Il racconto di viaggio nel
Novecento
Corso di Laurea Magistrale
Storia contemporanea, a.a. 2014-2015
Carta mondo arabo
Carta MO
Note di storia I
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Il declino dell’impero ottomano, già evidente
nella guerra di Crimea, si accentua con l’avanzata
coloniale: alla vigilia della prima guerra mondiale
tutto il nord-Africa è sotto controllo europeo. Solo
il Medio Oriente è ancora governato dagli ottomani.
Dopo la prima guerra mondiale, Francia e
Inghilterra si spartiscono il controllo del Medio
Oriente. L’Inghilterra ottiene il Mandato sulla
Palestina, dove si impegna a favorire la nascita di
una “national home” per gli ebrei in Palestina. La
migrazione ebraica si intensifica.
Il mandato inglese dura fino al 1947
Note di storia II
L’ONU, con la risoluzione 181, stabilisce la
divisione della Palestina in due stati, uno
per gli ebrei e uno per i palestinesi, con
Gerusalemme città internazionale. Gli ebrei
accettano, i palestinesi rifiutano
Nel 1948 nasce lo Stato di Israele
Gli stati arabi dichiarano guerra a Israele, ma
vengono sconfitti. Israele ingrandisce il suo
territorio: la Cisgiordania va sotto il controllo
della Transgiordania, la Striscia di Gaza passa
sotto l’Egitto, Gerusalemme divisa in due tra
Transgiordania e Israele
1949-1967
Note di storia III
1967. Con la guerra dei Sei giorni Israele occupa il
Sinai, la Cisgiordania, Gerusalemme, le altre del
Golan.
1987. Scoppia la prima Intifada, la rivolta delle pietre
dei palestinesi contro Israele
1993. Accordi di Oslo. Nei fatti la situazione rimane
pressoché invariata
L’occupazione israeliana si fa più serrata con la
costruzione del muro (2002) di separazione tra
Israele e la Cisgiordania lungo oltre 800 km, con le
operazioni ‘Piombo fuso’ (2008-2009)e ‘Pilastro
di difesa’ (2012) contro la Striscia di Gaza
Il viaggio nel Novecento
Il Novecento: diverse tipologie di
viaggiatori e di racconti di viaggio
 Le saghe familiari e le autobiografie
 Le guide per i pellegrini
 Il turismo politico
 La poetica del vagabondaggio
 Il corrispondente di guerra
 Gli antituristi politici e i cooperanti
 I reporter “per caso” e il web
 I racconti di israeliani e palestinesi
Le saghe familiari
Le guide turistiche tolgono al diario di viaggio la
sua valenza didattica
La prima metà del XX secolo è raccontata anche
attraverso un nuovo genere:
 racconti di chi dall’Occidente si è trasferito là
 racconti di emigrati o esiliati in Occidente
Queste opere non si possono includere nella
narrativa di viaggio, ma piuttosto nei viaggi
della memoria, come sostiene ad esempio Berta
Spafford: “Ho incominciato a registrar le esperienze
dei miei genitori in Gerusalemme e altrove in modo
che servissero da memoria ai miei figli e nipoti”.
Quattro esempi di saghe familiari
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Berta Spafford, Our Jerusalem. An
American Family in the Holy City. 18811949
Sirine Husseini Shadid, Souvenirs de
Jerusalem, 1999
Said Aburish, Children of Betany. The
story of a Palestinian Family, 1991
John Melkon Rose, Armenians of
Jerusalem. Memories of life in Palestine,
New York, 1993
Le autobiografie. Il caso di Rula
Jebreal
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Rula Jebreal, palestinese, giornalista e scrittrice residente in
Italia, racconta, ne La strada dei fiori di Miral, mezzo
secolo di storia Palestinese.
Dal libro è stato tratto il film “Miral”, molto contestato,
soprattutto negli Stati Uniti, da diverse organizzazioni
ebraiche.
