Una introduzione
al modello sistemico relazionale
a cura di Giovanna Palmieri e Luigi De Fusco
Consideriamo una generica funzione in x ed y
y= f (x) ed il suo relativo grafico
y
f (x)
x
Poi consideriamone un’altra y’= f ’(x)
ed il suo relativo grafico
y
f ’ (x)
x
Poi consideriamone un’altra
y”= f ”(x) ed il suo relativo grafico
y
f ” (x)
x
------------------------
e poi ancora
yn = f n (x)
… ognuna di queste ha il suo dominio D di esistenza sull’asse x e
 x  D (sottoinsieme di R insieme dei numeri reali) avrà il suo valore in y.
Ognuna ha il suo campo di esistenza.
Cosa accade se proviamo a metterle insieme in un sistema?
y
y
f’(x)
f
(x
)
x
y
f ” (x)
x
Consideriamo il sistema:
y= f (x)
y’= f ’(x)
y”= f ”(x)
----yn = f n (x)
y
f ” (x)
f(x)
x
f ’ (x)
Dall’algebra lineare un sistema ha una ed una sola soluzione
qualora il numero n delle equazioni è uguale al numero m delle incognite.
Dunque n funzioni in m incognite insieme trovano la loro soluzione
in una ed una sola posizione:
la loro intersezione.
Cosa accade se m>n,
cioè il numero delle incognite è maggiore del numero delle equazioni?
∞
m-n soluzioni.
Avremo per ogni sistema
Per esempio se ho un sistema di 3 equazioni in 4 incognite
avrò
∞
1 soluzioni.
Estendendo questo alle equazioni di equilibrio di un
corpo, ciò significa che individuati i vincoli del sistema,
se questi sono necessari ma non sufficienti,
il sistema avrà ancora dei gradi di libertà possibili che,
in particolari condizioni consentiranno al sistema di
potersi muovere, cioè perdere quella posizione di
equilibrio instabile (o resa tale)
per poterne assumere un’altra forse più stabile ma
comunque transitoria.
possibili posizioni di equilibrio
Se estendiamo questo concetto ai
sistemi umani…, per eccellenza
quello della famiglia, ci accorgiamo
che quanto contemplato dalla teoria
dei sistemi algebrici e dalla teoria di
fisica statica di un corpo in equilibrio,
non si discosta dalla complessità dei
sistemi umani, anzi, ci fornisce una
possibile ermeneutica di questi.
La generica funzione che ha dominio
nell’ascissa x potremmo leggerla come la
vita di un essere umano che si svolge nel
tempo, dunque, alla “f ” sostituiamo “v” come
vita, alla x sostituiamo “t” come tempo.
Avremo così che l’ordinata (il codominio
della funzione) diverrà il senso della vita o
se vogliamo l’attribuzione di significato che
ogni vita ha col passare del tempo.
La generica funzione la esprimeremo così:
S= v (t)
Senso
Il generico grafico di funzione diverrà
v (t)
Tempo
Ora mettiamo insieme le diverse vite in
un unico sistema.
S= v (x)
S’= v’ (x)
S”= v” (x)
----Sn = vn (x)
Quali sono le incognite?
Cosa ci consente di risolverle o per lo meno …conoscerle?
Sappiamo che la nostra vita è costellata di
eventi più o meno normativi, più o meno
paranormativi. Tutti che siano si presentano a
noi come delle incognite..., basta ripercorrere
le fasi del nostro ciclo di vita per accorgerci di
quanti e tali eventi abbiamo vissuto e di quali
ci attendono con ogni probabilità. Tutti sono
avvenuti ed avverranno in un contesto che
necessariamente ha indotto o indurrà un
sistema, il nostro sistema, quello che in quel
momento la mia funzione vita si è trovata o si
troverà, si è collocata o dovrà collocarsi....
Collocarsi..., prendere consapevolezza della
propria posizione in quel tempo, in quel
luogo. Ecco che allora un sistema famigliare
genera tante “intersezioni” che chiameremo
relazioni
Tante avvengono in uno o più punti finiti,
altre in un punto infinito o comunque non
determinabile fisicamente.
Come due rette perfettamente parallele...,
anche essendo vicinissime!
Il numero degli eventi ed il numero delle relazioni sono uguali?
Avremo una ed una sola soluzione, un sistema in equilibrio isostatico.
Quando ogni evento è canalizzato nell’alveo di relazioni umane
consapevoli ed appaganti.
Il numero degli eventi è maggiore al numero delle relazioni?
Avremo che il sistema ammette infinite soluzioni che tradotte in termini
statici vuol dire un corpo in equilibrio labile.
Quando si verifica un impoverimento relazionale o comunque le
relazioni sono disfunzionali al sistema.
Il numero degli eventi è minore al numero delle relazioni?
Avremo che il sistema ha ragione d’essere solo in virtù della
ridondanza delle soluzioni scontate, un sistema con forti tensioni
interne e che difficilmente riesce a dissiparle, dunque un sistema in
equilibrio iperstatico.
Quando si verifica nel sistema un forte invischiamento.
Se volete questo ci richiama il modello circonflesso di Olson.
Sistemi molto coesi e poco adattabili, rigidamente invischiati, presentano grandi difficoltà al cambiamento.
Sistemi poco coesi e molto adattabili sono come smembrati, senza un identità..., caoticamente disimpegnati.
È solo nell’equilibrio tra coesione ed adattabilità che ritroviamo
sistemi famigliari bilanciati tra conservazione e cambiamento, tra la
flessibilità e la connessione. Sistemi questi che non sfuggono agli
eventi normativi o paranormativi che siano ma che a questi riescono
ad attribuire il giusto significato e riescono a sviluppare capacità
adattive in un orizzonte resiliente.
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Consideriamo una generica funzione in x ed y y= f (x) ed il suo