale di storia romana, Bologna
19992 [BAU 937 S 9].
– E. Gabba et alii, Introduzione alla storia di Roma, Milano 1999
[BAU 937 S 10].
54
Per saperne di più
• Sui Latini: G. Colonna, I Latini e gli altri popoli del Lazio,
«Italia omnium terrarum alumna», Milano 1988, pp. 411-528
[BAU STO/C I A/a 2]
• Sulle origini di Roma e la sua prima espansione:
– A. Carandini, La nascita di Roma: dèi, lari, eroi e uomini all’alba di una
civiltà, Torino 1997 [BAU 937.01 S 2] .
– R.M. Ogilvie, Le origini di Roma, Bologna 1995 [BAU 937.01 S 6].
– M.A. Levi, Plebei e patrizi nella Roma arcaica, Como 1992 [BAU STO
COLL. PROVV. 937(D) LEV].
55
Per saperne di più
• Sulle popolazioni celtiche dell’Italia settentrionale:
– V. Kruta, I Celti, «Italia omnium terrarum alumna», Milano 1988,
pp. 263-311 [BAU STO/C I A/a 2]
– P. Piana Agostinetti (a cura di), Celti d’Italia, Roma 2004 (Popoli
e civiltà dell’Italia antica, 12) [BAU 937.01 S1].
• Sulle vicende storiche di questo periodo: G. Bandelli, La
frontiera settentrionale: l’ondata celtica e il nuovo sistema
di alleanze, «Storia di Roma, I, Roma in Italia», Torino
1988, pp. 505-525 [BAU STO/D 937 STO I].
56
Scarica

I popoli dell`Italia preromana: il Centro-Nord