4 9 9 1 4 1 0 2 P E R I O D I C O D I 2 0° dell’ARTE C U L T U R A E I N F O R M A Z I O N E Fondato da Carlo Accossato nel 1994 CORRIERE Direzione e Redazione: P.za Zara, 3 - 10133 Torino Tel. 011 6312666 - Fax 011 6317243 - email: [email protected] - www.corrieredellarte.it Art. 2 Comma 2 Legge 662/96 - Pubblicità inferiore al 45% Spedizione in abbonamento postale Anno XX - n° 6 - Venerdì 28 Marzo 2014 € 2,50 COURRIER DES ARTS Anniversario L’apoteosi del collezionismo degli Este Il Corriere dell’Arte è su facebook con più di 7.000 contatti da tutto il mondo e on line con oltre 500 visitatori al giorno Notevole affluenza alla mostra “Splendori delle Corti italiane” in corso presso la Reggia di Venaria (To) è Tura che apre la rassegna. Centro avanzato del Rinascimento, Ferrara espresse con i duchi Alfonso I (15051534), Ercole II ed Alfonso II una illuminata committenza che vide la presenza di Tiziano - in mostra con il Ritratto di Tommaso Mosti, della Gal- MARIA LUISA TIbONE la prima di alcune grandi mostre - dopo gli Este, sarà la volta dei Medici e dei borboni - che esploreranno i valori delle collezioni principesche italiane. Precede anche annunciata per il 2015, in significativo rapporto con l’Expo - la presentazione a Venaria di 15 opere di Raffaello, che il presidente del Consorzio, Fabrizio Del Noce ha voluto annunciare precocemente, in occasione del vernissage di Splendori delle Corti italiane, Gli Este, Rinascimento e Barocco a Ferrara e Modena, che fino al 6 luglio presenta nelle Sale delle Arti del Castello di Venaria una stupefacente sfilata di opere commissionate e collezionate dalla corte estense nei suoi due momenti di grande splendore. Il tragico evento del terremoto del maggio 2012 ha colpito, fra l’altro, anche lo spazio prezioso della Galleria Estense di Modena. Ancora chiusa per lavori in corso essa ha fornito con il competente ap- Dosso Dossi “Giove che dipinge le ali delle farfalle” 1523-1524 © Castello del Wawel, Cracovia porto del soprintendente Stefano Casciu, curatore della rassegna, una serie di importanti opere che costituiscono il fil rouge della mostra appena inaugurata a Venaria. Sono 90 tra dipinti, sculture, strumenti musicali, opere a stampa e manoscritti che in 15 sale ricostruiscono lo straordinario cammino Piero Manzoni è A Palazzo Reale di Milano stata inaugurata il 25 marzo scorso al Palazzo Reale di Milano la mostra Piero Manzoni 1933-1963, che illustra uno degli autori più geniali, innovatori e controversi del XX Secolo. Promossa e prodotta dal Comune di Milano - Assessorato alla Cultura, Palazzo Reale e Skira Editore, che ha pubblicato, oltre al catalogo, anche il volume di Flaminio Gualdoni Breve storia della merda d’artista (collana SMS SkiraMiniSaggi), l’esposizione è curata da Flaminio Gualdoni e Rosalia Pasqualino di Marineo, in collaborazione con la stessa Fondazione “Piero Manzoni” ed è realizzata nell’ambito del Progetto “Primavera di Milano”. E proprio Milano è stata la città ove Manzoni ha operato da protagonista della stagione di maggior fervore del Secondo Dopoguerra, ponendosi a fianco di un maestro come Lucio Fontana e agendo da referente primario della neoavanguardia europea, tra la Francia di Yves Klein e la Germania del Gruppo Zero, l’Olanda del Gruppo Nul e la dimensione cosmopolita di Nouvelle Tendance. Mezzo secolo è trascorso dalla sua scomparsa precoce, e il riconoscimento internazionale di Manzoni è un fatto com- d’arte della committenza e del collezionismo dei Signori estensi. La presenza rinascimentale trionfava a Ferrara, capitale prima del marchesato, poi del ducato. Il mecenatismo e il collezionismo la fecero grande: ne ricordano il prestigio opere come il grande dipinto del Sant’Antonio di Cosmè piuto. Per questo Milano ha appunto deciso di dedicargli una retrospettiva - la più importante mai realizzata in città dalla sua morte -, che ne documenti il percorso in tutta la sua ampiezza e ricchezza problematica, attraverso la presentazione di oltre centotrenta opere che rendono conto della sua intera parabola artistica. Palazzo Reale di Milano P.za Duomo 12 “Piero Manzoni 1933-1963” Mostra retrospettiva a cura di Flaminio Gualdoni e Rosalia Pasqualino di Marineo Fino al 2 giugno Info: 02 89415532 www.comune.milano.it Piero Manzoni, “Merda d’artista” © Fondazione ‘P. Manzoni’ leria Palatina di Firenze - e di Dosso Dossi autore della Maga Melissa della Galleria borghese e del Giove che dipinge le ali delle farfalle (1523-24) (nell’immagine), dipinto stupefacente giunto da Cracovia. I fasti e le committenze ai più grandi artisti del Rinascimento - Giovanni bellini, Correggio, Tiziano, Tintoretto - s’ accostano nei Camerini: quello della via coperta, quello delle pitture con i baccanali di Tiziano e quello d’alabastro, decorato all’antica dal Lombardo: tutti luoghi mitici e perduti, di cui la mostra porta ricordo. Dell’età di Alfonso II (15591597) è la sezione dedicata alla passione antiquaria ed alla musica d’élite. Qui è l’arpa decoratissima, a ricordo dei raffinati concerti di madrigali della duchessa Margherita Gonzaga. Importanti documenti letterari scandiscono il percorso espositivo: ricordiamo la prima edizione dell’Orlando Furioso dell’Ariosto e, a rievocazione dell’evento sismico del 17 novembre 1570, il singolare studio di Pirro Ligorio sui terremoti. Ma ecco la crisi dinastica: con l’età di Cesare (1597-1628) il papato rivendica la devoluzione del feudo estense: occorre “rifar Ferrara a Modena”. Principe ideale, protagonista è il duca Francesco I (1629-1658), ritratto da Velasquez nel dipinto esposto e da bernini un un famoso busto.. Sarà creatore della nuova capitale ma anche della delizia suburbana di Sassuolo, affidata ai decori dell’équipe del francese boulanger. Si crea la Galleria Ducale e si avvia un grande percorso collezionistico. Con il duca Francesco II (16741694) è di nuovo il trionfo della musica: gli dedicarono composizioni Arcangelo Corelli e Alessandro Stracontinua a pag. 2 I.P. NEwYORk NEwYORk D foto © aut. DAL NoSTRo CoRRISPoNDENTE MAURo LUCENTINI ei numerosi astri che costellavano l’ambiente artistico della Francia del Secondo Impero non ce n’era nessuno più luminoso di uno scultore, Jean-Baptiste Carpeaux. Ma non perchè questi fosse, come era, amico dell’imperatore Napoleone III e di sua moglie Eugénie, e anche maestro di disegno del giovanissimo principe ereditario. Nemmeno perchè avesse fatto di loro, nonchè di molta della gente che contava in quel periodo, dei bellissimi ritratti, o perchè fosse anche politicamente dalla parte giusta, ma perchè molti erano arrivati a vedere in Carpeaux uno dei massimi esponenti della sua arte nella storia. Lui stesso ambiva ad essere, e pensava di esserci effettivamente arrivato, l’erede spirituale di Michelangelo. A giudicare dalle opere adesso raccolte in una completamente inaspettata sua mostra retrospettiva al Metropolitan Museum di New York - The Passions of Jean-Baptiste Carpeaux - una pretesa tanto grande non sembra eccessiva. Anzi: nella sua qualità essenzialmente di ritrattista c’è da credere che nessuno, nella storia della scultura, gli sia stato al disopra come penetrazione psicologica dei soggetti; e che lo stesso Michelangelo non sia stato superiore a lui nella capacità, invero soprendente, di rappresentare nella pietra la morbidezza e insieme la vitalità del corpo umano. In Italia e a Roma, Carpeaux ha trascorso diversi anni come vincitore del Prix de Rome immerso nello studio dei suoi grandi predecessori; e qui ha realizzato quello che è forse il suo capolavoro, il gruppo scultoreo del conte Ugolino e i suoi figli. Per ciò che concerne