EX MONASTERO DELLE SUORE ORSOLINE
CANNOBIO (VB) - via Meschio e via Zaccheo snc
Le prime notizie relative all’esistenza del monastero dei frati Umiliati a Cannobio
risalgono al 1160; in quell’epoca era già presente una chiesa dedicata a Santa
Giustina. Fu nel 1282 che i religiosi decisero di costruire l’oratorio e l’edificio
ecclesiastico ampliato venne intitolato a San Lorenzo. Nel 1569 l’ordine degli
umiliati venne soppresso e il monastero di San Lorenzo passò ai Cappuccini; nel
1581 venne demolito parte del complesso, per volere del card. Arcivescovo Borromeo
affinchè gli scolari della Santissima Pietà potessero costruire la loro chiesa, su
disegno di Pellegrino Tibaldi. Nel 1638 il monastero passò alle Vergini di Santa
Giustina o Santa Orsola che soltanto quattro anni più tardi lo lasciarono alle
monache Agostiniane… 1.
Ovvero una presenza antica all’interno di quel borgo che, disposto lungo la riva
occidentale del Lago Maggiore, si configura ancora oggi come luogo privilegiato di
scambio e di ‘frontiera’ con la vicina Svizzera.
Se, nello specifico del complesso dell’ex Monastero delle Orsoline, risulta
attualmente possibile tracciarne in modo certo lo sviluppo storico-costruttivo a
partire dall’inizio del XVIII secolo, le notizie al momento reperite lasciano invece
ancora una serie di dubbi e di incompletezze in merito all’effettiva consistenza
edificata sviluppatesi e presente nei secoli precedenti.
Il notaio apostolico che nel Libro 2do Passeggi Plebani Cannobi - manoscritto del
17852 allegato alla visita pastorale del vescovo Morozzo effettuata nel 1824- nel
descrivere l’itinerario nel Borgo di Canobio, Capo di Pieve, e sue chiese e
rendicontare anche su questa porzione di abitato -dal castello al borgo- riporta
l’attenzione sul Santuario di S. Pietà dei Frati Umigliati precisando che dopo la
sopresione fatta da Pio V passarono i lor beni in parte alla Prepositura di Varese
che li vendette ed al Monistero di S. Giustina, monastero questo denominato fino al
1608 delle Orsoline e poi dal 1640 di clausura.
La piccola ma ben disposta chiesa di S. Giustina … vicina alla sud.ta di S. Lorenzo si
caratterizzava per la presenza di un ancona raffigurante la SS. Ma V. Annonciata
dipinta da eccellente pennello, resta[va] unit[a] al monistero di Sagre Vergini prima
Orsoline 1608 che professano regola di S. Agostino … assai comodo con ampio
giardino e foresteria aggiuntagli verso la metà del XVIII secolo.
La lettura della mappa del Catasto Antico, redatto nel 17223, porta ad identificare
l’area di pertinenza al monastero con la particella 310 che trovava sviluppo a nord ed
a nord-ovest del costruito delle monache su un’area di estensione decisamente
1
Arch. Luisa Papotti, Relazione: Cannobio (VB) – Monastero delle Suore Orsoline allegata al Decreto di Vincolo del 8
febbraio 2007.
2
ASDNO, Atti di Visita, Morozzo Giuseppe, vol.414.
3
ASTO, Sezioni Riunite, Catasto Antico, Cannobio, 1722, allegato A (mappa), pf. 216, foglio 22; allegato F
(sommarione e matrice) vol. 322.
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maggiore rispetto alla successiva consistenza ottocentesca e che il sommarione
qualifica come aratorio avitato giardino, intestato alle MM di S. Giustina.
Con riferimento specifico al costruito si deduce, con una certa sicurezza, l’estensione
planimetrica del complesso del monastero al mappale 603, particella in cui spicca, in
angolo sud-est la localizzazione della chiesa individuata dal numero 604 e
riconoscibile per l’apposizione grafica di una croce, e di altro costruito alle
particelle 605, 606, dislocate lungo l’asse viario tangente a meridione e di cui la
prima potrebbe forse essere in parte riconducibile alla foresteria aggiuntagli verso la
metà del XVIII secolo.
Se nello Stato dei Conventi e dei Monisteri esistenti nella Provincia di Pallanza redatto secondo le direttive dell’Intendente Generale emanate nell’aprile del 1790- il
Monastero di Sta Giustina sotto l’Instituto di S. Agostino, composto da trenta
religiose, risulta ‘descritto’ attraverso le modalità di occupazione -ospitavano delle
Figlie in educazione, fabbrica[va]no … delle paste dolci e vi si eserci[va] una
spezieria con ismercio e di dolci e medicamenti a chi ne ricerca[va] 4- il censimento
dei Beni di seconda stazione, redatto nel 18025, lo raffigurava attraverso
l’individuazione della destinazione d’uso delle particelle già evidenziate nel catasto
settecentesco: Monastero presentemente goduto dalle MM –part.603, chiesa di Sta
Giustina–part.604, caseggiato rustico di presente per uso delle Madri–part.605,
caseggiato rustico ad uso come sopra–part.606.
Ad eccezione della chiesa, già riconosciuta nella mappa antica settecentesca,
l’interesse si focalizza sulle particelle 605 e 606 valutate con destinazione ‘rustica’ di
cui solo la prima risulterà, nella mappa catastale ottocentesca, in parte effettivamente
aggregata alla fabbrica del monastero.
Con decreto del 8 giugno 1805 Napoleone I ‘riordinava’ gli Stabilimenti Regolari
ossia Corporazioni Religiose dando come ‘ordine’ che per Le Orsoline ed i
Conservatorj o Collegi di Educazione propriamente detti si conservino nel numero
attuale di case e colla relativa attuale dotazione6; l’8 luglio successivo il Ministro per
il Culto definiva che, per l’area ricompresa nel Dipartimento dell’Agogna, al
Monastero di S.Antonio d’Intra si riu[nissero] i Monasteri di Canobio e di Pallanza.
4
Si segnala inoltre che il monastero piuttosto dovizioso risultava essere inoltre proprietario nello stesso territorio di
Cannobio anche di un mulino ed alcuni stabili …[e che] il resto delle entrate prov[eniva] dal Dominio Milanese ove
[teneva] latifondi e capitali (ASNO, Intendenza Antica, b.115).
Da una comunicazione, in data 28 luglio 1804, trasmessa dalla priora delle Agostiniane in Santa Giustina al delegato
del Ministro per il Culto si legge che il monastero aveva l’obbligo di tenere scuola interna di educazione, ma non in
forma gratuita. Del 6 maggio 1805 è la dichiarazione del Ministero per il Culto approvava che le Monache di S.
Giustina proseguissero nell’educazione delle figlie e che queste [dovessero corrispondere] al monastero la pensione pel
loro mantenimento ed alloggio (ASNO, Agogna, b.737, fasc.1.3).
Ed ancora, dalla documentazione redatta tra il giugno ed il luglio sempre del 1804, si riscontra che parte dei beni
risultavano assoggettati a locazione.
5
ASTO, Sezioni Riunite, Catasto Antico, Cannobio, allegato F, vol. 614, alla voce Cannobio.
6
ASNO, Agogna, b.742.
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Dal 1805 infatti si avviava quell’iter amministrativo e burocratico finalizzato alla
soppressione del Monastero ed al successivo incameramento dei beni da parte del
Demanio che ha in un certo senso caratterizzato in modo significativo, per l’area del
novarese-verbano cusio ossola, il primo decennio del XIX secolo.
Gli atti e le verifiche amministrative effettuate tra il 1805 ed il 1809, anno in cui il
monastero sarebbe stato ceduto a proprietà privata, evidenziano come il monastero
avesse in proprietà anche due tenimenti fuori di questo Dipartimento 7 e che le n.9
Coriste e n.6 Converse, ospitate nel 1805, non erano che un piccolo numero di
monache … di avanzata età … per la più parte settuagenarie … incapaci alle profane
operazioni, rispetto all’effettiva capienza del complesso pari a n.50 Coriste e n.10
Converse8.
Quest’ultimo dato ci permette di meglio comprendere l’articolazione dell’estensione
del monastero e degli spazi ad esso interconnesso emergente dalla perizia, redatta nel
settembre del 1808 dall’ingegnere Andrea Falcone in qualità di funzionario tecnico
del Governo, a supporto della vendita fatta dal Demanio all’avvocato Carlo Pianta il
23 novembre 18099.
Il confronto con i dati catastali porta all’individuazione dell’avvocato Carlo Pianta
quale figlio di quel Giuseppe Pianta qm Gioanni che nel 1802 risultava essere
proprietario della casa posta ad est della particella 310 ed individuata dal mappale
537 come Casa di propria abitazione al quale si è aggiunto altro caseggiato sotto il
n.314 pure d’abitazione con uniti giardini alli n.312 e 313; nello specifico si rileva
che nel 1722 la particella 314, proprietà in carico a Pianta Antonio, già in affaccio
diretto sulla piazza del santuario, veniva definita uccelleria per giardino [che] si
descriverà per casa e corte.
Il percorso descrittivo creato dal Falcone prendeva avvio dalla chiesa con suo coro
cui restano adiacenti il campanile e due sacrestie … alla parte di levante due stanze
con un cortile nel quale esistono un portico coperto dal semplice tetto, il pozzo
d’acqua perenne e le latrine.
All’occidente di detta chiesa ritrovansi la porta civile e portico di primo ingresso al
monastero con tre stanze che erano ad uso dei forestieri ed in appresso vi è un
cortiletto con sedici stanze che servivano di cucine, dispense, forno, spezieria,
7
… due tenimenti fuori di questo Dipartimento uno nel Dipartimento del Lario e l’altro in quello d’Olona. Rapporto al
primo, come vicino e situato sull’opposta sponda di questo lago tenuto a Mallavezio … rapporto al secondo come molto
lontano e sito in Garbagnate denominato la possessione di Garbagnate tenuta in affitto dalli Ferdinando e Carlo zio e
nipote Dones (ASNO, Agogna, b.741, fasc.1.17).
L’analisi dei rendiconti evidenzia come i fitti de beni e delle case affittate non risultavano essere un’entrata significativa
e come le spese di riparazione non si presentavano in forma rilevante rispetto ai costi di gestione generali (ASNO,
Agogna, b.742).
8
ASNO, Agogna, b.742.
9
Oggetto della cessione era il monastero, chiesa con chioso avitato e giardino situati nel Comune di Canobbio di
provenienza di quel soppresso Monistero di Sta Giustina … sotto i numeri …603, 604 e 310 della quantità di pertiche
32 tavole 18 (ASNO, Notai, Francesco Antonio De Marchi, minutario 43, atto n.391).
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scuola, refettorio e sale con due portici in volto due corridori e due anditi li quali siti
circoscrivono un altro più ampio cortile.
Sotto due delle descritte stanze e ad un andito a ponente d’esso cortile havvi la
cantina in cui discendasi mediante scala di vivo. Viene quindi in seguito la porta
rustica d’ingresso con un cortiletto intorno il quale esistono otto altre stanze ad uso
di forno, cucine, dispensa e tinara con un andito e portichetto soffittati due cessi e
pozzo d’acqua viva. Superiormente agli anditi, corridoj, due portici e ventitre
nominate stanze o luoghi terreni corrispondono nove camere, cinquanta celle, cinque
corridori, una gallaria, colle latrine ed un granajo soffittati ai quali si comunica col
mezzo di sette scale di vivo ed alcune altre di legno.
Nell’angolo di mezzogiorno e ponente del mentovato caseggiato si trova in poca
distanza dal medesimo un casso terra in due campate ed una stalla con fienile che le
corrisponde al di sopra.
A ponente e settentrione del sovra descritto edificio giacciono il chioso vitato ed il
giardino cinti a tre lati con muri nella mappa designati col numero 310 del
quantitativo risultante dal catastro di pertiche 28… cosicchè il giardino è della
quantità di pertiche 2 tavole 12 circa, rilevando il chioso vitato il quantitativo
residuo di pertiche 2,5 tavole 12.
I limiti del monastero e chiesa presi in complesso col chioso vitato e giardino
suddivisati sono a levante un chioso del signor Antonio Zaccheo la casa e giardino
del signor Giuseppe Pianta il piazzale antistante alla chiesa della Pietà ed una
contrada dell’abitato denominata dalla Pietà a San Vittore; a mezzogiorno per una
tratta la stessa preaccennata contrada e pel rimanente la cosidetta contrada Stallera;
a ponente la strada appellata di Posmurone ed a tramontana in parte la strada così
chiamata di Castello e per una porzione il suddetto piazzale della Pietà.
Nel precisare che la chiesa e locali tutti risultavano in affittati, contrariamente al
chioso ed al giardino annesso gravati da un contratto di locazione attivato nel marzo
del 1806 e scadente nel novembre del 1808, il Falcone riconosceva, per l’edificio …
posto in un angolo del Comune di Cannobio, uno stato e … qualità generica …
mediocre, bisognevole perciò di varie istantanee riparazioni da eseguirsi
principalmente attorno alli coperti; il chioso ed il giardino si presentavano di natura
e qualità piuttosto buona.
L’analisi del percorso descrittivo porta ad effettuare una serie di considerazioni e di
confronti tra lo stato attuale e l’allora consistenza edificata con rimando anche ai
percorsi funzionali e di accesso all’intero complesso.
Nel rilevare che la conformazione planimetrica della quota di levante risulta essere
attualmente pressoché integra rispetto ai dati del 1809, anche nella definizione
dell’area corte-giardino con affaccio ‘riservato’ ad est su strada, si riscontra di
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rimando la riconferma della localizzazione dell’ingresso pubblico al monastero e
della consistenza della manica di sud, anche se quest’ultima oggi si propone
fortemente modificata a seguito delle opere realizzate nella seconda metà degli anni
sessanta del Novecento.
Si annota inoltre la citazione dello spazio centrale come ampio cortile, attorno al
quale si è progressivamente definita la modalità aggregativa dei diversi corpi di
fabbrica, senza darne una definizione di vero e proprio chiostro su cui peraltro si sono
da sempre affacciati almeno due porticati –a sud ed ad est- con funzione di percorso.
La localizzazione della cantina e di una scala ad essa collegata, entrambe confermate
nello stato attuale, permette, utilizzando i dati catastali del 1802, di meglio
identificare la denominata porta rustica come passaggio maggiormente interconnesso
con il caseggiato rustico di presente per uso delle Madri alla particella 605, visto che
il mappale 606 veniva descritto in forma separato e in poca distanza.
Ed ancora la citazione di spazi voltati presenti in ‘numero’ limitato e nelle aree
riscontrabili ancora oggi, lascia presupporre una predilezione per l’uso di soffittature
lignee, dato questo peraltro confermato dalla relazione Bottini del 1889, come anche
la sussistenza su quasi tutto il complesso del monastero di soli due livelli fuori terra.
Il dato che maggiormente stupisce è quello relativo alla rilevazione della presenza di
sette scale di vivo che se valutato come indicazione di vani scala non trova più alcun
riscontro; nel contempo è possibile leggere tale dato come indicazione dell’elemento
rampa e quindi ammetterne in parte la conferma nell’attuale strutturazione dei vani
salita di cui se ne riconosce l’impianto antico.
La descrizione dell’appezzamento di terreno pertinenziale evidenzia come le quote
destinate a giardino ed a chioso vitato si presentassero in forma delimitata rispetto
alla ben più ampia restante area; il confronto tra le mappe catastali porterebbe a
riconoscerne la collocazione, seppur in forma residuale, all’interno dei mappali
identificati nella mappa Rabbini con i numeri 2854 e 2855.
Il 5 dicembre 1837, il cardinale Morozzo, vescovo di Novara, acquistava dai fratelli
Pianta il monastero sia di fabbricato che di terreno ed il successivo 6 dicembre, con
atto ricevuto dal canonico dn Carlo Zaccheo cancelliere, decretava l’erezione del
monastero10.
Così dal 1809 al 1837 il monastero, con molta probabilità abitato in continuazione
dalle monache seppur in rango ridotto e prive di quella funzione originaria, e le sue
aree di pertinenza entravano a pieno titolo della proprietà Pianta, ovvero di una
proprietà privata e quindi, anche sulla base delle risultanze emerse dalla lettura dei
documenti successivi, subire per lo meno per la porzione di costruito più
settentrionale le vicissitudini costruttive volute dalla famiglia Pianta.
10
ASNO, Intendenza di Finanza, ctl.173.
