Aut. del Trib di Belluno n. 558/08 n.c. POSTE ITALIANE SpA - Spedizione in
Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (Conv.
in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, CNS
BL. - CONTIENE I.P. - Direttore Responsabile:
Pellegrinon Giuseppe - Tipografia: Dolomiti
Stampa s.r.l., via Campo, 18/F Santa Giustina
(BL)
dicembre
2012
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Buone feste
FOTO DI: ELISABETTA GRASSI
LETTERA
DEL PRESIDENTE
Anche in questa stagione venatoria, che sta volgendo al termine,
si sono verificati alcuni infortuni
tra i quali uno particolarmente
grave che ha visto la scomparsa
del nostro socio Fausto Paganin
mentre stava cacciando il capriolo. Nonostante le raccomandazioni alla prudenza, che vengono
rivolte ogni anno all’inizio della
stagione venatoria, c’è purtroppo
l’imponderabile incidente di percorso che è sempre in attesa.
C’è chi strumentalizza queste disgrazie lanciando anatemi a destra e manca sui media contro i
cacciatori e propone la chiusura
della caccia. è un’assurdità! Dobbiamo comunque riflettere perché
questi incidenti non accadano più
e rivolgiamo un deferente pensiero a tutti gli amici cacciatori
scomparsi.
sta volta siamo rimasti a casa una
settimana e questo ha creato non
pochi malumori.
Notizia di questi ultimi giorni è
che il TAR ha respinto i ricorsi
presentati dalle Associazioni anti-caccia ma, purtroppo, questo
non ci gratifica.
Chi ci risarcisce il danno subito?
Noi, in fin dei conti, paghiamo le
tasse di concessione Governativa
e Regionale per poter esercitare
questa nostra passione ed abbiamo il diritto, sempre nel rispetto
delle Leggi e Regolamenti vigenti,
di esercitarla senza subire in continuazione vessazioni.
Ci si domanda, ma com’è possibile che ciò accada sempre
all’inizio della stagione venatoria? Non si riesce a trovare, una
volta per tutte, una soluzione a
questo problema?
La nostra Associazione è disponibile a mettersi intorno ad un tavolo con tutti coloro che vogliono risolvere questo annoso e deleterio
problema.
Nel corso della stagione è accaduto quello che si ripete oramai
da qualche anno in merito alla Con Caccia 2000, sempre attuale
“caccia in deroga”.
con le sue rubriche ed articoli, Vi
Anzi, molto peggio, perché que- arriverà anche il calendario 2013.
2
è sempre difficile, se non impossibile, accontentare tutti. C’è chi
vorrebbe vedere le fotografie di
un cane, chi di una beccaccia,
chi di un ungulato piuttosto che di
un uccellino.
Sfogliatelo sempre con interesse
sapendo che la redazione ce la
mette proprio tutta per cercare di
accontentare il maggior numero
di Soci possibile.
Colgo l’occasione da queste pagine per porgere un ringraziamento veramente di cuore a tutti
quelli che, spassionatamente, collaborano alle rubriche di Caccia
2000 e per formulare a loro, a
tutti Voi ed alle Vostre famiglie i
miei più calorosi auguri di Buone
Feste e Buon Anno.
IL PRESIDENTE
Sandro Pelli
EDITORIALE
BASTA…!!! Esigiamo rispetto e dobbiamo difendere
la nostra dignità di essere cacciatori
Accade spesso, nella vita delle persone e in quella della collettività, che
le incomprensioni e le ostilità dell’ambiente, così come le diversità di pensiero, generino dei momenti di sfiducia e di stanchezza nei quali s’inizia
persino a mettere in dubbio i principi
e i modi di vivere nei quali si è sempre
creduto e per i quali si è vissuto.
Questo stato d’animo circola da parecchio tempo nel mondo venatorio il
quale promuove variegate iniziative
sociali ed ecologiche, a tutto campo,
che dovrebbero invece portare una
positiva percezione della figura del
cacciatore.
È vero, esiste una diversità di opinione
e di visione della vita tra il mondo che
pratica la caccia e le associazioni che
non la condividono. Noi crediamo
però che in questi due campi di pensiero debba sussistere un dialogo e un
confronto corretto con lo scopo di arrivare a una migliore gestione di tutte
le attività umane nel rispetto reciproco
della diversità d’idee. Ciò deve essere
imperniato e radicato, in altri termini,
in un proficuo e costruttivo dialogo nel
quale le diversità di pensiero e i modi
di vivere siano comunque soddisfacenti e accettabili da tutti e dove tutti,
alla fine, vincono.
Solo parole? Purtroppo pare proprio
di sì, perché sembra sempre più virulenta, spropositata e diffamatoria
la campagna anti-caccia da parte di
gruppi di persone che sembrano avere solo l’obiettivo di denigrare e insultare la figura del cacciatore. Non è
possibile accettare l’egemonia culturale di queste persone che si schierano
su posizioni estreme, anche in difesa
di specie animali che creano seri problemi ambientali come, ad esempio,
il cinghiale e di sicurezza stradale,
come il cervo.
Tra cacciatori e anti-caccia sembra
non sussistere la possibilità di alcun
confronto e ogni dialogo si manifesta,
purtroppo, come “tra sordi”. A nulla
vale ricordare che il cacciatore non
è sinonimo di bracconiere. Sono due
figure nettamente diverse e non comparabili.
Il vero cacciatore è una persona che
ama e difende la natura, il territorio,
l’ambiente nel senso più corretto del
termine. La caccia, è ben noto, è
un’attività praticata ovunque nel mondo e quindi vietarla in Italia non ha
alcun senso, ed è al di fuori di ogni
logica e di rispetto verso coloro che
hanno questa legittima passione.
Il bracconiere invece è una persona
che compie atti irresponsabili e chiaramente al di fuori delle norme di Legge e non può essere certamente confuso con il cacciatore.
Tra le principali associazioni che vogliono vietare la caccia c’è la Lega
per l’Abolizione della Caccia (LAC)
che è stata fondata a Milano nel lontano 1978. Ha sezioni in alcune Regioni italiane e si fregia del titolo di
“ONLUS” (Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale). Ciò appare
veramente singolare. Infatti non si riesce a capire come mai le venga riconosciuta la cosiddetta “utilità sociale”
per l’abolizione della caccia la quale
è universalmente riconosciuta come
legittima attività sportiva che svolge,
tra l’altro, la funzione di gestione e
conservazione dell’equilibrio faunistico in un ambiente antropizzato che
si evolve continuamente nel tempo.
Inoltre, e non da ultimo, gli associati
della LAC godono dei benefici fiscali
nei versamenti delle quote sociali che
pesano sulle tasche di tutti i cittadini e
quindi anche su quelle dei cacciatori
che sono nettamente contrari sull’attività dell’Associazione. Anche questo è
un sorpruso!
Mentre il mondo venatorio si rende
disponibile a un confronto, le associazioni anti-caccia cercano solamente lo
scontro esasperando qualsiasi tipo di
situazione offendendo e provocando
con arroganza pseudo-intellettuale e
populistica la categoria dei cacciatori. Purtroppo dobbiamo constatare
che il mondo della caccia è assediato
sempre di più da un clima irrespirabile fatto da assurdità e prepotenze di
vario genere.
Anche a livello locale, nel Bellunese,
assistiamo ad una campagna arrogante e diffamatoria contro i caccia-
tori ed anche contro qualsiasi attività
sociale posta da essi in essere.
In questi ultimi tempi poi, dalle solite
“campane” i cui rintocchi sono sempre più stonati, stiamo assistendo sui
mass media a una veemente ed insultante campagna anti-cacciatori. Si
vogliono addirittura proibire le attività
sociali promosse dall’Associazione
Cacciatori Bellunesi (A.C.B.) quale
quella dell’educazione ambientale
che hanno luogo nelle scuole elementari di diversi Comuni della provincia
di Belluno da ormai molti anni.
È incredibile! Affermazioni arroganti
ed ingiuriose come: “…non fate entrare i cacciatori nella scuola…”, “…
nessun rispetto per chi uccide…”, “…
togliete la maschera ed abbiate il coraggio di dire che uccidete…”, “…
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caccia e ambiente: troppi buchi
neri…” non possono essere accettate, né devono passare sotto
silenzio.
Ma ci rendiamo conto che, anche
quando andiamo sull’orto e strappiamo alla terra un rapanello o
una carota, uccidiamo un organismo vivente? Ciò vuol dire, per assurdo, che per non uccidere nessuno dobbiamo morire tutti di fame?
Ma scherziamo! Non è certamente accettabile passare come una
categoria di “assassini”, essere
pubblicamente ghettizzati e appestati ai quali viene proibito persino
parlare alle giovani generazioni
sulle conoscenze naturalistiche e
sull’educazione ambientale.
Forse, anche i pacchi alimentari
che l’A.C.B. dona durante il periodo natalizio alle persone bisognose, devono essere rifiutati perché
sono i cacciatori promotori di questo gesto di generosità e di solidarietà sociale?
Facciamo parte, a pieno titolo della
Società civile e siamo liberi, legittimati ed anche orgogliosi di essere
cacciatori. Vogliamo, anzi, pretendiamo di avere il rispetto da parte
di tutti, chiediamo di avere la nostra dignità quali cacciatori e non
possiamo tollerare né ingiurie, né
urticanti e offensive provocazioni e
dichiarazioni di condanna sociale.
Siamo pronti, per la difesa della
nostra figura sportiva di cacciatori,
a porre in essere tutte le possibili
denunce all’Autorità Giudiziaria
affinché rientrino nella normale e
rispettosa dialettica le persone ed
i rappresentanti delle Associazioni
anti-caccia che offendono e denigrano una categoria che ha la sua
storia millenaria e la sua legittimità
di esistere. Dobbiamo essere uniti
e rivolgiamo un invito a tutte le Associazioni Venatorie ed a ogni singolo cacciatore affinché, sempre a
testa alta e con lo sguardo fermo,
difendano la nostra attività sportiva
e denuncino all’Autorità competente tutti gli eventuali soprusi, offese
ed ingiurie in modo tale da mantenere integra la nostra dignità di
uomini e di cacciatori.
Centro Studi Caccia 2000
4
Weidmannsheil
maestro Fulvio
Quante notti hai passato all’agghiaccio sui
tuoi monti ascoltando la grandissima melodia che il cervo amoroso emetteva, rivolto
verso i propri contendenti, risvegliando in
te il primordiale silenzio spirituale che solo
la natura, attraverso i suoi cicli, riscopre e
dimostra il nostro profondo amore per essa.
Domenica 21 Ottobre 2012, finito il bramito del cervo, Fulvio Ponti ci ha lasciati per
avvicinarsi alle verdi praterie celesti accompagnato dai suoi ausiliari che, per tutta la
vita, ha addestrato, giudicato e soprattutto
condotto per dare un grandissimo servizio
al mondo venatorio.
Fulvio Ponti grandissimo Tecnico faunistico, grandissimo cinofilo, autore di tantissimi testi riguardanti la gestione faunistica
attraverso l’arte venatoria e la conoscenza
dei cani da traccia, pioniere docente primario e giudice Enci a livello mondiale per la
grandissima arte dell’addestramento, della
conoscenza e della conduzione dei cani da
traccia.
