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Dalla rivoluzione neolitica
(10.000 anni fa) alla rivoluzione
industriale (XIX secolo)
L’agricoltura attuale:
Nascita e sviluppo della cosidetta
RIVOLUZIONE VERDE
(ultimi 50 anni)
2
3
3
Teosinte e mais
Mais descritto dal Ramusio,1540 circa
4
Processi produttivi umani
(dopo la rivoluzione industriale)
A differenza dei processi produttivi
naturali, che utilizzano energia solare,
seguono un andamento ciclico (cicli
biogeochimici), senza produzione di rifiuti (riciclo della
materia), e senza combustioni,
gli attuali processi produttivi industriali bruciano en.
fossile, sono lineari e producono inquinamento e
rifiuti (sprechi di materia ed energia).
Materie prime
processo produttivo
Energia fossile
prodotto commerciale
rifiuti e inquinamento
(acqua e aria)
In pratica si trasforma sempre più velocemente materie prime in rifiuti non
riciclati
5
La rivoluzione verde
(la logica industriale si è estesa all’AGRICOLTURA)
fertilizzanti e
pesticidi,
energia fossile,
rottura del ciclo
quale produttività?
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Secondo Giampietro e Pimentel (1994) la
Rivoluzione Verde ha aumentato in media
di 50 volte il flusso di energia rispetto
all’agricoltura tradizionale e sono
necessarie fino a 10 calorie di energia per
produrre una caloria di cibo consegnato al
consumatore.
Ciò significa che il sistema alimentare
statunitense consuma dieci volte più
energia di quanta ne produca sotto
forma di cibo o, se si vuole, che
utilizza più energia fossile di quella
che deriva dalla radiazione solare.
7
PRODUZIONE DI CIBO
Per mantenere
costante la
produzione
agricola si
consuma sempre
più prodotti
chimici di origine
fossile
(fertilizzanti,
pesticidi e
combustibili per
irrigazione e
trasporti).
10
8
L’andamento negli ultimi anni della produzione di cereali può essere così
sintetizzata (in milioni di tonnellate, sulla base dei dati FAO e del Grain Market Report):
Anni
Produzione
1961
2005
932
2.244
2008/2009
2.241
2009/2010
2.224
2010/2011
2.256
Analogamente la produzione del solo frumento tra il 2004 e il 2009 è stata
rispettivamente di 633, 629, 606, 607, 683, 682 milioni di tonnellate, mentre nel
1961 era di 223 milioni di tonnellate.
In Italia, nel periodo tra il 1999 e il 2009, il frumento ha avuto produzioni
oscillanti tra 2003 e 2008 rispettivamente tra 6,2 e 8,9 milioni di tonnellate.
Coldiretti riportava nel 2009, sulla base di dati ONU, che un quarto della
produzione alimentare mondiale potrebbe andar perso entro il 2050 per
l'impatto combinato del cambiamento climatico, degrado dei suoli,
scarsità di acqua e specie infestanti,
Va comunque ricordato che, secondo la FAO, il 36% di tutti i cereali prodotti al
9
mondo viene impiegato per nutrire gli animali da carne e da latte.
Grazie alla rivoluzione verde:
Dal 1960 la produzione di cereali nel mondo è aumentata di 3
volte, mentre la popolazione mondiale è cresciuta poco più di 2
volte, da 3 a 6.5 miliardi.
La disponibilità di alimenti per persona è cresciuta del 24%,
l'offerta di calorie quotidiane per abitante è cresciuta da 2.360 a
2.803.
PERO’: Nel 1960 si stimava che - in tutto il mondo - ci fossero 80
milioni di persone che soffrivano la fame, nel 2006 sono
diventate 880 milioni (il 60% vive in ambiente rurale).
Nel 2007 gli affamati sono cresciuti di 75 milioni per gli aumenti
dei prezzi alimentari.
