SPAZIO LIBERO
Numero 23 – aprile 2006
Anno II
RUBRICHE:
Editoriale Mondo filiali Attualità C’era una volta Cinema e cultura Flash
EDITORIALE
PROPOSTE INDECENTI !
Se chi scrive non fosse stato presente ai fatti, sarebbe difficile credere e raccontare.
I giorni 11, 12 e 13 aprile si è svolto a Torino la prima vera sessione di incontri per il rinnovo del contratto
integrativo aziendale.
Il primo giorno se ne è andato nell’illustrazione di quello che dovrebbe essere il nuovo sistema incentivante,
dove, secondo l’azienda, non dovrà più esserci la quota comportamenti,sostituita dalla parte qualità,
che altri non è che la possibilità della direzione di erogare denaro in base allo specifico contributo
qualitativo del singolo nel raggiungimento dei risultati: tradotto, si esplicherà la possibilità di dare
mance e mazzette secondo la più pura discrezionalità. Vi è anche, in aggiunta e in forma
indipendente, una sorta di premio triennale al compimento degli obiettivi aziendali di medio periodo, da
destinare esclusivamente ai direttori e a poche altre figure.
Vi è stata poi l’illustrazione di una nuova figura professionale, il referente territoriale privati ed infine la
presentazione della “fantascientifica” autovalutazione: cioè la pagella se la fa il lavoratore, ma ad essa
non è legata alcuna erogazione di denaro, e sarà incrociata con quella del valutatore, ma - in caso di
dissonanza - indovinate quale prevarrà? C’è però sempre la possibilità di fare ricorso (l’inutile ricorso)
secondo le attuali modalità.
Il secondo giorno, finalmente, le risposte di merito.
Sembrava iniziare bene: l’azienda infatti dichiarava la condivisione dell’obiettivo strategico
dell’omogeneizzazione contrattuale dell’insieme delle banche rete, similmente a quanto accaduto per
San Paolo e San Paolo Banco Napoli e dunque, nel tempo, omogeneità per previdenza, assistenza,
azionariato e quant’altro previsto, con l’ovvia considerazione che l’omogeneizzazione costa non poco.
Dopo tale dichiarazione politica, dalla lettera A di assunzioni alla lettera P di previdenza complementare vi è
stata una puntigliosa ricapitolazione dell’intera piattaforma contrassegnata da: qui non siamo
d’accordo, qua riteniamo di non poter accettare, lì deve rimanere così, là crediamo di non
cambiare; neanche la minima modifica normativa a costo zero è stato accettato, rendendo veramente
difficile - come già detto - a chi non era presente all’incontro credere che l’andamento potesse essere
così assurdo e, per parte aziendale di totale chiusura.
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EDITORIALE
Segue: “PROPOSTE INDECENTI !”
La stessa apertura dell’azionariato passava per una conferma del premio aziendale di produttività (VAP)
alle identiche cifre dell’anno scorso, di fronte però ad un bilancio che si è chiuso con un utile netto
di 1983 milioni di euro (+58% sul 2004) e che prevede un dividendo del 21,3% in più
per gli azionisti: e i lavoratori?
Ma non finisce qui: dopo i no ad ogni proposta sindacale, l’azienda reiterava le sue richieste sugli
inquadramenti dei direttori, assolutamente peggiorative, e sull’innalzamento delle soglie dei
portafogli; inutile dire che tra i no vi era anche quello per il quadro ai gestori small business.
Ciliegina sulla torta, venivano magnificate le graduatorie nominative e le “virtù” dei game.
Nel terzo giorno l’incontro si è concluso rapidamente: le Organizzazioni Sindacali, tutte le Organizzazioni
Sindacali, hanno ripresentato l’intera piattaforma, rigettando le richiesta aziendali.
Il gioco appare chiaro: non vi sono sufficienti soldi per il rinnovo del contratto. Attenzione, i soldi ci
sono e tanti, le stock options per dirigenti piccoli e grandi vanno alla grande, il sistema
incentivante è ampiamente finanziato, ma già nel piano triennale segnalammo l’assoluta insufficienza
degli stanziamenti previsti per il costo del lavoro: il costo della omogeneizzazione, obiettivo prioritario
e irrinunciabile per far funzionare la” banca nazionale dei territori”, da solo assorbe quegli
stanziamenti.
