Editoriale
di Giangi Cretti
C
he dire, che non suoni sgradito? Fuggendo la tentazione di polemizzare:
perché non ne vale la pena; perché la polemica dà fastidio; perché, anche
nel caso specifico, il dissenso non è considerato un valore.
E allora tanto vale lasciar perdere e non disquisire sui tempi e i modi dell’organizzazione, o indugiare chiedendosi se i giovani che si sono riuniti a Roma
siano davvero rappresentativi della complessità dell’universo giovanile targato
Italia che a vario titolo gravita fuori dai patri confini. Del pari vano, arrovellarsi sulle affinità (elettive? elettorali?) che accomuna il 18nne che esplode di
speranza al 35enne, padre di famiglia, che si destreggia per evitare che la delusione ceda il posto alla rassegnazione
In fin dei conti, a chi giova alimentare il dubbio che prende corpo di fronte al
linguaggio - antico nella forma e burocratico nei contenuti (sigle e richieste
polverose, la legge n. X che s’accoppia incestuosamente con quella n. Y) - con
cui sono stati redatti documenti nei quali, sin dalla modalità comunicativa, il
vero assente è un qualsiasi elemento di novità?
Tanto vale prenderne serenamente atto: la prima conferenza dei giovani italiani nel mondo ha avuto luogo. La speranza è che non sia stata celebrata.
Ha confermato che essere giovani non è un talento, ma una condizione temporanea del corpo, che non necessariamente coincide con quella dello spirito. In
fondo, è l’unica malattia dalla quale si guarisce troppo rapidamente.
Ma, al di fuori di tutta una serie di giustificate perplessità di chi la vissuta da
interessato osservatore, per i giovani che si sono incontrati a Roma è stata
un’esperienza unica. Galvanizzati dall’entusiasmo possono davvero rappresentare un potenziale, che sarebbe colpevole mortificare. Da lì, nei vari Paesi,
si dovrebbe ripartire. Non per sfogliare il libro dei sogni. Molto più proficuamente, per cercare di capire cosa non funziona e non è funzionato. Solo così si
potrà provare a rimediare ad una serie di situazioni – diligentemente denunciate anche nei loro documenti – che vanno superate, prima che siano loro a
superare noi.
Evocarli (invocarli?) ad ogni pie’ sospinto, limitarsi ad esprimere soddisfazione e snocciolare apprezzamento all’indirizzo dei giovani - che oggi, com’è
naturale, rappresentano il futuro (e domani, se hanno fortuna, come direbbe
Croce, a turno, saranno presente e poi passato) -, è un esercizio di stile accattivante: rende simpatici. Non è detto che, gravido di mimetizzata connotazione
gattopardesca, alla lunga si riveli anche realmente efficace.
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Rivista – Gennaio 2009
La
1
Sommario
RUBRICHE
1
17
In breve
7
Editore: Camera di Commercio Italiana per la Svizzera - Zurigo
Italiche
9
Direttore - Giangi CRETTI
Europee
11
Internazionali
13
Oltrefrontiera
15
Idee da vendere
33
Burocratiche
35
Angolo Fiscale
39
Angolo legale
41
Convenzioni Internazionali
42
L’elefante invisibile
47
Pubblicità
Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
Seestrasse 123 - Casella postale - 8027 Zurigo
Tel. ++41(0)44 2892323 - Fax ++41(0)44 2015357
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L’emporio della lingua italiana
57
Abbonamento annuo
Fr. 60.- Estero: 50 euro - Gratuito per i soci CCIS
Scaffale
59
Sequenze
63
Diapason
65
Le opinioni espresse negli articoli non impegnano la CCIS.
La riproduzione degli articoli è consentita con la citazione della
fonte. Periodico iscritto all’USPI (Unione Stampa Periodica
Italiana). Aderente alla FUSIE (Federazione Unitaria Stampa
Italiana all’Estero)
Convivio
70
Motori
75
Starbene
78
Dolce Vita
81
Delegato Editoriale - Ruggero BOSCHIERI
Comitato di Redazione
L. ATTANASIO, G.M. BONADA, A.G. LOTTI,
C. NICOLETTI, S. SGUAITAMATTI
Collaboratori
Ph. BERNASCONI, C. BIANCHI PORRO, M. CALDERAN,
M. CARACCIOLO DI BRIENZA, V. CESARI LUSSO, P. COMUZZI,
L. CORTESE, D. COSENTINO, A. CROSTI, M. DIORIO,
T. GATANI, G. GUERRA, F. Macrì, G. MERZ, A. ORSI,
G. SORGE, N. TANZI, I. WEDEL
La Rivista
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Editoriale
La Svizzera: mercato rifugio
per le PMI italiane in tempi
di incertezza diffusa
Il Newsweek elogia la solidità
dell’economia elvetica
PRIMO PIANO
18
21
24
2
17
24
“Mai vista una crisi così: ecco
come usciremo per primi dal tunnel”
Discorso di fine d’anno
di Sergio Marchionne
“L’Italia nei dati dell’Annuario
Statistico Italiano 2008
Traguardo di ieri a partenza di domani
1909-2009 La CCIS compie cent’anni
Rivista – Gennaio 2009
La
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Consumo combinato: 14,7 l/100 km (4.2), 15,7 l/100 km (4.7) I Emissioni di CO2: 345 g/km (4.2), 365 g/km (4.7)
Categoria d’efficienza energetica G I Emissioni di CO2 di tutte le vetture in vendita in Svizzera: 204 g/km
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s Krähenmann Autocenter AG, -EILENs Sportgarage Leirer AG, 3TEINs Automobile Németh AG,
(INTERKAPPELENs Auto Pierre Sudan, :UGs Modena Cars SA, 'ENÒVEs Garage Zénith SA,
,AUSANNEs Garage Zénith SA, 3IONs Maserati (Svizzera) SA , 8952 Schlieren, 044 556 25 00
26
29
44
Un‘annata all’insegna
della variabilità meteorologica
e dell’ottima qualità
Vendemmia 2008 in Langa e Roero
77
Prima Conferenza dei Giovani
Italiani nel Mondo
Roma, 8-12 dicembre 2008
IL MONDO IN FIERA
Quella marcia in più
Donne in carriera: Licia Colò
La 8c negli USA
84
85
CULTURA
50
54
58
Edoardo Giacomo Boner:
scrittore e poeta siculo-retico
Ricordo di una vittima
illustre del terremoto di Messina
66
68
69
70
76
Flormart / Miflor:
Fiera di Padova, 20-22 febbraio 2009
Salone Internazionale
florovivaismo, attrezzature
e giardinaggio
Piaggio: titoli iridati e tante novità
Sette marchi per un gruppo
87
Certificazione della lingua
italiana commerciale
Incontro a Zurigo presso
la sede della CCIS
IL MONDO IN CAMERA
A tu per tu con Nico Tanzi:
L’incontro
Yes we can…
Quando la musica fa politica
Bollicine da record
Malgrado la crisi dei consumi
e l’aumento del costo della vita
90
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92
Ristorexpo: Erba, 22 - 25 febbraio 2009
La ristorazione di qualità di scena
a Lariofiere
Invito alla degustazione di Barolo
barbaresco e..
International Olive Oil Award
Zurich 2009 e Olio 09
Si premia l’olio extra vergine d’oliva
Workshop prodotti alimentari
Cremonesi, Zurigo 20 ottobre 2008
93
Autunno Italiano
94
Contatti commerciali
96
Servizi camerali
Alla conquista della Svizzera
Il formaggio Asiago, lo Speck
ed i vini DOC dell’Alto Adige
Attenti alla Mela!
La bellezza è speranza
Il calendario Pirelli
Pirelli: “Best Brand”
per il terzo anno di seguito
Rivista – Gennaio 2009
La
86
FerienMesse: San Gallo,
6-8 febbraio 2009
Fiera internazionale delle vacanze
Armeria Reale, Museo
della Marionetta, Museo Egizio
Gli scrigni delle curiosità1
INCONTRI
60
Un MiTo superpremiato:
Auto Europa 2009
54
5
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In Breve
Mobilità sostenibile,
vince Parma ma lo smog
è fuori controllo
È Parma la città italiana dove ci si
sposta in maniera più eco-sostenibile. Lo certifica la seconda edizione della ricerca “Mobilità sostenibile in Italia: indagine sulle principali 50 città”, elaborata da Euromobility e Kyoto Club con il patrocinio del ministero dell’Ambiente.
Lo studio tiene conto soprattutto
della qualità dell’offerta di alternative all’utilizzo individuale dell’auto
privata, quindi della diffusione del
car e bike sharing, dei taxi collettivi, delle piattaforme logistiche per i mezzi, dei mobility manager,
della quantità e qualità delle piste ciclabili e delle corsie preferenziali. Elementi che vengono poi
incrociati con i dati sullo stato di salute dell’aria.
A seguire Parma ci sono Bologna, Firenze e Venezia. Poi Padova e Torino. Al settimo posto arriva
Bari, unica città del sud nelle top ten, seguita da
Modena, Ferrara e Genova. Fra le prime dieci,
ben quattro città sono emiliane. Le meno so-
stenibili sono Taranto, L’Aquila e Campobasso..
Dalla ricerca emerge anche un forte allarme
per lo sforamento dei livelli di polveri sottili
presenti nell’aria. Ben 44 città su 50 sono fuorilegge, se ne salvano solo sei: Potenza, Ravenna, Reggio Calabria, Catanzaro, Bolzano
e Campobasso, dove lo sforamento dei limiti
non è andato oltre i 35 giorni previsti dalla normativa europea. La città che sta peggio è Siracusa, con 282 giorni all’anno di sforamento.
Il primato delle auto inquinanti (Euro 0) va a
Napoli con circa il 33%. Per le Euro 4, Aosta, Roma, Prato e Trento mostrano le percentuali più alte. Il tasso di motorizzazione resta in Italia il più alto d’Europa (61,1 auto per
100 abitanti contro la media europea di 46.
Il rapporto getta anche uno sguardo impietoso
sulla diffusione del bike sharing. Solo 18 città
lo hanno messo in campo (lo scorso anno erano 15) e il maggior numero di bici è presente a
Roma e Brescia (200), ma troppo spesso si tratta
di operazioni di pura immagine. Il servizio viene
infatti utilizzato molto poco, in media 3 prelievi
al giorno per meno di 30 minuti a bici nei centri
urbani considerati dal rapporto e 2.300 bici in
tutto contro 4.300 mezzi bike sharing e 138.000
utenti di Barcellona e le 21.000 bici di Parigi.
Segnali di crescita arrivano invece dal car sharing. Le città che hanno avviato servizi di vetture
condivise sono a oggi 12.
Arthur Schnyder: nuovo Dealer Network
Development Manager di Fiat Group
Automobiles Switzerland SA
Dal 1° dicembre 2008, Fiat Group Automobiles
Switzerland SA ha un nuovo Manager per il Network Development, Arthur Schnyder (41).
Il nuovo responsabile del dipartimento Network
Development possiede una vasta esperienza nel
settore automobilistico, acquisita principalmente
in Ford Motor Company (Switzerland).
Prima di entrare nel Gruppo Fiat ha ricoperto le
Premi Balzan:
Veca presidente del Comitato
Il Consiglio della Fondazione Balzan ha nominato a Milano il nuovo presidente del Comitato generale Premi: è il professore di filosofia
politica Salvatore Veca, che succede al giornalista e politologo Sergio Romano.
Nato a Roma e laureato in filosofia a Milano, Salvatore Veca è vicedirettore dell’ Istituto universitario di studi superiori di Pavia. Il
Comitato seleziona ogni anno le discipline da
Rivista – Gennaio 2009
La
funzioni di Zone Manager, Brand Manager Commercial Vehicles e, a partire da gennaio 2008,
il ruolo di Network Development Manager per
Ford Svizzera.
Padre di due figli, abita con la sua famiglia nella
regione di Zugo.
premiare e i vincitori tra
candidature provenienti
dalle più importanti istituzioni culturali internazionali. I premi Balzan
sono fra i più prestigiosi
al mondo per il loro valore finanziario e scientifico. La fondazione italosvizzera - che ha sede a
Milano e Zurigo - è stata istituita a Lugano nel
1956 da Angela Lina Balzan in memoria del
padre, il giornalista e industriale antifascista
italiano Eugenio Balzan, rifugiatosi nel 1933
in Ticino, dove morì vent’anni dopo.
7
Italiche
Corrado Bianchi Porro
La crisi rimette inesorabilmente alla prova la
struttura economica e produttiva italiana, scrive
il Censis nel suo 42mo rapporto annuale sulla situazione sociale del Paese nel 2008, pubblicato agli inizi di dicembre. L’Italia presenta
una struttura ad elevata intensità industriale:
quasi il 21% del valore aggiunto complessivo
deriva dal settore manifatturiero, cifra ben più
elevata di quella del Regno Unito (16,6%) o
Francia (14,1%), seppure inferiore al 26,8%
della Germania. Eppure, nota il Censis, mentre
i principali Paesi industrializzati han perseguito un’internazionalizzazione sovente fondata
su operazioni finanziarie, tramite acquisizioni
e cessioni di pacchetti di controllo di aziende,
l’imprenditoria italiana, con uno schema simile
a quello che ha sviluppato sul mercato interno,
Traditi dal mercato
ha preferito il presidio di attività reali sull’estero,
rafforzando le linee di produzione, le reti distributive e commerciali ed affondando le radici in
nuove aree. La crisi coglie l’Italia in una fase già
avanzata di trasformazione. Nei primi otto mesi
del 2008 il fatturato dell’industria era cresciuto
del 2,6% rispetto ai dati dell’anno precedente,
specie grazie alle vendite sull’estero. Le fusioni
e acquisizioni pilotate da imprese italiane sono
aumentate per numero del 4%. Tra maggio e
ottobre, mentre già la crisi già faceva sentire i
suoi morsi, son state effettuate alla borsa di Milano una decina di offerte pubbliche d’acquisto.
Risalta infine anche la consistente dotazione di
strumenti liquidi da parte delle imprese italiane,
con oltre 252 miliardi di euro, una cifra in crescita rispetto ai dati di fine 2007. L’Italia è il Paese europeo col maggior numero di PMI esportatrici: sono circa 200 mila e nel 2007 hanno
esportato merci e servizi per un controvalore di
448 miliardi di euro, pari al 29,2% del Pil. E per
i privati? La cautela del popolo italiano, spesso tacciata per arretratezza o chiusura all’innovazione, si è dimostrata una buona polizza
contro le disavventure finanziarie. Le famiglie
italiane nel 2008 sono state vieppiù orientate
alla liquidità e in fuga dal risparmio gestito. Alla
ricerca di nuove sicurezze, gli italiani ritengono
che i soldi vadano tenuti in contanti (29,3%),
in depositi bancari o postali (23,4%) o al limite
tenuti pronti per investirli in occasioni immobiliari (22,2%). E se proprio si deve investire, ci si
indirizza prevalentemente verso gli inossidabili
titoli di Stato. La fuga dal risparmio gestito nel
solo secondo trimestre del 2008 ha raggiunto la
quota rilevante di 31,8 miliardi di euro. In un
anno, da giugno 2007 a giugno 2008, il patrimonio dei fondi di diritto italiano è diminuito di
quasi il 21%. Tutta gente che è dunque fuggita
appena in tempo ai periodi più neri della crisi
finanziaria. Nel terzo trimestre del 2007 l’im-
Rivista – Gennaio 2009
La
piego delle famiglie nei Bot era in crescita del
40% rispetto ai dati dell’anno precedente. Tuttavia, ben 2,8 milioni di famiglie (pari all’11,8%
del totale) hanno ancora prodotti rischiosi come
azioni o quote di Fondi d’investimento. Secondo l’inchiesta effettuata per conto del Censis
nel pieno della crisi, ad ottobre 2008, ben il
71,7% della popolazione pensa che il terremoto in corso sui mercati internazionali possa aver
ripercussioni dirette sulla propria esistenza,
mentre solo il 28,3% ritiene di poterne uscire
indenne. Per affrontare il difficile momento, il
33,9% della popolazione sostiene che cercherà
di risparmiare di più, mentre il 25,2% ritiene di
non aver altra via d’uscita che quella di tagliare
i consumi. Le persone che si ritengono indenni
dalla crisi, sono in Italia 5,5 milioni. Si tratta
per lo più di persone dai 30 ai 44 anni, senza figli, residenti in città comprese tra 10 e 30
mila abitanti; persone dotate di redditi medio
alti. Invece, quanti si ritengono particolarmente
penalizzati sono 881 mila. Si tratta in genere
di anziani che vivono da soli o coppie con due
figli e più, residenti in comuni tra 30 e 100 mila
abitanti, con basso livello di reddito e scolarità.
Per combattere la crisi, i cittadini italiani giovani (fino a 29 anni) effettuano acquisti in saldo o
frutto di promozioni (76,8%), prodotti di qualità
presso outlet, stock house e di marca a basso
costo (49%) o, infine, effettuano acquisti tramite
internet (25,4%). Le persone tra i 45 e i 64 anni
si dedicano agli acquisti ai mercati (56,3%)
reputati più convenienti o vanno direttamente
dal produttore (46,1%). Invece gli anziani, ultra
65enni, acquistano prodotti commerciali non di
marca (56%). Per avere un panorama oggettivo,
non va infine dimenticato, nota ancora il Censis
che vi sono almeno due Italie. Quella nord e
centro nord avrebbe un Pil pro capite più elevato (29.445 euro) di Regno Unito (29.140 euro),
Germania (28.068 euro), Francia (27.593) e
Spagna (26.519). Diversa è naturalmente la situazione al sud. Infine, la ricerca mette in risalto
come le ultime vicende mettano in crisi l’idea
stessa della globalizzazione e del libero mercato. Con la crisi finanziaria ed economica, le
promesse del mercato hanno finito per tradire
le grandi aspettative poste su di esse, producendo liberalizzazioni poco vantaggiose o controverse privatizzazioni, mentre lo Stato ora deve
intervenire a sanare le fratture. Ben il 56% degli
italiani ritiene oggi che la globalizzazione accresca le disegualianze sociali (56% in Europa)
e solo il 32% (26% in Europa) è ormai convinto del contrario. La maggioranza degli italiani
(54%) ma anche il 61% degli europei ritiene
che la globalizzazione abbia determinato un
grave incremento dei prezzi. È diminuita pure
la simpatia nei confronti dell’UE (dal 56% di
favorevoli nel 2006 si è scesi al 51% nel 2007
e al 39% nel 2008). Anche la fiducia per l’euro
è in netto riflusso, dal 66% di simpatizzanti nel
2006, siamo ora al 58%.
9
www.navyboot.ch
Europee
Philippe Bernasconi
Nicolas Sarkozy ha chiuso come meglio non poteva i suoi (e della Francia) sei mesi di presidenza
di turno dell’Unione europea. Il presidente francese è riuscito nel non facile compito di mettere
tutti d’accordo sul pacchetto anti crisi economica
e sul piano sul clima. Un successo – non preventivabile solo sei mesi fa – reso possibile dall’abilità,
dal carisma e dalla tenacia di Sarkozy, ma anche
dalla congiuntura del momento. La più spaventosa e devastante crisi economica del secondo dopoguerra ha infatti messo con le spalle al muro i
27, lasciandoli senza vere alternative. Prima il
via libera alle misure di rilancio economico, poi
a quelle sul clima. Il vertice dei capi di Stato e di
governo dell’Unione di metà dicembre si è chiuso con un’unità di intenti che ha pochi precedenti
nella storia comunitaria. Non vi è nemmeno stata
Il “miracolo”
di Nicolas Sarkozy
la tanto temuta maratona negoziale, che avrebbe
potuto far saltare il fragile compromesso proprio
sul più bello. Sarkozy non ha voluto correre rischi e – soprattutto sul più controverso pacchetto
climatico (che punta a ridurre del 20 percento le
emissioni inquinanti e ad aumentare sempre del
20 percento i consumi di energie rinnovabili entro
il 2020) – ha fatto quelle concessioni che hanno
permesso di portare a tetto il progetto, pur facendo
gridare gli ambientalisti allo scandalo. Il pacchetto
è stato annacquato in nome della crisi economica, ha tuonato il WWF. Ma tant’è. Proprio la crisi
economica ha fatto da filo rosso a questi sei mesi
di presidenza francese. Una crisi esplosa in tutta
la sua veemenza nelle ultime settimane e che ha
spinto i leader europei all’azione. Anche controvoglia. Il piano da 200 miliardi di euro proposto
dalla Commissione europea è stato approvato dai
27, pur con tutti i distinguo del caso. Ognuno –
del resto – potrà fare a modo suo. C’è chi – come
la Francia – ha già annunciato misure anticicliche
da 26 miliardi soprattutto attraverso investimenti in
infrastrutture, sostegni alle famiglie e all’industria
dell’automobile, chi - come la Gran Bretagna – un
sostanzioso taglio all’Iva per rilanciare i consumi
e chi – come la Germania – investimenti più contenuti e diluiti nel tempo. Differenze che hanno
riproposto antiche e mai sopite divisioni tra chi
vorrebbe prendersi la leadership continentale e
chi viene accusato di non più assumersi quelle responsabilità che il ruolo di locomotiva d’Europa gli
imporrebbero. E così Parigi – spalleggiato da Londra – non ha lesinato critiche a Berlino per il suo
apparente lassismo. “Siamo d’accordo sul coordinamento e sulla necessità di prendere altre misure:
la Francia ci lavorerà, la Germania ci riflette – ha
sentenziato Sarkozy, che ha aggiunto - Non chiedetemi se sono diventato liberale, se ho riscoperto
Keynes o se ho abbandonato Frideman, si tratta di
Rivista – Gennaio 2009
La
essere pragmatici, di affrontare una situazione di
crisi ma conosciuta prima d’ora”. Pronta la replica
della cancelliera tedesca Angela Merkel: “Abbiamo adottato provvedimenti mirati, per esempio la
sospensione del bollo o le agevolazioni per gli artigiani. Voglio aspettare gli effetti di queste misure. In
gennaio vedremo se quel che abbiamo fatto è convincente. La Germania non è pronta a unirsi a una
corsa multimiliardaria solo per creare l’impressione
di aver fatto qualcosa”.
Insomma, dietro una facciata di unità e compattezza l’Europa rimane comunque divisa sul modo di
affrontare questa crisi. E divisi sono anche gli esperti. Non tutti, infatti, credono che un vasto piano di
rilancio attraverso un massiccio ricorso alla spesa
pubblica possa produrre gli effetti sperati. Anzi,
sostenere artificialmente un’economia in crisi potrebbe ritardare quelle necessarie ristrutturazioni,
indispensabili per una ripresa su basi più solide e
più sane. È vero, la situazione è talmente grave che
senza l’aiuto dello Stato la crisi potrebbe trasformarsi in devastante depressione. Ma anche gli aiuti
ad ogni costo potrebbero portare allo svuotamento
delle casse pubbliche, senza la garanzia che ciò
serva veramente. Ci vuole equilibrio. E ci vogliono
delle chiare strategie che permettano di sostenere
i settori del futuro. Quelli che garantiranno la crescita economica una volta passata la burrasca. Sostenere, ad esempio, il settore dell’automobile con
degli aiuti a pioggia servirebbe a poco o nulla. Meglio sarebbe legare questi aiuti alla progettazione
e alla creazione delle vetture del futuro, non solo
performanti, ma soprattutto ecologiche. Sagge, da
questo punto di vista, le parole del presidente della
Commissione europea José Manuel Barroso, rilasciate al Corriere della Sera: “Se daremo una risposta rapida, questa crisi può diventare un’opportunità per portare l’economia del Vecchio continente
nel 21esimo secolo nel segno del basso consumo di
carbonio e dell’efficacia energetica. Non possiamo
rimanere con le mani in mano, perché la crisi può
portare a un aumento della miseria umana, a rischi
di instabilità sociale. La crisi è iniziata negli Stati
Uniti, è arrivata nell’Unione europea, e ora continua nei Paesi emergenti. Ma dalla crisi, abbiamo
tutti una lezione da imparare. Ed è questa: siamo
interdipendenti, o si nuota insieme o si annega insieme. Sul piano strettamente cronologico, la Commissione europea si è mossa prima di tutti, dando
un quadro di riferimento generale – il piano da 200
miliardi – all’interno del quale ognuno prende poi
le sue decisioni. Non pretendiamo che si sia sempre tutti d’accordo. Non possiamo avere l’illusione
che, nata l’Unione europea, gli Stati nazionali non
parlino più. Ma noi siamo l’Unione europea degli
Stati e dei cittadini. Camminiamo insieme. E sul clima, per esempio, io chiedo agli Stati di agire nel
modo il più possibile coordinato. La sfida è grande,
ne vale la pena”. l clima – del resto – potrebbe
trasformarsi in quell’anello che unisce rilancio
economico e nuove tecnologie. Per costruire sulle
ceneri di questa crisi epocale un nuovo concetto di
sviluppo economico sostenibile.
11
Internazionali
Michele Caracciolo
di Brienza
“Oportet ut scandala eveniant”. É necessario
che accadano le più grandi catastrofi affinché
s’agisca.
La crisi finanziaria mondiale sta avendo ripercussioni immediate sul commercio tra Paesi. L’evento tanto temuto si sta verificando:
al crollo delle borse segue una recessione
dell’economia mondiale.
Le misure che dovrebbero mitigare il possibile deterioramento della situazione sono già in
atto, ma non bastano.
La liquidità è diminuita e il tasso d’interesse
per i finanziamenti all’esportazioni è aumentato a causa della percezione di un rischio
elevato. La carenza di liquidità nel trade finance è stimata da Pascal Lamy, direttore
generale dell’OMC, in circa 25 miliardi di
stano del tutto alle pressioni protezionistiche
prevedibili nei prossimi mesi. Il costo politico
di una liberalizzazione è spesso insostenibile
e l’interesse di pochi riesce a imporsi.
La riduzione delle barriere è perfettamente in
linea con gli obiettivi di sviluppo del millennio sanciti dalle Nazioni Unite nel 2000.
I capi di Stato e di governo riconobbero allora
la responsabilità collettiva nel creare le fondamenta di un mondo più pacifico, prospero
e giusto. Il commercio è una parte fonadamentale di questa cooperazione per affrontare l’abissale ingiustizia nella distribuzione
della ricchezza. Guai all’autarchia.
Durante gli anni Trenta il crollo del commercio mondiale provocò il dispendio di risorse in vari paesi per produrre quei beni che
Cogliere le opportunità
della congiuntura negativa
dollari. Cifra colossale per un semplice cittadino, ma relativamente piccola se paragonata
alle manovre attuate recentemente nel mercato bancario. I governi di alcuni Paesi, tra
cui Giappone e Germania, sono già intervenuti, rafforzando le assicurazioni al commercio estero in modo da mitigare la percezione
del rischio da parte degli operatori.
Allo stesso modo, la Banca Mondiale ha triplicato il tetto di garanzie al finanziamento
all’esportazioni dei Paesi poveri da uno a tre
miliardi di dollari. Questo è un segnale incoraggiante, per un mercato in pessime condizioni.
Dal 2001 i negoziati dell’Organizzazione
Mondiale del Commercio sono bloccati e forse ora è il momento buono affinché si giunga
ad una soluzione coerente con gli obiettivi
iniziali. L’idea del negoziato (comiciato a
Doha nel Qatar) è di permettere ai Paesi in
via di sviluppo di raggiungere migliori livelli
di vita grazie ad un sistema commerciale più
equo e più aperto. L’obiettivo del direttore
dell’OMC è chiaro: riuscire a far concludere
il negoziato cogliendo l’occasione data dalla
congiuntura negativa.
I sussidi statali all’agricoltura sono i primi accusati. Pascal Lamy ritiene che i Paesi ricchi
debbano ridurre le distorsioni nel commercio
delle derrate agricole.
La riduzione di queste barriere eviterebbe che
le conseguenze della crisi finanziaria siano di
gran lunga più serie. Infatti, non va dimenticato che due terzi della popolazione mondiale vive in zone rurali e che il commercio di
prodotti agricoli è l’ossigeno delle economie
in via di sviluppo.
D’altro canto, è difficile che i governi resi-
Rivista – Gennaio 2009
La
sarebbe stato di gran lunga più conveniente
comprare altrove. I nazionalismi esasperati
e l’esistenza degli imperi rendevano meno
spontaneo il commercio tra Stati in competizione.
Beninteso, oggi la situazione è diversa. Si
sono fatti passi avanti impensabili verso l’integrazione dei mercati, tuttavia il pericolo
che alla povertà diffusa s’accompagni anche
l’instabilità politica è sempre in agguato.
Il tessile è l’altro grande settore che sarebbe
sostenuto dalla conclusione del negoziato.
Infatti, nell’ambito dell’OMC i produttori africani di cotone hanno la loro unica possibilità
per far valere i loro interessi contro i sussidi
dati dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea ai
loro produttori.
Un altro esempio: in Cambogia il settore tessile impiega 300’000 persone e la maggioranza delle imprese che esportano verso i Paesi
ricchi non hanno contratti che vadano oltre
febbraio 2009.
Si può solo immaginare quale disastro sarebbe la perdita di posti di lavoro per un paese
povero come la Cambogia.
Lo scenario è aperto e le sfide che la politica si trova a fronteggiare non sono mai state
così grandi dalla fine della Seconda Guerra
Mondiale.
La differenza è che c’é maggiore interdipendenza tra i Paesi e soltanto soluzioni multilaterali sono efficaci in queste sfide.
La soluzione del negoziato di Doha potrebbe
essere d’incentivo agli scambi internazionali
e contribuirebbe a rafforzare la domanda.
Ne sono consapevoli all’OMC e questo è un
buon segno. Speriamo ne siano altrettanto
consapevoli i negoziatori.
13
La nuova pasta integrale Barilla.
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100% di gusto.
Tipicamente Barilla. Pasta al dente, con tutto il gusto dell’italianità, di una bontà senza compromessi. La nuova pasta Barilla Integrali nasce con un procedimento di macinatura esclusivo, è
ricca di fibre naturali e contiene preziose sostanze nutritive. Barilla Integrali esiste in quattro formati di pasta classici: gli Spaghetti no. 5, le Pennette Rigate, i Fusilli o le Pipe Rigate. Barilla
Integrali: l’alimentazione sana diventa anche varia e gustosa!
No 1 in Italia
Oltrefrontiera
Fabrizio Macrì
16 operatori elvetici, 12 importatori di prodotti
agroalimentari, 2 tour operator e 2 giornalisti
alla scoperta delle eccellenze turistiche ed enogastronomiche del Bel Paese: questo il bilancio
di Autunno Italiano, l’iniziativa della Camera di
Commercio Italiana per la Svizzera svoltasi tra
ottobre e novembre 2008 che ha raccolto sotto
un unico marchio 4 delegazioni sul territorio
italiano in 4 località del Paese: Campobasso
(Molise), Lamezia Terme (Calabria), Rovigo e Vicenza (Veneto).
Sotto il cappello del marchio Autunno Italiano la
Camera ha legato quattro istituzioni e tre regioni diverse con un’unica azione promozionale,
che ha coinvolto le province venete di Vicenza e Rovigo, ricche di imprenditori dinamici,
esperti e già attivi sui mercati internazionali,
diventato un brand internazionale riconosciuto
dal grande pubblico come un simbolo di qualità italiana: la Toscana, Firenze, Roma, Venezia,
Parma, le Cinque Terre e la Costiera Amalfitana.
Tutti i nostri territori comunque, anche quelli
meno conosciuti, possono contare su un brand
in comune che nel settore alimentare ha dimostrato di valere più di ogni altro: l’Italia.
Un prodotto che si presenta come italiano ha
inevitabilmente maggiore appeal di un prodotto regionale: lo testimoniano le stime di Federalimentare sul volume di affari dell’industria
internazionale dell’”Italian sounding” (dei prodotti con nomi e colori italiani di fattura estera) che tocca quota 52 miliardi di Euro a fronte
di un totale esportato dell’industria alimentare
italiana di 18 miliardi: l’imitazione dei prodotti italiani è un fenomeno di per se
dannoso ma che d’altra parte dimostra quanto il nome,
i colori e le immagini che
l’Italia richiama valgano ai
fini commerciali sul mercato internazionale.
È certamente questo uno degli elementi alla
base dell’inaspettato successo italiano misurato
dal nuovo indice Tpi (Trade Performance Index)
di misurazione delle performance esportative
di un Paese, elaborato da WTO e UNCTAD,
che colloca il nostro paese nel 2007 ai vertici
della classifica mondiale delle economie più
competitive nel commercio estero.
Fatto sta che l’Italia, nonostante continui a fare
fatica ad attrarre investimenti ed attività economiche a causa dei suoi radicati mali, quali burocrazia, criminalità, costo del lavoro elevato
e stasi della domanda interna, sul fronte delle
esportazioni, quasi non ha rivali: i settori abbigliamento, arredo, alimentari ed automazione
meccanica da soli rappresentano un valore di
beni esportati di 113 miliardi nel 2007, che
quasi compensano il deficit di bilancia commerciale storico nei settori energetico, delle
materie prime, chimico farmaceutico, elettronico ed auto di lusso
Semplificazione, aggregazione e messaggio
univoco, questa è una delle chiavi fondamentali del successo italiano sui mercati esteri soprattutto nel comparto dei beni di consumo, dove
il Made in Italy si esprime al meglio: nella crisi
economica mondiale di cui nessuno è in grado
di prevedere tempi e portata, è bene insomma
fare squadra e presentarsi compatti.
Viene in mente il generale romano Massimo
Decimo Meridio, che, nella rappresentazione
del famoso film il Gladiatore di Ridley Scott,
al centro dell’arena del Colosseo, in attesa di
conoscere la sfida mortale che lo attende, ordina ai suoi compagni gladiatori: “Qualsiasi cosa
esca da quelle porte state uniti! Se state uniti
sopravviveremo!”. C’è da crederci.
Semplificazione, aggregazione
e messaggio univoco
e regioni quali il Molise e la Calabria ricche
di prodotti tipici di ottima qualità ma ancora
inesperte sul fronte dei rapporti con l’estero.
L’azione promozionale unica ha funzionato
molto bene perchè ha permesso ad ogni iniziativa di trainare le altre: operatori, soddisfatti
della loro esperienza in Calabria, non hanno
esitato infatti ad aderire anche alle trasferte di
Rovigo e Vicenza.
Il successo di questa formula testimonia il potenziale del “Marchio Italia” quando viene utilizzato per promuovere territori che singolarmente rischiano di avere poca visibilità presso
gli operatori esteri: un’iniziativa promozionale
pluriterritoriale che mette in rilievo il filo comune che lega i territori tra di loro piuttosto che
evidenziarne le differenze è più efficace delle
singole iniziative territoriali.
Semplificazione e aggregazione sono esigenze
della distribuzione internazionale sui mercati
maturi dove alla crescente offerta di prodotti alimentari corrisponde una minore crescita
della domanda e una forte fidelizzazione verso
prodotti già affermati da anni. Un mercato ricco ed esigente come quello svizzero richiede
quindi una strategia promozionale basata sulla
selezione qualitativa dei prodotti e dei fornitori
a monte (cui seguirà poi quella naturale della
distribuzione) e un’aggregazione dell’offerta in
fase di promozione.
La promozione va inoltre sostenuta da una comunicazione che valorizzi l’origine territoriale
dei prodotti come garanzia di qualità: tale appartenenza territoriale dovrebbe essere quella
meglio riconosciuta dai consumatori, ricca di
elementi positivi nell’immaginario collettivo.
Alcuni territori del nostro Paese godono di
questo privilegio perchè il loro stesso nome è
Rivista – Gennaio 2009
La
15
L
a Svizzera: mercato rifugio
per le PMI italiane in tempi
di incertezza diffusa
La tradizionale solidità e competitività del suo
sistema finanziario, permettono alla Svizzera,
nell’attuale congiuntura di diventare, ”mercato rifugio“ per gli investitori internazionali e di garantire quindi una buona tenuta dell’economia.
In questo contesto il rafforzamento del Franco
svizzero sull’Euro determina un incremento del
potere d’acquisto di consumatori, turisti e importatori interessati a prodotti e mete turistiche europee
ed italiane: questo aumento si verifica su un mercato che ha già uno dei più alti redditi procapite al
mondo, un tasso di disoccupazione tra i più bassi
(2,5% a Ottobre 2008) ed una crescita complessiva
dell’economia intorno al 2% nel 2008.
Non a caso quindi la Svizzera è il sesto mercato
target al mondo per l’Export italiano, ed è di gran
lunga il primo importatore di prodotti italiani per
abitante: un mercato più grande per l’Italia di Russia e Cina. La Camera di Commercio Italiana per
la Svizzera che nel 2009 sarà da 100 anni attiva su
questo mercato, diventa strumento sempre più solido di promozione del Made in Italy. Per noi parlano le cifre relative al 2008 che rispecchiano l’intenso lavoro svolto dalla CCIS al servizio del Sistema
Italia: circa 200 contatti verificati con buyer elvetici
coinvolti in iniziative create per commercializzare i
prodotti italiani quali delegazioni di operatori svizzeri in Italia, workshop in Svizzera, partecipazioni
fieristiche tra Italia e Svizzera e decine di ricerche
individuali di partner commerciali.
A queste attività volte a creare un contatto commerciale diretto, si aggiungono le attività di promotion pura e comunicazione che hanno lo scopo
di creare visibilitâ e interesse per il Sistema Italia:
presentazioni, conferenze stampa, seminari e l’attività regolare di informazione svolta dalla Newsletter e La Rivista (magazine camerale dedicato
al Made in Italy ed ai rapporti economico-culturali
tra Italia e Svizzera). Acquista maggiore centralità
infine l’attività di preparazione delle PMI italiane
al mercato svizzero tramite seminari specifici svolti
in Italia: circa 150 quest’anno le aziende esportatrici di diverse province italiane coinvolte in queste
iniziative. In tempi di diffusa incertezza sull’andamento della domanda, la Svizzera offre agli esportatori italiani un’economia stabile, con un diffuso
potere di acquisto in grado di premiare le produzioni di qualità provenienti dall’Italia: la CCIS si
propone anche nel 2009 come chiave di accesso a
questo ricco e vicino mercato.