Nel 2013, secondo la FAO, gli affamati nel mondo sono ancora
più di 870 milioni.
Fino al 1960 la maggioranza dei paesi era autosufficiente nella
produzione di alimenti per i propri popoli, tranne alcune regioni
dell'Africa con grandi problemi climatici.
Oggi, il 70% dei paesi dell'emisfero sud sono importatori 10
di alimenti.
In nome della produttività, il ricorso a
sostanze chimiche come fertilizzanti e
pesticidi, all'impiego di macchinari
sempre più sofisticati, ha determinato
una incompatibilità dei moderni metodi
agricoli con gli ecosistemi naturali,
compromettendo sia la biodiversità
naturale che quella agricola, frutto di
secolare attività degli uomini delle
diverse regioni del pianeta.
13
15
11
SOSTENIBILITA’
Per
verificare
la
sostenibilità
o
l’insostenibilità dell’attività umana si
possono utilizzare vari metodi, tra cui la
cosiddetta “carryng capacity” o capacità di
un territorio di sostenere una popolazione,
oppure l’impronta ecologica, cioè la
misura del territorio in ettari necessario per
produrre ciò che un uomo o una
popolazione consumano.
USA
Eritrea
12
0,35
12
Tra i fattori che
contribuiscono in maggior
misura all'allargamento
dell'impronta ecologica
individuale riveste un
ruolo critico la produzione
di tutti i generi di proteine
animali.
13
CONSUMO DI CARNE NEL MONDO
L'attuale media globale dei consumi di carne è di 100 grammi al giorno per
persona, ma con molte differenze (anche di 10 volte) tra le varie regioni del
mondo (vedi tabella).
L'unica soluzione è dunque quella di ridurre il consumo di prodotti animali da
parte dei paesi più ricchi, e fissare una soglia da non superare per i paesi in via
di sviluppo, in modo che tutti i paesi convergano verso lo stesso livello di
consumo, molto più basso di quello attuale dei paesi ricchi: non più di 90
grammi di carne al giorno pro-capite.
Nei paesi industrializzati come l'Italia, occorre dunque più che dimezzare il
consumo di carne (40%).
Regione
Consumi giornalieri di carne pro-capite in
grammi
Africa
31
Asia meridionale e orientale
112
Asia occidendale (compreso il medio oriente)
54
America Latina
147
Paesi in via di sviluppo (media)
47
Paesi sviluppati (media)
224
Totale
101
14
Fonte: A J McMichael, J W Powles, C D Butler, R Uauy, Food, livestock production, energy,
climate change, and health, TheLancet, September 13, 2007
Allevamenti intensivi
Ci sono 20 miliardi di capi di bestiame che
occupano più del triplo dello spazio della
popolazione umana. Secondo il Worldwatch
Institute, il numero di bovini destinati
all'alimentazione e' aumentato del 60 per
cento dal 1961, nello stesso periodo la
quantità di polli e tacchini è quadruplicata e,
dal 1970, il consumo di manzo e di maiale e'
triplicato negli USA.
17
Rapporto FAO
“Livestock's Long Shadow Environmental Issues and Options”
Oggi gli animali da carne e da latte
rappresentano il 20 per cento della
biomassa terrestre e contribuiscono,
con le loro esigenze, al declino della
biodiversità: su 24 ecosistemi in
crisi sottoposti ad analisi, per 15 il
colpevole è l’allevamento intensivo.
18
15
Cioè le piante
16
Perdita di energia nella catena alimentare che interessa
l’uomo
.
Due scenari: dieta vegetariana e dieta carnivora.
:
17
Gli animali di allevamento non
consumano erba, ma vengono nutriti
con mangimi a base di cereali.
La carne sottrae foresta al mondo,
visto che per ottenerne 1 kg ce ne
vogliono 9 di mangimi:
E quei cereali vengono sottratti ad altri
uomini, che per questo patiranno la
fame.