Una protesta è stata intrapresa anche dal governo israeliano
che ha tentato, vanamente, di impedire la prima statunitense
del film organizzata presso la sala dell'Assemblea generale
delle Nazioni Unite il 13 marzo 2011.
In seguito alle polemiche, il regista Schnabel, lui stesso di
origini ebraiche, ha replicato: “Io amo lo stato di Israele. Io
credo in esso, e il mio film è per proteggerlo, non per
arrecargli del male. Ma se non ascoltiamo l'altra parte non
avremo mai la pace”
Rula Jebreal
Continuano i pellegrinaggi
tradizionali
A Torino è nata l ’ Opera diocesana pellegrinaggi
(1999)
I pellegrini hanno fatto e fanno riferimento alle
Guide della Custodia di Terrasanta, a partire
dal “Libro d’Oltramare” di Nicolo’ Poggibonsi
(1346-1350) alla “Guida del pellegrino divoto in
Terra Santa” di Francesco cassini di Perinaldo
(1856), alla “Guida di Terra Santa” di Donato
Baldi, 1953
Ultimo di questi prodotti: la “Guida di Terrasanta
per il terzo millennio”
Obiettivi e modalità del moderno
pellegrinaggio secondo le Guide di
Terrasanta
Le guide di Terrasanta:
 confermano che il pellegrinaggio garantisce
l’indulgenza plenaria
 indicano le condizioni per ottenere l’indulgenza
(confessione, comunione, etc.)
 danno informazioni storico-politiche sulla Palestina
con pretesa di neutralità
 considerano il testo biblico come fonte storica
Come nei diari di Eteria e del Pellegrino di Bordeaux,
la descrizione dei luoghi è accompagnata da brani
del Vangelo o della Bibbia
La poetica del vagabondaggio
Nell’ultimo decennio del novecento, sono
stati pubblicati molti i libri sul camminare,
come antidoto alla rapidità che permea la
nostra esistenza e come gesto trasgressivo
e affermazione di libertà
David Le Breton, ne Il mondo a piedi.
Elogio della marcia, (2003), sostiene che
la marcia “è attività antropologica per
eccellenza, che accende nell’uomo il
desiderio di capire”
Sebastiane de Fooz
Sebastiane de Fooz, in A piedi a Gerusalemme. 184
giorni, 184 volti, racconta il suo viaggio da Gand a
Gerusalemme (2005)
“Ovunque, dal Medio Oriente alla Germania e all’Austria, ho
incontrato gente che mi ha dato tutto quello di cui avevo
bisogno. Sono partito senza denaro perché volevo vedere
fino a dove può arrivare la bontà delle persone. Mi hanno
colpito le raccomandazioni ricevute ogni volta che mi
avvicinavo a una frontiera: fai attenzione di là, mi
dicevano, è pericoloso. Più mi avvicinavo al Medio Oriente,
più le raccomandazioni si facevano pressanti. Tuttavia in
ogni paese sono stato invitato in famiglie che mi
trattavano benissimo. Mi sono reso conto dell’importanza
di accogliere l’altro, senza giudicarlo” (intervista Fooz da
Il Manifesto, 3 dic 2010)
Enrico Brizzi e Marcello Fini
Enrico Brizzi e Marcello Fini si recano a
Gerusalemme nel 2008, e percorrono a piedi il
tratto Akka-Gerusalemme
 Nel loro diario, La via di Gerusalemme, lo spazio
dedicato alla Terrasanta è molto scarso
 Le notizie storiche sono proposte in modo superficiale
e raffazzonate
 È evidente una particolare attenzione a Israele e
l’insinuazione che andare nei Territori Occupati
palestinesi sia pericoloso, o anche solo nei quartieri
arabi
 Non vanno oltre il Monte degli olivi, l’antico confine
“tra la civiltà e il deserto”.
Viaggi in terre di conflitto: il
corrispondente di guerra
A partire da metà Ottocento nasce la figura del
corrispondente di guerra, per raccontare viaggi in
territori di conflitto
 Fino alla Guerra di Crimea gli articoli per i giornali e i
racconti di guerra vengono scritti da ufficiali subalterni
che partecipano alla guerra.
