Il diritto alle seconde occasioni, ed alla guarigione
La psicosi è la presa del potere da parte del sé psicotico (che alberga in
ognuno di noi): questa presa del potere può essere assimilata ad una
“dittatura”. Ogni dittatore cerca di convincerci, con le buone o con le
cattive, che il suo dominio è irreversibile.
Il punto chiave della relazione terapeutica è semplice: l’operatore, anzi il
gruppo degli operatori, entra a far parte della “resistenza” oppure diventa
un “funzionario del regime”, che accetta supinamente l’apparente
irreversibilità della dittatura
La resistenza della “parte sana” di fronte alla dittatura della “parte malata”
va sostenuta sempre, anche quando non sembra più dare alcun segno
apparente di sé.
La resistenza è attiva anche se gli operatori si sono schierati con il
dittatore (le persone possono guarire anche senza il nostro sostegno)
Accettare di “entrare a far parte della resistenza” della parte sana contro
la dittatura della parte malata è una scelta tecnica, non solo umana.
E’ una scelta tecnica molto onerosa:
1. Essere consapevoli di cosa, dentro ognuno di noi, singoli operatori,
collude con la dittatura (narcisismo terapeutico individuale vs. vero lavoro
di gruppo, ad esempio: contrapporre il gladiatore al dittatore)
2. Vivere la relazione “senza memoria e senza desiderio” (Bion),
dimenticando quanti ricoveri ha già avuto, quanti progetti terapeutici sono
già andati male
3. Partecipare alla resistenza sapendo che si corre il rischio di essere
“fucilati” (insieme) o di morire ancora sotto la dittatura. Si corre anche un
altro rischio: comunque vada la resistenza, non saremo più quelli di prima
(professionalmente ed umanamente)
4. “La guarigione non è tornare alla vecchia vita; è abbracciare una nuova
vita, nuove possibilità. Non si può tornare indietro alla vecchia vita.” .
(vale anche per noi, operatori)
Trova le differenze !!!
Auspicare
Desiderare
Evocare
Dimostrare
Avere ricordo
Avere nostalgia
Coltivare
Raccogliere
Supporre
Credere
Attendere
Fissare scadenze
Immaginare
Vedere
Plausibile
Evidente
Leggerezza
Frivolezza
L’attesa
La leggerezza pensosa
Piccoli suggerimenti per una pratica quotidiana
orientata verso la guaribilità (recovery) - 1
Dopo ogni incontro con ognuna delle persone che “seguiamo” dovremmo chiederci
 L’ho ascoltata attentamente, in modo da aiutarla a darsi un significato
dei propri problemi di salute mentale?
 L’ho aiutata ad individuare e mettere al primo posto i suoi obiettivi
personali (in termini di guarigione) e non i (miei) obiettivi
professionali?
 Le ho dimostrato di essere convinto che abbia le capacità e le risorse
personali necessarie a perseguire questi suoi obiettivi?
 Sono riuscito a trarre dalla mia esperienza personale, o da quella di
altri utenti, degli esempi utili a sostenere e ad ispirare le sue
speranze?
 Ho prestato tutta l’attenzione necessaria a quegli obiettivi specifici
che la portano lontano dal “ruolo di malato” e le consentono di
percepire sé stessa come qualcuno che può dare un contributo
positivo alle vite degli altri?
Piccoli suggerimenti per una pratica quotidiana
orientata verso la guaribilità (recovery) - 2
Dopo ogni incontro con ognuna delle persone che “seguiamo” dovremmo chiederci
 L’ho aiutata ad individuare le risorse disponibili all’esterno dei servizi
per la salute mentale (amici, associazioni, contatti, …) che potrebbero
esserle utili per raggiungere i propri obiettivi?
 L’ho sostenuta nella auto-gestione delle problematiche quotidiane
connesse alla propria condizione (fornendole suggerimenti specifici,
dimostrando di apprezzare le strategie che ha già messo in atto, ….)?
 Ho discusso le sue preferenze rispetto agli interventi terapeutici
disponibili (farmaci, psicoterapie, gestione condivisa delle ricadute,
opzioni alternative), cercando di rispettarle il meglio possibile?
 Mi sono comportato/a in modo tale da trasmettere un atteggiamento di
pieno rispetto ed il desiderio di arrivare ad un piano di parità nella
definizione delle tappe di questo percorso condiviso?