Devono essere reperite ulteriori consistenti risorse da parte aziendale, e non basta: sono
necessarie risposte politiche anche in tema di sistema incentivante ed assunzioni ed in più c’è un dato
“immateriale” che pure crea solchi e divisioni: l’atteggiamento di arroganza e sufficienza che
caratterizza la controparte.
Solo il senso di responsabilità, dunque, ha consigliato le Organizzazioni Sindacale di non
chiamare allo sciopero l’intero Gruppo, ma responsabilità non significa arrendevolezza: il
prossimo incontro previsto per i giorni 3, 4 e 5 maggio a Torino è fondamentale per continuare o
tornare ai lavoratori chiamandoli allo sciopero contro le indecenti proposte aziendali.
MONDO
FILIALI
DA BENEVENTO
(MA POTREBBE ESSERE QUALSIASI FILIALE)
Ai redattori di
SPAZIO LIBERO
Cari AMICI
ho letto, ed apprezzato, la nuova veste grafica del giornalino che con grande impegno e
puntualità elaborate mensilmente.
Ma, per lo spirito critico che, ahimè, mi accompagna forse dalla nascita,
mi permetto di fare qualche breve considerazione sulla forza dei contenuti espressi
nelle varie rubriche; in particolare mi soffermerò su quella relativa al “mondo filiali”.
A mio avviso, questa pagina dovrebbe essere arricchita da più
testimonianze; mi spiego: quasi sempre il redattore si limita a puntare l’attenzione su un
solo argomento di attualità per i lavoratori. E tutti gli altri? Molte, svariate e contingenti
sono le problematiche che affliggono i colleghi; nelle nostre riunioni vengono anche messe
in debito risalto, ma comunque rimangono nell’ ambito sindacale. Quindi perché non esporle
sul giornale, in maniera più o meno dettagliata, con le modalità e risultati concreti
conseguiti dopo i nostri interventi con l’Azienda?
Non è il caso di ripetermi, ma il collega, alle prese con obiettivi di
prodotto, corsi di formazione in aula e a distanza, riunioni, premiazioni, rapine, truffe,
antiriciclaggio, archiviazione dei pacchi, anatocismi, profilature, mobilità, nuove evidenze,
aperture e chiusure dei mezzi forti, spedizioni di contante, procedura CAI, budget del
punto operativo,consegna delle agende(solo a fine anno, per fortuna) , ecc., è a dir poco
frastornato:qualcuno, mi risulta, è da tempo in analisi. E la famiglia? il tempo libero? la
qualità della vita? Tutto in secondo piano,cari amici! Il lavoro ha da tempo preso il
sopravvento e, di conseguenza, non sarà semplice ridare un minimo di dignità ai colleghi di
questa azienda. Sarebbe già tanto,credetemi, se qualcuno(la FISAC è evidente) si
occupasse di queste grandi o piccole difficoltà operative pubblicando un semplice articolo
di poche righe su un giornalino a diffusione interna.
Con affetto e stima.
Fernando Bonavita
ANCORA UNA VOLTA “A SILVIO”
“Silvio, rimembri ancor quand’eri Presidente del Consiglio…”
Oops…. scusi Onorevole Berlusconi, facevamo gargarismi…
E’ di ieri sera la notizia che la Cassazione ha confermato la vittoria dell’Unione alle scorse elezioni
politiche, ma non ci illudiamo che Lei si congratuli con Romano Prodi.
Ormai sappiamo che Lei si crede onnipotente e crede che più si comporta male, più aumenterà il suo
consenso. La gente uscita dalle cripte e dalle caverne del non-voto per salvarLa l’ha fatta impazzire
perchè adesso lei peggiorerà sempre di più e non si distinguerà più dalla sua caricatura (semmai
l’abbia fatto in passato).
Ma non si illuda: certo sinora ha trovato persone entusiaste del trash, che l’hanno sostenuta, ma
l’italiano è tendenzialmente scettico e volubile e Lei, come moda, è già durato più del previsto. Non
creda che quest’ultimo sforzo sia il primo di una lunga serie: sarebbe un insulto alla sua età
avanzata, a dispetto della moquette che si è distesa sul testone.