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L’atto, redatto il 5 dicembre 1837 dal notaio Giovanni Battista Galli nel Borgo di
Cannobio ed in una sala posta al piano terreno della casa propria e di solita
abitazione delli suddetti s.ri f.lli Pianta posta in vicinanza di questo Santuario della
Pietà, sanciva a tutti gli effetti la cessione da parte del teologo e canonico don
Giuseppe e regio notaio Giovanni fratelli Pianta fu avvocato Carlo del già Soppresso
Monastero delle Agostiniane al Sr. Ecc.a R.ma l’Arcivescovo Vescovo di Novara
Cardinale don Giuseppe Morozzo Cavaliere del Supremo Ordine della SS.ma
Annonziata11.
Le motivazioni che avevano spinto il vescovo Morozzo a tale acquisizione risultano
già evidenti fin dalla premessa contenuta nell’atto: il vivo suo desiderio di ristabilire
in questo borgo di Cannobio una Comunità di Orsoline in clausura vescovile, le
quali abbiano ad occuparsi in perpetuo alla gratuita istruzione e nella mattina e nel
dopo pranzo di ogni giorno nelle ore di pratica del loro insituto delle figlie povere
tanto di questo borgo di Cannobio quanto di quelle di Traffiume ammaestrandole
principalmente nella Santa Religione, nella lettura, scrittura e nelle prime quattro
operazioni di aritmetica nonché nei lavori femminili adattati e convenienti alla loro
condizione….
Era pertanto implicito che i contatti e soprattutto l’interesse si fosse subito indirizzato
verso la proprietà Pianta al fine di ottenere la cessione di pressoché tutto il locale
costituente già quello del soppresso monastero delle Agostiniane, stato detto locale
dal fu loro comune padre … acquistato dal Demanio del cessato Regno d’Italia
ovvero delle particelle 310, 603, 604, 605, 606 post[e] fra le coerenze da levante in
parte li … fratelli cedenti Pianta et in parte strada, da mezzodì e ponente strada e da
notte li stessi Pianta ….
Dai patti e condizioni delineati nel documento è possibile comprendere che dalla
cessione rimaneva esclusa una porzione di costruito che sostanzialmente faceva da
elemento di unione, in prossimità della piazza davanti al santuario, tra i due blocchi
originari del monastero e dei Pianta, un corpo di fabbrica che sostanzialmente poteva
essere considerato ‘esterno’ allo spazio monastico ovvero il caseggiato denominato
la Spezieria testè dalli stessi signori Pianta elevato e fabbricato ed alla porzione di
fondo che viene come abasso a circoscriversi mediante cioè la costruzione di muro di
cinta ….
E sarà proprio la definizione della nuova recinzione uno degli elementi portanti delle
clausole le cui spese, come peraltro la proprietà, risultano essere tutte in carico al
nuovo acquirente sia per la quota Pianta che per quella del monastero.
Nello specifico la nuova costruzione di muro di cinta circoscrivente la porzione di
fondo riservata ai Pianta avrebbe dovuto aver inizio dall’angolo del fabbricato posto
11
ASVB, Notai, Galli Gio Battista, vol. 13048, atto n.111, foglio 323.
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verso mezzanotte e formato dalla finitiva del corridojo superiore alla stanza così
detta del latte in linea retta col muro della … stanza riguardante verso oriente e …
continuarsi in tale modo sino alla siepe di rose del … giardinetto alla quale gionto …
fare angolo con altro muro che pure si continuerà da oriente a sera sino alla cinta da
tale parte ora esistente.
Ed ancora il secondo pezzo di muro per nove oncie sopra terra avrebbe potuto essere
costruito dall’interno della siepe … al di fuori verso la porzione di fondo rimasta in
carico ai fratelli Pianta prend[endo] la linea della … sparonata ossia piantagioni di
viti attualmente esistente pure in linea retta.
Così se per la recinzione non avrebbero in alcun modo potuto recargli servitù di
sorta, in merito al problema delle ‘vedute’ i Pianta non avrebbero in alcun modo
potuto fare aperture introspicienti nel monastero o nella cinta.
L’unica concessione rilasciata ai venditori riguardava la possibilità di costrurre un
piccolo fabbricato nello spazio di terreno che rimarrà fra il caseggiato di recente
ricostruito detto la Spezieria ed il muro della cosiddetta stanza del latte conche però
sia anche nella sommità del tetto inferiore alla finestra del corridojo superiore in
questo spazio prospiciente e di utilizzare tale limite murario quale sistema di
appoggio/innesto per le travature della corrispondente copertura.
Nel contempo si concedeva di continuare e protrarre il nuovo fabbricato detto della
Spezieria ed unirlo al vecchio fabbricato posto a mezzanotte … rilevata sempre la
proibizione di farvi aperture qualunque prospiciente nel monastero.
I Pianta inoltre venivano limitati nell’attaccare spallere alla cinta del muro nuovo ed
appoggiare scale pali e simili che potessero recar soggezione al monastero, come
peraltro innalzare nuove piante di alto fusto se non in accordo con quanto definito
dalle regole canoniche relative alla clausura monacale.
Oggetto di cessione erano anche tutti i mobili esistenti nel monastero, tutte le
pianticelle novelle de gelsi esistenti nel fondo sopra la Motta … al di dentro del muro
verso mezzodì, l’edifizio del torchio con tutti gli utensigli ….
A favore dei Pianta veniva rilasciata la possibilità di usufruire dell’acqua, senza alcun
costo e qualora il monastero fosse riuscito ad ottenerla dal Borgo di Cannobio, nel
punto in cui piacerà al … porporato di fissare e a condizione che i Pianta avessero
condotto e mantenuto in perpetuo il canale regolare dal luogo dell’estremità del
terreno di detto Monastero fino alla proprietà dei signori Pianta onde poi a loro
spese saranno tenuti a condurla fuori dall’abitato in modo da impedire in ogni tempo
rigurgito o danno qualunque 12.
12
Con deliberazione del 5 agosto 1837 e sulla base delle successive valutazioni emergenti dalla perizia Clerici
presentata il 20 settembre successivo, il consiglio di Cannobio concedeva alle Suore l’uso dell’acqua attraverso una
presa nella rete comune (ASCCan, Serie I, ctl 247, fasc.10); tale dato, antecedente alla ‘ripresa’ di possesso sembra
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Le clausole vincolistiche in carico alle Suore riguardavano essenzialmente l’obbligo
di fare la scuola due volte al giorno alle povere figlie di Cannobio e Traffiume
introducendole dalla parte esterna del monastero … senza violare la clausura …
come si pratica in Miasino con il ‘privilegio’ che, qualora fosse subentrata
un’ulteriore soppressione, il locale suddetto coi suoi annessi connessi e dipendenti
niente escluso ne riservato abbia a ritornare in piena e libera proprietà e
disponibilità del vescovo … col carico però … di far suplire alla scuola delle figlie …
in quel miglior modo che potrà ….
E’ possibile ipotizzare che negli anni quaranta del XIX secolo si verifichi una sorta di
rinascita del monastero anche rispetto al numero di nuove consorelle; ne sono ad
esempio un segno tangibile i diversi atti inerenti la convalida di doti spirituali
stipulati dal notaio Giovanni Pianta, nel parlatorio grande, nel corso del 184213.
Se nell’edizione del Dizionario Geografico… curato dal Casalis nel 1836 14 alla voce
Cannobio non si cita alcun monastero delle Orsoline, l’aggiornamento pubblicato
successivamente, nel ricordare che nel 1848 Cannobio contava 2355 abitanti, 381
case e 474 famiglie, annotava semplicemente che eravi un monastero di Agostiniane
dette di s. Giustina15.
La situazione evidenziata nella mappa del Catasto Rabbini, non esplicitamente datata,
ma riconducibile alla seconda metà degli anni sessanta del XIX secolo e comunque
prima dell’avvenuta ‘nuova’ soppressione, identifica, all’interno della perimetrazione
del Borgo, la proprietà dell’Ente Religioso… Monastero di S. Orsola di Cannobio
amministrato dalla Badessa Suora Gertrude, attraverso le particelle 2853, 2854,
2855, 2855, 2857, 285816.
confermare la presenza delle suore anche nel periodo di ‘vacanza’ compreso tra il 23 novembre 1809 ed il 6 dicembre
1837.
La questione acqua e la sua fornitura presso il monastero veniva affrontata nuovamente nel 1842. L’atto consolare del
17 giugno 1842, definito anche sulla base della relazione del Capo Muratore Materno Clerici, riaffermava la
concessione di acqua al monastero: con Consiglio del 5 agosto 1837 siasi risolto di concedere alla casa in allora
erigenda delle Monache Orsoline … la facoltà di derivare una discreta quantità di acqua di quella decorrente nel
condotto principale di mezzo dell’abitato da estrarsi dopo servita al pubblico lavatoio (ASCCan, Serie I, ctl 247,
fasc.10). Una nuova ed ulteriore deliberazione verrà definita il 26 novembre 1852 sempre con il vincolo di presa al
termine dell’utilizzazione pubblica.
Tale situazione è riscontrabile ancora all’inizio degli anni ottanta del XIX secolo: il 19 maggio 1882 il consiglio
comunale approvava le riparazioni fatte dalle suore al condotto dell’acqua presso il monastero.
13
Tra i diversi atti ci si sofferma su quello stipulato il 2 luglio 1842, relativo alla quittanza passata dal Venerando
Monastero delle Orsoline eretto sotto il titolo di S.ta Giustina in Cannobio a favore dell’ill.mo Sr. Avvocato Giovanni
Battista Chiossi fu Giovenale professore delle civili istituzioni nativo di Varzo e domiciliato nella città di Domodossola
per la dote spirituale della figlia Maria Rachele ovvero Suor Maria Gertrude di S.t Angiola, ovvero la superiora che si
troverà a gestire la ‘seconda soppressione’ avvenuta dopo il 1866 (ASVB, Notai, Pianta Giovanni, vol.12822).
14
Goffredo Casalis, Dizionario Geografico Storico-Statistico-Commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna, 1836,
p.427- 435; nel 1836 Cannobio contava 1800 abitanti.
15
Goffredo Casalis, Dizionario Geografico Storico-Statistico-Commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna, 1856,
pp.36-37.
16
ASTO, Sezioni Riunite, Catasto Rabbini, Cannobio, 1866?, mappa, T.16, foglio VI, sommarione e matrice vol 14.
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Nello specifico il costruito è chiaramente riconoscibile in forma planimetrica
compiuta dapprima nella chiesa -mappale 2858, quindi nella casa d’ordinaria
abitazione –mappale 2857- ovvero in ciò che noi oggi attribuiamo allo spazio
conventuale con sviluppo intorno alla chiesa e con essa strettamente interconnesso,
nella tettoia (mappale 2856) posta in affaccio a sud ed ad est sui tracciati viari e
certamente di ‘servizio’ alle aree verdi intercluse nella proprietà, poste ad ovest del
monastero e destinate a prato con alberi fruttiferi (mappale 2853, appezzamento di
maggior rilevanza ed estensione), campo con viti (mappale 2854), orto (mappale
2855).
Inoltre la cartografia catastale non evidenzia in modo certo, se non attraverso il
tracciamento di un tratto di colore rosso, la sussistenza di una vera e propria
perimetrazione muraria nell’intorno della proprietà.
E’ comunque ipotizzabile che soprattutto lungo il limite nord tale linea si configuri
come risultanza dei patti stabiliti con l’atto del 1837; nel contempo però la mappa
restituisce, seppur solo in forma grafica, la situazione di interdipendenza venutasi a
creare, dopo il 1809, tra il costruito del monastero e quello della famiglia Pianta e che
la successiva cessione al vescovo Morozzo (1837) non ha ‘disgiunto’ in modo netto e
significativo.
Si fa riferimento alle particelle 2851 (prato con alberi fruttiferi) e 2852, poste a nord
del monastero, intestate a Pianta Teologo Dn Giuseppe fu Avv.to Carlo di cui l’ultima
identificata come casa d’ordinaria abitazione con dipendenza che in parte ancora
oggi trova affaccio, seppur in forma laterale, sulla piazza del santuario della Pietà.
Il confronto con la mappa antica, nello specifico tra i mappali 603 e 314, qui
rispettivamente parte 2857 e parte 2852, porta al riconoscimento del mantenimento
degli allineamenti particellari e di fabbricazione verso l’area pubblica della piazza del
santuario già presenti nel Settecento, ma evidenzia come in realtà le trasformazioni
attuate dai Pianta abbiano coinvolto anche una porzione della particella 310,
inizialmente non edificata, al fine di garantire continuità tra la casa di famiglia e
l’acquisizione del complesso conventuale.
Si riscontra che tale dato oggi, dopo l’apertura del viale della Rimembranza negli
anni trenta del Novecento, risulta pressoché percepibile solo dall’analisi della
cartografia storica.
La mappa Rabbini risulta essere in realtà l’unico elaborato cartografico generale
rintracciato al momento che possa garantire una lettura complessiva della
parcellizzazione dell’edificato e delle effettive modalità aggregative delle diverse
consistenze edilizie anche in rapporto allo spazio di accesso e di transito urbano di
pertinenza pubblica.
ex monastero delle orsoline. anst
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EX MONASTERO DELLE SUORE ORSOLINE
CANNOBIO (VB) - via Meschio e via Zaccheo snc
I documenti comunali relativi all’attuazione di ‘lavori pubblici’ volti a migliorare
l’assetto stradale deliberati tra gli anni cinquanta-sessanta dell’Ottocento individuano
l’attivazione di cantieri anche in questa porzione di concentrico.
Si ricorda che in attestazione sulla piazza del santuario, priva di alcuna
denominazione, con sbocco da nord e lungo il limite di levante della proprietà Pianta
proveniva la via del Castello, mentre da sud, lungo un percorso tortuoso ed interrotto
dalla formazione di diversi isolati, con attestazione prima sulla chiesa esterna del
monastero e poi sulla piazza stessa, proveniva la via del Monastero.
Nel contempo il confronto con le coerenze dettate dall’atto di cessione dal Demanio
ai Pianta del 1809 riporta lungo il limite di levante il tracciamento della contrada
dell’abitato denominata dalla Pietà a San Vittore, tangente anche per un tratto lungo
il limite di sud, oltre il quale si modificava con la denominazione di contrada
Stallera; il limite di ovest risultava definito dalla strada appellata di Posmurone,
mentre a nord la proprietà delle Suore si apriva sulla strada così chiamata di Castello
e sul piazzale della Pietà.
Le denominazioni stradali in qualche modo riconosciute rimandano ad esempio alla
deliberazione presa dal Consiglio Delegato di Cannobio il 15 giugno 1850 in cui,
sulla base del progetto/perizia redatta dal Misuratore Pietro Cattaneo in data 27
novembre 1849, si approvava il Riattamento delle due strette dette delle Monache e
dei Zacchei; nello specifico l’intervento di sistemazione del vicolo delle Monache
partiva dal punto ove il vicolo delle Monache fra mezzo la casa del teologo Pianta e
del sig.r Omarini si dirama[va] dalla contrada di Cima tendente alla Chiesa della
Pietà, andando così ad interessare la porzione di edificato urbano con sviluppo a sud
dell’area del monastero 17.
Ritenuto che le Monache Orsoline di Cannobio come vincolate dalla vita comune e
da voti solenni perpetui sono indubbiamente colpite dall’art.1 della legge 7 luglio
1866 n.3036 il Ministero con dispaccio 11 marzo 1867 ordinò che si proceda
senz’altra alla presa di possesso dei beni di quel Monastero 18.
Il 23 marzo 1867 segna quindi il momento in cui, attraverso la presa di possesso del
complesso, il monastero di Santa Giustina di Cannobio ed i beni ad esso appartenenti
sarebbero ‘forzatamente’ confluiti nel Fondo per il Culto.
L’individuazione della consistenza immobiliare dettata nel Verbale di presa di
possesso e di formazione d’inventario dei Beni già spettanti al Monastero e nei
Quadri ad esso allegati, redatto in contraddittorio alla presenza del ricevitore del
17
ASCCan, Serie I, ctl 238, fasc.5; ctl 243, fasc.7. Si ricorda che del 1851 sono anche le deliberazioni relative ai
Restauri alla strada del Castello (ASCCan, Serie I, ctl 238, fasc.6).
Tra la fine del 1855 e l’inizio del 1856 i documenti riportano le approvazioni per la sistemazione della contrada detta
delle Monache; tale opera verrà realizzata secondo il progetto redatto dal geometra Cattaneo in data 3 gennaio 1856
(ASNO, Intendenza generale b.599, fasc.3).