il lato biografico del legame di Carpeaux con Roma, per avvertirne la profondità basta vedere uno dei capolavori esposti a questa mostra: il ritratto di una giovane contadina, Barbara Pasquarelli detta “la Palombella”, L’astro della scultura “Le passioni di Jean-Baptiste Carpeaux” al Metropolitan Museum Jean-Baptiste Carpeaux “La Palombella in ancient style” Petit Palais © MetMuseum pensierosa e dolce, tra i suoi più belli. è la ragazza che Carpeaux, già sposato sebbene allora solo ventiseienne (era nato nel 1827), aveva incontrato a Trastevere dove lei capitava ogni tanto dal suo paese di Palombara Sabina, e di cui si era appassionatamente innamorato; un affetto corrisposto dalla ragazza, ma solo idealmente, perchè già promessa dalla famiglia a un altro. Carpeaux non la dimenticherà mai, nemmeno dopo il suo ritorno in Francia e il suo grande successo alla corte napoleonica e poi negli anni successivi alla caduta dell’Impero. Poco dopo Carpeaux era caduto malato, di una malattia che non l’avrebbe lasciato più, e dopo anni strazianti nel 1875 era morto di cancro della vescica. Aveva quarantotto anni. La mostra, è stata curata in gran parte da Elena Carrara, giovane “research associate” del Metropolitan Museum. Essa conta 150 tra statue, studi preparatori, quadri e disegni, fatti pervenire da ogni parte del mondo ma soprattutto dal Museo di Valenciennes dove Carpeaux era nato, dal Louvre, dal Petit CINEMA CORRIEREdell’ARTE 28 Marzo 2014 Pagina 11 COURRIER DES ARTS Palais e dal Musée d’orsay, il ricordo di Roma è anche immortalato da un sognante, patetico, bellissimo dipinto della riva sinistra del Tevere con le costruzioni ovviamente scomparse dal tempo dell’arginamento. Chi scrive, e che come autore di una guida artistica di Roma ha dovuto addentrarsi in ogni cunicolo della città eterna, sa che in uno dei suoi angoli più riposti c’è una Via della Palombella; e spera che si tratti di un ricordo di quella malinconica fanciulla e, allora, anche di un ricordo di Carpeaux, anche se ciò è, purtroppo, del tutto improbabile. The Metropolitan Museum of Art 1000 Fith Ave. – New York (NY) “The Passions of Jean-Baptiste Carpeaux” Retrospettiva Info: 001 212 5357710 www.metmuseum.org foto © aut. DreamWorks 20th Century Fox Successi a tutta animazione Dal Box Office USA Confermando la popolarità dei cartoni animati prodotti con le nuove tecnologie, la scorsa quindicina ha visto il successo di Mr. Peabody & Sherman, frutto della collaborazione tra DreamWorks di Steven Spielberg e 20th Century Fox. Arrivando primo come incassi nella seconda fine di settimana di marzo, il film ha totalizzato in questo mese oltre 63 milioni, non male dal lato economico anche con un costo di produzione di 145 milioni; si tratta infatti solo dei biglietti venduti nelle sale americane. I famosi studi Dreamworks di hollywood, ideati da Spielberg al tempo della sua maggior fortuna, sono tuttavia da tempo pericolanti per un seguito di altri insuccessi come, in questo stesso mese, Need for Speed, ennesimo film sulle corse automobilistiche. Messo in circolazione attraverso la Walt Disney e nonostante mirabolanti previsioni di molti specialisti, il film ha stentato a mettersi in lista per il terzo posto nella statistica Rentrak incassando meno di 18 milioni contro un costo di 66. Il secondo posto è andato a 300: Rise of an Empire della Warner Brothers, che nei due primi week-end ha totalizzato oltre 78 milioni. Continuazione di una serie di action movie con Sullivan Stapleton, il film, in due settimane, ha recuperato quasi la metà del costo di produzione di 100 milioni. Tra le delusioni del periodo va incluso infine Single Moms Club di Tyler Perry (Lionsgate), arrivato quinto nella statistica di metà mese. (ma. lu.) [I dati ufficiali degli incassi sono forniti dall’Agenzia Rentrak ©]