GRUPPO
CAFFÈ
RI
VENETO TORREFATTO
TRI
FEBBRAIO 2014
60
°
anniversario
4
febbraio 2014
Speciale
4 1954-2014 sessant’anni
del Gruppo Triveneto
Torrefattori Caffè
Editoriale
6 60 anni
Mercato Internazionale
7 Dinamiche da
sovrapproduzione
Le aziende informano
7 Newsletter Vollers
1954-2014
sessant’anni
del Gruppo Triveneto
Torrefattori Caffè
Scorte: nuove prassi
Pillole d’export
8 Germania
Attualità
10 Debranding: far perdere
12
14
15
le tracce... disorientare
per orientare il cliente
Moka, piccoletta di casa.
amore degli Italiani
Il trasporto delle merci
nodo cruciale per il futuro
delle aziende
Quando il caffè è
sinonimo di libertà
Costume e cultura
16 La letteratura entra
nella caffetteria
Paesi Produttori
18 Caffè e storia
si intrecciano
Produttori - Focus Indonesia
20 Flores e Bali
Associazione Caffè Trieste
21 Sostegno ai produttori:
quando è realmente
efficace
Rassegna stampa
23 Caffè e salute:
Le ultime ricerche
sugli effetti benefici
del caffè
L’Angolo del Consulente
24 Le nuove compensazioni
Social Media
25 Le schede della pagina
facebook
Scadenzario Fiscale
26 Mese di febbraio 2014
Vita Associativa
27 Quota associativa 2014
27 Nuovi soci
27 Programma-invito
60° anniversario GTTC
Il 1954 è stato un anno di grande
importanza, per l’unione del nostro
paese, per lo sviluppo industriale, per
le conquiste sportive… e tanto altro,
tutto ha concorso a influire su usi e
costumi di noi italiani.
Ecco cosa succedeva.
Lo stipendio medio di un impiegato
era di 50.000 Lire e quello di un
operaio di 40.000 Lire mensili, il 3
gennaio veniva inaugurata la
televisione italiana con programmi
regolari di circa 4 ore giornaliere, un
televisore era venduto al prezzo medio
di 160.000 Lire, la 1100 FIAT costava
970.000 Lire e, l’anno successivo,
nasceva la FIAT 600, l’utilitaria che
avrebbe contribuito a motorizzare
l’Italia e mezza Europa.
Nello stesso anno, Achille
Compagnoni e Lino Lacedelli, con
Editore:
GRUPPO TRIVENETO TORREFATTORI DI CAFFÈ
Aut. Trib. Trieste n. 772 del 24/01/1990
Amministrazione:
CONSORZIO TORREFATTORI TRE VENEZIE
34141 TRIESTE - Via G. Ananian, 2
Tel. 040 390 044 - Fax 040 938 4589
www.gttc.it - [email protected]
Direttore responsabile:
Susanna de Mottoni
e.mail: s.demottoni @ me.com
Grafica e fotocomposizione:
Giuliana Naso Baiez - Trieste
Stampa:
ART GROUP S.r.l. - Via Malaspina, 1 - Trieste
Tel. 040 828 382 - 040 828 384
l’apporto decisivo di Walter Bonatti,
conquistavano la vetta del K2; la
spedizione era guidata da Ardito
Desio.
Il quotidiano e l’espresso costavano
trenta Lire, 1 kg di carne circa 1.400
Lire.
Il 26 ottobre, dopo circa 10 anni di
governo militare alleato, la nostra
cara Trieste tornava all’Italia.
Io, bambino, ero lì in Piazza Unità
d’Italia con mia madre e ricordo che
mio padre, non ho idea di come riuscì,
a un tratto sbucò dal palco delle
Autorità. Mi piace ricordare questa
comparsa come foriera di futuri
successi…
Nel frattempo, negli anni del
dopoguerra, l’accresciuto potere
d’acquisto della popolazione faceva
Hanno collaborato a questo numero:
Mattia Assandri, Giorgio Caballini di
Sassoferrato, Antonio e Diego Franciosa,
Emilio Galeandro, Giovanna Gelmi,
Bernardino de Hassek, Maria Cristina Latini,
Giacomo Mallano, Óscar René García Murga,
Massimo Petronio, Lorenzo Polojac
Fotografie: Archivio GT TC
Pubblicità: In proprio
CHIUSO in tipografia il 27 gennaio 2014
Il Notiziario Torrefattori non è responsabile dei contenuti degli annunci
e degli spazi pubblicitari, della loro mancata pubblicazione o di loro
inesattezze. Inoltre, la dirigenza, non si assume la responsabilità per
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qui pubblicato, salvo espressa autorizzazione scritta rilasciata dall’Editore.
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informatico della Redazione i dati personali forniti, garantendone la
massima riservatezza e utilizzandoli unicamente per l’invio del
periodico. Ai sensi dell’art. 13 della legge 675/96, i dati potranno
essere cancellati dietro semplice richiesta da inviare alla Redazione.
5
febbraio 2014
rapidamente abbandonare l’utilizzo
dei surrogati e ritrovare il piacere del
caffè all’italiana. Aumentavano i
consumi pro capite e questo richiamò
l’interesse di molti imprenditori che
decisero di affrontarne il rischio, ma
anche un’affascinante avventura,
iniziando la loro attività di torrefattori.
Fu ben presto avvertita l’esigenza di
fondare un’associazione per avere
una maggiore unità organizzativa.
Il 15 febbraio del 1954 nasceva il
GRUPPO TRIVENETO TORREFATTORI
CAFFÈ.
A Padova, quel giorno, si svolse
un’Assemblea Costituente che
approvò il primo Statuto del sodalizio
e stabilì di istituirne la sede a Venezia.
Oggi, dal 5 luglio 1978, la sede del
gruppo è a Trieste. Il primo Presidente
del GTTC, dal 1954 al 1960, è stato
il cavaliere Raffaele Lionello.
Gli è succeduto, dal 1960 al 1972, il
cavalier Angelo Goppion.
È stata poi la volta del commendatore
Armando Giordani cui è succeduto,
a causa della sua scomparsa, il
vicepresidente Bruno Vidal, fino al
termine del mandato nel 1978.
Il quinto Presidente è stato mio padre,
il conte dottor Vincenzo Caballini di
Sassoferrato, che ha retto il sodalizio
per ben vent’anni, precisamente dal
1978 al 1998, e al termine del suo
ultimo mandato è stato eletto per
acclamazione Presidente Onorario.
Dal 1998 al 2004 ha sapientemente
retto le redini del gruppo il ragioniere
Sergio Goppion, figlio del cavalier
Angelo.
Dal 2004, ripercorrendo le orme
paterne, ho la responsabilità e l’onore
di ricoprire questo prestigioso incarico.
La carica di segretario, il cui apporto
è da sempre fondamentale per la
gestione del gruppo, vede la
successione di queste nomine.
Il primo segretario è stato il dottor
Dino Stefani che ha gestito il Gruppo
per molti anni.
Con il trasferimento della sede da
Venezia a Trieste, il consulente del
lavoro Rinaldo Paduani ha assunto
la segreteria dal 1978 al 2001, anno
della sua scomparsa.
Gli è subentrato per un breve periodo
il figlio Brenno.
Nell’aprile del 2002,
contemporaneamente al
trasferimento della sede da Via
Fortunio a Via Raffineria, la carica è
stata affidata a Mario Parisi, che
validamente e con competenza è
riuscito a riportare ordine all’ufficio.
Dal 2004 il ruolo di segretario del
Gruppo è abilmente ricoperto da
Antonio Franciosa.
Nel 2005 la sede del GTTC è stata
trasferita nel nuovo accogliente ufficio
di via Ananian 2, sempre a Trieste.
Attualmente il Gruppo Triveneto conta
255 soci di cui 46 del Triveneto e 209
delle altre Regioni d’Italia.
Nel 1989 si è deciso di dare più
visibilità al Gruppo tramite la
pubblicazione periodica di un
notiziario che, da semplice foglio
redatto in formato ciclostile, nel
tempo è divenuto un fondamentale
strumento di informazione, invidiatoci
da tutti gli interessati al settore del
caffè.
Attualmente il Notiziario Torrefattori
viene spedito ogni mese,
gratuitamente, a circa 2000
destinatari.
Il primo Direttore, nonché
contemporaneamente segretario del
Gruppo Triveneto, è stato il c.d.l.
Rinaldo Paduani, che ha ricoperto
l’incarico dal 1989 al 2001.
Gli è subentrata, per un breve periodo,
Angela Martini.
Dal 2002 al 2012 la direzione è stata
assunta con competenza e
professionalità da Gianni Pistrini.
Dal maggio 2012 la Direttrice è la
dottoressa Susanna de Mottoni che
ha contribuito molto all’ulteriore
miglioramento e rinnovamento del
mensile.
Ciò che il Gruppo ha fatto, sta facendo
e farà è sotto gli occhi di ognuno di
noi e sarebbe riduttivo e pretenzioso
volerlo descrivere in un breve articolo.
Mi limito a una sola precisazione.
Tutti ci impegneremo, e saranno ben
accetti i Vostri preziosi suggerimenti,
affinchè il caffè espresso italiano
possa rientrare in un prossimo futuro,
come a pieno titolo merita, tra i
prodotti patrimonio dell’Unesco.
Infine vi ricordo che il prossimo
24 febbraio ci sarà l’Assemblea
generale e, domenica 25 maggio,
festeggeremo un importante
traguardo: il 60° anniversario
del GTTC.
La giornata inizierà con una bella gita,
navigando sul Brenta da Mira a Stra,
e poi ci riuniremo a Villa FoscariniRossi per il successivo pranzoconvegno.