Fulvio è stato il pioniere per quanto riguarda i cani da traccia in Italia, in provincia di
Belluno circa trenta anni fa i primi conduttori sono stati formati da lui e lo stesso per
quanto riguarda i primi cani, sempre reperiti tramite lui.
Negli anni ottanta nella nostra provincia
esistevano pochissimi, ma grandi, conduttori di cui non faccio il nome ma loro sanno
di chi sto parlando, si contavano sulle dita di
una mano, ed ancora oggi la maggior parte
di loro continuano a praticare quest’arte, orgogliosi di essere stati suoi allievi e soprattutto suoi amici. In loro vivrà sempre il ricordo
del loro amico Fulvio.
Fulvio Ponti in provincia di Belluno era
molto conosciuto essendo stato il docente di
una grandissima parte di noi cacciatori ed
avendo così contribuito alla preparazione
di tantissimi conduttori cani da traccia e di
tantissimi esperti selezionatori per la caccia
agli ungulati. Con la nostra amministrazione provinciale, per tanto tempo, ha operato
per la costruzione di una miglior gestione
faunistica del
nostro
territorio.
Negli ultimi anni
è stato
direttore della
scuola
Faunistica Alpe
Rosello in provincia di Brescia e penso, senza presunzione, abbia istruito ed educato la
maggior parte dei conduttori cani da traccia
della nostra Nazione.
Potrei scrivere per giorni interi, montagne di
parole, ma non riuscirei neppure minimamente a descrivere la grandezza di questo
uomo e quanto lui abbia dato e fatto per il
mondo venatorio e cinofilo italiano, anzi,
potrei dire mondiale.
Spero che l’eredità che lui ci ha lasciato non
venga mai dimenticata e continui a essere
un monito per tutto il mondo venatorio e
cinofilo. Mi limito solo a fare una riflessione
personale dettata da lui a riguardo della sua
grandissima personalità: Fulvio l’ho conosciuto verso la fine degli anni ottanta, sono
stato un suo allievo e ne sono orgoglioso, ma
soprattutto per me è stato come un padre, un
grandissimo amico che mi ha aiutato in momenti difficili della vita anche alcuni giorni
prima di iniziare con la sua malattia.
La sua scomparsa ha creato in me e nella
mia famiglia un grandissimo vuoto che sarà
difficile da alleviare. Lui con tutta la sua
cultura, la sua sapienza e con tutta la sua
intelligenza mi diceva sempre che in primis
lui era un CACCIATORE.
Fulvio sei stato un grandissimo maestro e
mai dimenticheremo i tuoi insegnamenti.
Weidmannsheil FULVIO
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CONOSCERLI
MEGLIO
a cura di: Elvio Dal Pan
LO JAGDTERRIER
Le volpi hanno ormai raggiunto in
Italia un numero di presenze tale
da far temere il diffondersi di epidemie pericolose anche per l’uomo. (La Provincia di Belluno con le
recenti epidemie di rabbia silvestre
ne è purtroppo un esempio che ci
tocca da vicino). La caccia a questo animale è diventata quindi, nel
tempo, sempre più necessaria. I
bassotti e soprattutto lo jagdterrier
contribuiscono in maniera determinante a questo scopo laddove
le tradizionali battute con i segugi
devono interrompersi: lo jagd, nato
cacciatore, è in grado di stanare la volpe dalla profondità
delle sue tane sotterranee o addirittura di sopraffarla nel suo
stesso ambiente e riportarla in
superfice, contribuendo così in
modo significativo all’opera
di contenimento numerico di
questo selvatico già intrapresa
dall’uomo.
Accanto poi all’utilizzo venatorio dello jagdterrier esiste
un’attività sportiva consistente
nella simulazione di tale tipo di
40%
caccia tramite diversi tipi di prove
che si svolgono sia per i terrier che
per i bassotti con regolamenti pressochè identici.
LE ORIGINI
Le origini di questa razza sono piuttosto recenti e quindi abbastanza
note. Si narra che al termine della
prima guerra mondiale alcuni appassionati cacciatori tedeschi poterono acquistare a poco prezzo, a
causa del colore non contemplato
per la razza e quindi non iscritti al
libro delle origini, un’intera cucciolata di fox terrier a pelo ruvido di
colore nero focato. Su questi primi
soggetti si basò la successiva sele-
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zione dello jagd: furono effettuati incroci con welsh terrier, con pinscher
e ancora con fox, ma la componente fondamentale della costruzione
della razza è sicuramente costituita
dai terrier da lavoro Inglesi come il
patterdale e il fell terrier con i quali
lo jagd condivide notevoli caratteristiche sia fisiche che psichiche.
DISTRIBUZIONE DELLA RAZZA
In Italia la razza è in discreta espansione, soprattutto negli ultimi anni,
grazie a pochi ma appassionati allevatori che ne hanno continuato la
riproduzione nonostante la scarsa
diffusione che la caratterizzava sino
alla metà degli anni ottanta.
La qualità dei nostri jagd è andata lentamente migliorando grazie
anche all’oculato utilizzo di sangue
estero raggiungendo ai nostri giorni
livelli ottimi, ma la Germania, madre dello jagdterrier, detiene ancora il primato della qualità di questo
cane. In fase emergente appare
oggi la Francia, che si è ottimamente strutturata a livello di Società Specializzata (J.C.d.F.) e ha regolamentato tutta l’attività legata allo jagd in
modo veramente ammirevole. Nei
paesi dell’est si distinguono sicura-
mente l’Ungheria e l’ex Jugoslavia,
quest’ultima soprattutto ha raggiunto uno standard qualitativo ottimo in
entrambi i settori.
LO STANDARD
Nell’osservare questo cane la sensazione che si prova è quella di una
costante determinazione unita a un
coraggio indomabile. La sua personalità ricorda da vicino un altro
terrier, il bull, nato per il combattimento contro i tori. Nello jagd sono
poi ancora presenti quel temperamento e quella giusta aggressività
che molte delle razze Terrier, ormai
destinate a razze da “compagnia”,
hanno con gli anni perso.
Osserviamo i principali standart di
razza.
Corpo:
Linea superiore diritta, con dorso
potente, rettilineo non troppo corto.
Regione lombare e sacrale molto
muscolose. Torace cerchiato, non
troppo largo. La coda è amputata a
circa 1/3 della sua lunghezza, ad
eccezione dei paesi aderenti alla
F.C.I. con divieto legislativo del taglio della coda e delle orecchie. Il
pelo è ruvido, semplice, duro e fitto,
oppure liscio e vitreo.
Questi, in linea generale e riassuntiva sono i dati tecnici, scritti, stampati e privi di vita, per gli appassionati di questa razza invece resta
il compagno, l’amico, il brigante, il
cacciatore: il deutscher jagdterrier
(terrier da caccia tedesco).
Comportamento e carattere:
Coraggioso e accanito, sempre
pronto al lavoro, tenace e costante,
affidabile, socievole e conducibile,
poco soggetto alle malattie.
Testa: Il cranio è piatto e largo tra
le orecchie. è più stretto tra gli occhi
e discende senza stop pronunciato
verso il muso che risulta un po’ più
corto del cranio misurato dallo stop
all’occipite. Il collo è potente, non
troppo lungo, leggermente arcuato.
BIBLIOGRAFIA
Lo jagdterrier
caccia e prove
con i cani da
tana,
di Alessandro
Valente
Editoriale Olimpia
PAGINA NUOVA 175x95,5 18-07-2012 19:12 Pagina 1
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Colori compositi
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CY CMY
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7
OTTICA
a cura di: dott. Corrà Francesco
Leica Sport Optics segna un altro passo
avanti nella misurazione di perfezione
ai fini venatori. I creatori del primo telemetro tascabile propongono oggi uno
strumento in grado di adattarsi alle abitudini del cacciatore. Un software sofisticato e preciso, ma allo stesso tempo
incredibilmente semplice da usare e capace di rispondere alle diverse esigenze di mira. Scopriamo tutti i vantaggi
del nuovo telemetro Leica CRF 1600B
Ogni cacciatore di selezione non può
prescindere dal portare con sé uno
strumento di misurazione preciso. Oggi
esistono binotelemetri di altissima qualità e telemetri tascabili di altrettanta
fattura, ma fino ad ora non avevamo
avuto ancora la possibilità di provare
un telemetro rivoluzionario per precisione, funzionalità e facilità di utilizzo.
Che cos’ha di veramente incredibile il
nuovo telemetro di Leica CRF 1600B?
– è completo.
Ogni cacciatore ha i suoi strumenti e
soprattutto ha le sue abitudini. Il nuovo
telemetro Leica non è soltanto uno strumento preciso, ma uno straordinario
compagno di caccia che si adatta con
facilità a ogni sistema di mira: alzo, clic
e distanza corretta con l’angolo di sito.
Ci sono cacciatori abituati da sempre
a regolarsi con “l’alzo”, ed è vero che
hanno le distanze memorizzate in testa
o sulle loro tabelle balistiche, ma leggere l’alzo (corretto rispetto all’angolo
di sito, ovviamente) in centimetri direttamente sul display del telemetro è senza
dubbio molto più comodo. Al contrario,
i nuovi cacciatori, sempre meno timorosi nel metter mano alle torrette, possono
scegliere invece di visualizzare sul display il numero esatto di clic per spostare il reticolo in base alla distanza,
anche qui corretta rispetto all’angolo. E
infine, chi può prescindere dal conoscere “semplicemente” la distanza corretta
con l’angolo di sito? Con la terza opzione, il nuovo CRF 1600-B, in tre decimi di secondo, presenta la distanza
reale seguita dopo pochi istanti dalla
distanza corretta con l’angolo di sito.
Ecco cosa vuol dire strumento completo.
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è il caso di dire che Leica ha aggiunto
precisione alla precisione per soddisfare le esigenze dei cacciatori di oggi.
Sono sempre di più i cacciatori che si
spingono a tiri lunghi e difficili e la precisione della misurazione necessita di
essere affiancata da informazioni più
complete. è per questo motivo che il
nuovo CRF 1600-B rileva in ogni sua
misurazione la temperatura, la pressione atmosferica e l’angolo di sito e
fonde questi dati in relazione alla palla
utilizzata, per dare sempre e in ogni
situazione la misura perfetta.
Lo strumento mostra i dati su un display
LED piccolo e molto nitido che cambia
la sua intensità di illuminazione regolandosi automaticamente a seconda
della luce esterna: in questo modo la
lettura dei dati risulta sempre immediata e agevole. La comodità di lettura è
data anche dal sistema intelligente che
permette di visualizzare un solo dato
alla volta in modo da evitare disturbo
sulla visione del selvatico. La modalità
scan permette la misurazione precisa
anche in movimento.
Il nuovo telemetro è un concentrato di
tecnologia: un’ottica monoculare con
7x di ingrandimento e correzione diottrica integrata in un corpo leggero di
soli 230 grammi. Si usa comodamente con una sola mano
e riposto sta
tranquillamente nel taschino. L’ottica è
brillante e il contrasto perfetto. Lo strumento è totalmente impermeabile e la
robustezza è una delle sue caratteristiche tecniche più importanti. Forse non
tutti sanno che questo telemetro, come
molti altri strumenti Leica Sport Optics
viene assemblato nello storico stabilimento in Portogallo dove da decenni
Leica produce binocoli e cannocchiali
con standard e manodopera importati
dalla sede centrale tedesca. La lunga
e solida tradizione della produzione in
Portogallo seguendo standard di altissima qualità sarà riconfermata a breve
con la costruzione di un nuovo avveniristico stabilimento che pare sarà una
vera e propria “mecca” della tecnologia al servizio dell’ottica di alta qualità. Staremo a vedere.