18
ASNO, Intendenza di Finanza, ctl. 173, ctl.608 fasc. Monastero delle Orsoline in Cannobio.
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EX MONASTERO DELLE SUORE ORSOLINE
CANNOBIO (VB) - via Meschio e via Zaccheo snc
Registro di Cannobio, del Sindaco e della Superiora del Monastero Chiossi Maria
Gertrude, rimanda alla presenza di un Fabbricato ad uso Monastero delle Orsoline
composto da n.77 vani di cui 1 sotterraneo ad uso cantina, n.20 al piano terreno,
n.42 al primo piano, n.14 al secondo, 4 corridoi, tre terrazze ed un ballatoio giardino
interno di cui una parte era destinato all’istruzione - tre ambienti … ad uso delle
scuole di prima, seconda, terza classe elementare ed in cui nessun locale ad
eccezione di quello destinato alle scuole serv[iva] altrimenti ad uso pubblico.
La proprietà, in centro dell’abitato in posizione discreta con ampi locali e
regolarmente distribuiti, si collocava in regione al Monastero, ai numeri di mappa
603 e 605, ovvero su quelle particelle da sempre considerate strettamente
interconnesse tra loro sia come utilizzo sia come ‘spazio di manovra’ pertinenziale
alle monache.
Con riferimento alla specifica circa la presenza di un fabbricato annesso al
monastero … destinato alla abitazione del direttore spirituale 19 composto da sei
membri di cui tre al piano terreno e tre al primo piano acquistato unitamente al
chiostro con atto 5 dicembre 1837, al rimando al chiostro –termine non riscontrabile
all’interno dei documenti precedenti, alla presenza di quest’ultimo fabbricato già
nelle quote ‘originarie’ è possibile ipotizzare che la localizzazione di tale fabbricato
sia da ricomprendersi preferibilmente in parte della particella 603 e non nel mappale
605.
Se le notizie fornite già nell’agosto del 1866 dalla stessa Madre Superiora, Maria
Gertrude Chiossi, rimandavano per il costruito ad una individuazione generale -un
fabbricato dislocato su diverse particelle catastali, individuate dai numeri 603, 604,
605, 606, in affaccio su tre cortili e su un orto (particella 310), organizzato su più
livelli e in diversi locali, per la destinazione ed il servizio ‘offerto’ dalle monache
ribadivano in modo netto la condizione di reversibilità ai vescovi per tempo di
Novara in proprietà e piena libera disponibilità … col carico al med.mo di fare
supplire alla scuola … come vennero le religiose obbligate 20.
19
Il personale operativo nel monastero si componeva di un medico chirurgo –il Cav. Zaccheo dr Benigno, di un
direttore – il sacerdote Fornari Francesco, e di quattro serventi.
20
L’inventario prendeva in considerazione anche l’arredo presente all’interno del complesso; nella chiesa si
descrivevano delle panche poste in parte anche nel coro, così come per dieci quadri ad olio con cornice dorata, mentre
nella cappella interna si riscontravano tre altarini di legno, quattro panche di peccia e tre quadri a olio per l’altare.
Lo spazio Chiesa risultava annessa al Convento e relativa sacrestia. Formata da una sola navata con un solo altare in
legno e balaustrata di marmo un pergamo in legno, la chiesa era aperta al pubblico, ma con uso riservato alle monache
e non aveva l’utilizzo di parrocchiale; a questa si annetteva la sagrestia composta di una sola stanza.
Tra i mobili della casa religiosa e nello specifico della porzione di fabbricato destinato a monastero, si annotava la
presenza di 17 tavoli ad uso di refettorio … in mediocre stato, un telaio per tela usato, tre quadri ad olio con cornice
dorata, diciotto altri di cui sei a olio e dodici di carta con cornice il legno, 24 botti da vino e 6 tini per le uve
nell’annessa quota rustica, mentre negli spazi destinati all’istruzione di fanciulle ed all’educande venivano elencati tra
l’altro due pianoforti uno verticale l’altro a tavolo e 16 telaj da ricamo di varia grandezza; si ricorda che nel 1866
erano presenti 23 ragazze.
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EX MONASTERO DELLE SUORE ORSOLINE
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Per il coltivo vignato ossia chioso con molta prativa nel cinto del monastero con
stalla fienile due bovine tre pecore e poco fieno con legna da ardere e paleria per
sostegno viti, … annesso al chiostro di cui però non fa parte integrante tenuto ad
economia diretta21, individuato dai mappali 310, 315, 316, 322, i resoconti
individuano l’avvenuto ampliamento rispetto alla ‘quota’ originaria dettata dal
mappale 310, di rimando unica particella ad essere assoggettata al patto di
reversibilità al vescovo pro tempore di Novara nel caso di soppressione del
Monastero22.
La verifica andava a considerare anche lo spazio liturgico vero e proprio, non
riconosciuto come sede di una parrocchia, anche se il concentrico poteva averne
necessità, ma come chiesa … aperta al pubblico [di cui] alle Monache è riservato
l’uso, in una sola navata con un solo altare in legno e balaustrata di marmo un
pergamo in legno sagrestia attigua composta di una sola stanza, con un piccolo
altare di legno di un solo gradino e diversi armadi, individuata alla particella 604; a
questa si aggiungeva un piccolo oratorio posto all’interno del monastero destinato
specialmente per le religiose ammalate, senza però fornirne l’esatta localizzazione.
L’iter di ‘incameramento dei beni’ sembra essere ancora aperto e non del tutto
definito se, ben tre anni dopo la redazione del Verbale di presa di possesso, il
direttore generale del Ministero delle Finanze, in data 19 febbraio 1869, si
preoccupava di comunicare alla direzione demaniale di Torino di soprassedere da
ogni operazione di presa di possesso dell’orto annesso al chiostro delle Orsoline …
fino a quando il detto locale non sarà stato reso libero dall’abitazione da parte delle
monache alle quali a senso dell’art.6 della legge 7 luglio 1866 è stato conservato 23.
Dunque alla metà degli anni settanta del XIX secolo, anche se la soppressione aveva
avuto ‘effetto’24, i documenti ribadiscono che il Monastero … [aveva] annessa una
piccola chiesa sua propria la quale … fu sempre tenuta aperta al Culto inserviente
21
Nel descrivere le scorte ed il bestiame –Quadro V- si ricordava la presenza di una giovenca e di tre pecore, nessuna
granaglia, di vivo, fieno e di assi di scarto.
22
A queste proprietà si annettevano altri appezzamenti di terreno –un aratorio denominato prato delle Monache, un
aratorio vignato denominato la Gerra ed un bosco castanile- posti esternamente all’area oggetto di studio.
23
ASNO, Intendenza di Finanza, b.173, fasc. Parti redditizie 1868.
Tale decisione si lega alle richieste presentate nel gennaio dello stesso anno in cui si esplicitava la possibilità di
considerare tale area –terreno chiuso da cinta di muro annesso al Monastero delle Orsoline- un tutto uno con la
porzione edificata.
Ed ancora si segnala che con atto rogato dal notaio Lorenzo Della Vedova di Milano, in data 2 aprile 1869, veniva
svincolata, previo riscatto nei confronti del Demanio, la Cappellania Laicale derivante dall’atto testamentario del 15
settembre 1700 del Nobile Capitano Dn Giovanni Carati ed istituita dagli esecutori testamentari, con atto del 12 agosto
1704, presso la chiesa delle Reverende Monache di S.ta Giustina … sotto il titolo di San Giovanni Battista (ASNO,
Intendenza di Finanza, ctl.57, fasc. Cappellania…).
24
Con lettera del 29 settembre 1875, indirizzata all’Intendenza di Finanza di Novara, il Ministero di Grazia e Giustizia e
dei Culti comunicava di aver provveduto all’emissione di due … mandati … per le rispettive competenze di prezzo dei
lavori e di redazione dell’atto di collaudo … per le riparazioni eseguite ai tetti del fabbricato del … monastero (ASNO,
Intendenza di Finanza, ctl.173). Le opere erano state eseguite dal Capomastro Albertini Aquilino di Cannobio sulla base
della perizia redatta dal tecnico Cattaneo Pietro.
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EX MONASTERO DELLE SUORE ORSOLINE
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tanto per le religiose che per il pubblico e … ancora oggi ufficiata dal Padre
Spirituale del Monastero25 e soprattutto che le suore avevano mantenuto la possibilità
di risiedere all’interno del complesso.
E’ infatti del 11 novembre 1876 l’autorizzazione rilasciata dal Regio Provveditore
agli Studi nella Provincia di Pallanza a favore delle Monache Orsoline di Cannobio
per aprire … un pensionato femminile per le alunne delle quattro classi elementari 26.
Sarà la questione scuola 27 che in un certo senso porterà il Comune ad avanzare nei
confronti del Fondo per il Culto la richiesta di acquisizione dell’intero complesso.
Il 9 luglio 1887 la Giunta di Cannobio richiedeva al Direttore Generale
dell’Amministrazione del Fondo per il Culto di dismettere sin d’ora a favore del
Comune lo stabile costituente il fabbricato Monastero delle Orsoline da servire ad
uso scuole femminili … per essere usato anche per asilo infantile, scuole maschili,
biblioteca popolare circolante, osservatorio meteorologico e per installarvi gli uffici
ed archivi delle opere pie locali; il successivo 23 dicembre il Consiglio Comunale
deliberava di autorizzare la Giunta a trattare per rilevare … il fabbricato costituente
il Monastero delle Orsoline … alle condizioni di prevedere in esso all’alloggio delle
Monache riconosciute, così come peraltro era stato richiesto dalla superiora in una
sua lettera datata 30 novembre, ribadendo comunque l’obbligo per le Orsoline di
provvedere alle povere figlie 28.
E forse, a sua volta, questa scelta sembra divenire la motivazione che porterà, a
partire dall’inizio del 1888, a far sì che l’ex monastero e le aree ad esso pertinenti
possano ritornare in capo ad un Ente Religioso.
Il 12 marzo 1888 il Canonico Teologo Don Felice Rossari di Novara , venuto a
conoscenza che il monastero stava per essere dismesso dal Fondo per il Culto,
presentava al sindaco una richiesta d’acquisto del fabbricato e giardino costituente il
soppresso Monastero delle Orsoline.
25
ASNO, Intendenza di Finanza, ctl.608, fasc. Monastero delle Orsoline in Cannobio.
Tale atto deriva da una specifica richiesta presentata dalla madre superiora (ASCCan, Serie I, ctl 207, fasc.7).
27
ASCCan, Serie I, ctl 207, fasc.7.
Nella Giunta Comunale tenutasi il 27 marzo 1887 tra le diverse questioni veniva affrontato anche il problema delle
dismissioni delle insegnanti nelle Scuole Femminili La problematica era stata scatenata da una lettera trasmessa dalla
Superiora con cui comunicava che le insegnanti patentate attuali addette all’istruzione delle figlie povere del Borgo di
Cannobio e del villaggio di Traffiume non intendevano continuare nell’impegno già con l’avvio dell’anno scolastico
1887-1888.
La deliberazione della Giunta tesa a non definire in forma ultima la questione, terminava con una richiesta di
chiarimenti da trasmettere all’Intendenza di Finanza quale ‘titolare’ della proprietà dell’immobile; si ricorda che il
complesso risultava essere in carico al Demanio e che lo stesso risultava essere responsabile della gestione.
Il 16 maggio l’Intendenza di Finanza rispondeva che stando agli atti del 1837 e quindi agli impegni ‘presi’ nella
ricostituzione del monastero definita dal vescovo Morozzo, le suore non potevano declinare l’impegno.
Nella comunicazione trasmessa al comune dalla Superiora delle Orsoline il 18 giugno successivo si ribadiva il fatto che
le monache [avevano] per legge finchè … ridotte a sei [il] diritto d’abitare il monastero e che il peso [della] scuola
sarebbe alle monache impossibile ad adempiersi …[perché] tutte vecchie e ben presto … decrepite….
28
ASCCan, Serie I, ctl 207, fasc.7.
26
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Il 3 dicembre successivo il Consiglio Municipale, pur valutando positivamente
l’offerta pervenuta dal canonico due giorni prima - pagamento al Municipio di lire
50.000 e l’assunzione dell’obbligo di dare l’abitazione in esso alle monache
riconosciute per legge- riconfermava il diritto di usufruire di quella parte di
fabbricato che ora contiene le Scuole Comunali ad uso delle scuole stesse fino a che
non avesse deciso di collocarle in altra sede ed apriva una possibilità circa la
dismissione ed il successivo inglobamento, dietro compenso, nella quota
eventualmente acquistata dal Rossari.
Gli interessi nell’operazione sembrano risultare effettivi se nel febbraio del 1889
veniva chiamato l’architetto Febo Bottini a periziare il Tenimento composto di
fabbricati ed annesso fondo in proprietà del Comune di Cannobio ed adibito
attualmente per uso di Convento per le Reverende Suore Orsoline.
La relazione di perizia 29, redatta sulla base di sopralluogo effettuato già alla fine del
dicembre 1888, ulteriore riferimento descrittivo dopo il resoconto del 1809 e
l’inquadramento del 1837, risulta essere un percorso organizzato non solo sotto
l’aspetto descrittivo-funzionale, ma anche attento alla reale consistenza costruttiva ed
‘urbanistica’, dati questi necessari per una corretta valutazione economica.
La proprietà consta[va] … di un grande appezzamento di terreno aratorio vitato in
parte ed in altra parte lavorato per uso di ortaglia con entrostanti fabbricati civili e
rustici risultanti in Catasto dell’area complessiva di ettari uno, are ventisei e
centiare novantotto e contraddistinto in mappa coi numeri 310, 314, 315 e 322 …
situata nella parte alta di Cannobio ed in prossimità dell’abitato di quella zona di
esso meno popolosa, meno importante e nella località comunemente nota da
antichissima data col nome di Chioso delle Monache. La proprietà [aveva] per
confini a levante la Casa Pianta per una tratta e per maggior parte la Piazza
pubblica avantistante alla Chiesa della Pietà e la strada comunale, a mezzodì e
ponente strada comunale, a mezzanotte la campagna e gli orti in proprietà Pianta.
I caseggiati …[,]Monastero coll’Educandato delle Scuole Femminili elementari colla
appendici ed attinenze relative ai servizi del monastero medesimo],] … [erano]
riuniti tutti quanti in un sol grande e sol corpo edificato … di figura grossolanamente
quadrilatera a cui si aggiungono le appendici … [su una]superficie complessiva di
metri quadrati 2600 compresa quella di uno spazioso cortile pressoché centrale e
misurante metri superficiali 445 più altro cortile minore e di un terzo cortiletto
dell’area complessiva approssimativa di metri 205 per il che l’area realmente
fabbricata [era] di totali metri 1950 circa.
Nel confermare che l’edificato si affacciava sia ad est che a sud su spazi viari
pubblici (piazza e strada), ad ovest ed a nord su un’area libera, il perito proponeva
29
ASCCan, Serie I, ctl 207, fasc.7.
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l’identificazione di quattro sezioni e cioè quella di levante, quella di mezzodì, di
ponente e di mezzanotte tutti comunicanti, ma di diverso sviluppo verticale - un sol
piano terreno, quali di un piano terra e d’uno superiore e quali di due piani, diversità
peraltro riconoscibile ancora oggi, denominazione che verrà utilizzata anche nelle fasi
di ristrutturazione con inizio dagli anni sessanta del Novecento.
L’analisi descrittiva prendeva avvio dal piano terreno, un piano dovunque elevato da
terra non sempre egualmente, e dalla porzione di fabbrica che nel tempo si è sempre
configurata come elemento di tramite con l’esterno.
… si accede dalla Piazzetta verso mezzodì in un vestibolo dal quale si passa a
sinistra a due piccoli locali ad uso di parlatorj esterni e direttamente ad un grande
porticato che serve di accesso alle altre sezioni di Fabbrica; da ivi si ingressa a tre
altri piccolissimi locali ad uso di parlatorij interni, ad un corridojo mettente ad un
cortiletto e poscia a tre locali rustici destinati per il servizio di lavanderia, forno,
asciugatoio; il porticato dà accesso ad ampia scala mettente al sotterraneo ed ai
piani superiori, ad un piccolo locale che ora serve di refettorio per le educande
esterne e finalmente ad un portico esterno a ponente, spazi il cui avvicendamento
risulta essere riconoscibile ancora oggi.