Per questioni di carattere
organizzativo chiedo a Voi tutti di far
pervenire le vostre adesioni il prima
possibile, invitando gli sponsor a
presenziare e confermare il loro
sostegno entro il 28 febbraio in
quanto, oltre a una piacevole giornata
di festa, il sessantennale
rappresenterà un’imperdibile
occasione di incontro, fondamentale
per la crescita del GTTC e di tutto il
nostro mondo caffeicolo.
A presto con la massima cordialità.
Il Presidente
Giorgio Caballini di Sassoferrato
60 anni
Il 15 di questo mese
festeggiamo un traguardo
importante: i sessant’anni del
Gruppo Triveneto Torrefattori
Caffè.
In questi decenni il contesto in
cui operiamo è cambiato
notevolmente, come ben
emerge dall’intervento di
apertura del presidente, conte
Giorgio Caballini di Sassoferrato.
Oggi, il dinamismo e la spinta
allo sviluppo che
contraddistinguevano gli anni
in cui si è costituito il Gruppo è
più difficilmente rintracciabile,
soffocati come si è da
burocrazia ed effetti della crisi
economica.
Eppure il nostro comparto ci dà
segnali anche per esser
ottimisti.
Tra i dati di settore diffusi in
occasione del Sigep appena
concluso, mi ha colpito quel bel
+9,89% che sta a indicare la
crescita 2013 sul 2012 delle
esportazioni italiane di caffè
torrefatto.
Insomma il caffè è uno di quei
prodotti made in Italy il cui
export sta contribuendo a
evitare l’inabissamento del PIL
del nostro Paese.
Un risultato di cui andar fieri. E
su cui continuare a puntare e
lavorare.
Non a caso, anche su questo
numero del nostro Notiziario
diamo molto spazio alle
questioni internazionali.
Facciamo il punto sulla logistica,
con l’articolo dedicato allo
sviluppo dei corridoi europei che
interessano il nostro territorio.
Vi proponiamo un quadro
dettagliato su cosa è necessario
tener presente per esportare in
Germania.
Raccontiamo la poco nota
fioritura dei caffè in Iran e gli
ostacoli politico-religiosi con cui
si è scontrata.
E poi guardiamo ai paesi
produttori, in primis con
l’interessante analisi, che potete
ritrovare nella rubrica dedicata
ai mercati internazionali, sulle
dinamiche di sovrapproduzione.
Non solo: nella rubrica
Assocaffè riportiamo
un’originale tesi sul tipo di
sostegno da dare ai paesi
produttori.
Ma in questo numero
analizziamo anche l’ultima
tendenza del marketing, il
debranding, che sta
interessando anche le
multinazionali del caffè.
E poi naturalmente un po’ di
cultura, con un’intervista
sull’amata moka, e con l’articolo
sul binomio sempre più
frequente libri-caffè. Ecco, ci
pare di aver messo buona carne
al fuoco, per festeggiare il
sessantesimo anniversario del
nostro Gruppo Triveneto
Torrefattori Caffè.
Il Direttore responsabile
febbraio 2014
spazio publiredazionale
Newsletter
VOLLERS ITALIA
Il caffè in dicembre-gennaio
Dinamiche da
sovrapproduzione
di Alberto Gattegno
Come spesso càpita nei periodi
densi di festività, la fine
dell’anno è stata tranquilla
anche per le Borse del caffè e
abbiamo visto i robusta al
mercato di Londra chiudere
l’anno a 1685 Doll/ton, mentre
i caffè arabica a New York si
arrestavano a 110,7
cents/libbra.
Poi, come avevamo auspicato
lo scorso mese, entrambi i
mercati hanno mostrato una
certa dinamicità, con i robusta
che raggiungevano i 1757
Doll/ton e New York toccava in
pochi giorni i 121 cents/lb.
Dopo pochi giorni di euforia però
pian piano anche il mercato
caffeicolo ha visto spegnersi lo
slancio di inizio anno e adesso
sembra orientarsi su uno stanco
vivacchiare giorno per giorno.
In effetti la grande malattia del
caffè, come per diverse altre
materie prime, è la
sovrapproduzione, a livello
mondiale.
Sembra impossibile che dopo
tre secoli dalla diffusione
massiccia della coltivazione del
caffè nel mondo (è del 1725/27
l’arrivo del caffè in Brasile) non
si sia riusciti a trovare un modo
per calmierarne la produzione.
Nel secolo successivo i governi
degli Stati produttori si
occuparono tutti, chi prima chi
dopo, della diffusione delle
piantagioni, quando compresero
quanto importante fosse quel
ricco prodotto d’esportazione
per le finanze quasi sempre
asfittiche di quei Paesi del terzo
mondo.
Così prima il Brasile, poi gli altri
governi centro e sudamericani
favorirono la diffusione delle
piantagioni di caffè e la relativa
esportazione.
Verso la fine del secolo e l’inizio
del novecento anche tutti gli
stati europei colonialisti si
cimentarono nell’incentivare le
politiche agricole del caffè in
Africa ed Asia.
Il risultato fu che fra le due
guerre mondiali il caffè nel
mondo era già troppo ed il
Brasile (sempre primo!) inscenò
una fantasiosa campagna
pubblicitaria sulla distruzione
del caffè in eccedenza.
Si andò dai grandi roghi nelle
piazze dei paesini al centro di
zone produttive, all’asfaltatura
di strade col caffè, fino all’uso
dello stesso come combustibile
per far marciare le locomotive
a vapore, al posto del carbone.
Poi arrivò il grande “International
Coffee Agreement”, con
regolamenti complicatissimi,
basati su Certificati d’origine
con tanto di bollini, che fecero
la felicità e la fortuna
dei soliti “furbacchioni”.
Le Az
iende
:
infor m
ano
Scor te:
Scorte:
nuove
nuo
ve pras
prassi
si
Negli ultimi tempi si sta
consolidando la prassi di
mantenere gli stock di caffè
all’origine e nei porti di imbarco
piuttosto che nei vari porti
europei, limitando da un lato i
costi e i rischi di mercato,
dall’altro la disponibilità della
merce sul mercato spot e le
quantità di caffè certificato in
Borsa (specialmente Liffe
Robusta).
I grossi trader destinano scorte
minime di merce fresca nei porti
europei, con conseguenze
negative per investimenti in
magazzini e macchinari così
sotto-utilizzati, favorendo invece
coloro che pianificano gli
acquisti a lungo termine e le
consegne franco casa invece che
rivolgersi al mercato pronto.
www.vollers.com
La nostra storia
1932 Fondata 80 anni fa,
con la gestione di un
magazzino a Brema.
Ben tre generazioni
al servizio del cliente.
Un pacchetto di
servizi: dal carico
della merce nel paese
di origine alla
consegna in Europa.
2014 Oggi il gruppo Vollers
Il gruppo Vollers è
una società leader
nel settore dei trasporti,
magazzinaggio e logistica
delle merci.
ha nove sedi:
Brema, Amburgo,
Amsterdam,
Rotterdam, Anversa,
Trieste, Riga, Tallinn
e Mosca.
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VOLLERS ITALIA S.R.L. UNIP. - TRIESTE
Viale Miramare, 5 - 34135 Trieste (ITALIA) - Tel.: +39 040 4193123 - Fax: +39 040 4193204
8
febbraio 2014
GERMANIA
REGIME D’IMPORT
D’IMPOR T AZIONE
ETICHET TE
E LEGISLAZIONE
Il regime d’importazione è quello previsto dalla normativa
comunitaria e la legislazione tedesca è praticamente
omogenea a tale normativa. Prodotti alimentari, caffè,
vini ed alcolici italiani possono essere liberamente importati
in Germania purchè siano stati prodotti e commercializzati
secondo quanto è prescritto dalla normativa CEE e da
quella italiana che ne deriva.
All’atto dell’introduzione sul territorio federale il caffè è
soggetto alle seguenti imposte:
– 7% di IVA (Umsatzsteuer)
– € 2,19 diritto di accisa per ogni chilo di caffè
Queste tasse sono esigibili nel paese membro di
destinazione, cioè vengono pagate dall’importatore.
I documenti che dovranno accompagnare i prodotti soggetti
ad accisa sono:
1. fattura (in quattro copie) con: numero di accisa e di
partita IVA del mittente, numero di accisa e di partita
IVA del destinatario, denominazione del
prodotto,numero delle confezioni/per cartone
contenuto del recipiente espresso in g. o kg, litri o cl;
2. documento T2 emesso dalla casa di spedizione, solo
per il transito per la Svizzera;
3. per i prodotti soggetti ad accisa: documento DAA:
Partita IVA e Codice di accisa del destinatario. Il sistema
comunitario EMCS (Excise Movement and Control
System) è una procedura informatizzata relativa alla
circolazione di prodotti sottoposti da accisa in
sospensione dell’accisa. In Germania è obbligatoria
a decorrere dal 1 aprile 2010 l’adozione del
documento amministrativo in forma elettronica per
la circolazione dei prodotti soggetti ad accisa in
regime sospensivo.
Sul sito dell’Agenzia delle Dogane
www.agenziadogane.gov.it, nella sezione sezione “Click
rapidi”, seguendo il percorso “Accise _ Telematizzazione
delle accise _ DAAtelematico _ Processi”, sono disponibili
informazioni sulle procedure seguenti:
– la trasmissione telematica della bozza di documento
amministrativo elettronico di accompagnamento e
delle note di ricevimento;
– la visualizzazione e dello scarico via internet del
documento amministrativo elettronico di
accompagnamento (e-AD) e della nota di ricevimento;
in particolare, la descrizione della funzione che
consente di visualizzare e scaricare tali documenti è
disponibile sul sito sottoposta a prelevamenti a
campione per controlli da parte degli istituti ufficiali
di analisi.
Aspetto molto importante è quello relativo all’etichettatura,
materia stabilita in sede CEE, la quale prevede che le
menzioni obbligatorie siano riportate in una delle lingue
ufficiali della comunità; pertanto è sufficiente l’italiano.