Consumo di carne a fame nel mondo
20
Un ettaro coltivato a soia produce 1.800 chili
di proteine vegetali, lo stesso terreno adibito
a pascolo e allevamento produce appena 60
chili di proteine animali.
Il quaranta per cento dei cereali prodotti nel
mondo serve a sfamare gli animali da carne.
Secondo la FAO ed il Worldwatch Institut
“i carnivori stanno distruggendo la Terra.
Non c’è cibo a sufficienza per tutti”.
21
18
PETROLIO, DIETA CARNEA E
CARESTIE
Se da una parte i cambiamenti climatici
fanno cambiare il clima, aumentando i
fenomeni di siccità, e dall’altra le fonti
fossili sono in via di esaurimento,
è evidente che un modello di consumi
alimentari basato su grandi consumi di
acqua e di energia fossile, come una
dieta ricca di carne, non solo non ha
futuro, ma rischia di entrare in crisi,
provocando gravi carestie.
19
Gran parte dei mangimi
dati agli animali sono
costituiti da mais e soia, e
queste due piante spesso
sono transgeniche (OGM)
26
Oltre il 75% delle piante
transgeniche sono rese
resistenti ad un diserbante
prodotto dalla stessa
multinazionale che
brevetta e commercia
l’OGM
(es.: Monsanto e Roundup)
27
20
Argentina, durante la crisi del 2001-2002:
un paese potenzialmente in grado di sfamare dieci
volte tanto la sua popolazione, è in crisi alimentare.
“Tre bambini muoiono ogni giorno in Argentina per fame o per
malattie legate alla malnutrizione. Il 63% dei nati nell’ultimo anno,
circa 222.000 bambini, sono figli di famiglie indigenti, con scarse
possibilità di soddisfare il fabbisogno alimentare minimo. Sono in
tutto 8,6 milioni i bambini e gli adolescenti argentini che vivono in
povertà. Almeno 2,6 milioni di loro hanno meno di cinque anni.
Dall’inizio dell’anno sarebbero morti per patologie legate alla
malnutrizione quasi 1.000 bambini, ma soltanto nelle ultime
settimane i medici hanno cominciato a denunciare con regolarità la
causa dei decessi.”
Ma nello stesso periodo l’Argentina esportava carne e soia
GM in Europa e Stati Uniti
21
27
1) Secondo la relazione sui Diritti Umani dell'ONU,
circa 100.000 persone, soprattutto bambini e
anziani, muoiono di fame ogni giorno.
2) Il modello industriale della produzione agricola
(rivoluzione verde) ha danneggiato la fertilità dei
terreni nel 20% di tutta l'area coltivata. In diversi
paesi dell'Africa e dell'America centrale il danno si
estende al 70% dell'area coltivata.
3) Gli eventi come inondazioni, tempeste, cicloni
ecc. fino al 1990 si susseguivano 20 volte
all'anno, oggi 40 volte all'anno, danneggiando
22
immense regioni agricole in tutto il mondo.
Un nuovo rischio:
le Biomasse (cippato,
piante oleaginose, mais ed
altri cereali, ecc.) per usi
energetici (centrali elettriche,
biogas, biocombustibili)
25
10 gennaio 2011 - articolo di Lester R. Brown
L' aumento del consumo di carne, latte e uova nei paesi in via di
sviluppo non ha precedenti.
Negli Stati Uniti, dove nel 2009 il raccolto aveva dato 416 milioni di
tonnellate di cereali, 119 milioni di esse sono state inviate alle
distillerie di etanolo, per produrre combustibili per le
automobili, una quantità di cereali sufficiente ad alimentare 350
milioni di persone all'anno.
Contemporaneamente l'esaurirsi degli acquiferi riduce rapidamente
l'estensione delle aree irrigate in molte parti del mondo: questo
fenomeno recente é provocato dall'uso su larga scala di pompe
meccaniche per estrarre l'acqua sotterranea.
