Scientifico Trimestrale
ISSN 1123-9166
RASSEGNA
MEDICO-CHIRURGICA
Autorizzazione del Tribunale di Benevento
n. 100 del 10-4-1980
http://web.tiscali.it/rmc
C. ROSA, C. SCOTTI, E. EPIFANIA
ACCOPPIAMENTO CONOMETRICO
IN IMPLANTOPROTESI
Università degli Studi di Napoli “Federico II“
Dipartimento di Neuroscienze e Scienze Riproduttive ed Odontostomatologiche
ESTRATTO DA:
ANNO XXXIII - VOL. XXIV
Rassegna medico-chirurgica Anno XXXIII, Vol. XXIV, 2013
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Scopo del lavoro
Lo scopo di questa ricerca è di valutare, la connessione implantare conometrica prima
e dopo il carico funzionale.
In implantologia, le connessioni coniche impianto-pilastro (tapered connection) sono
suddivise in due categorie:
•
•
connessioni conometriche con vite – “Screw tapered connection”
connessioni conometriche a frizione – “Morse tapered connection”
Nelle connessioni conometriche con vite la componentistica può essere di 2 tipi:
Componente in due pezzi “two piece”, (pilastri fresabili in due pezzi, pilastri semi
fondibili etc.) in cui il coefficiente di frizione tra le superfici coniche viene raggiunto
con il serraggio di una vite separata passante ed ottenuto con valori di torque
predefiniti per il singolo sistema.
Componente in un pezzo “one piece” (Uni abutment, viti di copertura, pilastri di
guarigione) in cui la vite fa parte, in monoblocco, del componente conico (non vi è
una vite passante).
In quest’ultimo caso, il coefficiente di frizione tra le superfici coniche si raggiunge
attraverso il serraggio, con torque predefinito, dell’intero pezzo. In generale nelle
connessioni con vite l’angolo del cono è sempre grande (8°-9°-11°). Ciò perché
angoli più piccoli richiedono un’inserzione a pressione dei componenti e rendono
difficile l’utilizzo di una vite.
Le connessioni coniche a frizione presentano piccoli angoli del cono (1.5°-2°).
Ciò comporta un elevato frizionamento tra le superfici coniche e consente di realizzare
connessioni a pressione in assenza di viti di fissaggio. In questo caso, la deformazione
elastica subita dal cono femmina e il conseguente effetto morsa sul cono maschio,
si realizzano, nel momento in cui il moncone definitivo viene percosso all’interno
dell’impianto.
Tra i vantaggi dell’utilizzo di sistemi di accoppiamento conometrico di importanza
fondamentale, è la biomeccanica, per il modo in cui gli aspetti puramente meccanici,
si traducono in effetti positivi sui tessuti perimplantari duri e molli.
Una forza, “stress”, applicata su un impianto osteointegrato porterà ad una
deformazione “strain” dell’impianto che trasmetterà lo stress al vincolo, rappresentato
dall’osso, che subirà a sua volta una deformazione. A causa dei differenti moduli di
elasticità il titanio si deformerà meno dell’osso ed in particolare dell’osso corticale
(più rigido) e meno del midollare. È questo il motivo per cui la dissipazione maggiore
dello stress si localizza sull’osso corticale marginale. È nel segmento corticale,
principalmente, che eventuali sovraccarichi possono causare microfratture da
stress, non compensabili dal normale turnover osseo, determinando un progressivo
riassorbimento osseo (Pietrabissa R., 2003).
Per questo la connessione conometrica nasce con l’intento di ridurre le complicanze
sia meccaniche che biologiche relative agli altri tipi di accoppiamento. Diversi
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studi indicano come l’accoppiamento conometrico sia gravato da una percentuale
di complicanze sensibilmente inferiori [Keating K (cit. da Bozkaya, 2003);Jemt T,
1986; Mangano C, 26-27 marzo 1999; Mangano C, Bartolucci E, Fornara R et al.,
2001; Morgan KM, Chapman RJ., 1999].