Infine, cosa molto importante, lo strumento è accompagnato da un libretto
di istruzioni semplice con addirittura
uno schema riassuntivo contenuto solo
in una pagina e che può stare comodamente in tasca. Solo due tasti per avere
sotto controllo tutte le funzionalità e non
dover perdere tempo e pazienza con
eterne programmazioni. Un tasto rosso
per passare tra i diversi menù e scegliere: unità di misura, curva balistica, taratura dell’arma e tipo di misurazione;
un tasto nero per selezionare e avere
velocemente il dato desiderato.
Non manca nulla al nuovo telemetro
Leica CRF 1600B, nemmeno un prezzo
ragionevole. Lo trovate nelle migliori
Armerie Rivenditori Leica Sport Optics
al prezzo di Euro 745,00
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Nuovo CRF1600B – Esternamente identico al
modello precedente, ma con un software completamente nuovo.
9
L’angolo del
legale
a cura di: Avv. Barbara Bastianon
Gentili Lettori,
mi è stato sottoposto dal Gent.
mo Sandro Pelli, un Vostro quesito in merito alla responsabilità
del cacciatore o dell’associazione venatoria che abbia installato
un appostamento fisso, nel caso
in cui un terzo vi acceda senza
permesso e subisca dei danni.
La responsabilità per danni
a terzi dei costruttori degli
appostamenti fissi o “altane”
si individuano le zone idonee
all’installazione delle cosiddette
altane, autorizzandone la costituzione e il mantenimento. Nel
caso della Provincia di Belluno,
è il Piano faunistico provinciale
2009-2014 a definire i suddetti
Va detto, innanzitutto, che la aspetti.
L. 11 febbraio 1992, n. 157,
contenente le “Norme per la Per quanto riguarda, più nelprotezione della fauna selvatica lo specifico, l’accessibilità dei
omeoterma e per il prelievo vena- cacciatori e di terzi estranei alle
torio.”, all’art. 5 prevede che “Le altane, invece, varie Province regioni emanano norme per l’au- tra le quali, tuttavia, al momentorizzazione degli appostamenti to non figura la nostra - si sono
fissi, che le province rilasciano premurate di emanare dei regoin numero non superiore a quello lamenti dedicati appositamente
rilasciato nell’annata venatoria all’esercizio venatorio negli ap1989-1990”, precisando poi postamenti fissi di caccia.
che “L’accesso con armi proprie
all’appostamento fisso con l’uso Tali regolamenti sono tutti struttudi richiami vivi è consentito uni- rati in modo assai simile tra loro,
camente a coloro che hanno op- si prenda ad esempio il “Retato per la forma di caccia di cui golamento provinciale relativo
all’articolo 12, comma 5, lettera all’esercizio venatorio negli apb). Oltre al titolare, possono ac- postamenti fissi di caccia” della
cedere all’appostamento fisso le Provincia di Rimini. Esso, all’art.
persone autorizzate dal titolare 12 (capo IV, sezione I) prevede
medesimo. ”
che “1.Il titolare di appostamento può chiedere l’inserimento
è competenza delle province, nell’autorizzazione di nominativi
poi, predisporre i piani faunisti- di sostituti che lo rappresentano
co-venatori, all’interno dei quali quando è assente.
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2. Il numero dei sostituti è così
definito: a) Appostamenti di
terra: massimo due sostituti; b)
Appostamenti di terra serviti da
laghetto, di acqua e per la caccia ai colombacci: massimo tre
sostituti.
3. All’interno dell’appostamento possono esercitare l’attività
venatoria cacciatori invitati con
la obbligatoria presenza del titolare o di almeno un sostituto; è
necessario che gli stessi abbiano
optato per la medesima forma di
caccia del titolare.”
Ciò pare evidentemente escludere di per sé l’accessibilità da
parte di terzi estranei non autorizzati, siano essi cacciatori o
meno, alle altane installate sul
territorio.
Tuttavia, per ottenere con certezza e a priori un esonero di
responsabilità per danni nei
confronti dei terzi, si ritiene opportuno che il cacciatore autorizzato all’installazione dell’altana
abbia cura di adottare ulteriori
misure.
La prima è posta in evidenza
dal vademecum “Sicurezza a
caccia”, pubblicato dal Comitato Nazionale Caccia e
Natura; all’interno di tale documento, nel paragrafo specificamente dedicato alle altane, si può leggere che “se il
territorio ove (l’altana) si trova
è suscettibile di frequentazione da parte di non cacciatori, un cartello deve avvertire
del suo utilizzo riservato alla
caccia”(pag. 21).
La seconda è contenuta nella
Determinazione della Provincia di Treviso n. 3768/2012,
avente ad oggetto il “Piano
di eradicazione del cinghiale
nel Zona Faunistica delle Alpi
- biennio 2012/2014”; nell’allegato A a tale atto (“Attività
per l’eradicazione del cinghiale dai punti sparo autorizzati
dalla Provincia”) si evidenzia il
punto 8), il quale dispone che
“gli appostamenti “non naturali”
- artefatti (altane o simili) - devono essere provvisti di cartelli visibili indicanti il divieto di accesso
e la sollevazione di responsabilità per danni a cose o persone
a seguito dell’utilizzo improprio
dell’appostamento”.
re che gli accorgimenti suddetti
possano assumere il carattere di
regole di condotta generali. In
tal modo, infatti, si ricaverebbero delle regole di comportamento che ciascun cacciatore può
seguire allo scopo di non incorrere in responsabilità verso terzi
nel caso di danni derivati a questi dall’accesso non autorizzato
Pur in assenza di provvedimenti all’appostamento fisso installato.
sul piano nazionale o regionale
che impongano tali comporta- In altre parole, non si richiede
menti a tutti coloro che esercita- che il cacciatore chiuda con un
no l’arte venatoria mediante il lucchetto l’altana o, tanto meno,
ricorso alle altane, si può ritene- vigili costantemente su di essa
per impedire l’accesso ai terzi
non autorizzati: è sufficiente,
invece, ma necessario, che egli
si premuri di segnalare diligentemente, mediante affissione
in luogo visibile degli appositi
cartelli, lo scopo esclusivamente
venatorio dell’installazione e il
correlato divieto di accesso ai
soggetti non autorizzati, precisando altresì il proprio esonero
dalla responsabilità per danni
di qualsivoglia genere, occorsi
a persone o cose in seguito ad
utilizzo improprio e/o non autorizzato dell’altana.
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L’ultima crociata
per salvare
l’umanità:
i proiettili
senza piombo
a cura di: Nani Cadorin
è partita una campagna, a colpi di sentenze dei vari TAR, per
bandire l’uso di munizioni per
armi rigate con proiettili contenenti piombo, onde evitare un
insopportabile inquinamento del
pianeta.
Come tutte le cose di questo mondo, in caso di successo, essa avrà
effetti benefici o fastidiosi.
Scartiamo come primo effetto
quello di rompere i cosiddetti ai
cacciatori: sarà sicuramente raggiunto e, anche se questo era lo
scopo dell’iniziativa, essendo
benefico per i proponenti e fastidioso per i cacciatori, non può essere classificato in nessuna delle
due categorie sopra citate.
Parliamo della riduzione dell’inquinamento, scopo dell’iniziativa, senz’altro tanto più lodevole
quanto maggiori sono gli effetti
sulla salute dell’Umanità. Si può
considerare che i proiettili per
carabina dei calibri usati per la
caccia in provincia di Belluno, e
senza troppe eccezioni nel resto
dell’Italia, contenga mediamente
9 grammi di piombo. Limitiamoci
alla Provincia di Belluno (36.000
Kmq di superficie) in cui l’anno
scorso sono stati abbattuti 3.400
12
esemplari di ungulati vari. Si sa
che i cacciatori non sono tiratori
infallibili, anzi: consideriamo che
per ogni capo abbattuto non sia
stato sparato solamente un colpo,
ma una media di cinque; questo
vuol dire che il territorio della provincia è stato inquinato da ben
17.000 proiettili da 9 grammi,
cioè da ben 153 Kg di piombo.
La caccia non può essere esercitata su tutta la superficie della Provincia, ma data la conformazione
del territorio si può pensare che
l’area utile sia almeno un terzo,
cioè12.000 Kmq. L’inquinamento per Kmq sarà quindi 153/
12.000 cioè 12,7 grammi/ Kmq,
e dato che 1 Kmq equivale ad un
milione di metri quadrati, il piombo disperso sarà 12,7 milionesimi
di grammo per metro quadrato.
Si potrebbe cominciare a pensare se questa concentrazione
possa rappresentare un serio pericolo per l’umanità: ma prima
di concludere va osservato che
per inquinare il piombo metallico
deve trasformarsi in qualcosa di
solubile, consumando il metallo
iniziale. Se ricordiamo che i collezionisti ed appassionati di sto-
ria delle armi si recano talvolta a
Solferino, dove nel 1869 si svolse una delle più cruente battaglie
dell’800, e là durante il periodo
dell’aratura ritrovano i proiettili
esplosi allora (roba da 35 0 40
grammi!) ancora in perfetto stato, vien da pensare che i nostri
miseri 12,7 milionesimi di grammo di piombo ci metteranno un
bel po’ a sciogliersi nel terreno
inquinandolo: probabilmente non
esiste ancora una strumentazione
capace di misurare un simile inquinamento.
è quindi senz’altro essenziale eliminare questo inquinamento, per
il bene dell’umanità.
Un secondo effetto benefico, stavolta a vantaggio di un ristretto
numero di produttori di munizioni, è che per produrre i proiettili senza piombo non occorre la
complicata attrezzatura necessaria per formare la camicia esterna in tombacco, colarci dentro il
piombo nella esatta quantità od
inserirvi il nucleo ricavato da un
filo di piombo che viene poi pressato, infine sagomare la punta
ogivale del proiettile: la munizione senza piombo si ricava dalla
barra tonda di tombacco, trafilata
al diametro del proiettile, con una
serie di operazioni che un tornio
a controllo numerico è in grado
di eseguire in qualche secondo: il
passaggio dalla produzione di un
calibro a quella di un altro richiede solo la sostituzione della barra
e del dischetto contenente il programma per il tornio numerico.
Se si aggiunge a questa semplificazione (e riduzione del costo) di
produzione il fatto che i proiettili
di tombacco oggi vengono venduti ad un prezzo che si avvicina
al doppio del prezzo dei comuni
proiettili in piombo incamiciato,
prezzo destinato ad aumentare
non appena l’uso dei nuovi proiettili fosse ovunque obbligatorio
per legge, si capisce come l’iniziativa sia altamente benefica per
i produttori di munizioni.
Questo stesso aumento dei prezzi delle munizioni e dei proiettili
sciolti per chi pratica la ricarica è
però solo il primo effetto fastidioso
per i cacciatori. Un altro ben più
importante effetto, che coinvolge
sia i cacciatori che la selvaggina,
è quello legato alla maggiore solidità dei proiettili in tombacco:
questo riduce la possibilità che il
proiettile si deformi e si espanda
all’urto, ed aumenta le possibilità di ferite non immediatamente
mortali: anche se l’animale colpito riporterà una ferita che risulterà
mortale nel tempo, condannandolo ad una lenta agonia. Però il
capo non ritrovato morto autorizzerà il cacciatore ad un secondo
abbattimento, e quindi aumenterà
il numero degli animali uccisi….