 Ho mantenuto disponibilità al supporto, aspettative favorevoli e
speranze future, anche nel momento in cui ribadivo il concetto che il
futuro è incerto e le ricadute sono sempre possibili?
La prospettiva abituale rispetto ai nostri utenti
Storia
personale,
preferenze
Punti di
forza,
capacità,
risorse
Obiettivi ed
ambizioni
personali
L’utente dei nostri Servizi
L’obiettivo primario: il trattamento e
la riduzione dei sintomi
 Sintomi e comportamenti
 Diagnosi
 Trattamento
 Prognosi
 Interventi riabilitativi o di supporto
Reti
familiari e
sociali
Lavoro,
casa,
tempo libero
Cultura e
valori
La storia personale, i punti di forza e gli obiettivi, le circostanze sociali, le attività, le
convinzioni ed i valori vengono tenuti in considerazione in rapporto alle decisioni da
prendere sulla diagnosi, la terapia ed il livello di supporto
Ma la riduzione dei sintomi non è condizione sufficiente (né necessaria)
per ricostruire la propria esistenza
La prospettiva della promozione della “recovery”
(quale ruolo può giocare il trattamento specialistico)
I sintomi
La persona
I farmaci
(nel mezzo del cammin della sua vita)
I problemi di
relazione
 Dove ha vissuto?
 Che esperienze ha affrontato?
 Che vita fa ora? (casa, lavoro, tempo libero,
famiglia, amici, valori, interessi, preferenze, ….)
Gli altri
interventi di
supporto
 Che risorse ha? (capacità, risorse personali
La diagnosi
e materiali, rete familiare e sociale)
 Dove vuole arrivare e cosa
vuole fare? (obiettivi, aspirazioni, ambizioni, sogni)
La rete dei
servizi
La diagnosi, i trattamenti farmacologici, gli altri interventi di supporto vengono
considerati in rapporto al grado di aiuto/ostacolo rispetto alla possibilità di fare le
cose che vogliono fare e gestire autonomamente la vita che hanno in mente
Il ruolo dei professionisti della salute mentale, e dei loro interventi, è quello di
sostenere le capacità di gestione autonoma e di perseguimento degli obiettivi
Come dare potere decisionale al paziente
• Riconoscere, ed accettare, le preferenze, i valori e le esperienze
precedenti del paziente
• Offrire consenso informato, non accettazione passiva
• Imparare ed addestrarsi alle decisioni informate e condivise
• Offrire materiali di supporto decisionale evidence-based ai pazienti
• Formazione dell’opinione pubblica ad interpretare correttamente le
evidenze scientifiche
• Accesso dei pazienti alle cartelle cliniche elettroniche
• Inchieste sulle esperienze personali dei pazienti per stabilire le
priorità nel miglioramento della qualità
• Trasparenza ed empatia verso i pazienti ed i loro familiari in caso di
errori medici
• Possibilità di accesso pubblico a dati di comparazione sulla qualità e
sugli esiti
L’auto aiuto come occasione di dialogo
( tra “esperti per esperienza” e “esperti per formazione”)
Dialogo teorico (teoria post-traumatica della psicosi)
Dialogo sul pessimismo prognostico (cultura ottimistica dei
servizi e della relazione con le persone e le famiglie)
Dialogo sulle priorità nell’organizzazione dei servizi
Dialogo nel vivo dell’assistenza quotidiana
Il coinvolgimento delle “persone in via di recovery” nella gestione dei gruppi
di auto aiuto e nella responsabilità diretta di attività dei servizi di salute
mentale solleva resistenze e difficoltà da parte degli operatori:
- Timore di essere sostituiti,
- Timore di una inutile sovrapposizione di ruoli,
- Timore di essere tenuti sotto osservazione,
- Dubbi sull’accesso alle cartelle cliniche,
- Dubbi sulla partecipazione alle riunioni di discussione casi
Il continuum delle relazioni d’aiuto tra adulti con gravi disturbi mentali
unidirezionale
Continuum delle relazioni d’aiuto
Davidson L et al. Schizophr enia Bulletin 2006;32:443-450
reciproco
Le forme di esistenza dell’auto aiuto
(peer support)
I gruppi di auto e mutuo aiuto tra pari (esperienza degli uditori
di voci)
Le attività e gli interventi dei servizi che vengono affidati ad
una o più persone con esperienze personali di disturbo
(gruppi di informazione sul disturbo per utenti e familiari)
La presenza diretta all’interno delle equipes di salute mentale
del sistema di assistenza psichiatrica
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