Nel pieno della crisi
Il Newsweek elogia la solidtà dell’economia elvetica
Holger Schmieding, Chief Economist
per l’Europa della Bank of America
a Londra, in un suo fondo sul Newsweek (http://www.newsweek.com/
id/172622/output/print) dello scorso
15 dicembre, elogia le scelte di politica economica fatte da Governo e banche svizzere prima e durante la crisi,
in anticipo su tutte le maggiori economie occidentali, inclusi gli Stati Uniti,
che consentono alla Confederazione
di conservare un’economia sana, in
solida crescita e fino ad ora al riparo
da eccessivi scossoni sui mercati internazionali. Secondo Schmieding la
salute dell’economia svizzera si regge
sostanzialmente su due pilastri, uno
Rivista – Gennaio 2009
La
frutto di scelte fatte negli anni precedenti la crisi e l’altro frutto di decisioni prese nei primi giorni della stessa,
mentre nel resto dei paesi europei si
dibatteva ancora su quale leva utilizzare per proteggere le economie dal
“credit crunch“ e dalla crisi di fiducia
degli attori economici. Il primo pilastro
è l’accresciuto tasso di competitivitâ
internazionale del sistema industriale
svizzero, favorito dal progressivo aumento del tasso di apertura dell’economia svizzera sempre più orientata
all’export e sempre più aperta alle
importazioni e ai flussi di forza lavoro
proveniente dai paesi UE. L’accresciuto tasso di apertura dell’economia ha
generato un forte aumento della crescita economica con ricadute positive
sul gettito e sulla salute del bilancio
pubblico.
Il secondo pilastro è dato dalla solidità finanziaria del paese che è stata
garantita sostanzialmente dalla decisione, già precedente la crisi, di tenere sotto controllo il tasso di interesse
interbancario e cioè il tasso al quale
le banche si prestano soldi l’una con
l’altra, evitando così che succedesse
come negli Stati Uniti dove tale tasso
è aumentato in modo esponenziale a
causa della crisi di fiducia generatasi
sul mercato.
La Svizzera non è immune da rischi,
conclude Schmieding, ma i fondamentali della sua economia e le scelte
esemplari fatte fino ad oggi li hanno
sostanzialmente ridotti.
17
E
Mai vista una crisi così
cco come usciremo per primi
dal tunnel”
di Sergio
Marchionne*
*L’ autore
è amministratore
delegato della Fiat.
Questo è il testo
dell’intervento
tenuto ai dirigenti
del Gruppo
nell’incontro
di fine anno.
18
Il 2008 è stato un anno difficile. Quella che
all’ inizio era considerata come una crisi
ristretta al settore finanziario e al mondo
americano, non si è rivelata tale, ma è passata all’ economia reale. Paradossalmente,
la grande forza della globalizzazione, che
apre la strada ad opportunità alle quali
non abbiamo mai avuto accesso prima, è
anche la sua più grande debolezza. L’aggravarsi delle condizioni negli ultimi mesi
e gli effetti che ancora dobbiamo vedere
spingeranno tutte le economie avanzate in
una fase recessiva, di cui non conosciamo
né l’ampiezza né la durata. Questa crisi sta
avendo un forte impatto sui prodotti durevoli e sta assumendo contorni, per le dimensioni e la velocità di contagio, mai visti
prima. In poco tempo, quelli che erano i
punti fermi di tutta l’industria, non solo di
quella dell’auto o dei trasporti, sono stati
messi in discussione. I metodi tradizionali
e anche quelli più innovativi usati finora
per stimare volumi e quote di mercato, per
riposizionare un brand, per avviare valide
azioni di marketing o di sviluppo di prodotto non sono più efficaci. Tutto ciò non
fa paura alla Fiat, perché il cambiamento è
parte del nostro modo di essere. Quello
che è diverso, nella fase attuale, è la velocità con cui il cambiamento si è manifestato
agli occhi del mondo. Ma il lavoro fatto ci
ha insegnato a pensare e ad agire con
estrema flessibilità. A differenza di molti
altri, non dobbiamo aspettare che sia una
crisi a imporci la cultura del cambiamento
come una necessità. Per questo non è concepibile che un’azienda come la nostra resti ferma, immobile, senza fare nulla. Non
è nella nostra mentalità. Dobbiamo fare
tutto il possibile - e lo stiamo facendo - per
essere noi i primi a ristabilire un rapporto
con quelli che diventeranno i nuovi punti
di riferimento. La prima cosa che sappiamo molto bene è da dove veniamo. Nel
2004 eravamo in una situazione drammatica. La crisi che abbiamo attraversato allora era forse peggiore di questa: era una
crisi di futuro e, in più, era un dramma tutto nostro. Dovevamo fare i conti con i problemi interni e con una concorrenza che si
faceva sempre più agguerrita; avevamo
un’opinione pubblica che ci dava per spacciati; non avevamo elementi concreti su
cui basare la nostra fiducia, al di là di quelli che stavano dentro di noi. Se alle condizioni di allora si fosse aggiunta una situazione generale simile a quella di oggi,
sarebbe stata certamente distruttiva e di
sicuro non saremmo qui a raccontarcelo.
Ma ne siamo usciti, a testa alta. L’elemento
più importante di tutti va ricercato a livello culturale. I “cinque principi chiave” su
cui abbiamo rifondato l’azienda rappresentano un modo molto sintetico, ma efficace, per descrivere la nuova filosofia del
gruppo. Una filosofia dove il merito prevale sulle conoscenze, la leadership sull’autorità, la ricerca dell’eccellenza sulla mediocrità, lo spirito competitivo su una visione
egocentrica e l’affidabilità sulle vane promesse. I momenti negativi accelerano le
tendenze in corso e possono modificare lo
scenario competitivo. In prospettiva, molti
dei settori in cui siamo presenti sono destinati a mutare. Vedremo una ricerca attiva
di sinergie industriali; probabilmente vedremo forti scosse e probabilmente nuove
fasi di consolidamento. Ma alla fine di tutto questo, noi dovremo essere ancora là,
pronti a ripartire. Per quanto difficile, il
2008 si chiuderà per il gruppo con un significativo risultato economico e con un
trading profit che sarà il più alto nei 109
anni di storia della Fiat. Per quanto riguarda il 2009, sappiamo che ci sono incognite
che nessuno riesce a valutare, neanche gli
organismi internazionali più autorevoli. Si
tratta di incognite legate all’evoluzione
dell’economia italiana, europea e mondiale, sulle quali si leggono ogni giorno previsioni diverse, per lo più al ribasso. Gli scostamenti dalle normali condizioni di
mercato non permettono, al momento, di
definire in modo puntuale e attendibile le
performance del gruppo per il prossimo
anno. Per questo abbiamo deciso di fornire un aggiornamento ai mercati finanziari
su base trimestrale. Il 2009 sarà un anno
difficile, il più difficile che io abbia mai visto in tutta la mia vita. Dovremo andare
avanti aspettando che il mercato tocchi il
fondo. Nessuno può prevedere oggi quali
Rivista – Gennaio 2009
La
potranno essere le reali ripercussioni di
questa crisi. Questo succede perché c’ è
stato un cambiamento strutturale nel sistema finanziario e nel sistema industriale.
Sono state spazzate vie le condizioni di
base sulle quali avevamo definito i nostri
programmi. Sono stati cancellati i punti di
riferimento e le regole del gioco, che rappresentano certezze essenziali per chiunque si debba muovere in un contesto competitivo. L’obiettivo con cui ci siamo mossi
è stato quello di invertire una tendenza al
declino che ha accomunato buona parte
dei costruttori di automobili. Negli ultimi
35 anni il settore, ad eccezione degli orientali, ha costantemente distrutto valore. La
trasformazione introdotta in Fiat serviva
proprio a porre un freno a questa storia di
inefficienza e a chiudere con il passato.
Abbiamo definito un metodo per creare
valore. Abbiamo lavorato per consolidare
un sistema di crescita sana. La realtà oggi
ci impone di modificare radicalmente la
nostra ottica. La Fiat è pronta a farlo.
Questo cambiamento di prospettiva richiede coraggio, chiarezza e lucidità. Dobbiamo avere l’apertura mentale e la libertà
di pensiero di chi si pone davanti a un foglio bianco ed è deciso a ricostruire tutto
daccapo. I nostri programmi per il futuro
devono tenere conto di questi cambiamenti strutturali e di altri che potranno intervenire, come ad esempio l’impatto degli
aiuti pubblici, che rischiano di stravolgere
la dinamica dei settori. L’intervento dello
Stato ha toccato all’inizio le strutture finanziarie ed ora si sta allargando all’ industria. Non voglio dare giudizi di merito
sulle scelte dei governi. Il punto è che gli
interventi pubblici a favore di alcuni costruttori portano ad un livello di disparità
enorme nella competizione internazionale,
perché pongono alcuni attori sopra tutti
gli altri, in una posizione di vantaggio che
è difficile da contrastare. Non possiamo
accettare che la concorrenza venga falsata
in questo modo.L’esistenza di regole uguali per tutti è un requisito essenziale in qualsiasi contesto competitivo. Credo che l’Europa debba reagire e muoversi
velocemente, rendendosi conto di qual è il
tema più urgente da affrontare: la sopravvivenza di un settore che conta più di 12
milioni di lavoratori. C’è un elemento ancora che dobbiamo tenere presente: il fatto
che di fronte ad un settore che non ha una
storia molto brillante di creazione di valore, il sistema finanziario sarà molto più
cauto, diventerà più selettivo, perché il suo
Rivista – Gennaio 2009
La
interesse principale sarà conservare se
stesso e ridurre ogni possibile fattore di rischio. Permettere all’industria di continuare a funzionare e garantirle i fondi necessari per investire saranno preoccupazioni
secondarie. È necessario muoversi prima
che questo diventi la normalità. Dobbiamo
essere consapevoli delle minacce che abbiamo di fronte. Il modello di business al
quale siamo abituati va ripensato. Il settore dell’ auto sarà obbligato a trovare un
nuovo tipo di gestione, che porterà ad un
consolidamento, a livello mondiale, entro i
prossimi 24 mesi. Non si tratta di un modello ancora definito, ma forzerà con molta probabilità nuove alleanze. Dobbiamo
muoverci in maniera più condivisa per
continuare ad avere accesso ai capitali, per
continuare a investire, per affrontare ad
armi pari la concorrenza. È esattamente
questa la direzione che Fiat sta seguendo.
Il mio obiettivo è quello di salvaguardare i
nostri marchi, il nostro business e il nostro
metodo di gestione. L’obiettivo è di rafforzare Fiat Group Automobiles, per un futuro molto più sicuro. Vogliamo proteggere
la nostra realtà industriale, vogliamo dare
vita ad un’azienda più grande e più forte,
vogliamo che la Fiat sia un agente di cambiamento e non una vittima del processo.
Dopo le sfide affrontate in questi anni, ne
abbiamo tutto il diritto. La Fiat ha due
grandi vantaggi oggi. È la prima muoversi,
avendo le idee chiare sul cambiamento che
ci sarà. Lo stiamo affrontando con estrema
lucidità. Il secondo vantaggio deriva dal
fatto che abbiamo aperto questa partita in
una posizione di forza. Arriviamo a questo
appuntamento dopo aver vissuto una storia di risanamento eccezionale e dopo aver
ridato vigore a una grande realtà industriale. Il 2009 sarà un anno carico di significato. Se la realtà ci cambia sotto gli
occhi, anche noi dobbiamo cambiare, e
cambiare di continuo.
Questo vuol dire che nessuno può fare più
conto sulle certezze di ieri. Sono convinto,
oggi più che mai, che la più grande qualità
della Fiat risieda nell’avere una squadra di
leader che può dare prova di tutto il suo
valore nel gestire questa fase. Senza la crisi che si è manifestata negli ultimi sei mesi,
il 2008 sarebbe stato per la Fiat non solo
un anno record, il migliore della sua storia,
ma addirittura straordinario.
L’augurio è di entrare nel 2009 con la certezza che abbiamo la forza, le capacità e la
passione per costruire qualcosa di nuovo e
di duraturo.
19
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L
’
Italia nei dati dell’Annuario
Statistico Italiano 2008
L’ISTAT con l’edizione 2008 dell’Annuario Statistico Italiano ha diffuso i
principali dati sugli aspetti essenziali
della vita socio – demografica - economica del Paese
Popolazione
Alla fine del 2007 i residenti in Italia
erano 59.619.290, circa 488.000 in più
rispetto all’anno precedente. Tale incremento si deve al saldo attivo del movimento migratorio (+494.871 unità) che
neutralizza l’effetto negativo del saldo
naturale (-6.868 unità) sul quale ha influito l’aumento della mortalità nel Mezzogiorno. Al 1° gennaio 2008 gli stranieri residenti erano 3.432.651, il 5,8%
della popolazione totale. Guardando la
cittadinanza della popolazione straniera, i flussi provenienti dall’Unione europea (27,2%) tolgono il primato all’area
dell’Europa centro-orientale (24,4%) a
seguito dell’ingresso nell’Unione di Polonia e Romania, i paesi a più alta componente migratoria.
La fecondità delle donne residenti in
Italia nel 2007 è salita a 1,37 figli per
donna (da 1,35 nel 2006), si tratta del
livello più alto registrato negli ultimi
anni. All’interno dell’Unione Europea,
ma per il confronto internazionale i dati
si fermano al 2006, e fatta eccezione per
la Germania (1,34 figli per donna), solo
alcuni paesi dell’Europa dell’Est hanno
livelli di fecondità più bassi (in particolare la Slovacchia con 1,24 e la Polonia
con 1,27). In lieve ripresa i matrimoni
dopo il calo osservato fino allo scorso
anno, che salgono dai 245.992 del 2006
ai 250.041 del 2007, mentre il tasso di
nuzialità rimane costante al 4,2 per mille.
Il matrimonio religioso rimane ancora la
scelta più diffusa (65%), anche se sono
in continuo aumento i matrimoni celebrati con rito civile. È soprattutto nelle
regioni meridionali a prevalere un modello di tipo tradizionale e la percentuale
dei matrimoni celebrati con rito religioso
Rivista – Gennaio 2009
La
è del 79,2% (contro il 53,5% del Nord e
il 59,3% del Centro).
Prosegue il processo di invecchiamento della popolazione: ormai un italiano
su cinque è ultrassessantacinquenne e
anche i “grandi vecchi” (dagli ottanta
anni in su) rappresentano il 5,3% della popolazione italiana. Al 1° gennaio
2008 l’indice di vecchiaia (rapporto tra
la popolazione con più di 65 anni e quella con meno di 15) registra un ulteriore incremento, raggiungendo un valore
pari al 142,6%. Considerando i dati a
livello internazionale,
che però si fermano
al 1° gennaio 2006, il
nostro paese, con un
indice pari a 139,9%,
è quello maggiormente investito dal fenomeno dell’invecchiamento. Gli altri paesi
dell’Unione europea in
cui la popolazione ha
una struttura per età
particolarmente “vecchia” sono Germania,
Grecia e Bulgaria.
Sanità e salute
Nel 2006 erano circa 46.000 i medici
di base presenti sul territorio nazionale, valore sostanzialmente stabile negli
ultimi anni e che equivale a 8 medici
ogni 10.000 abitanti. Per quanto riguarda i medici pediatri se ne contano circa
7.500, ovvero 9 ogni 10.000 bambini fino
a 14 anni. Gli ambulatori e i laboratori
pubblici e privati convenzionati erano
circa 17 ogni 100.000 abitanti nel 2006,
in leggera riduzione negli ultimi tre anni.
Rimane stabile l’offerta dei servizi di
guardia medica: i medici addetti ammontano a 23 ogni 100.000 abitanti. L’assistenza domiciliare integrata è sempre
più importante in una società come quella italiana, caratterizzata da un evidente
processo di invecchiamento. Su 180 Asl
sono 173 quelle che offrono questo servi-
Prosegue
il processo
di invecchiamento
della popolazione:
ormai un
italiano su
cinque è
ultrassessantacinquenne.
21
zio nel 2006. Aumentano anche i pazienti assistiti al proprio domicilio: da circa
396.000 nel 2005 a 414.000 nel 2006; gli
ultrasessantacinquenni ne rappresentano
una quota rilevante (l’84,8% del totale).
Prosegue il processo di razionalizzazione delle risorse e delle attività nel sistema ospedaliero italiano. Nel 2004 i posti
letto ordinari sono 4,0 ogni mille abitanti
(4,6 nel 2000). Alla diminuzione dell’offerta di posti letto corrisponde un’ulteriore riduzione delle degenze in regime
ordinario (che scendono a 8,3 milioni
nel 2004 dai circa 9,4 milioni del 2000),
mentre aumenta il ricorso al day hospital: la dotazione di posti letto per questo
servizio passa da 27.507 nel 2000 a quasi
32.000 nel 2004 (14% circa del totale dei
posti letto ordinari). Nel 2007 il 73,3%
della popolazione residente in Italia valuta buono il proprio stato di salute, con
differenze di genere a svantaggio delle
donne (70,2% contro 76,6% degli uomini). La presenza di patologie croniche
costituisce un importante indicatore per
comprendere lo stato di salute della popolazione. Il 39,2% dei residenti in Italia
dichiara di essere affetto da almeno una
delle principali patologie croniche, quelle
maggiormente riferite sono l’artrosi/artrite (17,9%), l’ipertensione (15,8%), le
malattie allergiche (10,6%) e l’osteoporosi (7,3%).
Le migliori
opportunità
lavorative
si presentano
ai laureati
provenienti
dai corsi lunghi
dei gruppi
ingegneria.
22
Giustizia
Nel 2006 il numero dei protesti, pari
a 1.494.541, si riduce del 5,2% rispetto
all’anno precedente. Il valore complessivo dei titoli protestati ammonta a 3.916
milioni di euro, con un importo medio di
circa 2.620 euro. Nel 2006 sono 3.129.994
i procedimenti pendenti presso i tribunali ordinari (erano 3.178.367 alla fine del
2005), 18.795 quelli pendenti presso i tribunali per i minorenni (contro i 18.380
dell’anno precedente). Nel 2006 i delitti
denunciati dalle forze di polizia all’autorità giudiziaria sono 2.771.490, con un
aumento del 7,5% rispetto al 2005. Tra
le tipologie di delitti gli omicidi volontari
crescono del 3,3% rispetto al 2005, le rapine del 9,4%, i furti del 5,4%, le truffe e
le frodi informatiche del 20,5% e le violenze sessuali del 12,3%. I condannati per
delitto (uomini nell’85,6% dei casi) sono
198.263 (-10,4% rispetto all’anno precedente); di questi il 59,2% aveva già precedenti penali. Per il 67,0% dei condan-
nati la sentenza ha previsto la pena della
reclusione mentre al rimanente 33,0% è
stata comminata una multa. I minorenni
condannati costituiscono l’1,4% del totale. In aumento i suicidi, pari a 3.061 nel
2006 (erano 2.892 nel 2005), nel 76,9%
dei casi si tratta di maschi; anche per
quanto riguarda i tentativi di suicidio la
componente maschile registra una leggera prevalenza (53,4%) confermando la
tendenza degli anni più recenti.
Istruzione
Erano 8.938.005 gli studenti iscritti
all’anno scolastico 2006/2007, 28.898
in più rispetto a quello precedente, a
conferma del trend positivo avviato nel
biennio 2000/2001. Il tasso di scolarità si
attesta ormai da qualche anno intorno al
cento per cento per la scuole dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado, mentre è in continuo aumento quello
della secondaria di secondo grado, passato dall’89,8% del 2001/2002 al 92,5% del
2006/2007. I giovani iscritti per la prima
volta all’università nell’anno accademico
2006/2007 erano poco più di 308.000,
circa 16.000 in meno rispetto all’anno
precedente (-5,0%), confermando una
fase di flessione delle immatricolazioni
rilevata a partire dal 2004/2005; in controtendenza le immatricolazioni ai corsi
triennali dei gruppi chimico-farmaceutico (+5,2%) e ingegneria (+4,7%). Le migliori opportunità lavorative si presentano ai laureati provenienti dai corsi lunghi
dei gruppi ingegneria (81,3% svolge un
lavoro continuativo iniziato dopo il conseguimento della laurea), chimico-farmaceutico (73,7%) ed economico-statistico
(65,7%). Le laureate nei corsi lunghi incontrano più difficoltà dei loro colleghi
maschi nel trovare lavoro; per i laureati
triennali, invece, non si rilevano differenze significative tra i due sessi. Al Nord
lavorano continuativamente il 66,3% dei
laureati nei percorsi lunghi e il 54,9%
nei corsi triennali; seguono i laureati del
Centro (rispettivamente con il 53,6% e il
45,9%) e quelli del Mezzogiorno (con il
43,4% e il 34,7%).
Lavoro
Nel 2007 gli occupati aumentano di
234.000 unità, arrivando a 23.222.000
(+1% rispetto all’anno precedente). Dalla rilevazione continua sulle forze di lavoro emerge inoltre che il numero delle
persone in cerca di occupazione è sceso
Rivista – Gennaio 2009
La
a 1.506.000, 167.000 in meno rispetto al
2006 (-10%); il tasso di disoccupazione si
attesta dunque al 6,1% dal 6,8% del 2006.
Sia il numero degli occupati sia quello dei
disoccupati appaiono al livello migliore
dalla fine del 1992, quando è iniziata la
nuova serie della rilevazione. La crescita dell’occupazione coinvolge entrambi i
sessi, ma è la componente femminile a far
registrare in percentuale la crescita maggiore (+1,3% contro +0,8% dei maschi).
Il tasso di occupazione continua a salire,
giunge al 58,7% dal 58,4% del 2006, pur
restando ben al di sotto del dato medio
dell’Ue (65,4%); salgono i tassi di occupazione sia maschile (dal 70,5% al 70,7%)
sia femminile (dal 46,3% al 46,6%). Sul
piano settoriale, il numero degli occupati scende nell’agricoltura (-5,9%, pari
a -58.000 unità), mentre aumenta leggermente nell’industria in senso stretto
(+0,4%, pari a +22.000 unità).
In crescita, seppure meno rapidamente
rispetto al 2006, l’occupazione nel terziario (+1,4%, pari a 215.000 unità), invece
nel settore delle costruzioni, dopo sette
anni consecutivi di aumento e la battuta
di arresto del 2006, si registra di nuovo
una dinamica positiva pari a +2,9%. Sotto
il profilo territoriale, emerge una crescita
nel Centro-nord e una sostanziale stabilità nel Mezzogiorno.
Nel Nord gli occupati crescono dell’1%
(+118.000 unità) e nel Centro salgono del
2,5% (+116.000 unità).
Trasporti e telecomunicazioni
Negli ultimi dieci anni la mobilità di
passeggeri e merci è cresciuta in misura
maggiore di quanto non sia accaduto in
passato, favorita dal progresso tecnologico e da nuovi comportamenti sociali. Nel
2007 la quota prevalente del trasporto
continua ad indirizzarsi verso il traffico
su strada: sono oltre 40 milioni gli autoveicoli circolanti nel 2007, e fra questi si
contano più di 35 milioni di autovetture.
Non a caso, tra i mezzi di trasporto privato il più utilizzato, nel 2008, è ancora
l’automobile, sia per gli occupati, come
Rivista – Gennaio 2009
La
conducenti, che la usano negli spostamenti per recarsi al lavoro (69,7%) sia per
gli studenti, come passeggero (36,3%).
Sempre nel 2008 poco meno di un quarto
della popolazione di 14 anni e oltre usa
i mezzi pubblici urbani, il 16,8% quelli
extra-urbani mentre il 29,4% ha preso
almeno una volta il treno. Rispetto alla
qualità del servizio erogato, in particolare
per quel che riguarda la frequenza delle
corse, la puntualità e il posto a sedere, gli
utenti dei pullman extra-urbani sono più
soddisfatti di coloro che utilizzano autobus e treno. La puntualità dei treni è ancora l’aspetto che incontra la percentuale
di soddisfazione più bassa fra gli utenti,
appena il 42,6%, in diminuzione rispetto
al 2007 (44,2%). A fine 2006 si contano
7,4 milioni di abbonati alla telefonia fissa digitale xDSL. Le linee mobili attive
sono 81,6 milioni (erano 71,9 milioni
all’inizio del 2006) mentre le carte telefoniche prepagate attive ammontano a
73,7 milioni (erano 65,3 milioni ad inizio
2006). Le utenze Internet sono circa 11,6
milioni; la maggiore diffusione si registra
nell’Italia nordoccidentale (3,5 milioni) e
nel Mezzogiorno (3,2 milioni).
In crescita, seppure
meno rapidamente
rispetto al 2006,
l’occupazione
nel terziario
(+1,4%, pari
a 215.000 unità).
Credito e assicurazione
Alla fine del 2007, le attività finanziarie dei residenti italiani risultano pari a
2.338.975 milioni di euro con un incremento di 171.883 milioni rispetto al 2006
(+7,9%). L’ammontare dei depositi bancari ha raggiunto i 749.430 milioni di euro
con un aumento di 21.766 milioni, il 2,9%
in più sull’anno precedente. Dei 749.430
milioni di depositi bancari il 65,8% appartiene a famiglie e istituzioni sociali e
private, il 21,7% a società non finanziarie, il 4,0% ad amministrazioni pubbliche
e l’8,6% a società finanziarie.
Industria
Nel 2007 l’attività industriale registra
una crescita dello 0,5% rispetto all’anno
precedente (+2,0% nel 2006).
I migliori risultati, a livello settoriale,
sono quelli delle industrie tessili e dell’abbigliamento (+4,4%) e della fabbricazione di macchine e apparecchi meccanici
(+3,4%), mentre i peggiori si rilevano
nelle industrie della concia e delle calzature (-5,8%) e nella fabbricazione di
macchine elettriche e apparecchiature
elettriche e ottiche (-6%). Di poco in rosso l’energia elettrica e gas (-0,2%).
Poco meno
di un quarto
della popolazione
di 14 anni
e oltre usa
i mezzi pubblici
urbani.
23
T
1909-2009 La CCIS compie Cent’anni
raguardo di ieri a partenza
di domani
Una scadenza significativa. Un’occasione per tracciare bilanci, per porgettare festeggiamneti, ma soprattutto per delineare, consegnati alla storia i primi
cento,il percorso che la Camera ha iniziato a intraprendere per gli altri cento
che verranno.Ne abbiamo parlato con il Segretario generale Andrea G. Lotti
di Giangi Cretti
100 anni un traguardo importante. Con
quale spirito vi accingete a tagliarlo?
Con grande soddisfazione per i risultati
raggiunti fino ad oggi che si concretizzano nel ruolo di leadership che la nostra
Camera ha nel panorama della promotion
italiana sul mercato svizzero, grazie anche
all’accordo con l’Istituto Nazionale del
Commercio Estero, la stretta collaborazione con la rete diplomatica italiana in Svizzera e la presenza dei più importanti attori
del Made in Italy tra i nostri soci più significativi. Con spirito di servizio per quanto
riguarda il futuro. Non potrebbe essere
altrimenti vista l’instabilitâ economica del
momento che colpirà, e in parte sta già colpendo, quei settori dell’economia italiana
più esposti alle fluttuazioni della domanda
estera e quindi più bisognosi di ricevere assistenza nella ricerca di affidabili partner
commerciali.
In che modo questo influirà
sul vostro lavoro?
È nostra intenzione agire su tre fronti: da
un lato rafforzare sempre di più la presenza economica italiana sul mercato svizzero
rendendo noto in Italia l’enorme potenziale e l’importanza che questo mercato ha
per il nostro export; dall’altro, sempre di
più favorendo da parte italiana un aumento dell’“import strategico“ dalla Svizzera,
concentrandoci su quei settori che in Italia
soffrono ancora di un deficit di sviluppo,
come le energie rinnovabili che nei prossimi anni costituiranno un grande volano di
sviluppo per le economie avanzate. Infine
facendo rete con le altre Camere di Commercio Italiane all’Estero, per difendere le
quote commerciali italiane su più mercati
contemporaneamente.
Il tempo certamente ne ha modificato il
ruolo. Una volta essere membri della camera costituiva motivo di prestigio. Oggi
24
credo che le cose non stiano più così.
La Camera è una struttura che lavora al
servizio di esportatori e investitori italiani
sul mercato svizzero, quindi più che di prestigio parlerei di orgoglio. Il nostro lavoro
ha un senso, perchè risponde alla necessità
dell’economia italiana di internazionalizzarsi e tornare a conquistare quelle posizioni che si sono perdute in questi anni a
livello mondiale. La Svizzera costituisce un
importante trampolino di lancio per tutte
quelle aziende a caccia di rapporti commerciali sui mercati esteri.
A chi vi rivolgete?
Oltre che al versante italiano, ci rivolgiamo anche a tutti i nostri partner svizzeri
intenzionati ad intensificare i loro legami
con l’Italia, consci del fatto che ogni ingresso di concorrenti e di capitali esteri sul
mercato domestico costituisce una boccata
d’ossigeno e di opportunità per un’economia come quella italiana con livelli di apertura mediamente più bassi rispetto ai suoi
maggiori partner.
Cosa risponde a chi vi considera
una struttura elitaria?
Noi siamo degli operatori che vivono dei
propri risultati al pari di tutti gli altri e intratteniamo rapporti con istituzioni pubbliche, istituti di credito, professionisti e
industria, perchè sono funzionali alla creazione di un network di relazioni utili allo
sviluppo della presenza economica italiana
in Svizzera, non perchè vogliamo far parte di un elite. I nostri servizi e attività, che
ritroviamo in linea di massima in tutte le
Camere di Commercio Italiane all’Estero, sono, con alcune eccezioni per i Soci,
a pagamento perchè solo così riusciamo in
parte a coprire i costi di gestione necessari
a far funzionare la CCIS, unico punto di
riferimento permanente della promotion
italiana in Svizzera.
Rivista – Gennaio 2009
La
Cosa rende la CCIS una struttura di servizio diversa dalle altre?
Pur essendo “non profit” la Camera è una struttura privata che tende a lavorare con criteri di gestione
aziendale privatistica, pur svolgendo un ruolo istituzionale importante, in virtù del quale, percepisce
un cofinanziamento dal Ministero
dello Sviluppo Economico in percentuale sul valore di progetti svolti annualmente. Credo quindi che
questa natura ibrida sia quello che
ci contraddistingue nel panorama
delle strutture pubbliche e private
di servizio esistenti sul mercato.
Per quale ragione si dovrebbe
diventare soci della CCIS?
Per tre ragioni fondamentali:
- per accedere a condizioni agevolate a tutti i nostri servizi;
- per accedere alle agevolazioni su
prodotti e servizi offerti da tutti i
nostri soci;
- per entrare a far parte di una rete
in cui circolano più facilmente le
informazioni sulle attivitâ economiche tra i due paesi e sulle iniziative
della CCIS; nell’economia odierna
la conoscenza, e le informazioni
consentono di accedere più facilmente alle opportunitâ di affari.
In che modo e per chi
può costituire una reale
opportunità?
Fare parte del network della CCIS
e usufruire dei suoi servizi può essere un’opportunità per:
- le PMI italiane interessate a promuoversi sul mercato svizzero e
alla ricerca di controparti commerciali o partner economici per
un investimento;
- i grandi gruppi italiani presenti
sul mercato svizzero per partecipare alle occasioni di networking create dalla Camera, tramite seminari specifici ed eventi
promozionali;
- per gli imprenditori svizzeri alla
ricerca di un contatto sul mercato italiano e di assistenza nel
corso delle attività svolte con dei
partner italiani.
Quali tipi
di collaborazioni attivate?
Rivista – Gennaio 2009
La
La stragrande maggioranza dei
contatti da noi attivati sono di
tipo commerciale, prevalentemente nei settori classici del made in
Italy: agroalimentare, automazione, abbigliamento e arredamento.
Tuttavia siamo attivi anche sul
fronte degli investimenti sia per
favorire l’insediamento di aziende italiane in Svizzera (in questo
senso ci avvaliamo del supporto
di professionisti privati e affittiamo anche presso di noi degli spazi
ad aziende che abbiano bisogno di
una sede operativa a Zurigo) che
per attrarre investimenti svizzeri
in Italia qualora questo ci venga
richiesto dalle istituzioni italiane
attive sul fronte del marketing
territoriale. Un’attività infine che
intensifichiamo sempre di più è
quella della preparazione delle
imprese esportatrici italiane al
mercato svizzero, per metterle in
condizione di migliorare se stesse,
evitare le insidie e sfruttare al meglio le opportunità.
Sempre più spesso, direi troppo
spesso, nei vari consessi in cui si
parla di internazionalizzazione si
ribadisce la necessità di fare sistema. Chi lo dovrebbe fare? Non
le sembra che, più che collaborazione o coordinamento, spesso si
indugi nella competizione?
Purtroppo è insito nel carattere di
noi italiani e costituisce un freno al
nostro sviluppo, da esso nascono
corporazioni, interessi personali e
contrastanti tra loro, invidie che ci
distraggono dal perseguire l’interesse del Paese. Sarebbe bene chiarire cosa significhi fare sistema: non
può voler dire banalmente collaborare e affiancare un’istituzione ad
un’altra, limitandosi a non ostacolarsi a vicenda, magari sulla base di
buoni rapporti personali e strette
di mano. In una recente intervista a
questa pubblicazione Ferruccio De
Bortoli, Direttore del Sole 24Ore, ha
detto che l’interesse pubblico non
è la somma di semplici interessi
privati. Condivido questa impostazione, perchè credo che fare sistema significhi individuare l’interesse generale, che nel nostro caso è
l’efficace promozione del “Made
in Italy” sui mercati esteri, e razionalizzare le risorse preposte alla
difesa di questo interesse. È bene
capire che in un’opera di riordino
non tutti potranno trarne vantaggi
e le funzioni di alcuni soggetti dovranno essere integrate con quelle
di altri. Nel fare questo dovrebbe
prevalere il metodo meritocratico e
premiare quindi chi negli anni si è
distinto per i risultati raggiunti: in
questo senso basta dare un’occhiata al valore e all’andamento delle
quote italiane sul mercato svizzero
e al numero di attività concrete al
servizio del “Made in Italy” che la
CCIS svolge ogni anno, per capire
che noi possiamo giocare un ruolo
sempre più importante in questo
“sistema“.
Lo slogan del centenario recita
“100 anni prima, 100 anni dopo”.
Quello che è stato lo si sa. Come
prevede sarà quello che verrà?
Non Le chiedo ovviamente una
previsione secolare...
Credo che i primi anni saranno
difficili. Dovremo confrontarci
con un settore pubblico meno ricco e un sistema imprenditoriale
frenato dall’incertezza dei mercati.Una spinta importante potrà
venire dalla politica, non soltanto
in termini di intervento pubblico
nell’economia, ma anche in termini
di incentivi all’innovazione e all’internazionalizzazione. Sono necessarie una mentalità e una classe
dirigente aperta al mondo, con
esperienza sui mercati esteri perchè l’intensificazione dei rapporti
sui mercati esteri può diventare la
nuova leva di sviluppo dell’economia italiana. Il Trade Performane
Index dell’OMC e dell’UNCTAD
colloca l’Italia nel 2007 al secondo
posto nel mondo per competitività
delle esportazioni; questo significa che gli italiani che decidono di
competere sui mercati internazionali diventano dei leader e ritrovano la crescita. Per questo la nostra
economia deve aprirsi sempre di
più per favorire un maggiore accesso alle opportunità offerte dai
mercati internazionali e per accrescere il livello di concorrenza e
merito sul nostro mercato.
25
U
Vendemmia 2008 in Langa e Roero
n’ annata all’insegna
della variabilità meteorologica
e dell’ottima qualità
Mentre i dati resi pubblici verso al fine dell’anno parlano di
una vendemmia record (in termini quantità) con l’Italia
che, con 47 milioni di ettolitri, supera la Francia tornando ad essere, dopo dieci anni, il primo produttore al mondo,
la crisi dei consumi rende meno rose le attese di quella che
anche in termini di qualità si annuncia come una buona
annata. Il prossimo 26 gennaio (vedi annuncio in pag. 90)
a Zurigo verranno presentate le nuove annate di Barolo
Barbaresco e Roero. Cogliamo l’occasione per fotografare
l’andamento della vendemmia in quelle zone
L’annata 2008 è stata molto difficile dal
punto di vista agricolo e, nello specifico,
per la viticoltura. Gli attacchi parassitari, principalmente di peronospora e oidio, hanno creato problemi
persistenti a partire da metà
maggio per tutto giugno e
luglio, con qualche strascico
anche nel mese di agosto. I
danni, soprattutto dal punto di vista quantitativo, ma
per fortuna non da quello
qualitativo, sono stati considerevoli. L’impegno dei
viticoltori è risultato fondamentale: l’impostazione
della difesa, la scelta del
momento e del prodotto utilizzato per i trattamenti, le
pratiche agronomiche che
concorrono alla difesa stessa, come il controllo del vigore e l’accessibilità dei terreni, hanno avuto un ruolo
determinante.
Il dato saliente dell’annata
2008 è la variabilità.
Alcuni vigneti hanno sofferto gravi danni da grandine e talvolta dalla furia del
vento: la variabilità delle esposizioni e
della vocazionalità, dunque, emergerà
più che in altri anni.
26
La vendemmia è iniziata nelle prime settimane di settembre per Arneis e Favorita.
Vitigni a maturazione intermedia come il
Dolcetto sono stati raccolti prevalentemente nella seconda metà di settembre,
mentre per i vitigni tardivi Barbera e
Nebbiolo la vendemmia si è concentrata
nella seconda e terza settimana di ottobre. Il livello qualitativo delle uve si può
classificare, in generale, tra il buono e
l’ottimo, mentre il Nebbiolo potrebbe
raggiungere l’eccellenza, grazie al fatto
di essere stato vendemmiato più tardi e
quindi con migliori condizioni climatiche
di maturazione e raccolta.
Un elemento positivo del 2008 è la decisa tendenza alla ripresa dei prezzi di uve
e vini, che purtroppo nel recente passato avevano toccato livelli estremamente
bassi. I prezzi delle uve segnano un lieve
aumento per una quantità non eccessiva
e per l’inizio della fascetta ministeriale
anche sui DOC (con l’eccezione di Dolcetto d’Alba e Nebbiolo d’Alba che partono da gennaio).
Caratteristiche meteoclimatiche
generali dell’annata
Dopo il forte anticipo delle fasi fenologiche del 2007, nel 2008 la situazione è
tornata a ritmi decisamente più normali:
il germogliamento non è stato particolarmente precoce, la primavera è iniziata in
modo regolare e ha avuto un andamento
climatico tutto sommato nella media del
periodo, con un buon accrescimento dei
germogli e assenza di gelate tardive.