Un secondo effetto fastidioso è
legato al fatto che il peso specifico del tombacco. (8,14 grammi/
cmc) è parecchio inferiore a quello del piombo (11,36 grammi/
cmc); di conseguenza un proiettile in tombacco risulterà parec-
chio più lungo di un proiettile in
piombo.
Una prima conseguenza è che
non tutte le carabine esistenti riusciranno a stabilizzare i nuovi
proiettili lungo la traiettoria, dato
che un proiettile più lungo richiede una rotazione più veloce per
stabilizzarsi, e che per una stessa
munizione e proiettili dello stesso
peso la velocità del proiettile e
quindi la sua velocità di rotazione
alla volata sono quelle che sono,
legate al passo della rigatura della canna. Una stessa canna potrà
stabilizzare i proiettili ma non oltre una certa lunghezza.
Rimedio? Aumentare la velocità
del proiettile; ma le munizioni
oggi sono al limite delle pressioni
consentite per i vari calibri, e le
armi sono costruite per resistere
in sicurezza a quelle pressioni;
è vero, molte armi moderne sono
costruite con criteri di robustezza
che sono eccessivi rispetto alle
munizioni che sparano, specie
se si tratta di calibri ancora validissimi ma nati cent’anni fa, le
cui pressioni sono adeguate alle
armi di quel tempo: ma questo
offre una chance solo ai ricaricatori esperti, che possiedano un
calibro come un 7 od un 8 x 57,
un 303 British, un 30/06 o magari un 6,5 x 54 Mannlicher: una
minoranza. Gli altri si troveranno
nella necessità di usare proiettili
di peso inferiore (se disponibili...)
e magari non adeguati al tipo di
selvaggina che intendono cacciare.
Conseguenze? Non poche carabine rese praticamente inutilizzabili, e quindi non commerciabili:
cosa non gradita al cacciatore
che ne possiede, ma ancora più
all’armaiolo che ne ha in vetrina,
per non parlare del produttore
che oltre ad aver in magazzino
armi di difficile smercio, dovrà
adattare il proprio ciclo produttivo per mettere in commercio armi
col passo più corto in grado di
stabilizzare i nuovi proiettili
Un terzo effetto fastidioso dipende anch’esso dalla differente
lunghezza dei due tipi di proiettile: ad esempio, due proiettili da
7mm, peso 140 grani differiranno per circa 8 mm. Nella cartuccia quindi il proiettile sporgerà o
verso l’interno del bossolo, o verso la canna.
Nel primo caso si riduce il volume
del bossolo utile per contenere la
carica, e siccome le cariche moderne sono dosate per sfruttare
al massimo il volume del bossolo, occorrerà ridurre la carica (e
quindi la velocità, a scapito della stabilità) oppure fare sporgere
il proiettile verso la canna. Ma
nelle camere di cartuccia normalmente è prevista una certa distanza prima che il proiettile impegni
la rigatura, per evitare che le
pressioni necessarie a muovere il
proiettile lungo il colletto del bossolo si sommino a quelle per forzare il proiettile nella rigatura, e
le conseguenti sovrapressioni nel
momento iniziale dello sparo.
Per evitare effetti sgradevoli, occorre accettare un’arma con prestazioni inferiori (carica o peso
palla ridotti), e quindi con valore
commerciale inferiore nel caso si
decidesse di liberarsene.
Situazione non rosea, come si
vede: l’unica speranza è che le
rimostranze per vari motivi di
tutto il settore armiero convinca
giudici e legislatori a valutare la
reale inesistente efficacia nella riduzione dell’inquinamento e, per
una volta, a comportarsi secondo
logica.
13
L’angolo del
veterinario
a cura di: Dott. ssa Patrizia Bragagna
REAZIONI AVVERSE AL CIBO NEL CANE: allergia o intolleranza alimentare?
In questi ultimi anni nel cane, come
nell’uomo, abbiamo assistito ad un
crescente aumento di casi di reazioni avverse al cibo, sia su base immunologica (ipersensibilità al cibo
e allergie alimentari), sia su base
non immunogena, le cosiddette intolleranze alimentari (idiosincrasia
alimentare, avvelenamento alimentare, reazioni farmacologiche al
cibo, errori alimentari). I fattori che
entrano in gioco nella determinazione di queste patologie sono: gli
agenti aggressivi che giungono nel
lume intestinale (dieta, virus, batteri, parassiti), le alterazioni della
permeabilità dei villi intestinali e le
alterazioni delle difese immunitarie
normalmente presenti nella sottomucosa intestinale stessa.
Poiché le intolleranze alimentari mimano i sintomi delle allergie alimentari, è pressoché impossibile differenziarle clinicamente e proprio per
questo viene usato il termine riassuntivo di reazioni avverse al cibo
(RAC). Possono coinvolgere diversi
apparati, da soli o in associazione.
Generalmente interessano la cute
(sotto forma di prurito, alopecia, eritema, ecc) e l’apparato digerente (vomito, diarrea, movimenti intestinali).
14
Per intolleranza alimentare
si intende una reazione anormale
negativa ma fisiologica e quindi
non immunitaria dell’organismo, che si manifesta con difficoltà più o
meno gravi nel digerire o
metabolizzare un alimento o un additivo in esso
contenuto. è importante
sottolineare che il cane
può ingerire per lungo
tempo un alimento senza
manifestare alcun sintomo, poiché la sensibilizzazione è sempre preceduta da un lungo periodo
latente. La gravità dei
sintomi è correlata alla
quantità dell’ingrediente responsabile che viene assunta. Un esempio
molto diffuso per il cane è l’intolleranza al lattosio, lo zucchero
contenuto nel latte, che determina
una diarrea osmotica causata da
una deficienza relativa dell’enzima
lattasi associata a processi infiammatori del tratto gastro-intestinale
oppure al consumo di una eccessiva quantità di latte rispetto alle
capacità digestive (es. somministrazione di latte di altre specie nei
cuccioli).
Per allergia alimentare (o
ipersensibilità alimentare) si intende invece una più o meno rapida
ed esagerata reazione patologica
del sistema immunitario nei confronti di un alimento o di un additivo in esso contenuto. A causa di alcuni squilibri del funzionamento del
sistema immunitario, può accadere
che l’organismo consideri queste
sostanze come estranee e pericolose e metta in atto meccanismi in
grado di eliminarle. Rappresenta
circa il 5% di tutte le dermatosi
del cane, e tra il 10 – 15 % delle
malattie allergiche non stagionali.
L’incidenza è maggiore nei cani
affetti già da altre malattie allergiche. La maggior parte dei casi di
ipersensibilità e allergia alimentare
nel cane sono provocati da proteine e gli alimenti più a rischio
sono: manzo, pollo, formaggi, latte vaccino, uova, soia. Nonostante
tutte le proteine alimentari siano da
considerarsi potenzialmente allergizzanti, solo una piccola componente del contenuto totale proteico
lo è. Nell’uomo, per esempio, sono
state individuate perlopiù in glicoproteine di basso peso molecolare. Solitamente il cane reagisce a
più elementi della dieta dello stesso gruppo proteico: troviamo così
cani allergici a diverse proteine di
origine animale e altri solamente a
quelle di origine vegetale. Gli additivi quali conservanti e coloranti
possono contribuire allo scatenarsi
di un’allergia se l’animale è predisposto. A seconda di dove ha luogo la reazione di ipersensibilità e
da quanti anticorpi e linfociti sono
coinvolti, le conseguenze possono variare da episodi improvvisi,
pericolosi per la vita del cane, a
episodi ritardati che provocano infiammazione in una sola parte del
corpo.
sintomi spia che possono far
pensare a una reazione avversa al
cibo sono molteplici e riguardano
vari apparati:
Apparato cutaneo: prurito non
stagionale, eritemi, lesioni epidermiche alla base o all’interno dell’orecchio e sul collo, irritazione nella
zona perianale, arrossamento, edema, alopecia, prurito. Bisogna fare
attenzione: alcune sostanze presenti
nei prodotti usati per il trattamento
delle orecchie possono causare allergia.
Apparato gastro-intestinale:
vomito, diarrea, flatulenza, meteorismo, frequenti eruttazioni e singhiozzi, coliti, fenomeni di malassorbimento, tenesmo, stipsi alternata
a diarrea con presenza di muco nelle feci. La presenza di tre evacuazioni al dì in un cane con forte prurito
deve mettere in sospetto il proprietario nei riguardi di questa patologia.
Più difficile risulta sospettarla in caso
di sintomi gastro-intestinali a carattere cronico, intermittente o addirittura
sporadico particolarmente presente
in cani con predisposizione familiare.
Apparato respiratorio: riniti,
sinusiti, sindromi simil-asmatiche ricorrenti con mancanza del respiro,
tosse.
Apparato oculo-congiuntivale: congiuntiviti ricorrenti, frequenti
lacrimazioni
Apparato urogenitale: cistiti ricorrenti (anche se capita più spesso
nel gatto), urinazioni frequenti
Sistema nervoso centrale: fenomeni di iperattività, sbalzi di umore,
crisi epilettiche, generale tendenza
ad ingrassare (accompagnata da
notevole gonfiore addominale), tendenza a non assimilare (accompagnata da fenomeni di coliti frequenti), affaticamento precoce.
A livello sistemico: significativa
perdita di peso legata a proteinodispersione intestinale da aumento
della permeabilità dell’intestino stesso, shock anafilattico.
La possibile insorgenza avviene a
qualsiasi età, dai 4 mesi ai 12 anni,
ma prevalentemente prima dell’anno di età. Fra le razze di cane
più sensibili alle allergie e alle
intolleranze alimentari troviamo:
Pastore Tedesco, Dalmata, Labrador
e Golden Retriever, Boxer, Cocker
Spaniel, Westhighland White Terrier, Setter Irlandese ma anche molti
incroci.
La diagnosi. Nei nostri animali gli
esami del sangue non riescono ad
individuare l’esatta sostanza che determina allergia alimentare: non c’è
sufficiente correlazione tra i risultati
delle prove allergologiche su sangue
e la reale risposta dell’organismo
verso un allergene alimentare. Per
questo motivo nel cane, ma anche
nel gatto, l’unico modo per ottenere
una diagnosi certa di allergia alimentare è somministrare una dieta
che sia libera al 100% da sostanze
verso le quali l’animale può avere
sviluppato l’allergia o l’intolleranza
stessa, cioè libera al 100% da sostanze delle quali il nostro animale
si è sempre (o spesso) nutrito.
Questa dieta viene chiamata in vari
modi, che possiamo considerare tutti
sinonimi. Essi sono: dieta sottrattiva, dieta ad eliminazione, dieta
privativa, dieta ipoallergenica.
La dieta ad eliminazione può essere
comprata nei negozi (dieta ad eliminazione commerciale) o fatta in
casa (dieta ad eliminazione casalinga). Esistono diete ipoallergeniche
commerciali formulate appositamente per fornire all’animale una fonte
alimentare alla quale il cane o il gatto difficilmente può essere allergico
(ad esempio: agnello + orzo, cavallo + patate, cervo + patate) ed esistono inoltre, diete ipoallergeniche
formulate con alimenti comuni quali
il pollo, trattati però in modo da non
poter essere assolutamente allergenici: in questo caso si chiamano diete a base di idrolisati proteici.
