Firenze, primi anni del Cinquecento
- In Occidente queste due opere sono la scultura
più famosa e apprezzata di tutte e il dipinto più
famoso e apprezzato di tutti.
- Perché? Perché – dico io – sono quanto di più
BELLO l’uomo è riuscito a fare in scultura e
pittura. Dove – attenzione! – per BELLO intendo
“ciò che fisiologicamente fa bene ai nostri sensi e
cervello”.
Con questa risposta susciterò tutta una serie di
obiezioni. Magari riconducibili alle questioni che
dal Settecento caratterizzano il settore della
filosofia chiamato ESTETICA.
- Noi però non dobbiamo occuparci di filosofia e
di estetica ma di storia. E anche se la filosofia e
l’estetica hanno una loro storia (che fra l’altro voi
studiate) e vanno considerate in ogni storia, la
nostra domanda non sarà quella – estetica e
filosofica – Perché il David e la Gioconda sono
belli? o Perché proprio il David e la Gioconda sono
le opere artistiche più celebrate?
- La nostra domanda – eminentemente storica –
sarà: Perché le due opere artistiche più celebrate
sono state realizzate proprio a Firenze ad inizio
Cinquecento?
- Tra il 1498 e il 1512 la Repubblica di Firenze (1115-1532) era
tenuta dal gonfaloniere Pier Soderini. Dopo gli eccessi “signorili”
dei Medici e quelli religiosi e “comunistici” di Savonarola, il
Soderini risultava un moderato. Né troppo dalla parte dei “signori”
(palleschi erano detti i filomedicei – dal simbolo della famiglia
Medici) né troppo dalla parte del “comunismo” (piagnoni erano
detti i savonaroliani).
- È del Soderini fra l’altro l’idea di far decorare in Palazzo Vecchio il
Salone dei Cinquecento (voluto da Savonarola nel 1494 per farvi
riunire “democraticamente” un consiglio di 500 cittadini) facendo
icontrare Leonardo (Battaglia di Anghiari [1440: Firenze vs.
Milano]) e Michelangelo (Battaglia di Cascina [1364: Firenze vs.
Pisa (nel 1406 venduta dal suo Capitano del popolo ai fiorentini)])
- Ma certo non basta la moderazione socio-politica del
Soderini per spiegare il David e la Gioconda! Non
foss’altro per una semplice ragione anagrafica: Soderini
non può aver “causato” Leonardo, essendo nato nel
suo stesso anno (1452)!
- Potremmo allora dire che la moderazione sociopolitica del Soderini ha per causa lo stesso insieme di
fattori che hanno portato al David e alla Gioconda.
- Quali sono questri fattori? Ossia: perché proprio a
Firenze e proprio a inizio Cinquecento si sono avuti il
David e la Gioconda, le opere artistiche più celebrate al
mondo?
- La componente economica va sempre considerata. Anche se – a
differenza dagli storici marxisti – quale condizione necessaria e non
anche sufficiente.
- L’Italia (sud compreso) e Firenze avevano appena oltrepassato il
culmine della loro ricchezza. Nel giro di qualche anno avrebbero
iniziato il declino. Ma per due secoli erano state l’Italia e Firenze
(gallina dalle uova d’oro …) il luogo più ricco di Europa. Come
dimostrano le famiglie Bardi, Peruzzi, Medici che prestavano denaro
alle varie corone europee (le quali poi magari non lo restituivano:
come fece, per la Guerra dei Cento anni, il Re d’Inghilterra;
costringendo al fallimento a metà ‘300 Bardi e Peruzzi).
- La ricchezza – proveniente da commerci, manifatture, attività
bancaria e guerre di conquista – veniva poi in parte investita fin dai
tempi di Giotto in opere d’arte.
- Tranne le architettoniche, nel 1300 e nel 1400 non si facevano in gran
numero e di gran valore opere d’arte in Inghilterra, Germania, Francia,
Spagna. In Italia sì. Fin dai tempi di Giotto.
- Almeno 200 anni di arte e ricchezza (in una
leadership economica e culturale che l’Italia
non riavrà più; così come la Grecia non ha più
avuto l’Atene di Pericle) stanno dunque dietro le
spalle del David e della Gioconda.