Certo, Lei può continuare a dire sciocchezze: a quando l’assenso sulla pena di morte o sulla cacciata degli
extra-comunitari ? Tuttavia in quest’esagerazione potrebbe trovare altri concorrenti visto che non c’è
un monopolio delle stupidaggini e delle demagogie.
E’ una fortuna che gli Italiani quando hanno visto che Lei si faceva gli affari propri stando al governo,
hanno pensato che “farsi gli affari propri” potesse essere un programma politico possibile. Ma questo
malinteso ha i giorni contati.
Cosa rimane di questa sua campagna elettorale, caro il mio Onorevole ?
Non i coglioni (sono già deflagrati), né le tasse, ma una sua osservazione: “…non posso credere che si
possa votare contro i propri interessi…”. Ma Lei che tanto si picca di conoscere gli uomini, non sa che
spesso gli interessi degli individui non sono coerenti tra loro? Non, sa che come gli ideali, gli interessi
sono un terreno altrettanto fragile, su cui disperatamente gli uomini tentano di basare le loro azioni
contraddittorie? E pensare che Lei lo dovrebbe sapere più di chiunque, visto che del conflitto
d’interessi Lei ha fatto il marchio della sua vicenda politica…
Buona notte
Cavaliere
P.S. A proposito di Cavaliere, ricorda il compianto Tino Scotti e la compressa Falqui, dal dolce sapore di
prugna? Non ne faccia abuso…con i tempi che corrono!
E’ superfluo, stucchevole, sbagliato parlare del 25 aprile?
Speriamo di no e lo facciamo consigliando di ascoltare un disco che con tale scopo è stato
pubblicato l’anno scorso: “APPUNTI PARTIGIANI 1945-2005” dei Modena City Ramblers.
Dalla presentazione dei MCR: “L’idea degli Appunti Partigiani non nasce solo dalla voglia di ricordare e
celebrare i sessant’anni della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo. L’art. 1 della Costituzione
Italiana non è l’epitaffio sulla lapide di un periodo morto e sepolto ma il concetto portante su cui le
generazioni, e non solo quella che ha vissuto la guerra, devono formare i loro principi e valori morali.
Ricordare e raccontare le piccole e grandi storie dei partigiani, di chi ha lottato a rischio e delle
vittime innocenti, deve contribuire alla costruzione di una società con una forte coscienza civile, di
libertà e solidarietà”. Lo scopo del disco è dunque molto nobile, e oltre al piacere di ascoltare belle
canzoni cantate bene, è giusto riconoscere questo merito al gruppo italiano che da tempo sta dalla
parte dei negletti del mondo. Le canzoni appartengono al repertorio popolare dell’epoca della
Seconda Guerra Mondiale ma ci sono anche altri brani dei MCR e di altri artisti, composti in tempi
più recenti. Il gruppo ha scelto, tra la produzione della musica resistente di questi sessant’anni,
alcune della canzoni più indicative. Ci sono “BELLA CIAO” in un arrangiamento superbo del geniale
Goran Bregovic e la sua Wedding and Funeral Band; le indimenticate “AUSCWITZ” di Guccini,
“VIVA L’ITALIA” di De Gregori e “LA GUERRA DI PIERO” di De André più vicine ai nostri
ricordi musicali; le bellissime “OLTRE IL PONTE” con il testo di Italo Calvino, “I RIBELLI
DELLA MONTAGNA”, “ALL YOU FASCISTS”, “PIETA’ L’E MORTA” facenti parte del patrimonio
tradizionale antifascista. L’impressione che si ha ascoltando questo disco è di essere catapultati in
quelle situazioni tragiche di quegli anni, ma anche in quell’orgoglio e dignità che hanno permesso a
quella gente, semplice e montanara, di vivere la massima espressione di patriottismo e di amore per
la libertà. Per fare questo però, bisogna dimenticare l’indifferenza che oggi sembra pervadere i
nostri animi. Come scrisse Gramsci:“Odio gli indifferenti. Domando conto ad ognuno di essi come ha
svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e
specialmente di ciò che non ha fatto. Vivo. Sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli
indifferenti”.
Non basta prendere coscienza del male nel mondo. Occorre anche fare qualcosa per cercare di arginarlo.
A volte anche fare un disco come questo, mettendo tra l’altro insieme artisti di tutto il mondo, può
servire a contribuire in piccola parte a rendere migliori gli altri.