E con ingresso indipendente e separato, ma dalla stessa piazzetta e dalla attigua
strada comunale si [aveva] passaggio al corpo di scala mettente esclusivamente ai
locali delle Scuole pubbliche elementari femminili che si trovano superiormente ai
locali rustici di lavanderia ed asciugatoio ecc.ra per una parte e per l’altra parte
all’abitazione del Direttore dello Stabilimento composta di cucina, di saletta e di
piccolissimo ripostiglio, di scaletta montante al piano superiore.
La descrizione della Sezione di fabbricato di mezzodì si completava con la Chiesa
esterna coll’unito locale per sagristia, torre campanaria ed altro piccolo locale
semirustico pure annesso ai servizi della Chiesa con soprastante piano ammezzato
rustico e sottotetto per asciugatoio di lingerie e servizi diversi, ancora oggi
pertinenziale all’area ‘liturgica’.
Il collegamento con la Chiesa Interna riservata alle Rev.de Suore avveniva sempre
dall’ampio porticato attraverso un lungo e stretto androne che permetteva di accedere
anche ad un cortile rustico ove esiste[va] una piccola tettoia in parte chiusa per uso
di pollajo ed in parte aperta come per ripostiglio di legna, nonché ad un locale
rustico che dovea servire … per lavanderia con superiore piano ammezzato per
asciugatoio.
Dalla Chiesa Interna si passa[va] ad un spazioso corridojo alla cui sinistra si ha un
localetto per dispensa ed altro per lavandino, ed alla destra una spaziosa scala
mettente al piano superiore con sottoscala e con annesso laterale rustico appoggiato
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EX MONASTERO DELLE SUORE ORSOLINE
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alla Casa Pianta, situazione di coerenza derivante dall’attività edilizia promossa
dalla famiglia Pianta dopo l’acquisizione effettuata nel 1809.
La Sezione di levante, sostanzialmente occupata dalla chiesa nel suo insieme e da una
serie di spazi di servizio e di collegamento con i livelli superiori, permetteva
l’accesso a quella di mezzanotte e cioè alla cucina del Convento avanti sfogo
all’esterno in una tettoia divisa in tre riparti … per lavatojo, ripostiglio di legna,
pollajo e da qui col mezzo di un corridojo prospettante a mezzodì nel grande cortile
ad un grande locale che serve per refettorio delle Rev.de Suore e delle Educande
interne a cui facevano seguito due altri grandi locali ad uso di sala di riunione l’uno
e di grande anticamera l’altro.
Il confronto con il costruito attuale risulta essere, nello specifico della manica
settentrionale, di scarsa riconoscibilità soprattutto se si considera l’avvenuto taglio
dettato dal viale della Rimembranza realizzato ex novo nel corso degli anni trenta del
Novecento e dalle successive opere di adeguamento e di rifunzionalizzazione interna
avvenute ancora negli anni sessanta dello stesso secolo.
La Sezione di ponente risultava composta di quattro ambienti di mediocre ampiezza
… e dalla sala di ricevimento che [aveva] poi sfogo al grande porticato già descritto
nella manica di sud.
Quindi 35 erano i locali costituenti il pianterreno a cui bisognava aggiungere la scala
–una localizzata nella manica meridionale ed una in quella di levante, corridoj,
disimpegni, sottoscala, pozzi d’acqua potabile, pozzi neri.
Il sotterraneo che [era] adibito per uso di cantina corrisponde[va] ad una parte
della sezione di ponente e ad una parte della sezione di mezzodì [aveva] luce e
ventilazione dal lato di ponente [ed era] un locale unico finito in volta, ovvero nella
localizzazione e secondo le modalità compositive attuali.
Così come per il piano terreno il percorso lungo il Primo Piano Superiore prendeva
avvio dalla Sezione di mezzodì in cui si collocava l’abitazione del Direttore -un
salotto, una camera da letto ed un ripostiglio- in perfetta corrispondenza con la
maglia ripartitoria dettata dagli spazi sottostanti.
In continuità all’abitazione del direttore si accedeva alle Scuole elementari pubbliche
femminili in tre ambienti aventi … accesso indipendentemente dalla scala esclusiva a
detto servizio, colle annesse latrine; da ivi si passa[va] all’interno del Convento, ove
si trova[va]no, sempre nella Sezione di mezzodì un corridojo longitudinale mettente
a destra e sinistra a n.10 locali per la massima parte cellette per le Rev.de Suore
oltre le quali si entrava nella manica di est occupata in parte dai sottotetti della
Chiesa ed in altra parte da un corridojo mettente a n.4 celle, ad una latrina e ad un
locale spazioso che serve di camera di lavoro per le Rev.de Suore.
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16
EX MONASTERO DELLE SUORE ORSOLINE
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La manica nord si apriva con un androne dal quale si accede[va] a destra e a sinistra
a n.15 celle o camerette da letto e ad una lattrina. Da qui si mette[va] nella Sezione
di ponente composta di un localetto ad uso studjo, di un locale ad uso di scuole, di un
camerone per dormitorio indi altri due piccoli ambienti prospettanti l’ovest
disimpegnati per mezzo di un porticato esterno corrispondente a quello del
pianterreno, quello comunicante col grande corridojo longitudinale della Sezione di
mezzodì.
Il Secondo Piano Superiore si sviluppava solo lungo la Sezione di mezzodì eccetto il
costruito in capo all’abitazione del Direttore dello Stabilimento e della chiesa
Esterna.
Il secondo piano della porzione corrispondente alla Sezione principale del
quadrilatero, in linea con la ripartizione del livello sottostante, si organizzava
attraverso un androne che [dava] accesso a destra e a sinistra a celle e dormitorij;
complessivamente a n.9 ambienti abitabili più una lattrina, mentre nella porzione
superiore alle aule scolastiche femminili, trovavano posto una anticamera e … due
grandi cameroni ad uso di dormitorio.
Pertanto tra primo e secondo piano si collocavano 49 ambienti anche in questo caso
oltre ai corridoj e disimpegni, lattrine, scale e passaggi diversi; di tali n.46 ambienti
sono n.37 al 1° piano e n.12 al secondo.
L’analisi sulla qualità materico-costruttiva esplicitata dall’architetto Bottini
evidenziava come il complesso fosse costruito con muratura commune di pietrame e
il soffittamento [fosse] in generale fatto in legname ad eccezione della Chiesa,
sagrestia, il grande porticato e l’attrio a piano terreno e qualche altro locale sui
quali ambienti il cielo [era] fatto in volta di mattoni; per le coperture annotava la
presenza di manto in tegole laterizie ad eccezione di pochissime porzioni … coperte
di lastre di pietra; le scale erano tutte di pietra, mentre le pavimentazioni erano tutte
quante di calcestruzzo comune.
Il giudizio materico-strutturale invece evidenziava in generale la sussistenza di uno
istato di manifesto deperimento per trascurata manutenzione … soprattutto alla
soffittamenta di legname, nella armatura tutta e nella copertura dei tetti, fenomeni di
degrado che toccanti le parti essenziali dell’edificio necessitavano, nell’interesse
della stabilità del sistema e della sicurezza ed incolumità di chi abita l’edificio
stesso, procedimenti efficaci comportanti nella parziale demolizione e rifacimenti
delle parti suddette eccezione fatta per il corpo di mezzodì compreso quello delle
scuole pubbliche elementari femminili; comunque l’ossatura in genere quanto le
altre parti secondarie della fabbrica trova[va]nsi in buono stato di conservazione.
Come già evidenziato in precedenza la proprietà si completava con un appezzamento
di terreno aratorio vitato in parte ed in parte coltivato ad ortaglia … dovunque
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chiuso da muro di cinta, in cui si estendeva un edificio rustico composto da tettoja, di
stalla per tre capi bovini e superiore fienile, attraversato dal canale di scarico
proveniente dal serbatojo e lavatojo del Parasio.
I documenti successivi, ma sempre relativi al 1889, evidenziano, da parte delle Suore
ormai rimaste in otto, l’accettazione della figura del Comune quale subentrante al
Fondo per il Culto ed anche del teologo Rossari quale nuovo ‘possessore’ del bene 30;
il 13 luglio il consiglio comunale prendeva visione delle condizioni contenute nella
Bozza dell’atto di dismissione dall’Amministrazione del Fondo per il Culto al
Comune del fabbricato ed annesso giardino, monastero ancora abitato dalle
Religiose superstiti riconosciute dalla Legge, ed autorizzava la giunta affinchè
predisponesse gli atti per ottenere l’autorizzazione a cedere in seconda battuta al
canonico Rossari.
Il susseguirsi dei fatti evidenzia come tale scelta fosse in realtà significativamente
caldeggiata dallo stesso Comune anche nei confronti delle autorità superiori
competenti. Infatti nel settembre 1889, in una comunicazione indirizzata al Prefetto
pel Circondario di Pallanza, si puntualizzava che tale cessione non avrebbe
comunque cancellato gli obblighi derivanti dall’atto del 1837 che fino a quel
momento avevano favorito il comune a tal punto da esonerarlo dall’impegno del
servizio di istruzione femminile e che tale struttura sia per l’adattamento dello stabile
…[che] per le condizioni del paese, per la sua posizione e per la distribuzione
interna dei locali [sarebbe stato] difficilmente alienabile.
Il 27 febbraio 1890, con atto rogato dal notaio Giovanni Branca, in Cannobio in una
sala a pian terreno del Soppresso Monastero delle Suore Orsoline, la direzione
generale del Fondo per il Culto, con l’assenso anche dalle suore, cedeva al Comune
di Cannobio, il fabbricato ad uso monastero/convento con chiesa interna ed esterna,
abitazione del Direttore Spirituale, Scuole femminili esterne ed ampio giardino in
catasto aratorio vitato con stalla e fienile detto il Chioso delle Monache ai n.i di
mappa 310, 314, 315, e 322 … confinante da levante la casa degli eredi Pianta,
Piazza e strada comunale, mezzodì e ponente strada comunale, mezzanotte eredi
Pianta 31.
30
ASCCan, Serie I, ctl 207, fasc.7; Serie II, ctl 751, fasc.3.
Tale cessione, da cui risultavano esclusi i mobili, veniva effettuata con tutte le ragioni attive e passive compresa
quella dell’istruzione femminile portata dall’atto di vendita fatto dai fratelli Pianta in favore del vescovo Morozzo nel
1837; al febbraio 1890 risultavano risiedere sei monache superstiti e pertanto il Comune avrebbe dovuto provvedere
alla loro abitazione lì o in altro luogo adatto (ASCCan, Serie I, ctl 207, fasc.7; Serie II, ctl 751, fasc.3; ASNO,
Intendenza di Finanza, ctl. 173).
Con comunicazione in data 25 giugno 1890 l’Intendenza di Finanza di Novara trasmetteva alla Direzione generale del
Demanio e Tasse, con sede in Roma, copia dell’atto della definitiva cessione in capo al Comune sia del monastero che
della chiesa. Dall’operazione, al momento, risultavano esclusi i mobili lasciati in uso alle Religiose, gli arredi sacri,
peraltro in cattivo stato, e di cui era pervenuta apposita richiesta da parte del sacerdote Guappa don Pietro (ASNO,
Intendenza di Finanza, ctl. 173).
31
ex monastero delle orsoline. anst
18
EX MONASTERO DELLE SUORE ORSOLINE
CANNOBIO (VB) - via Meschio e via Zaccheo snc
Il successivo 29 luglio, con atto rogato dal notaio Giovanni Battista Galli, nel
parlatorio del già Monastero delle Orsoline posto al piano terreno, il Comune di
Cannobio cedeva al teologo Canonico don Felice Rossari il fabbricato ad uso
convento con chiesa interna ed esterna, abitazione del direttore spirituale scuole
femminili esterne ed ampio giardino… con vincolo d’uso 32.
Il confronto tra la mappa catastale del 1914 ed il catasto Rabbini -seconda metà del
XIX secolo- non porta ad evidenziare sostanziali cambiamenti sia in merito al
costruito che all’area pertinenziale libera, ma bensì, nonostante le vicissitudini della
‘seconda soppressione’, l’ormai piena attuazione delle condizioni e dei patti definiti
nell’atto del 1837; nel contempo si annota, con riferimento alla particella 691, una
diversa trattazione grafica riconducibile con molta probabilità ad uno differente
sviluppo verticale rispetto ai corpi di fabbrica posti a nord-est del complesso ed in
attiguità alla ottocentesca proprietà Pianta 33.
Con riferimento alla denominazione dei tracciati viari si riscontra il ‘titolo’ di Piazza
scuole femminili, non rintracciato in altra cartografia, apposto nell’area antistante
l’ingresso della chiesa esterna del monastero e da cui, verso sud-ovest, si dipartiva via
S. Giustina tangente l’intera proprietà secondo il profilo già tracciato nella mappa
Rabbini; il percorso di via P.M. Gallarini, costeggiando l’estremo di levante dell’area
del monastero, giungeva a nord-est confermando peraltro l’affaccio sulla Piazza
Santuario della Pietà e sulla Salita al Santuario.
Si ricorda che il 21 dicembre 1889 la Giunta Provinciale Amministrativa aveva autorizzato la Giunta Comunale di
Cannobio ad accettare la dismissione dall’Amministrazione del fondo per il Culto del fabbricato e giardino costituente
il soppresso Monastero delle Orsoline … alle condizioni contenute nella Bozza accettata dalle Parti cioè dal Sindaco
pel Comune, dall’Amministrazione del Fondo per il Culto e dalle Suore Orsoline riconosciute, con che ottenga
dall’Autorità Superiore l’autorizzazione a vendere al … Can. D.n felice Rossari secondo l’offerta presentata in data 1
dicembre 1888 e la perizia redatta dall’architetto Bottini in data 7 febbraio 1889 (ASCCan, Serie I, ctl 207, fasc.7;
ASNO, Prefettura Affari Speciali dei Comuni, 1 versamento, ctl.160, fasc.9).
La valutazione fatta in sede di Consiglio Comunale avrebbe comunque portato al Rossari l’obbligo di alloggiare le
monache e nel contempo avrebbe permesso al Comune di riservarsi il diritto di mantenere nel locale del monastero
attualmente adibito a tale uso le scuole comunali….
32
ASCCan, Serie II, ctl 751, fasc.3.
Le condizioni contenute nell’atto, a cui partecipavano anche le Religiose Orsoline superstiti aventi diritto all’abitazione
nel fabbricato, prevedevano per il canonico l’obbligo di dare abitazione alle monache, mentre per il municipio … il
diritto di usufruire di quella parte di fabbricato che … cont[eneva] le scuole comunali ad uso delle scuole ovvero
quella parte costituita dalle tre grandi aule al primo piano del caseggiato sezione di mezzogiorno dante sulla strada
della Madonnina unitamente alle latrine scala ed andito formante accesso alla strada suaccennata.
Ed ancora, qualora il comune non reputasse più necessario riservarsi tale uso, la porzione di immobile interessata
avrebbe potuto essere acquisita, dietro il pagamento di lire 10.000, e quindi rientrare tra le proprietà del monastero.
Si ricorda inoltre che a partire dal 15 ottobre 1890 l’istruzione elementare femminile cominciò a fare diretto esclusivo
carico al Comune e dalla stessa data le suore orsoline Tomasina Giuseppina, Negri Serafina e Vergani Amata …
entrarono allo stipendio del Comune, che tale impegno scolastico era stato assunto direttamente dalle suore a partire dal
1838 e non senza problemi e/o ‘interruzioni’ fino all’ottobre del 1890 (ASCCan, Serie I, ctl 207, fasc.7).
Ventanni dopo, nel gennaio 1908, la Sottoprefettura di Pallanza comunicava al Prefetto di Novara di riconoscere un
sussidio alle Religiose Orsoline per mantenimento scuola privata (ASNO, Prefettura affari Speciali dei Comuni, 1
versamento, ctl.159, fasc.18).
33
ASVB, Ufficio Imposte Dirette di Verbania, Mappe, Cannobio, n.352, foglio 22.
ex monastero delle orsoline. anst
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EX MONASTERO DELLE SUORE ORSOLINE
CANNOBIO (VB) - via Meschio e via Zaccheo snc
La deliberazione presa dal Consiglio Comunale il 2 dicembre 1923 ed indirizzata a
procedere nell’acquisto di fondo da destinare a parco ed a scuole utilizzando la
rendita derivante dalla vendita del Convento, avviava un nuovo tema di rinnovamento
urbano che vedeva coinvolta in modo significativo sia la proprietà delle suore, ma
soprattutto lo sviluppo dell’area di frangia urbana circostante 34.