- Dopo aver dato una prima spiegazione
(ricchezza + tecnica) del perché a Firenze ad
inzio Cinquecento sono state possibili opere
d’arte capaci di venir celebrate per secoli –
bisogna spiegare adesso perché si sono avute
opere d’arte di quel tipo; o anche, diciamo pure,
con quelle forme, con quei (possibili) significati.
- Qual è il significato del David?
Qual è il significato della
Gioconda? Che cosa ci dicono? O
meglio: Che cosa dicevano,
tramite le loro forme, alla Firenze
del Cinquecento?
- La risposte che avanzeremo
saranno, ancora una volta, non
filosofiche ma storiche.
- Nella misura in cui David e Gioconda
sono il prodotto del loro spaziotempo
(della Firenze del Cinquecento, a sua volta
prodotto di quella dei secoli precedenti) –
costituiscono di esso lo specchio. Dicono
cioè alla Firenze del Cinquecento ciò che
essa voleva sentirsi dire. Ciò che essa già
sapeva. Ciò che essa aveva già espresso
culturalmente (se non socialmente).
- E che cosa aveva espresso culturalmente
la Firenze di quegli anni?
- Alberti, Sulla pittura (1435)
- Ficino, Teologia platonica (1482)
- Pico della Mirandola, La dignità
dell’uomo (1486)
Alberti, De pictura (scritto prima in latino e poi in volgare):
- “Compresi in molti ma prima in te, Filippo [Brunelleschi], e in quel nostro amicissimo
Donato [Donatello] scultore e in quegli altri Nencio [Lorenzo Ghiberti] e Luca [della Robbia]
e Masaccio, essere a ogni lodata cosa ingegno da non posporli a qual si sia stato antiquo e
famoso in queste arti”.
- MATEMATICA (CHIAREZZA) [Descartes: metodo] – ARTE – MANO - INGEGNO [ciò che
applicando la Matematica alla Mano produce l’Arte]
- L’Ingegno, tramite la Matematica [o un ragionamento Chiaro], trae l’arte “dai primi
principi della natura” [l’arte è quindi qualche cosa di naturale che si ottiene con la sola
forza dell’uomo, a tu per tu con se stesso e con la natura]
- In concreto l’applicazione della Matematica alla Natura tramite l’Ingegno è la Prospettiva
“Sarà adunque pittura non altro che intersegazione della pirammide visiva, sicondo data
distanza, posto il centro e costituiti i lumi, in una certa superficie con linee e colori
artificiose rapresentata”.
- Correggimi!
Giovanni Pico della Mirandola, Oratio de hominis dignitate, 1486
« [...] Già il Sommo Padre, Dio Creatore, aveva foggiato, [...] questa dimora del mondo quale ci
appare, [...]. Ma, ultimata l'opera, l'Artefice desiderava che ci fosse qualcuno capace di
afferrare la ragione di un'opera così grande, di amarne la bellezza, di ammirarne la vastità. [...]
Ma degli archetipi non ne restava alcuno su cui foggiare la nuova creatura, né dei tesori [...] né
dei posti di tutto il mondo [...]. Tutti erano ormai pieni, tutti erano stati distribuiti nei sommi,
nei medi, negli infimi gradi. [...] »
« [...] Stabilì finalmente l'Ottimo Artefice che a colui cui nulla poteva dare di proprio fosse
comune tutto ciò che aveva singolarmente assegnato agli altri. Perciò accolse l'uomo come
opera di natura indefinita e, postolo nel cuore del mondo, così gli parlò: - non ti ho dato, o
Adamo, né un posto determinato, né un aspetto proprio, né alcuna prerogativa tua, perché
[...] tutto secondo il tuo desiderio e il tuo consiglio ottenga e conservi. La natura limitata degli
altri è contenuta entro leggi da me prescritte. Tu te la determinerai senza essere costretto da
nessuna barriera, secondo il tuo arbitrio, alla cui potestà ti consegnai. [...] »
« [...] Non ti ho fatto né celeste né terreno, né mortale né immortale, perché di te stesso quasi
libero e sovrano artefice ti plasmassi e ti scolpissi nella forma che avresti prescelto. Tu potrai
degenerare nelle cose inferiori che sono i bruti; tu potrai, secondo il tuo volere, rigenerarti
nelle cose superiori che sono divine.- [...] Nell'uomo nascente il Padre ripose semi d'ogni
specie e germi d'ogni vita. E a seconda di come ciascuno li avrà coltivati, quelli cresceranno e