A partire da metà maggio e per oltre un
mese si è però verificato un prolungato
ed eccezionale periodo di tempo instabile, con piogge abbondanti e quasi giornaliere; tale andamento ha provocato forti
preoccupazioni per la difesa e una notevole difficoltà di allegagione delle uve, in
particolare per il Barbera. Nella seconda
Rivista – Gennaio 2009
La
metà di maggio la frequenza e la quantità
di precipitazioni è scesa e ha avuto inizio
un’estate non particolarmente calda ma
decisamente umida. Per tutto il mese di
luglio sono proseguiti i problemi legati a
peronospora e oidio, che hanno provocato perdite di produzione difficilmente
quantificabili, ma che se si sommano a
quelle dovute alla difficoltà di allegagione e a alle numerose e talora devastanti
grandinate, raggiungono una media del
10-15% in meno rispetto al 2007, a seconda delle zone e delle varietà. Le fasi
di maturazione (invaiatura e inizio della
sintesi di zuccheri) sono iniziate con notevole ritardo rispetto al 2007 e si sono
sviluppate in modo simile al 2004. Da fine
agosto, fortunatamente, si è verificato un
lungo periodo (oltre cinquanta giorni)
di tempo stabile, spesso soleggiato, senza piogge significative, con temperature
miti durante il giorno e fresche di notte,
che ha favorito la maturazione delle uve.
Tutte le uve hanno risposto bene, pur
con qualche differenza significativa, recuperando gran parte del tempo perduto
e raggiungendo ovunque buoni o ottimi
risultati: la sanità delle uve raccolte in
Langa e Roero, infatti, è stata eccellente.
Il bel tempo ha permesso di completare
con calma tutte le operazioni di vendemmia, potendo scegliere il momento migliore per la raccolta di ogni uva.
La qualità delle uve per i principali
vitigni di Langa e Roero
Il clima estivo non eccessivamente caldo ha giovato all’Arneis che ha potuto raggiungere un ottimo equilibrio tra
zuccheri (sufficientemente alti) e acidità
che, a differenza di quanto avviene nelle
annate molto calde quando scende troppo, è risultata ottimale. I vini Arneis si
preannunciano quindi equilibrati, con
un buon alcol ma nel contempo freschi
e con spiccate note floreali. Il giudizio finale si attesta su un ottimo abbondante.
L’andamento climatico di maggio e giugno ha fortemente penalizzato il vitigno
Barbera: le piogge incessanti hanno provocato gravi attacchi di peronospora.
Tra fine agosto e inizio settembre la maturazione procedeva con lentezza, ma il
tempo stabile, la notevole escursione termica fra giorno e notte e le temperature
Rivista – Gennaio 2009
La
miti diurne della seconda metà di settembre e di inizio ottobre hanno favorito la
ripresa della concentrazione zuccherina
e della degradazione acidica. Alla vendemmia le uve Barbera presentavano
in media un’ottima concentrazione zuccherina, ma con un’acidità fissa piuttosto alta. Hanno ottenuto ottimi risultati
i viticoltori che hanno saputo aspettare
e ritardare la data della raccolta di qualche settimana. Il Dolcetto ha avuto qualche difficoltà causata dal cattivo tempo
di primavera e inizio estate, quando era
più avanti nella maturazione rispetto agli
altri vitigni a bacca nera. Ciononostante,
i dati sulla maturazione hanno mostrato
un lento ma costante accumulo di zuccheri nell’uva, soprattutto tra la prima
e la seconda decade di settembre, e in
particolare nelle aree dove la pratica del
diradamento è più diffusa. Alla raccolta
la concentrazione di zuccheri è risultata in media ottima e il quadro acido ha
raggiunto un equilibrio ideale. Le fortunate condizioni climatiche di settembre
e ottobre e l’ottima cura dei vigneti da
parte dei viticoltori, intervenuti sia con
trattamenti mirati a combattere i ripetuti
attacchi delle malattie crittogamiche, sia
con diradamenti dei grappoli per contenere la produttività del vigneto, hanno consentito di ottenere in vendemmia
ottimi livelli di maturazione per le uve
Nebbiolo: il quadro acido è ottimo, con
un’acidità fissa leggermente più alta rispetto agli ultimi anni, almeno per i primi
Nebbiolo raccolti, mentre l’accumulo di
zuccheri ha raggiunto livelli eccezionali.
Si prevede che i vini di quest’annata a
base Nebbiolo saranno ottimi.
27
alfamito.ch
Consumi (litri/100 km) ciclo combinato: da 4,8 a 6,5
Emissioni CO2 (g/km): da 126 a 153. Etichetta di efficienza energetica A – C
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P
Roma, 8-12 dicembre 2008
rima Conferenza dei Giovani
Italiani nel Mondo
Si sono riuniti Roma. In 600, 400 dei quali provenienti dall’estero. Sono i rappresentanti dell’italica gioventù che per varie ragioni vive al di fuori
dei patri confini nei vari continenti dell’orbe terracqueo. Si sono incontrati hanno discusso per
5 giorni e hanno elaborato corposi documenti in
cui hanno raccolto la sintesi delle riflessioni svolIdentità Italiana e multiculturalismo
Filosofico l’abbrivio: l’Italia oggi deve riconoscersi come una Nazione globale, caratterizzata da un multiculturalismo fondato
sul dialogo interculturale. L’identità nasce
dal bisogno di un senso di appartenenza
che è proprio dell’essere umano ed implica
ed esige coscienza di chi si è e conoscenza
di noi stessi e degli altri. L’identità non è
un fatto, bensì un processo dinamico che
scaturisce da una scelta e si costruisce nella
quotidianità attraverso esperienze vissute,
condivise e trasmesse. Anche l’italianità ha
queste caratteristiche ed è il risultato della
dimensione globale in cui oggi si sentono
inseriti i giovani. L’italianità oggi si manifesta in molteplici forme che rispecchiano
la diversità delle identità italiane nel mondo; il loro essere italiani in questo modo è
espressione del pluriculturalismo che ha
caratterizzato e caratterizza a tutt’oggi
l’esperienza della migrazione nelle varie generazioni. I tratti che li accomunano come
italiani sono:
la cultura: nelle sue varie dimensioni sia uno
dei referenti principali di identificazione;
la lingua: un dovere morale, perché veicolo privilegiato di identità e strumento che
favorisce l’integrazione e la partecipazione.
Non un obbligo per discriminare, bensì un
diritto da difendere.
Nel loro documento i giovani affermano che
è necessario separare il concetto di identità
dal concetto di cittadinanza: l’identità esiste
indipendentemente dalla cittadinanza, è un
processo di appropriazione personale e collettivo; la cittadinanza è un diritto, che riconosce legalmente un’identità scelta o assunta consapevolmente. Non senza sorpresa,
chiedono la ratifica della ius sanguinis per
Rivista – Gennaio 2009
La
te nelle 5 Commissioni in cui si sono suddivisi:
“Identità italiana e multiculturalismo”, “Informazione e Comunicazione”, “ Partecipazione e
Rappresentanza”, “Lingua e cultura italiana” e
“Mondo nel lavoro e lavoro nel mondo”. Da questi
documenti abbiamo estrapolato alcuni passaggi
che proponiamo su queste pagine
la trasmissione della cittadinanza ai propri
discendenti. Al fine di mantenere saldi i legami della comunità, propongono:
- la costituzione e la consolidazione di una
rete virtuale di comunicazione, che consenta diverse attività e scambi di esperienze;
- uno spazio televisivo sulla RAI e sui quotidiani nazionali dedicato a diffondere e far
conoscere le diverse realtà
degli italiani nel mondo,
con la collaborazione di testate giornalistiche locali;
- la creazione di programmi educativi – culturali
- civici, sportivi e pubblicazioni in un quadro
di solidarietà intergenerazionale che coinvolga
la comunità degli italiani
nel mondo;
- la creazione, entro il 2009,
di una commissione giovanile “identità italiana e multiculturalismo”
in ogni Paese, per coordinare le proposte
dei giovani , interagendo con gli organi di
governo italiani dei loro Paesi;
- l’organizzazione di un festival annuale internazionale della Migrazione degli Italiani
nel Mondo, in Italia e nei diversi Paesi di
residenza;
- accordi bilaterali con i Governi nazionali e
regionali dei diversi Paesi di appartenenza,
per agevolare e tutelare l’insegnamento della lingua e della cultura italiana nelle scuole
pubbliche statali di ogni Paese;
- il riconoscimento della cittadinanza agli
aventi diritto garantito dalle nostre rappresentanze consolari attraverso la realizzazione di pratiche amministrative più snelle
nelle forme e nei tempi.
Riuniti in assemblea.
29
La delegazione svizzera
Informazione e Comunicazione
Il documento inizia con un’affermazione: l’informazione è un diritto. Pertanto vanno razionalizzati e resi più efficaci gli strumenti di informazione
esistenti per gli italiani all’estero e valorizzate le
esperienze migliori. A questo fine, auspicano una
maggiore trasparenza nell’utilizzo dei contributi ai
giornali italiani nel mondo. In particolare, essendo
quello delle nuove tecnologie e dell’informazione
via Internet un processo irreversibile, chiedono che il
riparto delle sovvenzioni tenga conto di questa nuova realtà. Fra le proposte operative, la richiesta che
il blog, messo a disposizione dal MAE, in preparazione della conferenza, possa evolvere in un vero e
proprio sito con riconosciuti crismi di ufficialità, e,
in tempi brevi, trasformarsi nella piattaforma globale per l’informazione e la comunicazione tra tutti i
giovani italiani all’estero, ma anche, e soprattutto, in
un network sociale ,dove gli italiani all’estero possano
scambiarsi esperienze e tenersi in contatto con altri
giovani in Italia. Il sito dovrebbe avere un “amministratore” centrale a Roma, a cui fanno capo singoli
coordinatori per continente, ai quali, a loro volta, si
rapporteranno i responsabili per Nazione. Le redazioni nazionali recluteranno giornalisti tra gli italiani
di quella Nazione, che scriveranno a titolo volontaristico i loro contributi. Attorno al sito dovrebbero nascere commissioni giovanili con l’obiettivo di
diffondere il sentimento di italianità e l’amore per la
lingua italiana all’estero, con base in ogni Nazione,
coordinati tra di loro in una confederazione mondiale. La lingua ufficiale del sito è l’italiano. Le singole
commissioni locali decideranno l’opportunità di tradurre parte del sito nella lingua locale.
Per quanto riguarda i contenuti, si ritiene opportuno che vengano sviluppate tematiche “più giovanili”, vicine al mondo della cultura, della letteratura,
della musica, dello spettacolo e dello sport.
L’informazione deve anche tenere conto della multiculturalità degli italiani all’estero e, quindi, delle
specificità delle comunità nei singoli Paesi (es. italocanadesi, italo-brasiliani, italo-belgi, ecc.). Una parentesi speciale è dedicata alla televisione di Stato
alla quale i giovani chiedono di attivare un contatto
30
diretto e continuativo per contribuire alla creazione
di palinsesti più vicini alle esigenze di informazione
delle comunità italiane nel mondo. Si chiede inoltre:
che vengano “messe in chiaro” le frequenze di RAI
International anche per gli italiani d’Europa; che la
RAI aumenti i contenuti su Internet; che RAI International sia visibile via Internet in streaming; che la
RAI, nella comprensione dei “diversi” mondi degli
italiani all’estero, dia la possibilità alle comunità locali di contribuire alla formazione dei palinsesti con
materiali e informazioni prodotte volontaristicamente in loco. Nel documento si fa cenno anche alla radio
che va potenziata, in quanto formidabile strumento
di promozione dell’italianità all’estero.
Partecipazione e rappresentanza
I giovani italiani nel mondo riconoscono l’importanza delle associazioni per l’esercizio concreto della
partecipazione e intendono impegnarsi per contribuire al loro rinnovamento. A tal fine, nel documento sono elencate, fra le altre, le seguenti proposte:
- facilitare l’incontro e lo scambio tra migranti di varie generazioni e le nuove forme di mobilità;
- cercare contenuti ed obiettivi più attuali per facilitare l’ingresso dei giovani nelle associazioni,;
- promuovere nuove forme di aggregazione, per rispondere alle esigenze dei giovani in ambito sociale, culturale, musicale, gastronomico, informativo e
formativo, professionale, tecnologico e sportivo;
- rafforzare scambi universitari, corsi di formazione
(anche per gestire le associazioni), stages e tirocini,
corsi popolari di lingua e cultura italiana;
- modificare la legge 383/2000 sulle associazioni di
promozione sociale per estenderla anche alle associazioni italiane nel mondo, in modo che queste
possano beneficiare delle risorse previste dalla legislazione.
Nel documento si legge che tra le diverse forme di
riconoscimento c’è la possibilità di “rappresentanza
istituzionale”, integrando – con quote giovani - gli
attuali organismi: Comites, CGIE, rappresentanza
parlamentare, consulte regionali.
Queste alcune proposte per “esserci”
- istituire “commissioni giovani” organiche ai Comites;
- richiedere al CGIE che inviti almeno tre giovani
(uno per area geografica, a rotazione e individuati
con criteri oggettivi, trasparenti e pubblici) a partecipare ai lavori del CGIE, del Comitato di Presidenza, delle Commissioni per le aree Continentali
e delle Commissioni di lavoro;
- chiedere alle Regioni di nominare consultori giovani all’estero;
- mantenere e difendere il diritto di voto in loco
all’estero anche dopo la prevista riforma dell’assetto
istituzionale dell’Italia;
- proporre la rappresentanza degli italiani all’estero
nell’elezione del parlamento europeo;
Rivista – Gennaio 2009
La
- chiedere al Ministero della gioventù di costituire un “dipartimento giovani estero” nel quadro
dell’Agenzia nazionale per i Giovani (ANG), in
modo da poter garantire le risorse per il collegamento e l’informazione dei giovani italiani nel mondo; e di poter partecipare, come giovani italiani nel
mondo, alla costituzione di una loro rappresentanza in seno al Consiglio Nazionale Giovani.
In conclusione, si propone la costituzione un “coordinamento giovani” (con rappresentanti delle 3 aree
geografiche intercontinentali) per accompagnare gli
sviluppi di questa conferenza, in modo da preparare
i futuri incontri da realizzarsi ogni biennio.
Lingua e Cultura
Specialmente per gli italiani all’estero, la lingua rappresenta un elemento di sintesi della dimensione
identitaria, di ricchezza culturale e di benessere.
I tagli prospettati dalla finanziaria, effettuati pragmaticamente, ma in maniera repentina, rischiano di
compromettere in maniera definitiva lo sforzo intrapreso da generazioni di emigrati per mantenere vive
la lingua, la cultura e le tradizioni del loro Paese di
origine. A fronte di una situazione di crisi i giovani
non solo sollecitano una sensibilità diversa nei confronti delle comunità italiane nel mondo, ma offrono
energie e competenze per valorizzare le esperienze
di qualità. Dal loro punto di vista, sarebbe possibile
sia stabilire nuovi partenariati tra i vari governi locali
e quello Italiano per articolare diversamente i costi,
sia attivare ulteriori soluzioni di autosostenibilità.
Le possibili linee d’intervento, individuate passando attraverso la valorizzazione delle risorse italiane
all’estero, prevedono:
- una presa di coscienza da parte dello Stato della
complessità e della diversità di ogni realtà locale in cui
si è sviluppata una particolare storia dell’emigrazione italiana;
- il mantenimento del diritto all’apprendimento e
all’insegnamento dell’italiano iscritto, come diritto
all’istruzione, nella Costituzione (Art. 34);
- investimenti mirati alla promozione dell’italiano
come lingua straniera;
- l’adozione di una linea politica di difesa e sostegno
della pluralità linguistica e culturale.
- il sostegno al bilinguismo
- l’assunzione di docenti in loco: conoscono anche
la realtà, la cultura e l’idioma del Paese in cui vivono; solleverebbe lo Stato dagli onerosi assegni di
trasferta pagati agli insegnati ministeriali.
“La lingua più bella del mondo” è un patrimonio da
salvaguardare e su cui operare una “manutenzione
permanente”. Investire nella promozione della lingua è però importante quanto la salvaguardia di
quanto è stato fatto finora. Ecco allora che i corsi di
lingua e cultura italiana all’estero sono fondamentali: non solo per il recupero dell’identità linguisticoculturale delle seconde e successive generazioni, ma
Rivista – Gennaio 2009
La
anche per lo sviluppo dell’italofonia e dell’italofilia
(che vanno di pari passo) e una speculare internazionalizzazione culturale, economica commerciale e
turistica dell’Italia.
Mondo del Lavoro e Lavoro nel Mondo
Nel documento si lamenta un generale malessere
nello svolgere la propria attività professionale in
Italia per mancanza di meritocrazia, precarietà del
lavoro (burocrazia inefficiente), difficoltà d’accesso
al credito bancario.
Con riferimento all’ambito universitario, vengono
evidenziati: un preoccupante malcostume nelle selezioni e nelle assegnazioni di fondi; la mancanza
di un serio meccanismo di valutazione a posteriori
dell’attività di ricerca; la mancanza di fondi di ricerca adeguati. Più in generale, si annota che la presenza istituzionale e associazionistica italiana nei diversi territori è molteplice e frammentata. Camere di
commercio, ICE, Consolati, associazioni, patronati
non riescono ad agire in rete per mancanza di direttive definite e centralizzate a livello continentale e
per la sovrapposizione di funzioni. La sola riorganizzazione delle strutture si rivelerebbe inefficace se
non si decidesse a livello centrale di attuare una politica di responsabilizzazione di quelle imprese che
investono all’estero, affinché considerino l’utilizzo
delle risorse umane italiane presenti nel Paese di riferimento. Obiettivi? Avere finalmente un sistema
Italia per il lavoro degli italiani all’estero, delle Istituzioni che lavorino in collaborazione, un database
aggiornato da cui trarre le direttive per politiche di
formazione per il lavoro efficienti, una comunità italiana (soprattutto giovanile) motivata e soddisfatta
dalla presenza delle entità operanti nel territorio.
Un problema molto sentito dai giovani italiani è il
caos e la burocratizzazione che accompagna il processo del riconoscimento dei titoli di studio.
I giovani ritengono importante creare una struttura
informatica che permetta di collegare la domanda
di lavoro degli italiani esistente nei nostri Paesi di
residenza, con la possibile offerta creata da aziende
italiane che decidano di fare investimenti in questi
Paesi. Questa infrastruttura permetterà alle aziende di trovare professionisti in loco con una cultura lavorativa e lingua comune, offrendo inoltre, se
instaurata adeguatamente, la possibilità di avere un
“albo” costantemente aggiornato dei professionisti
italiani presenti all’estero. Questo portale potrebbe
anche essere uno strumento di diffusione ed informazione centralizzato sugli stage e le diverse offerte
formative promesse dai diversi enti pubblici e privati. In Europa esiste già un portale web che agevola
la mobilità professionale chiamato EURES.
Fra le altre proposte, si propone l’istituzione di una
denominazione di manifattura: fatto da un italiano oppure made by italian people, potendo anche aggiungere all’estero.
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Idee da vendere
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“So che il 90 per cento dei soldi che spendo in pubblicità sono buttati via, ma sfortunatamente non so quale sia il 10 per cento
che funziona”, affermava mezzo secolo fa
un avveduto dirigente d’azienda. Da allora
molto tempo è passato e le tecniche di valutazione degli investimenti in marketing si
sono fatte vieppiù sofisticate, eppure in buona misura quell’affermazione sembrerebbe
non aver perso del tutto (anzi) la sua validità.
In periodi di crisi come quello che stiamo
vivendo in questi mesi, e del quale si stenta
a vedere la fine, nelle agenzie di pubblicità
si suda freddo non meno che altrove. Tipicamente, la prima voce dei tagli in bilancio nei momenti di magra infatti è proprio
quella relativa al marketing, e all’advertising
gari optando per un 15 secondi al posto di
un 30 secondi, oppure di incrementare l’uso
del direct marketing, che può fornire un più
immediato impatto sulle vendite”. In questo
modo, ci sono possibilità concrete di sottrarre quote di mercato a quei concorrenti che
invece, presi dal panico, saranno scomparsi
dalla scena (quella pubblicitaria, s’intende).
Certo, c’è modo e modo di investire, e uno
degli aspetti positivi nel momento che stiamo
vivendo è senz’altro la valorizzazione di quelle agenzie di marketing e comunicazione che
sono davvero capaci di far rendere gli investimenti. Quando tutti consumano, i pubblicitari possono dire “è merito della nostra pubblicità”, e nessuno può smentirli. Ma quando
nessuno consuma, l’efficacia o meno di una
campagna, e dunque la sua qualità,
diventa improvvisamente misurabile.
A proposito. In dicembre ho visto in
giro per il paese decine di manifesti di Sunrise in cui il nome del
brand è “inserito” nel nome della città in cui
ci si trova. Sulla carta un modo carino per legare un marchio al suo pubblico. Di fatto, una
zappa sui piedi: migliaia di automobilisti in
questi giorni leggono infatti “LUGASUNRISENO”: un messaggio, come è facile constatare,
dal formidabile effetto subliminale negativo
(Sunrise/no). Quasi sicuramente si tratta di un
esempio (tipico) di campagna impostata a Zurigo e poi tradotta in italiano senza verificare
se funziona ancora. Buon per Sunrise, se può
permettersi di buttar via così tanto denaro in
una campagna, in buona sostanza, negativa.
Se però in tempi di vacche grasse gli errori,
anche quelli più macroscopici, potevano passare inosservati o quantomeno non disturbare
il sonno di nessuno, in giorni come questi il
discorso cambia. Anche perché con budget
drasticamente ridimensionati diventa obiettivamente difficile ottenere un impatto significativo sui consumatori. Per farlo è necessario
un mix di competenza, creatività e conoscenza di tecniche e strumenti di marketing
che solo in pochi, nel mare magnum degli
“specialisti di comunicazione”, posseggono.
L’effetto crudelmente darwiniano che le crisi
economiche hanno sull’intero mercato - ovvero l’uscita di scena di chi non ha saputo mantenere la competitività e restare a galla – si applica inesorabilmente anche all’universo delle
agenzie di comunicazione. Chi è in grado di
lavorare con piccoli budget, di sfruttare Internet nel modo migliore, di fare direct marketing a basso costo, mantenendo alta l’immagine del marchio, domina il mercato. Per gli
altri non c’è posto: almeno fino alla prossima
risalita degli indici di borsa.
La legge di Darwin e il marketing
in tempi di recessione
in particolare. Una scelta diffusa e del tutto
comprensibile, alla luce dell’affermazione citata in apertura (in fondo, se il 90% di
quel budget non serve a nulla, tanto vale tirarne via una fetta, cosa volete che cambi?).
Le apparenze però, come si sa, spesso ingannano. Nella stragrande maggioranza dei
casi, un ragionamento del genere non tiene.
Lo ha spiegato bene nel febbraio scorso il
professor John Quelch della Harvard Business School, mettendo in luce un interessante
paradosso in un articolo sul Business Week
intitolato “How to market in a recession”.
In momenti di alta congiuntura, quando la
liquidità abbonda e tutti fanno pubblicità,
la visibilità di una campagna pubblicitaria è problematica: ce ne sono mille altre,
e se non si esce con qualcosa di davvero
speciale spot, inserzioni e manifesti corrono il rischio di passare inosservati, o quasi.
“Incrementare la pubblicità durante una recessione, invece – sostiene Quelch - permette
di incrementare la quota di mercato ed il ROI
(return on investment) ad un costo minore rispetto ai periodi economici migliori”. Costo minore perché? Perché da una parte i prezzi della pubblicità diminuiscono e gli inserzionisti
– almeno quelli di un certo calibro – possono
“spuntare” tariffe e offerte favorevoli; dall’altra, diminuendo il denaro a disposizione delle
famiglie per il tempo libero, il consumo televisivo aumenta, abbassando favorevolmente
il costo/contatto (vale a dire la cifra stimata
per “contattare” un singolo consumatore).
“Nel caso in cui un’azienda debba necessariamente tagliare il budget pubblicitario
– esorta Quelch – faccia almeno in modo
di mantenere la frequenza degli spot, ma-
Rivista – Gennaio 2009
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Burocratiche
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Il contratto di lavoro a chiamata senza obbligo
di risposta dà diritto all’indennità di disoccupazione per i periodi di non lavoro. Lo precisa il Ministero del Lavoro nell’interpello n.
48/2008, in risposta ad un quesito del Consiglio Nazionale dei Consulenti del Lavoro. Il
Ministero, dopo aver richiamato la disciplina
del contratto del lavoro (dlgs n. 276/2003)
spiega che, nel caso di rapporto con disponibilità (cioè con obbligo del lavoro di risposta
alla chiamata del datore del lavoro), il prestatore di lavoro non ha diritto all’indennità
di disoccupazione perché nei periodi di non
lavoro percepisce la relativa indennità. Nei
rapporti di lavoro senza obbligo di risposta,
invece, aggiunge il Ministero, il lavoratore si
ritrova privo di qualsiasi garanzia in ordine sia
all’effettiva prestazione lavorativa, sia alla retribuzione futura. Pertanto, avrà diritto ad aver
Rischia il carcere per traffico illecito di stupefacenti chi «offre uno spinello» a un amico.
Dopo il divieto assoluto di coltivare la marijuana la Cassazione adotta ancora una volta
la linea dura contro l’uso di droghe leggere,
spiegando che l’uso di gruppo dello stupefacente, che solleva chi lo acquista da ogni
responsabilità, si configura solo nel caso in
cui il gruppo di amici abbia dato il compito,
«mandato espresso o tacito», a uno di loro di
comprare «la roba» per tutti, dividendo poi la
spesa. La condotta di «un soggetto acquirente di sostanze stupefacenti», continua la Cassazione, «può ritenersi non punibile, perché
finalizzata al consumo di gruppo, solo quando possa accertarsi che gli altri componenti
del gruppo abbiano avuto, fin dall‘origine,
quell‘autonomo potere di fatto in cui si sostanzia la detenzione».
Contratto di lavoro a chiamata
Costi dell’istruzione privata
Ricongiungimento familiare degli immigrati
riconosciuto, per i soli periodi di non lavoro,
lo stato di disoccupazione indennizzabile con
la relativa indennità, di tipo ordinario o con
requisiti ridotti, a condizione di soddisfare gli
altri requisiti di natura contributiva e assicurativa richiesti dalla legge.
Sorpassi pericolosi
I conducenti dei mezzi pesanti che in autostrada sorpassano invadendo anche la terza corsia di marcia rischiano la sospensione
della patente e una pesante decurtazione di
punteggio. Lo ha chiarito la polizia stradale
di Bologna con la circolare n. 28996/2008.
L’art. 148 del codice stradale vieta il sorpasso
ai conducenti dei veicoli di peso superiore a
3,5 tonnellate, in caso di presenza di apposito
segnale. In ogni caso, prosegue la nota emiliana, i veicoli di peso superiore a 5 tonnellate o
di lunghezza superiore a 7 metri non possono
mai impegnare la terza corsia autostradale, ai
sensi dell’art. 179. Nell’ipotesi di un mezzo
pesante che si appresta a superare altri veicoli in un tratto autostradale di tre o più corsie
dove vige il divieto di sorpasso dedicato scatteranno pertanto due multe.
Per la violazione più grave, ovvero il sorpasso
vietato, scatterà la sanzione di 281 euro oltre alla sospensione della patente da uno a tre
mesi e 10 punti di decurtazione. Per questa
infrazione effettuata nella terza o quarta corsia autostradale scatterà anche la sanzione di
74 euro con l’ulteriore decurtazione di 2 crediti dalla licenza di guida.
Rivista – Gennaio 2009
La
Minaccia di bocciature a rischio
di condanna
Rischia una condanna penale l’insegnante che
minaccia la bocciatura ai suoi alunni. È infatti
un atteggiamento che può generare nei giovani «forti timori». Lo stop al ricatto più usato
nelle aule d’Italia arriva dalla Cassazione, che
con la sentenza n. 36700 del 24 settembre ha
respinto il ricorso di un docente che aveva minacciato un’allieva dicendole che «non aveva più alcuna possibilità di essere promossa».
In sostanza, secondo la sesta sezione penale,
per gli alunni «l‘ingiusta prospettazione di
una bocciatura rappresenta una delle peggiori
evenienze». Non solo. Un comportamento di
questo tipo da parte dell’insegnante può «ingenerare forti timori, incidendo sulla libertà
morale dei ragazzi».
E sostenere di aver buttato lì una frase, tanto
per dire, senza avere poi il potere effettivo di
stroncare la carriera scolastica di un alunno,
non è assolutamente una giustificazione. In
proposito gli «Ermellini» hanno richiamato
un consolidato principio per cui «per la sussistenza del reato di minacce l‘idoneità della
condotta va valutata secondo un giudizio anteriore, tenendo conto di tutte le circostanze
che in base a un criterio medio possono essere considerate al momento della condotta.
L‘impossibilità di realizzare il male minacciato
esclude il reato solo se si tratti di impossibilità
di realizzare assoluta, non quando minaccia
sia assolutamente idonea a ingenerare comunque un timore nel soggetto passivo».
35
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zione ufficiale, la Cassazione ha scritto che
«la propalazione di prodotti negativi sulle
merci esitate da un‘impresa concorrente può
eventualmente, concretare l‘illecito di carattere civile di cui all‘art. 2598; ma certamente non si traduce in una lesione dell‘onore e
della reputazione altrui ove rimanga assente,
come in questo caso, qualsiasi commento
che investa l‘onestà e la correttezza del concorrente».
L’istruzione privata dei figli la paga solo il
coniuge che l’ha decisa. Infatti, ha l’obbligo
di provvedere alla retta della scuola privata
soltanto il genitore che ha preso la decisione
di iscrivervi il figlio. Questo è quanto ha sancito la Suprema Corte, terza sezione civile.
La Congregazione dei fratelli delle scuole cristiane aveva proposto ricorso per Cassazione
lamentando la violazione dell’art. 147 c.c.
che impone ad entrambi i coniugi l’obbligo
di mantenere, educare ed istruire la prole.
La circostanza che a sottoscrivere il modulo
fosse stato unicamente il padre, infatti, non
escludeva l’esistenza di un’obbligazione solidale in capo al coniuge non stipulante, dal
momento che le obbligazioni assunte dai coniugi anche separatamente, per l’istruzione
dei figli, non avendo carattere strettamente
personale, non determinano il sorgere del
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Concorrenza sleale
Criticare in pubblico i prodotti di un’azienda
concorrente non è diffamazione. Al massimo
si rischia una condanna in sede civile per
concorrenza sleale. Lo ha stabilito la Cassazione che, ha annullato la condanna per diffamazione nei confronti di un commerciante
che, alla presenza di altre persone, «aveva
espresso apprezzamenti negativi sulla qualità delle vernici prodotte e vendute» da un
suo concorrente. Un comportamento, quello
tenuto dal commerciante, ripetuto più e più
volte. Per questo il concorrente lo aveva fatto
seguire e registrare. Di lì a poco era scattata
la denuncia. Il Giudice di Pace di Piacenza
lo aveva condannato per diffamazione. Allora l’uomo ha fatto ricorso in Cassazione e
qui il vento è girato in suo favore. Si trattava,
hanno motivato i giudici, di critiche fatte sul
rapporto qualità prezzo delle vernici e quindi «chiaramente indirizzate esclusivamente
al prodotto, senza nessun apprezzamento nei confronti del venditore. Per questo il
commerciante “criticone“ non ha commesso
nessun reato. Al massimo al suo dirimpettaio
non resta che fargli causa per violazione della concorrenza sleale. Fiducia penale salva,
dunque. Con una sentenza breve ma che è
stata segnalata dal Collegio per la massima-
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Rivista – Gennaio 2009
La
relativo rapporto obbligatorio solo in capo
a quello che ha personalmente assunte, ma
coinvolgono anche l’altro coniuge. La Corte
rigetta il ricorso. I giudici, ribadendo il principio espresso nei primi due gradi del giudizio, affermano che l’obbligo imposto dall’art.
147 c.c. ad entrambi i coniugi di mantenere,
educare ed istruire la prole «si riverbera nei
rapporti esterni solo per il soddisfacimento
di esigenze primarie della famiglia». Solo in
queste circostanze, come ad esempio la cura
della salute, si riconosce il potere dell’uno
e dell’altro coniuge di fronte a terzi, in virtù
di un mandato tacito, di assumere le correlative obbligazioni con effetti vincolanti per
entrambi.
Obbligo scolastico rafforzato
Commettono reato i genitori che non fanno
prendere ai figli la licenza di scuola media o
comunque l’istruzione fino al quindicesimo
anno di età. Insomma, d’ora in avanti non
sarà più sufficiente che si siano preoccupati
di fargli raggiungere il traguardo della licenza elementare.
Con una sentenza, che per molti sarà segno
di civiltà, la Cassazione supera lo scoglio
imposto dalle norme che prevedono la sanzione solo se i ragazzini non frequentano le
… E SOPRATTUTTO …
Stretta al ricongiungimento familiare dei cittadini stranieri. Il governo ha dato il definitivo via libero a un dlgs di riforma dell’istituto, introducendo retribuzioni
all’esercizio del diritto di ricongiungimento con coniuge, figli
maggiorenni e genitori.
Si tratta di norme che l’esecutivo
definisce «non in contrasto con la
direttiva europea 2003/86/CE sul
ricongiungimento familiare».
D’ora in poi, perché due coniugi
possano ritrovarsi sul suolo italiano, al partner all’estero sarà chiesta età minima di 18 anni e che
non sia legalmente separato. La
stretta serve a evitare i matrimoni
di comodo.
Per il ricongiungimento con figli
maggiorenni, il dlgs impone invece l’onere della prova sull’impossibilità di questi ultimi a provvedere alle loro esigenze di vita;
cioè che tali figli siano in condizione di invalidità totale. Per i ge-
Rivista – Gennaio 2009
La
elementari e, ricorrendo a un’interpretazione
«combinata» di due norme, estende le conseguenze penali per la violazione dell’obbligo di istruzione. Un obbligo, quindi, che
dovrà essere soddisfatto fino alla fine delle
scuole medie. Sono due gli articoli di legge
che hanno permesso ai giudici di legittimità
quest’interpretazione che loro stessi non vogliono definire «analogica» ma che è sicuramente molto ampia. Si tratta dall’articolo 8
della legge 1859 del ‘62 che ha elevato la
scuola dell’obbligo e dell’articolo 731 del
codice penale che punisce con un’ammenda, che per quanto simbolica richiede sempre la celebrazione di un processo, i genitori,
o chi ha in affidamento i minori, che non si
curano dell’istruzione dei ragazzi. In proposito, si leggono in un altro passaggio chiave
delle interessanti motivazioni: «Per effetto
del combinato disposto della l. 1859 del ‘62,
art. 8 e dell‘art. 731 c.p., chiunque, investito
di autorità o di potere di vigilanza sopra un
minore, omette di impartirgli o di fargli impartire la istruzione sino al conseguimento della
licenza di scuola secondaria di primo grado,
ovvero sino al compimento del quindicesimo
anno quando il minore abbia osservato per
almeno otto anni l‘obbligo scolastico, è punito con l‘ammenda fino a 30 euro».
nitori da portare in Italia, invece,
il provvedimento chiede che non
abbiano altri figli nel paese di origine. E se over 65, che gli altri figli
all’estero siano impossibilitati al
loro sostentamento per gravi motivi di salute. E non finisce qui.
Ciò, però, non introduce il meccanismo del silenzio-assenso al
rilascio del nulla osta, che può,
in ogni caso e sempre, essere rifiutato dallo sportello unico, se
mancano i requisiti di reddito e
alloggio.
Dietro richiesta della prima commissione a Montecitorio, il dlgs
pretende che il ricongiungimento
con i genitori over 65 sia subordinato alla stipula di un’assicurazione sanitaria e all’iscrizione del
genitore ricongiunto al Servizio
sanitario nazionale, pagando di
tasca propria un contributo.
Il governo ha poi approvato un
secondo dlgs, che cambia le regole sui richiedenti asilo in qualità di rifugiati.
Il cui importo sarà definito con
decreto dei Ministri del welfare e
dell’economia.
Infine passa da 90 a 180 giorni il
termine oltre il quale l’interessato
potrà ottenere il visto di ingresso
per ricongiungimento familiare
dalle rappresentanze diplomatiche e consolari italiane, quando
non sia giunta una decisione in
merito allo sportello unico per
l’immigrazione delle Prefetture.
Con esso si afferma il diritto del
richiedente a rimanere in Italia
durante l’esame della sua istanza. Si spiega che l’obbligo per lo
stesso di consegnare i documenti
sulla domanda si riferisce ai soli
documenti di cui può disporre.
Si introduce una nuova motivazione di rigetto della domanda:
quando si accerta che la stessa
sia stata presentata al solo scopo
di ritardo o impedire l’esecuzione
di un provvedimento di espulsione o respingimento.
E si interviene sugli effetti del ricorso giurisdizionale.
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Angolo Fiscale
Tiziana Marenco
In diretta concomitanza con gli incontri tra
esponenti del Consiglio Federale svizzero
e il presidente della Commissione Europea
Barroso tenutasi a Brüssel a metà dicembre
il Consiglio Federale ha presentato un progetto di riforma dell’imposizione delle imprese, da definire nei dettagli nel corso dei
prossimi mesi, che prevede da una parte il
rafforzamento della piazza fiscale imprenditoriale svizzera e d’altra parte un adeguamento dei regimi fiscali cantonali.
L’annuncio tempestivo da parte del Consiglio Federale del rilancio del progetto della
terza riforma ha meno a che fare con l’urgenza effettiva di tali misure che non con la
necessità di parare i colpi della CE in materia di lite fiscale.
La seconda parte del pacchetto della terza riforma dell’imposizione delle imprese
riguarda misure atte a mettere fine all’ominosa lite fiscale e agli attacchi della CE
contro i privilegi fiscali svizzeri. Paradossalmente la crisi finanziaria che ha visto
tutti gli stati sovvenzionare abbondantemente il settore finanziario e bancario in
manifesto contrasto con ogni e qualsiasi
principio di trattamento ugualitario non ha
avuto alcun impatto sulla crociata lanciata
da qualche anno a questa parte dalla CE
sotto la bandiera dello stesso principio e
che continua a far scorrere fiumi di inchiostro su tutti i giornali.
Il Consiglio Federale ha annunciato di avere
innanzitutto scartato l’idea dell’introduzio-
Il Consiglio Federale svizzero
schizza i contorni della terza riforma
dell’imposizione delle imprese
Tra le misure atte ad eliminare gli ostacoli
di natura fiscale che intralciano le imprese e
nel contesto internazionale vanno a scapito
di investimenti sulla piazza fiscale svizzera
va sottolineata innanzitutto la soppressione
della tassa di emissione sul capitale proprio
e sul capitale di terzi che attualmente ostacola le attività di finanziamento e costringe
grandi gruppi internazionali a muoversi al
di fuori della Svizzera.
La seconda misura proposta, l’esenzione dall’imposta preventiva e dalle tasse di
bollo delle transazioni interne ai gruppi,
riveste carattere che oseremmo definire rivoluzionario. Il Consiglio Federale spera
così di rilanciare la piazza fiscale svizzera
per gruppi industriali e i loro Headquarters,
favorendo non solo l’incremento del gettito
fiscale ma anche la creazione di posti di lavoro altamente qualificati che negli ultimi
anni il nostro paese aveva dovuto cedere ad
altri paesi europei.
