LIBRI DI CINEMA – “Abel Ferrara. Un filmaker a passeggio fra i generi”, di Fabrizio Fogliato
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LIBRI DI CINEMA – “Abel Ferrara. Un filmaker a passeggio fra i generi”, di
Fabrizio Fogliato
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La passione per il regista newyorkese è palpabile in Fogliato così come la profonda conoscenza frutto di
anni di studi che gli permettono di non smarrire mai lo sguardo d’insieme nell'analizzare il percorso
autoriale di uno dei più imprevedibili (e, va detto, anche discontinui) registi contemporanei attraverso
tutte le sue opere. Edito da Sovera Edizioni.
Abel Ferrara. Un filmaker a passeggio fra i generi
di Fabrizio Fogliato
Sovera Edizioni, 2013
pp. 458, € 16,00
Al suo secondo libro dedicato al cinema di Abel Ferrara (dopo “Flash and
redemption – Il cinema di Abel Ferrara”, edito da Falsopiano nel 2007 e
che costituisce l’ossatura sulla quale è costruito questo nuovo lavoro), il
professor Fogliato mette nuovamente a disposizione del lettore la sua
profonda conoscenza del cinema dell’autore del Bronx.
Il volume segue cronologicamente la carriera del regista dedicando un
capitolo a ciascuna delle sue opere: dai suoi primi lavori fino all’uscita del
libro (nel 2013) e che quindi, per disgrazia, non comprende le sue due
ultime importanti opere: “Welcome to New York” e “Pasolini”, entrambe
uscite nel 2014 (e questa è forse l’unica vera pecca del libro, benché non
ascrivibile al suo autore).
Ogni capitolo, dunque, analizza in maniera molto dettagliata un’opera del regista italoamericano a cominciare da
“Nicky’s film” che risulta essere il suo primo corto documentato (anche se probabilmente, come risulta dalle
testimonianze dell’autore, era stato preceduto altri super-8 di cui si sono perse le tracce) datato 1971 e nel quale
è già presente la collaborazione con l’amico Nicodemo Oliviero che in futuro sceneggerà gran parte delle opere di
Ferrara con lo pseudonimo di Nicholas St. John. La passione per il regista newyorkese è palpabile in Fogliato
così come la profonda conoscenza frutto, appunto, di anni di studi che gli permettono di non smarrire mai lo
sguardo d’insieme nell'analizzare il percorso autoriale di uno dei più imprevedibili (e, va detto, anche discontinui)
registi contemporanei attraverso tutti i suoi film: a basso budget, ad alto budget, in USA e in Italia, ma anche
lavori televisivi (come due puntate di Miami Vice) video musicali, progetti non terminati (come l’ormai leggendario
“Storia di Abele”: il film ispirato alla vita di suo nonno, vera e propria figura cardine della sua infanzia), arricchendo
sempre l’analisi con stralci d’interviste all’autore o altre testimonianze illuminanti.
Gustosa, infine, la sezione che conclude l’analisi di ciascun film che l’autore ha chiamato (senza rinunciare ad un
filo d’ironia) “Sondaggi critici” nella quale vengono riportati alcuni giudizi critici (spesso, ovviamente, contraddittori)
sulle pellicole al momento della loro uscita in sala. Potrà capitare allora, come nel caso di "The Addiction", di
trovare la lucida analisi di Emanuela Martini: “… tra i meno spettacolari dei film di Ferrara, è certamente anche
uno dei più lucidi e sofferenti, evidentemente un’anticamera del rigore narrativo e senza scampo di Fratelli (ndr. la
recensione è del 1997, cioè dopo “Fratelli” uscito nel 1996, scritta probabilmente in occasione dell’uscita del DVD
di “The Addiction”). Ferrara e il suo sceneggiatore St. John non erano mai stati così drastici e al tempo stesso
pietosi. Seguono Lili Taylor trasudando tutto il suo strazio che è intellettuale, fisico e morale” accostata alla
“mitica” Irene Bignardi: “The Addiction conferma che bisogna dire basta ai cattivi maestri e non bisogna più
prenderli sul serio … Ferrara ci dà uno dei film più presuntuosi, falsi e pericolosi di questi ultimi anni”.
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