Fra tradizioni ed usanze catanesi
a cura di …
Le pezzare
Il Ricamo Siciliano
L’arte dei pupi
La gastronomia
La pietra lavica
Candelore: barocco in movimento
La ceramica
Gli Agrumi
L’ambra
Le epigrafi Agatine
Bibliografia
L’icona del Rotolo
Fontana Muta di Villa Cerami
LE PEZZARE
Anche la Sicilia, come la Sardegna e tante altre Regioni del centro-sud ha una propria
tradizione nella produzione di tappeti artigianali, tramandata esclusivamente da donne e
oggi quasi a rischio d'estinzione.
Frazzate o pezzare realizzati con tecniche e strumenti che li rendono simili ai tipici
pezzotti valtellinesi.
La tradizione dei tappeti sopravvive nelle case di chi ne conserva ancora qualcuno.
La tecnica con cui si realizzavano non era altro che un riciclaggio di vestiti vecchi,
stracci, rimasugli di tessuti. Tagliati in sottili striscioline e intrecciati con il telaio,
venivano posti tra le assi di legno e il materasso o sulla groppa degli asini.
Oggi la tecnica di tessitura è la stessa di tanti anni fa. Quello che cambia è la maggiore
varietà di stoffe, l'abbinamento dei colori e, naturalmente, la destinazione.
IL RICAMO DEL 500
Lo sfilato siciliano famoso per il suo particolare stile dovuto
(grazie a mani molto esperte) alla perfetta esecuzione di
sfilature sulla tela ha origini antichissime ed ha contribuito e
contribuisce tutt'oggi ad esaltare e valorizzare l'arte del
ricamo.
Il tessuto ricamato che possiamo anche definire "pittura ad
ago" ha avuto un ruolo molto importante nella storia, infatti,
ha adornato gli abiti, il mobilio, i letti e le finestre dei
protagonisti della nostra storia, diventando quasi una
rappresentazione sociale della persona.
Consiste nella paziente sfilatura sulla tela e nel ritessere i più
svariati disegni sapientemente abbinati.
Lo sfilato siciliano è stato sempre ammirato
L’ARTE DEI PUPI
I paladini catanesi avevano delle posture eroiche, erano costruiti con maggiore rigidità alle articolazioni
rispetto ai confratelli palermitani.
Nel Teatro dei Pupi di Catania vi è la distinzione dei ruoli, infatti, chi manovra i fili della marionetta non
può prestargli anche la voce.
Vi era anche una differenza dell’ampiezza della sale, qualcuna raggiungeva più di 500 posti. Boccascena e
sipario principale erano sovradimensionati per fornire illusoriamente al palcoscenico una dimensione più
imponente. L’attrezzatura completa, detta “mestiere”. constava di un centinaio di pupi: guerrieri armati ,
donne, vari animali, preti e frati, mostri, fondali e quinte di tela. Creare costumi e scenografie era una
moda teatrale colta dell’800, e il consueto gusto per la mescolanza di stili era tipico della cultura popolare.
Le armature si ispiravano a quelle rinascimentali, ai mori si attribuivano spesso abbigliamenti del ‘600
spagnolo; completavano l’inventario le indispensabili locandine pubblicitarie affisse all’esterno del teatro.
Lo spettacolo iniziava al calare del sole, l’acquisto dei biglietti e l’afflusso progressivo degli spettatori era
accompagnato dal suono di un “pianino a manovella” azionato da un ragazzo, e dal grido del venditore di
ceci e semi abbrustoliti. I Pupi rappresentavano, in altri termini, un “gioco profondo” nel quale la
comunità parlava di sé, e della propria articolata concezione del mondo. Sul linguaggio gestuale dei Pupi
sono state avanzate analisi di carattere semiologico, individuando così alcune decine di movimenti e
posture chiaramente stilizzate e significanti. Gli spettatori abituali giudicano l’oprante soprattutto dalle sue
abilità di manovratore, che giunge attraverso un crescendo ben dosato al parossismo ritmico senza che la
velocità renda imprecisi i movimenti.