Meno appariscente è la misura atta a consentire ai cantoni di rinunciare all’imposta
sul capitale.
Rivista – Gennaio 2009
La
ne di un’imposizione uniforme degli utili
per tutte le società (sia holding che di gestione o attive) a causa delle gravi ripercussioni che una tale riforma avrebbe avuto sui
cantoni e sulla perequazione finanziaria.
Esso proporrà invece l’abolizione delle società di domicilio, che nella loro forma più
assoluta non sono che società “bucalettere”,
le quali tra l’altro in conformità con i principi di diritto fiscale internazionale nella più
parte dei casi non sarebbero nemmeno assoggettabili in Svizzera, e l’introduzione di
un trattamento unitario dei redditi svizzeri e
di quelli esteri per le società di gestione con
attività internazionale.
Nella stessa direzione va anche la proposta
di proibire in modo generale alle società
con privilegio holding di esercitare attività
operative, in particolare quelle all’estero
esenti da imposte in Svizzera.
Nei prossimi mesi il Consiglio Federale
manderà in consultazione un progetto di
legge che renderà più concrete le misure
proposte.
[email protected]
39
Cio’ che pratichiamo dal 1958
ha oggi un nome:
Fair-Relationship-Banking.
Tutte le pubblicazioni bancarie affermano che il cliente è il «centro
dell’attenzione»: cosa significa concretamente questa frase?
E come fare per non perdere di vista questo «centro dell’attenzione»,
fra i tantissimi impegni di un’azienda moderna?
Da 50 anni Finter Bank Zurich, banca svizzera di qualità, percorre la
propria strada in autonomia: la nostra presenza sul mercato è sempre
stata molto riservata, ma chi ha voluto conoscerci meglio ha presto
scoperto che da noi il concetto di «valori» assume un’importanza
molto rilevante.
Fair-Relationship-Banking è ciò che i clienti possono chiederci e
che noi dobbiamo dare loro: per tutti i clienti che non si accontentano
di promesse, ma che desiderano provare davvero quanto possa essere
diverso il Private Banking.
Per ulteriori informazioni > www.finter.ch
Fair-Relationship-Banking
Sede centrale: Finter Bank Zürich AG Claridenstrasse 35 CH-8002 Zürich
Sedi e Affiliata: Lugano, Chiasso, Nassau Bahamas
Assicurazione vita: FinterLife Vaduz Liechtenstein
dal 1958
Angolo Legale
Massimo Calderan
Dal 1° gennaio 2009, dopo alcuni anni di lavoro preparatorio, è operativa la nuova Autorità federale svizzera di vigilanza sui mercati
finanziari, FINMA, che ha sede a Berna.
La nuova autorità federale riunisce:
- la Commissione federale delle banche
(CFB, in tedesco EBK, in francese CFB),
- l’Ufficio federale delle assicurazioni private (UFAP, in tedesco BPV, in francese
OFAP) e
- l’Autorità di controllo per la lotta contro il
riciclaggio di denaro (AdC LRD, in tedesco
Kontrollstelle GwG, in francese Autorité de
contrôle LBA).
Queste tre autorità, che fino al 31 dicembre
2008 erano indipendenti ed avevano ciascuna un campo di attività e delle responsabilità
Consiglio federale per approvazione, adotta
le ordinanze ecc. e decide sugli affari di grande portata. La direzione è l’organo operativo,
che dirige i collaboratori che si occupano del
daily business, e tiene i contatti con le aziende
del settore e le altre autorità svizzere e quelle estere di vigilanza sui mercati finanziari,
con le quali la FINMA ovviamente collabora.
L’ufficio di revisione controlla la contabilità, il
conto annuale e il corretto funzionamento dei
sistemi di pianificazione, di controllo, di condotta e di rapporto.
Il compito della FINMA è di vigilare sui mercati finanziari conformemente alla LAUFIN e
le leggi specifiche che li disciplinano, e di proteggere in particolare i creditori, gli investitori
e gli assicurati. La LAUFIN, infatti, contiene
principi sulla regolamentazione dei
mercati finanziari,
norme sulla responsabilità e strumenti
di vigilanza e sanzioni (per ulteriori dettagli, vedasi
“L’Angolo Legale”
ne la Rivista n. 4 e
n. 5 di aprile e maggio 2008). Per l’economia
Svizzera il settore finanziario è di grandissima rilevanza. Come tutti sanno, ultimamente
questo settore ha sofferto moltissimo a livello
mondiale. Le notizie negative si susseguono.
LA FINMA inizia quindi la sua attività in un
momento delicato, nel quale molti operatori
svizzeri ed esteri, ovvero banche, assicurazioni e altri, si trovano in una situazione difficile.
Gli avvenimenti degli ultimi tempi hanno evidenziato il ruolo importante del controllo sui
mercati finanziari, ma anche i suoi limiti. La
AUFIN è una legge moderna, che integra il
monitoraggio e la vigilanza per l’intero settore
finanziario e li rafforza con strumenti armonizzati e migliorati (verifiche; obblighi degli
operatori, i loro uffici di revisione nonché gli
azionisti di maggioranza a fornire determinate informazioni e documenti e notificare
eventi di grande importanza; accertamenti;
provvedimenti di vario tipo; divieti di esercitare certe attività; revoca di autorizzazioni,
riconoscimenti, abilitazioni o registrazioni).
Con la FINMA la piazza finanziaria svizzera
dispone di un organo di controllo moderno,
che dovrebbe essere in grado di assolvere i
suoi compiti a livello nazionale e internazionale.
Essa dovrebbe contribuire a ripristinare e rafforzare la fiducia in una piazza finanziaria
funzionante, integra e competitiva.
L’Autorità federale svizzera
di vigilanza sui mercati finanziari
(FINMA)
ben definiti, hanno cessato di esistere. Le loro
competenze, i loro accordi e le loro attività in
corso sono state integralmente riprese dalla
FINMA. Di conseguenza, dal 5 gennaio 2009
anche i siti Internet delle tre autorità summenzionate, oggetto della fusione, sono sostituiti
dal sito della FINMA (http://www.finma.ch).
Il 1° gennaio 2009 è, quindi, entrata in vigore
integralmente la Legge federale svizzera sulla vigilanza dei mercati finanziari (LAUFIN).
Il 1° febbraio 2008 erano entrate in vigore
soltanto alcune parti della LAUFIN, che riguardano l’organizzazione della FINMA, che
in tale data aveva acquisito personalità giuridica.
La FINMA conta circa 320 collaboratori suddivisi in sette settori:
- grandi banche
- banche / intermediari finanziari (ad esempio, agenti in valori)
- vigilanza integrata delle assicurazioni
(gruppi di assicurazioni, fondi di investimento)
- rami di assicurazione (ad esempio, assicurazione sulla vita, assicurazione dei danni,
riassicurazione)
- mercati (borse, OPA, ecc.)
- diritto / enforcement / affari internazionali
- servizi.
La FINMA è un’autorità indipendente, interamente finanziata dagli assoggettati alla vigilanza attraverso emolumenti e tasse di vigilanza. Il suo consiglio di amministrazione fissa
gli obiettivi strategici, che deve sottoporre al
Rivista – Gennaio 2009
La
[email protected]
41
Convenzioni Internazionali
Paolo Comuzzi
La Risoluzione Ministerale (RM) in oggetto
prende in esame una istanza di disapplicazione delle norme in tema di Controlled Foreign
Companies (CFC), istanza che riguarda in
modo specifico un rapporto tra Italia e Svizzera e quindi pone alcune interessanti problematiche che meritano di essere discusse in
questa sede (anche perché la citata RM viene
a stabilire alcuni principi che forse possono
trovare specifica applicazione anche in settore diversi da quelli puramente connessi alla
normativa CFC).
Commenti
Nella richiesta di interpello la posizione assunta dal soggetto istante è che “ … per i redditi prodotti nella società svizzera si debba
disapplicare la norma CFC in quanto la controllata svolge un effettiva attività commerciale in Svizzera consistente nella commercializ-
municipali e cantonali è accordato a società
che non svolgono in loco l’attività commerciale dichiarata …”. Sempre l’agenzia prosegue
dicendo che a questo punto si deve valutare “
… l’effettivo radicamento dell’attività2 [e non
del soggetto imprenditore – nota nostra] nel
territorio in cui la società è localizzata indirizzando l’analisi sulle ragioni economico
commerciali che hanno portato la impresa a
investire in un territorio a fiscalità privilegiata
quali ad esempio la esistenza di condizioni di
mercato e di una situazione economico politica più vantaggiosa …” ed in ogni caso “ …
il radicamento della controllata nel territorio
ospitante è determinante …”.
Giunti a questo punto e vista la ripetizione
del termine radicamento possiamo affermare
che l’esame della Agenzia si sposta proprio in
merito alla valutazione del concetto di radicamento e per determinare se lo stesso è presen-
Risoluzione Ministeriale n. 427/E
del giorno 10 Novembre 2008
1
Ma non solo
probabilmente
in quanto la nozione
che viene sviluppata
potrebbe applicarsi
in linea generale.
2
Si nota
una distinzione
tra impresa
(attività esercitata)
e imprenditore
(soggetto che
la esercita).
42
zazione di determinati beni …”. Il Ministero
nella sua risposta inizia con il ribadire subito
che la Svizzera è uno stato a fiscalità privilegiata relativamente alle società non soggette
alle imposte cantonali e municipali quali le
società Holding, ausiliarie e quelle che esercitano esclusivamente attività off-shore nonché
con riferimento a società che usufruiscono di
regimi fiscali agevolati sostanzialmente analoghi in virtù di accordi o provvedimenti della
Amministrazione finanziaria svizzera (di fatto
vengono incluse non solo le società che per
legge non assolvono le imposte municipali e
cantonali ma anche quelle che non le assolvono in ragione di accordi con la Amministrazione). Reso chiaro questo punto il Ministero
parte nel suo ragionamento facendo uso della decisione della Commissione Europea del
giorno 13 Febbraio 2007 che, dice sempre
l’Amministrazione finanziaria, induce “… a
valutare sotto un diverso profilo la possibilità
di disapplicare la disciplina CFC nei confronti
di entità residenti in Svizzera …”1.
La sostanza della decisione CEE è che “ … i
regimi esaminati [ovvero quelli tipici delle società ausiliarie residente in Svizzera] sono sostanzialmente capital attractive poiché [questi
regimi] esentano dalle imposte municipali e
cantonali le società off-shore ossia le società
estere che trasferiscono in Svizzera la propria
residenza per continuare a svolgere la propria
attività fuori dal territorio elvetico ..:”.
L’agenzia delle entrate prosegue affermando
che “ … l’esonero progressivo delle imposte
te si parte dal fatto che la Commissione Europea (causa C-196/04 del 12 Settembre 2006)
ha stabilito che si ha radicamento quando si
ha una sostanziale (nel senso di stabile e continuativa) partecipazione alla vita economica
dello Stato estero.Messo in evidenza questo
punto ecco che l’Agenzia delle entrate formula la sua conclusione per cui “ … non può più
sostenersi che ai fini del radicamento della
controllata estera nel territorio ospitante sia di
per sé sufficiente la mera disponibilità in loco
di una struttura organizzativa ..:”.
La tesi della Agenzia è che una struttura organizzativa dimostra solo la presenza fisica della
società [radicamento del soggetto imprenditore] ma non è indice del fatto che nello stato
ospitante sia svolta una attività economica reale ed il radicamento della stessa nello stato
ospitante [radicamento della impresa].
Stabilito questo punto l’Agenzia passa all’esame della normativa svizzera (nello specifico
l’articolo 93 della legge fiscale svizzera) e si fa
cura di indicare che le società ausiliarie svolgono attività rivolta all’estero e solo marginalmente alla svizzera.
Dato per scontato che questa è la verità (ovvero che una società ausiliaria svolga di fatto
una attività estero su estero) occorre prestare
attenzione in quanto la Agenzia è del parere
che in questo caso manchi il radicamento nel
territorio svizzero (o almeno che manchi quel
radicamento che è richiesto dalla normativa
allo scopo di evitare la applicazione della
normativa CFC). In questa situazione, dice la
Rivista – Gennaio 2009
La
Convenzioni Internazionali
Agenzia, non si rinviene alcun nesso economico, politico, geografico o strategico tra il
paese in cui la società viene localizzata ed i
mercati ai quali si rivolge la attività e quindi mancano quelle apprezzabili motivazioni
economico gestionali che possono consentire
di formulare in risposta positiva alla domanda
di esenzione.
Questo, lo ripetiamo, anche se la controllata dispone di una struttura organizzativa in
quanto tale struttura dimostra la presenza fisica ma non quella di carattere economico
(radicamento) che invece è richiesta per poter
avere un ruling positivo (e torniamo a dire che
nel documento vi è distinzione tra impresa e
imprenditore).
Di fatto il Ministero non si limita più a fare
una valutazione in merito alla sostanza della società (esistenza dell’imprenditore) ma
chiede che la stessa sia integrata nel tessuto
economico o, per essere forse sostanziali, che
paghi le imposte nello stato ospitante e con
questa richiesta esso limita fortemente la possibilità (diciamo solo limita) la possibilità fare
uso di queste società che sono usuali nella
confederazione.
Una lettura attenta di questo documento spinge a chiedersi se una simile posizione non
Rivista – Gennaio 2009
La
possa anche incidere sulla cd nozione di beneficiario effettivo: intendiamo dire che una
società non radicata nello stato ospitante e
che si limita a operare estero su estero (ie in
quanto semplice sub licenziataria di marchi e
/ o brevetti e /o semplice “passate” di interessi) potrebbe non essere considerata come una
società che ha radicamento in quel territorio
con la conseguenza che alla stessa non potrebbe applicarsi la disciplina delle convenzioni contro le doppie imposizioni.
Conclusione
A nostro di vedere il documento presenta dei
profili di interesse considerato che si ha una
mutazione di indirizzo nella determinazione
delle caratteristiche che deve avere il soggetto
estero per poter essere considerato come soggetto che non deve sottostare alle regole CFC.
Di fatto questa nozione comunitaria di radicamento, inteso lo stesso come un collegamento con il territorio che non sia solo quello di
prendere i vantaggi fiscali che lo stesso offre,
appare come una nozione nuova e a nostro
modo di vedere anche rilevante nella evoluzione della normativa fiscale ed è un elemento del quale gli imprenditori devono tenere
conto nella valutazioni che andranno a fare.
43
Q
Donne in carriera: Licia Colò
uella marcia in più
di Ingeborg Wedel
44
Licia Colò è nata a Verona il 7 luglio 1962;
è sposata con Alessandro Antonino e dalla
loro unione è nata Liala, una deliziosa bimba che ora ha tre anni. Ha frequentato un
Istituto d’arte e, successivamente, due anni
di Psicologia all’università e un corso universitario di erboristeria. Lasciamo però la
sua vita privata, di cui è giustamente molto
gelosa per farvi invece partecipi della sua
carriera, iniziata a soli 19 anni, per un caso
fortuito. Licia è una donna solare, sensibile, di aspetto delicato, ma possiede un
carattere determinato: una persona che sa
perfettamente cosa vuole e usa tutti i mezzi
televisivi per farsi ascoltare dai telespettatori, che sono in continuo aumento. Licia
non è solamente conduttrice e giornalista,
ma coautrice ed ispiratrice di ogni trasmissione che sceglie di presentare come
– ultima in ordine di tempo – Alle falde del
Kilimangiaro, che dal 1999 – ancora oggi
– riscuote grande successo, specialmente
tra gli appassionati della natura, dei viaggi (lei, praticamente ha viaggiato in tutto il
mondo). È anche autrice e conduttrice di
documentari televisivi per i quali le sono
stati riconosciuti diversi premi. Amando
la natura, si è sempre impegnata in prima
persona nella difesa dei diritti degli animali
e della salvaguardia dell’ambiente. Oltre a
presentare fortunate trasmissioni televisive, ha scritto diversi libri che ricordiamo
in semplice elenco: La mia arca, Sognando
il Kilimangiaro, Alle falde del Kilimangiaro,Il
giro del mondo in 80 Paesi,Animali e animali,
Cuore di gatta, L’ottva vita. I proventi delle
ultime due pubblicazioni sono stati devoluti al fondo “Pupina” (nome della sua gatta)
per curare i felini domestici più sfortunati! Per la cronaca, a partire dal 1994, Licia
ha ricevuto complessivamente 52 premi di
vario genere. Ne citiamo solamente uno,
recente, del 2007: premio internazionale
“La donna dell’anno” come persona dedita,
nelle sue trasmissioni, a portare alla ribalta
l’impegno profuso da tante altre donne nel
mondo. Licia, anche se super impegnata,
ha gentilmente accettato di incontrarci. Essere donna piuttosto che uomo in carriera
significa sicuramente essere giudicata anche per il proprio aspetto fisico, perché ad
un uomo non si dirà mai se è bello o brutto. Inoltre, in alcuni casi esser belle induce
a battute poco piacevoli che nei riguardi
di un uomo non si penserebbero proprio.
Paradossalmente se una è bella, deve dimostrare maggiormente le sue qualità professionali, perché di solito si pensa che,
essendo una donna piacente non si possa
essere anche brava o avere doti particolari.
Le abbiamo chiesto quanto tempo è necessario per farsi apprezzare in un mondo di
uomini. Licia ci ha risposto così: “mi piace
pensare che il mondo non sia solo un mondo di
uomini, ma di uomini e donne nel quale molte
volte gli uomini sono al vertice del potere. Però la
televisione, fortunatamente, è in grado di gratificarti attraverso gli ascolti e molte volte gli stessi
uomini ti premiano perché gli spettatori sono dalla tua parte. Ma ciò necessita di grandi sacrifici
e molta professionalità”. Per quanto riguarda
le difficoltà nel mondo del lavoro, Licia ci
ha raccontato la sua esperienza e si reputa
particolarmente fortunata, in quanto all’interno della sua produzione sono tutte donne. Gli uomini con i quali ha avuto a che
fare nel corso della sua carriera (anche il
suo attuale direttore di rete Paolo Buffini,
una persona di grandissima professionalità
che stima e rispetta), non sono mai intervenuti minimamente nel suo lavoro e quindi
non ha mai avuto particolari contrasti con
quello che definiamo “il mondo degli uomini”. Per la nostra donna in carriera la diffidenza nei suoi riguardi cessa solo quando
gli spettatori rispondono con sincero affetto. Siccome la televisione è una grande
Azienda che deve fare profitti, a dettare
legge è in gran parte la pubblicità.
Ecco che il pubblico da casa è in grado di
decidere in molti casi la sopravvivenza professionale di un attore o di un conduttore.
Licia ci conferma altresì di non aver avuto
particolari frizioni con i cosiddetti uomini
di potere. Però, senza dubbio, molte volte
ci sono degli uomini che utilizzano la propria posizione in maniera impropria, soprattutto se hanno a che fare con una bella
ragazza. Ad onor del vero va detto che ciò
avviene anche da parte delle donne: a volte
alcune di esse utilizzano il proprio sex appeal come scorciatoia nel mondo del lavoro
e ciò poi diventa un meccanismo dato per
scontato quando in realtà non dovrebbe
essere così. Secondo Licia, in un lavoro
come il suo la donna può avere un vantag-
Rivista – Gennaio 2009
La
gio legato alla sensibilità, che è una qualità
più propriamente femminile che maschile
anche se non bisogna generalizzare. L’intuizione, per esempio, é riconosciuta alla
donna, così come la sensibilità e l’emotività
che, nel suo lavoro, sono un dono prezioso
che permette di sentire la gente, gli ospiti, i
sentimenti. Non è certo cosa facile, ma essere donna e madre le dà una marcia in più
rispetto all’uomo. Abbiamo chiesto a Licia
quanto conta per la donna in carriera l’arte della seduzione. Ci ha risposto che, da
sempre, sia culturalmente che storicamente, alla donna viene attribuita questa arte,
ma in realtà – e lo dice con dispiacere - negli ultimi anni l’arte della seduzione é andata un po’ persa. Oggi addirittura sembra
sia diventata la donna la corteggiatrice e
non più l’uomo. Personalmente le dispiace
perché pensa che a livello intellettuale tra
i sessi non ci siano differenze, ma a livello
fisico queste differenze esistono e le piace
che vengano riproposte dai due sessi come
si é sempre fatto in passato con il comportamento della donna che deve essere legato alla sottile arte della seduzione e con
l’uomo che deve mantenere il piacere della
conquista! Abbiamo chiesto a Licia quale
sia la soddisfazione maggiore per una don-
na impegnata nella presentazione di uno
spettacolo. Ci ha risposto semplicemente:
“nel mio caso l’affetto della gente e la dimostrazione che il pubblico mi ami al di la di ciò che
rappresento, ma soprattutto per i sentimenti e
le emozioni che riesco a trasmettere”. Rinunce
per sfondare nel mondo del lavoro non ne
ha dovute fare. “Credo – di ce convinta - che
si possa essere una donna in carriera senza rinunciare a nessuno dei valori fondamentali come
la famiglia e la vita privata, ma si deve essere
dotati di spirito di sacrificio e grande professionalità. Le carriere sono tante e diverse. Ottenere
un discreto successo è già importante e non si deve
per forza raggiungere l’apice. Certo, tutto ha un
prezzo, ma rinunciare alla propria vita privata credo sia profondamente sbagliato. Va anche
detto che il tempo delle casalinghe è ormai passato perché oggi se non si lavora in due non si
vive bene. Comunque la donna deve anche potersi
realizzare fuori dalle quattro mura domestiche.
Per quanto riguarda gli hobby, ritengo sia un
arricchimento della personalità e che si possano
realizzare anche all’interno della carriera. L’importante è non esagerare in modo che non vadano
a togliere spazio alla famiglia e al lavoro.”Se lo
dice lei possiamo crederle: Licia pratica diversi sport, quali sci, equitazione, nuoto ed
immersioni subacquee.
L'Hotel Hassler Roma,
in cima alla Scalinata di
Piazza di Spagna, è uno
dei più prestiogiosi hotel
nel mondo. Il Presidente e
Direttore Generale, Roberto
E. Wirth, quinta generazione di una famiglia di albergatori svizzeri, usa un rigore assoluto nel prendersi
cura degli ospiti e gestire il
ristorante Imàgo, che offre
una vista spettacolare dove
ammirare le mille luci della
Città eterna.
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Rivista – Gennaio 2009
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Elefante invisibile1
Vittoria Cesari Lusso
In materia di aspettative noi esseri umani subiamo
generalmente la pressione di due forze opposte. La
prima ci spinge a dare ascolto totalmente ai nostri desideri, anche quelli più velleitari, e a lasciarci andare
ai sogni. La seconda ci mette in guardia dal pericolo
insito nelle aspettative troppo ambiziose: il rischio
che si trasformi no in seguito in cocenti delusioni e
amari insuccessi. Con tali forze dobbiamo fare i conti
nei diversi ambiti della nostra vita quotidiana: lavoro,
amore, amicizie, impegno sociale e politico, ecc.
Le aspettative sono dunque legate all’immaginario e
alle nostre aspirazioni. Giuseppe aspirava nel 2008
ad essere eletto sindaco di un’importante città. Nella
sua mente aveva già preso corpo tutta una serie di
scenari (più o meno confessati a se stesso e agli altri): vagheggiava l’ebbrezza dei festeggiamenti della
vittoria, si figurava cinto della fascia di primo cittadi-
aspirazioni molto contenute, e pertanto ogni piccolo
cambiamento positivo che si verifica nel suo microcosmo è per lei latore di felicità aggiuntiva.Terzo, la realizzazione delle ambizioni politiche di Giuseppe non
dipende soltanto da lui, ma dal consenso dei suoi concittadini. Ciò vuol dire che la sua felicità è frutto non
soltanto delle energie e dell’impegno che ha profuso
personalmente per raggiungere l’agognata meta, ma
anche di fattori esterni alla sua volontà. Ogni volta che
facciamo dipendere la nostra felicità e il nostro benessere da elementi su cui non abbiamo il controllo, il
rischio di potenziali frustrazioni aumenta. Pinuccia invece trae le maggiori soddisfazioni dal suo prodigarsi
per adempiere nel miglior modo i suoi compiti, che si
tratti di preparare un pranzo, di stirare una camicia o
di assistere un infermo. È lei stessa, in un certo senso,
che alimenta le fonti della sua felicità.
Tu, che cosa ti aspetti per l’anno nuovo?
Una vecchia
leggenda indiana
narra di
un elefante che
pur muovendosi
tra le folle
con la sua imponente
mole passava
comunque
inosservato.
Come se fosse
invisibile…
no, si vedeva onorato e riverito, anticipava i grandiosi
progetti di cambiamento di cui si sarebbe fatto paladino. Contrariamente ai pronostici, Giuseppe risulta
invece battuto per pochi voti da un altro candidato.
La delusione è cocente. Il termometro del suo umore
si blocca sul “brutto stabile” senza speranza. Eppure,
agli occhi esterni avrebbe avuto ancora molte ragioni per essere contento: svolge comunque un lavoro
interessante e ben remunerato di avvocato, non ha
preoccupazioni economiche, è circondato dall’affetto dei familiari. Pinuccia, dal canto suo, è cresciuta in
un ambiente dalle ambizioni molto moderate: “Attenzione a non fare il passo più lungo della gamba” le ripeteva sua madre. “Chi si accontenta, gode” le diceva
– e soprattutto le mostrava con l’esempio – suo padre.
Ovviamente è impossibile dire quanto la sua attuale
modestia sia frutto dell’influsso di tali principi educativi e quanto invece sia dovuto alla sua indole. Fatto
sta, che le sue aspirazioni si limitano (si fa per dire…)
a compiere al meglio i suoi vari doveri di: moglie,
madre, amministratrice di casa, infermiera nell’ospedale della sua città. All’inizio del 2008, un’amica le
aveva chiesto: “Che cosa ti aspetti di bello per l’anno
nuovo?”. La sua risposta è stata: “Mi sembra di avere
già tutto ciò che desidero”. Poi il 2008 è trascorso,
giorno dopo giorno. Per Pinuccia ci sono stati molti
bei momenti che non si aspettava, come una festa a
sorpresa organizzata dai figli per i suoi cinquant’anni; un viaggio di tre giorni con il marito; il successo
scolastico della figlia dopo un periodo di difficoltà;
la riconoscenza mostrata da alcuni suoi pazienti; la
proposta della direzione dell’ospedale di affidarle il
ruolo di maestra di tirocinio di due nuove infermiere.
Per lei stato insomma un anno molto felice, che è andato al di là delle sue attese!
C’è quindi un legame tra aspettative e felicità? Penso
proprio di sì. I due esempi ci mostrano essenzialmente
tre cose (elefanti più o meno invisibili). Primo, le aspettative che abbiamo sono legate alle nostre aspirazioni
e ai nostri desideri profondi. Secondo, il realizzarsi o
meno delle nostre ambizioni condiziona pesantemente la nostra felicità personale. Giuseppe mirava in alto
e vive di conseguenza come un pesante insuccesso e
fonte d’inconsolabile infelicità il non avere ottenuto
la poltrona di primo cittadino. Pinuccia viceversa ha
Rivista – Gennaio 2009
La
Le aspettative però non rimangono sempre immutate.
In effetti, il livello di aspirazione aumenta in seguito a
ripetuti successi e diminuisce dopo reiterati insuccessi. Se il Dottor Tizio ha al suo attivo una serie di promozioni comincerà a pensare di poter occupare posti
sempre più in alto nella gerarchia. Se Caio invece ha
visto respinte tutte le sue richieste di avanzamento sarà
portato a ridimensionare le proprie ambizioni, a meno
che non si sviluppi in lui un gusto masochista per i
fiaschi e le legnate. In altri termini, durante tutto l’arco
della vita è in atto un laborioso processo dialettico,
più o meno visibile, di adattamento tra le aspirazioni
personali e le opportunità offerte dall’ambiente.
Ma a volte le sconfitte rendono più forti. Abbiamo
visto che la frustrazione delle aspettative può generare un sentimento di sconfitta personale che si accompagna a pensieri depressivi del tipo: “Per me è finita!
In questo mondo non c’è posto per me! Nessuno riconosce le mie qualità!” Non tutti però per fortuna
reagiscono in tal modo alla delusione. Pensiamo ad
un illustre esempio: Hillary Clinton! Si aspettava di
diventare la prima presidente donna degli Stati Uniti. I pronostici le davano ragione. Ha combattuto con
straordinaria energia contro Obama per l’investitura del suo partito. È stata sconfitta. Come ha gestito
l’insuccesso? Nel più straordinario e costruttivo dei
modi: si è schierata al fianco dell’ex-rivale per aiutarlo a vincere. Il suo signorile, ammirevole e intelligente realismo è stato ricompensato: ha avuto infatti un
premio di consolazione di tutto rispetto, la carica di
Segretario di Stato.
E voi, che cosa vi aspettate per il 2009? Provate a formulare mentalmente 2-3 mete che vi stanno a cuore.
Quali ingredienti mescolare, affinché tali aspirazioni
agiscano da motore della vita e non da ostacolo? Provo a citarne tre. Una dose di sogno, ma senza farsi
accecare da abbaglianti miraggi. Un po’ di concreto
realismo, ma senza esagerare per non appiattire l’avvenire. E una porzione di forza “marca Hillary” per
ripartire verso nuove mete, se quelle previste si rivelano non praticabili.
Se questo contributo stimola la vostra voglia di reagire, mandate un messaggio al seguente indirizzo di
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E
Ricordo di una vittima illustre
del terremoto di Messina
doardo Giacomo Boner:
scrittore e poeta siculo-retico
«Benedetti quei che muoiono / Per il sol dell’avvenir /
Per l’impeto del dover / Per la santa libertà / Per l’idea
che mai muor!»
to delle relazioni internazionali a Roma e
la diminuita importanza commerciale del
Meridione, il quadro andò cambiando.
Edoardo Giacomo Boner nacque il 29
febbraio 1864 a Messina, allora importante nodo commerciale di tutto il bacino del Mediterraneo, al quale, per buona parte del XIX secolo, facevano capo
molte imprese svizzere, tedesche, danesi,
inglesi, ecc. Nel 1877 la locale comunità
evangelica contava settantasei persone di
lingua tedesca (quarantanove provenienti dalla Germania, diciannove dalla Sviz-
Gli Svizzeri a Messina
Alcuni stranieri, che avevano impiantato
proprie industrie e negozi, continuarono tuttavia lo stesso ad esercitare le loro
attività a Messina. I racconti di questi
commercianti, imprenditori, lavoranti,
teologi, precettori e viaggiatori, che avevano profondi rapporti con la città, costituiscono uno strumento prezioso per la
conoscenza della vita culturale, religiosa
e sociale, non solo delle comunità straniere, ma anche di quella locale. Verso
la Sicilia, anche se con meno frequenza
ed importanza di quella verso Napoli e
Salerno, dove la discesa degli svizzeri assunse carattere di massa, l’immigrazione
di industriali e commercianti elvetici aveva avuto inizio a partire dal 1781. Cioè
da quando la Francia, alzando la bandiera del protezionismo contro le merci straniere, fece segnare gli inizi di una crisi
che si aggravò nel corso della Rivoluzione, raggiungendo il suo apice con il Blocco
continentale (1806-1815) imposto da Napoleone. Il Blocco impediva alle fabbriche
tessili svizzere di rifornirsi, tra l’altro, del
cotone necessario proveniente dalle colonie inglesi e dall’Egitto.
di Tindaro Gatani
Il villaggio svizzero
di Messina.
50
zera, otto dalla Danimarca), alle quali
si aggiungevano altri trenta-quaranta
persone, tra cui vedove con famiglia, impiegati di ufficio, governanti e domestici,
che frequentavano la chiesa protestante.
Prima dell’Unità d’Italia, sotto il Regno
dei Borboni, quando l’industria ed i commerci erano più fiorenti, la presenza straniera era più alta. E che si trattasse di vere
e proprie rappresentanze commerciali, lo
dimostra l’alto numero di Consolati onorari accreditati in città. Non c’era Stato
o grande città della Germania che non
avesse un suo rappresentante a Messina.
Dopo l’Unità d’Italia, con l’accentramen-
L’Eden del Sud
Quelli sotto l’occupazione francese, tra il
1798 ed il 1816, furono per la Svizzera
anni «tremen dono sviluppare la meccanizzazione, la diversificazione industriale, l’introduzione di una nuova redditizia
industria, quella del turismo, il miglioramento delle tecniche agricole. Ed in quegli stessi anni si assiste alla ramificazione
dell’investimento di capitali e all’impianto
di industrie elvetiche all’estero. Tra i primi grandi fabbricanti svizzeri a giungere
nell’Italia meridionale troviamo lo zuri-
Rivista – Gennaio 2009
La
ghese Giovan Giacomo Egg (1765-1843)
che, tra la fine del 1812 e gli inizi del 1813,
fondò un cotonificio a Piedimonte d’Alife,
l’odierna Piedimonte Matese (Caserta).
A richiamare gli Svizzeri in Campania
era stato il fatto che l’unico posto, in Europa, dove il cotone attecchiva rigoglioso
era sulle falde vesuviane, nel Regno di
Napoli, allora retto da Gioacchino Murat, cognato di Napoleone. Dalla Svizzera si cominciò allora a guardare con sempre accresciuto interesse alle piantagioni
napoletane. E la discesa degli industriali
tessili svizzeri verso il Meridione d’Italia
continuò, moltiplicandosi, con il ritorno
sul trono dei re Borboni, che incentivarono le loro attività con larghe concessioni
e generosi privilegi. Si trattò di un vasto
fenomeno così tratteggiato da Lorenzo
Zichichi: «Molti svizzeri nel XVIII secolo
erano scesi al Sud, per prestare servizio presso
un re che governava in una terra baciata dal
Sole, nel centro del Mediterraneo. Paese indipendente, né colonizzato, né colonizzatore, che
offriva il vantaggio di avere un suo sovrano ma
anche di essere privo di una forza tale da poter
e voler praticare una politica espansionistica ed
egemonica. Dieci anni dopo lo scoppio della Rivoluzione francese, questo paese venne inserito
nel mercato europeo e — «bon gré mal gré» —
nell’emisfero borghese. La Svizzera del Blocco
Continentale ebbe in questo satellite dell’Impero francese uno dei principali sbocchi per le
sue merci... Altri svizzeri scesero in quegli stati
dove le possibilità di fare fortuna aumentavano: altri mercenari, mercanti, negozianti,
banchieri, tessitori, avventurieri, usurai, funzionari, impiegati, domestici si aggiunsero a
quelli che vi erano già. La colonia elvetica in
quel paese divenne la più numerosa. E la più
gradita». Gli Svizzeri nel Napoletano si
sentivano come a casa loro anche perché
erano svizzeri i soldati che costituivano
una parte importante dell’esercito del Re.
Di fronte ad un fenomeno di tanta portata, Lorenzo Zichichi, tra l’altro, si chiede
ancora: «Invaso da soldati, operai, mercanti,
imprenditori svizzeri, quel paese venne colonizzato?». Per constatare subito dopo: «Non
fu la Svizzera a colonizzare quel regno, ma
forse furono gli svizzeri. Quegli svizzeri che
raggiunto il potere militare, economico e sociale videro nelle due Sicilie il loro eden. Se lo
colonizzarono, ciò avvenne nell’unica maniera
per loro possibile: con l’accordo del suo re, con
l’appoggio dei suoi ministri, in modo discreto,
Rivista – Gennaio 2009
La
silenzioso, come un passo felpato». (Lorenzo
Zichichi, in Il colonialismo felpato. Gli svizzeri alla conquista del Regno delle due Sicilie
1800-1848, Palermo 1988).
La lapide dedicata
sull’omonima via.
Immigrato di seconda generazione
La decadenza economica della Sicilia,
seguita all’Unità d’Italia, si aggravò ulteriormente dopo la guerra doganale con
la Francia ed i luttuosi eventi dei Fasci
siciliani (1892-’93), che costringeranno
tanta gente all’emigrazione forzata. Anche gli stranieri, tedeschi, francesi, inglesi, svizzeri, a poco a poco abbandoneranno l’Isola. Ma non tutti. Alcune famiglie
di origine svizzera resteranno comunque
a Catania, a Messina, a Palermo, dove
i loro discendenti esercitano ancora attività commerciali. Tra quelle rimaste a
Messina ci fu anche la famiglia del grigionese Friedrich Boner, “commesso” di
industrie straniere. Dal suo matrimonio
con la messinese Stefania Larini era nato
il secondogenito Edoardo Giacomo, preceduto dalla nascita della sorella Anna e
seguito da quella di Giulia. Il padre era
originario di Malans, villaggio che si trova alla confluenza del fiume Landquart
con il «giovane» Reno, dove i Boner di
origine Valser erano patrizi A partire dal
1880, Edgardo Giacomo dovette aiutare, come rappresentante, la ditta paterna
che, a causa della crisi economica, stava
subendo un tracollo. Così egli viaggiò
in Italia ed all’estero, senza tuttavia mai
abbandonare del tutto gli studi letterari,
frequentando le università di Messina
51
Ritratto giovani
di Edoardo
Giacomo Boner.
52
e di Palermo e poi anche corsi di perfezionamento linguistico in Germania, a
Lipsia e a Berlino, grazie ai quali ottenne
la cattedra di tedesco all’istituto tecnico
Carlo Gemmellaro di Catania. Per bervi
periodi fu anche insegnante ad Agrigento
ed a Palermo. A partire dal 1893, fu incaricato in qualità di lettore di lingua e letteratura tedesca all’università di Messina,
dove nello stesso tempo sarà insegnante
di italiano dal 1893 al 1906. Il Boner fu in
relazione con i più grandi poeti e letterati
d’Italia del suo tempo.
Collaborò ad importanti riviste letterarie
delle quali basta ricordare la «Nuova Antologia», svolgendo una intensa attività
critico-erudita, che gli valse, a partire del
1906, la cattedra di filologia e letteratura tedesca presso la facoltà di
lettere dell’università
di Roma. La fortuna
del Boner è dovuta soprattutto al suo eclettismo letterario, risultato
della coscienza di appartenenza a più mondi
culturali: quello tradizionale siciliano, allora
molto vivo, quello classico italiano e quello
popolare e poetico tedesco. Tra gli stranieri
di Messina, soprattutto
tra quelli originari dalla
Svizzera e dalla Germania, per tutto l’Ottocento, si mantenne infatti viva la lingua e la cultura dei Paesi di
provenienza. Certo il Boner non poteva
brillare in tutti i settori di cui si occupava.