daranno in lui i loro frutti. [...] se sensibili, sarà bruto, se razionali, diventerà anima celeste, se
intellettuali, sarà angelo, e si raccoglierà nel centro della sua unità, fatto uno spirito solo con
Dio»
“Piú e piú libri ho io pubblicati intorno a quasi tutte le discipline. In essi dissento da autori grandi e stimati per la loro
vetustà; il che mal sopportando alcuni, mi tacciano di temerario e sacrilego. Che si deve credere che faranno ora come
strepiteranno, con qual bramosia e sollecitudine mi trarranno al supplizio di morte, se sarà loro concesso? Ora che io
non scrivo solo contro i morti, ma anche contro i vivi; e non contro uno o due ma contro moltissimi; non contro privati
ma anche contro magistrati. E quali magistrati! Proprio quel sommo pontefice, che non solo a mo’ di re o signore è
armato di spada temporale, ma anche di quella ecclesiastica; da lui non puoi difenderti riparando sotto lo scudo (per
cosí dire) di sovrano alcuno, perché ti raggiunge o la scomunica o l’anatema o l’infamia” (L. Valla, La falsa donazione
di Costantino, trad. it. G. Pepe, Ponte alle Grazie, Firenze, 1992, p. 1).
“Dicono quella cognizione esser meccanica la quale è partorita dall'esperienza, e quella esser scientifica che nasce e
finisce nella mente, e quella essere semimeccanica che nasce dalla scienza e finisce nella operazione manuale. Ma a
me pare che quelle scienze sieno vane e piene di errori le quali non sono nate dall'esperienza, madre di ogni certezza,
e che non terminano in nota esperienza,
cioè che la loro origine, o mezzo, o fine, non passa per nessuno de' cinque sensi. E se noi dubitiamo della certezza di
ciascuna cosa che passa per i sensi, quanto maggiormente dobbiamo noi dubitare delle cose ribelli ad essi sensi, come
dell'assenza di Dio e dell'anima e simili, per le quali sempre si disputa e contende. E veramente accade che sempre
dove manca la ragione suppliscono le grida, la qual cosa non accade nelle cose certe. Per questo diremo che dove si
grida non è vera scienza, perché la verità ha un sol termine, il quale essendo pubblicato, il litigio resta in eterno
distrutto, e s'esso litigio resurge, ella è bugiarda e confusa scienza, e non certezza rinata. Ma le vere scienze son
quelle che la speranza ha fatto penetrare per i sensi, e posto silenzio alla lingua de' litiganti, e che non pasce di sogni i
suoi investigatori, ma sempre sopra i primi veri e noti principî procede successivamente e con vere seguenze insino al
fine, come si dinota nelle prime matematiche, cioè numero e misura, dette aritmetica e geometria, che trattano con
somma verità della quantità discontinua e continua. […] Nessuna umana investigazione si può dimandare vera
scienza, se essa non passa per le matematiche dimostrazioni; e se tu dirai che le scienze, che principiano e finiscono
nella mente, abbiano verità, questo non si concede, ma si nega per molte ragioni; e prima, che in tali discorsi mentali
non accade esperienza, senza la quale nulla dà di sé certezza” [Leonardo [1452-1519], Trattato sulla pittura
- Del David (di cui Vasari nelle Vite scrisse a metà ‘500: “questa opera ha tolto il
grido a tutte le statue moderne et antiche, o greche o latine che elle si fossero”)
il nome stesso è indice della vittoria della libertà e dell’intelligenza (e della
giustizia: per cui si è liberi e intelligenti perché giusti e viceversa) contro la forza
bruta (e anche il dogma è forza bruta …).
- L’organo sessuale maschile (scoperto anche nel David di Donatello di 60 anni
prima) indica (oltre che un omaggio alla statuaria antica) naturalezza . Quella
“naturalezza” che di lì a poco, con la Controriforma, verrà pesantemente
censurata dotanto di mutande i personaggi del Giudizio Universale nella Capella
Sistina.
Quella naturalezza e fiducia in sé – intesa anche come non aver nulla da
nascondere – in cui consiste pure il significato della Gioconda.