Il 1 gennaio 1924 la Società Immobiliare di Novara comunicava al Comune
l’intenzione di valutare la vendita del fondo ex Maffioretti al fine di creare le scuole
ed il parco della Rimembranza e il 27 luglio 1924 il Consiglio Comunale, quale
doveroso omaggio ai Caduti, deliberava di nominare un Comitato pro Viale o Parco
della Rimembranza.
Il 1 marzo 1926 l’Amministrazione del Santuario e per essa il parroco della
Parrocchia Collegiata di S. Vittore M., in accordo con il vescovo Castelli, giudicando
positivamente il viale progettato tra lo stradale internazionale e il Santuario della
SS. Pietà, come segno territoriale tale da accresce[re] onore e decoro al Santuario
stesso … monumento nazionale, offriva in forma condizionata al Comune lire 20.000:
l’offerta sarebbe stata erogata solo nel momento in cui si sarebbe proceduto
all’acquisto della casa Pianta e restituita se non si fosse dato avvio alla realizzazione
del viale entro il 193435.
Il tracciato del nuovo asse stradale, così come si evince non solo dalla
documentazione iconografica preliminare prima che di progetto poi, si sviluppava
esclusivamente all’interno di proprietà private di cui le suore ed i Pianta risultavano i
soggetti maggiormente ‘penalizzati’ in quanto toccati non solo da una riduzione di
area libera, ma anche segnati da un obbligata operazione demolitoria di quei corpi di
fabbrica che in sostanza da sempre si contrapponevano ad ovest rispetto alla facciata
del santuario.
Del 18 marzo 1926 è la deliberazione del commissario prefettizio con cui si
richiedeva al prefetto di dichiarare la realizzazione del nuovo tracciato viariodecoroso onore alla memoria dei cinquantasette gloriosi caduti cannobiesi sul
Teatro della Grande Guerra 1915-1918- intervento di pubblica utilità36 mentre il
successivo 6 aprile ne trasmetteva esplicita richiesta ricordando che l’apertura … del
viale della Rimembranza [avrebbe congiunto] in linea retta il Santuario della Pietà
alla Via Nazionale rendendo così edilizia una vasta zona di terreni [allora] chiusi da
muri e coltivati ad orti37.
34
ASCCan, Serie II, ctl 751, fasc.1.
ASCCan, Serie II, ctl 751, fasc.6.
36
ASCCan, Serie II, ctl 751, fasc.1.
37
ASCCan, Serie II, ctl 751, fasc.6.
35
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20
EX MONASTERO DELLE SUORE ORSOLINE
CANNOBIO (VB) - via Meschio e via Zaccheo snc
Nel contempo i carteggi d’archivio evidenziano come i contatti tra il commissario
prefettizio/podestà ed i singoli privati fossero già in fase ‘avanzata’, a stretto giro di
risposta e, sotto un certo aspetto, di tipo collaborativo ‘interessato’.
Si fa riferimento alla proposta con schizzo allegato presentata inizialmente dal Pianta
(15 maggio 1926), ma che non soddisfaceva in pieno l’esigenze pubbliche in quanto
la cessione della casa Pianta avrebbe comunque dovuto essere completa e non
parziale38; alle contrarietà dell’ex sindaco di Cannobio, il notaio Emilio Testori,
esposte direttamente al Prefetto della Provincia di Novara (aprile 1926), circa la
validità della dichiarazione di pubblica utilità39; alla nuova offerta economica (ottobre
1926) presentata da Francesco Pianta anche in rappresentanza del nucleo famigliare
per la cessione di parte della casa e del terreno, scelta rimasta ancora in forma
sospensiva nel febbraio del 192740.
Il tema del viale, così individuato, sembra avere un momento di riflessione tra il
giugno 1928 ed il marzo 1933.
I carteggi richiamano l’attenzione sulla deliberazione del 15 giugno 1928, a firma del
Podestà, in cui si esplicitava di …far luogo al Parco della Rimembranza
individuando come area interessata l’area demaniale in usufrutto al Comune a valle
del Ponte sulla Strada Nazionale in aggiunta al fondo donato al Comune, in proprietà
alla S.A.Ossidi Metallici41 e sulla lettera della Superiora delle Orsoline -monastero
ormai con qualità giuridica di Ente 42- in data 22 marzo 1933 con cui comunicava al
38
ASCCan, Serie II, ctl 751, fasc.6.
Già il 12 aprile 1926 il Testori, scrivendo al Prefetto della Provincia di Novara, evidenziava la sussistenza in
Cannobio di problemi ben più urgenti rispetto a quello della realizzazione del viale come ad esempio la fognatura, un
nuovo edificio scolastico sia per il capoluogo che per la frazione Socraggio e comunicava la decisione presa dalle
passate amministrazioni volta ad individuare la costruzione di un parco della Rimembranza nella periferia cintata del
terreno acquistato per identificarvi il nuovo edificio scolastico (ASCCan, Serie II, ctl 751, fasc.6).
40
Sulla base della corrispondenza intercorsa in precedenza, Francesco Pianta confermava la richiesta di lire 26.500 per
la cessione di parte della casa e terreno retrostante, da contenersi lungo la linea dell’allora ‘attuale’ cinta del giardino
prospiciente la piazza, specificando che il terreno sarebbe stato ceduto gratuitamente e che avrebbe regalato al Comitato
lire 4.000 qualora si riuscisse ad eliminare la servitù di introspicienza verso le suore, obbligo derivante dall’atto del
1837.
Alle sollecitazione avanzate dall’amministrazione comunale, l’ingegnere Francesco Pianta richiedeva in data 11
novembre 1926, per poter decidere in modo definitivo, maggiori chiarimenti: … il tracciato definitivo della strada sulla
[sua] proprietà, intendendo che detta strada non debba in alcun modo interessare il giardino della casa paterna
prospiciente la piazza … il ripristino della facciata casa Muzioli risultante dalla demolizione … la cessione del tratto di
terreno del chioso casa paterna e ripristino attuale cinta … (ASCCan, Serie II, ctl 751, fasc.6).
Nonostante le trattative fossero già ampiamente in corso con tutte le proprietà interessate dal tracciato del nuovo viale, il
23 febbraio 1927 l’ingegnere Pianta esponeva al Podestà di Cannobio la propria insoddisfazione in merito alla non
definizione della cinta e del terreno del chioso oggetto a cessione.
41
ASCCan, Serie II, ctl 751, fasc.1.
42
Si ricorda che con Decreto Reale del 23 febbraio 1931 veniva riconosciuto al monastero delle Orsoline la qualità
giuridica di Ente. Tale definizione gli avrebbe permesso, verificata la non sussistenza di altri aventi titolo, nell’agosto
successivo di poter accettare l’eredità lasciata da Giovanna Merlini -testamento olografo in data 21.10.1929 ricevuto
notaio Fortunato Reschigna- consistente tra l’altro in alcuni immobili già in possesso del Pio Ente, collocati in mappa
antica alle particelle 310, 314, 305, 322 ed in mappa Rabbini ai mappali 2853, 2854, 2855, 2856, 2857, 2858.
Nella dichiarazione rilasciata dal Podestà di Cannobio in data 20 maggio 1931 la proprietà viene descritta come
Fabbricato ad uso convento con chiesa interna ed esterna, abitazione del direttore spirituale, scuole ed educandato con
annesso ampio terreno a prato e seminativo, stalla e fienile, il tutto formante un sol corpo … tra le coerenze a levante
39
ex monastero delle orsoline. anst
21
EX MONASTERO DELLE SUORE ORSOLINE
CANNOBIO (VB) - via Meschio e via Zaccheo snc
commissario prefettizio di aver visionato il progettato viale al Santuario e di voler
accettare la proposta avanzatale per la gloria del … Santuario e del Borgo43.
Quattro giorni più tardi, nel comunicare anche il benevolo consenso del Vescovo
all’operazione, la stessa Madre Superiore puntualizzava una serie di condizioni legate
alla ricostruzione degli stabili legnaia e pollaio e lavandino, del muro di cinta per
chiudere tutto il terreno -in conformità al muro attuale dell’altezza di almeno mt.4,00
e più sopra un metro di filo spinato, alla realizzazione di sottomurazioni, la cui
corretta esecuzione sarebbe stata a carico del Comune stesso, nella parte dove la
strada si accosta[va] al fabbricato e non ultimo al risarcimento economico che il
Comune avrebbe dovuto versare al monastero mediante il pagamento di lire 10.000,
quale saldo del debito nei confronti dello stesso per il rilascio allo monastero della
quota di fabbricato in uso alle scuole 44.
Accettate le condizioni dettate dalle suore, l’8 aprile 1933 il commissario prefettizio,
scrivendo alla Società Immobiliare Novarese, esprimeva la necessità di procedere,
per la realizzazione del viale, nell’acquisizione di mq 416 di terreno sito in località
Rampadoni di proprietà della stessa società e ricordando la promessa scritta,
controfirmata dal parroco in rappresentanza dell’immobiliare, del 16 marzo 1926 con
cui si dichiarava di cedere l’area a titolo gratuito45; la conferma giungerà dieci giorni
più tardi.
Il 19 aprile il Comune trasmetteva all’ingegnere Francesco Pianta, residente a
Genova, l’ultima soluzione/proposta in cui si prevedeva la cessione della casa in
piazza SS. Pietà con pagamento pari a lire 26.500, la cessione gratuita di mq 250 di
chioso, la realizzazione della recinzione del chioso per un altezza di mt.2,50 lungo il
confine del viale46.
Ed ancora il 3 maggio 1933 l’Amministrazione del Santuario, nel confermare
l’offerta di lire 20.000 avanzata nel 1926, ribadiva la condizione per cui necessitava
Eredi Pianta, piazza e via pubblica a mezzodì la via pubblica a ponente la strada comunale detta di Posmurone a notte
Eredi Pianta (ASNO, Subeconomati dei Benefici Vacanti, b.12).
43
ASCCan, Serie II, ctl 751, fasc.6.
44
Il 28 marzo 1933 il Commissario prefettizio, nel rispondere alla Superiora, rilevava che quanto richiesto risultava
essere gravoso e come contro proposta avanzava un corrispettivo di lire 5.000 da aggiungere alla realizzazione delle
opere.
Gli scambi ‘scritti’ proseguivano anche nel mese di aprile con il punto fermo da parte delle monache e di rimando del
vescovo nella conferma delle richieste indirizzate all’unica questione riguardante … il viale e la cessione terreno di
assoluta necessità per esso lasciando tutti i residuati … propri del Monastero.
In sostanza, l’8 aprile 1933, il Comune accettava le condizioni dettate dalle monache –costruzione di nuovi rustici … in
sostituzione di quelli da demolire e ricostruzione del muro di cinta per tutta la lunghezza del limite settentrionale della
proprietà- purchè la scelta venisse condivisa ed autorizzata dalle autorità superiori (ASCCan, Serie II, ctl 751, fasc.6).
45
(ASCCan, Serie II, ctl 751, fasc.6).
46
Il 20 luglio 1933 il commissario prefettizio specificava al Pianta che la donazione della parte di chioso occupanda
dal viale avrebbe dovuto essere assoggettata a compromesso redatto tra le parti ed ancora che il Pianta, per poter
definire l’accordo, avrebbe dovuto essere investito da regolare procura di vendita nei confronti dei comproprietari della
casa Garatti (ASCCan, Serie II, ctl 751, fasc.6).
ex monastero delle orsoline. anst
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EX MONASTERO DELLE SUORE ORSOLINE
CANNOBIO (VB) - via Meschio e via Zaccheo snc
aver acquistata ed atterrata dal Comune di Cannobio la casa di proprietà Pianta …
abitata dalla famiglia Garatti [e] il nuovo viale … in definitiva costruzione 47.
E’ possibile pertanto riconoscere nel maggio del 1933 l’effettivo avvio della fase di
progettazione e di approvazione delle opere relative alla realizzazione del viale della
Rimembranza.
La relazione tecnica e la Tabella [delle] proprietà da attraversare del Progetto di
massima per la costruzione di un viale fra la piazzetta della SS Pietà e la Strada
Nazionale alla Svizzera, redatto dell’ingegnere Guglielmo Maffioretti, riportano la
data del 30 maggio 1933 mentre il computo metrico e la stima delle opere risultano
datati 24 agosto 1933 e il 31 maggio 1933 il Podestà approvava il progetto 48.
Dalla lettura della relazione emerge che la costruenda strada [avrebbe avuto] inizio
staccandosi dalla Nazionale per la Svizzera a circa mt 270 a nord del centro abitato
di Cannobio (piazza S. Vittore) e dirigendosi verso est [avrebbe raggiunto] in linea
retta la piazza del Santuario di S. Pietà attraverso un’area per la maggior parte
coltivata a prato ed ortaglia ed andando ad interessare in modo significativo,
mediante demolizione, una porzione del fabbricato di proprietà Pianta destinato ad
abitazione civile avente sviluppo verticale su tre livelli compreso il piano sottotetto.
Il nuovo asse stradale avrebbe avuto una larghezza complessiva di metri 11,00 di cui
mt.5,50 nella parte centrale destinata ai veicoli e due viali laterali di larghezza mt.
2,75 ad uso dei pedoni.
Di rimando la Tabella delle proprietà, esplicitando anche la qualità del sito
interessato dal tracciamento, individuava i soggetti interessati: a Bozzacchi Pietro
veniva occupato un coltivo, ad Albertini Tranquillo un magazzino, alla Società
Immobiliare un appezzamento in parte prato ed in parte coltivo, a Reschigna Linda ed
a Zaccheo Vittore un coltivo, al Comune di Cannobio parte di sede stradale, alle
Suore Orsoline dapprima un prato e coltivo e quindi, verso il Santuario, il lavatoio e
la legnaia così come ai Coeredi Pianta una porzione di prato e di coltivo e
successivamente una casa con cortile.
Gli elaborati tecnici progettuali rintracciati, in parte datati ed in parte no, si
esplicitano prevalentemente attraverso spaccati planimetrici e sezioni longitudinali
tesi ad individuare sì il tracciamento della sede stradale, ma soprattutto il profilo
altimetrico in una zona peraltro segnata ancora oggi da forti dislivelli soprattutto tra i
piani ‘interni’ delle proprietà ex Pianta –nord- ed ex monastero -sud.
Le vicissitudini progettuali sembrano non avere fine.
47
48
ASCCan, Serie II, ctl 751, fasc.6.
ASCCan, Serie II, ctl 751, fascc.3,4.
ex monastero delle orsoline. anst
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EX MONASTERO DELLE SUORE ORSOLINE
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E’ infatti del 22 agosto 1933 la proposta trasmessa dall’architetto Vietti unitamente
ad una veduta dall’alto della sistemazione della piazza della Santa Pietà e accesso
alla scalinata del Viale della Rimembranza49.
La lettera di accompagnamento all’elaborato grafico può essere in sostanza
considerata la specifica tecnica della proposta progettuale che vedeva nella modalità
compositiva ed aggregativa della pavimentazione uno degli elementi caratterizzanti:
…la pavimentazione contribuirà a mitigare lo spostamento degli assi visuali. Come
sfondo della rampa ora esistente tra la piazza dal lago e la piazza della S. Pietà si
potrà collocare una fontana (il pavimento ricorda la croce e le canne del vecchio
stemma di Cannobio). Invece lo sfondo della rampa accedente al viale della
Rimembranza è costituito da un obelisco con fascio littorio situato in mezzo al
ripiano che forma la sosta precedente la scalinata.
Da questo ripiano si può accedere al reliquato a destra sistemato ad uso ristorante.
La scalinata del viale si allarga in un pianerottolo a metà rampa dove per
nascondere l’angolo formato dal caseggiato delle Suore si potrà piantare un
cipresso. Debbo far notare che i due corpi di fabbrica della Casa Pianta non sono
sullo stesso allineamento e che la rampa dovrà necessariamente incontrarsi con il
ripiegamento del muro della cancellata di casa Pianta….
E’ pure accennata la decorazione della casa delle Suore approfittando delle due
finestre laterali in alto per formare un motivo decorativo a serliana che ricorda il
motivo della cupola della S. Pietà….
Nonostante le osservazioni presentate anche da ‘esterni’ a Cannobio, ma ancora legati
al Borgo, ad esempio quelle dell’ingegnere Giovanola residente a Milano, tese a
condividere la soluzione Vietti50, il progetto dell’architetto rimarrà solo una semplice
proposta51.