Regolamento sull’etichettatura alimentare
(Lebensmittelkennzeichnungsverordnung)
Possono essere riportate in diverse lingue devono però
riportare in ogni caso i dati in lingua tedesca.
Sulla parte frontale della confezione:
– Denominazione del prodotto, ben visibile, in base alle
norme CEE.
– Peso/misura delle confezioni - Misure in base alle
quantità stabilite dal regolamento tedesco degli
imballaggi (Fertigpackungsverordnung).
– Misure delle scritte/quantità del contenuto
5 - 50 g / 2 mm
50 - 200 g / 3 mm
200 - 1000 g / 4 mm
oltre 1000 g/ 6 mm
– Simbolo e marchio di controllo per la taratura
dell’impianto di confezionamento.
– MHD ovvero Durata minima di conservazione (nel caso
di conservazione: fino a 3 mesi i dati vanno messi per
giorno, mese, anno - per più di 3 mesi e meno di 18
mesi i dati vanno messi per mese ed anno).
Anche collocabili su altri lati/sul retro
della confezione:
– Elenco degli ingredienti: miscela di caffè tostato.
– Nome del produttore, confezionatore o distributore
con indirizzo postale.
– Indicazione del lotto di produzione.
– Data di scadenza (MHD) o codice interno.
– Altre indicazioni - Ad es. istruzioni per la cottura,
ricette...
– Analisi dei valori nutrizionali o menzioni riferite alla
qualità non prescritte dal diritto CEE o dal regolamento
tedesco dei contrassegni. Le analisi dei valori
nutrizionali si riferiscono a 100 g. o ml calcolati in kJ
o in kcal.
Informazioni sulla realizzazione di una etichetta per prodotti
particolari possono essere richieste all’ufficio ICE di
Düsseldorf.
Deposito cauzionale per lattine ed altri
imballaggi usa e getta
Con il 1° maggio 2006 è stata creato un sistema unico
per la gestione del deposito cauzionale sui recipienti
monouso.
Vi riportiamo di seguito l’indirizzo della società che gestisce
il sistema:
DPG Deutsche Pfandsystem GmbH,
Luisenstr. 46, 10117 Berlin
Tel. 030/8009740, Fax 030/800974111,
email: [email protected]
La tariffa unica per l’iscrizione si aggira tra i 150 e i 33.000
€ + IVA tedesca a seconda della quantità di merce
commercializzata (da 0,8 milioni di unità fino a 50 milioni
9
febbraio 2014
di unità) in un’anno, il costo base annuo per la
partecipazione al sistema è di 1.000 € + IVA tedesca (fino
15 milioni di unità annue) e di 3.000 € + IVA tedesca per
unità annue eccedenti i 15 milioni.
Ulteriori informazioni e moduli di adesione sono disponibili
sulla pagina web della DPG: www.dpg-pfandsysteme.de.
INF ORMAZIONI
SUL “PUNTO VERDE“
V ERDE“
IN GERMANIA
Smaltimento rifiuti
La legge sullo smaltimento di imballaggi prevede quanto
segue: secondo l’emendemento del decreto sugli
imballaggi del 2.4.2008 (Verpackungsverordnung) il
distributore della merce (dalla produzione alla vendita
all’ingrosso e al dettaglio) è obbligato a riprendersi indietro
l’imballaggio di vendita senza alcuna ricompensa. Il
distributore deve portare gli imballaggi di vendita in un
luogo di recupero per il riciclaggio. Inoltre, il distributore
è obbligato a farsi certificare l’operato da mostrare poi
alle autorità tedesche competenti.
In base a questa legge tedesca, che attua la direttiva
comunitaria 94/92/CE, in materie di raccolta e riciclaggio
dei rifiuti da imballaggio, anche il produttore/distributore
straniero che mette in commercio degli imballaggi in
Germania è responsabile della corretta gestione dei rifiuti.
In Germania esiste, a differenza dell’Italia, la possibilità
di scelta tra la gestione di quest’obbligo in proprio o la
possibilità di delegare l’obbligo a terzi, cioè dei sistemi di
raccolta e smaltimenti.
I produttori/distributori che vogliono adempiere agli obblighi
previsti in Germania in materia di imballaggi possono
fornirsi di un sistema di riclaggio dei rifiuti offerto dalle
ditte seguenti:
BellandVision GmbH, Pegnitz
Der Grüne Punkt - Duales System
Deutschland GmbH, Köln
EKO-PUNKT GmbH, Mönchengladbach
INTERSEROH Dienstleistungs GmbH, Köln
Landbell AG, Mainz
Redual GmbH & Co. KG, Köln
Vfw GmbH, Köln
Zentek GmbH & Co. KG, Köln
Vi segnaliamo di seguito una società che offre dei servizi
di assistenza per i sistemi di raccolta delle società Duales
System Deutschland GmbH e Interseroh AG:
DEinternational Italia S.r.L..
Via Napo Torriani, 29. 20124 Milano.
Tel.: +39 02 398009-1. Fax: +39 02 39800-195.
E-Mail: [email protected]
La Camera di Commercio Italo-Germanica di Milano,
Signora Heide Ehlers Tel. 02 67913-220 (indirizzo vedi
sopra), partner in Italia per la società Duales System
Deutschland GmbH potrà anche fornire informazioni ed
assistenza in merito.
Fonte: ICE Berlino, dicembre 2013
10
febbraio 2014
Nuove forme di marketing
aspetti positivi e negativi
Debranding:
far perdere le tracce...
disorientare
per orientare il cliente
Spopola dagli Stati Uniti all’Italia
con un inspiegabile successo di pubblico
di Giovanna Gelmi
Avete sempre pensato che la vostra
azienda piccola, conosciuta per
passaparola, con caffè particolari,
il vostro bar dove chiamate i clienti
per nome e li conoscete tutti con i
loro difetti e ve li cullate e ci siete
affezionati fossero un limite per i
vostri affari?
Che solo le grandi aziende che
investono milioni di euro in
pubblicità riescono a essere
conosciute e a vendere?
Beh, sappiate che le grandi aziende
adesso imparano da voi, vi spiano,
cercano di imparare tutti i nomi dei
vostri clienti e quale è il segreto
per tenerseli stretti.
L’emotività, l’affetto che legano le
persone a un marchio sono al
centro delle strategie di conquista
delle aziende.
Quella del debranding sembra
essere oggi la tendenza diffusa per
molti grandi marchi, tra i quali
Starbucks.
Il marchio del famoso coffee shop
da più di un anno è costituito
soltanto dal simbolo iconico.
La strategia che Starbucks ha
intrapreso è quella di farsi percepire
come il coffee shop di quartiere.
“We’re Sturbucks. Nice to meet
you”, “ Siamo Sturbucks. Piacere
di conoscerla” diventa lo slogan
per la pubblicità televisiva.
In alcune città inglesi, l’omologante
catena planetaria della colazione
sta da tempo rinunciando al nome,
lasciando su tazze e bicchieri solo
la classica sirena del logo.
Prima di servire il cliente, lo staff
chiede il nome e lo scrive sulla
confezione da asporto.
Le parole d’ordine della campagna
sono approccio diretto con
l’avventore e “mimetizzazione” del
punto vendita nell’ambiente
circostante, al fine di allontanare i
consumatori dal punto di
saturazione e camuffare il marchio
per nascondere i muscoli della
multinazionale avvicinandosi alle
esigenze dei clienti.
Per Starbucks, come per Nike, un
grande problema è costituito dalla
continua esposizione del marchio
alla vista del cliente.
Chiunque può vedere questi marchi
di continuo e, perciò, l’eliminazione
della parte letterale permette al
brand di non perdere il suo appeal
agli occhi dei clienti.
La crescente tendenza al
debranding, alla manipolazione del
marchio o alla sua sostituzione non
solo rappresenta l’evoluzione dei
principi del branding, che
affermano che un marchio, ben
costruito e connesso a un’efficace
strategia di marketing, deve essere
riconoscibile anche nelle sue
diverse varianti, ma rivela un
cambiamento di prospettiva: “C’era
una volta la spaventosa
multinazionale del cibo, brutta,
sporca e cattiva, interessata solo
a piazzare il suo marchio
ovunque....”
Oggi quando uno sfondo rosso e lo
stile della scritta bastano da soli a
identificare il marchio, la Coca Cola
ha ancora bisogno di insistere sul
nome?
Ed ecco che ha inizio la fortunata
campagna Share a Coke, in Italia
Condividi una Coca Cola.
Sparita la scritta Coca Cola da
lattine e bottiglie, ecco arrivare
nomi propri, messaggi d’amore e
via personalizzando.
Un toccasana per le vendite e
l’immagine: il traffico sulla pagina
Facebook è aumentato dell’870 per
cento. Bene anche la campagna
della cioccolata spalmabile Nutella
con lo slogan “Il buon giorno ha un
nuovo nome, il tuo”.
11
febbraio 2014
A MacDonald’s sono bastati in
Francia quattro simboli del fast food
di McDonald’s, ben fotografati e
dall’aspetto appetibile. Nessun
testo, nessun logo. Sono Big Mac,
Filet-O-Fish, Sundae e patate fritte.
Siccome la prima impressione è
quella che conta, la prima
impressione è “Mmm, buono”.
Giudizio istantaneamente positivo,
non intralciato da invadenza e
pregiudizi anti-cibo spazzatura.
Insomma togliamo i nomi per
togliere il significato e la memoria
collegata a quei nomi.
Un vecchio detto latino recita “in
nomen omen”, nel nome è dunque
racchiuso il destino, se togliamo i
nomi, se nulla ha significato,
che cosa ci resta?
