2
5
M
A
G
G
I
O
2
0
1
4
C’è un’età per soffrire? Purtroppo, no
Francesca. 42 anni. Assistente sociale.
Diagnosi: Sindrome da laminectomia fallita
Laura. 13 anni. Ginnasta.
Diagnosi: Emicrania vascolare
Rosario, 70 Anni. Medico.
Diagnosi: Nevralgia trigeminale
È possibile curare il dolore?
Sì, si può!
Grazie alla Terapia del Dolore
La storia di Francesca
La vita a Milano,
per una siracusana
che ha negli occhi
e nel cuore il mare,
è difficile.
Da anni Francesca soffre di dolore alla schiena.
Anche solo scendere le scale è una tortura.
I ritmi stressanti
di una città
caotica e alienante
come Milano
non l’aiutano.
Francesca è sola, la sua famiglia è lontana, non può contare su nessuno.
Ogni responsabilità è sulle sue spalle
Nel 2012 la schiena si blocca del tutto.
Francesca comincia anche
a trascinare la gamba
che non risponde più ai
suoi comandi.
La risonanza magnetica evidenzia
un’ernia espulsa cospicua
dalle dimensioni talmente ampie
da lasciare perplesso perfino il suo medico.
“Con un’ernia del genere, Francesca,
lei non dovrebbe nemmeno stare in piedi:
dovrebbe usare le stampelle” si sente dire.
La cura prescritta dallo specialista?
Bustino correttivo, fisioterapia e farmaci.
Momenti di benessere si
alternano a momenti di forte
dolore alla schiena:
Francesca, a un certo punto,
decide di sottoporsi
all’intervento chirurgico
per l’asportazione dell’ernia.
“Sarà una passeggiata: non si preoccupi”
le ripetono tutti.
L’intervento non è risolutivo, anzi…
Francesca scopre che un’infezione sottocutanea
e circoscritta ha creato del tessuto fibroso
cicatriziale, ossia delle ‘aderenze’.
Queste sollecitano costantemente i nervi e
continuano a provocarle dolore.
Rassegnarsi al dolore sembra l’unica
alternativa.
Il dolore è un
invadente e invalidante
compagno di vita.
Ma davvero una giovane donna può essere
costretta a mortificare la propria professionalità
perché il dolore la obbliga ad assentarsi spesso
dal lavoro, rischiando, così, il licenziamento
per malattia?
È ammissibile, a 42 anni, non vivere la normalità
quotidiana e rinchiudersi nella propria solitudine?
Francesca scopre per caso l’esistenza
del Centro Spoke di Terapia del dolore:
un suo conoscente, infatti, è in cura in questa struttura.
Trova finalmente
l’aiuto e l’umanità
che ha sempre
cercato:
sensibilità unita a
professionalità.
Si crea subito un rapporto di simpatia e di
fiducia: inizia un percorso. Francesca e lo staff
medico diventano una squadra.
La Terapia del dolore cui si sottopone Francesca
prevede un intervento per ‘scollare’ le cicatrici
chirurgiche dall’interno, riducendo così
le sollecitazioni ai nervi, e l’assunzione di farmaci.
La vita di Francesca è tornata normale
Finalmente lavora con serenità e regolarità.
Fa attività fisica e segue un corso di pilates in palestra.
La storia di Laura
Avevo 6 anni quando ho cominciato a soffrire di emicrania:
papà e mamma credevano che si trattasse di un capriccio perché,
ogni mattina, in prima elementare, piangevo per il distacco da
loro.
Ma il dolore era un’altra cosa.
Sembrava che il mio cranio non potesse contenere il cervello:
come se indossassi un vestito troppo stretto che stringeva,
stringeva, stringeva.
3 o 4 volte alla settimana ero costretta a stare chiusa
in camera mia, in silenzio, al buio, distesa supina.
Se mi trovavo a scuola, i miei genitori erano
costretti a portarmi dritto a casa.
Spesso saltavo gli allenamenti
con la squadra di ginnastica
ritmica e, quindi, anche le gare.
Sono stati 4 lunghissimi anni…
Per trovare la causa di questa emicrania che non mi lasciava
vivere mi hanno visitato tanti medici: oculisti, gnatologi,
dietologi.
