STORIA VERA
di
ANDREA BRUNORO
Mio nonno Genesio nel 1949 si è arruolato carabiniere.
Lui viveva a Padova e lì aveva fatto la visita per
accertarsi che non avesse malattie contagiose o cose del
genere.
Lo trasferirono in Sardegna, il viaggio lo fece parte in
barca e parte in treno, e spese pochi soldi.
In Sardegna c’era molta miseria.
Mio nonno si ricorda la scena di un formaggio
marcio che si muoveva da solo perché gli avevano
messo i vermi dentro per farlo diventare marcio,
ma aveva così tanta fame che mangiava anche
quello.
E lì che mio nonno ha
imparato a mangiare di
tutto perché, o mangiavi
quello che c’era, o sennò
morivi di fame.
Lui tornava a casa una volta all’anno per trovare i suoi
genitori.
Un giorno conobbe una signorina e si innamorò
all’istante: si chiamava Gelmina.
Dopo un paio di mesi si sposarono, ma era scomodo
vedersi una volta all’anno.
Allora mio nonno Genesio, nel 1953, chiese di tornare dalla
Sardegna.
Lo mandarono invece a Fonni, il paese più alto della
Sardegna.
Per fortuna dopo un paio di mesi lo trasferirono a
Cordovado.
Qui ebbe due figli: Adriano Brunoro (mio papà) e Silvana
Brunoro (mia zia).
Mio nonno ricorda il periodo che è stato in Sardegna come
un periodo brutto e triste, perché era lontano da casa e dai
suoi genitori, ma era partito per vivere un po’ meglio e
guadagnare un po’ di soldi.
E così è stato.
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MISERIA, FAME, DOLORE