12
febbraio 2014
“Fontana a Vapore”
o “Viennese”
Esempi di
“Pressione di vapore”
con riversamento
direttamente in tazza
Schema della “Fontana a
Vapore” o “Viennese”
1833-1933:
100 anni di “pressione di vapore”
che percorrono l’Europa
Moka: piccoletta di casa,
amore degli Italiani
La gara fra ingegneri, stagnini e casalinghe alla ricerca
del miglior apparato per fare il caffè in casa
di Maria Cristina Latini
«Il vero “mistero” del caffè» risale
«piuttosto, nell’essere riuscito a
sopravvivere al confronto con il
gusto occidentale» recita il libro
Coffee Makers (edito da “Collezione
Enrico Maltoni” e distribuito in Italia
da Mondadori); “gusto” che seppur
così variegato sembrerebbe come
aver riunito anzitempo l’Europa,
quantomeno nel piacere di
assumere la nera bevanda.
Per ripercorrere almeno una parte
della storia delle macchine da caffè
ad uso domestico occidentali,
abbiamo intervistato Mauro Carli
(coautore insieme a Enrico Maltoni
del libro sopracitato) soffermandoci
sulle caratteristiche della nostra
amatissima moka.
Quando nacque la Moka Express?
Nel 1933 Alfonso Bialetti ne
depositò il brevetto: tradizione vuole
che il suo funzionamento sia stato
ispirato dalla moglie mentre faceva
il bucato utilizzando la lisciveuse,
un pentolone in cui veniva posta la
biancheria da lavare mista a cenere
e acqua.
Bollendo l’acqua saliva attraverso
un tubo per poi ricadere sul bucato
mischiata alla lisciva (detersivo di
quei tempi).
Comunque le famiglie italiane
iniziano a usare la moka solo dai
primi anni ‘50, quando il secondo
conflitto mondiale era alle spalle e
la voglia di “ripartire” passava
anche attraverso una tazza di caffè
vero.
Fra i sistemi di funzionamento
individuati dai testi che a livello
mondiale hanno fatto scuola, a
quale si può ricondurre quello
della moka?
A quello denominato “pressione di
vapore”: è proprio la forza del
vapore che costringe l’acqua
bollente della caldaia a risalire la
canna dell’imbuto fino ad
attraversare il macinato (contenuto
nel filtro) con una pressione
prossima a un’atmosfera. Da qui
l’infuso risale il camino interno alla
cuccuma (o raccoglitore) e vi si
riversa, pronto per essere servito
in tazza.
A quanto tempo fa risalgono i
primi utilizzi del sistema a
pressione di vapore con la sua
necessaria componentistica?
Alla prima metà dell’’800 con alcuni
brevetti francesi, inglesi e austriaci.
È da ricordare il brevetto del 1833
del calderaio londinese Samuel
Parker: un’elegante caffettiera in
ottone e rame dove il caffè si riversa
dentro alla macchina stessa dotata
di un coperchio (cupoletta in vetro)
che mostra lo sgorgare dell’infuso
simile allo zampillo di una fontana,
da qui la denominazione “Fontana
a vapore”.
Qualche decennio più tardi a Vienna
lo stesso apparato verrà rielaborato
e migliorato nell’estetica tanto da
far ricordare questa caffettiera
come “La viennese”.
Dunque dal brevetto di Parker
(1833) al brevetto della Moka
Express (1933) trascorsero 100
anni che videro il sistema a
pressione di vapore assumere
molte forme: in cosa differisce la
nostra moka da altre caffettiere
che adottano questo sistema di
estrazione?
La moka ha consegnato alle case
italiane prima, e a tutto il mondo
poi, un apparato semplice e sicuro
(la pressione del vapore è tenuta
sotto controllo da una valvola di
sicurezza), costituito da pochi
componenti assemblati in modo
accattivante e “moderno”.
Poi la moka ha una sua cuccuma
(o raccoglitore) che conserva il caffè
in attesa di essere servito in tazza.
E gli altri apparati a pressione di
vapore senza cuccuma come
funzionavano?
Escludendo la macchina di Parker,
quelli con fornelletto ad alcol o
13
febbraio 2014
Esempi di
“Pressione di vapore”
con cuccuma di
contenimento caffè
(antecedenti alla moka)
Una delle prime
versioni della moka
elettrico riversavano il caffè
direttamente nelle tazze tramite
uno o più beccucci di erogazione.
Perché i metodi di estrazione del
caffè nei paesi produttori
differivano da quelli europei?
Il caffè preparato bollendo e
mescolando insieme acqua e
macinato come facevano alcuni
paesi produttori lasciava in bocca
un residuo dato dai fondi del caffè,
cosa che non incontrava i gusti
occidentali.
Dove e quando nascono i primi
apparati per fare il caffè in casa
diversi dai sistemi dei paesi
produttori?
In gran parte d’Europa, fino ai primi
dell’800, gli apparati utilizzati per
fare il caffè in casa erano gli stessi
già usati per gli altri tipi di infusi (tè,
tisane, decotti): recipienti dove
bevanda e fondi restavano separati
mediante filtri di metallo o stoffa.
Poi nello stesso secolo verranno
inventati tutti i sistemi di estrazione
oggi conosciuti (ad eccezione
dell’espresso) e inizierà una lunga
gara fra ingegneri, stagnini e
casalinghe alla ricerca di un
apparato pensato appositamente
per estrarre la miglior tazza di caffè
e che fosse automatizzato, facile da
utilizzare e affidabile: il maggior
fervore inventivo si ebbe
in Francia, Germania e
Austria (anche se gran
parte dei brevetti sono
francesi pure per motivi
storici, politici e legislativi).
A che cosa è dovuto il grande
successo della nostra Moka?
Qualità dei materiali, lavorazione
accurata e design innovativo. Poi
Renato Bialetti (figlio di Alfonso) rese
celebre il modello Moka Express
grazie a una sapiente campagna di
comunicazione su “Carosello”, tanto
che l’”Omino coi baffi” si legò
indissolubilmente alla moka e
all’immaginario popolare del buon
caffè fatto in casa.
14
febbraio 2014
L’importanza dei corridoi logistici
Il trasporto
delle merci nodo
cruciale per
il futuro delle aziende
Continuano i rincari dei pedaggi autostradali
che si riflettono sulle realtà produttive italiane
di Mattia Assandri
Il primo assaggio del 2014 è stato
piuttosto amaro per le aziende che
operano nel Nordest o che
sfruttano i porti di Trieste e
Capodistria, tra le quali anche
molte realtà operanti nell’ambito
del caffè. Il nuovo anno ha infatti
visto un aumento considerevole dei
pedaggi autostradali.
L’incremento medio dei prezzi a
livello nazionale è stato del 3,9 per
cento, con punte superiori all’8 per
cento, alle quali si avvicina senza
difficoltà l’impennata dei pedaggi
del 7,17 per cento applicata da
Autovie Venete. Una nuova, anche
se piccola, stangata per le imprese
che rischia di avere ricadute
generali un po’ in tutti i settori.
Si ripropone quindi la necessità di
trasferire su rotaia parte del traffico
merci che oggi viaggia su ruote,
non solo per le lunghe ma anche
per le medie percorrenze.
Perché questo sia possibile è però
necessario il potenziamento delle
infrastrutture esistenti, a partire da
quelle portuali dell’Adriatico
Orientale, che hanno goduto dal
2010 di un incremento dell’afflusso
di merci. Negli ultimi anni infatti c’è
stata per la prima volta
un’inversione di tendenza del
declino di traffici commerciale nel
Mediterraneo iniziato con la
scoperta dell’America. L’ascesa
delle nuove potenze economiche
asiatiche sta infatti spostando
nuovamente un’importante fetta
del traffico merci sull’asse AsiaEuropa attraverso il canale di Suez.
Perché possano funzionare a pieno
regime, i porti hanno tuttavia
bisogno di una rete intermodale in
grado di assorbire e canalizzare
con efficacia il traffico merci.
L’Unione Europea è però disposta
a finanziare, qualora ce ne sia la
ragionevolezza, investimenti
infrastrutturali solamente lungo i
nove corridoi che attraversano il
Vecchio Continente, due dei quali
passano dal Friuli Venezia Giulia,
ovvero il Corridoio 5, che parte da
Venezia e raggiunge Kiev (toccando
Trieste, Lubiana e Budapest) e il
corridoio Baltico Adriatico, che
unisce i porti del Nord e del Sud
dell’Europa. Una posizione, quella
dell’Ue, alla base del prossimo
riassetto del sistema di controllo
della catena logistica, che porterà
con tutta probabilità alla riduzione
del numero delle autorità portuali
italiane da ventiquattro a otto.
Nel prossimo futuro questi macroorganismi non avranno infatti
competenza solo su quanto accade
all’interno degli scali portuali di una
vasta area geografica, ma
coordineranno l’assetto logistico
lungo tutte le tratte dei singoli
corridoi intermodali di loro
competenza.
In quest’ottica assume quindi
grande rilevanza l’efficienza del
sistema di collegamento tra gli scali
ed il loro hinterland, che in alcuni
casi è il tallone d’Achille dei porti
italiani.
Come avviene nel settore del caffè
anche negli altri comparti produttivi
la maggior parte delle aziende che
trasformano le materie prime
sbarcate dalle navi cargo non si
trovano a ridosso della costa, ma
in un raggio di circa 200-300
chilometri nell’entroterra, quindi le
realtà imprenditoriali necessitano
di una rete di trasporti efficiente e
funzionale.
L’ascesa del porto di Capodistria
avvenuta negli ultimi due anni ne
è una prova. Pur essendo dotato
di un solo binario a forte pendenza
nella tratta Koper-Divaca che lo
collega al resto della rete ferroviaria
europea, il traffico registrato è
aumentato in maniera maggiore
rispetto allo scalo di Trieste, le cui
infrastrutture ferroviarie godono di
una capacità d’assorbimento del
traffico merci superiore grazie
all’ottimizzazione che ha permesso
di sfruttare al massimo la linea
esistente.
