Esistenti ancora oggi …
Questo metodo consiste
nel mettere una corda
intorno al collo del
condannato e farlo
penzolare cosicché la
pressione che esercita la
corda attorno al collo lo
uccida. La lesione alla
colonna vertebrale causa
incoscienza e morte. Il
tempo di sopravvivenza è
tra gli 8 e i 13 minuti.
Questo metodo consiste nel far
sedere sulla sedia il condannato,
poi gli si applicano degli elettrodi
inumiditi alla testa e al polpaccio,
dai quali vengono trasmesse
scariche di corrente elettrica,
causando l’arresto cardiaco e la
paralisi respiratoria che porta al
decesso. Questo può durare
minuti o secondi dipende da
quanto sono forti le scariche.
Si distingue in:
 fucilazione al petto: (per reati
gravissimi) veniva compiuta da
dodici soldati, l'ufficiale più
elevato, faceva avanzare il
condannato che veniva bendato .
Poi il plotone d'esecuzione
compiva la sua missione.
 fucilazione alla schiena: il
condannato veniva fatto sedere,
bendato, con le spalle rivolte al
plotone di esecuzione. Dopo la
scarica dei soldati, il
comandante si avvicinava al
corpo del condannato e gli
sparava alla nuca con una
pistola: il colpo di grazia.
La lapidazione è un tipo di pena
di morte nella quale il
condannato è ucciso attraverso il
lancio di pietre che spesso
avviene con la partecipazione
della folla.
La durata media dell'esecuzione
è di circa trenta minuti.
È una delle pene di morte più
dolorose esistenti ancora oggi.
Le camere a gas vennero utilizzate dai nazisti
durante l'Olocausto.
Il condannato viene legato a una sedia in una
camera stagna. L'esecuzione avviene attraverso
la liberazione nell'aria di gas (cianuro). La
morte sopraggiunge per asfissia. In genere lo
stato di incoscienza subentra rapidamente, ma
può ritardare se il prigioniero tenta di
prolungare la propria vita trattenendo il fiato o
respirando lentamente. Il tempo di
sopravvivenza medio è tra gli 8 e i 10 minuti.
Al condannato viene inflitta un'iniezione per via
endovenosa contenente una dose letale di
pentothal o pentobarbital, seguito da una sostanza
che rilassa i muscoli che paralizza il diaframma e
un'altra che provoca l'arresto cardiaco. Al termine
della procedura, il cuore può continuare a battere
per un periodo che può variare dai 6 ai 15 minuti.
Utilizzati in passato …
Era applicata agli schiavi, ai
sovversivi e agli stranieri e
normalmente veniva
preceduta dalla
flagellazione, il condannato
non sempre è legato a una
struttura a croce.
Lo scopo era: provocare la
morte, dopo una lenta
agonia, che interveniva per
soffocamento determinato
dalla compressione del
costato, oppure a causa di
collasso cardiocircolatorio.
Consiste nell'infilzare il
condannato con un palo di
legno attraverso un orefizio
o il perineo, per poi
sollevarlo in posizione
verticale fissando il palo nel
terreno. Se non venivano lesi
organi vitali, il supplizio
poteva protrarsi per molti
giorni, prima della morte.
La macchina fu posta in opera il 25
aprile 1792, con l'esecuzione di Nicolas
Pelletier, condannato per omicidio e furto.
Fasi dell'esecuzione: il condannato era legato
a una tavola tenuta in posizione verticale;
una volta legato, la tavola veniva fatta
scivolare in posizione orizzontale e il collo
del condannato veniva a trovarsi posizionato
tra due montanti e appoggiato alla
semilunetta inferiore; la semilunetta
superiore veniva abbassata, bloccando il collo
del condannato; il meccanismo di rilascio
della lama era immediatamente azionato e la
lama cadeva tagliando il collo. La testa del
condannato cadeva in un catino di zinco,
mentre il corpo veniva fatto scivolare in una
cassa.
Il condannato veniva legato
per i polsi e le caviglie ad una
grande ruota e con una mazza
gli venivano rotte le ossa di
braccia e gambe. Talvolta
veniva dato un colpo di grazia
sullo sterno provocandone la
morte. In altri casi invece
veniva lasciato vivo per ore
esposto al pubblico prima di
essere ucciso. La sua durata
poteva variamente dai 20
minuti ad alcune ore.
È costituita da un cerchio di
ferro fissato ad un palo, che
viene stretto mediante una
vite attorno al collo del
condannato, fino a
provocarne la morte per
strangolamento.
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Consiste nella divisione del corpo del condannato in più parti.
Poteva avvenire dopo la morte oppure essere la causa di decesso.
Per la prassi britannica, la piena punizione prevedeva che il
colpevole venisse:
condotto al luogo dell'esecuzione, in pubblica piazza;
spogliato nudo e legate le mani dietro la schiena;
impiccato, ma non fino alla morte;
castrato vivo, con il taglio del pene e dei testicoli;
eviscerato senza ledere gli organi vitali;
le parti virili e le interiora bruciati davanti ai suoi occhi;
decapitato;
squartato: il suo corpo diviso in quattro parti;
i quarti del suo corpo appesi in diversi angoli della città;
la testa conservata nella Torre di Londra.
La vergine di ferro é una specie
di armadio metallico a misura
d'uomo e di forma vagamente
femminile, più o meno grande a
seconda dei casi, pieno di lunghi
aculei che penetrano nella carne
senza ledere organi vitali.
Il condannato ipoteticamente
veniva fatto entrare in questo
"sarcofago" e, chiudendo le ante,
veniva trafitto dai suddetti aculei
in ogni zona del corpo, morendo
lentamente tra atroci dolori.
L'aquila di sangue è stato un
metodo di tortura e di
esecuzione che è a volte
menzionato nelle saghe
norrene. Consisteva nel
separare le costole della
vittima dalla spina dorsale,
rompendole in modo tale da
farle assomigliare ad un paio
di ali insanguinate, ed
estrarre i polmoni dalla cassa
toracica, per poi adagiarli
sulle spalle in modo che
ricadessero sul petto. Veniva
spruzzato anche del sale sulle
ferite.
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i metodi utilizzati per le esecuzioni capitali