Per alleviare i sintomi nell’immediato, una possibile soluzione è
rappresentata dall’utilizzo di brevi
cicli di glucocorticoidi (secondo necessità nel corso della dieta) o antistaminici per via orale.
è utile anche associare prodotti
come integratori nella dieta a base
di vitamina E, zinco, biotina ed acidi
grassi essenziali Omega 6 e Omega 3, sostanze antinfiammatorie
naturali. In presenza poi di prurito
molto intenso si consiglia di associare una terapia topica con bagni ipoallergizzanti e dermoprotettivi per
riequilibrare la barriera cutanea. è
bene ricordare che sia parassiti intestinali che la presenza di batteri
patogeni nel piccolo intestino possono essere sia cause di enteropatie
croniche, sia predisporre il paziente
ad allergia alimentare. Pertanto si
consiglia l’adozione di una terapia
antiparassitaria ad ampio spettro ed
antibiotica.
15
E continuiamo a dire
che dobbiamo crescere…
di Daniele Saviane
Confini…….
Nell’era della globalizzazione, del
superamento da parte degli Stati
dei confini, dell’accoglienza delle etnie diverse, per noi cacciatori
non è cambiato nulla.
Tutti sono fermi sulle proprie posizioni, a difendere con i denti il
proprio orticello, non accorgendoci
che ci stanno levando anche la terra da sotto le unghie.
Sono socio e presidente della RAC
di Puos d’Alpago che, per territorio, è una delle più piccole della
provincia di Belluno,incastrata fra
le altre quattro Riserve dell’Alpago e
sicuramente fra le più antropizzate.
Il territorio cacciabile si riduce ogni
anno, al contrario della selvaggina,
ben presente nella nostra riserva in
particolar modo il cervo. Tutto bene
quindi, si direbbe.
Sotto certi aspetti si, vedi anche la
recente collaborazione con la RAC
di Farra per la costruzione di un
nuovo centro per il conferimento
della selvaggina.
Essendo la RAC di Puos priva di
montagne e grandi spazi,capita di
frequente di cacciare a confine con
le altre riserve.
Da un paio d’anni si verificano
spiacevoli comportamenti da parte
di alcuni soci della limitrofa riserva
di Pieve d’Alpago.
In particolare lo scorso anno un
nostro cacciatore che si recava in
posta al cervo è stato disturbato
da diversi colpi di fucile ad anima
liscia sparati da un socio della Riserva di Pieve non si è capito bene
a che cosa…
Sia nella passata stagione che in
questa è usanza di alcuni soci della
vicina riserva andare a controllare
il punto esatto di abbattimento degli ungulati lungo tutto il confine
(confine che poi è il greto di un torrente) che questo non si sia verificato nel loro territorio e gli sia stato
rubato qualcosa!
Signori cerchiamo di essere seri, i
problemi che affliggono la caccia
sono ben altri che controllare il metro di terra sul confine.
La recente sospensione del calendario venatorio ne è un esempio.
La guerra fra poveri non ci porta
da nessuna parte.
Non vergogniamoci di essere cacciatori, cerchiamo di rimanere uniti
per salvaguardare i nostri diritti, il
mondo ci guarda e, come sappiamo, non tutti approvano la nostra
passione.
L’intento di questa missiva non è
creare polemica. Io in prima persona e tutti i soci della Riserva di Puos
siamo stati e siamo tuttora pronti a
dare il nostro contributo per migliorare il rapporto fra tutti i cacciatori.
Evitiamo dunque comportamenti
poco consoni alla Caccia.
Loc. Campagna, 2 - 32027 Taibon Agordino (BL)
Tel. 329 1086255 • Fax: 0437 643238 • E-mail: [email protected]
16
FORAGGIAMENTO:
UN’ESIGENZA
GESTIONALE?
a cura di: dott. Umberto Zamboni
La foto sopra riportata, recentemente inviata da una Riserva (la
data di scatto è del 19/10/2012)
dove si realizza un prelievo di
caprioli pari a 10 capi per 100
ettari, è spunto per una riflessione, peraltro sollecitata dall’invio
provocatorio della foto, sul foraggiamento, in questo caso evidente anche fuori dal periodo strettamente invernale.
Chi ha qualche esperienza diretta
di gestione e osservazione di caprioli, denota come i due soggetti
presenti nella foto sono in modo
evidente per muta, dimensioni e
aspetto generale, da considerarsi soggetti scadenti che rientrano
nei criteri del prelievo sanitario o
selettivo, come viene comunemente definito.
Gli animali debilitati o feriti sono
certamente i più assidui frequentatori del luoghi di pasturazione
rispetto ad animali in buona salute.
Ciò consente, come nel caso se-
gnalato dalla foto, una loro individuazione, un’attenta valutazione ed un eventuale prelievo.
Sotto questo profilo, squisitamente opportunistico della gestione
di una popolazione di capriolo,
i punti di foraggiamento sono indubbiamente vantaggiosi.
Il foraggiamento, infatti, in sistemi gestionali dove la fauna assume valore economico per utilizzo
venatorio che ricreativo, è già da
anni entrato nella normale prassi
ed è un’attività normata con specifiche discipline che considerano
anche parametri ambientali e valori etici.
I nuovi concetti gestionali di una
popolazione selvatica sintetizzano nella MPS (massima produzione sostenibile) l’obbiettivo
complessivo, richiamandosi però
ad una visione ecosistemica più
completa, riducendo o eliminando gli interventi artificiosi.
Certo che però nella concezione
comune viene considerata attività
qualificante e meritoria un intervento di predisposizione di campetti di foraggiamento o colture
a perdere e il cacciatore autore è
un benemerito, mentre un apporto di granaglie come quello della
foto è spesso contestato o addirittura considerato come adescamento, e vietato.
Peraltro i risultati e gli obbiettivi
dei due differenti interventi e l’incidenza sulla popolazione è la
stessa.
Quello che è da rimarcare è che
essendo comunque un’azione gestionale non può essere lasciata
all’iniziativa dei singoli, ma deve
essere compresa in una strategia
adottata dalla struttura gestionale
competente per territorio, sia Distretto o Riserva o AFV.
Il pericolo, come sempre succede
nel nostro Paese, è che si proceda con norme legislative e conseguenti sanzioni, con tutte le prerogative negative conseguenti.
Per questo il foraggiamento deve
far parte di una disciplina etica
che consente all’ente territoriale
cui compete l’attività venatoria
di stabilire periodi, modalità e
utilizzo ai fini del prelievo delle
strutture e punti di foraggiamento. Tale disciplina potrà essere
opportunamente comunicata ed i
punti eventualmente resi disponibili durante l’anno anche ad altri
fruitori dell’ambiente e della fauna, dando così riscontro dell’attività gestionale.
17
L’arte della
tassidermia
a cura di: Elvio Dal Pan
Come preparare
ed imbalsamare gli animali
Cura, preparazione e mantenimento delle spoglie e
delle pelli da indirizzare
alla preparazione tassidermistica.
Prima di illustrare le fasi della preparazione vera e propria, ritengo
sia importantissimo parlare di come
sia necessario trattare con particolare cura le spoglie degli animali
(in particolar modo uccelli) che saranno poi avviati ad una eventuale
preparazione. Infatti, per un’ottima
riuscita del lavoro, molto dipenderà
da com’è stato trattato l’animale dal
momento della sua morte all’arrivo nelle mani del tassidermista. Se
l’animale è morto di morte naturale
e non ha ferite d’arma da fuoco o
traumi vari, sarà sufficiente conservarlo in luogo fresco e consegnarlo al più presto al tassidermista.
Nell’impossibilità di farlo entro qualche giorno, si dovrà provvedere al
suo congelamento; in questo caso
saranno necessari alcuni semplici
ma utili accorgimenti soprattutto se
si tratta di uccelli. Le piume, infatti,
se piegate o stropicciate e poi congelate difficilmente riprenderanno
Fig. 1
18
2aa parte
con facilità il loro aspetto naturale;
bisognerà quindi aver cura di lisciare l’animale per il verso delle penne sistemandole con cura nel loro
aspetto naturale. L’uccello sarà poi
adagiato di schiena sopra un cartoncino rigido e posto nel congelatore (fig. 1). Una volta congelato,
con le penne perfettamente integre
e naturali, potremo porlo in un sacchetto di carta o meglio ancora in
una scatola e lasciarlo in congelatore dove, così trattato, potrà rimanere anche per anni.
Purtroppo, nella stragrande maggioranza dei casi, gli animali destinati
all’imbalsamazione sono soggetti
provenienti da cacciatori o morti a
causa di traumi vari, in questi casi il
trattamento prima della consegna al
tassidermista dovrà essere adeguato
alle loro condizioni a volte piuttosto
critiche. Diciamo innanzitutto che se
l’animale è in condizioni disastrose
possiamo tranquillamente risparmiarci il viaggio dal tassidermista
poiché sarà lui stesso a rifiutare il
lavoro se le condizioni del soggetto non saranno tali da garantire la
buona riuscita della preparazione,
se quindi, dopo
l’abbattimento
o il ritrovamento di un animale sarà nostra
intenzione avviarlo verso un
laboratorio di
tassidermia, dovremo attenerci
da subito a delle
semplici ma basilari regole. La prima cosa da non fare, che purtroppo
molti fanno, è quella di mettere l’animale nella cacciatora, magari insieme ad altri, e li lasciarlo per l’intera
giornata, con il pessimo risultato di
toglierlo la sera lordo di sangue,
suo e degli altri animali , sporco e
con le penne tutte stropicciate. Questo costringerà il tassidermista ad
un lungo e fastidioso trattamento di
pulitura e sistemazione del soggetto
prima di iniziare la preparazione la
quale avrà sempre e comunque da
rimetterci da un simile trattamento
per quanto ben fatto, oltre naturalmente ad incidere sul costo finale
della preparazione.
La prima cosa da fare appena avremo in mano il soggetto, sarà di assicurarci che non sussistano ferite
che potrebbero compromettere o
complicare il lavoro del preparatore non consentendo una buona
riuscita dell’esito finale, crani fracassati, ossa delle zampe rotte e
sporgenti, grosse lacerazioni della
pelle, abbondanza di sangue su tutto il corpo ecc. Se presenti, saranno sicuramente deleterie in fase di
preparazione e quindi sarà il caso
di valutare immediatamente se sarà
il caso di spendere dei soldi o di
avviarlo, insieme agli altri, verso la
padella. Nel caso si dovesse scegliere la prima soluzione, dovremo
aver cura prima di tutto di tamponare qualsiasi fuoriuscita di sangue
o di umori vari dall’intestino o dal
becco, cercheremo quindi di individuare per quanto possibile i fori
dei pallini e cercheremo quindi di
tamponarli con del cotone o della
carta assorbente del tipo fazzoletti
usa e getta. Con lo stesso materiale
andremo anche a tamponare l’intestino attraverso il foro anale e la
gola attraverso il becco, evitando
così la fuoriuscita di sangue o materiale organico.