Così gli stessi critici, che gli riconoscono
comunque il merito di essere stato fra i
primi universitari italiani a dedicarsi alla
letteratura tedesca ed a quella che non
si chiamava ancora «filologia germanica»,
gli rimproverano, come agli altri «germanisti accademici del tempo», una «meccanica
recezione dei metodi tedeschi di ricerca» ed un
«provinciale interesse per i rapporti e gli ‘influssi’ (positivamente intesi) fra le due letterature
e le due lingue», cioè a dire la mancanza di
«un’autonoma impostazione critica italiana».
Ai suoi studi filologici mancherebbe «una
vera luce storiografica» e quindi i suoi giudizi «risultano per lo più di riporto»
( L. Zagari, in Dizionario Biografico degli
Italiani, alla voce).
Cittadino del mondo
Per Zagari le opere letterarie del Boner
«documentano il fondamento storico della situazione di disagio psicologico in cui viveva lo
scrittore», dovuto anche al «sintomatico giustapporsi dei più disparati modelli e tendenze
letterarie, a seconda del genere a volta a volta
prescelto». Così: «il novelliere si adagia in un
bozzettismo veristico in cui prevale la ritrattistica di personaggi bizzarri, posti ai limiti
della normale convivenza sociale e pure depositi
di una più profonda umanità»; la «problematica ‘meridionale’ si estenua nelle forme della
commedia sentimentale» e le sue poesie «rappresentano per altro soprattutto un accademico ritorno al classicismo tradizionale», con
l’eccezione naturalmente di «qualche raro
componimento». «Eppure questo illustre Grigione ed insieme Siciliano – come sottolinea
Remo Bornatico – merita di essere considerato un autore degno della massima attenzione,
perché valido non solo nella Svizzera italiana
ma anche e soprattutto in Sicilia». A Bornatico, l’allora direttore della Biblioteca
cantonale dei Grigioni, dobbiamo uno dei
più recenti studi sulla figura e l’opera di
questo scrittore. Accogliendo l’invito dei
parenti egli ha raccolto un’ampia antologia, uscita a Coira nel 1980, con il titolo
Edoardo Giacomo Boner 1864-1908. Scrittore
e poeta siculo-retico, con lo scopo di fissare «la sua fisionomia d’uomo tra gli uomini e
la sua personalità di scrittore e poeta d’origine
svrizzero-tedesca, di lingua e cultura italiana e
classica e, in certo senso e misura, di letterato e
filologo europeo». Boner, nato e cresciuto a
Messina, ha avuto infatti il grande merito
di far conoscere anche fuori dei confini
nazionali gli splendori naturali, artistici
e culturali della sua terra natale, dove il
sovrapporsi ed il fondersi di popoli e civiltà avevano plasmato «l’originale tipica civiltà siciliana». Questo scrittore di origine
svizzera è più che gli stessi siciliani innamorato dell’Isola, che egli continuamente
percorre per motivi di lavoro o di studio
e canta nei suoi versi o descrive nelle sue
prose. «Salve o Girgenti, eremo asil che adoro!» (da Le Siciliane, p. 8); «O Palermo... /
in qual nuova or tu risplendi / Meraviglia di
splendori» (da Le Siciliane, p. 129). Senza
tuttavia mai dimenticare la sua terra di
origine, vantandosi anzi con orgoglio di
Rivista – Gennaio 2009
La
essere figlio nello stesso tempo del «molle Ionio» e del «gorgoglioso Reno», tanto da
considerarsi il «genio di due schiatte», diverse ma non per questo contrapposte,
«ond’amo / Ed armonizzo entrambe, e un suon
di pace / M’echeggia in core». Così le origini
diverse, invece di portarlo ad una scelta
di campo preferenziale, lo fanno sentire
cittadino del mondo: «Che origini trassi
dagli elvezi geli, / E tutte amo le genti in mio
pensiero» (da Le Siciliane, p. 11). Ed a questi suoi due mondi fa cenno anche Cesare
De Lollis, commemorando all’università
di Roma il collega poeta dopo la tragica
morte: «E.G. Boner era di una bontà che aveva
dell’infantile. In lui a una certa ingenuità nordica s’accoppiava una quasi smisurata espansività meridionale; e ne risultava un insieme
oltremodo simpatico nella sua rarità», perché
«una misteriosa forza di ‘Sehnsucht’ traeva il
Boner verso le letterature nordiche..., lui che pur
tanto amò la sua Messina –fino a ieri sì bella a
specchio del suo mare azzurro».
Cantore della Sicilia e dei Siciliani
Quella Messina non c’era più: il terremoto l’aveva completamente distrutta nel
giro di pochi secondi la mattina del 28
dicembre 1908 e quel suo mare azzurro
aveva completato l’opera, abbattendosi su
di essa con estrema violenza e inghiottendo quelle poche cose e persone che erano
sfuggite all’immane catastrofe. E tra quelle persone c’era anche il nostro Edoardo
Giacomo Boner, ritornato in Sicilia per
passare il Natale ed il Capodanno con la
famiglia e per sposarsi. La cerimonia era
prevista per il 3 gennaio 1909, ma il destino crudele lo strappò alla vita insieme alla
sua promessa sposa, alla madre, alla sorella Anna. Unica scampata al sisma fu la
sorella Giulia, allora di anni 36, abitante
con il marito Vincenzo Beccaria al Villaggio Giostra. Messina ha voluto ricordare
questo suo figlio illustre intitolandogli
una delle sue principali strade della città ricostruita, quella tra via Garibaldi e
via della Libertà, di fronte ai locali della
Fiera campionaria. Di recente sono state
ristampate alcune sue opere: Novelle messinesi e Leggende boreali (Edas 2002), Sul
Bosforo d’Italia e Racconti peloritani (Intilla
Editore 2003), a cura di Giuseppe Rando
che ha voluto occuparsi di questo autore
«del tutto dimenticato e di saggiarne, per primo,
l’intera produzione narrativa», consideran-
Rivista – Gennaio 2009
La
do «gratificante l’idea di fare un lavoro quasi
pionieristico» per costituire una specie «di
risarcimento del danno effettivo che la mala
sorte» ha causato «a uno scrittore niente affatto dozzinale». Le novelle di Boner, «che
solo a tratti attingono i vertici della bellezza...
non sopportano di essere giudicate in blocco»,
perché «ognuna di esse ha una sua fisionomia
particolare da esplorare con le lenti opportune e
con il giusto grado di focalizzazione», ma «tutte conservano», comunque, «un innegabile
valore storico-documentario» della sua epoca.
«Non solo per il loro limpido radicamento nella cultura italiana di fine secolo, segnata dalla
crisi del Positivismo e dalla ‘reazione spiritualistica’, ma anche e soprattutto per la singolare
terapia, opposta dal Boner, in forme narrative,
alla ‘delusione’ che ne seguì». Tra le tante altre
opere del Boner ricordiamo: Novilunio, 1884;
Plenilunio, 1889; Musa
crociata, 1897; L’Italia
nell’antica letteratura tedesca, 1887; Sui miti delle
acque, 1895; La poesia del
cielo negli antichi, 1897;
Saggi di letterature straniere (1896), dove, tra
l’altro, tratta del pessimismo nel romanzo
russo e del Natale e del
Capodanno nelle letterature nordiche (danese, islandese, russa,
tedesca, inglese, etc,..),
interventi per i quali
venne considerato uno
dei primi comparatisti della storia culturale. A noi piace ricordarlo soprattutto come grande amico della Sicilia e dei
Siciliani. Perché: «Argomento fondamentale
delle sue poesie fu quasi sempre la Sicilia, il
modo di vivere e di sentire dei Siciliani, per i
quali sentiva affettuosa e profonda simpatia»
(da Neue Zürcher Zeitung, 30 aprile 1910,
n. 189, p. 4). L’amore per la famiglia e per
il consorzio umano lo portavano a detestare la guerra, la tirannia, lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Le uniche guerre
che egli non condannava erano quelle di
liberazione da questi mali, per cui cantò
convinto: Benedetti quei che muoiono / Per il
sol dell’avvenir / Per l’impeto del dover / Per
la santa libertà / Per l’idea che mai muor!
(da Musa crociata, pp. 10-24).
Sulla pianta
di Messina in giallo
la via dedicata
allo scrittore
siculo-retico.
53
A
Gli scrigni delle curiosità1
rmeria Reale,
museo della Marionetta,
museo Egizio
Il termine “museo” deriva da Muse, le divinità che, secondo
la mitologia greca e romana, personificavano le aspirazioni
artistiche ed intellettuali ed il Tempio delle Muse (il museo) era, in origine, il luogo in cui veniva impartita l’educazione e si promuoveva la cultura. Nel corso dei secoli, le
raccolte d’arte sono sempre state di proprietà della nobiltà e
delle case regnanti. Infatti, un elevato numero di musei italiani, è nato dalle raccolte dei grandi signori rinascimentali
incrementato con successivi acquisti o donazioni
di LuCor
54
Il patrimonio artistico, storico e culturale italiano è incredibilmente ricco e
variegato ed i musei possono essere considerati dei veri e propri depositi della
memoria storica e dell’identità culturale
del nostro Paese, per questo motivo devono essere conservati e tutelati per le
generazioni future. Esistono diversi tipi
di musei: archeologici, storici, etnologici, antropologici, scientifici o tecnici,
nonché i più numerosi musei d’arte che,
solitamente, sono specializzati per periodi (arte etrusca, arte medievale, arte
moderna) e per forme d’arte (disegni e
stampe, scultura, pittura). Oltre ai più
“classici” (archeologici, storici, artistici e
scientifici), esistono anche i musei specializzati, ovvero interamente dedicati
ad un tema, come il cinema, la ceramica,
l’automobile, sino ad arrivare ai temi più
curiosi come il cappello, la bilancia o il
presepio. Se fino a non molti anni fa, i
musei erano prevalentemente collezioni
di arte, archeologia oppure testimonianze di grandi eventi e personaggi storici,
negli ultimi tempi, invece, una contagiosa passione per l’insolito ha portato
al moltiplicarsi in tutta Italia di raccolte
originali, talvolta curiose e in molti casi
uniche. Certo, chi ancora oggi considera
Musei soltanto quelli con la M maiuscola
non potrà che inorridire a sentir parlare
di esposizioni interamente dedicate alle
pipe oppure agli occhiali, agli spaghetti
o ai briganti, agli scarponi o ai confetti.
Tant’è. In barba ai critici di ogni sorta,
bizzarri o normali oggetti di uso comune
fanno sempre più spesso bella mostra di
sé, rigorosamente catalogati e accuratamente disposti in apposite bacheche.
Se lo possono permettere. I cultori
dell’inconsueto sono infatti in continua
crescita. In breve tempo si è notevolmente allargata la schiera di coloro che,
in giro per l’Italia, tra un’opera d’arte e
un reperto archeologico amano spigolare alla ricerca di questi scrigni delle
curiosità. Non hanno tutti i torti. Molte
raccolte, escluse dai grandi circuiti turistici, dimenticate dalle guide e talvolta
poco valorizzate, sono in grado di regalare piacevoli sorprese e inaspettate suggestioni. La “caccia al tesoro” nascosto
comprende centinaia di raccolte, sparse
nelle varie regioni d’Italia. Ce n’è per
tutti. Gli argomenti sono talmente diversi fra loro da soddisfare i gusti e gli
interessi più disparati! Molto numerosi
i musei specializzati, ovvero dedicati ad
Rivista – Gennaio 2009
La
un determinato argomento come l’automobilismo, la ceramica, il cinema o la
produzione tessile, solo per citarne alcuni esempi. I musei specializzati, come si
è detto, molto spesso, trattano tematiche
decisamente inusuali e custodiscono al
loro interno oggetti curiosi ed insoliti,
sono musei ‘particolari’, ideali per gli
appassionati di armi, giocattoli, gastronomia, musica e del mare ma non solo.
Attraverso antiche Case dinastiche
Il percorso si snoda attraverso il ricordo
di antiche Case dinastiche e di vecchie
glorie guerresche comprese tra il XIV e
XVII - XX secolo, per portarsi a quel
Museo delle Marionette che può a buon
diritto considerarsi il degno scrigno delle più significative raccolte di costumi e
materiali scenici. Il Museo Egizio poi,
dal suo canto, è da solo un capolavoro
d’arte e di storia e ciò per quantità e
qualità del suo patrimonio.
Armeria Reale a Torino
Nell’Armeria Reale sono conservate le
collezioni di armi appartenute ai Savoia, esposte al pubblico fin dal 1837.
Si accede alla prima sala attraverso il
grande Scalone monumentale, che un
tempo collegava gli Appartamenti Reali e le Segreterie di Stato, per giungere alla rotonda di Pelagio Pelagi, dove
sono esposte diverse vetrine con armi
del XVII - XX secolo.
Il percorso prosegue nella Galleria del
Beaumont, magistralmente affrescata dalle Storie dell’Eneide. Le raccolte
esposte offrono un variegato panorama
delle armi e delle armature dal Medioevo ai giorni nostri. Si segnalano la cosiddetta spada di San Maurizio del sec.
XII, dotata del suo fodero originario, il
morso da cavallo in rame dorato e smalti
con lo stemma Grimaldi di arte francese
della prima metà del sec. XIV; tra le armi
di scuola tedesca è di eccezionale valore
l’armatura doppia appartenuta a Wilhelm von Boxberg di Norimberga opera di Kolman Helmshmid di Augsburg.
Largo spazio è stato riservato alle armi
indossate da personaggi e sovrani di
casa Savoia, è da citare a titolo esemplificativo, la corazza del principe Eugenio
(morto nel 1736) e le corazze di Carlo
Emanuele III (1730-1773) e di Vittorio
Amedeo III.
Rivista – Gennaio 2009
La
Museo della Marionetta di Torino
Il Museo ha sede nel
Teatro Gianduja e
presenta una raccolta di costumi, materiale scenico, attrezzature e mobili dalla
fine del ‘700 ai primi
del ‘900.
La celebre famiglia
di marionettisti Lupi
ha donato al Museo
una collezione, unica nel suo genere,
di oltre cinquemila
pezzi tra marionette,
arredi e costumi. Di
particolare rilievo
una raccolta di marionette in legno, opera di grandi artigiani, con occhi in vetro di Murano e parrucche di capelli veri. Si conserva inoltre
una raccolta di circa duemila fondali di
scena del Teatro Regio di Torino.
Museo Egizio
Il museo egizio di Torino è il museo di
egittologia più importante dopo quello
del Cairo. Le collezioni sono state raccolte fin dai primi decenni dell’800 e sono
state allestite secondo criteri moderni nel
1988. Il recente allestimento permette al
visitatore di vedere nella ricostruzione
originale le tombe degli antichi faraoni.
L’esempio più suggestivo è la tomba di
Kah, ritrovata intatta e completa di sarcofagi, statue, mobili, oggetti di toeletta
e capi di vestiario appartenuti al defunto.
Nelle sale sono ospitate 98 grandi statue,
documenti risalenti al 3000 a.C., materiale di ogni genere ritrovato nelle tombe,
prezioso e di uso quotidiano, cicli di pitture parietali raffiguranti scene religiose,
di vita in campagna e di lavoro artigianale. Il museo può esporre anche la più
antica tela dipinta al mondo (3500 a.C.),
un lenzuolo rinvenuto in una tomba preistorica a Gebelein, decorato con barche,
scene di caccia e danze rituali.
Con la costruzione della diga di Assuan,
molti monumenti della Nubia hanno
rischiato di essere sommersi, pertanto
sono stati trasportati in diversi Musei
del mondo. Il Museo di Torino, quindi,
si è arricchito del tempietto di Ellesija,
scavato nella roccia oltre 3500 anni fa.
55
Italienische Rechtssprache
Niveau B2-C1
Lo Sprachenzentrum propone un nuovo corso per l’apprendimento del linguaggio giuridico italiano
destinato a tutti coloro che, già esperti del diritto nella loro lingua, abbiano l’esigenza di approfondire con
il massimo profitto e in breve tempo anche la terminologia tecnica in italiano.
Al termine del corso verrà rilasciato un attestato di frequenza dell’Università di San Gallo.
Quando
Sprachkurse für Beruf und Alltag
Dove
Giovedì:
17:15- 18:45
Inizio:
19 febbraio 2009
Conclusione: 28 maggio 2009
Sospensione:
14° e 15° settimana
(24 lezioni)
Sprachenzentrum dell’Università di San Gallo, Gatterstrasse 3, 9010 San Gallo
Contenuti
Corso multimediale per rispolverare, ampliare ed aggiornare precedenti conoscenze
dell’italiano in ambito giuridico-professionale.
Terminologia del processo civile e del diritto privato sostanziale svizzero ed
internazionale. Simulazione di situazioni tipiche della pratica professionale come
redazione di contratti e consulenze. Giurisprudenza del Tribunale Federale
opportunamente selezionata. Comparazione con il diritto italiano. Esercizi di
comprensione, consolidamento e analisi delle strutture del linguaggio giuridico
(ripasso della grammatica, lettura, ascolto, produzione scritta e orale).
Corso intensivo in piccoli gruppi (da 4 a 8 partecipanti).
Gli argomenti del corso potranno essere adattati agli interessi dei partecipanti.
Docenti
Dr. Phil. I Tania Giudicetti Lovaldi
Dr. Iur. Rita Dellachà-Hilbers
Costi
CHF 528.- (esclusi i materiali didattici)
Materiali didattici ca. CHF 50.-
Termine di
iscrizione
16 gennaio 2009
Iscrizione
www.sprachenzentrum.unisg.ch
Universität St.Gallen
Sprachenzentrum
Telefon +41 71 224 25 80
Gatterstrasse 3
Telefax +41 71 224 26 69
9010 St.Gallen
[email protected]
L’Emporio della lingua
Giuliano Merz
Il mese scorso abbiamo visto come i verbi possano essere classificati, secondo la linguistica della
dipendenza o dependenziale, in zerovalenti (: nevicare, piovere e sim.), monovalenti (: esistere, vegetare e sim.), bivalenti (: amare, baciare, frustare,
osservare e sim.), trivalenti (: dare, mostrare, porgere, scrivere e sim.) e tetravalenti (: spostare, trasferire, tradurre e sim.). In frasi costruite con questi
verbi avremo dunque da zero a quattro argomenti,
p.es.: (Noi) abbiamo informato tutti i partecipanti del rinvio è un costrutto a tre argomenti. I tipi
di frase a tre e a quattro argomenti pongono degli
interrogativi circa “l’ordine delle parole”. Voi dite,
preferite. Scriviamo una lettera (di protesta) al direttore oppure Scriviamo al direttore una lettera
(di protesta)? Oggi ha tradotto circa 500 righe dal
tedesco all’italiano oppure Oggi ha tradotto dal te-
desco all’italiano circa 500 righe? Nella grammatica
tedesca per decisioni di questo tipo esistono regole
precise: i complementi al dativo precedono l’accusativo (Ich zeige den Studenten einen ital. Film ...);
i complementi di tempo precedono i causali, questi i modali che a loro volta si collocano prima di
quelli di luogo. Questa successione ha dato origine
al già citato ‘ponte dell’asino’ TeKaMoLo (Temporal-, Kausal-, Modal-, Lokalangaben)1. Per l’italiano
abbiamo finora soltanto l’indicazione, proveniente
da studi linguistici di varia natura, “l’oggetto diretto
precede l’oggetto indiretto” (in frasi non marcate).
Questa regola viene ripresa pari pari, e nominata
al primo posto nel capitolo dedicato all’ordine dei
costituenti della frase, nella “Praktische Grammatik der italienischen Sprache” di W. Reumuth e O.
Winkelmann2. I due autori, fedeli alla praticità di-
Parlando, scrivendo, dubitando
Sintassi e (dis)ordine delle parole (2
a
chiarata nel titolo, riportano anche brevi elenchi di verbi “con
due oggetti”, suddividendoli in verbi reggenti la preposizione
“a” – da affidare qc a qd fino a togliere qc a qd – in verbi reggenti “di” – da accusare qd di qc fino a spogliare qd di qc – e in
un terzo gruppo con tutte le altre preposizioni – comprare qc da
qd fino a vendicarsi di qc su qd3. Già inserendo queste tre liste
nella loro grammatica avrebbero potuto/dovuto chiedersi se non
siano possibili anche i costrutti ‘inversi’: perché non vendicarsi
su qd di qc? Scelgo a caso, da raccolte di testi che possiedo,
qualche frasetta:
E. Biagi: Gli inglesi hanno dato a molti popoli l’amministrazione
della giustizia, [...]; e hanno dato, in segno di gratitudine, la
laurea ad honorem ad una ottantenne e battagliera dama [...]; e
hanno dato tanta intelligenza all’Italia.
E. De Marchi: tutti questi casi hanno dato al suo carattere un
accento esasperato [...]
B. Croce: alcuni contributi recentissimi hanno dato grande impulso agli studi, […]
G. Riotta: su cui scrivono con il lapis nome e cognome. […]
L. Sciascia: Scrivono sulle pareti dei cessi scandalosissime cose
E. Mazzali: sono quelle che descrivono sul piano psichico-estetico i sei personaggi […].
Come potete notare nei vari esempi, tratti da opere di genere
assai diverso (si va dal romanzo al saggio letterario), la regola sui
generis dell’oggetto diretto che precede l’indiretto non è (molto)
rispettata. Provate ad invertire i complementi delle frasi riportate: cosa dite del risultato? Accettabile, differenze semantiche?
Riporto da un saggio di Umberto Eco: …”tre donne che scrivono per donne su donne. […]”, due complementi indiretti. Come
trovate: “tre donne che scrivono su donne per donne”?4
1
Devo dire che la grammatica del Duden, nel
pur amplissimo capitolo dedicato alla posizione delle parole nella frase (Wortstellung), non
riporta la regola in questione; la regola proviene dal settore specifico del tedesco come
lingua straniera.
2
W. Reumuth / O. Winkelmann: Praktische
Grammatik der italienischen Sprache. G. Egert
Verlag 2001 (6a ediz.; la 1a ediz. Risale al
1989); capitolo „26. Die Satzstruktur (la struttura della frase)“, pp. 353-364.
Rivista – Gennaio 2009
La
3
parte)
Tornando alle indicazioni linguistiche su verbi e valenze ricordo qui un ulteriore aspetto fondamentale: gli argomenti (le
valenze) possono essere obbligatori o facoltativi. È possibile
che questo fatto, non conosco indagini in tal senso, determini,
o quantomeno influenzi, la posizione degli stessi: i primi, ad
es., potrebbero dover precedere i secondi... A questa struttura
si affiancano naturalmente le combinazioni di ‘pari peso’, cioè
obbligatorio-obbligatorio, come mostro la nuova casa agli amici
e facoltativo-facoltativo Doris discute della/sulla terapia con la
collega: anche per questo tipo di frase rinnovo l’invito a comunicarmi le vostre opinioni5. Alla valenza e agli argomenti è
stata dedicata particolare attenzione nel settore della linguistica
applicata, dell’insegnamento delle lingue straniere. “Dagli anni
80 la teoria della valenza è recepita anche dagli autori dei libri
di testo per il tedesco come lingua straniera” nota Marie Rieger,
linguista dell’Università di Bologna6. L’autrice sottolinea inoltre
come nell’ambito della glottodidattica non sia stato sviluppato
un modello didattico di riferimento e come nella pratica dell’insegnamento i vantaggi didattici offerti da questo modello non
siano stati sempre recepiti. In Italia, sia per le lingue straniere
(francese, inglese, spagnolo, tedesco) sia per l’italiano e il suo
insegnamento, come lingua materna e come lingua seconda, si
sono scritte tesi di laurea, monografie e saggi ispirati dalla linguistica della dipendenza, persino un dizionario monolingue7 si
rifà dichiaratamente a tale teoria. Anche da noi, però, sono da
registrare le carenze evidenziate dalla collega Rieger.
Concludo rinnovando a tutte/tutti voi i miei migliori auguri per
un 2009 prospero e felice,
vostro Giuliano Merz
e-mail: [email protected]
Ibidem, capitolo “Verben mit zwei Objekten”, pp. 231-234
4
U. Eco: Tre donne intorno al cor... in: AA.VV.,
Carolina Invernizio, Matilde Serao, Liala. Firenze, La Nuova Italia (Il Castoro 1A45) 1979
(124 pp.); da notare il sottotitolo: “Tre donne
sulle donne per le donne”!
5
Delle eventuali reazioni e proposte che mi
dovessero pervenire darò naturalmente conto
nella prossima puntata.
6
Marie A. Rieger: I dizionari della valenza
verbale e l’insegnamento del tedesco come
lingua straniera. Bologna, Quaderni del CIRSIL 2003; 27 pp. Reperibile in rete all’indirizzo: www.lingue.unibo.it/cirsil.
7
Si tratta del Sabatini/Coletti, che ho citato
più volte in questa rubrica. Ricordo che il Dizionario, l’edizione cartacea con CD è della
Rizzoli Larousse (2007), è disponibile e consultabile gratuitamente sul sito del Corriere
della Sera, v. http://dizionari.corriere.it/cgibin/sabcol/trova.
57
C
Incontro a Zurigo presso la sede della CCIS
ertificazione della lingua
italiana commerciale
Il 29 novembre scorso, nella sala conferenze della sede zurighese della Camera
di Commercio Italiana per la Svizzera
(CCIS), si è tenuta una tavola rotonda
sulla certificazione della lingua italiana
adoperata nei settori del commercio e
degli affari che ha riunito rappresentanti
della scuola e dei centri certificatori e del
mondo del lavoro. La manifestazione si è
svolta all’interno della serie di eventi del
mese di novembre che coinvolge diverse
associazioni in un progetto comune, conosciuto come “Zurigo in Italiano”.
La discussione, animata e condotta da
Emilio Speciale (Presidente della Società
Dante Alighieri di Zurigo), ha visto come
protagonisti Andrea Lotti (segretario generale della CCIS), le insegnati Linda
Buscemi e Annita
Maviglia, la responsabile della Migros
dei corsi di lingua
Anne-Chantal Petter, Silvio Di Giulio
dell’Associazione
proLinguaItaliana,
Cesare
Spolettini
della Dante Alighieri di Neuchâtel,
Daniele D’Aguanno
responsabile del settore linguistico della sede centrale romana della Dante Alighieri, Enrica Filippi e
Otto Fischer della Cisalpino. Ha portato il suo contributo di esperienza diretta
Françoise Gilg, che è stata nell’occasione
insignita del certificato PLIDA commerciale. Il formato informale della discussione ha permesso di andare direttamente
sulle questioni pratiche relative alla certificazione: ci si è chiesti in particolare se
questo diploma venisse richiesto da parte
dei datori di lavoro, se lo studio e l’esame
di questa lingua settoriale fosse d’aiuto
nell’inserimento, soprattutto dei giovani,
nel mondo del lavoro e infine se le scuole
svizzere fossero preparate o disponibili a
gestire corsi ed esami relativi all’italiano
commerciale. Nel dibattito, che ha coin-
58
volto gli operatori del settore, si sono precisati inizialmente sia la specificità della
lingua italiana usata nel mondo degli affari sia la sua indispensabile conoscenza per
gli scambi economici tra ditte e uffici svizzeri e italiani. Pur nel riconoscimento del
ruolo fondamentale della lingua inglese in
questo settore, si è da più parti ribadito
che anche la lingua italiana ha una funzione di primaria importanza, essendo l’Italia ai primi posti negli scambi commerciali della Svizzera. Essere quindi padroni
del linguaggio specifico in cui si svolgono
le transazioni in Italia (linguaggio che ha
regole e formule ben codificate) rappresenta un sicuro vantaggio e beneficio nel
migliorare e portare avanti le transazioni
stesse. In aggiunta è stato notato che una
grande quantità di transazioni avviene
anche con la parte italiana della Svizzera,
col Ticino e col Grigioni Italiano.
A questo dato di fatto non sembra, tuttavia, corrispondere l’attenzione dei datori
di lavoro che non richiedono ai propri
dipendenti una certificazione relativa alla
lingua commerciale e si accontentano,
a volte, di una loro minima conoscenza
della lingua di base. Spesso viene anche
ignorato il fatto che esistono corsi e certificati settoriali. Anche le scuole svizzere
non sembrano spingere verso la certificazione della lingua italiana in generale e
sembrano disconoscere, con rare eccezioni, la certificazione commerciale. Eppure
esistono da diversi anni dei programmi
di certificazione ben attestati, come ad
esempio il CIC dell’università di Perugia
e il PLIDA commerciale della Società
Dante Alighieri, la quale ha stipulato una
convenzione proprio con la CCIS di Zurigo per la gestione e la diffusione della
certificazione della lingua italiana commerciale. In conclusione di questa utile
mattinata si è prospettata una campagna
di maggiore informazione sulle certificazioni verso il mondo del lavoro e il mondo
della scuola da parte sia della Camera di
Commercio sia dei responsabili dei centri
certificatori.
Rivista – Gennaio 2009
La
di Liber
Ferdinando
Cionti
Made
in Italy
Spirali
pp. 153
€ 18.00
Per spiegare la genesi del capitalismo occorrerebbe, secondo Marx, supporre un’accumulazione originaria precedente l’accumulazione
capitalistica: un’accumulazione che sarebbe non
il risultato, ma il punto di partenza del modo di
produzione capitalistico. E su questo punto il
consenso è pressoché unanime: per esercitare
la sua professione, il capitalista aveva bisogno
di un capitale, di partenza. Del presunto capitale di partenza però restano oscure le origini. La
questione è: i mercanti e gli artigiani dove hanno
trovato i capitali per cominciare a commerciare
e produrre in proprio? e i déracinés? e i cavalieri
decaduti? Del capitalismo ormai si sa tutto, ma
resta l’arcano” della capitalizzazione originaria.
La conclusione a cui giunge Ferdinando Cionti è
che la persistenza dell’arcano non è occasionale, ma dipende dalla risolutiva circostanza che il
“capitalismo” è propriamente tale soltanto se, e
Scaffale
in quanto, il “capitale” (inteso come patrimonio
monetario) non ne costituisce l’essenza, che sta
invece nel “bene immateriale” nelle sue diverse
forme. Un libro che si propone come contributo al dibattito sul capitalismo, mai tanto attuale
come in questi tempi.
Ferdinando Cionti. Nato a Maddaloni (Caserta), è
avvocato a Milano dal 1960. Si occupa in particolare dei problemi giuridici riguardanti l’immagine,
il marchio, la proprietà intellettuale in genere, ma
interviene costantemente su questioni riguardanti
la società, la politica, la civiltà. Ha pubblicato con
Giuffrè i saggi: La funzione del marchio (1988);
Segni distintivi della persona e segni distintivi della
personalità (1994); Alle origini del diritto all’immagine (1998); La nascita del diritto sull’immagine
(2000); La funzione propria del marchio (2004), e
diversi articoli e saggi su riviste giuridiche.
che vanno dalle pompe funebri alla produzione
di mozzarella di bufala fino al calcio, riciclano
milioni di euro e si arricchiscono col business
dei rifiuti tossici e delle discariche abusive, allargando sempre più la loro influenza in Italia
e nel mondo; e tutto questo in mezzo a delitti
eccellenti, lupare bianche, sanguinose guerre
fra clan. Attraverso documenti, atti giudiziari,
testimonianze, cronache giornalistiche e una
serrata ricostruzione storica l’autore compone
con “L’impero” il primo racconto complessivo
di un’agghiacciante realtà criminale che è diventata un vero cancro sociale.
Rizzoli
pp. 419
€ 19,00
Dopo l’esplosione dello scandalo delle discariche in Campania e la sentenza d’appello del
processo Spartacus, i Casalesi sono balzati alla
ribalta della cronaca. Come nel caso dei Corleonesi in Sicilia, il clan più potente e sanguinario della camorra non viene dalla città ma
dalla campagna: il paese di Gasai di Principe,
in provincia di Caserta. E proprio un’alleanza
organica con la mafia è all’origine del trionfo
dei Casalesi, che incarnano lo spirito e i riti della vecchia camorra e insieme dimostrano una
straordinaria capacità di adattarsi al presente.
Fin dagli anni Ottanta hanno sviluppato un controllo paramilitare del territorio, esigono percentuali sulla vendita di droga, sulla prostituzione, sul gioco d’azzardo, esercitano estorsioni su
ogni attività commerciale, si infiltrano in tutti gli
appalti pubblici, governano gli investimenti immobiliari, diversificano le loro attività in settori
Mariafrancesca
Venturo
La sindrome
dello shopping
Newton
Compton
pp. 288
€12,90
Il cliente ha sempre ragione...anche quando ha torto!
Un pantalone “a mezzo sedere”, un maglione “a
scorza d’albero”, un capo più “sghenzo” degli
altri: quando si è alle prese con i desideri delle
clienti di un negozio d’abbigliamento nessuna
richiesta è troppo assurda e nessuna domanda
troppo inverosimile.
Così le signore “abbondanti” continuano a pretendere di entrare in una taglia 42, le maniache
delle shopping non si accorgono che la carta di
credito è ormai prosciugata mentre le commesse assistono imperterrite, sfoggiando un sorriso a
trentadue denti.
Un negozio d’abbigliamento è un microcosmo
dove chiunque può entrare, chiedere le cose più
strane e dar voce ai desideri più improbabili.
D’altronde si sa: il cliente ha sempre ragione…
La sindrome dello shopping è uno stupidario
della moda, un dizionario dei termini incredi-
bili usati dalle clienti, una carrellata divertita e
pungente sull’incredibile assurdità del genere
umano. È un libro sui desideri, di donne in cerca
di bellezza, di gente in cerca di una leggera e
sincera felicità.
Mariafrancesca Venturo vive a Roma. Ha conseguito la laurea in Arti e Scienze dello Spettacolo.
Per mantenersi agli studi ha lavorato, come shop
assistant; per sette anni in un negozio di abbigliamento. Un’esperienza dettata dalla necessità che
ha però acceso in Mariafrancesca Venturo una
vera e propria passione: fotografare con i suoi
occhi le patite dello shopping.
Ha studiato recitazione con Perla Peragallo e si è
perfezionata in teatro rinascimentale.
Ora è insegnante precaria in una scuola primaria
statale. Ama suonare la chitarra e dirige un coro
di bambini.
Questo è il suo primo romanzo.
Gigi Di Fiore
L’ impero
Traffici, storie e
segreti dell’occulta
e potente mafia
dei Casalesi
Rivista – Gennaio 2009
La
Gigi Di Fiore ha lavorato a il Giornale diretto
da Indro Montanelli come redattore del settore
Interni alla fine degli anni ‘80.
Attualmente è inviato speciale
a Il Mattino di Napoli.
59
L’incontro
di Giang Cretti
A tu per tu con Nico Tanzi:
comunicatore
Non posso dire che la nostra sia una frequentazione antica: certo è che è consolidata negli anni.
Malgrado ciò, qualche tentennamento l’ho avuto:
come lo definisco? mi son chiesto. Giornalista, la
risposta spontanea. Poi, comunicatore (chissà se
gli garba) mi è sembrato circoscrivesse meglio il
suo operare: che sfrutta la competenza del giornalista, ma non si limita ad informare. Pretesto
per il nostro incontro: la presentazione del volume che - corredato da 5 dvd che ripercorrono la
storia della TSI – è stato pubblicato in occasione
del mezzo secolo di vita dell’emittente televisiva
della Svizzera Italiana. Lui ne è il curatore
È recidivo. Nico Tanzi un’analoga pubblicazione l’aveva curata per i quarant’anni della TSI.
“Se non avessi avuto alle spalle quell’esperienza non ci sarei riuscito”. Lui, al pari di Marco
Blaser, - che ha selezionato il materiale video
raccolto con criteri tematici in 5 dvd (“12 ore
distillate fra le oltre 50’000 conservate in archivio”) -, ha avuto pochi mesi, “praticamente
4, sacrificando non poche ore durante l’estate”, per mandare in tipografia quello che in
nessun caso “ha la pretesa di rappresentare
una storia della TSI”, Né, tantomeno, di “contenere il meglio di quanto l’emittente ha proposto al pubblico dal 1958 ad oggi”.
Semmai, nel volume è proposto un modo per
attraversarla questa storia, lungo “percorsi qua
e là intersecatesi, attraverso i diversi generi”,
frutto di scelte soggettive. Non è neppure una
sorta di guida alla consultazione del materiale video (200 sono i programmi selezionati e
montati in dosi necessariamente omeopatiche). “Scorrendo dalla prima all’ultima pagina,
si ha il senso di un percorso cronologico. C’è
infatti il susseguirsi di rapide schede dedicate
ai programmi contenuti nei dvd, ma c’è anche
una contestualizzazione storica, un riferimento ai generi televisivi”.
Anche se non è stato questo il compito principale di Tanzi. Che è invece rappresentato
dall’individuazione di una cinquantina di
“macrocapitoli o capitoli monografici”, dedicati alle tappe fondamentali lungo le quali
si snoda il cammino della TSI. In essi si approfondisce l’argomento dettato da un evento
particolare: “la prima emissione del telegiornale da Comano”, ad esempio, piuttosto che
i generi maggiormente praticati o i programmi che costituiscono delle pietre miliari nella storia della TSI, come potrebbero esserlo
Un’ora per voi o Giochi senza frontiere. Anche in questo caso la scelta intende proporre
“un percorso possibile” attraversando la storia
della TSI, in cui Tanzi ha cercato di evidenziare “quegli aspetti che la rendono in qualche
modo peculiare”.
Si è sobbarcato un lavoro di ricerca non indifferente, leggendo tutto quanto era disponibile
– si capisce come molto utile si sia rivelato il
lavoro compiuto in occasione dei quarant’anni della TSI – e poi incontrando, ascoltando,
parlando con i vari protagonisti.
Molti di questi erano presenti già alle origini
– è il caso per esempio di Marco Blaser che,
come detto, ha curato la selezione video – altri sono arrivati dopo. Ciascuno ha contribuito
a fornire una prospettiva storica al lavoro realizzato.
È in questo modo che si evidenzia come la
particolare fortuna di certi generi in determinati momenti della programmazione televisiva
siano legati a fattori contingenti: verso al fine
degli anni Sessanta, ad esempio, si impone la
felice (dico io) stagione del cabaret, per riflesso del fermento che anima questa particolare
forma di rappresentazione scenica, nella vicina Milano; più tardi, modifiche organizzative
interne, con un approccio più rigoroso quasi
scientifico ai programmi, si riverbererà sulla
Nico Tanzi nato a Bari nel 1961, ha vissuto in diverse città fra il Mediterraneo e la Lombardia
prima di trasferirsi una ventina d’anni fa nel Canton Ticino. Laureato in lettere con Rossana
Bossaglia all’Università di Pavia (con una tesi sulla semiotica dell’arte), ha collaborato con
numerosi quotidiani e periodici italiani e svizzeri. Si è occupato di fotografia, arte contemporanea, editoria, pubblicità, televisione, marketing. Da diversi anni si occupa di comunicazione
aziendale presso la TSI. È autore fra l’altro di “Ritratto di famiglia con tivù” (storia fotografica
della televisione svizzera) e “Dalla A a Zattoo. La comunicazione digitale in cento parole”.