26
23
DISTRIBUZIONE DEL CIBO
A causa del debito pubblico del paesi del Sud, che è già
stato pagato molte volte e che costituisce, per gli stati
creditori e le istituzioni finanziarie internazionali, il
mezzo privilegiato per mettere la maggior parte
dell'umanità sotto la loro tutela e mantenerla nella
miseria, i Paesi del sud del mondo sono costretti a
produrre, a basso costo, cibo per noi.
Ma del cibo che producono solo una parte arriva nei
nostri supermercati (una parte è perduta al momento
della raccolta e del viaggio);
nei supermercati una parte non viene venduta e si
incentiva un nostro acquisto con formule “3x2” “2x1”
ecc.;
noi portiamo a casa più di quanto ci serve e buttiamo
nella spazzatura tra il 25 e il 30%;
ciononostante mangiamo quasi il doppio del
26
necessario!
24
Food miles, i chilometri percorsi dai prodotti per arrivare
25
sulle nostre tavole
Spreco di cibo e produzione di rifiuti
12.05.2011
Secondo uno studio commissionato dalla FAO, circa un terzo
del cibo prodotto ogni anno per il consumo umano - grosso
modo 1,3 miliardi di tonnellate - va perduto o sprecato.
Lo spreco di cibo è più un problema dei paesi industrializzati, che assai spesso avviene
a livello di venditori e consumatori che gettano nella spazzatura cibo in perfette
condizioni che si potrebbe benissimo mangiare.
Lo studio ha inoltre evidenziato che:
• I paesi industrializzati e quelli in via di sviluppo dissipano all'incirca la stessa
quantità di cibo - rispettivamente 670 e 630 milioni di tonnellate.
• Ogni anno i consumatori dei paesi ricchi sprecano quasi la stessa quantità di
cibo (222 milioni di tonnellate) dell'intera produzione alimentare netta dell'Africa
sub-sahariana (230 milioni di tonnellate).
• Frutta e verdura, insieme a radici etuberi, sono gli alimenti che vengono sprecati
maggiormente.
• L'ammontare di cibo che va perduto o sprecato ogni anno è equivalente a più di
26
metà dell'intera produzione annuale mondiale di cereali (2,3 miliardi di
tonnellate nel 2009/2010).
Ogni giorno finiscono nelle discariche italiane 4 mila
tonnellate di alimenti che gli italiani acquistano ma non
consumano:
il 39% di latte, uova, formaggi e yogurt,
il 15% del pane e della pasta,
il 18% della carne
e il 12% della verdura e della frutta.
Ognuno di noi in un anno getta via circa 27 Kg di cibo
commestibile e, insieme ad esso, getta via anche più di 500
euro di spesa.
Ci sono poi i supermercati che, in media, eliminano 260 mila
tonnellate all’anno di cibo perfettamente consumabile:
alimenti ancora sigillati che sono stati ritirati dagli espositori
perché dopo due giorni scadono, o perché la confezione ha
dei difetti nel marchio o nell’etichetta, perché non è più di
moda, o ancora perché l’alimento è esteticamente troppo
maturo, come le banane con la buccia a macchie
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marroni. (dati Lmm, Università di Bologna 2010).
Quale ALIMENTAZIONE?
•Consumare prodotti da agricoltura
sostenibile (come quella biologica)
•Accorciare la filiera, cioè produrre per una
scala regionale
•Consumare prodotti prevalentemente
vegetali
•Utilizzare prodotti di stagione
•Scambiare con altre regioni le eccedenze
•In quest’ottica, utilizzare prodotti equi e
solidali
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32
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L’obiettivo è:
LA SOVRANITA’ ALIMENTARE
•Controllo della propria
biodiversità
•Gestione autonoma dei semi
•Niente brevetti
•Filiera corta
•Produzione di cibo per la propria
comunità
•Scambio delle eccedenze
•Commercio equo e solidale
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tamino viii gima arezzo 2014