Una volta eseguite queste semplici
operazioni, dovremo aver cura di
avvolgere il soggetto in un foglio di
giornale o meglio ancora di cartoncino dopo aver sistemato con cura le
penne e aver ripiegato la testa sotto
ad un’ala e di riporlo in un luogo appartato e se possibile fresco sino a
quando non potremo curarcene con
più calma (fig. 1). Dobbiamo anche
ricordarci che nelle stagioni calde,
eventuali uova di mosche deposte
nelle ferite si schiudono nel giro di
poche ore con i risultati che ben conosciamo, è quindi inutile dire che
prima lo consegneremo alle cure di
un tassidermista o al gelo di un congelatore, meglio sarà.
Per quanto riguarda i mammiferi, le
operazioni sono un po’ meno complesse dato che la pelle, come vedremo in seguito, dovrà essere sottoposta al trattamento di conciatura
e che in ogni caso togliere sporcizia
Fig. 3
e sangue dal pelo è molto più semplice che farlo dalle piume. Anche
in questo caso però sarà utile attenersi ad alcune semplici regole. Se
la pelle è in buono stato e l’animale
è di piccola taglia, possiamo semplicemente riporlo in un congelatore in
attesa di consegnarlo al
tassidermista, in questo
caso, ossa e crani rotti
in genere non sono un
problema perché ormai
quasi tutti i tassidermisti
sono orientati a montare la pelle su manichini
preconfezionati eliminando così tutte le ossa.
Se invece l’animale è di
grossa taglia, la cosa
diventa un po’ più complicata. Converrete con
me che infilare un ungulato intero in un congelatore sarebbe cosa
alquanto problematica, Fig. 2
non solo per l’assoluta
avversione delle consorti, da sempre convinte che da quelle
parti ci debbano entrare solo le verdure e le fettine di vitello, ma anche
e soprattutto per una mera questione di spazi e volumi. In genere gli
ungulati che sono preparati interi
sono consegnati al tassidermista, il
quale provvede personalmente alla
scuoiatura dell’animale poiché si
tratta di operazione alquanto complessa perché ogni tassidermista a
un suo metodo personale che meglio si adatta al tipo di montaggio
che andrà poi ad effettuare in fase
di preparazione del soggetto. Nella grande maggioranza dei casi, i
cacciatori preferiscono imbalsamare solo
testa e busto degli ungulati, in questo caso
sarà opportuno scuoiare l’animale sino
al collo e dopo aver
staccato la testa dal
busto, consegnare il
tutto al tassidermista
che, dopo aver completato la scuoiatura
della testa, tratterrà
la pelle a lui necessaria per il montaggio.
Se questo per vari
motivi non fosse possibile e non ci
sia la possibilità di congelare il tutto
dovremo provvedere noi stessi a togliere la pelle agendo nel seguente
modo:
L’incisione dovrà essere fatta sempre lungo la spina dorsale (fig. 2)
per animali con le corna, e non
dovrà essere fatta per niente per
animali senza corna poiché tutto il
cranio passerà per l’apertura del
collo stesso.
Dovremo poi usare la massima cautela nel togliere la pelle dalla testa
evitando di rovinarla con lacerazioni che comporterebbero delle
inevitabili e per quanto ben fatte,
antiestetiche cuciture in fase di montaggio.
Il taglio circonferenziale del collo,
dovrà essere fatto all’altezza del
petto o, meglio ancora se possibile,
all’altezza dell’ultima costola (fig.
3) meglio abbondare in pelle che
essere parsimoniosi, eviteremo così
di dover “ammirare” certe preparazioni che in certi casi sembrano essere passate non per un laboratorio
di tassidermia ma per un patibolo
munito di ghigliottina.
Una volta tolta la pelle, il cranio con
le corna potrà anche essere bollito
e pulito prima di essere consegnato
al tassidermista insieme alla pelle,
la quale, sino a quel momento potrà
essere conservata sia salata che in
congelatore. Se si preferirà la prima soluzione, sarà sufficiente cospargere abbondantemente la pelle
nel lato carne con sale grosso da
cucina e riporla in luogo fresco e
asciutto, così trattata si conserverà
anche per parecchie settimane fino
alla consegna che dovrà comunque
essere effettuata nel minor tempo
possibile.
19
passeggiando
nel bosco
Tratto da “Guarire con le Erbe” Fratelli Melita Editore
ATTENZIONE!!!
Prima di utilizzare qualsiasi
pianta medicinale, si leggano
attentamente le eventuali avvertenze contenute nella loro trattazione. Un loro cattivo impiego
può causare seri inconvenienti.
Talune piante, o loro parti o
sostanze da esse ricavate, possono essere addirittura tossiche
o velenose. In ogni caso nell’incertezza si ricorra al consiglio
di una persona qualificata.
DESCRIZIONE:
dotata di rizoma la bistorta ha fusto eretto, non ramificato, dotato di
nodi. Le foglie basali si presentano
picciolate, lanceolate-oblunghe, di
dimensioni maggiori rispetto alle superiori. Sono verdi nella pagina superiore e glauche in quella inferiore.
I fiori rosa carnicino sono disposti in
spighe, fiorisce in primavera-estate.
La pianta può raggiungere il metro
di altezza.
HABITAT:
infestante dei pascoli e dei prati,
ama i luoghi umidi. Frequente nelle
regioni alpine ed appenniniche.
RACCOLTA:
si utilizza il grosso rizoma ricurvo
raccolto in autunno pulito ed affettato per favorirne l’essiccazione al
sole.
AVVERTENZE:
evitare di porre la bistorta a contatto di recipienti in ferro.
20
BISTORTA
Polygonum bistorta
Questa pianta, dalla caratteristica
radice ricurva che le ha guadagnato il nome di bistorta, è comune nei
luoghi umidi e paludosi della collina
al monte.
La pianta contiene tannini, amidi,
acido ossalico e gallico ecc.
Le sue proprietà sono astringenti,
toniche, vulnerarie per cui viene impiegata nelle diarree, nelle perdite
bianche delle donne, nelle emorroidi, nelle piaghe.
Per combattere la diarrea si consiglia l’impiego del clistere confezionato con 30 g. di rizoma fatto bollire per 5 minuti in 1 lt. d’acqua. Si
lascia riposare per un decina di minuti, si filtra e si utilizza nella dose
di 150-200 ml.
Nel caso di emorroidi si fanno bollire 50g. di risoma per una decina
di minuti in 1 lt. d’acqua, si lascia
intiepidire e si fanno ripetuti lavaggi
nel corso della giornata.
Il potere astringente della pianta la
rende utile anche per lavare e curare piaghe, escoriazioni e ferite
superficiali. Anche in questo caso
si utilizza il decotto facendo bollire
20 g. di rizoma per 10 minuti in 1
lt. d’acqua. Dopo aver filtrato si lavano le ferite col liquido o si applicano sulla parte malata compresse
imbevute dello stesso.
La bistorta non conosce particolari
impieghi culinari, benché talvolta
i germogli cotti possono in piccole
dosi arricchire con il loro sapore
piccante le verdure.
Il decotto di bistorta (una manciata
di rizoma essiccato fatto bollire 20
minuti in 1 lt. d’acqua) può essere
utilizzato saltuariamente per lavaggi al viso da chi soffre di pelle grassa.
La bistorta contiene un’elevata
quantità di tannini che la rendono
particolarmente utile in caso di diarree e di emorragie.
Un tempo la pianta veniva impiegata anche nella lotta delle malattie
polmonari ed in particolar modo
come tonico preventivo della tubercolosi.
PREPARAZIONE: 10 minuti
DIFFICOLTà: bassa
ricetta:
di AMEDEO SANDRI
Tratto dal volume “La selvaggina del Veneto nel piatto”
Terra Ferma Edizioni
Tartare
di capriolo
alla senape
foto di: Cristiano Bulegato
Ingredienti per 6 persone
400 g di polpa magra di capriolo
tritata 2 volte
1 cucchiaino di capperi sottaceto
1/2 cucchiaino di scalogno tritato
1/2 cucchiaino di prezzemolo tritato
1 cucchiaio di succo di limone
erba cipollina
salsa Worcester
1 cucchiaino di senape dolce
6 o 12 fette tostate di pane tipo baguette
3 cucchiai di olio extravergine d’oliva
sale e pepe
Preparazione
Ponete in una terrina la carne di
capriolo tritata e conditela con i
capperi tritati, lo scalogno e il prezzemolo, la senape, un’abbondante
macinata di pepe, una spruzzata di
salsa Worcester, il succo di limone
e l’olio.
• Aggiustate di sale e amalgamate
bene; formate con il composto sei
dischi regolari, aiutandovi con un
coppapasta e adagiateli su altrettanti piatti freddi.
• Guarnite ciascun piatto con un
crostino di pane, un filo d’olio e
poca erba cipollina tagliuzzata.
Centro Carni
Gazzi
di Gazzi Fabrizio
Via Pedemontana, 20
SORANZEN di Cesiomaggiore (BL)
Tel. 0439 438161 - Cell. 328 9349009
21
IL PORTO D´ARMI
SCADRà
AL COMPLEANNO
Tratto da www.armietiro.it
Il decreto legge 9 febbraio 2012,
n. 5, ha stabilito che i documenti
di identità e di riconoscimento,
tra i quali figura il Porto d’armi,
scadranno in futuro il giorno del
compleanno del titolare.
Per i titoli attualmente in vigore,
la durata è prorogata automaticamente alla data di nascita
immediatamente successiva alla
scadenza naturale prevista in
origine.
Questa disposizione è stata ribadita dalla circolare della presidenza del consiglio dei ministri
del 20 luglio 2012, n. 7, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale numero 207 del 5 settembre 2012.
Tesseramento
2012/13 - risultati
I dati non sono ancora definitivi in quanto mancano
dei riscontri con i versamenti postali.
Siamo comunque molto soddisfatti perché, nonostante comportamenti scorretti da parte di alcune persone, il calo fisiologico dei cacciatori (diversi abbandonano per l’età, altri per i regolamenti sempre più
restrittivi ed altri perché deceduti) abbiamo avuto un
ulteriore incremento rispetto allo scorso anno di oltre
50 nuovi Soci e ci attestiamo complessivamente su un
numero di 1150 iscritti.
Il Consiglio direttivo ringrazia tutti per la fiducia dimostrata e s’impegnerà ancora di più per tutelare
e difendere il nostro sacrosanto diritto di andare a
caccia.
Contributi
per ripristino ambientale 2012
In questi giorni arriveranno alle Riserve con nostri Associati che hanno fatto ripristino ambientale i contributi decisi dalla Giunta dell’Associazione. Anche quest’
anno è stato deliberato di assegnare euro 5,00 pro-capite da moltiplicare per
il numero dei soci A.C.B. presenti nella Riserva. Ovviamente il contributo verrà
elargito alle Riserve che hanno presentato la domanda e la documentazione
richiesta entro i tempi stabiliti.
Le Riserve sono state nr. 25 e l’importo distribuito è stato di euro 4.150,00
22
NEWS
CALENDARIO
2013
è disponibile per i nostri
Soci, presso il Delegato
di zona, il calendario
2013 che, ci accompagnerà nell’arco dell’anno.
Interessatevi per il ritiro
senza far correre a vuoto il responsabile per il
recapito e aiutatelo nella
distribuzione fra i Soci
A.C.B. della Riserva.