L’AFRICA
in TSOTSI e THE COSTANT GARDENER
I due film di cui scriviamo raccontano l’Africa. La prima storia, Tsotsi, è ambientata in Sud-Africa
mentre la seconda, The Costant Gardener, in Kenya.
Tsotsi (in gergo sudafricano “piccolo gangster”- vincitore dell’ultimo Oscar come miglior film straniero)
racconta la realtà di emarginazione, miseria, solitudine e disperazione nella “bidonville” della
metropoli sudafricana (Soweto?) attraverso la vita delinquenziale di un ragazzo che ha vissuto, nella
propria infanzia, la perdita della madre dovuta alla diffusione drammatica dell’AIDS e la violenza
del padre, povero e rabbioso. Il ragazzo vive spietatamente la sua adolescenza guidando una gang di
coetanei che rubano e uccidono; quando è costretto dalle circostanze a gestire e garantire le
esigenze primarie di una vita nuova (un infante, risultato inconsapevole di una rapina) e poi, quando
conosce la possibilità di una vita libera e dignitosa, seppur povera, di una giovane donna e di un
vecchio mendicante handicappato, comprende finalmente la possibilità di dare una svolta alla
propria vita attraverso scelte necessarie e dure, trovando comprensione, nel momento che prova
paura, solo tra le persone che avevano in precedenza sofferto per le sue opere criminali, tentando
così il proprio riscatto umano e sociale.
“The Costant Gardener” è la storia di un diplomatico inglese in Kenya che soffre la tragedia della
moglie, socialmente impegnata nella difesa dei diritti dei nativi, morta in circostanze poco chiare. La
detective-story che ne segue (tipica dell’autore del romanzo da cui il film è tratto, John Le Carrè)
fa emergere una realtà di sfruttamento delle popolazioni africane da parte delle imprese
capitalistiche del mondo occidentale avanzato (ditte farmaceutiche garantite e protette dai servizi
segreti dei propri governi) che mettono in opera una ricerca scientifica che si dimostra essere una
vera e propria “macelleria di corpi umani”.I profitti che si ricaverebbero da questa spregevole
pratica sono potenzialmente enormi mentre i costi in termini di perdita di vite umane
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Segue: “L’Africa…”
(una moltitudine) sono considerati irrilevanti, visto che all’opinione pubblica mondiale la cosa
interessa poco o niente. La scoperta di queste responsabilità del mondo civile e sviluppato
sconvolge il diplomatico, sincero ed ingenuo; lo obbliga alla denuncia dei misfatti per senso di
giustizia ma lo porta anche all’impossibilità di vivere in un mondo fatto così, senza amore e
rispetto.
Il contesto africano descritto dai due film ci ricorda quanto espresso dal Segretario Generale
della Fisac/Cgil, Mimmo Moccia, nella prime pagine della sua relazione introduttiva all’ultimo
Congresso Nazionale, il 6 febbraio 2005 a Bari:
“un intero continente – l’Africa, dove è comparso per la prima volta l’uomo – è utilizzato come
“pattumiera” del Mondo. E’ dominato con crudeltà e cupidigia, desertificato dalle scelte di
mercato delle multinazionali farmaceutiche che, nella bulimica avidità di profitti, impediscono
la liberalizzazione dei brevetti e la diffusione dei farmaci agli indigeni, in particolare ai malati
di AIDS. La globalizzazione, anziché essere orientata per dare risposte ai più poveri, alla
tutela dell’ambiente, alla diffusione del benessere e della democrazia, ha accentuato
drammaticamente le disuguaglianze economiche e sociali”.
Come si vede, i due film qui illustrati sono esempi (che ci piace segnalare) di un cinema “impegnato”
civilmente e socialmente, “politico nel senso più generale del termine” perché è cinema che
costringe ad una riflessione sulle disuguaglianze drammatiche presenti nel mondo, ad una presa
di coscienza della estrema necessità che si trovi una strada per il loro superamento; una strada
necessaria al superamento della spietata e crudele contraddizione tra sviluppo e sottosviluppo
esistente fra il Nord e il Sud del mondo, tra i continenti, per dare speranza concreta di una
vita almeno sopportabile e dignitosa a milioni di fratelli e sorelle che vivono in condizioni
disumane.
FLASH
La Redazione
Giorgio Campo
Alfredo Conte
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Antonio D’Antonio
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Antonio Forzin
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