60
Rivista – Gennaio 2009
La
costruzione del palinsesto. Sono molti nel corso dei decenni gli elementi che concorrono a
determinare i vari mutamenti in seno alla programmazione. Tanzi, con uno stile leggero “volutamente non cattedratico o accademico”
– per quanto possibile accattivante e conciso,
li fa emergere, attraverso una serie di aneddoti e di episodi significativi che forniscono una
possibile chiave di lettura dell’evoluzione che
si è andata via via definendo nel corso degli
anni. Per giungere ad una stesura condensata,
ha dovuto operare delle scelte, privilegiare taluni programmi a scapito di altri.
Criterio principale: “privilegiare il passato rispetto al presente, perché mi è sembrato naturale rendere omaggio alla memoria”, con
la consapevolezza di dover escludere molto
e molti. Sapendo di dover selezionare “programmi e testimonianze il più possibile rappresentativi delle diverse epoche di realizzazione,
e che dunque nel loro insieme rispecchiassero
la continua evoluzione di stili e linguaggi televisivi”. In questo tragitto la cosa che lo ha sorpreso di più è “il cambiamento avvenuto negli
ultimi 15 anni, che – più o meno con le risorse
che 15 anni fa sarebbero state impiegate per
produrre 6 ore di trasmissione – consente oggi
di realizzare i programmi di due reti tv, di tre
reti radiofoniche, di una sezione multimediale.”. Non è solo la conseguenza dell’utilizzo
di nuove tecnologie. Sicuramente c’è maggiore oculatezza amministrativa.
C’è, però anche, un nuovo approccio alle modalità di produzione, in cui emerge la capacità
di finalizzare al meglio le risorse. Insomma se
non è venuta meno la qualità possiamo dire
che è aumentata la professionalità? Concorda
Il tempo del tuo mondo
Cinquant’anni di TSI
Mezzo secolo di televisione nella
Svizzera italiana raccolti in un libro
e 5 DVD
In occasione del 50° anniversario
dall’avvio della fase sperimentale dei
programmi televisivi svizzeri in lingua italiana, avvenuto a Zurigo il 18
giugno 1958, uno dei sette “pionieri”
di allora, Marco Blaser – in seguito
direttore dell’azienda radiotelevisiva
– ha compiuto su incarico dell’attuale
Direzione RTSI un lungo, attento lavoro di selezione negli archivi video
di Comano. Il risultato è una raccolta
di oltre 12 ore di immagini, racchiuse
in 5 DVD interattivi, che rappresentano un percorso originale attraverso
Rivista – Gennaio 2009
La
Nico Tanzi, precisando che “cruciale è il passaggio dalla fase pionieristica - in cui la professionalità naturalmente non esisteva e bisognava inventarsela, e molto era affidato alla creatività e all’inventiva – alla fase odierna in cui, per
certi versi, tutto segue percorsi maggiormente
definiti”. Quindi, oltre che di professionalità,
oggi si potrebbe parlare di specializzazione.
Ora che il volume e i DVD sono stati presentati alla stampa, Tanzi si ritiene soddisfatto.
I riscontri sono positivi, il che non guasta.
Quel che più conta: ha collezionato un’esperienza che, per quanto faticosa, si è rivelata
una sfida gratificante. In fin dei conti, ripercorrendo la storia di un’emittente televisiva, è
tornato a viaggiare nella Storia.
Per chiudere: chi volesse visionare i materiali video, insieme alle versioni integrali di una
dozzina dei 200 programmi ‘antologizzati’,
può visitare il sito www.rtsi.ch/50anni.
mezzo secolo di TSI. Le immagini
sono disponibili anche sul sito Internet della RTSI, insieme a molte ore
di programma in versione integrale,
all’indirizzo www.rtsi.ch/50anni. I
DVD sono allegati a un volume, curato da Nico Tanzi, che rappresenta
una guida alla consultazione dei materiali video ma anche uno strumento utile per individuare alcune delle
pagine fondamentali nella storia della nostra tv. Il tempo del tuo mondo.
Cinquant’anni di TSI – questo il titolo
della pubblicazione che contiene dodici ore di materiali filmati e un centinaio di pagine stampate – non ha la
pretesa di rappresentare una “storia
della TSI”, né tantomeno di contenere il meglio di quanto l’emittente ha
proposto al suo pubblico dal 1958
ad oggi. Si tratta piuttosto di una rievocazione, che suggerisce una serie
di percorsi attraverso i diversi generi
che costituiscono l’insieme della programmazione tv.
Il complesso lavoro di selezione ha
portato a raccogliere brevi estratti –
cinque o sei minuti al massimo – di
circa duecento produzioni televisive
di ogni genere, che sono stati suddivisi in cinque dvd secondo criteri
tematici: informazione e sport; spettacolo; programmi per bambini e per
la famiglia; teatro, fiction e “fuori
schema”; incontri e musica classica;
documenti e inchieste.
Brevi schede descrittive di tutte le
produzioni contenute nei dvd, organizzate in ordine cronologico, costituiscono il filo conduttore del libro,
che propone – simbolicamente – cinquanta capitoli monografici dedicati
alle tappe più importanti nel cammino della TSI, ai generi maggiormente
praticati, e ad alcuni dei programmi
che hanno fatto la storia della rete.
61
Ernst & Young,
il vostro partner
competente per:
Assurance
Tax
Legal
Transactions
Advisory
www.ey.com/ch
di Jean de la Mulière
Australia di Baz Luhrmann
Australia, 1939. Sarah Ashley, un’aristocratica inglese, lascia Londra alla volta
di Darwin (Australia), decisa a ricondurre a casa e al talamo coniugale il proprio
consorte. Scortata da un mandriano brusco e attaccabrighe alla tenuta di Faraway
Downs, Sarah scopre con sgomento la morte di Lord Ashley e la crisi
in cui versa il ranch. L’incontro con una terra orgogliosa e selvaggia
e l’affetto per Nullah, un orfano nato da madre aborigena e padre
inglese, la convincono a restare e a risollevare le sorti della proprietà.
Il cinema di Baz Luhrmann è musica per gli occhi. Senza essere propriamente un musical, accade anche in Australia che i personaggi parlino con una canzone. Over the Rainbow è intonata dalla Lady Sarah
della Kidman, indugia sulle labbra di Nullah, suona nell’armonica di
un contabile finalmente sobrio, esplode nel cuore del mandriano di
Jackman. L’aria più celebre del Mago di Oz è il fil rouge di un kolossal
in cui nulla è ritenuto più importante dell’amore. Nel meraviglioso
Changeling di Clint Eastwood
Los Angeles, marzo 1928. Christine Collins,
una madre nubile, saluta il figlioletto Walter
e si incammina verso la società telefonica,
dove lavora come centralinista. Al ritorno si
trova davanti al peggior incubo di qualunque
genitore: la scomparsa del figlio. Le lunghe ed
estenuanti ricerche del piccolo non portano a nulla, finché, cinque mesi
dopo, un bambino che afferma di essere Walter viene riconsegnato alla
polizia, che cerca di sfruttare il clamore che seguirà al ricongiungimento
della madre col figlio per mettersi in belal mostra di fronte ai cittadini.
Stordita dalla confusione, Christine si porta a casa il ragazzo pur sapendo, che quel bambino non è Walter.
Nei vari tentativi per convincere la polizia a riprendere le ricerche del
figlio, Christine si rende conto che, nella Los Angeles dell‘era del proibizionismo, le donne non sfidano il sistema e si limitano a raccontare la
loro storia. Changeling narra la storia di una donna della classe operaia
Slumdog Millionaire di Danny Boyle
Jamal è arrivato alla tappa finale del più celebre format televisivo al mondo: Chi vuol essere milionario?. Nel suo paese, l’India, questo
equivale a portarsi a casa 20 milioni di rupie.
Ma perché quella faccia attonita, quella capacità di rispondere alle domande più difficili
per poi farsi aiutare per quelle più banali?
Perché sembra non importargli apparentemente nulla della vittoria
finale, ma si mostra scaltro al punto tale da dribblare astutamente un
suggerimento sbagliato? Le stesse domande se le pone pure la polizia,
che lo arresta accusandolo di avere imbrogliato. Jamal così è costretto
a spiegare nei dettagli come mai conosce determinate risposte, e noi
con lui iniziamo un avventuroso viaggio alla riscoperta della sua vita e
di un’India nascosta. Cosa c’è dietro una vittoria? Se lo chiede Danny
Boyle, raccontando una storia d’amore e di riscatto. L’India dei contrasti è anche l’India dei colori, con la musicalità della sua sofferenza e i
Rivista – Gennaio 2009
La
Sequenze
mondo di Oz, collocato nel cuore dell’Australia, si realizza l’estremismo emotivo,
l’eccesso formale e il gigantismo espressivo
di un melodramma epico prossimo a Via col
vento. Mentre sulla superficie dello schermo si agita una storia tutta cinematografica,
in sottofondo si denuncia lo scandalo delle
“generazioni rubate”, un piano governativo del Commonwealth per assimilare gli
indigeni nella dominante comunità bianca.
Dietro ai mulini a vento, l’autore australiano “protegge” e rivela i bambini sottratti
alle famiglie e consegnati a istituzioni assistenziali religiose per “sbiancarne” la cultura. Baz Luhrmann esplora la sua terra con
sentimento smisurato, smascherando i colonizzatori inglesi che “epurarono il nero” e
annullarono il tempo del Sogno degli antenati. Uomini magici che facevano esistere il
mondo cantandolo.
e della sua lotta per ritrovare il figlio, tra mille
difficoltà insormontabili. Una storia, apprendiamo dalle note di produzione, che era “destinata a cadere nell’oblio fino a quando un
ex giornalista venne casualmente a conoscenza dei fatti e decise di riesumare l’incredibile
vicenda della donna”. Christine Collins era
davvero dotata di uno spirito irriducibile e di
una forte volontà di non arrendersi, e, in quegli anni, mise in ginocchio un intero distretto
di polizia corrotto, introducendo una nuova
era di dignità e di uguaglianza nel rispetto
della legge. Eastwood si conferma capace di
poter ancora rappresentare una narrazione
a tutto tondo, rispolverando lo stile classico
hollywoodiano degli anni d’oro. Lo spettatore si trova come immerso nella narrazione e
trascinato dagli eventi a tal punto da dimenticare che il film duri quasi due ore e mezzo.
volti di giovani uomini senza speranza che
si fondono grazie al profondo rispetto con
cui Boyle si avvicina al dolore. Il suo giovane protagonista Jamal accetta di mettersi in
gioco, cerca la vittoria e trova l’amore o viceversa, non è infatti questo il cuore di una
pellicola che di cuore ne ha da vendere.
Il format mondiale ‘Chi vuol esser milionario’,
palcoscenico su cui si muove il protagonista,
è il pretesto per affrontare il tema del riscatto
morale, ma anche di quello sociale. Incredibile mix di suggestioni che vengono da lontano il cinema di Boyle pesca a piene mani
dal nostro cinema antico, quello dei Visconti
e dei De Sica, a quelle emozioni che vengono dalla strada e che trovano nelle atmosfere
indiane una nuova linfa, che se viene dal dolore arriva all’anima in maniera inesorabile.
63
Zurigo
Zurigo – Italia
Tre voli settimanali per Brindisi, Lamezia Terme
e Catania, due voli per Palermo
Brindisi
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di Marco Diorio
Non sembra vero che Fiorella Mannoia
non canti un brano inedito da sette anni
a questa parte; non sembra vero perché
sulla scena negli ultimi anni ci è sempre
stata, vuoi per un tour e un disco dal vivo
con Ron, De Gregori e Pino Daniele, vuoi
per la pubblicazione di una raccolta o
vuoi per un disco di musiche brasiliane.
Il movimento del dare è un disco che di
Fiorella Mannoia Il movimento del dare (Sony BMG)
per sé potrebbe insomma suonare come
una sorta di compilation. una raccolta di
dieci brani, di otto autori, con i conseguenti arrangiamenti.
E invece no: è un disco che si ascolta tutto
assieme, di filato e di ritorno, senza avvertire scalini o incongruenze - e il merito, “il
motivo”, è appunto di chi lo canta.
Un album sedimentato nel tempo, solido,
dove è la classica canzone d’autore ad
avere la meglio.
Dopo sedici anni dall’ultimo album in
studio, dopo essere diventati “la più
grande party band di sempre”, un’icona
gay e lesbica, il simbolo della spensieratezza musicale, i B 52’s si ripresentano
al pubblico. Su una base di chitarre sixties e ritmi semplici e serrati si snodano le perfette armonie vocali da deviant
cheerleaders di Kate Pierson e Cindy
Wilson, mentre l’improbabile frontman
Fred Schneider spara con voce declamante delle cose più o meno assurde e
randomiche.
Queste di Funplex sono canzoni ottime
per la radio e ovviamente per le feste,
a patto di dimenticare che sono passati
trent’anni dai veri fasti di questa band
e che chi le suona e le canta ha ormai
dato tutto ciò che poteva al rock. E non
è stato poco.
Tredici brani mordenti, vividi ben strutturati e ben suonati dal trombettista
campano e dai suoi compagni di ventura, tutti musicisti provetti e di comprovata bravura. Le tracce dondolano tra
tessiture irregolari impreziosite dall’elettronica – il grintoso e filmico brano che
apre il lavoro è meramente indicativo - e
sonorità a tratti ovattate. L’inizio, come
detto, è grintoso e l’uso dell’elettronica sempre e ancor di più dominante, i
riferimenti sono tanti, ma non importa
perché Aquino mostra subito carattere e
originalità.
Sopra le nuvole è senza dubbio alcuno
un lavoro valido, vario, e di qualità: il
classico esordio promettente.
La palla adesso torna al suo autore; migliorare ancora vorrà dire ritagliarsi un
bello spazio nel mondo della musica.
B 52’s Funplex (EMI)
Luca Aquino - Sopra le nuvole (Emarcy)
Giusy Ferreri non è una meteora. No, non
è stato il fenomeno di una calda estate.
Ma è un autentico talento made in Italy.
Una che sa cantare in maniera decisamente particolare e che sa pure comporre
musica come si deve. Questo disco, anima pop con sonorità variopinte e arrangiamenti internazionali, ha le potenzialità
per conquistare anche il mercato estero.
Giusy Ferreri Gaetana (Sony BMG)
Nel volgere delle cinque tracce racchiuse
in Since Always la musa della sognante
psichedelia slow-core offre ampia quanto concisa rassegna dello spettro musicale attualmente di suo interesse, non
solo enfatizzando le torsioni lo-fi di psichedelia casalinga degna dei migliori
Charalambides, ma lambendo istantanee
ambientali e altresì ripercorrendo su più
Jessica Bailiff Since Always (Distant Noise)
Rivista – Gennaio 2009
La
Diapason
La Ferreri pare aver messo insieme un
disco alquanto vario e molto libero nella sua composizione, un LP speciale, per
un’artista che appare diversa da tanti altri e che riesce a donarci dei brani su cui
possiamo senza dubbio rispecchiarci.
l disco lo si lascia lì un po’, quasi a decantare, quasi a prendere fiato, aria. È un
album corposo che ha degli alti e bassi,
molto pop e a tratti forse un po’ troppo
malinconico.
recenti e aggraziate derive acustiche. Su
tutto, la voce incredibilmente angelica di
Jessica, un’artista che ormai da un decennio sta producendo ottima musica compensando la sua scrittura semplice e non
particolarmente raffinata, non la si vuole
assolutamente spacciare per un Will Oldham al femminile, con un gusto per la
sperimentazione e per lo studio sul suono
davvero di alto livello. Un disco davvero
molto interessante.
65
Y
Quando la musica fa politica
es we can…
La musica non è esclusivamente evasione o
espressione artistico-creativa con il solo scopo dell’intrattenimento. Si fa musica anche
per trasmettere idee e ideali e nella storia non
sono mancati esempi di musicisti con un forte impegno sociale. Si può partire da Georges
Moustaki. Basterebbe la canzone più famosa,
“Lo straniero”, cantata anche in italiano, per
dare il senso di una dimensione bohémienne,
vagabonda, randagia, anticonformista e libera, che ritroviamo negli chansonniers. Si può
passare per Yves Montand, che recita nel film
Barack Obama
è il 44° presidente
degli Stati Uniti,
“Yes we can”
è stato
il suo slogan
ed anche un cd
e che disco.
“Yes we can:
voices of a
grassroots
movement”.
66
di Costa Gavras “Zeta, l’orgia del potere”, che
parla del periodo che precedette la salita al potere dei Colonnelli. C’è nei musicisti anche un
evidente elemento politico, di osservazione e di
critica delle persone, della società e delle autorità, sempre espresso con lo stile poetico. Per
poi arrivare a “Le gorille”, di Georges Brassens, in cui una divertente situazione permette
all’autore di descrivere l’atmosfera di luogo,
per arrivare all’apice con l’attacco alla pena
capitale, al tempo ancora in vigore. Quando la
musica fa politica…
Oggi, sia sulla scena italiana che su quella
internazionale, sono presenti molti artisti
impegnati in cause umanitarie: dalle battaglie per i diritti civili alle lotte di liberazione. Un rapporto antico quello fra musica e politica, basti pensare a ciò che ha
significato l’opera di Giuseppe
Verdi durante il Risorgimento
italiano. Un rapporto antico
che tocca questioni delicate e
apre dibattiti accesi. I musicisti sono infatti stati spesso
“usati” a scopi politici, diventando simboli di cause a loro
estranee; a volte, viceversa, si
sono serviti di nobili ideali al
solo scopo di incrementare la
popolarità e la vendita dei propri dischi. Fondamentale nella
musica odierna è stata la musica afroamericana: vero veicolo
di comunicazione, di denuncia
e diffusione di idee per il movimento di emancipazione della
gente. Il blues, il soul, il funky, il reggae, il
jazz, l’hip hop e le altre dimensioni musicali derivanti dalla cultura “africana” sono
stati veicoli importanti non solo per la trasmissione di un messaggio, ma anche per
la creazione di un’identità e per l’espressione di un orgoglio lacerato da secoli di
schiavitù, colonialismo e discriminazioni.
Linton Kwesi Johnson, artista di origine
giamaicana cresciuto a Londra negli anni
Sessanta e Settanta, poeta e musicista di
cultura socialista, non solo rende omaggio
ai lavoratori ma si schiera apertamente
dalla loro parte. Linton racconta, del periodo in cui militò nelle Black Panther:
“All’interno delle Pantere Nere organizzammo
un laboratorio di poesia. Cominciai recitando le
mie poesie da solo, poi mi unii ad alcuni percussionisti chiamati Rasta Love. A volte ci esibivamo anche con un bassista o un sassofonista”.
Il rock…
…urla forte. E stavolta scende in campo
armato di chitarre e altoparlanti in nome
di Barack Obama. Un’incredibile schiera
di musicisti - da mostri sacri come Bruce
Springsteen e Bob Dylan a giovani band
come Death Cab for Cutie o Fall Out
Boy - come non succedeva forse da oltre
quarant’anni. Da quando la guerra in Vietnam, le segregazioni razziali o la lotta per
i diritti civili infuocavano i cuori dei giovani in cammino per le strade d’America.
Obama, quarantasei anni, un passato da
studente modello di Harvard, da professore univerisitario e senatore dell’Illinois
e un presente ambizioso come presidente
degli Stati Uniti, non è cresciuto con quei
miti musicali che ora lo supportano. Ama
Springsteen e Dylan, certo. Ma ai canti di
protesta di The Times They Are a-Changin’,
preferisce le canzoni d’amore di Blood on
the tracks del 1975. Per lui, trasferitosi
a New York nei primi anni Ottanta per
cominciare la sua carriera, la musica dei
primi anni è stata quella del pragmatismo
e dell’attivismo politico più recente. Dagli anni di No Nukes a quelli del Live Aid.
Forse anche per questo, dopo la decisione di candidarsi per il Partito Democra-
Rivista – Gennaio 2009
La
tico, sono stati in tanti a rispondere alla
sua voglia di cambiamento. Uno schieramento di musicisti senza precedenti nella
storia della politica americana. In grado
di mobilitare generazioni, di scatenare
una passione trasversale, e con lo scopo di
infiammare animi di ogni età. Perché, per
dirla con le parole di Billie Joe Armstrong
dei Green Day: “Obama ispira le persone, ed
è proprio quello che al popolo americano manca
da troppo tempo”.
Schierati
Sua Maestà Dylan in tutta la sua carriera
non si è mai schierato apertamente per un
candidato politico, negando il proprio appoggio anche quando gli attivisti degli anni
Sessanta fecero di tutto per ottenere la sua
approvazione, ha rotto il ghiaccio solo per
Obama. A giugno, al Times di Londra, ha
dichiarato: “Gli Stati Uniti sono in uno stato
di sommovimento. La povertà è demoralizzante.
Ma Barack Obama sta ridefinendo la natura
della politica dal basso, sta ridefinendo quello
che un uomo politico può essere. Spero proprio
che con lui le cose cambieranno. Qualcosa dovrà pure cambiare”. La musica quindi per la
prima volta in modo così compatto dagli
anni Sessanta, si è mobilitata perché gli
americani andassero al voto. E perché
quel voto andasse a Barack Obama. Oggi
che il nuovo Presidente Usa ha il suo volto, è interessante leggere le dichiarazioni
sui siti dei musicisti più coinvolti:
Pearl Jam. Eddie Vedder e compagni non
hanno perso occasione per dire la loro a
proposito della famiglia Bush. “Sono la
cosa più imbarazzante dell’essere americano”.
Sheryl Crow: “Sono orgogliosa di tifare per
Obama. L’ho osservato attentamente e posso
dire che è l’unico a parlare degli stessi ideali su
cui si fonda da sempre lo spirito americano più
puro”.
R.E.M. “Ogni giorno che passa, ogni volta che
lo sento parlare, sono sempre più convinto che sia
il politico migliore per qualità e stabilità. Sono
fermamente certo dell’idea che sia davvero diverso”, ha dichiarato Michael Stipe. E tanto
per non contraddirsi ha perfino creato un
set di t-shirts con la scritta “Obama” che
sfoggia a ogni concerto.
Jay-Z. Durante il uso ultimo tour, JayZ ha scelto addirittura di mostrare a ogni
concerto una foto di Obama dal palco,
gridando: “Siete pronti per il cambiamento?”
Barack ha ricambiato raccontando che il
rapper non manca mai nella scaletta del
suo iPod.
Rivista – Gennaio 2009
La
Will. I.am. Lui ha addirittura creato un
video, Yes we can, sullo slogan preferito di
Barak, visto 16 milioni di volte su YouTube. “Quello slogan mi ispirò come poche cose
prima. Perché Obama ha la capacità di mettere
le persone in relazione tra loro. E questa è la
sostanziale differenza tra un semplice politico e
un vero leader!“
Musica ribelle
La campagna politica americana è giunta
al termine. Barack Obama è il 44° presidente degli Stati Uniti, “Yes we can” è
stato il suo slogan ed anche un cd e che
disco. “Yes we can: voices of a grassroots movement”. Prendendo spunto dallo slogan
elettorale, vede la partecipazione di alcuni
fra i nomi più noti della scena musicale:
Kanye West, John Legend, Sheryl Crow,
Stevie Wonder, Scarlett Johansson. Il video, rigorosamente in bianco e nero con
alcune eccezioni per i colori della bandiera
a stelle e strisce probabilmente ideato per
meglio definire il messaggio, è stato ideato da Will.i.am dei Black Eyed Peas e da
Jesse Dylan. Scarlett Johansson, John
Legend, Herbie Hancock, Common, Kareem Abdul Jabbar, Tatyana Ali e Nick
Cannon cantano lo slogan del senatore:
Yes we can… I have a dream…
Il cd è acquistabile dal sito www.barackobama.com ad un costo di 24,99 dollari in
versione digitale, 30 dollari per la versione
in stampa cd. Cantanti, musicisti e cantautori sovente sono diventati fondamentali
veicoli di trasmissione di valori e messaggi
politici. Anche questa volta ci sono riusciti. Ma che musica, che musica, che musica… ribelle!
I R.E.M. schierati
per Obama:
“Ogni giorno che
passa, ogni volta che
lo sento parlare, sono
sempre più
convinto che sia
il politico migliore
per qualità
e stabilità.
Sono fermamente
certo dell’idea c
he sia davvero
diverso”,
ha dichiarato
Michael Stipe.
67
B
Malgrado la crisi dei consumi
e l’aumento del costo della vita
ollicine da record
Con una nuova performance, il Prosecco di Conegliano Valdobbiadene dimostra che il consumatore non lo considera
solamente un vino per le Feste
Per il Prosecco di Conegliano Valdobbiadene il 2008 è stata un’annata di conferma, nonostante un clima generale di
forte crisi. Dopo anni davvero “esplosivi”, che tra il 2003 e il 2007 hanno visto
una crescita annua media dell’11% fino a
toccare, nel 2007, il + 15%, anche il 2008
sarà nel complesso un anno positivo. La
denominazione ha infatti mantenuto il
proprio valore nonostante una crescente
competizione e un momento congiunturale decisamente difficile. È quanto emerso
durante la presentazione del Centro Studi di Distretto Prosecco di Conegliano
Valdobbiadene, svolta presso la sede del
Consorzio di Tutela e organizzata con il
sostegno della Camera di Commercio di
Treviso, cofinanziatrice del Centro Studi. Durante l’evento sono intervenuti in
apertura il Vice Governatore della Regione Veneto Franco Manzato, l’Assessore
all’Economia Vendemmiano Sartor e il
Presidente della Camera di Commercio
di Treviso Federico Tessari. Nonostante
un clima generale di crisi che, come evidenziato da Giancarlo Gramatica di IRI
Infoscan, vede un calo del PIL dello 0,2%
e dei consumi dello 0,6%, a fronte di un
aumento del costo della vita del 3,5%, la
denominazione conferma la sua tenuta
sul mercato. Merito della capacità di una
denominazione di sapersi distinguere in
qualità e valore nel mondo del Prosecco,
grazie alle caratteristiche intrinseche del
prodotto, ma anche a un rapporto qualità
prezzo eccellente, che permette di poter
stappare una buona bottiglia di Prosecco
di Conegliano Valdobbiadene non solo per
celebrare un evento importante ma anche
per brindare ad ogni momento piacevole.
Tenuta del valore e destagionalizzazione,
le risposte alla crisi
Come evidenziato da Gramatica, oggi
una bottiglia di Prosecco di Coneglia68
no Valdobbiadene ha infatti un valore
doppio rispetto al prodotto non a denominazione, e si attesta su circa 6,17 euro
a bottiglia contro i 3,8 dell’IGT. E l’elemento più interessante è la destagionalizzazione dei consumi di questo spumante,
fenomeno davvero unico. Nonostante il
Natale e le Festività di fine d’anno, per il
Prosecco di Conegliano Valdobbiadene
il mese di dicembre vale “solo” il doppio
degli altri mesi dell’anno. Infatti, se per
altri spumanti il mese di dicembre e gennaio rappresentano il 60% delle vendite,
per il Prosecco di Conegliano Valdobbiadene questi due mesi valgono il 27%
e l’andamento delle vendite si mantiene
più o meno costante durante l’anno.
E proprio lo spumante risulta la tipologia più rappresentativa, con una crescita annua del 12,3% tra il 2003 e il 2007,
come spiegato da Vasco Boatto, curatore
del Centro Studi di Distretto.
L’export? Un lavoro di squadra dove
c’è posto per tutti
In crescita è anche l’export, aumentato
per lo spumante del 15,9% tra il 2003 e
il 2007, e caratterizzato sempre più dalla
diversificazione sui mercati. Oggi il Prosecco di Conegliano Valdobbiadene è
esportato in oltre 40 paesi e uno dei punti di forza della denominazione è la capacità, da parte delle aziende, di adottare
strategie complementari. I produttori
più grandi sono infatti riusciti a riconquistare mercati storici, prima fra tutti la
Germania, cresciuta nell’ultimo anno per
consumo di spumante di ben il 21,2%.
Le aziende di medie e piccole dimensioni, invece, stanno diversificando l’investimento su più mercati..
Il Distretto in questo senso, come affermato da Mario Volpe, docente dell’Università degli Studi di Venezia Ca’ Foscari, è capace di rafforzare ulteriormente la
denominazione. È infatti lo strumento di
eccellenza che rende il territorio capace
di vincere sfide difficili, poiché riunisce
sia la filiera produttiva che gli altri soggetti del territorio.
Rivista – Gennaio 2009
La
Il futuro? Verso la DOCG
Se il bilancio è positivo, Giancarlo Vettorello, Direttore del Consorzio di Tutela,
ha evidenziato che è comunque necessario
uno sguardo attento al futuro, soprattutto in un momento di grandi cambiamenti
come l’attuale. Riserva del nome e modifica del Disciplinare sono i punti più importanti in uno scenario che cambia. Per
questo il Consorzio di Tutela ha deciso di
avviare una strategia capace di consolidare Conegliano Valdobbiadene come elemento qualitativo differenziale.
Per raggiungere l’obiettivo, è stata anzitutto voluta la modifica del disciplinare,
che dal prossimo anno porterà in primo
piano il nome di territorio, accompagnato
dall’aggettivo“Superiore”. Ma non basta.
È necessario, infatti, aiutare il mercato ad
orientarsi e per questo il Consorzio di Tutela ha intrapreso più di un anno fa uno
studio di marketing. Dal prossimo anno
verrà quindi avviato un piano triennale,
capace di orientare il consumatore, in Italia
e all’Estero, permettendogli di individuare
e scegliere il prodotto dell’area storica di
Conegliano e Valdobbiadene. E uno degli
strumenti più preziosi per fare conoscere
l’unicità del territorio sarà il turismo, come
ALLA CONQUISTA DELLA SVIZZERA
Presentata alla stampa elvetica a Zurigo la campagna promozionale di tre
grandi prodotti italiani: il formaggio
Asiago, lo Speck Alto Adige ed i vini
DOC dell’Alto Adige per tre anni insieme per farsi conoscere meglio
Una giornata tersa e una splendida vista sulla città hanno accolto a Zurigo, al
Ristorante Rigiblick, tre grandi prodotti
alimentari italiani per una presentazione comune, con degustazione, alla
stampa elvetica. Una stella Michelin e
membri dei Jeunes Restaurateurs d’Europe, Lucia e Felix Episser hanno utilizzato il formaggio Asiago e lo Speck
Alto Adige in cucina, interpretando
portate dove la qualità assoluta degli
ingredienti impiegati e la raffinatezza
delle preparazioni non hanno lasciato
spazio a compromessi.
Tutta la giornata è stata resa più piacevole dall’abbinamento con una selezione di vini DOC altoatesini, che
hanno accompagnato con la sobria
decisione che li caratterizza ogni
momento della presentazione della
Rivista – Gennaio 2009
La
segnalato da Mara Manente, Direttore del Ciset.
In provincia di Treviso,
infatti, il comparto è rappresentato per il 40% dagli stranieri e cresce con
un trend del 3% annuo
come presenze e del 5%
come permanenza media
sul territorio, arrivata ora
a 2,6 giorni. L’area di Conegliano Valdobbiadene
ha caratteristiche uniche, tanto che, proprio durante la presentazione del Centro
Studi di Distretto, il Direttore del Consorzio di Tutela Giancarlo Vettorello ha
anticipato che presto il territorio inizierà
l’iter per la richiesta di riconoscimento a
Patrimonio Unesco. Dal primo sopralluogo informale da parte degli ispettori, infatti, è emerso che le colline di Conegliano
Valdobbiadene hanno tutti i requisiti per
ottenere questo riconoscimento, laddove
in Italia non esiste ancora un luogo che
l’Unesco abbia ritenuto patrimonio grazie
alla vitivinicoltura. Una bella sfida che i
produttori di Conegliano Valdobbiadene
hanno accettato con entusiasmo… e ci
auguriamo che riescano a vincerla.
campagna promozionale triennale
dei tre prodotti in terra elvetica, realizzata congiuntamente dai rispettivi
Consorzi di Tutela grazie al contributo
dell’Unione Europea e del Ministero
per le Politiche Agricole, Alimentari e
Forestali.
I direttori del Consorzio Tutela Formaggio Asiago, Antonio Pozzan, del
Consorzio Tutela dello Speck Alto Adige, Franz Mitterutzner e dell’Azienda
Speciale “Eos” della Camera di Commercio di Bolzano, Paul Zandanel, in
rappresentanza dei vini altoatesini,
hanno illustrato ai numerosi giornalisti convenuti la storia, le caratteristiche produttive e sensoriali dei prodotti
italiani, tutelati rispettivamente dalle
discipline DOP, IGP e DOC.
Particolare apprezzamento è stato
rivolto proprio all’appartenenza di
queste grandi produzioni alimentari
tradizionali ai sistemi di protezione e
controllo delle denominazioni d’origine e delle indicazioni geografiche,
che garantiscono al consumatore una
qualità dei cibi priva di sfumature e la
completa tracciabilità della filiera di
produzione e di distribuzione.
I direttori del Consorzio Tutela dello Speck
Alto Adige, Franz Mitterutzner, del Consorzio Tutela Formaggio Asiago, Antonio
Pozzan, e dell’Azienda Speciale “Eos”
della Camera di Commercio di Bolzano,
Paul Zandanel, in rappresentanza dei vini
altoatesini.
69
Convivio
di Domenico Cosentino
Attenti alla Mela!
Dove si racconta di come, il viaggiatore goloso, invitato ad una degustazione di Formaggi di Malga,
si è trovato a mangiare una gustosa torta di mele
Innestò
la retromarcia,
fece scivolare
lentamente l’auto
fin dove aveva
intravisto la tabella
scritta a colori
su bianco
e con tanto
di freccia.
70
È stato per caso (forse per errore o disattenzione) che il viaggiatore goloso si è trovato a
percorrere, la così detta, “Strada delle Mele”
della Valbelluna. Era appena rientrato dalla Sicilia e nella sua posta aveva trovato un invito
da parte della Condotta Slow Food veneta a
partecipare ad una degustazione di formaggi
di Malga. Col termine Malga, sui colli dolomitici, si fa riferimento alla pratica dell’alpeggio
che comprende fabbricati, terreni, strumenti
e animali che sono parte della storia di questo
territorio, che sopravvive nel formaggio a pasta
semicotto, realizzato in
pochissime malghe ancora attive. Malghe, che
secondo l’invito, il viaggiatore goloso avrebbe
trovato, percorrendo la
“Strada dei Formaggi”,
dove i casari sono residenti e in quegli altopiani producono i loro
formaggi esclusivamente con latte di malga
proveniente da mucche
di razza bruno-alpina e
pezzata rossa.
Sarà stato per l’invito
poco chiaro, la segnaletica stradale non esatta
o per la poca concentrazione del guidatore,
non si sa. Certo è che
il viaggiatore goloso, in
una fredda, ma splendida mattina d’inizio dicembre, senza volerlo, si
è trovato a viaggiare sulla “Strada delle Mele”
anziché sulla “Strada dei Formaggi”. Ricorda
che partito da casa, andava in auto su per le
strade tortuose delle Dolomiti. Guidava non
velocemente, con calma, tanto da rendere innocue le distrazioni (O almeno così credeva il
viaggiatore goloso!) nelle quali frequentemente cadeva. E appunto la moderata velocità e il
piacere di osservare attorno e godere – mentre guidava – dello splendido panorama delle
soleggiate Dolomiti, diedero, al viaggiatore
goloso, il modo – ad una svolta – d’intravedere la scritta: “Vendita Mele Produzione No-
stra”. Il viaggiatore goloso, incuriosito, fermò
l’auto, innestò la retromarcia, fece scivolare
lentamente l’auto fin dove aveva intravisto la
tabella scritta a colori su bianco e con tanto
di freccia che indicava un caseggiato distante
circa cinquecento metri, fece una breve manovra e entrò in una stradina non asfaltata.
Raggiunto uno spiazzo ghiaioso, si trovò di
fronte ad un capannone in cemento con delle
finestre strette, oblunghe e un portone scorrevole, ma chiuso. Alla sua sinistra notò una
piantagione di mele che dall’altopiano scendeva fino al fondovalle. Il viaggiatore goloso
si guardò attorno e, non vedendo anima viva,
stette un po’ indeciso: se tornare indietro e
cercare la “Strada dei Formaggi” o scendere
dall’auto e fare conoscenza con il proprietario
delle mele. Vinse la curiosità: scese dall’automobile, la chiuse a chiave, si avviò verso la
piantagione e, tra le piante, intravide due persone: un uomo e una donna raccoglievano le
ultime mele ancora sugli alberi.
Più che formaggi, mele
Il viaggiatore goloso si fermò sul bordo della
piantagione e, dopo aver salutato chiese:“Mi
scusi, cercavo la Strada dei formaggi, potrebbe aiutarmi?” “Più che malghe e formaggi, su
questa strada, troverà diverse piantagioni di
mele. Dunque si potrebbe chiamare Strada
delle mele, ma non si chiama neanche così
– rispose l’uomo sorridendo e un po’ ironico.
Poi si è presentato:”Mi chiamo Luciano Curti
e sono il proprietario di questa piccola azienda ortofrutticola. Forse lei ha sbagliato strada!
Forse dovrebbe ridiscendere a fondovalle e
prendere la strada che porta sull’altro versante
della montagna, concluse il sig. Curti, uomo
alto, sano, robusto e simpatico. “Allora qui
vendete solo mele?”- chiese ancora il goloso.
“Qui, coltiviamo, selezioniamo e vendiamo
anche mele”, rispose l’uomo, volendo precisare, ma sempre in tono garbato. “E possono
comprare tutti, anch’io?” - “Certamente! Vendiamo all’ingrosso e al dettaglio, venga”, concluse invitando il viaggiatore goloso a seguirlo
fino al casermone. L’uomo robusto aprì il portone scorrevole e fece entrare il goloso. L’ambiente interno dell’edificio era spazioso, pulito ed arredato con semplicità. Nell’aria c’era
un gradevole e delizioso profumo di mele. Il
viaggiatore goloso fece un profondo respiro!