ERRATA CORRIGE
Ci scusiamo per l’errore
PILE PERSONALIZZATO
2013
tipografico nel segnalare l’autore della foto
del mese di luglio: non è
Ivan Carlin, ma Roberto
Sacchet.
Come saprete, per poter spuntare un prezzo
interessante, sono stati ordinati oltre 1000 pile
personalizzati.
Diversi di Voi l’hanno già preso e sono rimasti molto soddisfatti. Più di uno ne ha acquistati
due.
Sono ancora disponibili in buona quantità le taglie L – XL e XXL ed una decina di taglia S e M.
Per poterle avere bisogna ordinarle presso il
Responsabile di zona.
Il libro
“Uomini, monti e animali”
Il libro stampato dall’A.C.B. “Uomini monti
e animali” che lo scorso
anno avete ricevuto in
omaggio come gadget
ha avuto un successo incredibile che è andato
oltre tutte le nostre più rosee previsioni.
Le 2000 copie che avevamo acquistato sono andate a ruba.
Per poter soddisfare le
richieste dei Soci e dei
Simpatizzanti ne abbiamo acquistati ancora un
centinaio dalla Casa Editrice e quindi sono disponibili. Se desiderate fare
un regalo originale, bello
socio
riserva di
e duraturo ai Vostri Parenti od Amici avete la possibilità di prenotarlo presso
il Responsabile della vostra zona o ritirarlo direttamente dal presidente
dell’A.C.B.
tessera n°
anno 2011/1
2
IL PRESIDENT
E
Sandro Pelli
Si ricorda che
la Card Soci 2011/2012
resterà valida fino
ad aprile 2013
23
POESIA:
ULTIMA ALBA
di Alessandro Paluselli
Dei freschi e nativi ruscelli saranno le mie labbra,
tra le nude ed irte rocce resteranno le mie mani.
I miei occhi, tra gli abeti, le albe immacolate
avranno impresso e dei tramonti ruberanno
l’eterno ardore.
Sulle stelle alpine albergheranno i miei piedi, a volte,
in primavera, tra i bianchi crochi.
Per sempre sul mio cuore balzerà la splendida beccaccia
e in un sussulto solleverà le coperte di noccioli spazzandoli
via, verso quell’attimo incontenibile.
Per sempre la mia mente resterà nel silenzio del bosco,
ove per incanto solo i suoni di natura sono ammessi e
tutti i miei ricordi più cari sono annessi.
E per sempre con il cervo resterà la mia anima.
Misteriosa nella notte. Imponente nei suoi passi.
Infinita ed immensa nel suo possente bramito.
A.P. ‘04
SOCIETÀ COOPERATIVA AGRICOLA
Via dei Martiri, 61 - Lentiai (BL) - Tel. 0437 750584 - Fax 0437 750584
APERTA: lunedì, mercoledì, venerdì e sabato 8.30-12.30 e 17.00-19.00, martedì e giovedì 8.30-12.30 - DOMENICA CHIUSA
24
AUGURI
AI SOCI
SCRIVETE
alla redazione
Diventa sempre più difficile trovare
argomenti d’attualità che non siano
già stati trattati. Argomenti con tematiche diverse per esempio sulle armi,
sulle varie malattie del cane, sulle
leggi, sui fucili, sull’ottica, ecc.
Per poter continuare a trattare nel
nostro giornale tali tematiche serve
quindi la Vostra indispensabile collaborazione che consiste nell’inviare
alla redazione le vostre domande su
questi temi ed i nostri Esperti saranno
ben lieti di risponderVi.
Non fateVi problemi e scrivete, solo così avremo materiale
da pubblicare, altrimenti le rubriche del Legale e del Veterinario non ci saranno più.
In questo numero sia la rubrica
dell’avvocato che del veterinario
trattano argomenti su quesiti da voi
formulati
Indirizzate le Vostre domande a:
REDAZIONE CACCIA 2000
c/o Sandro Pelli
Via Trevigiana, 8
32035 SANTA GIUSTINA (BL)
PER POSTA ELETTRONICA A:
[email protected]
[email protected]
Soci A.C.B che nei mesi di settembre, ottobre, novembre e dicembre 2012 hanno compiuto o stanno per compiere gli anni:
RISERVA
NOMINATIVO
NASCITA
ETà
Belluno
DA ROS ANDREA
11-10-1991
21
Agordo
DEL DIN ALESSANDRO
27-12-1989
23
Belluno
SANDON ELISA
2-10-1989
23
Feltre
CAMPIGOTTO MARCO HUBERT
7-12-1987
25
Limana
VEDANA PAOLO
6-10-1987
25
Domegge di Cadore
DEL FAVERO LEO
22-09-1987
25
Sospirolo
CADORE MIRCO
30-11-1985
27
Lentiai
SPADA NICOLA
17-10-1985
27
Lamon
GRISOTTO DEVIS
11-12-1982
30
Valle di Cadore
DA CORTE DANIEL
5-12-1982
30
San Nicolò Comelico
COMIS DA RONCO CLAUDIO
18-07-1983
29
Lentiai
SPADA MARCO
28-06-1983
29
Domegge di Cadore
Canale d'Agordo
Arsiè
Lamon
Mel
Sovramonte
Santa Giustina
Alano di Piave
Trichiana
Sappada
Sovramonte
Lamon
Lamon
Puos d'Alpago
Belluno
Lamon
San Gregorio n. Alpi
Alano di Piave
Canale d'Agordo
San Gregorio n. Alpi
Lozzo di Cadore
San Tomaso agordino
Vas
San Gregorio n. Alpi
Auronzo di Cadore
Gosaldo
Lamon
Belluno
Farra d'Alpago
Ponte nelle Alpi
Auronzo di Cadore
Arsiè
Lozzo di Cadore
Pedavena
Seren del Grappa
Trichiana
Lamon
Auronzo di Cadore
Sovramonte
Santa Giustina
Sappada
San Tomaso agordino
Arsiè
Auronzo di Cadore
Sedico
Sedico
Lentiai
Sappada
Tambre
Sappada
Lentiai
Tambre
Trichiana
Lorenzago di Cadore
FEDON LUIGI
DE VENTURA ERNESTO
CESCATO MARIO
GUERRIERO ANGELO
ZUCCOLOTTO ANTONIO
DALLA CORTE GIAMBERTO
SCHENAL GUIDO
CODEMO NILO
COMIOTTO GUERRINO
QUINZ CHERUBINO
TRENTO BORTOLO
FORLIN FILIPPO
GAIO VITTORE
PIAZZA VITTORIO
MASOCH GIANFRANCO
CONTE GIUSEPPE R.
CADORIN GIOVANNI
MAZZIER GIACOMO
FONTANIVE ANGELO
CENTELEGHE ANNIBALE
DA PRA MAURO
ROSSI MARTINO
SOLAGNA SERENO
ARGENTA GIORGIO
ZANDEGIACOMO MAZZON
BELLANTE GINO
FACEN GILDO
DALL'ANESE GIUSEPPE
BRANDALISE AGOSTINO
BORTOLUZZI LORENZO
VECELLIO REANE DINO
CESCATO MARIO
DA PRA GILBERTO
COSSALTER SILVANO
COLMANET TULIO
MAZZER ETTORE
RESENTERRA ETTORE
DA DEPPO GINO
SLONGO LUIGI
BIBELIA TIZIANO
BENEDETTI ALBINO
MAZZUIA GIOVANNI
BRANDALISE AGOSTINO
CORTE CORINELLO GIULIO
DE NARD RENZO
CARLIN DINO
GERONAZZO MARCELLO
BOCCINGHER ALBINO
SAVIANE ROMEO
BENEDETTI FASIL SILVIO
SCARTON SERGIO
AZZALINI UBALDO
BARP ANGELO
DE MICHIEL GIAN ANTONIO
29-10-1920
30-10-1929
21-09-1930
21-09-1930
14-12-1930
14-12-1930
30-12-1931
1-09-1932
3-09-1932
14-11-1932
3-12-1932
20-09-1933
19-10-1933
23-10-1933
1-11-1933
8-11-1933
10-12-1933
27-12-1933
25-09-1934
17-10-1934
3-01-1935
16-09-1935
15-11-1935
9-09-1936
10-10-1936
26-10-1936
2-09-1937
11-09-1937
7-10-1937
30-11-1937
19-10-1938
30-10-1938
4-12-1938
20-12-1938
11-11-1939
13-11-1939
1-12-1939
22-12-1939
16-09-1940
21-09-1940
6-10-1940
20-10-1940
15-11-1940
15-11-1940
25-11-1940
16-12-1940
15-09-1941
25-09-1941
26-09-1941
8-11-1941
23-11-1941
26-11-1941
22-12-1941
30-12-1941
92
83
82
82
82
82
81
80
80
80
80
79
79
79
79
79
79
79
78
78
77
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76
76
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74
74
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74
73
73
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72
72
72
72
72
72
71
71
71
71
71
71
71
71
... e i più giovani
25
scuola di caccia lentiai
CORSI ANNO 2013
PREPARAZIONE
ESAMI
La scuola, per preparare agli esami i
nuovi cacciatori, continua sempre, con
molto successo, la sua attività.
è iniziato da poco un nuovo corso mentre i precedenti hanno dato dei risultati
veramente molto lusinghieri.
Ai nuovi Cacciatori giungano le più sentite congratulazioni da parte dell’Associazione ed un sentito ringraziamento,
per la passione e professionalità dimostrate, al Responsabile degli stessi Sig.
Berton Giuseppe.
Via Vecellio, 45/B
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T. 0437 31101
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HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO di caccia 2000
Bastianon Barbara, Bellus Luca, Berton Giuseppe, Bragagna Patrizia, Cadorin Giovanni, Cavalli
Daniele, Corra’ Francesco, Crosato Alessandra, Dal Pan Elvio, Fuso Alberto, Grassi Elisabetta,
Grassi Renato, Losso Cristian, Mezzomo Pierlorenzo, Paladini Luciano, Paluselli Alessandro, Pante
Luciano, Pelli Sandro, Pioggia Pasquale, Sacchet Cesare, Sacchet Roberto, Saviane Daniele, Segat
Stefano, Sommacal Elio, Tome’ Dino, Troian Luigino, Zamboni Umberto
Via Trevigiana, 8 Loc. Formegan 32035 Santa Giustina (BL)
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27
RICORDI DI
CACCIA
Simpatico ricordo di un cacciatore da parte di Stefano.
Morale: Da chi ha una grande esperienza c’è sempre da
imparare.
Posso dire di aver conosciuto un
vero appassionato cacciatore di lepri, un mio parente che, purtroppo,
non c’è più. Di lui conservo un bel
ricordo sia come uomo sia come di
un grande cacciatore. Ho iniziato le
mie avventure di caccia proprio con
lui, mio zio e mio papà.
Da subito, vista la mia passione,
volle insegnarmi molte cose del suo
enorme bagaglio di esperienza in
questo campo e ora lo posso dire
con certezza che ne aveva veramente molta, tutta dovuta alla sua
grande passione per questo tipo di
caccia.
Lui non ne capiva molto della morfologia dei cani e neanche di genealogia, “ie solo paroloi” diceva,
“quelà alè ancora della me raza
vecia e al gen bon sicur”. Sono
28
convinto che lui sarebbe riuscito ad
addestrare per la caccia alla lepre
qualsiasi cane, degno di questo
nome, magari mettendogli un sasso
al collo purchè camminasse con il
naso per terra.