 Con Crimea i direttori del Times decidono che si deve
cambiare il metodo tradizionale con cui i giornali seguono
l’andamento delle guerre, e inviano sul posto il primo
tra i corrispondenti di guerra: William H. Russel.
 Con la prima guerra mondiale cambiano le regole
delle corrispondenze di guerra: i giornalisti vengono
considerati come organo di propaganda del governo
(demonizzazione del nemico)
Un viaggiatore anomalo: T.E.
Lawrence
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Nato 1888, acquisisce presto una vasta conoscenza del
mondo arabo. Partecipa in qualità di archeologo alle spedizioni
del PEF e viaggia dall’Egitto alla Giordania alla Siria
A partire dal 1914 è al servizio cartografico dello stato
maggiore dell’esercito inglese, e poi all’Intelligence militare
e politica inglese
Usato per sfruttare il malcontento arabo, partecipa
attivamente alla prima guerra mondiale, mediando tra gli
interessi inglesi e quelli del mondo arabo del Medio Oriente.
La sua esperienza è trascritta in un diario, I sette pilastri
della saggezza, da cui nel 1962 David Lean ha tratto un film,
Lawrence d’Arabia, diventato un classico del cinema
Il suo lavoro si situa a metà tra quello del corrispondente
di guerra precedente alla guerra di Crimea e quello del
moderno reporter di guerra
La professione di corrispondente di guerra e
di reporter secondo Ryszard Kapuscinski
Ryszard Kapuscinski (1932-2007) è il più
importante corrispondente di guerra degli ultimi
trent’anni
 Secondo lui il giornalismo consiste nello studio della
storia nel suo farsi.
 La sua è un’attenzione antropologica verso i modi di
vivere e di pensare delle persone oltre gli stereotipi
dell’orientalismo: “Viviamo in un mondo molto
complicato: sono emerse nuove culture e nuove società
che hanno portato tensioni, guerre, conflitti etnici e
religiosi; chi ha la possibilità di viaggiare ha il dovere di
mostrare che anche gli altri hanno sentimenti e bisogni
degni di essere conosciuti e compresi. Chi conosce le
altre società deve testimoniare sul loro conto”
I reporter di guerra in Palestina
Sin dal 1967, dopo l’occupazione israeliana
della Cisgiordania e della Striscia di Gaza,
la regione è stata meta di giornalisti e
reporter di guerra, alcuni dei quali hanno
scelto di lavorare solo nella regione
mediorientale.
Tra essi gli italiani Stefano Chiarini, Paola
Cariddi, unica ad aver tradotto in libri i
suoi servizi, Michele Giorgio, che ha scelto
di vivere a Gerusalemme
Il turismo politico
Si tratta di un fenomeno che inizia fine anni 20: si
tratta di intellettuali occidentali che visitano
l’URSS x capire il funzionamento del governo
bolscevico
 Negli anni Trenta poi molti scrittori studiano il
nazismo e il fascismo. Negli anni Sessanta
l’attenzione si concentra su Cuba, negli anni
settanta sulla Cina e sul Vietnam, e negli anni
Ottanta sul Nicaragua
 I resoconti di questi viaggi spesso presentano
mondi idilliaci che si muovono compatti verso il
progresso
Il Political Pilgrims di Paul Hollander (1981)
Paul Hollander (1932, Ungheria) è un giornalista
conservatore e critico del comunismo.
Considera i visitatori dell’URSS dei pellegrini, perché
vedono nel comunismo la panacea di tutti i mali, e
dei turisti perché interpretano la realtà partendo da
idee preconcette: “I resoconti di viaggio potevano
costituire un materiale di studio originale su quelle
società che sono, complessivamente segrete,
chiuse poiché forniscono poche affermazioni
attendibili sul loro conto. Quasi subito tuttavia mi
resi conto che gli scritti di viaggio che descrivevano
qs. Società rivelavano molte più cose sui loro
osservatori che sui paesi osservati”.