Poi guardò attorno: in fondo alla parete di
fronte all’ingresso giacevano, accatastati uno
sull’altro, dei grandi contenitori in plastica di
color verde colmi di mele. Sulla sinistra: delle
Rivista – Gennaio 2009
La
cassette di legno, in fila, una accanto all’altra
anch’esse piene di mele di diversa qualità e
colore. E su ogni cassetta un cartoncino con
il nome della mela: Golden, Fusy, Royal Gala,
Delice rossa, Renetta canadese. “Le mele nei
grandi contenitori sono quelle che vendiamo
all’ingrosso – spiegò il sig. Curti al goloso –
Queste esposte nelle piccole cassette vengono vendute giornalmente al dettaglio, al consumatore. Posso offrirle una mela? Assaggi
quanto è buona!- aggiunse ancora, porgendo
al viaggiatore goloso una Delice rossa. Bella, grossa e lucida, sembrava levigata, quella
mela ricevuta. Il goloso l’addentò e inizio a
mangiarla. E mentre masticava lentamente
e deglutiva, facendo passare i bocconcini di
quel frutto così completo, dalla bocca all’esofago, ha dovuto ammettere che oltre ad essere
grossa, bella e lucida, quella mela era anche
molto buona, dolce, croccante e succosa. Il
viaggiatore goloso, senza accorgersene, deve
aver espresso, ad alta voce, la propria opinione riguardo le qualità della mela. Altrimenti
non si spiega perché, il sig. Curti, che gli stava accanto abbia subito detto: “Sì, ha ragione.
Non c’è nessun frutto al mondo completo ed
essenziale quanto la mela. È il frutto dal volto
umano. È bella, lucida, può essere dolce o acidula, croccante e succosa. È ottima, e fa bene
alla salute, sia cruda che cotta, ma è un frutto
che, ahimé gode di cattiva letteratura”, concluse il sig. Curti, lasciando il viaggiatore goloso,
pieno di stupore.
Attenti alla mela! È buona, dolce,
succosa, ma molto pericolosa
Preso in contropiede e al quanto sorpreso di
quanto appena ascoltato, il viaggiatore goloso chiese al simpatico sig. Curti cosa mai le
avesse fatto di male la mela. “A me non ha
fatto nulla di male. Io ci campo con le mele,
ma guarda caso, sono anche un collezionista.
Uno che raccoglie e conserva foto e articoli di
fatti di cronaca. E, a proposito della mela, ne
ho una collezione”, fu la risposta. Poi, condusse il viaggiatore goloso nel suo ufficio e disse: “Guardi quella parete. Osservi bene quel
rettangolo e il materiale che vi è in esso, che
ho raccolto negli ultimi anni, a proposito dei
“guasti” che la mela ha causato”. Il viaggiatore
goloso guardò: c’erano locandine riguardanti
mostre d’arte, in uno degli angoli superiori del
rettangolo. Al centro, delle foto giganti a colori. Più in basso, sulla destra, dei manifesti pubblicitari e immagini cinematografiche. E poi,
ritagli di quotidiani, copertine di settimanali
e di libri, disegni di cartoni animati, pagine
illustrate di fiabe per bambini, aneddoti, frasi celebri, poesie e racconti a proposito della
“malefica” mela. Materiale che il Sig. Curti,
aveva collezionato e attaccato, appeso, incollato in quel rettangolo, da farla sembrare una
grande tela. Un quadro, o meglio un collage
che al viaggiatore goloso tanto ricordava “l’ar-
Rivista – Gennaio 2009
La
te come commercio: il mondo del consumismo e della pubblicità” dell’artista americano
“Andy Warhol”. Coronava il quadro, scritta a
semi cerchio, in grassetto, partendo da sinistra
verso destra, una frase: “Attenti alla mela! È
buona, dolce, succosa, ma Pericolosa”.
Adamo ed Eva, Troia, New York,
Biancaneve e la Mela
Incuriosito, il viaggiatore goloso, si avvicinò
al quel strano collage. Riconobbe nelle locandine le riproduzioni di due quadri: Adamo ed
Eva di Albrecht Dürer (Museo del Prado, Madrid) e“Il Peccato Originale”, affresco di Michelangelo (Cappella Sistina in Vaticano). In
entrambi i quadri, il viaggiatore goloso, ne ha
dovuto prendere atto, c’era la mela. Ma c’era
anche la donna: Eva che, tentata del serpente,
mangia la mela proibita e la fa mangiare al suo
uomo. Sotto la locandina, le prime tre pagine
della Bibbia: Genesi 2.3, La disubbidienza, Il
Castigo, Cacciati via dall’Eden. E, come se non
bastasse, in aggiunta, una frase in romanesco
del poeta dialettale Giocchino Belli che così
aveva sintetizzato argutamente la cacciata
dell’Eden :”Pe’ na meluccia, ch’avrà costato
mezzo baiocco, semo tutti a fonno! ( Per una
mela che sarà costata mezzo baiocco, ci siamo giocati il Paradiso Terrestre!).Il viaggiatore
goloso volse lo sguardo verso il manifestino
pubblicitario di un film americano – in verità
non molto bello - di Wolfgang Peterson: Troy,
in cui Paride, donando la mela d’oro a Venere
e rapita – con l’aiuto della Dea – Elena, moglie
di Menelao, scatenò la guerra di Troia. L’identica cosa volevano dimostrare i due poster a
colori esposti al centro del rettangolo: Le Torri Gemelle di New York, “The Big Apple” (La
Grande Mela). Uno, mostrava le torri Gemelle
- viste di notte dalla Statua della libertà con
le loro sagome illuminate – prima dell’attacco
dell’11 settembre. L’altro, agghiacciante, durante l’attacco terroristico, con gli aerei che si
era andati a schiantare contro le torri e che
ora emanavano fiamme, fuoco e fumo. Affianco al poster, i ritagli di un quotidiano dell’11
Fra le piante,
intravide
due persone:
un uomo e
una donna
raccoglievano
le ultime mele
ancora sugli
alberi.
71
settembre 2001 che riportavano quella tragedia: “Gli attacchi suicidi da parte dei terroristi
di al-Qaida alle Torri Gemelle della Grande
Mela, provocarono 2974 vittime e 24 dispersi (più 19 terroristi) quasi tutti civili di 90 diverse nazionalità”. La vista di quelle foto e il
ricordo di quella tragedia, avevano messo un
senso di angoscia nell’animo del viaggiatore
goloso. Quindi diede ancora uno sguardo superficiale al disegno che ritrae Guglielmo Tell,
mentre cercava di colpire con una freccia la
mela posta sulla testa del figlio; sorvolò sulla
copertina del libro di Biancaneve e i sette nani
dei fratelli Grimm, con la strega cattiva che
dona la mela avvelenata alla giovane e bella
Biancaneva; e si rifiutò di leggere quel fatto
di cronaca riportato da un quotidiano che vedeva due motorette “Vespa” coinvolte in un
incidente stradale accanto alla targhetta pubblicitaria della Piaggio che diceva: “Chi Vespa, mangia la Mela”. Il viaggiatore aveva visto
anche troppo: si allontanò, quindi dalla Tela e,
All’ingresso
giacevano,
accatastati uno
sull’altro,
dei grandi
contenitori colmi
di mele.
da persona scettica, con incredulità e freddezza chiese al sig. Curti se veramente fosse così
superstizioso da credere che la “Buona Mela”
avesse a che fare con tutte quelle disgrazie.
“Venga – rispose, forse per sdrammatizzare –
È ora di pranzo. Ne riparleremo a tavola. Vorrei invitarla a provare la cucina della signora
Claudia che, oltre ad aiutarmi a governare la
casa, è anche un’ ottima cuoca. Mi segua”.
A Tavola con le Mele
La cucina era un’unica stanza raggiungibile
attraverso una porta dall’interno del capannone. Entrando il viaggiatore goloso vide il
tavolo apparecchiato con tre coperti accanto ad un termosifone. L’atmosfera era calda,
accogliente e nell’aria c’era un delizioso profumo: in quel momento, la signora Claudia
stava estraendo dal forno una torta di mele.
Il goloso prese posto insieme al sig. Curti,
cercando di rilassarsi, stendersi fisicamente
e spiritualmente e dimenticare quanto aveva
visto in quel collage. Ben presto arrivò l’an-
72
tipasto: Un ventaglio di prosciutto d’anatra
con insalatina alle mele e noci. Il goloso ne
mangiò alcune fette accompagnandole con
delle fette di pane tostato e imburrato. E stava
bevendo un bicchiere di prosecco, quando il
sig. Curti domandò: “Come l’ha trovato?” Il
goloso pose il bicchiere, si pulì la bocca con
il tovagliolo e rispose: “Ottimo, delicato, profumato e squisito”. – Non il prosciutto, dicevo
la mia collezione, il mio quadro!” - “Già, il suo
quadro - rispose il goloso, dopo un attimo di
sbigottimento – È la sua collezione. E penso
che ognuno sia libero di collezionare e pensare quel che vuole. Personalmente però, penso
che non sia vero che ci siamo giocati il Paradiso Terrestre, e neppure è vero che a causare il
Peccato Originale ci fosse di mezzo proprio la
buona e dolce mela”.
La signora Claudia aveva tolto i piatti dell’antipasto e servito un “Orzotto alle”ravizze”
(che sono le foglie delle rape) e mele renette.
Cremoso, equilibrato, cotto all’onda con un
sentore acidulo a causa delle mele ranette,
in altre parole, quell’orzotto era perfetto! “E
a proposito della Guerra di Troia – disse il
goloso, riprendendo il discorso – penso che
la mela “sfigata” ed Elena non sono state le
cause, ma l’occasione dei Greci per fare la
guerra a Troia. La città aveva tutto ciò ch’era
caro all’animo rapace dei Greci: situata sullo
Stretto dei Dardanelli, che apre la via dal Mar
Egeo verso il Mar Nero. Un porto naturale,
una miniera d’oro che faceva gola a mercanti,
predoni e guerrieri”. Il sig. Curti ascoltava in
silenzio e sembrava più concentrato a mangiare il suo coniglio disossato con ripieno di
radicchio e mele, servito su polenta di mais
sponcio, che la signora Claudia aveva appena
portato accompagnandolo ad una bottiglia di
Merlot della casa. Il viaggiatore goloso mangiò il rotolo di coniglio e bevve anche un bicchiere di quel vino rosso, semplice e per nulla
eccezionale. Poi, volendo concludere aggiunse: “Penso ancora, sig. Curti, per quanto concerne la distruzione delle Torri Gemelle della
Grande Mela che tutti abbiamo vissuto con
rabbia, paura e angoscia, più che la mela, ci
sia di mezzo l’odio, la stupidità e la pazzia di
alcuni esseri umani”. E, volendo essere obbiettivo, penso anche che la sua collezione non sia
completa: mancano le cose buone della mela.
A parte le proprietà nutritive che contiene e
le chicche gastronomiche che giornalmente ci
regala, penso alla provvidenziale mela caduta
in testa allo scienziato Isacco Newton, che gli
permise di intuire il meccanismo della gravità
e a noi di volare e di esplorare lo spazio. Penso
al melo selvatico che era conosciuto e adorato fin dalla Preistoria; i romani ne avevano
classificato una trentina di varietà, mentre gli
Etruschi erano abilissimi negli innesti e ai meleti egiziani che occupavano una buona parte
del delta del Nilo. I coloni europei l’amavano
a tal punto che, nel 1600, portarono le mele
Rivista – Gennaio 2009
La
LA RICETTA
Torta di mele allo Yogurt
Ingredienti per 8 persone:
8 mele Golden, 300 gr di farina,
200 gr di zucchero.
Una bustina di lievito per dolci, una bustina di zucchero vanigliato, tre uova intere, la
buccia di un limone grattugiato, un vasetto di
yogurt naturale, un bicchierino di distillato di
mele (grappa), profumo di cannella.
Come l’ ha preparata la signora Claudia:
Ha rotto le uova e le ha sbattute insieme allo
zucchero. Ha aggiunto il lievito per dolci, il
vasetto di yogurt, la buccia del limone grattugiata, il bicchierino di distillato, la polvere di
cannella ed ha amalgamato il tutto.
A parte ha sbucciato le mele. Le ha tagliate
a fette e, una piccola parte le ha aggiunte al
composto.
Ha versato il tutto in una forma, precedentemente imburrata, di 33 cm., ha ricoperto la
torta con il resto delle mele, ha messo al forno – precedentemente riscaldato – e ha fatto
cuocere per circa 40 minuti ad una temperatura di 180 gradi.
A cottura ultimata, l’ha estratta dal forno,
l’ha fatta raffreddare, l’ha spolverata con lo
zucchero a velo e la servita con il distillato
di mele.
Rivista – Gennaio 2009
LA GASTRONOMIA ITALIANA IN SVIZZERA
nel Nuovo Mondo. E se per i pellirossa Irochesi
l’albero di mele era il “Centro del Cielo”, secondo
il Somma Poeta Dante, la mela era il simbolo della
Vita e della Terra. Forse, caro sig. Curti, sbaglierò
- concluse il viaggiatore goloso – i segreti della
Mela, stanno nel fatto che l’uomo, in questo meraviglioso frutto, vi ha trovato il simbolo ideale per
tutto quello che lo appassiona o lo intimorisce. Un
Controsenso? Può darsi!” Arrivò la torta di mele e
con essa una bottiglia di Distillato di Mele. Il sig.
Curti, in silenzio riempii dei bicchierini , si alzò,
invitò il goloso a fare allo stesso modo, elevò il
suo bicchierino verso l’alto e, tutto sorridente e
inaspettatamente, con grande sorpresa del goloso, fece un brindisi: “Alla Mela, al frutto più bello
e più sano del mondo. Come dicono gli inglesi:
una mela al giorno leva il medico di torno”.
Viva Italia
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Da noi apprezzerete la vera italianità con le nostre
specialità tipiche, che normalmente solo in Italia potete apprezzare.
Lasciatevi incantare dal nostro ambiente mediterraneo e da un
servizio impeccabile, dalle nostre eccellenti pizze, preparate
secondo le ricette originali del campione del mondo di pizzaioli e
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a base di carne o di pesce, nonché dalla nostra prelibata pasta fatta
in casa e dai succulenti dolci. E se amate le tradizioni culinarie
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Motori
di Graziano Guerra
500 Abarth
Piccola ma ‘cattiva’
Lo scudo giallo e rosso con lo scorpione nero. Pungente segno zodiacale del genio della meccanica,
identifica il carattere super sportivo di questa “piccola peste”, e la gran passione per i motori
I materiali e le finiture esaltano la tecnologia
che ruota intorno a questa compatta e potente
macchina utilizzabile nelle nostre “prestazioni quotidiane” su strada, come nelle competizioni. Il comportamento in curva è di quelli
che lasciano scolpite nella mente emozioni
forti, grazie all’adozione del nuovo sistema
“TTC” (Torque Transfer Control) che ottimizza
il trasferimento della coppia motore alle ruote.
Esperienze maturate al volante, e sul sedile del
passeggero accanto all’ex pilota Antonino Si-
nopoli, sul circuito di Lignières, in occasione
dell’Abarth Glory Day 2008. I tanti chilometri
su strade e autostrade, sono serviti a evidenziare la preziosità di questo gioiellino del made
in Italy. L’impostazione stilistica rivela una
particolare attenzione all’aerodinamica e alla
funzionalità di alcuni elementi. Per esempio,
rispetto al corpo base, la 500 Abarth ottimizza
il comportamento aerodinamico con un importante spoiler alare, che allunga il padiglione, e
con uno “scivolo” che raccorda il fondo scoc-
ca, ottimizzando l’uscita dei flussi d’aria. Questi due elementi contribuiscono. fra l’altro. anche ad una maggiore aderenza al suolo ad alta
velocità. Ai lati dello “scivolo” sono incastonati due tubi di scappamento che corrispondono
alle uscite speculari di un unico silenziatore
posizionato trasversalmente (sopra vi è impresso il logo dello scorpione, proprio come negli
anni 60). Sulle fiancate, le minigonne creano
un profilo più verticale e quindi migliore per
il Cx. È però l’anteriore a rivelare la dotazione
da vera GT, con il “trittico” di prese d’aria e le
due “narici” simmetriche ai lati del paraurti. Il
musetto con il fregio è spostato in avanti, per
creare lo spazio utile al turbocompressore, e
rendere il profilo laterale più pronunciato. Il
fregio Abarth senza cerchiatura, che “galleggia” su una superficie alettata, funge anche da
presa d’aria. Il “cockpit” ha una strumentazione particolare, arricchita da un indicatore che
segnala il cambio ideale di marcia con l’accensione di un LED. Il quadrante principale, dalla grafica molto sportiva, è sovrastato da una
palpebra protettiva; il volante regolabile solo in
altezza, spianato alla base, a tre razze, sfoggia
impugnature sagomate per i pollici. Di chiara impostazione “racing” anche la pedaliera
in alluminio con riporti gommati, il pomello
del cambio rivestito di pelle con impugnatura
studiata per un uso sportivo e i sedili di tipo
“unificato” con appoggiatesta integrato allo
schienale. Il padiglione e i rivestimenti in nero
conferiscono all’abitacolo un aspetto tecnico e
sportivo. Il prezzo? Base, di listino 28’490.-; di
quella in test un po’ più di 32.000 franchi (le
opzioni: vernice perlata “Bianco Iris” 1’200.-;
retrovisori cromati 70.-; sticker laterali Abarth
300.-; interni in pelle ABARTH “Frau” 2’100.-;
retrovisore elettrico antiabbagliamento 180.-).
SCHEDA TECNICA
• Motore: 4 cilindri in linea, 4 valvole per cilindro, 1368cc
• Potenza: 99kW (135CV) a 5.500 giri/minuto
• Coppia max in modalità SPORT 206 Nm a 3.000 (in modalità
“Normal” la coppia si attesta invece a 180 Nm a 2.500 giri/min)
• Comando dell’acceleratore “drive-by-wire”, senza collegamento
meccanico
• Turbocompressore IHI a geometria variabile
• Cambio a 5 rapporti
• Assetto sportivo ribassato
• Guida ad asservimento elettrico Dualdrive con modalità SPORT
• Ruote: cerchi in lega di alluminio 7” x 17” - Pneumatici: 205/40 R17”
Rivista – Gennaio 2009
La
75
Automotonews
Calendario Pirelli 2009
La bellezza è speranza
L’edizione 2009 del Calendario
Pirelli, oggetto di culto da oltre 40
anni per gli amanti della fotografia, della bellezza e dell’evoluzione del costume, è ambientato nei
paesaggi del Botswana, dove, nel
maggio scorso, il celebre fotografo Peter Beard ha immortalato per
dieci giorni sette modelle di fama
internazionale. Beard, che ha vissuto in Kenya per trenta anni, è
uno dei più grandi interpreti mondiali del mistero e del fascino dell’Africa ed ha
scelto una terra autentica e ancestrale, che nasce
dalla contrapposizione tra due mondi diversi:
l’oasi acquatica del delta dell’Okavango e la distesa arida e sabbiosa del deserto del Kalahari.
Un luogo che non ha subito lo sfruttamento del
territorio né l’impoverimento delle risorse, dove
l’autore ha voluto rappresentare la Natura come
entità metafisica sempre in movimento, fonte di
creatività, entro i cui ritmi e le cui leggi ogni
cosa deve avere inizio e fine. Attraverso l’obiettivo di Beard, la Natura lancia un grido rabbioso
e si ribella all’incapacità dell’uomo di coniugare lo sviluppo e la crescita con la saggezza e il
rispetto di tutte le diversità. In questo contesto
vivono faticosamente gli elefanti, veri protagonisti di questa edizione di The Cal, ormai relegati
in spazi sempre più ristretti. Gli elefanti come
Pirelli: “Best Brand”
per il terzo anno di seguito
Pirelli ha vinto anche nel 2008 il
concorso più amato dai lettori di
Auto Illustrierte (AI), la più grande
rivista automobilistica indipendente della Svizzera. Nell’ambito della selezione “Best Tuning
Cars & Best Brands 2008“ Pirelli
si è aggiudicata il titolo di “Best
Brand” per la terza volta consecutiva. Nella categoria pneumatici anche quest’anno Pirelli ha
difeso la pole position del 2006
e 2007. Per la terza volta consecutiva quindi i
lettori di AI hanno scelto Pirelli come migliore
marca. Il costruttore di pneumatici italiano ha
chiaramente convinto più di 2400 lettori partecipanti al concorso per il suo posizionamento di
marca prestigiosa e più amata nel settore pneumatici. Il concorso “Best Brand“ è divenuto oramai un’importate istituzione della rivista AI, in
76
a cura di Graziano Guerra
metafora del genere umano e l’Africa come metafora di un mondo devastato che deve ritrovare
l’armonia perduta. L’unica speranza è la bellezza. Beard ritiene che la chiave della salvezza del
genere umano sia proprio la sua costante ricerca della verità e del bello. Le donne di Beard,
generatrici di vita, sono l’inizio del tutto e la
loro grazia continua a preservarsi. Si presentano
come figure partorite dal grembo della Natura,
eroiche, cariche di forza, segnate nei tratti e forti
nei movimenti, statue, simbolo della creatività e
della capacità della Natura di rigenerarsi. “Only
beauty can save the world”, è il messaggio degli
scatti del nuovo Calendario Pirelli, richiamando
il pensiero di Fedor Dostoevskij. Le sette modelle protagoniste: la canadese Daria Werbowy, le
brasiliane Emanuela de Paula e Isabeli Fontana
(che esordì nel Calendario 2005 di Patrick Demarchelier), le olandesi Lara Stone e Rianne Ten
Haken, la polacca Malgosia Bela e l’italiana Mariacarla Boscono (che debuttò nel 2003 con Bruce Weber e continuò nel 2004 con il Calendario
di Knick Knight). Durante le fasi di realizzazione
e produzione del Calendario sono stati adottati degli accorgimenti atti a contenere l’impatto
ambientale. In linea con il messaggio espresso
dal fotografo Peter Beard, anche il Calendario
Pirelli e la serata di Gala legata alla presentazione dell’edizione 2009 saranno a Impatto Zero®.
Aderendo al progetto di LifeGate, Pirelli contribuirà alla creazione e tutela di un’area forestale
in Costa Rica in grado di assorbire le emissioni di
CO2 generate dall’attività di produzione e stampa del Calendario e dall’evento di presentazione.
Il Calendario è stampato su carta porosa naturale
e non contenente piombo.
particolare per gli appassionati di tuning. Il Best
Brand Award 2008 è stato ritirato personalmente
da Dieter Jermann, Director Swiss Market, Pirelli
Tyre (Europe) SA. (Nella foto: il team Pirelli Svizzera). Le sette modelle protagoniste: la canadese
Daria Werbowy, le brasiliane Emanuela de Paula
e Isabeli Fontana (che esordì nel Calendario 2005
di Patrick Demarchelier), le olandesi Lara Stone
e Rianne Ten Haken, la polacca Malgosia Bela
e l’italiana Mariacarla Boscono (che debuttò nel
2003 con Bruce Weber e continuò nel 2004 con
il Calendario di Knick Knight).
Durante le fasi di realizzazione e produzione del
Calendario sono stati adottati degli accorgimenti atti a contenere l’impatto ambientale. In linea
con il messaggio espresso dal fotografo Peter Beard, anche il Calendario Pirelli e la serata di Gala
legata alla presentazione dell’edizione 2009 saranno a Impatto Zero®. Aderendo al progetto
di LifeGate, Pirelli contribuirà alla creazione e
tutela di un’area forestale in Costa Rica in grado
di assorbire le emissioni di CO2 generate dall’attività di produzione e stampa del Calendario e
dall’evento di presentazione.
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e non contenente piombo.
Rivista – Gennaio 2009
La
a cura di Graziano Guerra
Un MiTo superpremiato:
Auto Europa 2009
La nuova Alfa Romeo MiTo è
stata insignita del titolo di ‘’Auto
Europa 2009’’, il più importante riconoscimento della stampa
specializzata italiana assegnato
dall’Unione Italiana Giornalisti dell’Automobile (Uiga). Con
462 punti l’Alfa Romeo MiTo
ha conquistato l’ambito premio,
istituito nel 1987, che viene attribuito alla vettura costruita e
commercializzata in Europa che,
per tecnologia, prezzo ed estetica, risulta essere
il miglior mix a favore degli acquirenti. Il premio
è già stato assegnato ai modelli Alfa Romeo 156
(1998) e Alfa Romeo 166 (1999). Alfa Romeo
MiTo, con le prestigiose cinque stelle si pone ai
La 8c negli USA
In Connecticut (USA) è arrivata
la prima Alfa 8C Competizione
destinata al mercato statunitense.
La cerimonia di consegna è avvenuta presso la “Miller Motorcars”
dove il proprietario ha ritirato
l’affascinante vettura: si chiama
James Glickenhaus ed è uno dei
più grandi collezionisti di automobili al mondo. Glickenhaus si
è detto particolarmente fiero di
essere il primo cliente americano
ad aver ritirato un’Alfa Romeo. Subito dopo la
consegna ufficiale delle chiavi, il cliente ha fatto
una prova su strada apprezzando così le principali caratteristiche tecniche e dinamiche dell’Al-
Iveco - Zweifel Pomy-Chips:
Una collaborazione duratura
Il produttore della più famosa patatina del mondo che ha festeggiato lo scorso dicembre il suo
50° anniversario, collabora con Iveco da oltre
vent’anni. È dal 1987 che la consegna dei prodotti alimentari Zweifel Pomy-Chips AG avviene esclusivamente con veicoli Iveco, con una
flotta che è oggi composta da più di 120 veicoli
commerciali. Il servizio di prodotti freschi della
Zweifel ha recentemente preso in consegna 21
nuovi Daily 35S12. “Daily, più camion che furgone!” ha sintetizza Kurt Leuenberger, direttore
Rivista – Gennaio 2009
La
Automotonews
vertici del segmento nel campo della sicurezza.
La “compatta più sportiva di sempre” ha totalizzato nel rating Euro NCAP adulti un punteggio
di 36 punti su un massimo di 37 ed il giudizio
“Good” (unica nel suo segmento con 3.35 su un
massimo di 4 punti) nelle nuove prove che Euro
NCAP ha introdotto per valutare l’adeguatezza
dei sedili anteriori a prevenire il “colpo di frusta”. Un riconoscimento importante per la vettura italiana, che ancora una volta conferma la
particolare attenzione di Alfa Romeo per tutti gli
aspetti legati alla protezione di guidatore e passeggeri. La MiTo adotta i più avanzati dispositivi
elettronici per il controllo del comportamento
dinamico (dalla frenata alla trazione): il Vehicle
Dynamic Control (non disinseribile) che gestisce
importanti funzioni quali l’Hill Holder; il controllo di trazione; il panic braking assistito; l’MSR
per la prevenzione del blocco ruote in rilascio;
lo “sterzo elettronico attivo” DST (Dynamic Steering Torque) e l’Electronic Q2, che “simula”
elettronicamente la presenza di un differenziale
autobloccante.
fa 8C Competizione. Prodotta in 500 esemplari,
la supercar è stata realizzata dal Centro Stile Alfa
Romeo e si contraddistingue per le superfici modellate che “vestono” perfettamente l’eccellenza
motoristica e meccanica Alfa Romeo: una linea
filante che esprime tutta la bellezza di una vera
e propria “Opera d’arte in movimento” che, da
una parte rinvia al passato glorioso del Brand,
dall’altra parte proietta nel futuro i suoi valori di
tecnologia ed emozione. L’Alfa 8C Competizione è equipaggiata con il potente “8 cilindri” da
4,7 litri che sviluppa 450 CV, abbinato a un cambio robotizzato a 6 rapporti, e si fa apprezzare
immediatamente per l’inconfondibile “eleganza
italiana”, uno stile assolutamente unico ed irripetibile che preannuncia il piacere di una guida
sportiva nel pieno rispetto della tradizione Alfa
Romeo. Negli States saranno consegnati altri 84
esemplari di Alfa 8C Competizione a clienti statunitensi.
della logistica e acquisti della grande azienda
alimentare svizzera, il quale ha anche dichiarato che questa così duratura collaborazione è
dovuta alle qualità del Daily “un furgone con i
vantaggi di un camion, ideale nelle dimensioni,
robusto, maneggevole e con una cabina confortevole, doti molto apprezzate dai nostri autisti”.
Fra i pregi del veicolo commerciale italiano sono
stati menzionati anche i servizi inappuntabili e
il pronto intervento di riparazione, compresi nel
contratto di acquisto. I lavori di adattamento,
esterni e interni, per i Daily destinati alla Zweifel
sono stati eseguiti dalla Krapf AG … ogni snack
e sacchetto di patatine al suo posto dentro i furgoni, perché, come tutti gli altri prodotti della
Zweifel, devono giungere puntuali e soprattutto
intatti, negli scaffali dei rivenditori.
77
Starbene
Vivere secondo il naso: più
altruisti con la vaniglia
Le vie olfattive, necessarie alla
respirazione, sono un organo
di senso che stimola e regola in
modo naturale importanti funzioni psicologiche e fisiche.
I messaggi olfattori giungono al
cervello e hanno un ruolo importante nel controllo dell’alimentazione e del comportamento riproduttivo. Alle reazioni olfattive
sono connesse reazioni quali la
salivazione e l’aumento delle secrezioni gastriche. Lo psicologo Robert Baron,
del Rensselaer Polytechnic Institute a Troy, nello
Stato di New York, ha scoperto che gli odori dei
negozi, e in particolare quello di vaniglia, influiscono sul nostro comportamento altruistico.
Con il suo gruppo di ricerca ha studiato i comportamenti dei passanti nei pressi di esercizi
commerciali da cui provenivano odori diversi.
Baron e colleghi si sono appostati in luoghi ge-
Le essenze per il tono
dell’umore, il desiderio,
il relax
Le vie olfattive non solo contribuiscono in primavera a farci innamorare, ma si prestano anche per
stimolare risposte fisiologiche di
benessere per il nostro organismo.
Secondo gli studi condotti dal
francese P. Belache, fitoterapeuta e dal collega inglese C.
Wildwood, risulta che gli odori
della natura attivano, con modalità diretta, le risposte naturali e spontanee dei comportamenti istintivi dell’essere umano. Gli studiosi
hanno evidenziato e classificato tre categorie
fondamentali di odori-profumi naturali, che a
loro parere corrispondono statisticamente ad
attivazioni di risposte comportamentali condivise dalla maggioranza degli individui che
sono stati sottoposti alle esperienze di studio.
I risultati di indagine offrono risposte molto specifiche che riguardano:
78
neralmente associati a odori gradevoli (pasticcerie, caffetterie) e zone neutre, come i negozi
di abbigliamento, mentre un loro complice avvicinava le persone tenendo in mano una banconota da un dollaro e chiedendo la cortesia di
cambiarla in monete.
I risultati hanno mostrato che le persone interpellate nelle zone con odori gradevoli hanno
risposto in modo positivo in numero tre volte
superiore rispetto alle persone interpellate nelle
zone prive di odori specifici.
Conferme giungono anche da un’altra ricerca.
Mary Beth Grimes, della Georgia Southern University, ha prima fornito ad alcuni ignari studenti un questionario stampato su carta profumata
con essenza di vaniglia.
Poi, qualche minuto più tardi, ha chiesto loro
di dichiarare la disponibilità a impegnarsi in
un’opera di volontariato della durata di alcuni
mesi. In particolare ha chiesto di indicare quanti minuti alla settimana avrebbero accettato di
dedicare a questo progetto.
Gli psicologi che hanno studiato il comportamento degli studenti hanno scoperto che in
presenza dell’odore di vaniglia i futuri volontari
hanno accettato di impegnarsi in un’attività di
volontariato, cioè altruistica, per un tempo tendenzialmente maggiore.
1) la stabilizzazione del tono dell’umore: essenze di camomilla, finocchio, gelsomino, ginepro,
issopo, melissa, mirra, mirto, neroli, pino, rosmarino, zenzero.
2) l’aumento del desiderio sessuale: essenze di
basilico, cannella, chiodi di garofano, coriandolo, menta, muschio, patchouli, rosa, sandalo,
ylang-ylang, vetiver.
3) la distensione neuromuscolare come effetto della sedazione del sistema nervoso: essenze di arancio amaro, incenso, lavanda,
maggiorana, mandarino, salvia e verbena.
Ognuno può sperimentare l’effetto dell’essenza
come descritto dagli studiosi, scoprendo le proprie preferenze e tra l’altro la possibilità di combinare l’essenze creando personali miscele, alla
ricerca del profumo più efficace.
4) L’armonia produttiva nel posto di lavoro.
Come afferma Vittoria Neri Counselor, se l’ambiente lavorativo è profumato al limone chi lavora al computer fa il 54% di errori in meno
di battuta, col gelsomino il 33% in meno ed
il 20% in meno con la lavanda. Per calmare e rilassare i clienti che vanno a lamentarsi.
Il limone e l’eucalipto vengono usati in alcune
banche per aumentare la vigilanza e l’attenzione
del personale.
Rivista – Gennaio 2009
La
Starbene
«Wii»: chi esagera rischia
l’infortunio
In Inghilterra almeno dieci persone alla settimana finiscono in
ospedale in Inghilterra, lamentando dolori atroci alla spalla destra
o alle ginocchia. La causa: un uso
smodato (e sbagliato) della console Wii. A lanciare l’allarme sul
Sun, sono stati i medici del servizio
sanitario inglese confrontati con
pazienti di tutte le età, alle prese con problemi articolari anche
gravi e di varia natura, moltissimi
dei quali riconducibili alle estenuanti sessioni
di gioco con la celebre console. I pazienti lamentano spesso infiammazioni alla spalla o al
polso e non è escluso che questo tipo di attività
sportiva possa poi causare danni peggiori, come
reumatismi e artrosi in età avanzata. Anche le
ginocchia, però, non sono immuni dal pericolo
Wii, tanto che in Inghilterra un particolare tipo
di infortunio al legamento del ginocchio è stato prontamente soprannominato Wii-knee, in
omaggio (si fa per dire) al Wii-Fit, uno dei giochi più famosi della console della Nintendo.
Come rimediare? I dottori mettono in guardia
sull’utilizzo improprio o comunque esagerato
del videogioco del momento, prevedendo sempre e comunque una fase di riscaldamento, esattamente come si fa quando si va in palestra o si
fa jogging.
Contro il mal di schiena
meglio i pesi del jogging
Che l’esercizio fisico faccia bene al mal di schiena è sicuro, ma che il sollevamento pesi sia meglio del jogging suona un po’ strano. A dirlo, però,
sono i fisiologi dell’University of Alberta che hanno valutato differenti tipi
di attività in pazienti con dolori cronici alla colonna lombare. Lo studio,
che sarà presto pubblicato sul Journal of Strenght and contidioning research, dimostra come nelle persone con dolori cronici che si sono sottoposte, per 16 settimane, a un programma di esercizi di resistenza, l’entità
del dolore si riduce del 60 per cento
e parallelamente aumenta la capacità
di movimento. L’attività di resistenza
comprendeva il sollevamento pesi
e l’uso di manubri o di attrezzi che
comportano dei carichi. Al contrario,
chi aveva scelto un’attività aerobica
come il jogging, il camminare sul tapis roulant o l’uso dell’ellittica (una
macchina che permette di compiere
contemporaneamente due tipi di movimento, uno simile a quello dello sci
di fondo, l’altro paragonabile alla pedalata) ha ottenuto un miglioramento
del 12 per cento soltanto per quanto
riguarda dolore e capacità di movimento. Secondo l’esperto canadese, i
benefici extra deriverebbero dal fatto
che le attività di resistenza coinvolgono tutti i muscoli del corpo, mentre
quelli aerobici tendenzialmente interessano la parte inferiore. «Rafforzare
tutti i muscoli – aggiunge Kell – aiuta
anche a ridurre il senso di fatica che le
persone spesso lamentano durante la
giornata. Chi pratica un’attività di resistenza riesce a svolgere meglio tutte le
attività quotidiane». A prescindere dal
mal di schiena, sia i pesi che l’aerobica hanno comunque un vantaggio:
riducono il grasso corporeo.
Rivista – Gennaio 2009
La
79
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di semola di grano duro, 350 tonnellate di farina di
grano tenero e 700 tonnellate di pasta. I molini macinano grani duri selezionati tra i più pregiati trasformandoli in semola per la produzione della pasta Divella: gli spaghetti, i rigatoni, le famosissime
«orecchiette, la pasta all’uovo, l’integrale, trafilata
al bronzo ed, infine, la pasta arricchita di verdure
disidratate (peperoncino, aglio e basilico, pomodoro e spinaci); oltre 150 formati per una scelta
vastissima che soddisfa le richieste più esigenti. La
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gioco Need for Speed Undercover della
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su licenza PLAYSTATION3 e Wii. Il Driving
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su 24 posizioni tramite una rotella che permette al giocatore un tuning molto fine della distribuzione della forza di frenata, della potenza di trazione oltre che regolare le sospensioni. Il Logitech Speed
Il telefonino si fa TV
L’N96 è il fiore all’occhiello dei computer
multimediali della serie N della Nokia. Il dispositivo, oltre alle funzioni più tipiche di un
Pvanta TV, fotocamera da 5 megapixel con
ottica Carl Zeiss, navigazione con guida vocale turn-by-turn, 16 GB di memoria interna
(espandibile fino a 24GB con memory card
Un miliardo di Mouse per Logitech
Poco prima delle Feste, in chiusura di redazione di questa edizione de La Rivista,
Logitech ha annunciato la consegna del suo
miliardesimo mouse, il fatto è avvenuto in
concomitanza con il 40° anniversario dal
debutto ufficiale del tanto amato e utilizzato dispositivo inventato da Doug Engelbart.
Fondata in una fattoria di Apples, in Svizzera, nel 1981 e stabilitasi
poi nella Silicon Valley, Logitech ha introdotto il primo mouse commerciale nel 1985 e ha raggiunto il traguardo dei 100 milioni di unità
nel 1996, quota 500 milioni sette anni dopo e oggi l’azienda distribuisce i propri mouse in oltre cento Paesi in tutto il mondo, producendone in media 376.000 al giorno, l’equivalente di 7,8 milioni di
unità al mese. Quello che una volta era un semplice strumento di
Rivista – Gennaio 2009
La
microSD opzionale), qualità sonora e musicale superiore, giochi N-Gage e un eccezionale schermo da 2,8 pollici. L’apparecchio
può contenere fino a 40 ore di contenuti video, trasferiti da PC grazie alla connessione
USB 2.0 ad alta velocità o da internet tramite il supporto WLAN e HSDPA.
Il prezzo di vendita consigliato è di 1’098.(compresi 3 mesi di navigazione vocale).
lavoro è oggi un elemento profondamente
integrato nella vita quotidiana. Logitech
ha investito costantemente nella evoluzione, realizzando, fra l’altro, il primo mouse
laser al mondo, il primo nano-ricevitore e
la prima rotellina a scorrimento veloce. Il
mouse con riconoscimento del movimento
(Logitech® MX Air™) e la tastiera delle dimensioni del palmo della mano (Logitech®
diNovo Mini™) rivelano quel che accadrà
con le prossime innovazioni. Mouse e tastiera mantengono ancora piena efficacia
produttiva, ma la diffusione di nuove forme di entertainment apre la strada a nuovi modi di interagire con il computer, per
esempio attraverso la voce e il tatto.