Un risultato ottenuto con la
liberalizzazione del sistema
ferroviario, che ha permesso
l’ingresso sul mercato dei trasporti
su rotaia di realtà in competizione
tra loro, con un conseguente
abbassamento dei costi di
trasporto.
Un processo che nel nostro Paese
stenta a decollare a causa delle
forti resistenze all’ingresso di nuovi
operatori sul mercato da parte del
precedente gestore monopolista.
Un quadro del quale le aziende del
settore del caffè, dovranno tenere
conto nella pianificazione degli
investimenti per i prossimi anni,
soprattutto in previsione del
possibile accesso a fondi
comunitari per la realizzazione di
strutture produttive lungo i
corridoi logistici.
15
febbraio 2014
Dopo anni di repressione in Iran si prospetta un nuovo rilancio delle caffetterie
Quando il caffè
è sinonimo di libertà
A Teheran si è tenuta la prima esposizione pubblica di settore
Teheran
foto: Wikimedia Commons
La storia del caffè in Iran ha inizio
già nel nono secolo d.C.
Si narra che i Sufi, maestri spirituali
dell’Islam, traevano forza per i loro
rituali religiosi dalla caffeina.
Inizialmente conosciuta e studiata
più come bevanda medicamentosa
(vi son numerosi trattati sulle sue
qualità benefiche), la vera
diffusione del caffè risale all’era
della dinastia Safavide, dove si
sviluppa la cultura dei caffè come
luoghi di ritrovo per artisti e poeti.
Il caffè viene consumato a corte e
nei circoli governativi, ma sempre
più si consuma in tutti i livelli della
società, fino a essere, nella metà
del ‘700, uno dei principali doni da
offrire a un ospite (secondo solo al
tabacco).
Dai primi dell’’800 però i consumi
di caffè calano, lasciano spazio al
the nero, dovuto alla maggior
facilità e i minori costi di
importazione: l’Iran si trova lungo
la via della seta, ben connesso al
mercato cinese, grande paese
produttore di thé il cui trasporto ha
minori costi. Solo in tempi più
recenti il caffè ha riconquistato
quote di mercato, soprattutto fra i
più giovani.
Negli ultimi decenni si stava
nuovamente diffondendo la cultura
delle caffetterie come luoghi di
ritrovo per intellettuali dove
socializzare e discutere.
Un’abitudine evidentemente
considerata dal regime di
Ahmadinejad troppo “occidentale”:
nel 2012 ben 87 caffetterie della
capitale sono state chiuse,
considerate luoghi immorali o
contrari al corretto comportamento
islamico.
Tra queste il famoso Cafè Prague,
luogo di ritrovo preferito dagli
studenti e dagli attivisti politici di
Teheran. Dalla sua apertura nel
2009 è stato il simbolo della libertà
di espressione, di una gioventù
libera di scegliere i propri modelli.
Questo locale non offriva solo del
buon caffè e il wi-fi gratis, ma
organizzava eventi culturali e
presentazioni politiche,
supportando artisti e musicisti.
I proprietari non hanno accettato
la nuova regola imposta dalla
polizia di installare telecamere
nascoste che filmassero i clienti,
così sono stati costretti a chiudere
i battenti.
Questo non ha fermato il consumo
di caffè nel paese, che continua a
crescere.
Il trend segna infatti un nuovo
rilancio e un’offerta più ampia. Dal
giugno dello scorso anno è stato
eletto presidente Hassan Rouhani,
sostenitore di una politica estera
più moderata e incline al dialogo
con l’Occidente.
Il 2014 per gli amanti iraniani del
caffè è iniziato nel migliore dei
modi: una mostra-mercato aperta
al pubblico all’interno della
prestigiosa Milad Tower, grattacielo
simbolo del moderno commercio
iraniano. Qui i maggiori trader e
rivenditori di caffè hanno
presentato il loro prodotto,
organizzato degustazioni, venduto
al dettaglio.
La partecipazione è stata non solo
molto numerosa, ma entusiastica.
Non è facile reprimere delle
passioni così radicate e l’Iran amerà
sempre il profumo e l’aroma di
questa bevanda.
16
febbraio 2014
A Milano la grande iniziativa Bookcity
La letteratura
entra nella caffetteria
Il caffè sposa il libro sia cartaceo che digitale
Negli ultimi anni alcuni caffè nella
loro denominazione si sono aggiunti
l’aggettivo di “letterari” utilizzando
alcuni spazi per esporre libri e altre
pubblicazioni a disposizione degli
avventori che sostano nel locale per
consumare una bevanda calda e
colgono l’occasione per acquistare
un libro.
Questa soluzione sinergica si
riscontra in molte città italiane,
soprattutto in quelle in cui erano
presenti caffè che nel passato
avevano ospitato artisti, letterati,
pittori, politici e personalità di spicco
anche straniere, come Roma,
Firenze, Venezia e Napoli.
Il libro nei locali storici sopra descritti,
per la verità, è sempre stato presente
in quanto questi erano una sede
privilegiata per la presentazione di
nuove pubblicazioni.
Gustare un
buon espresso
mentre veniva
delineato il
contenuto di
un’opera o
descritta la
biografia
dell’autore era
ed è un modo
simpatico per
passare un po’
di tempo in
compagnia di
altre persone in
un ambiente
raffinato.
Checché se ne
dica, il libro
di Bernardino de Hassek
tradizionale, quello di carta, non è
stato ancora soppiantato dalla
versione elettronica e, a mio parere,
non lo sarà per molti anni ancora. Il
libro digitale è riservato finora a
quella parte delle nuove generazioni
che utilizzano massicciamente il web
e che sentono la necessità di
erudirsi.
Verrà peraltro a mancare a questi
ultimi la piacevole sensazione di
leggere un libro utilizzando ben
quattro dei nostri sensi: la vista, il
tatto, l’olfatto perché la carta
stampata ha un profumo particolare
- per non parlare di quello tipico delle
opere antiche – ma anche il gusto,
per chi ha l’abitudine di inumidirsi
le dita sulla lingua per sfogliare le
pagine.
Non sarà inoltre possibile
sottolineare con la matita, come
hanno fatto tutte le generazioni
precedenti, le frasi più significative
scritte sulle pagine.
La massiccia frequentazione dei
Saloni del Libro o delle altre iniziative
rivolte alle opere stampate
tradizionalmente dimostrano che la
gente comune, in massima parte,
17
febbraio 2014
non è ancora pronta a rivolgersi alla
versione elettronica.
D’altro canto sono nate proprio
recentissimamente importanti e
costose iniziative che, pur nella loro
modernità, sostengono ancora
saldamente il libro di carta.
Milano è la città che, in qualità di
unica metropoli presente in Italia,
da sempre anticipa le tendenze di
ogni genere comprese quelle
culturali e letterarie, come, per
esempio, il Caffè Letterario già
descritto su queste pagine aperto
da poco nel cortile di Palazzo reale,
in prossimità delle sale espositive.
Ebbene, mentre nel capoluogo
lombardo era in corso l’iniziativa
“Bookcity”, conclusasi da poco
tempo, si è potuto constatare come
possa convivere bene la crescente
editoria digitale a fianco di
un’apprezzata e raffinata
produzione ancora artigianale su
carta. Varie “location” sono state
coinvolte nell’iniziativa. Fra queste,
nella centralissima Piazza della
Scala, a due passi dalla celebre
Galleria Vittorio Emanuele II, nel
palazzo in cui Raffaele Mattioli fece
grande la Banca Commerciale
Italiana, si poteva entrare nel vasto
e moderno ambiente, recentemente
inaugurato denominato “de Canto”,
che comprende una libreria
tradizionale, un’importante sala
espositiva e una grande caffetteria
in grado di accogliere molti clienti,
mentre, per converso, nella Galleria
era visitabile anche la Libreria
Bocca, la più antica d’Italia, fondata
nel lontano 1775 e oggi
caparbiamente mantenuta in attività
da Giacomo Lodetti e i suoi figli.
La gran parte dei locali che a Milano
si sono diversificati accorpando
libreria alla caffetteria risultano
sufficientemente vasti e arredati
modernamente con un gusto
orientato alla semplicità e alla
praticità.
A Trieste, la decisione di destinare
una zona dell’antico e artistico Caffè
San Marco anche come libreria,
occupando buona parte del salone
che veniva in precedenza utilizzato
per conferenze, non è stata invece,
a mio avviso, una buona idea.
Troppa storia e troppa cultura
circondano il locale, conosciuto e
ammirato in tutto il mondo nella sua
peculiarità, per trasformarsi in un
triste “store” commerciale.
Con buona volontà sia da parte della
proprietà dell’immobile che delle
istituzioni comunali, alle subentrate
problematiche di gestione si
sarebbero forse potute trovare altre
soluzioni che non penalizzassero un
ambiente in cui lo stile liberty viene
rappresentato così degnamente.
18
febbraio 2014
Excursus
Caffè e storia si intrecciano
Punti di svolta nella storia del caffè e dei suoi paesi produttori
di Óscar René García Murga
Nel 1271 Marco Polo segue la via
della seta per raggiungere la Cina
via terra. Ma nel 1295, per tornare
a Venezia, seguì via mare il periplo
dell’Asia fino al confine tra Iran e
Afghanistan, concludendo il viaggio
per via terrestre.
Eurasia
Nord
America
Sud
America
P
A
oltre a un nuovo sistema economico
e biologico mondiale.
Oggi l’America Latina produce il
60% del caffè, frutto di una pianta
originaria dell’Africa. Il più grande
produttore di cacao, originario
invece dell’America Centrale, è la
Costa d’Avorio. Emigrati
dall’America, la patata e il mais
ebbero un enorme impatto
sociale in Europa e in
Cina, basti pensare
che la fame e la
carestia del
medioevo
trovarono
soluzione in
queste piante
americane.
L’America
Latina diventò
multietnica, ma
i vecchi sistemi
coloniali vigono
ancora; si è
India
eliminata la
schiavitù ma
Australia
rimane la
discriminazione.