Gli antituristi politici
Sono viaggiatori che si sforzano di liberare la
propria scrittura dalle griglie di lettura delle
realtà imposte dal potere politico.
In questo filone si colloca il reportage dei cooperanti
che viaggiano in Palestina.
Libri scritti da attori della cooperazione
 Sotto forma di diario (Muri, lacrime, zatar, di
Gianluca Solera)
 Sotto forma di raccolta di storie o monografie
tematiche (Marisa Musu, I bambini dell’intifada; A.
Lonni, Fra Muri e check points)
 Sotto forma di testimonianza diretta (Restiamo
umani, di Vittorio Arrigoni)
I racconti della solidarietà: Gianluca Solera
Da Muri, lacrime, zatar, di Gianluca Solera
 Il viaggio cominciò “nel settembre del 2004 un viaggio nel
tempo e nello spazio, che portò via due anni della mia vita
tra andate e ritorni, in quella regione del mondo senza
confini certi che alcuni chiamano Samaria, Giudea e Gaza,
altri Territori palestinesi occupati, altri semplicemente
Israele, altri quel che resta della Palestina, e altri ancora
Terra Promessa, Terra Santa o Waqf islamico. Per me era
qualcosa di indefinito, che volevo conoscere, spinto dal
desiderio di lasciare i corridoi e gli uffici del Parlamento
europeo e da quello di approfondire i miei studi di arabo
“Ci sono troppi fedeli che vengono in pellegrinaggio in
Terrasanta, si fermano qui a Gerusalemme e non vedono
niente”
Solidarietà come percorso di
conoscenza
A. Lonni, Fra Muri e check points
Si tratta di un viaggio attraverso la quotidianità
dell’infanzia: sono storie di bambini, la
componente più numerosa e fragile della società
palestinese.
 Sono bambini della Città vecchia, bambini delle
zone residenziali, bambini dei villaggi di qua e di
là del muro, bambini dei campi profughi
Particolare attenzione è rivolta alla dimensione
sociale, al sistema educativo palestinese e alla
sfida dell’istruzione
La testimonianza in diretta del
conflitto
Durante la prima intifada (1987-1992) il
fax ha rappresentato la vittoria sulla
censura
Al tempo di internet il reportage avviene
in tempo reale
La testimonianza diventa un dovere,
un atto di condivisione, una
partecipazione, nel senso dell’esser di
parte in modo consapevole
Reporter per caso. Vittorio Arrigoni
Durante l’operazione ‘Piombo fuso’, nella Striscia di
Gaza, il cooperante italiano Vittorio Arrigoni ogni giorno
trasmette, dagli internet point forniti di un generatore, la
cronaca quotidiana della guerra
 La testimonianza diventa un dovere, un atto di
condivisione, una partecipazione
 “Il console mi ha gentilmente pregato di cogliere
quest’ultima opportunità, aggregarmi alla suora e
scampare da questo inferno. L’ho ringraziato per la sua
generosa offerta ma da qui non mi muovo, non ce la faccio.
 Per i lutti che abbiamo vissuto, prima ancora che italiani,
inglesi, spagnoli australiani, in questo momento siamo tutti
palestinesi. Se solo per un minuto al giorno lo fossimo tutti,
come molti sono stati ebrei durante l’olocausto, credo che
tutto questo massacro ci verrebbe risparmiato”
Gaza durante l’operazione
‘piombo fuso’
I racconti degli Israeliani
I viaggi sul territorio degli israeliani sono
stati oggetto di attenzione da parte degli
scrittori (ad esempio il romanzo di David
Grosmann, A un cerbiatto somiglia il mio amore)
Gli itinerari proposti ai turisti includono:
 i luoghi santi
 i kibbutz
 il turismo balneare, di evasione e riposo
 Il turismo militare: far conoscere la potenza
militare israeliana
VIP Tours Israel, Israel Army
Tours

Meet the IDF forces
and become part of
their life. Meet the
soldiers; see
demonstrations of
equipment in use.