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soluzioni specifiche, dalla convenienza impareggiabile, per ogni incarico di trasporto. Da
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Mondo in Fiera
FerienMesse:
San Gallo
6-8 febbraio 2009
Flormart / Miflor:
Fiera di Padova
20-22 febbraio 2009
Ristorexpo:
Erba
22 - 25 febbraio 2009
Olio Capiale 2009:
Fiera Trieste
6-9 marzo 2009
Fiere
FerienMesse: San Gallo, 6-8 febbraio 2009
Fiera internazionale delle vacanze
La Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
promuove la 20ª edizione della Fiera internazionale
delle vacanze, FerienMesse 2009, che si svolgerà
dal 6 all’8 febbraio 2009 a San Gallo. La manifestazione è aperta al pubblico, adottando un tema
specifico e informando al meglio sulle nuove idee
di vacanze, tempo libero e salute
La fiera delle vacanze di San
Gallo è specializzata nell’offerta
di vacanze e viaggi. Alla manifestazione partecipano fornitori
regionali, nazionali e internazionali e prestatori di servizi altamente qualificati che operano
principalmente nel settore turistico e in quello delle vacanze
84
e dei viaggi come: tour operators e agenzie
di viaggi; rappresentanze dei vari Paesi; uffici di informazioni turistiche; compagnie aeree; compagnie marittime e di crociera, yacht
charter; ferrovie; imprese di noleggio autobus;
hotel, associazioni e compagnie alberghiere;
case vacanze; parchi di divertimento; centri
benessere, centri termali e balneari; società di
autonoleggio; scuole di lingue e scuole professionali per il turismo.
I dati della precedente edizione ne comprovano il successo. Infatti, il numero dei visitatori
è stato di 33.000; 500 gli espositori nazionali
e internazionali distribuiti su una superficie
espositiva di 20.000 m².
La Camera di Commercio Italiana per la Svizzera, referente della fiera per il mercato italiano, collabora con gli organizzatori per l’organizzazione della presenza in fiera di aziende,
enti e/o istituzioni italiane. Gli organizzatori
propongono degli stands modulari preallestiti
(da 6 sino a 18 m²). La CCIS offre alle aziende
italiane partecipanti un pacchetto servizi per
ottimizzare la propria presenza alla Ferienmesse: funzione di tramite tra gli organizzatori
e gli espositori per la partecipazione alla fiera,
azioni promozionali ad hoc, inviti operatori,
comunicati stampa, servizio di interpretariato
per tutta la durata dell’evento, assistenza logistica e doganale ecc.
PER ULTERIORI INFORMAZIONI
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Rivista – Gennaio 2009
La
Fiere
Flormart / Miflor: Fiera di Padova, 20-22 febbraio 2009
Salone Internazionale florovivaismo,
attrezzature e giardinaggio
Torna da venerdì a domenica l’edizione primaverile di Flormart / Miflor
Tra le iniziative l’ampliamento di Forestry alle soluzioni verdi per il recupero ambientale e la riduzione dell’impatto, e Flower Trade evento
multimediale dedicato a tutti gli attori della filiera del verde
La produzione mediterranea in anteprima e in
un momento decisivo per l’avvio della grande
stagione di consumo. Dal 20 al 22 febbraio
2009, dunque nuovamente dal venerdì alla
domenica, alla Fiera di Padova edizione primaverile di Flormart / Miflor, Salone Internazionale florovivaismo, attrezzature e giardinaggio organizzato da PadovaFiere e Fondazione
FieraMilano. In mostra le principali aziende
che producono e commercializzano i prodotti pronti per la stagione primaverile: colture
mediterranee, piante e fiori da tutta Europa,
attrezzature e accessori professionali, tecnologie per la gestione del verde. Flormart è l’occasione per i professionisti del verde (Vivaisti,
Giardinieri, Manutentori del verde – Paesaggisti - Gestori del verde pubblico e privato,
negozianti e rivenditori di articoli e accessori
per fioristi) di pianificare al meglio l’annata al
primo appuntamento utile per le ordinazioni.
Sono presenti al prossimo Flormart di primavera con oltre 300 espositori su 14.000 mq.
In mostra un’offerta completa di produzioni
pronte per il mercato, giovani piante, sementi,
piante fiorite, piante verdi, colture mediterranee, piante ornamentali, fiori recisi, piante e
fiori tropicali, piante acquatiche, bonsai, tappeti erbosi. Ampia la scelta di attrezzature e
prodotti, con novità in tema di serre, tecnologie
per irrigazione, imballaggio, fertilizzanti e concimi. Spazio agli articoli per fioristi, con il necessario per allestire al meglio il punto vendita.
Tra le iniziative, Forestry, il Salone dedicato
alle Attrezzature e Prodotti per la gestione della manutenzione del verde pubblico e privato,
che riunisce in un’unica filiera tutte le attività
del comparto, dalla progettazione, alla costruzione, alla manutenzione del verde, facendo
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Seestrasse 123 - Casella Postale - 8027 Zurigo
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Rivista – Gennaio 2009
La
incontrare enti pubblici e produttori, costruttori e progettisti. Ricco il calendario di workshop e seminari. In particolare prende il via
l’evento culturale dedicato alla formazione e
al trade marketing a favore degli imprenditori del verde, con una piattaforma espositiva
dedicata alla supply chain, alla logistica, al
visual merchandising e al floral design, con
corsi di formazione e installazioni visive.
Gli espositori di Flormart: floricoltori, vivaisti per esterno e di piante ornamentali; produttori e distributori di accessori, articoli e
forniture per fioristi; Produttori e distributori
di impianti e tecnologie per la coltivazione;
Prodotti professionali; Produttori e distributori
di macchine e attrezzature per la manutenzione del verde pubblico e privato; Produttori di
arredamenti da esterno; aziende di services e
consulenza; editoria specializzata; Forestry:
gestione e manutenzione del verde pubblico e
privato; arredo urbano. I visitatori di Flormart:
vivaisti; giardinieri; manutentori del verde; paesaggisti; gestori del verde pubblico e privato;
garden center; giardini storici; appaltatori del
verde; GDO; costruttori delle opere a verde;
forestazione; urbanistica; parchi divertimento
e parchi gioco; campi da golf; grande distribuzione; orti botanici.
GLI EVENTI 2009
- Forestry: ai settori delle macchine e dell’arredo urbano, così
come le tecnologie per la produzione delle biomasse, è dedicato il padiglione Forestry.
- Flowertrade: l’evento dedicato al trade marketing del verde.
- Mostra per il pubblico: in un’area riservata del quartiere la promozione al consumatore finale con la nuova rassegna VerdeCasa.
- Formazione professionale: l’opportunità di aggiornamento per
gli imprenditori florovivaistici.
FLORMART MIFLOR IN BREVE
Date: 20-22 febbraio 2009
Orario: Ven. – Sab. 9.00/19.00 - Dom. 9.00/17.00
Visitatori ultima edizione: 19.000
Espositori ultima edizione: 350
85
Fiere
Ristorexpo: Erba, 22 - 25 febbraio 2009
La ristorazione di qualità di scena
a Lariofiere
Lariofiere si prepara ad ospitare la dodicesima edizione di Ristorexpo, riconosciuto marketplace per i
professionisti della ristorazione. L’appuntamento è
dal 22 al 25 febbraio 2009, nel poliedrico contesto
di un evento che ha guadagnato negli anni notorietà e consenso non solo da parte degli operatori, ma
anche dei media e degli opinion leader del settore
Grazie ad una formula dinamica che combina la miglior selezione di attrezzature, prodotti e servizi per il
settore con un programma
eventi di altissimo livello,
Ristorexpo si riconferma
fra le manifestazioni leader per gli operatori della
ristorazione professionale.
Lo spazio espositivo sarà
completato con eventi di
altissimo livello, massima espressione della ricerca e della tradizione enogastronomica. Un
percorso all’insegna della qualità con i numerosi appuntamenti per il pubblico e le aziende. Cene e pranzi con gli interpreti della cucina italiana e internazionale, stage e momenti
formativi per gli operatori, concorsi e gare di
abilità, degustazioni e laboratori saranno solo
alcune delle iniziative proposte nell’ambito
della rassegna. Non mancheranno i momenti
di riflessione e approfondimento e gli incontri
con i protagonisti della cucina d’autore. Main
partner dell’iniziativa Confcommercio, l’associazione Jeunes Restaurateurs d’Europe, e la
Federazione Italiana Cuochi.
I grandi chef salgono in cattedra e danno lezione di gusto. La cucina passa sotto la lente
di ingrandimento, si quella dei grandi cuochi,
quelli che di stelle ne hanno collezionate fino
alla nausea, ma anche da quelli che con il loro
stile hanno incantato i grandi cultori del cibo
e hanno dettato i nuovi canoni della cucina
moderna. Ebbene sì, ad ognuno il suo scettro,
ad ognuno il proprio momento di gloria. Anche quest’anno l’appuntamento è a Ristorexpo
che, ancora una volta, è interamente dedicata
all’enogastronomia e al mondo della cucina
professionale all’interno della quale trovare
prodotti, attrezzature e servizi per la ristora-
86
zione. Già confermati alcuni nomi del parterre di grandi stellati come Herbert Hintner che
curerà il menù per la cena di gala. Terranno
lezioni Andrea Berton ed Emanuele Scarello,
Ana Rose, Manuela Kocjan e Tomaz Kavcic direttamente dalla Slovenia, quest’ultimo ospite
d’onore per una cena a quattro mani tra Presidenti delle due associazioni Italia/Slovenia
nella passata edizione 2008.
Un tripudio di sapori e di gusti per abbracciare nuove culture e nuovi indirizzi ancora
da scoprire, una guida per il palato, anzi per
i palati più esigenti. Confermate anche per la
prossima edizione le consolidate partnership
con i Jeunes Restaurateurs d’Europe, oltre che
con le due associazioni dei commercianti,
l’UPCTS di Como e la Confcommercio di Lecco. Nei quattro giorni di evento sarà presente
anche una delegazione della FIC – Federazione italiana cuochi, insieme all’AIS e all’ONAV
per il settore vini.
Una promenade di stellati, grandi esperti che
si sono presentati con le divertenti e sfiziose
ricette da presentare in mille occasioni.
E a Ristorexpo verranno affrontati anche i temi
della spesa consapevole e delle soluzioni attuabili per risparmiare ogni giorno.
Nel corso della manifestazione una serie di
espositori qualificati saranno pronti ad offrire
ai consumatori proposte valide e soprattutto
di qualità per risparmiare sui costi dei generi alimentari di ogni tipo, a partire da quelli
di prima necessità. Ristorexpo è quindi una
piattaforma di iniziative per dare una risposta
alla richiesta di qualità e sicurezza alimentare presentata da autorevoli e rappresentativi
interlocutori, sapienti nutrizionisti, osservatori
del settore e aziende che sviluppano nuove
azioni di marketing o sperimentano nuovi ritrovati scientifici dall’alto valore aggiunto.
La Camera di Commercio Italiana per la
Svizzera organizza la visita della fiera per
gli operatori svizzeri del settore.
PER ULTERIORI INFORMAZIONI
Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
Seestrasse 123 - Casella Postale - 8027 Zurigo
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Rivista – Gennaio 2009
La
Fiere
Olio Capitale 2009: Fiera Trieste, 6-9 marzo 2009
Salone degli oli extra vergini
tipici e di qualità
Dal 6 al 9 marzo 2009 torna presso la Fiera di Trieste la 3ª edizione di Olio Capitale;
l’evento organizzato in collaborazione con l’Associazione Nazionale Città dell’Olio si
sta confermando vetrina ideale per la presentazione del meglio della tipicità e qualità
degli oli extravergini, a Trieste, città internazionalmente riconosciuta quale crocevia di
scambi commerciali
una più ampia conoscenza di questo prodotto
e delle sue caratteristiche sia verso quella parte
d’Europa che solo negli ultimi anni è cresciuta economicamente in modo da potersi aprire
ad un mercato “di nicchia” che punta sempre
più sulla qualità, sia verso il grande pubblico
e chi deve saper proporre al consumatore finale, affindandone il gusto, uno dei prodotti
più tipici della dieta mediterranea. Un evento
specializzato che è luogo di contatti commerciali ma anche luogo di sapere, di formazione
e di interscambi in una città che è la piazza
ideale per il passaggio verso i nuovi mercati
dell’Est Europa.
Olio Capitale sarà strutturato quale “contenitore di attività” per far sì che i visitatori, sia nazionali che esteri, siano attratti verso Trieste,
dove la manifestazione sarà l’evento di punta
che animerà la città. A lato della manifestazione si svolgerà il 3° Concorso Olio Capitale riservato agli oli extra vergini di oliva tipici e di
qualità prodotti nell’area del Mediterraneo.
Ad Olio Capitale si troveranno le migliori produzioni nazionali ed estere. L’olio in tutte le
sue specialità e peculiarità sarà il protagonista. I visitatori potranno assaggiare ed acquistare oli normalmente introvabili negli scaffali
dei supermercati. Gli operatori, invece, avranno l’occasione per poter migliorare la propria
offerta enogastronomica grazie alla presenza
congiunta a Olio Capitale dei migliori produttori di diversi Paesi. Trieste dal 6 al 9 marzo
2009 sarà la capitale dell’olio.
I numeri di Olio Capitale: il successo di
Olio Capitale si può sintetizzare nei numeri.
Nell’edizione 2008 oltre 6.000 visitatori tra
operatori (professionisti), ristoratori (professionisti) e pubblico (in questo caso 3.423 persone) hanno animato i 2.400 m² di aree espositive. Sono stati 163 gli espositori presenti (41
esteri e 122 italiani); 113 le etichette (di cui 6
croate, 9 spagnole, 1 israeliana, 4 slovene e 1
turca) che hanno partecipato al 2° concorso
Olio Capitale che, unico in Italia, è caratte-
Rivista – Gennaio 2009
La
rizzato anche da una giuria popolare formata
da 100 visitatori. L’Ufficio Estero della Fiera
di Trieste ha organizzato 774 incontri con buyers provenienti da Austria, Germania, Svizzera, Stati Uniti, Polonia, Repubblica Ceca,
Repubblica Slovacca, Romania, Ucraina e
Ungheria. Gli incontri commerciali sono stati
seguti da 16 interpreti. Le degustazioni fatte
negli stand, all’Oil Bar e al gazebo informativo in Piazza della Borsa per valutare l’orientamento del gusto sono state 16.000. In tutta la Regione Friuli Venezia Giulia sono stati
selezionati 85 ristoranti che hanno promosso
l’evento. I percorsi Tra Mare e Carso organizzati dalla Provincia di Trieste hanno avuto 100
partecipanti.
La Camera di Commercio Italiana per la
Svizzera organizza la visita della fiera per
gli operatori svizzeri del settore.
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Mondo in Camera
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MUSTELA - TREZZO TINELLA - NEGRETTI - LA MORRA - NEGRO ANGELO & FIGLI - MONTEU ROERO
OLIVERO MARIO - RODDI - PAJANA DI SEGHESIO RENZO - MONFORTE D’ALBA - PENNA LUIGI E FIGLI - ALBA
RINALDI FRANCESCO E FIGLI - ALBA - SCHIAVENZA - SERRALUNGA D’ALBA - TENUTA L’ILLUMINATA - LA MORRA
VEGLIO MICHELINO & FIGLIO - DIANO D’ALBA - VIGIN - TREISO - VIETTO LUIGI - NOVELLO
Il mondo in Camera
International Olive Oil Award - Zurich 2009 e Olio 09
Si premia l’olio extra vergine d’oliva
La Camera di Commercio Italiana per la
Svizzera promuove l’ottava edizione di International Olive Oil Award - Zurich 2009“
(IOOA) e Olio 2009
Premi internazionali per gli Extra Vergini di
Oliva organizzati dall’Università professionale nelle scienze applicate del Canton Zurigo
ZHAW, dipartimento delle scienze della vita e
Facility Management (LSFM), istituto di tecnologia alimentare e delle bevande (ILGI).
Questi eventi internazionali dedicati all’olio
d’oliva, che si svolgono in Svizzera, rappresentano un’occasione imperdibile per gli
operatori del settore, e offrono un panorama
importante sul piano dell’economia e delle
strategie da utilizzare per esportare e far conoscere il prodotto nel mondo. I due eventi
sono così caratterizzati:
- International Olive Oil Award
Zurich 2009
Caratterizzazione sensoriale effettuata durante il mese di marzo 2009 da parte del panel di specialisti Swiss Olive Oil Panel (SOP)
della ZHAW accreditati secondo le norme
ISO 17025 nelle categorie: “leggero” - “medio” - “intenso”
- Olio 2009
Preferenza sensoriale durante il mese di ottobre 2009 in occasione della fiera “Gourmesse 2009” di Zurigo con un panel di consumatori finali
Rivista – Gennaio 2009
La
Lo scopo delle manifestazioni è di consolidare la fiducia del consumatore nei riguardi del
prodotto Olio Vergine e di incrementare la trasparenza sul mercato degli olii di oliva.
Novità per il 2009 sarà la classifica interna dei
Paesi partecipanti, le nazioni saranno considerate solo se rappresentate da più di 10 olii
di oliva. Ad ogni paese sarà aggiudicato un
premio speciale per “The best of…”.
I partecipanti otterranno per un olio premiato
un certificato di “Oliva d’oro” oppure “Oliva
di argento” come anche l’autorizzazione di
stampare sull’etichetta il logo e la dicitura sopra citata. Tale etichetta potrà essere applicata
soltanto alle bottiglie originali del lotto partecipante (annata e pressura). Per la distinzione
con un “Award”, il partecipante riceverà un
certificato conforme.
La Camera di Commercio Italiana per la
Svizzera promuove, cura e organizza la
partecipazione degli olii italiani alle manifestazioni.
Per ulteriori informazioni e per richiedere
il regolamento del concorso e la scheda di
partecipazione per aderire all’evento:
Camera di Commercio Italiana
per la Svizzera
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Tel. 044 289 23 23 - Fax 044 201 53 57
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Il mondo in Camera
Workshop prodotti alimentari
Cremonesi, Zurigo 20 ottobre 2008
Il mercato elvetico rappresenta per l’Italia un
importantissimo bacino di domanda di prodotti
alimentari grazie al suo alto reddito procapite,
la vicinanza geografica, la presenza di un alto
numero di connazionali e il notevole potere
d’acquisto dei consumatori. Le province
lombarde con le loro eccellenze produttive
si trovano in una posizione di naturale
vantaggio per utilizzare la dinamica domanda
svizzera come volano di sviluppo: la CCIS e la
CCIAA d Cremona lo hanno capito ed hanno
organizzato il 20 ottobre 2008 all’Hotel Baur
au Lac nel cuore di Zurigo una giornata di
incontri di affari tra 11 produttori cremonesi* di
specialità enogastronomiche (vino, formaggi,
salumi, dolciumi, salse e prodotti da forno) e
circa 20 importatori alimentari svizzeri.
I prodotti cremonesi hanno dimostrato di
possedere un alto contenuto qualitativo e
alcune aziende una notevole esperienza nei
rapporti internazionali: la ricca tradizione
economica e culturale dell’opulenta provincia
lombarda al centro della pianura padana
rappresenta sicuramente un asset da utilizzare
anche per future attività promozionali su
questo mercato che garantisce un ambiente
economico stabile e dinamico, anche in tempi
di diffusa incertezza congiunturale.
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-
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-
* Produttori cremonesi:
- Augusto Fieschi & Co.:
commercio e produzione artigianale
di prodotti gastronomici come salse e
92
-
mostarde e prodotti dolciari come torte,
torrone, confetture e composte di frutta.
Mostarda Luccini: mostarde, salse senapate
e verdure in agrodolce.
Reduzzi Salumi S.R.L.: salami insaccati
crudi, freschi e stagionati, prodotti in
maniera artigianale (salami, salsicce e
pancetta).
Torrefazione Vittoria: produzione
e vendita di caffè.
Rivoltini Alimentare Dolciaria: torroni
prodotti secondo l’antica ricetta cremonese,
torte di torrone, croccanti di mandorle,
nocciole, noci, pistacchi e pinoli, snack
bio e barrette energetiche proteiche.
Manini Claudio E C. Snc: prodotti da forno,
snacks, cracker e “torta sbrisolosa”.
Elligi s.r.l.: prodotti da forno salati e dolci:
grissini artigianali, cracker artiganali,
crostini, bocconcini, torte, biscotti, lingue
e altro.
Grifone Azzurro:
grana padano e parmigiano reggiano, altri
grana, formaggi grattugiati, pecorino e
fiore sardo, provolone dolce e piccante,
pasta erborinata, gorgonzola.
Casa del Gelato: produzione artiganale di
altissima qualità per gelati e semifreddi.
Vinicola Decordi SpA: vini fermi,
frizzanti e spumanti, bianchi, rossi e rosati
da tutta l’Italia.
IMP Srl: salumi e insaccati a base di carne
di altissima qualità.
Rivista – Gennaio 2009
La
Il mondo in Camera
Autunno Italiano
Un unico marchio per quattro iniziative di promozione del territorio italiano da Nord
a Sud che hanno coinvolto Importatori, Tour operator e giornalisti elvetici in visita sui
territori di Veneto, Molise e Calabria
Campobasso, 29 – 31 Ottobre 2008, la CCIS
in collaborazione con Unioncamere Molise
ha realizzato il primo dei tre appuntamenti
dell’iniziativa promozionale “Autunno Italiano” che ha visto e vedrà Importatori, Tour operator e giornalisti svizzeri impegnati in tre differenti aree del Paese nel corso dell’autunno.
A Campobasso, dove si è svolta la prima tappa, 4 importatori di specialità agroalimentari
italiane hanno incontrato 34 aziende molisane del settore alimentare presso la manifestazione fieristica “Piacere Molise” mentre due
giornalisti svizzeri hanno visitato la fiera ed il
territorio per metterne in risalto le eccellenze
agli occhi del pubblico svizzero.
Lamezia Terme, 05 – 08 Novembre 2008,
la CCIS in collaborazione con il Comune di
Lamezia Terme, ha realizzato il secondo dei
tre appuntamenti dell’iniziativa promozionale
“Autunno Italiano” che ha visto e vedrà Importatori, Tour operator e giornalisti svizzeri
impegnati in tre differenti aree del Paese nel
corso dell’autunno. A Lamezia Terme, dove
si è svolta la seconda tappa, 4 importatori di
specialità agroalimentari italiane hanno incontrato 12 aziende lametine del settore alimentare nell’ambito di una degustazione e di
visite aziendali organizzate dal Comune di
Lamezia e dalla CCIS mentre due Tour Opera-
tor svizzeri hanno visitato 6 strutture ricettive
ed il territorio lametino per valutarne la promozione sul mercato elvetico.
Rovigo, 17 – 18 novembre, la CCIS, in collaborazione con il Centro Estero delle Camere
di Commercio del Veneto ha realizzato l’ultimo dei tre appuntamenti dell’iniziativa promozionale “Autunno Italiano” che ha visto
Importatori, Tour operator e giornalisti svizzeri
impegnati in tre differenti aree del Paese nel
corso dell’autunno.
A Rovigo, dove si è svolta la terza tappa, 3 importatori alimentari svizzeri hanno incontrato
circa 20 aziende polesane prevalentemente
appartenenti ai settori ortofrutta, ittico e dolciario per poi visitare il territorio ed alcuni siti
produttivi allo scopo di ricercare fornitori da
inserire nella distribuzione elvetica.
Vicenza, 24 – 25 novembre, la CCIS, in collaborazione con il Vicenza Qualità, ha selezionato una delegazione di 3 importatori alimentari svizzeri per la partecipazione ad una
due giorni di visite aziendali ed incontri con
circa 20 aziende vicentine del settore alimentare allo scopo di ricercare fornitori da inserire
nella distribuzione elvetica.
Alle giornate di visite e incontri hanno partecipato anche importatori provenienti da Germania e Austria selezionati dalle CCIE in loco.
INCONTRO DEI DELEGATI CAMERALI A ZURIGO
Fine anno di bilanci, come vuole consolidata consuetudine. Ma anche e soprattutto fine anno di programmazione, in modo particolare se l’anno che è appena
iniziato è quello che festeggia I 100 anni della Camera.
Con questo spirito si sono incontrati a Zurigo presso la
sede della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera, i delegati Camerali attivi nella Svizzera italiana e sul
territorio italiano.
Presenti all’incontro (da sin nella foto): il dr. Giovanni
Moretti, Delegato per la Svizzera Italiana, l’Avv. Fausto
Maestroni Delegato per il Veneto l’Avv. Vincenzo Falanga
di Randazzo Delegato per la Svizzera Nord Occidentale
il dr. Renato Vitetta Delegato per la Calabria – Console Onorario di Svizzera e l’Avv. Virgilio Golini Delegato
per il Centro Italia, ricevuti dal Segretario generale della
CCIS Andrea G. Lotti (terzo da sinistrta).
Assetti perché trattenuti da impegni di lavoro: l’Avv.
Claudio Villa, Delegato per l’Emilia Romagna e Marche,
Rivista – Gennaio 2009
La
l’Avv. Giovanni Cianni, Delegato per la Lombardia e Piemonte e l’Avv. Paola Vogrich Delegato per il Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige.
93
Contatti Commerciali
DAL MERCATO ITALIANO
Offerte di merci e servizi
Materiale idrotermosanitario
Alea srl
Via Ottaviano 82
I – 13045 Gattinara (Vercelli)
Tel. 0039/0163834840
Fax 0039/0163834868
E-mail: [email protected]
www.alea-italy.com
Prodotti tipici calabresi
Spataro & C. snc
Via nazionale 85
I – 87064 Corigliano Calabro
Tel. 0039/3922838888
[email protected]
www.spatarogroup.com
Formaggi
Mulino Alimentare srl
Via Fortunato Rizzi, 9/A
I - 43100 Baganzola (PR)
Tel. 0039/0521 60 26 11
Fax 0039/0521 60 26 91
www.mulinoalimentare.it
[email protected]
Camiceria di livello medio-fine
Cassera Spa
Via Zanica 77
I – 24126 Bergamo
Tel. 0039/035317431
Fax 0039/035316829
www.cassera.it - [email protected]
Abbigliamento donna
Folli idee srl
Via Emilia 102
I – 47900 Rimini
Tel. 0039/0541743355
Fax 0039/0541742388
[email protected]
www.folliidee.com
Carne bovina e suina 100% naturale
IMP srl
Via Donatori di sangue 24
I - 46019 Cicopgnara di Viadana (MN)
Tel: 0039/0375200574
Fax 0039/037542286
[email protected] - www.biopre.com
Impianti meccanici SIMAC
Via S. Rocco 58
I - 32030 Arten di Fonzaso (BL) ITALY
Tel: 0039/0439 5082
Fax: 0039/0439 569189
E-mail: [email protected]
www.simacmec.com
94
Componenti plastici
ad uso medicale
Bartek srl
Via Cataletto 137
I - 41030 San Prospero s/S (MO)
Tel. 0039/059809336
Fax 0039/0598080427
E-mail: [email protected]
www.bartek.it
Studi e analisi
di sistemi innovativi
SATE srl
Via Santa Croce 664/A
I - 30135 Venezia
Ing. Attilio Brighenti
Tel. 0039/0412757634
Fax 0039/041 2757633
[email protected]
www.sate-italy.com
Olio extravergine di oliva
Fratelli Masturzo snc
Via Aquileia 43/49
I - 80143 Napoli
Tel: 0039/081283350
Fax: 0039/0815545442
[email protected]
Officine meccaniche
di precisione
Ferraioli & C. srl
Via S. Maria Area PIP
84012 Angri (SA)
Dottor Giovanni Manzo
Tel. 0039 0815135555
Fax 0039 0815132734
E-mail: [email protected]
www.ferraioliofficine.com
Olio extravergine di oliva
Oleificio Valletta
Via Fiume 4
I – 84131 Salerno
Tel. 0039 3386366220
[email protected]
Divanetti per animali
Haf Italia S.a.S.
Via delle Industrie 58/1
I – 33050 Pavia di Udine UD
Tel: 0039/0432655340
Fax: 0039/0432655568
E-mail: [email protected]
www.hafitalia.com
Prodotti bioselvatici
Signor Vito Simini
I - 85010 Banzi (PZ)
Tel: 0039/03771077707
E-mail: [email protected]
Prodotti cosmetici
FRANCIACORTA SPA srl
Via Seradina, 13
I - 25040 Cortefranca (BS)
Tel. e Fax 0039/0309884023
[email protected]
www.essecosmetics.com
Richieste di ricerca
agenti-rappresentanti
• Affermata azienda italiana specializzata nella produzione di abbigliamento Sportwear/Casualwear, presente a
livello nazionale ed europeo, auspica
l’ingresso nell’inesplorato mercato
elvetico con il suo noto brand “CANADIENS”, rafforzando così la sua
presenza in Europa.Per tale ragione
è alla ricerca di agenti e rappresentanti svizzeri, presenti nel settore
dell’abbigliamento, che siano attenti alla qualità e che siano interessati
alla commercializzazione dei prodotti
“CANADIENS”.
• la società CREAMODA (provincia
di Lecco, Italia) specializzata nella
produzione di materiali tessili ad uso
preventivo contro l’elettrosmog. La
gamma di prodotti offerti ha origine
da un sottilissimo filo in lega metallica capace di “fermare” le onde elettromagnetiche e comprende tessuti
schermanti ad uso edilizio, custodie
per cellulari e abbigliamento schermante uomo/donna Il Gruppo Creamoda gradirebbe entrare in rapporti
d’affari con : distributori e importatori
di abbigliamento professionale/ medico, costruttori di bioedilizia oppure
distributori di accessori per cellulari.
• La società Alpgate è specializzata
nella produzione di cancelli automatici e portoni scorrevoli in acciaio per impianti industriali e magazzini. Il telaio in acciaio zincato
da 2mm con verniciatura a polvere,
la guida superiore di 5mm/160mm
e il tamponamento disponibile in
vetro isolato, pannello o legno sono
sinonimi di grande affidabilità, robustezza e di un design tipico made
in Italy apprezzato in tutto il mondo. La Alpgate gradirebbe entrare in
rapporti d’affari con distributori o
rivenditori del settore interessati ad
ampliare la propria offerta con prodotti di sicura qualità ed affidabilità.
Inoltre Alpgate fornisce la possibilità
di corsi di formazione e schulung
Rivista – Gennaio 2009
La
Contatti Commerciali
per i distributori interessati ad una
partnership.
• La società Blutech srl è specializzata nella produzione di maniglioni in
acciaio e ceramica e corrimani e seggiolini in acciaio e ceramica utilizzati
come ausilio per le persone disabili. I
rivestimenti in materiali anticorrosivi
ed in nylon permettono a questi prodotti di essere molto più confortevoli
e resistenti dei prodotti standard e
ciononostante ad un prezzo contenuto. La Blutech srl gradirebbe entrare in rapporti d’affari con grossisti di
prodotti idrotermosanitari, ospedali
o case di riposo interessati all’acquisto dei propri prodotti.
• La società Cariboni Spa è specializzata nella produzione di conduttori in rame di corrente elettrica per
l’alimentazione di gru ed altri mezzi
mobili per lo spostamento di merci.
Il prodotto di punta è ATOLLO, la
linea di contatto elettrica certificata LOVAG, considerato la migliore
linea elettrica di alimentazione per
gru’ ed altri mezzi mobili con portata continuativa fino ad 200 A che
grazie alla guaina in PVC offre le
caratteristiche di maggior sicurezza
antinfortunistica rispetto agli altri
prodotti. La Cariboni Spa gradirebbe
entrare in rapporti d’affari con produttori di carri ponte e rivenditori
di materiale elettrico del settore
della power trasmission interessati
all’acquisto dei propri prodotti.
Per le richieste di cui sopra
rivolgersi a:
Camera di Commercio Italiana
per la Svizzera, Seestr. 123
casella postale, 8027 Zurigo
Tel. 044/289 23 23
Fax 044/201 53 57
[email protected] - www.ccis.ch
DAL MERCATO SVIZZERO
Ricerca di merci e servizi
Polvere per gelato
Romain Fasel
Rte de Villars 38
1700 Friburgo
Tel 0041/764681956
Fonderie d’arte
Manesta
Case postale 1
1468 Cheyres
Tel. 0041/79 22 55 886
E-Mail: [email protected]
www.manesta.ch
Cappelli e berretti
Hüetliberg GmbH
Tannbergstrasse 3
6214 Schenkon
Alexandra Lyner
Tel. 0041/419333418
Fax 0041/419221314
E-mail: [email protected]
www.huetliberg.ch
OFFERTE IMMOBILIARI
1) Abbiategrasso (MI): Country Club con appartamenti,
villette a schiera, maneggio e scuderie (sup. tot. mq.
4.214). € 10.000.000,00 (molto trattabili). Possibilità
di edificare un complesso abitativo stile “Milano 3”.
2) Cagliari: complesso turistico-alberghiero composto da
un hotel ed un residence (mq. 20.134 + parcheggio e
giardino). € 97.000.000,00
3) Castell’Arquato (PC): abitazione (mq. 620 + mq. 150
di terrazzo) con terreno (mq. 2.600). € 1.000.000,00
(trattabili).
4) Catania: albergo in due corpi con piscina e parco auto
di mq. 1.000.
€ 7.000.000,00.
5) Fra le Province di Cremona e Piacenza: relais
(fabbricato mq. 1.800 + mq. 2.100 di porticato + mq.
3.100 di area piscina + mq. 4.100 di area ingresso e
Rivista – Gennaio 2009
La
Bandiere
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Gewerbe 2
6025 Neudorf
Tel. 0041/419321933
Fax 0041/419321938
[email protected] - www.aluart.ch
Caraffe in vetro
Antoine Paidoussis
Av. Cardinal Mermillod 36
1227 Carouge GE
Tel. 0041/228271597
E-mail: [email protected]
Richieste di ricerca
agenti-rappresentanti
• Azienda svizzera dinamica a conduzione famigliare produttrice di
prodotti in materiale espanso per il
riposo (cuscini ergonomici, materassi, per ufficio ecc.) di media e alta
qualità tutto rigorosamente “Made
in Switzerland” è alla ricerca per il
mercato italiano di agenti/rappresentanti, importatori interessati ad
introdurre tali prodotti sul territorio
italiano.
Per ulteriori informazioni
rivolgersi alla:
Camera di Commercio Italiana
per la Svizzera, Seestr. 123
casella postale, 8027 Zurigo
Tel. 044/289 23 23
Fax 044/201 53 57
[email protected], www.ccis.ch
laghetto + mq. 12.400 di area parcheggio esterna).
6) Croazia: albergo con casinò (mq. 60.000 sup. coperta
+ mq. 30.000 di area circostante + porticciolo con 80
posti yacht). € 155.000.000,00.
7) Padova: albergo con piscina termale (mq. 3.360;
struttura termale mq. 10.000). € 7.200.000,00.
8) Santo Domingo: catena alberghiera composta da 8
villaggi vacanze. $ 390.000.000,00.
9) Siena: albergo in dimora nobiliare dell’800 (mq.
2.400), all’interno d’un parco di mq. 30.000. €
13.500.000,00.
Per informazioni:
Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
Sig. Luigi Palma
Seestrasse 123 - CP - CH-8027 Zurigo
Tel. 0041/44/289 23 29 - Fax 0041/44/201 53 57
e-mail: [email protected]
www.ccis.ch
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Attività e Servizi
Con i suoi circa 800 Soci la Camera di Commercio Italiana
per la Svizzera, fondata nel 1909, è un‘associazione indipendente ai sensi del Codice Civile Svizzero. Il suo compito precipuo consiste nella assistenza alle imprese dedite all‘interscambio tra Italia, Svizzera ed il Principato del
Liechtenstein. La gamma dei suoi servizi, certificati ISO
9001, è molto variegata e comprende tra l‘altro:
• Ricerche su banche dati di produttori e/o importatori dAuoi seguenti Paesi: Italia e Svizzera
• Collegamenti online per visure, protesti, bilanci, statistiche ecc.
• Segnalazioni di potenziali fornitori ed acquirenti
• Ricerca e mediazione di rappresentanti, agenti e distributori
• Organizzazione di incontri tra operatori, con l‘ausilio di
servizi di interpretariato e segretariato
• Recupero di crediti commerciali, con particolare riguardo
alla ricerca di soluzioni amichevoli e extragiudiziali
Pubblicazioni
• Recupero crediti in Svizzera
• Regolamento di Arbitrato e di Conciliazione
della Camera Arbitrale della CCIS
• Compra-vendita di beni immobili in Italia
• Costituzione di società affiliate
di imprese estere in Italia
• Servizi camerali
• Das neue italienische Gesellschaftsrecht
• ”La Rivista“ periodico ufficiale mensile
(11 edizioni all‘anno)
• Calendario delle Fiere italiane
• Annuario Soci
• Indicatori utili Italia-Svizzera
• Facilitazioni per i Soci
Seestrasse 123,
Casella postale,
8027 Zurigo
Tel. ++41(0)44 289 23 23,
• Recupero dell‘IVA svizzera in favore di operatori italiani,
nonché dell‘IVA italiana per imprese elvetiche
• Consulenza ed assistenza legale in materia di diritto
commerciale, societario e fiscale
• Assistenza e consulenza in materia doganale
• Informazioni finanziarie e riservate sulla solvibilità di imprese italiane e svizzere
• Ricerca di prodotti, marchi di fabbricazione e reperimento
di brevetti
• Azioni promozionali e di direct marketing
• Arbitrato internazionale
• Informazioni relative all‘interscambio, normative riguardanti gli insiediamenti in Svizzera ed in Italia
• Seminari e manifestazioni su temi specifici di attualità
• Traduzioni
• Viaggi di Studio
• Certificato di Italiano Com- merciale rilasciato in collaborazione con la Società Dante Alighieri di Roma
• Swiss Desk Porti italiani
• La CCIS fornisce informazioni su Fiere e Mostre italiane.
Rappresentanza ufficiale di Fiera Milano e di VeronaFiere
Fax ++41(0)44 201 53 57
http://www.ccis.ch,
e-mail: [email protected]
IVA-Nr. 326 773
Rue du Cendrier 12-14,
Casella postale,
1211 Ginevra 1
Tel. ++41(0)22 906 85 95,
Fax ++41(0)22 906 85 99
e-mail: [email protected]
IVA-Nr. 326 773
Tagliando d’abbonamento
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Indirizzo ..................................................................................................
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