Nel 1572, da Manila, via
mare, giunse in Messico la
prima seta cinese. A sua volta,
dalla più grande miniera del mondo,
a Potosì, in Bolivia, l’argento
s’imbarcò a Lima e Arica per
raggiungere, via Panama, l’Europa
e, via Acapulco, la Cina e il
Giappone.
Dopo il trattato di Tordesillas del 7
giugno 1494, che spartì il mondo
tra Portogallo e Spagna, i trafficanti
inglesi, olandesi, francesi presero
ad attaccare i galeoni spagnoli che
trasportavano spezie, argento,
schiavi, seta, porcellane, zucchero,
rum, tabacco, caffè.
Il famoso corsaro Sir Francis Drake,
cavaliere della regina Elisabetta, è
sepolto a Panama.
Il caffè e lo zucchero sono beni
E A
G
N
Africa
Antarctica
Un lungo
viaggio di oltre 20 anni.
La scoperta dell’America (chiamata
Abya Yala dai popoli Kuna di
Panama e della Colombia) creò la
prima globalizzazione riproponendo
con le navi spagnole e portoghesi,
che nel 1600 unirono quattro
continenti, Pangea (l’originaria
unione di tutte le terre).
L’olandese Paul Crutzen, nel 1995
premio nobel per la chimica con il
messicano Molina e lo statunitense
Sherwood, definì l’era geologica
Antropocene quella in cui l’attività
dell’uomo creò le modifiche
territoriali, strutturali e climatiche,
ambiti e le potenze europee ne
vollero da subito il controllo.
Fin dall’inizio però si comprese che
serviva terra e mano d’opera a buon
mercato. Vennero pertanto occupati
territori ed ebbe inizio la tratta degli
schiavi africani, perché i servi
europei, a contratto, non
sopportavano la malaria che, pochi
sanno, proveniente dall’Inghilterra
dove era endemica, approdò in
Virginia con le navi dei coloni.
Il caffè giunse in Italia attraverso
l’Egitto, importato dai veneziani alla
fine del 1500.
All’inizio del XVII secolo, olandesi e
inglesi pensarono di coltivare canna
da zucchero, caffè, cacao e tabacco
nel Suriname. Fino ad allora, unici
paesi produttori di caffè erano
l’Etiopia e lo Yemen.
A tale scopo, gli inglesi occuparono
l’isola di Mannahatta e nel 1667
gli olandesi il Suriname.
Le condizioni climatiche, sopportate
solo dagli schiavi africani,
convinsero i proprietari terrieri
olandesi a restare in Europa
assumendo sorveglianti che
gestissero le piantagioni.
Molti schiavi fuggirono (cimarroni)
e i proprietari, non vivendo sul
posto, non si curarono di creare
infrastrutture. Tali terre si
trasformarono in luoghi di miseria,
dove, nel 1850, dopo due secoli di
colonizzazione, abitavano solo
8.000 europei: agenti di piantatori
residenti nei Paesi Bassi.
Nel 1975 quando venne proclamata
l’indipendenza dall’Olanda, il
Suriname era uno dei Paesi più
poveri del mondo. In Indonesia, i
semi “madri” per le piantagioni di
caffè arrivarono nel 1616 dalle
serre di Amsterdam, nel
Centroamerica invece giunsero nel
1713 tramite la Francia.
Nel 1727 il diplomatico brasiliano
febbraio 2014
Francisco de Melo Palheta visitò
Caiena, nella Guyana francese,
per risolvere una disputa sui
confini. Riuscì in qualche modo
a procurarsi dei semi di caffè:
lui disse di averli ricevuti come
dono di addio dalla moglie del
governatore da lui sedotta.
Secondo la legge coloniale
francese i semi di caffè erano
rigorosamente vietati agli
stranieri. Melo Palheta li trafugò
in Brasile, dando il via a
“un’industria delle piantagioni
che divenne il pilastro
dell’economia brasiliana per un
secolo e mezzo”.
Nel 1789 la Rivoluzione francese
scosse la colonia di Santo
Domingo, dove i popoli autoctoni
erano stati sterminati e 40.000
coloni ricchissimi possedevano
8.000 piantagioni e 500.000
schiavi africani in fermento.
Londra, in guerra con la Francia,
volendo impossessarsi dei ricavi
dello zucchero e del caffè
occupò Haiti.
Nel febbraio 1796 inviò 13.000
soldati che però vennero in breve
Rubrica a cura di:
sconfitti dalla febbre gialla, fatto
che indusse Londra ad
abbandonare Haiti nel 1798.
Nel 1802 Napoleone Bonaparte
non volendo rinunciare allo
zucchero e al caffè di Haiti inviò
65.000 uomini. Toussaint
Louverture, il capo ribelle degli
schiavi, adottò la tattica di
ritirarsi con i suoi sulle montagne
in attesa “della stagione delle
malattie”.
Toussaint Louverture venne però
fatto prigioniero dai francesi e
trasferito in Francia dove morì
in carcere a Fort de Joug. Nel
novembre 1803 i 15.000
francesi sopravvissuti
abbandonarono Haiti.
Il 1º gennaio 1804
Jean-Jacques
Dessalines
proclamò
l’indipendenza
dalla Francia e
Haiti fu la prima
colonia americana
a ottenere la
libertà.
Napoleone,
temendo
imminente una
guerra con la Gran
Bretagna,
svendette per 15
milioni di dollari la
Louisiana agli
Stati Uniti che
videro così
duplicare il loro
territorio. Ma le
notizie che
giungevano da
Haiti non erano
gradite dal
Presidente
Thomas Jefferson, lui pure
proprietario terriero schiavista,
il quale, temendo che le idee
liberali haitiane contagiassero
anche gli schiavi neri
statunitensi, non volle
riconoscere la nuova nazione.
USA, Spagna e Francia imposero
un embargo ad Haiti e un secolo
dopo i marines sbarcarono
sull’isola dove rimasero fino
al 1946.
Ing. Óscar René García Murga
Consulente all’esportazione
Settore Meccanico-Industriale e Agro Alimentare.
Ricerca e analisi di mercato. Ricerca e analisi di prodotto.
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Studio: Via Gasser 4 - 34142 Trieste (TS) - Italy
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20
febbraio 2014
Le isole indonesiane
del caffè
FLORES e BALI
Da dove giungono dolci caffè robusta
di Emilio Galeandro
Rubrica offerta da:
Best Coffee Srl
La piccola isola di Flores si trova a
circa 350 km a est di Bali, a nordovest di Timor.
Ricca di vulcani attivi e inattivi che
creano terreni fertili, ideali per la
produzione di caffè biologico, negli
ultimi anni Flores è diventata
meglio conosciuta come terra di
dolci caffè robusta.
Il caffè viene prodotto negli
altopiani dei distretti di Manggarai
e Ngada, ad altitudini tra i 400 ed
i 1.000 metri per il caffè robusta e
i 1.000-1.600 nel caso del caffè
arabica, entrambi coltivati
prevalentemente da piccoli
agricoltori.
Anche se è ancora in grado di
produrre un buon caffè arabica sia fully-washed che wet-hulling Flores nello scorso decennio ha
perso la sua reputazione di qualità
eccellente, a causa dell’irregolarità
e incostanza delle sue produzioni.
Una condizione determinata dal
fatto che l’isola di Flores non
dispone di un proprio porto da cui
possano prendere il largo le
spedizioni internazionali.
Il caffè Arabica è per lo più venduto
e spedito come caffè Asalan ad
esportatori di Java, che trattano il
caffè per l’export, dopo di che il
caffè viene spedito da Surabaya a
destinazioni in tutto il mondo,
spesso anche senza specificare
Flores come isola d’origine.
Sono stati fatti numerosi tentativi
dagli operatori locali per ridare al
Flores arabica il suo passato
glorioso di caffè dal forte corpo con
mezza acidità e ottimo sapore, ma
finora non c’è stata alcun accordo
nella disponibilità e fornitura.
Un eventuale futuro successo
dipende dal modo in cui l’industria
locale sarà in grado di controllare
la lavorazione del caffè arabica,
dal momento in cui i chicchi maturi
sono raccolti al momento in cui il
caffè viene insaccato e spedito,
monitorando e salvaguardando la
qualità del caffè durante ogni passo
della catena.
Se tutto ciò sarà assicurato, il Flores
arabica potrà diventare uno dei
migliori caffè del mondo.
La produzione di caffè Arabica
sull’isola di Bali è piuttosto bassa;
secondo i dati ufficiali, nel 2009
solo 2.968 tonnellate sono state
prodotte, per lo più nelle Highlands
Kintamani ad una quota compresa
tra i 1.000 e i 1.500 metri.
L’isola è in grado di produrre una
qualità molto buona di fully washed
Bali arabica, ma la disponibilità è
bassa, così come la domanda.
Il caffè di Bali, come il caffè di
Flores, è in gran parte venduto e
spedito in modo asalan o caffè
pergamino a esportatori di Java.
Se correttamente trattati, i caffè
Bali fully-washed, spesso certificati
biologici, sono ottimi caffè, dolci,
di buon corpo e spesso con note
agrumate.
[segue...]
21
febbraio 2014
Cooperazione
allo sviluppo
Sostegno ai produttori:
quando è realmente efficace
Nella tesi di una studentessa premiata dal TCC
indicato il modello del Costa Rica
di Susanna de Mottoni
Gli aiuti delle grandi organizzazioni internazionali ai
produttori di caffè? Spesso fanno più male che bene.
Dovutamente semplificata, è questa l’originale
conclusione a cui è giunta, con la sua tesi in Cooperazione
interculturale allo sviluppo, Tania Troyan, una delle
studentesse premiate dal Trieste Coffee Cluster. Cinque
borse di studio per le lauree specialistiche e una borsa
di studio per la triennale sono i riconoscimenti che lo
scorso dicembre sono stati conferiti in occasione della
prima edizione dei Premi Tesi di Laurea Trieste Coffee
Cluster per le migliori tesi dedicate alla Scienza,
all’Economia e alla Cultura del caffè.