LA GASTRONOMIA
I tipici piatti catanesi sono la ormai celebre " pasta con la Norma ", in cui il capolavoro di
Bellini non c'entra affatto, perché qui "norma" indica soltanto una cosa eccezionale, com'è
appunto l'opera belliniana. Il condimento è costituito da salsa di pomodori freschi, con
grosse fette di melanzane fritte con l'olio di oliva, su cui si gratta la ricotta salata. Altri piatti
caratteristici della cucina etnea sono i " cannelloni alla catanese ", che sono sfoglie di pasta
all'uovo ripiene di carne triturata, affogate in salsa di carne, e cosparse di formaggio
pecorino, cotte al forno; la pasta al sugo nero di seppia; la pasta cca 'nciova , cioè cosparsa
di pane grattugiato e abbrustolito, e di filetti di acciuga bolliti nell'olio; il purè di fave, il
cosiddetto maccu, insaporito col finocchio selvatico; il " zuzo ", cioè la gelatina di maiale al
limone, il sangéli, budino di sangue di maiale con pinoli, che lo fanno diventare un dolce;
nel periodo invernale la scacciata, focaccia di farina di grano, nel cui interno c'è una
ricchissima imbottitura di acciughe, carne di maiale, pomodori freschi, una specie di
mozzarella detta tuma, sale e pepe; le zeppole di riso, crispelle fusiformi di riso cosparse di
miele dell'Etna; " i sfinci", soffici crispelle di pasta tenera di grano, rotondeggianti se ripiene
di ricotta, e oblunghe se ripiene di acciughe.
LA GASTRONOMIA
Le polpette di carne tritata (" i badduzzi ") acquistano un gusto particolare, perché arrostite sulla
brace tra due foglie di limone; ottima è poi la salsiccia coi semi di finocchio, specie se arrostita su
rami di limone e mangiata assieme alla verdura (detta " qualiceddi " o " amareddi ") cotta. I vini
dell'Etna sono fervidamente generosi: i rossi di Mascalucia, il moscatello di Riposto, gli extra
secchi di Piedimonte Etneo e di Linguaglossa, lo spumante ambra di Montilice sono meritamente
famosi. Anche le acque: quella " rossa " di Paternò, quella di Pozzillo e quella di Casalrosato, nei
pressi di Valverde, sono acque di grande valore idropinico, ormai già noto ed apprezzato; non
così le acque cittadine di Catania, troppo ricche di sali di calcio, difetto ch'è comune alle altre
condutture di Carcaci, Casalotto e Manganelli. I dolci catanesi meriterebbero un capitolo a parte,
perché ogni stagione si può dire che abbia i suoi; ricorderemo le olivette di marzapane che si
mangiano a Febbraio, e che il popolo chiama le “ olivette di S. Agata " perché secondo la
legenda, ricordano l'oleastro sorto nel luogo ove la Santuzza si allacciò una scarpa, gli ossi di
morto, croccanti di farina e zucchero, che si mangiano a novembre e in primavera (allora si
chiamano " agnelli pasquali ", dalla loro forma, ma la composizione è identica); le ciambelle con
le uova (" i cudduri ccu l'ova ") tipicamente pasquali, i cannoli, ripieni di ricotta o di crema; i
tarallucci detti " viscotti d'a 'za monica ",buonissimi se inzuppati nel latte , " i n'zuddi ", ciambelle
croccanti con una mandorla al centro; i " 'nciminati ", deliziosi biscotti duri all'anice, cosparsi di
sesamo (in siciliano " ciminu ", donde il nome); ma la palma spetta senz' altro alla meravigliosa
"cassata ", vero poema della gastronomia siciliana; e, d'estate ai refrigeranti gelati , agli "
schiumoni " semifreddi , al sorbetto al limone , ai " misti Umberto ", pezzi duri di cioccolata,
pistacchio e pandispagna, alle granite, cioè cremolate o spongati in bicchiere, in cui s'intingono i
biscotti o i soffici " savoiardi. Ed ora basta, perché m'è venuta l'acquolina in bocca.