49
ASCCan, Serie II, ctl 751, fasc.2.
1933, 22 dicembre: … posto come base che i rotabili non devono accedere alla piazza del Santuario … l’esecuzione
del viale in un’unica livelletta dalla Nazionale alla piazza della SS.ma Pietà avrebbe implicato la realizzazione di
ingenti lavori di sottomurazione sia della proprietà delle suore che della retrostante casa Pianta. … l’innesto sghembo
del nuovo viale sulla Nazionale oltre ad essere di pessimo effetto risultava essere irrazionale.
… il progetto dell’architetto Vietti che prevede[va] l’accesso a scalinate dalla piazza di SS. Pietà al costruendo viale
attenua[va] nel modo migliore i difetti dei muraglioni … e permette[va] di sviluppare un motivo ornamentale di primo
ordine quali [erano] le scalinate… (ASCCan, Serie II, ctl 751, fasc.6).
Il 26 gennaio 1934 il Podestà, nel rispondere all’ingegnere Giovanola, esprimeva una serie di considerazioni sul
progetto Vietti caldeggiato dallo stesso Giovanola: … La soluzione prospettata col progetto dell’arch. Vietti per il
viale della Rimembranza, molto geniale, era risultata accoglibile, ma nel contempo limitativa nell’interesse della
viabilità che comunque doveva avere la prevalenza …. Il collegamento del viale con la piazza Vittorio Emanuele si
imponeva e pertanto necessitava dare una soluzione che permettesse il transito con continuità.
D’altra parte il progetto come … si presenta[va era] quello ancora del 1926 al quale avevano aderito i maggiori
esponenti del Borgo. La maggiore valorizzazione … contemplava una vera nuova arteria stradale fra viale Vittorio
Veneto e la piazza Vittorio Emanuele (ASCCan, Serie II, ctl 751, fasc.6).
51
Il 10 ottobre 1933 la Giunta Provinciale esprimeva parere favorevole in merito alle opere da realizzare; il 13
dicembre successivo il Podestà deliberava di accettare la donazione di aree per la costruzione del Viale, mentre il 9
aprile 1934 la Prefettura di Novara comunicava al Podestà di Cannobio l’avvenuta trasmissione all’Intendenza di
50
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EX MONASTERO DELLE SUORE ORSOLINE
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Il 28 gennaio 1934 veniva stipulato il contratto con l’impresa Albertini Francesco di
Tranquillo52, il 20 febbraio veniva nominato l’ing. arch. Guglielmo Maffioretti anche
come direttore lavori53, dell’inizio del mese di marzo 1934 è il Verbale d’asta per
alienazione materiali provenienti demolizione della casa Pianta in piazza del
Santuario54 e non ultimo la consegna lavori riporta la data del 10 marzo 55 .
Nel contempo si ricorda che tutte le ‘questioni’ rimaste aperte nei confronti della
consistenza del monastero, troveranno piena risoluzione nella definizione dell’atto,
rogato dal notaio Reschigna in data 31 ottobre 1934, con cui le Suore cedevano al
Comune di Cannobio un appezzamento di terreno consistente in 990 metri quadrati
necessari alla realizzazione/completamento del tracciamento del nuovo viale 56.
Finanza del Decreto di autorizzazione all’acquisto dei terreni e di quello che autorizzava le Suore Orsoline a cedere al
Comune la quota di loro pertinenza (ASCCan, Serie II, ctl 751, fascc.3, 6).
52
ASCCan, Serie II, ctl 751, fasc. 4.
53
ASCCan, Serie II, ctl 751, fasc.1.
54
Tra i materiali depositati temporaneamente in parte nel ripostiglio Pianta ed in parte nel Parrasio si annotava tra
l’altro la presenza dei serramenti interni ed esterni, di un balcone in pietra da taglio con mensole e ringhiera, di travi da
soffitto (ASCCan, Serie II, ctl 751, fasc.3).
Si ricorda che il compromesso di donazione definito tra il Comune di Cannobio e gli eredi Pianta riporta la data del 25
novembre 1933; i Pianta cedevano gratuitamente un’area trattata a prato e coltivo di circa mq 260 situata nell’angolo
estremo del chioso con l’attuale muro di confine formante saliente verso la proprietà delle suore alla condizione che il
Comune a sue spese costruisse un muro di cinta alto cm 250 sul limite della nuova strada e mantenesse la possibilità di
irrigare la porzione di chioso rimasta in proprietà (ASCCan, Serie II, ctl 751, fasc.3).
Nella stessa data veniva definito il compromesso di donazione anche con le altre proprietà interessate dal tracciamento
della strada con la sola condizione della costruzione del muro di cinta in carico al Comune.
Del 17 febbraio 1934 è l’atto del notaio Fortunato Reschigna con cui il Comune acquisiva la proprietà degli eredi Pianta
necessaria alla realizzazione dell’intervento (ASCCan, Serie II, ctl 751, fasc.3).
In sostanza si trattava della casa civile con cortile … via Castello … civico 202 di piani 3, vani 7, n.43 mappa …
coerenziata da proprietà Suore Orsoline a mezzodì, Pellegrini Emilia a notte, piazza a levante e a ponente Suore
Orsoline in via di cessione per la costruenda strada; la casa risultava essere ancora assoggettata a locazione.
55
ASCCan, Serie II, ctl 751, fasc.4.
56
Il 1 settembre 1933 Maffioretti Guglielmo, ingegnere-architetto, giurava in Pretura ad Intra la perizia stragiudiziale di
valutazione della proprietà delle Suore Orsoline da assoggettare a cessione (ASCCan, Serie II, ctl 751, fascc.3, 6).
Il terreno di superficie pari a mq 990, distinto sotto parte 2853, 2854, 2855 trova[va]si chiuso e circondato da altre
proprietà senza la possibilità di accesso da strada che per la loro larghezza permettano il transito di veicoli ma solo
una stradicciola di campagna per pedoni; il tecnico rilevava inoltre che l’intervento di taglio del viale avrebbe garantito
un maggior valore all’intera proprietà.
Del 22 novembre 1933 è il ‘certificato’ rilasciato dalla Conservatoria delle Ipoteche di Pallanza con cui si fornivano le
specifiche relative non solo alla proprietà Pianta, ma anche a quella delle Suore (ASCCan, Serie II, ctl 751, fasc.3).
Nello specifico della consistenza intestata ai Pianta si annotava la registrazione catastale di una casa civile di abitazione
presso la chiesa della Pietà distinta col n.205 … con rustici annessi balconata e porticato con giardinetto dinanzi di 44
vani fra le coerenze a levante strada pubblica a mezzodì piazza della Pietà a ponente e notte giardino; terreno della
casa compreso giardini map. 310, 312, 314, 315, 537 … fra i confini a levante strada pubblica a mezzodì casa
sopradetta a sera Suore a notte strada dei Posmondoni.
Per quanto riguarda invece la proprietà delle Suore si rilevava la presenza di un fabbricato ad uso convento con chiesa
interna ed esterna abitazione del direttore spirituale, scuole femminili esterne ed ampio giardino; aratorio avitato con
stalla fienile detto il chioso della Monache colle acque … n.310, 314, 315, 322 … confini levante casa eredi Pianta,
piazza e strada comunale, mezzodì e ponente strada comunale, notte eredi Pianta.
Il 29 novembre 1933 il Podestà deliberava di acquistare 990 mq in proprietà al monastero con pagamento di lire 10.000
(ASCCan, Serie II, ctl 751, fasc.1) ed l’8 maggio 1934 comunicava alla Superiora che con Decreto n.3600 del 15 marzo
il Prefetto [aveva] autorizzato la Superiora del Monastero a vendere al Comune … un appezzamento di terreno
stralciando dal maggiore fondo che il Monastero poss[edeva]; il terreno nel suo complesso risultava censito in catasto
alle particelle 2853, 2854 e 2855 (ASCCan, Serie II, ctl 751, fasc.6).
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EX MONASTERO DELLE SUORE ORSOLINE
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Il computo metrico estimativo redatto dall’ingegnere Maffioretti in data 24 gennaio
1935 può essere considerato a tutti gli effetti il documento contabile finale da cui,
oltre ai dati prettamente economici, emergono una serie di informazioni tecniche utili
per comprendere le modalità d’intervento soprattutto nei confronti delle diverse
proprietà57.
Nello specifico delle opere di demolizione si riscontra l’operatività sulla casa Pianta,
sui muri di cinta del monastero, delle proprietà Reschigna, Bozzacchi, Zaccheo ed
Albertini, su un modesto corpo di fabbrica –ripostiglio- in capo alla Reschigna e sulla
legnaia, lavanderia e pollaio del monastero.
Per quanto riguarda le opere di costruzione si rileva la ricostituzione dei fabbricati
rustici di pertinenza al monastero, la realizzazione del nuovo angolo del monastero a
cui andava aggiunto il nuovo muro di cinta, opera questa ultima prevista e realizzata
anche per le altre proprietà sia in corrispondenza dell’area prospettante la piazza del
santuario che lungo lo sviluppo dell’intero asse viario.
Nel contempo l’analisi della voce sottomurazione evidenzia come in corrispondenza
soprattutto del fabbricato del monastero - lato destro verso la casa Muzioli, … tratto
muro di cinta all’estremità di ponente del reliquato monastero… e …facciata nord
nuovo edificio – si siano dovute attivare una serie di opere di consolidamento murario
derivanti dall’effettivo forte dislivello sussistente tra la piazza ed il nuovo piano
stradale del viale.
Con riferimento al nuovo edificio annesso all’angolo nord-est del monastero si
ricorda che gli atti contrattuali contengono in allegato un elaborato grafico, privo di
un esplicito richiamo cronologico, da cui risulta la consistenza planimetrica e
volumetrica della nuova porzione di fabbrica ideata per risarcire la ‘perdita’ derivante
dall’accettata demolizione delle porzioni rustiche.
La denominazione edificio aggiunto al Monastero identificava in sostanza un volume
con consistenza di ‘tassello a cuneo’ atto a completare il salto rientrante presente sia
al piano rialzato che al primo piano.
La tavola infatti evidenzia la creazione di nuova muratura solo nello specifico del
limite di nord-est attraverso una quinta caratterizzata da affacci di dimensioni diverse.
Se per il primo piano è possibile ipotizzare che l’unico nuovo vano potesse essere
collegato al monastero attraverso una apertura esistente lungo la quinta di sud, al
piano rialzato l’elaborato non evidenzia alcun effettivo varco, ma solo un’ulteriore
ripartizione interna.
Nel contempo si specificava che il denaro ricavato dalla cessione –lire 10.000- sarebbe ritornato nelle casse del Comune
quale saldo per il prezzo d’acquisto dell’immobile costituente la sede del Monastero … debito … portato dall’atto del
29 luglio 1890 nonché da iscrizione di ipoteca legale accesa il 5 agosto 1890 e rinnovata l’8 agosto 1919 ….
Si ricorda che il ricavato della vendita, decretato inizialmente come assoggettato a mantenimento in forma vincolata,
verrà svincolato, sempre dal Prefetto, il 7 luglio 1934 a condizione che ne fosse beneficiario il comune stesso.
57
ASCCan, Serie II, ctl 751, fasc.4.
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EX MONASTERO DELLE SUORE ORSOLINE
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Il confronto con la situazione attuale riporta l’attenzione, nello specifico del piano
terreno/piano rialzato, sulla continuità di percorso esistente tra questa porzione ed il
corridoio di accesso anche alla chiesa interna e sulla presenza, in prossimità del vano
scala, di un’apertura ad arco di dimensioni non certo secondarie, quasi a confermare
la sussistenza in precedenza di uno dei percorsi primari.
Il confronto tra il primo piano attuale e quello raffigurato nell’elaborato, il
riconoscimento allo stato attuale di un piano ammezzato direttamente accessibile dal
pianerottolo del vano scala posto in aderenza a sud, riporta a rileggere la
denominazione primo piano con qualità di piano ammezzato.
Nel contempo lo spaccato verticale, identificante le quote anche rispetto al nuovo
piano stradale, riporta nello specifico del livello un ridotto sviluppo verticale
lasciando incompleta la modalità di finitura dell’estradosso del solaio di copertura; la
sezione tracciata in corrispondenza della suddivisione interna propria del piano
rialzato evidenzia come all’interno del costruito ‘demolito’ sussistesse già differenza
di quota tra i piani pavimentali con rimando anche a livello fondale.
Per quanto riguarda la quota d’angolo dell’attuale primo piano, anch’essa accessibile
dal corridoio, si annota la conferma sia dello schema ripartitorio interno attuato al
piano rialzato che pressoché della scansione e della modularità delle aperture in
affaccio a nord.
Lo stesso elaborato propone inoltre gli sviluppi altimetrici delle recinzioni e delle
opere in muratura da realizzarsi lungo tutto il tracciato del nuovo viale e quindi anche
sulle altre proprietà interessate dal taglio della nuova strada.
Nel luglio del 1935 il viale risultava terminato e collaudato.
Del 7 luglio 1934 è la fine lavori delle opere edili; il 20 luglio il Podestà approvava il
conto finale sulla base del collaudo effettuato dall’ingegnere Ugo Viterbo in data 13
luglio, mentre del 30 agosto 1934 è il contratto per l’appalto dei lavori di
cilindratura e bitumatura in capo alla ditta S.A. Ing. Emilio Gola e C. di Milano 58.
Al termine dei lavori e soprattutto dagli anni quaranta del Novecento il viale verrà
dato ‘in gestione’ all’Associazione Combattenti: un viale fiancheggiato da magnolie
almeno fino al 1947 ovvero fino a che in Consiglio Comunale si discuteva la
sistemazione del Viale della Rimembranza volta in particolare alla sostituzione delle
piante esistenti in gran parte seccate con piante più idonee … di palma e di ligustrus
nel numero di 58 esemplari, ceduti gratuitamente59.
58
Nello specifico di questa ultima fase gli atti riportano l’intervento della ditta in merito alla cilindratura del manto di
pietrisco fornito e steso in luogo a cura e spese del Comune ed alla successiva bitumatura a freddo (ASCCan, Serie II,
ctl 751, fascc.3, 4, 6).
59
La lettera trasmessa dal Comando del Corpo Forestale di Novara al Comune di Cannobio ed ai Comandi distaccati di
Domodossola e di Cannobio, del 7 dicembre 1946, nel comunicare la gratuità di una fornitura di piantine di ligustrum
ovalifolium provenienti dal vivaio forestale Lancone di Beura Cardezza, evidenzia come la rialberatura del viale della
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EX MONASTERO DELLE SUORE ORSOLINE
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Nella mappa redatta con molta probabilità alla metà del XX secolo, definita mappa
urbana provvisoria, l’isolato in proprietà alle Suore risulta già pienamente definito
secondo la perimetrazione attuale, soprattutto lungo il limite settentrionale ormai
aggiornato con l’inserimento del novecentesco Viale della Rimembranza.
Nel contempo il confronto con la mappa redatta nel 1914, ancora residuale della
situazione catastale Rabbini, porta ad annotare una differenziazione nella
suddivisione particellare interna all’area di pertinenza al monastero: la chiesa risulta
individuata dalla particella B, il monastero ed i rustici ad esso strettamente limitrofi
dalla particella 65, mentre la particella 68, in forma ampliata rispetto al secondo
decennio del Novecento, si colloca quale costruito di riferimento per l’ampia area
‘libera’ posta a nord e nord- ovest60.
Le osservazioni o meglio le richieste presentate dalla Superiora del Monastero delle
Religiose Orsoline di clausura di Cannobio Lago Maggiore (Novara)al Ministero,
con lettera del 2 giugno 1956 siglata anche dal Sindaco, sembrano in qualche modo
presagire la forzata necessità di attivare una serie di opere di rinnovamento che
troveranno esplicito rimando nei cantieri avviati a partire dagli anni sessanta del XX
secolo.
… Il nostro vecchio monastero che conta ormai sette secoli di storia ha bisogno di
urgenti riparazioni per non cadere in rovina e particolarmente una parte del tetto
urge di riparazioni che non si possono più rimandare se si vuol conservare i locali
sottostanti abitati dalle numerose religiose … ricche solo di spirito di sacrificio [che]
vivono in locali ormai inadatti alle esigenze delle nuove generazioni 61.
Rimembranza risultasse necessario anche a seguito dei danneggiamenti subiti durante la permanenza delle truppe nazifasciste (ASCCan, Serie II, ctl 751, fasc.6).
