Mattei Giulio
Saccucci Davide
Savelli Fabio
Giovanni Iannarelli
I sismi:
I terremoti possono causare gravi distruzioni e
alte perdite di vite umane attraverso una serie di
agenti distruttivi, il principale dei quali è il
movimento violento del terreno con conseguente
sollecitazione delle strutture edilizie in posa,
accompagnato eventualmente anche da altri
effetti quali inondazioni (ad esempio,maremoto o
cedimento dighe), cedimenti del terreno (frane,
smottamenti o liquefazione), incendi o fuoriuscite
di materiali pericolosi.
In ogni terremoto,
uno o più di questi
agenti possono
concorrere a
causare gravi
danni e numerose
vittime.
I sismi:
I terremoti sono gli eventi naturali di
gran lunga più potenti sulla terra; i
sismi possono rilasciare in pochi
secondi un'energia superiore a
migliaia di bombe atomiche,
solitamente misurata in termini di
momento sismico.
I sismi:
A tal riguardo basti pensare che un terremoto
riesce a spostare in pochi secondi volumi di
roccia di centinaia di chilometri cubi.
L'unità di misura sismica più usata è tuttavia
ancora la Scala Richter, una scala logaritmica
(a base 10) adimensionale che rappresenta,
per ogni differenza relativa di 2, un fattore 100;
quindi, un terremoto di magnitudo 6 è cento
volte più potente di uno di magnitudo 4.
Si possono trovare su internet semplici programmi
che permettono di calcolare l'energia rilasciata da
un terremoto, in funzione della sua magnitudo.
Il singolo evento che ha fatto registrare più vittime
negli ultimi mille anni è il terremoto della Shaaxi
(Cina) del 1556, di magnitudine 8,3, a causa del
quale morirono 830.000 persone.
Quello a più alta magnitudo, invece, è il Terremoto
di Valdivia (Cile) del 1960, che raggiunse 9,5.
Ecco alcuni danni causati da
terremoti:
Com’ è fatto un terremoto
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Che cos' è un terremoto.
Un terremoto o sisma è uno scuotimento
improvviso della crosta terrestre.
Durante un' eruzione vulcanica può accadere
che il movimento del magma causi la frattura
delle rocce circostanti, provocando un
terremoto. Questi sono i terremoti vulcanici.
Molti terremoti sono invece dovuti a
deformazioni della crosta terrestre e perciò
vengono chiamati terremoti tettonici. L' energia
accumulata durante la deformazione (frattura)
si libera sotto forma di vibrazioni che
producono onde sismiche. Il punto in cui si
verifica la frattura della roccia e si originano le
vibrazioni viene detto ipocentro. Il punto della
superficie terrestre più vicino all' ipocentro si
chiama epicentro.
Ci sono due tipi di onde che si propagano dall'
ipocentro:
- onde longitudinali (che vibrano
perpendicolarmente alla loro direzione di
propagazione);
- onde trasversali (che vibrano
perpendicolarmente alla loro direzione di
propagazione);
Ci sono anche le onde superficiali che si
generano dalla zona dell' epicentro.
Tipi di sismi
Sisma
Movimento del magma
nel sottosuolo
Sfregamento
delle placche
tettoniche
Sovrapposizione
Delle placche tettoniche
Si possono prevenire i terremoti?
Prima di rispondere a questa
domanda dobbiamo intenderci
sul significato del verbo “prevedere”.
Abbiamo visto che in un anno si
verificano, mediamente, un milione di
scosse e che vi sono zone in cui la
sismicità è più intensa e frequente
che in altre.
Quindi affermare ad esempio che entro
un anno in Giappone vi sarà una forte
scossa non è affatto azzardato; in
realtà in quel Paese nell'arco di un
anno si potranno verificare non una, ma
almeno una ventina di scosse di una
certa intensità.
Si possono prevenire i terremoti?
Se però per “prevedere” si volesse
intendere la precisione del tempo,
dell’intensità e del luogo in cui si
verificherà il sisma, ciò è assolutamente
impossibile (o quasi).
Per chiarire il concetto facciamo
un’analogia con le previsioni del tempo.
Dire ad esempio che qui in Italia in
autunno pioverà, è una previsione che
chiunque può fare anche senza essere
un esperto meteorologo: se però si
volesse dare un senso a questa
previsione, bisognerebbe specificare
quando, per quanti giorni, in quale zona del
Paese e con quale intensità cadrà la
pioggia e ciò, come tutti sanno, è
impossibile.
E in Giappone…
Addirittura se provate ad
andare in una agenzia
immobiliare giapponese per
appartamenti in palazzina vi
accorgerete che esiste
una sezione di
vendita (obbligatoria per
legge) che spiega gli
accorgimenti antisismici
obbligatori che equipaggiano
il palazzo.
E in Giappone…
Da qualche anno per
esempio alcuni palazzi
basano i pilastri portanti su
sfere di cemento
all’interno di cilindri di
cemento, che in caso di
terremoto fanno muovere il
palazzo in movimenti
circolari i quali spezzano
l’urto del terremoto.
Irpinia
L’Irpinia è una regione storicogeografica dell’Italia meridionale,
oggi ricompresa nella provincia di
Avellino.
Non è tuttavia coincidente con
l’intera provincia, in quanto non
ne fanno parte i territori del
Baianese e del Vallo di Lauro,
che rientrano nell’Agro nolano, e
quelli della Valle Caudina, che
sono parte del Sannio.
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Irpinia
Nella nazione dei Samnites, oltre agli Hirpini ed ai Pentri,
rientravano i Carricini (o Carecini), i Caudini ed i Frentani.
