15. Controllo e taratura lastre Ctp
Abbiamo visto che per fare un profilo è necessario linearizzare la periferica.
Le lastre sono un pezzo, essenziale fin che si vuole, ma solo un pezzo, di quella
complessa periferica che è la macchina da stampa offset.
Oltre alle lastre influiscono sulla resa cromatica del sistema macchina da stampa il
tessuto gommato e il complesso della meccanica comprendendo con ciò anche gli
elementi di regolazione della bagnatura.
Questo ci porta a ribadire che prima di qualsiasi operazione sulla lastra, compresa
la misurazione dei risultati di stampa, deve essere fatta quando la macchina si
trova in un corretto stato di manutenzione.
In termini pratici con meccanica a posto (registro e mancanza di slur) e tessuto
gommato né nuovo né a fine carriera.
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La scala di controllo
Per poter controllare le lastre è necessario apporre delle scale di controllo che mostrano, alla
semplice vista o attraverso misurazioni con appositi strumenti, il risultato che è il frutto della
esposizione sul CTP (o su CTF e successiva esposizione della pellicola/lastra) e dello sviluppo
(questa fase oggi può mancare per le lastre process less che vanno sempre più diffondendosi).
Le scale sono in genere fornite dagli stessi produttori dei CTP e hanno varie impostazioni. Oppure
esiste la Ugra/FOGRA che è una scala standard.
Una delle funzioni più interessanti di alcune scale è la possibilità di verificare i valori nominali del
documento digitale e quelli ottenuti dopo i vari svuotamenti.
Tecnicamente la cosa si realizza esponendo un “retino” disegnato alle varie percentuali con una
Bitmap a 1 bit che viene esposta tal quale a fronte della tinta continua che verrà esposta dopo la
retinatura realizzata dal Rip e che pertanto risentirà degli svuotamenti impostati.
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Posizionamento delle scale
È abitudine mettere una unica scala su una forma e questa è chiaramente una condizione migliore
rispetto al nulla anche se non è la situazione ottimale.
Una condizione migliore è quella di mettere la scala ai 4 angoli della lastra, nella zona della pinza di
macchina e di contropinza dove in genere non arriva la carta.
La condizione ancora migliore è quella che prevede di ripetere le scale lungo tutta la linea di pinza e
contropinza.
Il perché di tutte queste scale dipende dal fatto che la lastra può presentare dei difetti locali e più
scale ci sono e più è facile farsi ragione di un eventuale anomalia.
Naturalmente con tante scale non è necessario (in produzione) controllarle tutte: buona norma è
controllarle a scalare e cioè per il primo lotto la prima, per il secondo la seconda ecc.
I controlli totali si faranno invece in fase di linearizzazione o di problema evidente sulla lastra.
La presenza di molte scale potrà tornare utile – in caso di anomalie in stampa su una zona
circoscritta – per verificare immediatamente se si tratta di un problema meccanico o di lastra.
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Linearizzazione
Questa fase coinvolge solo la lastra e riguarda tutte le procedure che mirano a uniformare il dato
digitale con la risposta della periferica.
In termini più semplici significa che io debbo essere in grado di ottenere il 20% laddove nel file è
dichiarato il 20%, il 50% sul 50% ecc.
Le zone più delicate di questa linearizzazione sono i minimi e i massimi.
Ecco allora che vengono utilizzate delle scalette che hanno una maggior concentrazione di tacche
in quelle zone.
Ottenuta la misurazione i dati vengono inseriti nel software di linearizzazione che provvederà a
modificare i dati di esposizione del laser in modo da ottenere il risultato atteso.
Se al primo giro non si ottiene quanto voluto, si fanno altri giri.
Questa procedura dovrà essere fatta per ogni combinazione di tipo di retino/lineatura/risoluzione,
avremo quindi un numero abbastanza elevato di curve.
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Curve di svuotamento [o imbottitura]
Ottenuta la lastra lineare occorre verificare come reagisce il sistema lastra/macchina da stampa.
Da questo momento quindi qualsiasi intervento presuppone la verifica in stampa in quanto oltre
alla necessità di ottenere i valori previsti in lastra (che si misurano sulle scalette), questi debbono
consentire di ottenere i valori attesi sulla carta: valori che sono definiti dalla norma 12647-2.
È definita lastra standard quella con dot loss D 4% sul 50%. Ciò significa che misurando la
tacca del 50% di una scaletta di controllo di una lastra da produzione dovremo trovare il 46%.
Gli altri valori che dovremo trovare su questa lastra sono i seguenti:
Valori nominali
Valori dot-loss
0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100
0 9 18 27 36 46 57 68 79 90 100
Con l’avvento di macchine da stampa con schiacciamenti sempre più bassi la lastra standard
ha perso molto del suo valore. In effetti il raggiungimento dei valori di norma spesso si
ottengono con la lastra lineare o addirittura imbottita.
Se dobbiamo ottenere il 16% di norma sui primari CMY per una carta patinata di tipo 1 o
2 stampando con una lastra a 70 linee e la nostra macchina schiaccia al 14% non dovremo
svuotare del 4% (col che otterremmo un misero 10% in stampa), ma imbottire del 2%.
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Profilo della macchina da stampa
Ora che abbiamo la lastra a posto e la macchina da stampa è in buone e stabili condizioni
meccaniche possiamo pensare di fare il profilo.
Come si fa lo abbiamo già visto nel capitolo della gestione colore. Qui dobbiamo scegliere se
vogliamo arrivare in stampa con una lastra che produce già gli schiacciamenti voluti dalla norma o
con una lastra lineare.
In teoria non cambia nulla. Personalmente prediligo le situazioni che fanno fare al profilo gli
aggiustamenti più piccoli: quindi lastra già svuotata o imbottita.
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Lastre personalizzate e profili
Vista la relativa facilità di correre dietro ai difetti della macchina facendo curve che possono anche
essere sinusoidali, potrebbe venire in mente di seguire questa strada per compensare difetti
meccanici quali quelli che producono schiacciamenti diversi e anche disomogenei sui vari elementi.
La pratica è assolutamente sconsigliata in quanto il malfunzionamento che provoca quei difetti
denota certamente una situazione instabile.
Anche la strada della lastra lineare e del profilo deve essere fatta su una macchina meccanicamente
in ordine, pena la creazione di un profilo che fornirà risultati instabili.
È chiaro che la compensazione cromatica di un elemento con uno schiacciamento anomalo è
nell’ordine delle cose che un profilo può sistemare, ma è altrettanto chiaro che un profilo che
fotografa una situazione instabile non produrrà i risolutati voluti nel tempo.
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