Sager e Thies (Sager RD, Thies RM, 1991) e Patrick e Dorfman (Patrick DR, Dorfman
WM, 1992) osservano che condizioni riproducenti i carichi funzionali massimi
registrabili durante la masticazione possono portare gravi conseguenze su impianti a
connessione avvitata, quali l’allentamento della vite o addirittura la sua rottura. Al
contrario, Pietrabissa et al. (Pietrabissa R, Di Martino E, Mangano C et al., 1996)
osservano che l’accoppiamento conometrico resta stabile se sottoposto a pressione
verticale di 800 N (Newton), valore che corrisponde appunto al carico più traumatico
possibile durante la masticazione.
L’esatta corrispondenza tra le superfici dell’abutment e dell’impianto evita la
penetrazione di fluidi e batteri nella parte cava dell’impianto stesso, evenienza
viceversa possibile negli impianti con connessione a vite per via di deformazioni e
zone di scarso adattamento tra le spire della vite e la parte implantare. Quest’ultima
condizione può creare un “locus minoris resistentiae” e favorire fratture dell’impianto
e/o dell’abutment (Piattelli A, 26-27 marzo 1999).
Dal punto di vista meccanico lo svitamento o la frattura della vite o dell’abutment è
una delle problematiche più frequenti (Quek et al., 2008).
Da punto di vista biologico il microgap esistente tra abutment e fixture può
rappresentare una riserva batterica che da luogo ad una risposta infiammatoria che
può giocare un ruolo fondamentale nell’etiologia multifattoriale della perimplantite
(Hartman et al., 2004). I micromovimenti dell’impianto o dell’abutment e le alterazioni
vascolari perimplantari possono contribuire a influenzare la contaminazione batterica
dell’ampiezza biologica nel tempo (Herman et al., 2001).
Risultati e conclusioni
A differenza dell’esagono esterno, questa tipologia di connessione esaminata da
luogo ad un miglior sigillo abutment / fixture grazie alla frizione esistente tra i due
(Bozkay, 2003).
Studi hanno dimostrato una migliore stabilità biomeccanica (Steinebrunner et al.,
2008).
Il sigillo che viene a crearsi è il presupposto base per una serie di vantaggi sia biologici
che meccanici (Merz et al., 2000).
Vengono a ridursi i micromovimenti e gli spazi tra abutment e fixture e come
dimostrato in vivo (Mangano et al., 2009, 2011), ciò si traduce in notevoli vantaggi
rispetto ad altri tipi di connessione. Tuttavia non è ancora ben nota la risposta ai test
di fatica che erano stati precedentemente riportati in vitro per ridurre i fallimenti
clinici. In uno studio in vitro realizzato da Freitas e coll. (2012) è stato dimostrato
come la fatica nelle connessioni conometriche avviene nella regione del collo.
L’obiettivo della ricerca scientifica è stato quello di realizzare un sistema implantare
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che, attraverso una specifica configurazione della superficie macro/micro ed
attraverso un valido sistema di accoppiamento impianto-pilastro, consenta una
corretta dissipazione dei carichi biomeccanici generati dalla funzione protesica.
La precisione delle connessioni meccaniche delle componenti implantari assume
una notevole importanza per evitarne l’invasione batterica e la conseguente perdita
dell’impianto.
La presenza di un gap tra le componenti implantari è causa di colonizzazione da
parte dei batteri patogeni, e ciò si traduce in un riassorbimento dell’osso crestale
perimplantare (Persson LG, Lekholm U, Leonhardt A et al., 1996; Iezzi G, Scarano
A, Petrone G et al., 5-8 April 2000; Hermann JS, Cochran DL, Nummikoski PV et
al., 1997).
A tal proposito Scarano et al. (2002) (Scarano A, Petrone G, Iezzi G et al., 2002),
in uno studio sperimentale sul rimaneggiamento dell’osso crestale perimplantare
concludono che l’eliminazione o quantomeno la riduzione del micro gap tra le
componenti implantari mostra una significativa riduzione del riassorbimento.
In una valutazione, eseguita dal Dipartimento di Neuroscienze e Scienze Riproduttive
ed Odontostomatologiche - Università degli Studi di Napoli “Federico II“, Napoli Italia, realizzata mediante osservazione microtomografica, dell’interfaccia abutmentfixture (moncone-impianto) su due impianti, uno a connessione conometrica e uno
a connessione a vite, ha evidenziato l’assenza del microgap nella connessione
conometrica.
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