Visit an Israeli
Army Base and
adapt an
Israel army units
I racconti dei palestinesi e la
conoscenza del territorio
Molti sono i racconti da parte palestinese: si
tratta di una forma di denuncia della
situazione politica e soprattutto dei
cambiamenti e della trasformazione del
territorio a seguito della occupazione
Elementi ricorrenti:
- volontà di capire i diversi punti di vista e gli
errori anche da parte dei palestinesi
- confronto passato presente e il
cambiamento
Mourid Barghuti, Ho visto
Ramallah
Murid Barguti era studente universitario al Cairo
nel 1967. E’ stato costretto all’esilio fino agli
Accordi di Oslo. Ritorna a Ramallah nell’estate del
1996 e racconta il viaggio e il mondo nuovo
che gli appare nel volume Ho visto Ramallah
 Per questo libro ha ricevuto il premio Mahfuz per la
letteratura.
 La sua è una scrittura priva di amarezza e
risentimento
 Tutto verte sulla trasformazione dei luoghi e sulla
memoria, sui cambiamenti della vita quotidiana e
sulla solidarietà
Raja Shahade, Il Pallido dio delle
colline
Raja Shahade, avvocato, residente a Ramallah,
racconta nel suo libro, Il Pallido dio delle
colline, sette passeggiate tra le colline e i villaggi
della Cisgiordania, della zona di Gerusalemme e
intorno al Mar morto, in un intervallo temporale di
circa trent’anni.
 “ Quando ho cominciato a fare passeggiate sulle
colline palestinesi, 25 anni fa, non mi rendevo conto
di attraversare un territorio che stava scomparendo.
Per secoli le colline dell ’ altopiano centrale della
Palestina, che degradano da un lato verso il mare e
dall ’ altro verso il deserto, erano rimaste
relativamente immutate” .
… continua….
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Ogni passeggiata rappresenta un viaggio nel
tempo e nello spazio.
“La Palestina è stata costantemente reinventata,
con conseguenze devastanti per i suoi abitanti
originari. Che si trattasse di cartografi che
dovevano tracciare mappe oppure di viaggiatori
che descrivevano il paesaggio nei loro racconti e
libri di viaggio, ciò che importa loro non era il
territorio reale con i suoi abitanti, ma la conferma
delle
convinzioni
religiose
o
politiche
dell ’ osservatore o del lettore. Posso soltanto
sperare che questo libro non ricada in quella
tradizione”.
… continua….
La sahra, il viaggio sulle proprie colline
“Mio nonno amava andare a fare una sahra con suo cugino,
Abu Amin… “prendevano un po’ di provviste, si
incamminavano verso le aperte colline, e scomparivano
per tutta la giornata, talvolta per settimane e per mesi.
Spesso non avevano una meta precisa. Partire per una
sahra vuol dire girovagare liberamente, a piacimento,
senza limiti. La forma verbale del termine significa
liberare il bestiame al pascolo il mattino presto,
lasciandolo vagabondare e brucare in libertà… un uomo
che parte per una sahra vaga senza meta, senza limiti di
tempo né di spazio, va dove il proprio spirito lo conduce,
per nutrire l’anima e ritrovare freschezza. Partire per una
sahra significa lasciarsi andare. E’ una cosa tutta
palestinese, uno sballo senza droghe” (Raja Shahade)
… continua…
La scrittura come viaggio:
“mentre lavoravo a questo libro mi sono reso
conto che l’atto stesso di scrivere costituiva
l’ottavo viaggio. Non sapevo dove mi stavo
dirigendo in questa particolare ricerca, né
come si sarebbe conclusa. Mentre la scrittura
procedeva ho capito che talvolta ero colpevole
di omissione e parzialità, esattamente come
quei viaggiatori del XIX secolo che avevo
criticato”.
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