Lo studio di Tania Troyan, che già opera nel settore
come Communication manager della Planet Coffee,
è consistito in un’ampia panoramica e analisi delle
diverse realtà che producono caffè in tutto il mondo:
diverse tipologie di produzione, da quelle dei contadini
sul proprio piccolo appezzamento di terra a quella
delle sterminate piantagioni di colossi come il Brasile.
L’attenzione è stata focalizzata in particolar modo
sulle difficoltà che tutte si trovano ad affrontare.
Cambiamenti e calamità climatiche, malattie e
pestilenze sono solo le più evidenti problematiche con
cui il produttore deve combattere ogni giorno.
Ma a spingere sempre più lavoratori ad abbandonare
la propria terra o la coltivazione del caffè a favore di
altre colture sono anche i guadagni pressoché nulli
per il proprio lavoro. “I prezzi del caffè sono soggetti
a fluttuazioni continue: quando scendono, il produttore
spesso viene retribuito con somme inferiori ai costi di
produzione; quando salgono, il produttore comunque
non riesce a ricavarne dei profitti in quanto il guadagno
sulla differenza avviene in una fase successiva –
racconta la studentessa –. Per un chilogrammo di
caffè si ottengono spesso pochi centesimi”.
Ma l’Occidente non fa nulla per tutelare la produzione
di un bene di così largo consumo?
Da anni si stanno facendo tentativi di rimediare almeno
in parte a questi forti squilibri: i produttori diventano
beneficiari di progetti di cooperazione allo sviluppo,
ideati in paesi occidentali e volti a migliorare le
condizioni produttive e le condizioni di vita; vengono
sottoscritti contratti Fairtrade, che permettono di
vendere il proprio prodotto a prezzi più vantaggiosi.
Eppure spesso i risultati non sono positivi: “Alcuni
produttori hanno accesso alla microfinanza e
usufruiscono di finanziamenti che rendono più facile
la modernizzazione e la sostenibilità dei processi
produttivi. Tuttavia, - prosegue - si tratta sempre di
iniziative rivolte a una minuscola percentuale di
produttori, e spesso chi non ne usufruisce si trova in
condizioni di forte svantaggio rispetto a chi ne
beneficia”.
Insomma, si accentuano ancor più squilibri e
diseguaglianze. E la situazione globale peggiora. Esiste
allora un modo efficace per supportarli?
Dopo aver analizzato attentamente l’universo
produttivo del caffè, estremamente variegato e
differenziato, ha concluso che il modello, seppur
imperfetto, da imitare è quello del Costa Rica: “L’istituto
ICAFE garantisce rapporti trasparenti negli scambi
commerciali tra gli operatori del settore caffeicolo,
controlla tutte le transazioni, stabilisce i prezzi minimi
e assicura che al produttore resti almeno l’80% del
valore di ogni sacco di caffè.
Come dimostra questo esempio, può essere creato,
partendo dalla legislazione e formando un organismo
posto a verificarne il rispetto, un sistema efficiente e
funzionale che controlli il settore e garantisca la tutela
degli attori più vulnerabili.
Simili iniziative potrebbero essere vincolate a
finanziamenti a fondo perduto che i paesi produttori
ricevono dalle varie organizzazioni internazionali e dai
singoli Stati, in quanto si tratta di risolvere una
problematica che a breve potrebbe avere forti
ripercussioni sull’economia occidentale”.
22
febbraio 2014
23
febbraio 2014
Le ultime ricerche
sugli effetti benefici del caffè
Secondo una ricerca condotta dal Karolinska Institute
di Stoccolma, in Svezia, il consumo quotidiano di
caffè sembra ridurre del 20% il rischio di sviluppare
un cancro alla prostata negli uomini.
Secondo lo studio condotto da esperti a circa 45.000
uomini di età compresa tra i 45 e i 79 anni, gli
assidui bevitori di caffè hanno meno probabilità di
sviluppare un tumore rispetto a coloro che non ne
consumano.
Il test, durato per 12 anni, ha scoperto che la caffeina
può prevenire il cancro alla prostata localizzato, ma
ha meno effetto nelle forme avanzate.
Nel corso della ricerca, gli scienziati hanno scoperto
che le probabilità di sviluppare tumore alla prostata
tra coloro che hanno bevuto sei o più tazzine al
giorno è stato ridotto del 20 per cento. Mentre coloro
che bevevano quattro o cinque tazzine questo era
solo circa il 7 per cento.
Lo studio dei ricercatori di medicina ambientale
svedese suggerisce quindi che, negli uomini, il rischio
di cancro alla prostata scende del 3% per ogni
tazzina bevuta, in media, al giorno. Un risultato non
indifferente, considerando che questo tipo di tumore
si verifica più spesso nelle persone con più di 50
anni d’età ed è il secondo tipo più comune di cancro
tra gli uomini.
Un’altra ricerca di biologi giapponesi dell’Università
di Nagoya ha scoperto che il caffè riduce l’incidenza
del diabete di tipo 2. La caffeina infatti abbassa il
livello di zuccheri nel sangue e migliora la sensibilità
all’insulina.
E ce n’è anche per il cervello: secondo uno studio
dell’University of South Florida, il caffè fa diminuire
le probabilità di ammalarsi di Alzheimer. I ricercatori
hanno seguito infatti per quattro anni 124 adulti
scoprendo che chi alla fine del periodo mostrava
un deterioramento cognitivo aveva in media un livello
di caffeina nel sangue pari alla metà di quello degli
altri. La dose anti-Alzheimer sarebbe tre tazzine al
giorno. Aggiungendone una, secondo la Duke
University, si potrebbe combattere anche l’accumulo
dei grassi nel fegato.
Tre buone ragioni per bere caffè.
Fonte: Il Venerdì di Repubblica, 6 dicembre 2013
Rubrica a cura di:
IMPERATOR S.r.l.
Tel.: +39 (0)40 - 3720115 - Fax: +39 (0)40 - 3402046
TRIESTE - Italy - www.imperator.cc
Dottor Lorenzo Polojac
Psicologo e Commercial Director
24
febbraio 2014
Visto di conformità per tutte le compensazioni superiori ai 15.000 euro
Le nuove compensazioni
Non più solo crediti Iva, ma anche imposte sui redditi, sostitutive e Irap
Premessa
Compensazioni libere
Visto di conformità per tutte le
compensazioni superiori a 15.000
euro già da giovedì 16 gennaio.
La nuova disposizione, invece, non
contiene l’ulteriore restrizione,
prevista per i crediti IVA,
concernente l’obbligo di
differimento della compensazione
al giorno 16 del mese successivo
a quello di presentazione della
dichiarazione da cui emerge, per i
crediti di importo superiore a 5.000
euro.
L’obbligo che non è più limitato
all’ambito dei crediti Iva, ma esteso
a quelli relativi alle imposte sui
redditi, relative addizionali e
ritenute alla fonte, imposte
sostitutive e Irap, trova applicazione
già per le compensazioni di
gennaio.
Legge di stabilità
La legge di stabilità per il 2014 ha
previsto un intervento relativo alla
compensazione dei crediti fiscali,
finalizzato ad allineare le regole
vigenti per la compensazione dei
crediti in materia di “imposte dirette
e sostitutive” a quelle, più
restrittive, che disciplinano la
compensazione dei crediti IVA.
Visto
In particolare la disposizione
normativa recata dalla di legge di
stabilità 2014 introduce, per le
imposte sui redditi (Irpef ed Ires),
per le relative addizionali e imposte
sostitutive delle imposte sui redditi
e per l’Irap, un meccanismo di
“certificazione” analogo a quello
previsto in materia di Iva,
subordinando, cioè l’utilizzo in
compensazione del credito annuale
per importi superiori a 15.000 euro,
alternativamente: a) al visto di
conformità nella dichiarazione; b)
alla sottoscrizione della
dichiarazione stessa da parte
dell’organo incaricato di effettuare
il controllo contabile.
Decorrenza
La legge di stabilità prevede
l’applicazione dei nuovi vincoli “a
decorrere dal periodo d’imposta in
corso al 31 dicembre 2013”, per
cui essi trovano applicazione, per
i soggetti con esercizio coincidente
con l’anno solare, a partire dalle
dichiarazioni dei redditi ed Irap
relative al 2013 quindi avranno
immediato effetto sulle
compensazioni che saranno
operate a decorrere dal 1° gennaio
2014, in relazione ai crediti
d’imposta risultanti dalle
dichiarazioni medesime.
nell’attestazione della
“corrispondenza dei dati esposti
nella dichiarazione alle risultanze
delle scritture contabili e di queste
ultime alla relativa
documentazione”, nonché nella
verifica della “regolare tenuta e
conservazione delle scritture
contabili obbligatorie ai fini delle
imposte sui redditi e delle imposte
sul valore aggiunto”.
Con l’apposizione del “visto”, il
responsabile del centro di
assistenza fiscale conferma che i
dati delle dichiarazioni predisposte
dalle quali emerge il credito sono
conformi alla relativa
documentazione e alle risultanze
delle scritture contabili.
Le verifiche che il professionista
deve effettuare sono relative al solo
riscontro formale della
corrispondenza, in ordine
all’ammontare delle componenti
positive e negative relative
all’attività di impresa esercitata e
rilevanti ai fini delle imposte,
dovendo prescindere da valutazioni
di merito.
Compensazione
del 16 gennaio
Ciò sta a significare, in concreto,
che il contribuente che intenda
compensare crediti Ires, Irpef (ivi
comprese relative addizionali o
imposte sostitutive) o Irap già dal
prossimo 16 gennaio dovrà tenere
in considerazione il nuovo limite
imposto dalla legge di stabilità.