I Sanniti comunque sono un parto della mente degli scrittori latini,
che originariamente non riuscivano a distinguere tra tali tribù e le
definirono genericamente "Samnites".
.
Irpinia
L’Irpinia confina a nord con il Sannio,
ad ovest con l’agro nolano e l’agro
nocerino sarnese, a sud con la
provincia di Salerno e ad est con il
Vulture e la Daunia.
La regione si estende sulla parte
centro-orientale della Campania, non
ha uno sbocco al mare e presenta un
territorio prevalentemente montuoso.
I suoi limiti naturali sono il Subappennino
Dauno ad est, il corso del fiume Ofanto ed i
Monti Picentini a sud, il massiccio del Partenio
ad ovest, la Valle Caudina, il corso del fiume
Ufita e la valle del Miscano a nord.
Irpinia
Il clima si presenta rigido d’inverno,
quando non mancano le precipitazioni a
carattere nevoso, ma relativamente mite
d’estate. Nel corso dell'anno le
precipitazioni sono molto abbondanti nella
parte occidentale dove superano i 1.220
mm, meno in quella orientale dove a mala
pena si arriva 600 mm.
Il territorio si presenta come un intrigo
di valli ed alture, tra le quali si
inerpicano numerosi fiumi.
Erano le 19.35 del 23 novembre 1980, quando due scosse sismiche a distanza di
pochi secondi una dall'altra sconvolsero per un interminabile minuto e venti secondi
una vasta area dell'Appennino meridionale, a cavallo tra l'Irpinia e la Basilicata.
Scosse del decimo grado della scala Mercalli che causarono oltre 2.000 morti,
10.000 feriti, 300.000 senza tetto.
Furono cancellate oltre 77mila costruzioni in 686 comuni ed altre 275.000 rimasero
gravemente danneggiate.
Lioni, Laviano, Sant'Angelo dei
Lombardi, Conza, Lioni, Teora,
Pescopagano... interi paesi
scomparvero in pochi istanti.
Paesi dai nomi quasi sconosciuti, fino
a ieri; ora scolpiti nella memoria.
Migliaia furono i volontari accorsi da
ogni parte d'Italia e del mondo.
Foto: LAVIANO un esempio di edificio
distrutto dalla forte scossa di terremoto.
La gravità del danno subito dal patrimonio
abitativo fu determinato dall’elevata
vulnerabilità degli edifici.
Foto: LAVIANO una veduta aerea del centro abitato
di Laviano (SA) come appare oggi dopo la
ricostruzione.
Interventi dello Stato in Irpinia
Dall'estero l' aiuto si manifestò attraverso
robusti assegni in dollari.
Nella lista delle sottoscrizioni figurano,
accanto agli Stati Uniti (70 milioni di
dollari) e alla Germania (32 milioni),
persino paesi come l'Iraq (3 milioni e 100
mila dollari) e l'Algeria (500 mila dollari).
Da oltre frontiera giunsero quasi 500
miliardi. A Laviano le prime case in legno
(una ventina) con servizi compresi
arrivarono già nel febbraio 1981. Il 25
aprile 1981, a 122 giorni dal terremoto, gli
alloggi inlegno tipo chalet diventano 150,
per un totale di 450 persone ricoverate.
La ricostruzione fu, però, anche uno
Dei peggiori esempi di speculazione
su di una tragedia.
Interventi dello Stato in Irpinia
Infatti, come testimonia tutta una serie di inchieste della magistratura, per le
quali sono state coniate espressioni come Irpiniagate, Terremotopoli o il
terremoto infinito, durante gli anni si sono inseriti interessi loschi che hanno
dirottato i fondi verso aree che non ne avevano diritto, moltiplicando il numero
dei comuni colpiti: 36 paesi in un primo momento, che diventano 280 in seguito
a un decreto dell'allora presidente del Consiglio Arnaldo Forlani nel
maggio 1981, fino a raggiungere la cifra finale di 687, ossia l'8,5% del totale dei
comuni italiani. Sul modello del terremoto del Friuli, la ricostruzione anche in
Irpinia venne incentrata sul rilancio industriale.
Tuttavia, il territorio non presentava caratteristiche industriali già da prima
del sisma, e la pioggia di contributi costituì una tentazione invincibile per
parecchi. Il meccanismo di captazione dei fondi pubblici prevedeva la
costituzione di imprese, che fallivano non appena intascati i contributi. I
finanziamenti arrivarono talmente concentrati da non riuscire ad essere
spesi. Per rilanciare 20 zone industriali tra Campania e Basilicata vennero
stanziati 7.762 miliardi di lire (circa 8 miliardi di € del 2010). Il costo finale fu
12 volte superiore al previsto in provincia di Avellino e 17 volte in provincia di
Salerno.
Secondo la relazione finale della Corte dei
Conti,I costi per le infrastrutture crebbero
fino a punte «di circa 27 volte rispetto a quelli
previsti nelle convenzioni originarie». Il 48,5%
delle concessioni industriali (146 casi) venne
revocato.
Verrà stanziata anche la cifra di 50.620
miliardi di lire. Un altro elemento che aggravò
gli effetti della scossa fu il ritardo dei
soccorsi. I motivi principali furono due: la
difficoltà di accesso dei mezzi di soccorso
nelle zone dell'entroterra, dovuta al cattivo
stato della maggior parte delle infrastrutture,
e la mancanza di un'organizzazione come
la Protezione Civile che fosse capace di
coordinare risorse e mezzi in maniera
tempestiva e ottimale.
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I sismi