60
ASVB, Ufficio Imposte Dirette di Verbania, Mappe, Cannobio, n.443, foglio 14.
61
I documenti segnalano la sussistenza di una avanzata precedente richiesta di finanziamenti. Il 17 marzo 1937 il
Podestà relazionava in merito alla domanda di sussidio inoltrata dalla Superiora del Monastero delle Orsoline (ASNO,
Prefettura Opere Pie III versamento, b.41).
Nel tracciare le vicende storiche del Monastero, il Podestà evidenziava come, fin dal 1837, in Cannobio la presenza
delle Orsoline si legava all’impegno sociale soprattutto nell’ambito dell’istruzione - provvedere alla gratuita istruzione
delle fanciulle di Cannobio, perseguito anche dopo le soppressioni delle corporazioni religiose del 1866 - continuarono
nel godimento dello stabile e continuarono altresì in compenso le loro gratuite prestazioni di insegnanti … fino al
1890- e comunque fino a che il comune si assunse il carico del servizio dell’istruzione femminile.
Così nel 1937 la Comunità si componeva di 35 persone raccolte sotto l’osservanza della regola della stretta clausura,
pur esercitando un educandato-convitto nel quale veni[va] impartita l’istruzione elementare e quella di coltura
generale corrispondente al corso di avviamento professionale escluse dattilografia e stenografia, ospitandone al
momento soltanto otto. Esercita inoltre l’insegnamento di lavori femminili, cucito rammendo e ricamo a giovinette
esterne.
La struttura viveva con la beneficenza e la più parte del reddito prov[eniva] dal terreno circa un ettaro annesso al
convento, terreno che le Orsoline manualmente coltivano a prato ed ortaglia con molta cura e con assai buon
rendimento. Ben tre mucche [potevano] essere così mantenute sul piccolo fondo. ….il monastero [era] notoriamente in
ristrettezze economiche, così da aver bisogno di aiuti pecuniari.
Un sussidio concesso nella ricorrenza del centenario del monastero riuscirebbe oltremodo significativo ed inciterebbe
le Religiose Orsoline a proseguire l’opera di educazione morale della gioventù femminile di Cannobio, intesa a
formare delle donne veramente fasciste. (ASNO, Prefettura Opere Pie III versamento, b.41).
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Se nel 1961 si registra l’elargizione di contributi per i restauri del monastero anche
sulla base delle richieste presentate tra il 1956 ed il 1957, sempre il 1961 rappresenta
la tappa cronologica di avvio dell’attività edilizia che in modo pressoché costante
coprirà l’ultimo quarantennio del Novecento.
Il 23 gennaio 1961 le Suore presentavano domanda di licenza di costruzione per la
sistemazione interna dell’ala del fabbricato verso Viale della Rimembranza secondo
il progetto curato dal geometra Ceresa Giovanni con studio in Novara 62.
Nel contempo la comunicazione del 16 gennaio 1961, a firma del Sindaco ed
indirizzata al Monastero, individua che le Suore avevano dato inizio a lavori di
sistemazione del fabbricato in fregio al viale …, senza aver richiesto, come da
regolamento, la preventiva autorizzazione che, trovandosi il fabbricato in zona
soggetta al vincolo paesistico, necessitava anche dell’approvazione della
Soprintendenza ai Monumenti, parere autorizzativo, a firma prof. arch. Umberto
Chierici, rilasciato in forma condizionata il 30 marzo 1961: nullaosta a condizione
che le nuove aperture al primo piano vengano situate sull’asse delle esistenti
aperture a pian terreno, che la tinteggiatura sia realizzata su intonaco di calce
abolendo la fascia marcapiano e i riquadri superiori, che vengano adottate anta a
persiana anziché eventuali avvolgibili per l’oscuramento esterno.
Tali prescrizioni, il 20 aprile successivo, a seguito di colloquio … con il geom.
Ceresa, riesaminato il progetto … e sentiti i chiarimenti e le osservazioni , venivano
ridotte al solo fatto che la tinteggiatura [venisse] realizzata su intonaco di calce
abolendo la fascia marcapiano e i riquadri superiori63.
L’autorizzazione comunale –licenza di costruzione n.10/61- riporta la data del 26
aprile 1961 e contiene le prescrizioni date dalla Soprintendenza nelle specifiche del
20 aprile.
La documentazione progettuale rintracciata si esplica attraverso la redazione di una
tavola, datata dicembre 1960, raffigurante la sezione trasversale ed il vecchio
prospetto dell’ala di notte del caseggiato in affaccio sul viale; a questa si aggiunge la
tavola con la raffigurazione della pianta del secondo piano e del fronte rinnovato
riportante inoltre il nullaosta condizionato della Soprintendenza espresso il
30.03.1961 con protocollo n.935.
62
ACCan Edilizia, Pratica edilizia n.10 anno 1961.
Nel febbraio successivo il sindaco richiedeva al monastero di presentare ulteriore documentazione integrativa, quale una
sezione del fabbricato relativa alla parte da sistemare, in modo tale da permettere alla commissione comunale di
edilizia di esprimere regolare parere.
63
Questa ultima nota perveniva a seguito di specifica richiesta di chiarimenti avanzata dal Comune in data 5 aprile: le
nuove aperture al primo piano relativamente all’asse di quelle del piano terreno, vanno bene come da progetto o vanno
modificate? … al posto dei riquadri da eliminare bisogna fare aperture simmetriche a quelle del piano terreno o si deve
lasciare la parete nuda?
Infine, nel farsi partecipe delle ‘regole’ del Monastero, il Comune segnalava la necessità di porre delle grate alle finestre
e quindi l’impossibilità di manovrare i serramenti esterni.
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L’intervento prevedeva in sostanza un riordino dell’intero fronte anche attraverso la
rimodulazione dei pieni e dei vuoti in particolare lungo il secondo livello fuori terra,
modifica compositiva dettata dalla necessità di ripartire gli ambienti esistenti, di
dimensioni ‘sensibili’, in più locali da destinare a camere coi relativi servizi.
Il confronto tra gli elaborati autorizzati e la documentazione fotografica redatta al
termine dei lavori non rimanda ad alcun riconoscimento, per la manica in oggetto, di
vere e proprie operazioni di sopralzo, dubbio questo peraltro esplicitato dall’Ente di
tutela (dicembre 1961) a seguito di segnalazione - lavori di sopraelevazione del
Monastero senza autorizzazione- a cui perverrà regolare comunicazione del 21
dicembre con smentita a firma del Comune.
Il vecchio prospetto, raffigurante l’edificato posto ad ovest del volume ad angolo
creato alla metà degli anni trenta, evidenzia la presenza su entrambe i livelli di soli
affacci ad eccezione, nella porzione più prossima all’angolo nord-est, di un accesso
con soglia elevata rispetto al piano campagna che con molta probabilità aveva sbocco
in un’area cortilizia di servizio ormai cancellata con la creazione della strada.
Se per il piano terreno è possibile riconoscere un nastro di aperture caratterizzate da
dimensioni pressoché consuete, per il livello superiore si annotano affaccci di
modesta consistenza che sicuramente richiamavano ancora la presenza delle ‘celle’ in
uso alle monache e che avevano ‘guidato’ le condizioni ed i patti definiti nel 1837
ovvero nel momento in cui i fratelli Pianta cedevano al vescovo Morozzo il
complesso per la ‘riapertura’ del monastero.
Il prospetto ala di notte evidenzia come in realtà l’intervento ponesse maggiore
attenzione al secondo livello fuori terra creando peraltro un piano sottotetto segnato
esteriormente dalla scansione di ‘aperture lunghe’e con altezza utile, contrassegnata
solo in prossimità delle quinte murarie di facciata e non in asse con la linea di colmo,
tale da definire un ampio volume libero.
Se al piano terreno è possibile riconoscere, seppur in forma minimamente riordinata,
la ripartizione dei pieni e dei vuoti già annotata sull’allora fronte attuale, il livello
superiore, attraverso l’esplicitazione delle opere di demolizione e di costruzione,
evidenzia l’attivazione di una nuova volontà progettuale sia lungo il fronte nord che
nella composizione dimensionale e funzionale degli spazi interni.
Nel contempo si annota che le tavole non riportano alcuna variazione dei fronti
interni della manica anche se è da supporre, visto il risultato finale, una
contemporanea o susseguente attivazione.
Cinque anni più tardi l’interesse edificatorio si sarebbe rivolto su quella porzione di
immobile individuato al foglio 41, mappale 154, posto lungo il limite settentrionale di
viale della Rimembranza, con valenza di reliquato generato, negli anni trenta del
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Novecento, dal tracciamento del viale stesso, fabbrica ancora oggi presente e
definitivamente estranea al complesso del monastero.
Il 4 luglio 1966, infatti, si autorizzava l’ampliamento di fabbricato per casa
d’abitazione di tipo economico o meglio di un piccolo fabbricato già ad uso
ripostiglio per ricavarne un piccolo appartamento per uso foresteria; il 14 giugno
1966, la Soprintendenza, data la modesta entità delle opere previste, esprimeva
parere favorevole a condizione che fossero usati materiali di tipo tradizionale 64.
Come già annotato per la creazione del nuovo volume in addossamento al monastero,
la realizzazione del Viale della Rimembranza o meglio la necessità di creare
continuità di percorso tra la piazza del Santuario e l’innesto con la Strada Nazionale
per la Svizzera ha fortemente evidenziato le diverse altimetrie dei piani calpestio
pertinenziali alle quote edificate perimetrali; anche in questo caso il piano terreno
avrebbe comunque avuto una funzione di piano rialzato.
L’intervento di modesta entità e che ancora oggi risulta scarsamente percettibile fino
quasi a confondersi con la quota secondaria della fabbrica dell’antica casa Pianta, si
collocava nella quota certamente rustica dell’area del monastero ai limiti dell’area
definita nella mappa catastale antica come aratorio avitato giardino e rimasta in
annessione alla proprietà delle suore dopo la riapertura del convento nel 1837.
Il volume, accessibile dalla strada con scala esterna in addossamento e nascosta dalla
quinta di recinzione, si sviluppava attraverso un solo livello fuori terra ripartito
sostanzialmente in tre vani organizzati su pianta ad L, in aderenza a nord ed ad est ad
altri volumi non pertinenziali; tale strutturazione planimetrica risulta evidenziata
anche dalla modalità organizzativa della copertura.
Ma l’intervento che certamente ha maggiormente segnato e modificato l’insieme del
costruito ‘originario’, seppur internamente all’area ‘coltivata’ pertinenziale al
monastero, risulta essere l’edificazione del nuovo edificio scolastico progettato
dall’architetto Carlo Ravarelli di Novara, e tutt’oggi localizzato nell’area già
catastalmente riconosciuta al foglio 14 mappali 65/68 65.
La richiesta, presentata il 31 gennaio 1967, già all’inizio di febbraio veniva respinta
dal Comune per ‘incompletezza degli elaborati’.
Per contro in data 8 febbraio l’architetto Ravarelli, progettista e direttore lavori,
puntualizzava che il progetto era già stato valutato preventivamente dal Provveditore
64
Il progetto e la direzione lavori era stata affidata al geometra Renzo Ferrari di Cannobio; l’intervento, prevedeva
l’utilizzo di laterizi forati per le strutture verticali, di solai prefabbricati tipo SAP per le strutture orizzontali, di coppi
per la copertura, di perlinato in abete per la gronda, di piastrelle in graniglia per le pavimentazioni ed i fronti esterni
presentavano finitura a calce e tinteggiatura in tinta chiara.
La Madre Superiora Maria Carla Vecchio, già in sede di domanda, specificava che coll’intervento previsto non si
da[va] luogo alla formazione di cortili, il fabbricato [veniva] tenuto alla distanza minima di m.1,20 dal limite della
proprietà comunale ed a m.3,50 dal ciglio strada carreggiabile (ACCan Edilizia, Pratica di costruzione edile n.48 anno
1966).
65
ACCan Edilizia, Pratica di costruzione edile n.12 anno 1967.
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agli Studi … e da un funzionario del Genio Civile, comunicava che era già stata
depositata la copia vistata dai Vigili del Fuoco di Novara in data 2 febbraio 1967 ed
in merito alla valutazione autorizzativa da parte della Soprintendenza relazionava
sull’incontro avuto con i funzionari competenti per area territoriale.
L’architetto Lambrocco e la signora D’Agnolo, quali rappresentanti dell’Ente di
Tutela, avevano già avuto modo di visionare un progetto precedentemente redatto …
che contemplava demolizioni di vecchi fabbricati verso via Meschio e su tale
proposta avevano espresso un parere negativo legato in particolare all’impossibilità di
poter … sopprimere le cortine verso la via Meschio.
Il Ravarelli pertanto dichiarava che la soluzione depositata agli atti e su cui era
chiamata ad esprimersi il Comune teneva già conto delle osservazioni ricevute così
che da prediligere una costruzione su area completamente libera [per] non
incontr[are] ostacoli da parte della Soprintendenza.
Tale iter valutativo emerge chiaramente anche dal parere favorevole espresso dalla
Soprintendenza con nota del 16 marzo 1967, prot. n. 925: … visti i nuovi elaborati …
preso atto che la presente soluzione non comporta alcuna modifica all’attuale
aspetto della proprietà verso via Meschio, cui questo ufficio intende mantenere il
carattere tipico dell’ambiente urbano del concentrico di Cannobio, preso atto inoltre
che la nuova costruzione non interferisce con particolari valori di interesse
monumentale e non è tale da turbare l’equilibrio ambientale …; il nullaosta
comunale riporta la data del 21 marzo 1967.
L’intero progetto, con occupazione di circa 840 metri quadrati di area libera,
prevedeva la costruzione di un nuovo edificio in grado di ospitare uno spazio
palestra, un’aula magna, un locale ricreazione e otto aule a cui si affiancavano un
numero adeguato di servizi e di spazi ‘filtro’66.
L’analisi della planimetria generale evidenzia come il nuovo volume, di impatto
certamente non secondario, trovava collocazione in annessione ad ovest a ciò che gli
atti tecnici di perizia tardo ottocenteschi definivano sezione di mezzodì e sezione di
ponente.
Riassumibile in una pianta quadrata con fronte privilegiato a sud –come peraltro lo è
ancora oggi, si poneva in diretta continuità con il costruito storico attraverso un
volume di sarcitura e di rettifica finalizzato alla creazione di percorsi e di una
maggiore e più completa fruizione di ciò che già scarsamente veniva utilizzato ai fini
conventuali.
66
Dal punto di vista costruttivo il progettista, già in sede di richiesta, evidenziava l’uso misto di cemento armato e di
muratura; nello specifico: per le strutture verticali portanti si annotava l’uso del cemento armato e del calcestruzzo
mentre per i tamponamenti si prediligeva il laterizio; per gli orizzontamenti, al reticolo di travi in c.a. si affiancava un
solaio sostanzialmente a struttura mista; la copertura sarebbe stata realizzata con lastre in ‘cemento amianto’ color
ardesia mentre la finitura dei fronti si sarebbe proposta con muratura in cemento faccia a vista e telai prefabbricati in
graniglia.
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Nello specifico del piano terreno si annota la creazione di un nuovo porticato lungo il
fronte nord della porzione meridionale in continuità a quello originario tuttora
esistente, in precedenza in completa apertura sul chioso/giardino. Tale tracciamento
avrebbe dato la possibilità di creare, nel punto di saldatura e per tutta l’estensione
planimetrica della manica, un nuovo vano destinato ad atrio su cui si sarebbe
impostato il nuovo scalone di accesso al piano superiore destinato alla sola attività
didattica in aula; si ricorda che il piano terreno nasceva con la sola destinazione di
palestra/aula magna, di spazio ricreazione e di spazi ad essi accessori.
Il confronto tra la pianta attuale e quella dettata dagli atti progettuali evidenzia però
come l’esecutività delle opere abbia in sostanza portato alla creazione, all’interno
della sagoma ‘originaria’, di una maggiore linearità nell’attuazione delle ripartizioni,
collocando peraltro il previsto spazio palco nella fascia mediana e caratterizzando il
vano destinato alla ricreazione al contenimento di più locali.
Ed ancora il confronto con gli elaborati redatti nel 1966 con valenza di progetto di
massima evidenzia in modo immediato un minore iniziale coinvolgimento nei
confronti della sezione di mezzodì, fatto questo che, seppur con qualche anno più
tardi, avverrà comunque.