- Nella “nudità” potrà aver avuto una sua parte anche l’omosessualità di
Michelangelo (e di Leonardo: da cui la querelle sul sesso della Gioconda) in
un’epoca in cui mentre questa è molto diffusa (anche in omaggio alla pederastia
antica) c’è la condanna morte per sodomia.
Le mani della Gioconda sono il corrispettivo del
suo sorriso. Lei sorride perché sa che con le mani
può fare quel che le detta l’ingegno. Il sorriso è –
anche spazialmente – il trait d’union tra le mani
e il cervello. Dove – per usare il termine di Pico
diventato emblematico del Rinascimento tutto –
la “dignità” dell’uomo sta nell’avere un cervello
per guidare le mani e nell’avere delle mani per
attuare il dettato del cervello [mani/cervello;
Hardware/Software; sensate
esperienze/matematiche dimostrazioni (Alberti:
mano ↔ ingegno ): Leonardo → Galilei]
- Come hanno fatto Michelangelo
a scolpire il David e Leonardo a
dipingere la Gioconda? Ce lo
dicono loro stessi in queste stesse
opere. Facendo collaborare mani e
cervello. Senza svalutare, come
faceva il Medioevo (teologico e
astrattissimo oppure sanguinario),
l’una o l’altra componente.
- Il significato o il messaggio culturale della Gioconda e del David è il medeismo. Ed è quello
contenuto nelle opere di Alberti, Pico, Ficino, Valla. Con una vena di “democraticità”
(anzitutto intellettuale, scientifica) che qualche hanno dopo sarà espressa da un funzionario
della Repubblica di Soderini: Machiavelli; nella sua opera più impegnata: Discorsi sopra la
prima deca di Tito Livio.
- Il David e la Gioconda sono un’orazione “sulla dignità dell’uomo”. L’uomo è tale in quanto
capace di arte e di scienza (da qui, anche, la nascita nel Rinascimento e dell’artista e dello
scienziato, entrambe figure latitanti nel Medioevo preborghese). Capace di essere cioè
“artefice del proprio destino” (come di quello della terra che abita). Senza il concorso dei
medievali aiuti soprannaturali. La Gioconda è una delle prime donne rappresentate senza
aureola …
- Il David e la Gioconda, le due più universali opere d’arte, sono universali (come del resto
vollero essere facendo di questo uno dei tratti tipici del Rinascimento) anche perché laiche.
Anzi, possiamo considerarle fra le prime opere d’arte laiche (civile ed in certo qual modo
borghese essendone anche la committenza) della storia occidentale.
Quanta prossimità c’è poi fra l’uomo artefice del proprio destino di Pico e il borghese
(soprattutto americano) Self made man? Tanto che potremmo concluderne: è anche perché
“borghesi” (come noi, cioè) che il David e la Gioconda ci piacciono …
- L’anticlericalismo (da non confondere con l’irreligiosità) caratterizza del resto l’epoca:
Masuccio Salernitano, Savonarola, Machiavelli stesso e di lì a poco Lutero.
- Perché il David è nudo? Perché è rivestito della sola Ragione.
Quella Ragione che, possederla, fa sorridere la Gioconda e che
sarà una Ragione “alta” e “ideale” anche nel senso platonico (cfr.
Ficino) del termine.
Perché nel Medioevo e ancora all’epoca di Michelangelo
(soprattutto nella successiva controriformistica) la nudità è
scandalosa? Perché è scandalosa la Ragione (la libertà: specie di
pensiero).
- E così come il David è nudo perché la nudità essendo ciò che
accomuna tutti gli uomini indica che la ragione è universale; la
Gioconda è una femmina e non un maschio per indicare che la
Ragione umana non ha sesso; è universale; riguarda ogni essere
umano. Vegono meno così due dei cardini dell’ideologia
medievale: il maschilismo e la rappresentazione vincolata alla
religione. E vengono meno perché entrambi contro la Ragione
(quella che la Rivoluzione francese considererà una “dea”).
La Gioconda e una copia di un allievo di Leonardo. Ne risulta evidente la distanza
(fisiologica quanto la distanza fra il bello e il brutto) tra arte e non-arte.
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Gioconda e David icone del Rinascimento