Il controllo
Va ricordato che il visto di
conformità consiste
I contenuti del presente articolo vanno assunti
come meramente informativi, non utilizzabili
in alcun modo quale consulenza/opera
professionale; ogni interpretazione ivi
contenuta è meramente indicativa e non
assume valore di parere professionale.
Rubrica a cura di:
Dottor Giacomo Mallano
Commercialista
Studio Tributario
Cattelan-Verni-Mallano & Associati
25
febbraio 2014
Facebook
Le schede
della pagina facebook
Cosa sono e come funzionano
Proseguiamo nel percorso di personalizzazione della
pagina facebook della vostra azienda.
Nello scorso numero di questa rubrica, abbiamo
imparato a sistemare le immagini, dalle foto sul “diario”
alle fondamentali immagini del profilo e di copertina.
Stavolta capiremo come funzionano i riquadri che
troviamo sulla destra rispetto allo spazio riservato alle
informazioni della pagina, esattamente sotto
l’immagine di copertina.
Come avrete notato, anche curiosando tra le altre
pagine facebook, il numero di questi riquadri è
variabile, così come varia anche il loro contenuto.
Questi riquadri sono chiamati “schede” e permettono
un accesso più rapido a parti diverse della
pagina facebook, una serie di “link” da cliccare per
esplorare non solo la pagina in questione ma anche
accedere ad altre funzionalità personalizzabili.
Le schede che potremmo definire
“standard”, presenti cioè in tutte
le pagine, sono ad esempio “foto”,
“video”, “note”, “persone a cui
piace la pagina” e in alcuni casi
“eventi”. Per renderle visualizzabili,
è sufficiente cliccare sulla freccetta
verso il basso, sulla destra rispetto
al riquadro e poi selezionare ed
aggiungere le schede usando il
tasto “+”.
Potete scegliere di nascondere le
schede che non vi interessano (o
che sono ancora “vuote”) o
di Massimo Petronio
scambiarle di posizione. Il limite massimo di schede
visibili è 4, quindi fate in modo che quei 4 siano i link
più interessanti della vostra pagina, perché sono i
riquadri che gli utenti vedranno subito, quando vengono
a farvi visita.
Vi segnalo infine un’opzione adatta ai più esperti, a
cui si accede cliccando su “trova altre applicazioni”.
Una scheda infatti, è personalizzabile sia nell’immagine
visualizzata, sia nel nome della scheda stessa, ma
soprattutto nel suo contenuto.
Avete ad esempio un canale youtube o un account
twitter aziendale?
Potete aggiungere una scheda personalizzata e
collegare così la vostra pagina facebook agli altri profili
social, con lo scopo di promuovere così l’esistenza
di questi account e regalare ai vostri utenti
un’esperienza di navigazione più completa.
26
febbraio 2014
febbraio 2014
a cura di
Diego Franciosa
Entro lunedì
17
febbraio
2014
lunedì
17 febbraio 2014
RITENUTE
– Versamento ritenute su redditi
da lavoro dipendente e
assimilati, lavoro autonomo,
provvigioni nonché su
corrispettivi per contratti
d’appalto nei confronti dei
condomini (mese precedente).
IVA
– Liquidazione e versamento
(mese di gennaio 2014 e IV
trimestre 2013 - trimestrali
speciali).
IVA DICHIARAZIONE D’INTENTO
(soggetti mensili e soggetti
trimestrali speciali)
– Invio delle comunicazioni
d’intento in relazione alle quali
sono state emesse fatture
senza applicazione dell’IVA
registrate per il mese
precedente (soggetti mensili) e
trimestre precedente (soggetti
trimestrali speciali).
CONTRIBUTI INPS MENSILI
– Versamento all’INPS da parte
dei datori di lavoro dei contributi
previdenziali a favore della
generalità dei lavoratori
dipendenti, relativi alle
retribuzioni maturate nel mese
precedente.
GESTIONE SEPARATA INPS
COLLABORATORI
– Versamento dei contributi
previdenziali per i collaboratori
a progetto, occasionali e
associati in partecipazione
corrisposti nel mese
precedente.
CONTRIBUTI IVS - ARTIGIANI E
COMMERCIANTI Quota fissa
sul minimale
– Versamento dei contributi IVS
da parte dei soggetti iscritti alla
gestione INPS artigiani e
commercianti (quota fissa sul
reddito minimale).
AUTOLIQUIDAZIONE INAIL PREMIO O RATA
– Versamento premio
(regolarizzazione anno
precedente e anticipo anno
corrente) o I rata.
TFR - IMPOSTA SOSTITUTIVA
SULLA RIVALUTAZIONE (saldo)
– Versamento a saldo sulle
rivalutazioni del TFR maturate
nell’anno 2013.
ADDIZIONALI
– Versamento addizionali
regionali/comunali su redditi
da lavoro dipendente del mese
precedente.
Entro giovedì
20
febbraio
giovedì
20 febbraio2014
2014
CONTRIBUTI ENASARCO
IV trimestre
– Versamento contributi IV
trimestre dell’anno precedente.
Entro martedì
25
febbraio
martedì
25 febbraio2014
2014
ELENCHI INTRASTAT - MENSILI
– Presentazione contribuenti
mensili.
Entro venerdì
28
febbraio
venerdì
28 febbraio2014
2014
numero verde
800 905 525
CERTIFICAZIONE UTILI,
COMPENSI E PROVVIGIONI
– Consegna ai percettori delle
certificazioni relative ai redditi,
compensi e provvigioni
corrosposti nell’anno
precedente.
MODELLO CUD
– Consegna certificazione dei
redditi anno precedente.
CIG RIDOTTA
– Invio all’INPS della dichiarazione
annuale per l’applicazione della
CIG ridotta.
COMUNICAZIONE DATI IVA
– Presentazione telematica
relativa al periodo d’imposta
precedente.
DENUNCIA UNIEMENS
– Denuncia telematica delle
retribuzione e dei contributi
(INPS - INPDAP - Ex ENPALS) del
mese precedente.
FASI
– Versamento dei contributi
integrativi per i dirigenti
industriali (trimestre in corso).
INAIL
– Denuncia dei dati retributivi su
supporto magnetico o via
Internet .
OPERAZIONI CON PAESI BLACK
LIST (soggetti mensili)
– Invio della comunicazione
relativa alle operazioni
effettuate con paesi Black List
nel mese precedente (soggetti
mensili).
LIBRO UNICO
– Scadenza delle registrazioni
relative al mese precedente.
ACQUISTI DA SAN MARINO
– Invio telematico della
comunicazione degli acquisti
presso operatori di San Marino,
annotati nel mese precedente.
STUDI DI SETTORE
– Invio telematico all’Agenzia delle
Entrate delle cause giustificative
della non congruità agli studi di
settore relativi al 2012.
Le informazioni contenute nello scadenzario sono soggette a clausola di esclusione
di responsabilità per quanto riguarda le informazioni in esso contenute e per i danni
o i problemi legali derivanti dall’ uso delle stesse. Esse vanno assunte come
meramente informative e non costituiscono un parere di tipo professionale o legale.
Le indicazioni riportate potrebbero risultare non aggiornate e/o incomplete.
27
febbraio 2014
GRUPPO
VENETO TORREFATTO
TRI
CAFFÈ
RI
Il 25 maggio
maggio 2014
il Gruppo Triveneto Torrefattori Caffè
festeggerà
il suo sessantesimo anniversario.
˜ Ÿ–
È prevista una gita in barca
con navigazione sul fiume Brenta da Mira a Stra.
Si supereranno 2 chiuse
e si ammireranno le storiche ville venete.
Il giro in barca si concluderà a Stra
nella splendida Villa Foscarini Rossi.
Qui ci sarà il pranzo, giusto epilogo
di una splendida giornata che trascorreremo
insieme a tutti coloro che daranno la loro adesione.
I Soci riceveranno gli inviti
con il programma dettagliato.
I posti aperti a tutti i Soci, famigliari ed amici
sono limitati
e verranno accettati fino a 200
prenotazioni in ordine temporale.
60
di attività anni
al servizio
della qualità
˜ Ÿ–
domenica
25 maggio2014
Costo per la partecipazione alla gita in barca
Euro 50,00 a persona
ed il successivo convegno e pranzo
Euro 100,00 a persona.
2014
tramite bollettino di C/C postale n. 44519700
oppure con bonifico sul medesimo C/C postale:
Cin L - Abi 07601 - Cab 02200
IBAN: IT 10 L 07601 02200 000044519700
Nuovi Soci
Ai 255 Soci del Gruppo Triveneto Torrefattori Caffè si è aggiunta la Ditta:
HAUSBRANDT TRIESTE 1892 S.p.A.
Via Foscarini, 52
31040 NERVESA DELLA BATTAGLIA
(Treviso)
alla quale porgiamo un caloroso benvenuto.
tel.: 040 390 044 - fax: 040 938 45 89
www.gttc.it - mail: [email protected]
PEC: [email protected]
dalle 8.00 alle 12.30 e dalle 15.00 alle 18.00
cell. 331 658 5552
VENETO TORREFATTO
TRI
CAFFÈ
RI
La quota sociale del
GRUPPO TRIVENETO TORREFATTORI DI CAFFÈ
per l’anno 2014 è:
— SOCI ORDINARI
€ 280,00 (soci del triveneto)
— SOCI SOSTENITORI
€ 140,00(soci altre Regioni)
che potrà essere versata a favore del:
GRUPPO TRIVENETO TORREFATTORI DI CAFFÈ
Redazione, Segreteria del Gruppo
e del Consorzio
GRUPPO
QUOTA ASSOCIATIVA
Il 24 febbraio 2014
si terranno a Treviso
le Assemblee
del Gruppo Triveneto
e del Consorzio
Torrefattori Tre Venezie
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Notiziario febbraio 2014