Mi ricordo quante volte l’ho incontrato nei suoi giri di ispezione, in
inverno appena chiusa la caccia,
alla prima nevicata per vedere i
salti delle lepri che erano rimaste in
zona; ma anche d’estate andava a
controllare nei cumuli di terra delle
talpe o vicino ai sassi dei confini se
c’erano le “fatte” delle lepri, grandi
o piccole, che poi immancabilmente mi ritrovavo nelle tasche senza
saperlo e ti diceva “quà la fat e la
gehe nè ma, la via, no parchè ghe
nè masa gat”.
Era così anche quando lo vedevo,
durante l’estate, che con i suoi cuccioloni li portava nelle pasture per
addestrarli. Gli dicevo: “ma Bino
te sa che non se pol!” e lui: “non
cope mia nesuni!”.
Il giorno dell’apertura della caccia
era pronto sulla porta di casa con
scarponi, pantaloni di fustagno,
camicia grossa, cacciatora aperta, capello in testa, sempre un po’
storto, la vecchia doppietta, rigorosamente a cani esterni di traverso
sulla schiena con il bastone ed i
cani a guinzaglio.
Arrivati ti diceva: ”molone andè
stamatina?” era una domanda assurda pensavo io, tanto poi decideva sempre lui. Una cosa era certa
lui, i suoi cani, li portava sempre:
vecchi, giovani, bravi o non bravi
(cosa rara) non ricordo di averlo
visto a caccia senza uno dei suoi
amati cani, piuttosto senza il fucile!
Di una cagna in particolare mi raccontava: la vecchia Berna, che era
molto furba e abile, riusciva a prendere qualche lepre appena scovata
tanto da raccontare che in una stagione riuscì a portare a casa ben
otto lepri con solo cinque fucilate.
Che belle discussioni con lo zio e
mio papà quando lui con la sua tenacia si fermava in un posto anche
più di due ore e gli altri volevano
cambiarlo, perchè i cani facevano
fatica a concludere o in altre occasioni dove cambiava posto velocemente incurante delle critiche degli
altri. Aveva sempre una risposta alle
sue teorie che, nella maggior parte
delle volte, erano giuste. Ricordo le
più classiche “la al là fat la batuda,
la via al là fat la cadena, la nol pol
eser parchè ale ciaro de luna”.
Quante volte l’ho sentito dire quando uno di noi mancava una lepre:
“ghe ol i balin coi oci e polver de
possagno” (ci vogliono i pallini
con gli occhi e polso fermo) e poi
giù una bella risata. Al ritorno della mattinata di caccia dopo la sua
classica battuta: “No lè ancora not”
che stava a significare che fino
all’ultimo c’è speranza, era d’obbligo la tappa a casa sua con il caffè
e un bicchiere di vino.
Di Bino ho numerosi altri bei ricordi
ma vado soprattutto fiero di quello
che mi ha insegnato in oltre vent’anni di caccia con lui e lo posso solo
ringraziare.
Ciao Bino.
S. Stefano
Il monitoraggio sul territorio
della provincia della
presenza di orso bruno
Corpo di Polizia provinciale di Belluno
A partire dalla primavera del 2009,
con l’arrivo di un orso che sarebbe
divenuto famoso, il fenomeno ecologico della dispersione di giovani
individui dalle popolazioni slovena
e trentina ha portato ad un certo incremento delle segnalazioni di presenza di questa specie. Nel frattempo le tecniche di indagine genetica
sono state perfezionate, e le analisi
sui reperti biologici per identificare
specie ed individuo hanno raggiunto
tempi e costi sostenibili, modificando
profondamente le metodologie di monitoraggio e i risultati ottenibili; parallelamente alcuni agenti del nostro
corpo hanno acquisito una notevole
esperienza nella tecnica del monitoraggio con foto-trappole, portando a
risultati di notevole interesse, anche
per tutti gli studiosi e tecnici che si occupano di orsi al di fuori della nostra
provincia.
Con il metodo naturalistico, fino a
poco tempo addietro l’unico disponibile se non negli ambiti accademici,
consistente principalmente nell’osservazione sul territorio dei segni di
presenza di una specie, per ottenere
stime sul numero di individui e dati
sull’uso dello spazio, soddisfacendo
al minimo criteri di obiettività, era necessario un grande sforzo in termini
di numero di operatori e tempo dedicato. Con l’attuale impiego delle tecniche di analisi genetica dei campioni
ritrovati, il metodo è divenuto “opportunistico”: quando viene segnalata
la possibile presenza di un orso, per
una pista sospetta, un’incursione in
un apiario o un avvistamento, un operatore sul posto cerca i campioni utili,
vale a dire pelo o escrementi. Se di
orso dovesse trattarsi, quasi sempre
personale esperto è in grado di “scovarli”. Quindi l’analisi di tali reperti
fornirà la conferma oggettiva della
specie, identificherà l’individuo, il
sesso, e se di animale già monitorato
dovesse trattarsi , anche la valutazione dell’età. Quindi si intuisce quante
informazioni sul numero minimo di
soggetti diversi e sull’uso del territorio
questo metodo può offrire, con uno
sforzo minimo e bassi costi per le Amministrazioni coinvolte.
Come anticipato, al monitoraggio
opportunistico il Corpo di Polizia
Provinciale di Belluno oggi affianca
il monitoraggio con l’impiego di fotocamere digitali fisse, attivate automaticamente dal passaggio di animali.
Individuati i più frequenti punti di passaggio, tali foto trappole vengono lì
posizionate, e ad intervalli di 15-30
giorni, filmati e foto scattate vengono
visionati; questi, oltre a registrare
data ed ora di passaggio, fornendo
quindi indicazioni sul comportamento, a volte permettono di distinguere
soggetti diversi, grazie alla valutazione comparativa delle dimensioni o a
caratteristiche particolari nella colorazione del manto, integrando così i
dati ottenuti dalla genetica.
Con l’impiego delle tecniche descrit-
2009
M5, maschio
adulto prov.
Slovenia
Kj2G2, maschio
adulto prov.
Trentino
foto di: C. Sacchet
te, oggi sappiamo che dal 2009
ad oggi il territorio bellunese è stato
frequentato da almeno 6 individui
diversi; nel 2012 in particolare gli individui presenti sono risultati 4, come
riassunto nella tabella in basso.
I soggetti MJ4 e DG2 sono entrambi
rilevati costantemente negli ultimi 24
mesi, e sembrano prediligere una
particolare zona, compresa tra la
Valle del Boite , corso del Piave e Val
Cordevole e la frequentazione di altri
soggetti negli anni passati in altre parti della Provincia indica che l’intero
territorio bellunese presenta condizioni ecologiche favorevoli alla specie.
La formazione in futuro di una popolazione stabile nel bellunese come
sulle Alpi è un fenomeno tutt’altro che
scontato, dipendendo da molti fattori
tra i quali il più decisivo sarà l’accettazione delle comunità che vivono
in montagna: certo è che l’orso è un
indicatore di qualità ambientale, un
valore aggiunto che valorizza un territorio che va preservato.
Christian Losso, Cesare Sacchet
C.P.P Belluno
2010
2011
2012
M5
MJ4
MJ4
MJ4, maschio
adulto prov.
Trentino
DG2, maschio
prov. Trentino
DG2
Gen15, maschio
adulto prov.
Slovenia
Soggetto giovane
non ancora
geneticamente
riconosciuto
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NOTIZIE
DAI CIRCOLI
CIRCOLO DI AURONZO
Nella Riserva di Auronzo il piano d’abbattimento,
relativo al cervo palcuto, si è completato in poco
tempo. Ecco la foto dei due capi più belli abbattuti.
Sopra quello del nostro Presidente preso in Val Marzon con carabina Sauer 202 cal. 7 RM.
Mentre sotto quello del ns. Socio Zandegiacomo Seidelucio Enrico abbattuto in loc. Federavecchia con
carabina cal. 7 RM.
NUOVO DIRETTIVO
DELLA RISERVA DI LIMANA
Le dimissioni, per problemi personali, dalla carica
di Presidente da parte di Segat Stefano hanno comportato la convocazione dell’Assemblea dei Soci per
rieleggere il nuovo Consiglio direttivo della Riserva.
Dopo un sentito ringraziamento a Stefano da parte
dei Soci presenti per l’impegno da lui profuso nella
conduzione della Riserva si sono svolte le votazioni
che hanno dato il seguente risultato:
Presidente: Sig. Cibien Manolo
Vice Pres.: Sig. Del Bon Enrico
Segretario: Sig. Balcon Aldo
Consiglieri: Sig. Deola Enrico
gestione controllo cinghiali Sig. Bianchet Luciano
Sig. Dall’ò Alessandro
Sig. D’Isep Dino
Sig. Gasperin Doriano
Anche la redazione di Caccia 2000 ringrazia Segat
Stefano per il lavoro svolto e confida di averlo ancora come prezioso collaboratore di Caccia 2000. Si
congratula anche con tutti i nuovi Eletti e formula loro
i migliori auguri di buon lavoro.
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CIRCOLO DI RIVAMonte - voltago
CIRCOLO DI FARRA D’ALPAGO
Lettera
a Fausto
Pubblichiamo molto volentieri la foto del nostro Socio Zoppè Camillo della Riserva di Farra d’Alpago,
appassionato segugista, che si è classificato al primo posto nel campionato provinciale SIPS su lepre
a coppia con il punteggio di 822,5. Complimenti
anche dalla Redazione.
Ci manchi tanto,
Fausto,
a me, alle tue sorelle,
ai tuoi cognati,
ai nipoti a tua mamma e alla tua adorata figlia Valentina.
Ci manca la tua allegria, la tua grande disponibilità
nei confronti di tutti che nascondevi sotto una scorza
all’apparenza rude. Chi ti conosceva bene sa quanto buono fossi e capisce adesso il grande vuoto che
ci rimane.
Ti ricordo il giorno precedente alla disgrazia, nel
giardino di casa mia sorridente a giocare con i miei
figli. Non mancavi mai ad un compleanno.
Parlavamo di caccia quel giorno di vigilia di apertura e mi assicurasti che quel capriolo che ti aveva
beffato diverse volte non l’avrebbe scampata. E così
è stato. Eri di parola Fausto.
Appassionato cacciatore ed amante della natura
come pochi avevi preso tutti i “patentini” di esperto
selezionatore, ti mancava solo quello, difficilissimo,
al camoscio.
Ci mancherà la tua visita, dopo l’abbattimento di
un ungulato. Non mancavi mai di dividere un po’ di
carne con tutti i parenti.
Ci mancherà la tua allegra presenza alle cene di
famiglia, che solo tu sapevi rendere così spassose e
divertenti.
Ti ricordo così, uomo di poche parole con un cuore
grande come le tue montagne.
Ciao Fausto,
To cugnà saioc
CIRCOLO DI LIMANA
Un grande dono dal nostro angioletto.
Un bel cinghiale di 150 kg pulito, preso da Stefano
e Paolo in località “Saonera” Limana.
Per gli appassionati di statistica: 150 kg pulito.
Abbattimento con carabina 300 W.M.
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PICCOLI BINOCOLI,
GRANDI CACCIATORI
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a cura di - Associazione Cacciatori Bellunesi