Visita al museo della pietra lavica
Noi in visita al museo dell’artista
Avv. Valenziano Santangelo
A destra: una delle tantissime
sculture in pietra lavica
CANDELORE: BAROCCO IN MOVIMENTO
BETTOLIERI
LA PIÚ ALTA
CIRCOLO CITTADINO
LA PIÚ RECENTE
SANT'AGATA
LA MAMMA
FORNAI
LA SIGNORINA
FRUTTIVENDOLI
LA REGINA (gotico veneziano)
GIARDINIERI
L’UNICA SOPRAVVISSUTA
MACELLAI
CHIANCHIERI
PASTAI
L’UNICA SOPRAVVISSUTA
I PESCIVENDOLI
BERSAGLIERA
PIZZICAGNOLI
STILE LIBERTY
RINOTI
LA Più VECCHIA
MONSIGNOR VENTIMIGLIA
LA Più PICCOLA
LA CERAMICA
LA CERAMICA
CERAMICA: dal greco keramos (terra da stoviglie) impasto di argilla ed altre sostanze, forgiato a mano e cotto a
diverse temperature ricoperto da vernici o smalto vetrificato.
FAMIGLIA DELLE CERAMICHE:
TERRACOTTA: il più antico prodotto dell'argilla cotta in forni rudimentali o per esposizione al sole.
il colore va dal rossastro al nero per la presenza di sostanze ferrose o biduminose e per la temperatura
alla quale sono state cotte.
CON BIANCHETTO: ottenuto con creta bianca diluita in acqua ed infine ricoperta da smalto generalmente
piombifero.
MAIOLICA: quando allo smalto piombifero si aggiunge lo stagno per renderlo opaco per nascondere tutto il corpo
ceramico. Spesso sopra la copertura opaca veniva eseguita una decorazione policroma ed una successiva
cottura con speciali accorgimenti cioè con un'atmosfera povera di ossigeno.
TERRAGLIA: prodotto formato da impasto di argilla, quarzo e feldspato. ( materiale minerale di rocce eruttive)
PORCELLANA: termine usato in Francia (è il nome di una conchiglia) prodotto ceramico bianco, composto da caolino,
feldspato e quarzo, impermeabile all'acqua e ai liquidi, traslucido e sonoro alla percussione.
BISCUIT: la porcellana bianca senza copertura a smalto, ha aspetto marmoreo.
EPIGRAFI AGATINE
MSSHDEPL
La mente di Sant' Agata è sana e spontanea per l' onore di Dio e per
la liberazione della Patria. (sulla porta della Cattedrale, sull‘obelisco
dell' elefante, sulle cancellate di tante chiese)
NOPAQUIE
Non offendere la Patria di Sant' Agata perché essa
è vendicatrice delle offese.
PER MEZZO MIO LA CITTA' DI CATANIA E' INNALZATA
AL CIELO DA CRISTO
Parole ancora oggi leggibili sul muro interno dell’anfiteatro
romano in Piazza Stesicoro
ICONA DEL ROTOLO
(Madonna della Lettera)
25 g
50 g
100 g
200 g
250 g
400 g
500 g
750 g
800 g
NUNZA
DU' UNZA
MEZZU QUARTU
N' QUATTRUNI
N' QUARTU DI CHILU
MEZZU ROTULU
MEZZU CHILU
TRIQUARTI DI CHILU
UN ROTULU
FONTANA MUTA DI VILLA CERAMI
>PUBLICO NON A PUBLICO HIC PUBLICUS<
Questa fontana, costruita a spese di un privato,
da acqua per generale utilità
Bibliografia:
RIVISTE:
Bell'Italia ( speciale Sicilia 6 volumi)
EDITORIALE Giorgio Mondadori
Meridiani ( Sicilia) EDITORIALE Domus
In vacanza ( Sicilia) EDITORE EDIMARKETING
Sikania
U.S.P.I. ( rivista associata della stampa periodica italiana)
Giuseppe Tumminello Nel museo Pitrè e fuori
Ed. Ugo La Rosa
Bianca Di Stefano
Cucina che vai natura che trovi
Ed. RI: SI:
Sicilia in festa, tradizioni e folcklore
Ed. Greco
a cura di …
Valeria Anfuso
Grazia Collura
Maria Insanguine
Pietro Noto
Gianluca Seminara
Alessia Toscano
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