Ugualmente al livello superiore l’atrio e lo scalone fungono da elementi focalizzanti
nella ripartizione interna; anche in questo caso, in aderenza alla manica storica, si
annota la creazione di un nuovo loggiato in linea con quello posto al livello
sottostante e di un ulteriore spazio filtro rispetto al costruito che già nell’Ottocento
era in parte destinato ad ospitare le scuole pubbliche elementari femminili.
Il nuovo volume, pensato e proposto secondo linee architettoniche allora ‘vigenti’, si
traduce, nei confronti della manica storica, sia attraverso il richiamo delle modularità
già presenti, sia soprattutto attuando, al primo piano e verso l’interno del chioso, una
chiusa serrata scansione di fasce vetrate -assimilabili a feritoie, tema compositivo che
verrà successivamente ripreso nella sistemazione degli spazi terreni della sezione di
mezzodì.
Sempre del 1967 è l’ulteriore richiesta atta alla realizzazione di una serie di opere
sulla manica meridionale, in affaccio su via Meschio e sulla piazzetta antistante
l’ingresso della chiesa esterna, da destinare a parlatorio atrio foresteria e alloggio
cappellano del Monastero delle Orsoline 67.
L’intervento, da intendersi più come fase di rinnovamento dell’organismo edilizio
esistente che non come una vera e propria modificazione d’uso -utilizzo questo già
ribadito anche nella perizia dell’architetto Bottini dell’inizio del 1889, verrà valutato
positivamente dalla Soprintendenza con parere in data 16 gennaio 1968: … preso atto
che le opere nuove non sono tali da alterare l’equilibrio del contesto ambientale, …
67
ACCan Edilizia, Pratica di costruzione edile n.70 anno 1967.
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nulla osta per quanto di competenza; l’approvazione in sede comunale è del 21
febbraio 1968.
L’intervento sul costruito -due piani per complessivi vani venti- che nel 1973 verrà
definito fabbricato ad uso Casa per ferie, nelle sue risultanze architettoniche finali,
seppur con attivazione temporalmente differita68, richiama la costruzione del nuovo
blocco scolastico terminata il 15 novembre 196869.
Ed ancora l’autorizzazione di agibilità rilasciata il 20 novembre 1970 contiene al suo
interno la specifica relativa alla creazione di 8 vani più un vano accessorio che
contrasta con altre ‘dichiarazioni’ rilasciate nello stesso lasso di tempo.
Il confronto tra le diverse carte porta ad ipotizzare che sia per la casa che per la
palestra si sia esplicitato un iter costruttivo non del tutto lineare con riflesso anche su
una sorta di effettiva confusione cronologica.
Nel precisare che l’analisi della documentazione pertinenziale all’intervento lascia
trasparire una serie di dubbi e quasi certamente un avvenuto ‘cambio di programma’
in fase esecutiva volto anche all’inserimento di vere e proprie fasi demolitorie e di
successive ricostruzioni, si annota che la richiesta di abitabilità presentata dall’allora
Madre Superiora in data 8 ottobre 1969 richiama la sussistenza di un’autorizzazione
edilizia n.554 del 25 gennaio 1968, attivata all’inizio di ottobre dello stesso anno e
terminata alla metà del settembre 1969, di cui peraltro non si è avuto riscontro certo,
se non la dichiarazione del comune che la pratica/domanda, accolta dalla
Commissione edilizia, non poteva avere valore di inizio lavori.
Nel contempo, la comunicazione trasmessa al comune dall’impresa esecutrice delle
opere dichiarando che i lavori per la nuova costruzione su via Meschio avevano
avuto inizio il 14 ottobre 1968 non fa altro che avvalorare l’ipotesi precedentemente
esposta.
Se la lettura degli elaborati redatti non contemporaneamente in forma definitiva può
far trasparire un aggiornamento in fase esecutiva, una più attenta analisi del modulo
di richiesta dell’intervento presentato in sede comunale evidenzia che le opere fin
dalla fase iniziale avrebbero interessato una superficie di circa mq 322 coperti da
edificio già esistente da sistemare, che sarebbero coesistiti solai esistenti e nuovi solai
a struttura mista, murature di mattoni semipieni e murature esistenti e soprattutto che
il rispetto dell’allora attuale linea di gronda potesse in qualche modo indicare la
sussistenza di opere demolitorie.
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L’intervento risulta avviato il 22 febbraio 1968 e terminato il 7 ottobre 1970.
La domanda di abitabilità del complesso scolastico data al 20 dicembre 1968, la fine lavori è dichiarata al 15
novembre 1968 e l’autorizzazione di abitabilità per la scuola di proprietà del Monastero delle Orsoline sita in
Cannobio via don Silvio Gallotti –n.13 vani utili e n.6 vani accessori realizzati su progetto approvato il 21 marzo 1967risulta rilasciata il 9 novembre 1970; nel contempo, il 10 novembre 1970, il sindaco certificava che erano stati avviati il
22 marzo 1967 e terminati il 15 novembre 1968 (ACCan Edilizia, Pratica di costruzione edile n.12 anno 1967).
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EX MONASTERO DELLE SUORE ORSOLINE
CANNOBIO (VB) - via Meschio e via Zaccheo snc
Se l’intervento realizzato sulla manica nord all’inizio degli anni sessanta del
Novecento aveva portato sì ad un rinnovo funzionale contenuto all’interno
dell’originario profilo di fabbrica, la modificazione proposta qui dal Ravarelli
porterà, per gran parte della manica in affaccio su via Meschio, non solo ad una
diversa modalità compositiva dei fronti, ma soprattutto alla ‘cancellazione’
dell’ossatura muraria che su entrambe i livelli avevano identificato il costruito
storico.
Tale intervento andando a toccare ciò che gli atti definivano residenza del direttore
spirituale ed i vani già destinati all’attività scolastica femminile, si innesterà
necessariamente in ciò che può essere riconosciuto ancora oggi come l’area filtro al
cuore del monastero provocando anche la modificazione dell’ingresso ‘pubblico’
rispetto ai tracciati viari limitrofi.
Se tali osservazioni non sorgono direttamente da una prima percorrenza all’interno
dei locali, ma emergono dopo il confronto con le carte d’archivio, la lettura degli
attuali fronti in affaccio su via Meschio e sullo slargo antistante la chiesa esterna, non
lascia alcun dubbio sull’attuazione di una ‘pesante’ ristrutturazione tracciata ancora
una volta secondo le linee architettoniche proposte nel nuovo edificio scolastico.
E’ pertanto possibile riconoscere sostanzialmente la cancellazione delle originarie
ripartizioni interne e l’occultamento o meglio la copertura di ciò che ancora nelle
mappe catastali della metà del Novecento veniva riconosciuto come un cortiletto
interno; tale modificazione andrà solo successivamente a coinvolgere il secondo
piano o terzo livello fuori terra della sezione di mezzodì nella quota più interna ed in
affaccio sulla corte vera e propria del monastero.
L’individuazione grafica delle opere di costruzione e di demolizione riporta
l’attenzione sulla costituzione di nuovi solai, di una nuova copertura e di una nuova
quinta muraria perimetrale in affaccio sull’interno della proprietà; di rimando
l’analisi delle opere demolitorie previste sui fronti esterni e finalizzate alla creazione
di nuovi affacci non permette in modo certo di cogliere l’effettiva consistenza
originaria.
Nello specifico del fronte sulla piazzetta, al secondo livello fuori terra, risulta
tracciato un nastro a loggiato di cui due vani sembrano essere di nuova apertura e/o di
stamponamento, di cui peraltro oggi non ne rimane alcuna traccia in quanto
‘sostituito’ da quattro finestre a profilo retto con richiamo agli allineamenti dettati dal
sottostante portico in sagoma caratterizzato da una sola arcata centrale, risoluzione
ultima in netta dissonanza con quella inizialmente prevista.
Analoghe considerazioni possono essere esplicitate anche per il lungo fronte in
affaccio su via Meschio, tra l’altro di difficile lettura a causa della stretta visuale a
disposizione di chi percorre la via.
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L’elaborato del 1967 evidenzia come in realtà il fronte potesse essere caratterizzato
dalla presenza di due accessi segnati da spalle, cornici e cappello in pietra e/o cotto di
cui uno con definizione superiore ad arco acuto; di quest’ultimo si annota il richiamo
ad altra apertura posta al livello superiore, nella quota più occidentale del piano
facciata. Nel contempo in linea con il primo ingresso, l’elaborato identifica la
presenza di un accennato volume a torre confluente nel profilo della copertura
limitrofa.
Il confronto con altri elaborati, sempre di riferimento al fronte in oggetto, riporta
l’attenzione sulla presenza di un ulteriore accesso di più ampia dimensione
caratterizzato anche esso da spalle, cornici, cappello, sito ad est della ‘torre’.
Il confronto con lo schizzo del fronte proposto nel progetto di massima evidenzia
come in realtà in fase iniziale lo stesso fosse organizzato secondo linee molto
semplici, come si presentasse molto più cieco e come le ghiere in cotto, ancora oggi
visibili, fossero tracce solo in parte leggibili; inoltre, nella porzione di levante
prossima alla chiesa esterna, si annota il tracciamento di uno stacco orizzontale forse
ricollegabile ad una crescita edilizia differenziata.
Se per la sezione di levante, occupata in gran parte dalla chiesa, dagli spazzi accessori
all’uso liturgico e da modesti spazi di servizio gli anni della seconda metà del XX
secolo non configurano ne testimoniano in nessun modo alcun intervento, gli anni
ottanta del Novecento richiamano l’attenzione sull’attivazione di una serie di opere
atte all’adeguamento della manica di ovest, in precedenza con affaccio su area libera
ed allora come oggi invece su spazi parzialmente occlusi dalla costruzione della
‘nuova scuola’.
Il 7 gennaio 1984 la Madre Superiora chiedeva l’autorizzazione alla esecuzione di
interventi di recupero edilizio dell’ala ovest del fabbricato del Monastero. … Gli
interventi comprend[evano]: consolidamento statico, dotazione di servizi ed impianti,
manutenzione straordinaria di copertura, serramenti pavimenti.
Il progetto, affidato nuovamente all’architetto Carlo Ravarelli di Novara, non
prevedeva modifiche volumetriche, di prospetti e variazioni di destinazione d’uso ed
andava ad interessare il recupero di [una] edilizia in stato di degrado di tipo
residenziale 70.
La relazione dell’architetto Ravarelli, redatta il 6 gennaio 1984, evidenziava come
l’ala ovest del monastero, contrariamente alle altri parti, non [era] mai [stata]
oggetto di interventi radicali e versa[va] in condizioni di degrado sia per quanto
riguarda[va] le condizioni strutturali che per la situazione igienica e funzionale.
70
L’atto concessorio risulta datato 16 aprile 1984 e l’approvazione regionale del marzo precedente(ACCan Edilizia,
Pratica 2/84).
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In merito alle problematiche strutturali il tecnico rilevava segni di degrado
sull’orditura lignea della copertura e segni di cedimenti nei solai in legno posti sia al
primo che al piano sottotetto; i serramenti esterni ed i pavimenti erano in precarie
condizioni e tutta la manica risultava priva dei necessari servizi.
L’unico ambiente in buone condizioni [era] il salone del parlatorio grande, coperto a
volta. Tutti gli altri [erano] stati dismessi dall’uso. L’antico forno al piano terreno,
non più funzionante, [era] utilizzato come deposito….
Il programma di intervento si propone[va] di restituire agibilità [mediante]
interventi di manutenzione straordinaria, di consolidamento statico, di dotazione di
impianti e servizi.
Nell’evidenziare che non veniva operata alcuna modifica di destinazione d’uso, si
segnalava che l’unico locale di cui non si confermava l’utilizzo era il vecchio forno
attraverso il riuso come piccola cappella interna.
In effetti gli elaborati grafici, nello specifico della tavole dei rossi/giallo, identificano
per il piano cantina l’inserimento di modeste e limitate ripartizioni interne, per il
piano terreno la creazione della cappella interna attraverso l’ampliamento di un vano
mediante la parziale demolizione di un muro di spina e per il livello superiore la
rimodulazione dello spazio interno secondo il modulo di camera-bagno.
La razionalizzazione degli impianti aveva inoltre portato alla creazione dell’unico,
ancora oggi, vano ascensore atto a servire tutti i livelli.
Se per i fronti non si riscontrano interventi, gli spaccati verticali riportano sia nella
quota di fabbrica caratterizzata da piano cantina che nella porzione restante la
demolizione dei solai in legno e la ricostituzione di nuovi orizzontamenti; non si
riscontrano evidenti opere sulle coperture.
Ulteriore conferma del realizzato emerge dalla documentazione presentata nel
maggio 198571 con valenza di variante per le piccole modifiche di tracciati interni
legate in particolar modo all’ opportunità di migliorare la funzionalità dei vani al
piano 1° ed alle ‘sorprese’ emerse dall’esecutività su un costruito ‘vecchio’.
Come il biennio 1966-1967 anche il 1984 si configura come nuovo momento
edificatorio.
Il 12 ottobre 1984, dieci mesi più tardi rispetto alla richiesta di adeguare gli spazi
dell’ala di ovest, veniva presentata una nuova richiesta per eseguire interventi di
ristrutturazione interna senza variazione di volume e senza modifica dei prospetti, al
71
Il 29 maggio 1985 Suor Luigia Ronchi in rappresentanza del Monastero presentava richiesta per apporre varianti al
progetto di sistemazione dell’ala ovest … di cui alla Concessione n.2/84 rilasciata in data 9.4.1984 (ACCan Edilizia,
Pratica 2/84).
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secondo piano del fabbricato costituente l’ala sud del Monastero 72, cioè di quella
manica già oggetto di ristrutturazione circa vent’anni prima.
In sostanza le opere, progettate ancora una volta dall’architetto Carlo Ravarelli,
avrebbero portato alla creazione di più camere a due letti all’interno di un unico
camerone collettivo in affiancamento ad una corretta dotazione di servizi igienici
riservati per ogni camera.
E’ pertanto ipotizzabile che i fronti di intervento aperti nel 1984 avessero comunque
una finalità pressoché comune ed interessata a garantire una corretta funzionalità
degli ultimi livelli occupanti il complesso solo in parte.
Ed è infatti ‘cumulativo’ l’atto di abitabilità e usabilità , datato 27 novembre 1985, in
cui si fa esplicito riferimento agli atti concessori n.2/84 del 16 aprile 1984 e
n.96bis/84 del 1 marzo 1985, ovvero rispettivamente alla manica ovest ed alla manica
sud.
Nell’insieme della documentazione edilizia propria della seconda metà del Novecento
oltre a riscontrare l’attivazione di una serie di interventi mirati al riadeguamento
dell’intera fabbrica agli usi scolastici e di convitto/collegio, le carte propongono una
richiesta di rifacimento [della] facciata [del] Monastero su Piazza S.S. Pietà ovvero
di quella porzione di fronte in alcun modo toccata dalla creazione/realizzazione del
nuovo viale della Rimembranza, ma testimone del centenario di ‘rifondazione’ del
monastero.
La richiesta risulta infatti relativa all’attivazione di opere di scrostazione e
rifacimento del muraglione di cinta, sito in piazzetta S. Pietà, … su cui si trovavano
raffigurati S. Orsola e due rettangoli con la data ricordo del centenario, avvenuta il 6
dicembre 1937 … molto rovinata ed … irrecuperabile e quindi la cancellazione ed il
rifacimento della stabilitura in rustico, come tutta l’altra parte del muraglione 73.
Il Comune il 13 giugno 1983 concedeva sì il nullaosta ma ‘imponeva’ che il dipinto e
relativa incorniciatura [fossero] mantenute e possibilmente restaurate.
Gli interventi succedutesi nel corso degli anni novanta del Novecento, di scarso
interesse per la consistenza edilizia dei diversi corpi di fabbrica, avranno come
oggetto prevalentemente la necessità di adeguare il complesso alle normative vigenti.
Dal 2005 l’intero complesso, compresa la chiesa esterna, risulta inutilizzato;
attualmente parte del piano terra del ‘nuovo edificio scolastico’ ospita un presidio
medico ambulatoriale pubblico.
72
L’atto autorizzativo, rilasciato in data 1 marzo 1985 previo parere favorevole della Regione Piemonte espresso il 31
gennaio 1985, risulta identificato dal numero 96/84; i documenti attestano la fine lavori al 21 settembre 1985 (ACCan
Edilizia, Pratica 96bis/84).
73
ACCan Edilizia, Pratica 30/83.
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Le prime notizie relative all`esistenza del monastero dei frati Umiliati