Sono stata pure in neuropsichiatria infantile…
Ma io non ero depressa!!!
Avrei voluto solo allenarmi con le mie compagne di squadra
e partecipare alle gare come il livello agonistico richiede.
Poi siamo finiti in cura da uno specialista delle emicranie.
Dico “siamo” perché mamma e papà hanno sofferto con me.
“Capisco che è difficile per te – mi dice lo specialista – ma
dovresti rinunciare alla ginnastica ritmica perché l ’iperattività
fisica acuisce il tuo dolore”.
Ma io ho dieci anni!!!
La ginnastica ritmica
è la mia passione:
come faccio a rinunciare?
Dopo 6 mesi di cura…
…l ’intensità delle emicranie non era diminuita;
…il numero degli episodi delle emicranie era sceso solo del
10%;
…ero ingrassata di 5 kg perché i farmaci che mi venivano
somministrati mi procuravano sonnolenza e fame.
Mamma decide, allora, di interrompere questa cura perché,
nonostante la terapia, ero costretta ad assumere analgesici per
lenire il dolore.
Avere una vita sociale con i miei coetanei
era impossibile!!!
Ho rischiato di dover rinunciare al mio sport
preferito e alla mia passione.
Un anno il mal di testa mi ha rovinato perfino la festa di
compleanno: ho dovuto rifugiarmi in camera e chiedere agli
invitati di andare via da casa…
E a scuola la mamma doveva giustificare le mie continue
impreparazioni. Pensare che a me studiare piace, e pure tanto.
Poi, un giorno, la mamma mi parla di un posto dove curano
il dolore.
“Proviamo anche questa!” le dico.
Ma entrambe siamo scettiche...
Se non avevano funzionato tutti i farmaci riconosciuti, come
avrebbe potuto funzionare il farfaraccio, ossia il fitofarmaco
prescritto dal medico dello Spoke?
E invece…
La terapia è durata circa un anno e mezzo
ed è stata efficacissima!!!
Da tre mesi
non accuso più dolore
e da due
non assumo alcun farmaco!!!
Non ricordavo neanche come fosse possibile trascorrere
una settimana senza mal di testa.
I miei voti a scuola sono
eccellenti e posso finalmente
trascorrere con i miei amici ore
intense e piacevoli.
Ora mi alleno con serenità e affronto le gare agonistiche senza la
paura che l ’emicrania mi impedisca di partecipare.
La storia di Rosario
Rosario è medico da oltre 40 anni.
Della nevralgia trigeminale sa tutto:
l’ha studiata!.
Eppure non aveva idea del dolore che potesse provocare:
lui che ha sempre lavorato per lenirlo.
Nel giugno 2013 Rosario accusa dolori alla prima branca
del trigemino oftalmico che presto si spostano
anche alla seconda branca mascellare.
Non riesce a parlare né a mangiare.
In queste condizioni non può
neanche lavorare.
Non vive, in realtà.
Morfina, cortisone, analgesico: nulla calma il dolore.
Nel luglio 2013 Rosario è ricoverato in ospedale.
Durante la degenza ha una crisi: piange,
rannicchiato in posizione fetale, a terra,
con la testa tra le mani.
Urla. Il dolore è lancinante.
La cura prescritta, a base di antidolorifici e antiepilettici,
riesce solo a lenire temporaneamente il dolore.
Dopo quattro mesi di sofferenza e di crisi acute,
il Centro Spoke di Terapia del dolore è l’ultima spiaggia.
Rosario resta senza
parole quando gli
dicono: “Un solo
intervento di
termorizotomia
percutanea porrà FINE
AL SUO DOLORE”.
Rosario ha scoperto di avere
una predisposizione a questa neuropatia
ma, per fortuna, la procedura di intervento è
ripetibile.
Ora sta bene, lavora regolarmente
ed è tornato ad avere una vita normale.
SERVIZIO DI TERAPIA DEL DOLORE: informarsi per curarsi
Progetto Obiettivo PSN 2012 –
Consolidamento della Rete di Terapia del dolore
Scarica

XXIII Giornata Nazionale del Sollievo