IL VERISMO E GIOVANNI VERGA
Quadro storico
Seconda metà dell’800.
Terminano le guerre di indipendenza, si
formano importanti stati nazionali.
Viene meno l’idealismo che alimentava
queste lotte.
Si abbandona lo spiritualismo romantico
per una cultura laica, di carattere
illuminista e scientifico che è
accompagnata da un grande sviluppo
tecnologico.
Il Verismo
Il Verismo è una corrente letteraria che deriva dal
Naturalismo francese, influenzato dal pensiero positivista, e
si diffonde in Italia tra il 1870 e il 1900. Il centro delle opere
veriste è la realtà umana e sociale, rappresentata
oggettivamente, in modo quasi scientifico. Il Verismo
italiano, rispetto al Naturalismo francese, acquista un
carattere regionalistico, dovuto alla particolare situazione
storica italiana, che presenta notevoli differenze
socioeconomiche nelle varie regioni e, soprattutto, un
enorme divario tra Nord e Sud. Gli scrittori veristi vogliono
rappresentare la società del loro tempo e, per render più
realistica la narrazione, adottano uno stile impersonale, non
intervengono mai con commenti e giudizi. Scompare il
narratore onnisciente, con il Verismo il narratore adotta il
punto di vista dei personaggi (focalizzazione interna) e resta
estraneo alla vicenda fino ad eclissarsi. Dal punto di vista
linguistico, i veristi riproducono le espressioni dialettali, i
proverbi e la parlata semplice tipica del linguaggio della
gente umile, protagonista delle loro opere.
IL POSITIVISMO
In seguito alle numerose
scoperte scientifiche e
tecnologiche, nasce il
Positivismo, una nuova
concezione filosofica che
rivendica il primato della
scienza, opponendosi allo
spiritualismo romantico. La
scienza viene esaltata come
l'unico strumento di
conoscenza, in grado di
risolvere i problemi umani e
sociali che fino ad allora
avevano tormentato
l'umanità. Gli studi condotti
da importanti scienziati del
tempo influenzeranno anche
molti scrittori.
I principali esponenti del Verismo
Gli scrittori di questo periodo studiano i fenomeni sociali, considerando l’uomo un essere
sociale, condizionato dall’ambiente in cui vive.
Luigi Capuana, Il marchese di Roccaverdina
Grazia Deledda, Canne al vento
Federico De Roberto, I Viceré
Matilde Serao, Il paese di cuccagna
Giovanni Verga, I Malavoglia
Grazia Deledda vinse il Premio Nobel per la letteratura nel
1926; con i suoi romanzi seppe raffigurare realisticamente la
vita della sua isola nativa, la Sardegna e con chiarezza,
evidenza e profonda comprensione descrisse i problemi umani
Il poeta “classico” Giosuè Carducci è spesso associato agli
scrittori veristi perché rifiutò il Romanticismo, esaltando la
scienza e l'impegno civile. Inoltre, seppe cantare, in maniera
fedele ai canoni del realismo più genuino, il paesaggio agreste
e la vita dei contadini e della gente più umile. Nel 1906, un
anno prima della sua morte, gli fu assegnato il Premio Nobel.
I PREMI
NOBEL
PER LA
LETTERA
TURA
Napoli e il Verismo: Matilde Serao
Matilde Serao, nata in Grecia ma vissuta a Napoli, giornalista e
scrittrice, è una figura centrale della cultura meridionale tra Otto e
Novecento. Fondatrice e direttrice di giornali, prima con il marito
Edoardo Scarfoglio (Il Mattino ), poi in proprio (Il Giorno ), scrive
guardando a narratori come Verga e Zola. Con “Il ventre di Napoli”
offre, in un reportage letterario di grande interesse, un quadro vivo
della Napoli del tempo. Descrive le condizioni di degrado dei ceti più
poveri, ne denuncia i problemi, reclamando a gran voce l'esigenza di
rifare Napoli, non solo dal punto di vista urbanistico ma anche
sociale, favorendo norme igieniche migliori, costruendo abitazioni
decenti, diffondendo l’istruzione, debellando lo sfruttamento dei
lavoratori, poiché soltanto eliminando la miseria e l’ignoranza
sarebbe stato possibile garantire a tutti un vita più umana.
Giovanni Verga
LA VITA
1840: nasce da una famiglia di ricchi proprietari terrieri a
Catania, dove frequenta la Facoltà di Legge, che
abbandona per dedicarsi alla letteratura.
1865: si trasferisce a Firenze, allora capitale del Regno
d'Italia, dove conosce Luigi Capuana il teorico del
Verismo.
1872: si trasferisce a Milano, ricco centro culturale, qui
aderisce al Verismo e scrive le opere più importanti.
1893: ritorna a Catania e vive in completo isolamento.
1922: muore.
LE OPERE
Romanzi romantici e passionali
1866: “Una peccatrice”
1871: “Storia di una capinera”
1873: “Eva”
1875: “Tigre Reale”
Opere veriste
Le novelle
1874: “Nedda”. Tragica storia di una
donna siciliana che vede morire di stenti
tutti i suoi cari.
1880: “Vita dei campi” (Rosso Malpelo)
1883: “Novelle Rusticane” (La roba)
I romanzi
Il ciclo “I Vinti”
1881: “I Malavoglia”. Storia delle
disgrazie di una famiglia di poveri
pescatori.
1889: “Mastro don Gesualdo”. Storia di
un manovale arricchito che si eleva
socialmente ma finisce solo e
abbandonato.
Giovanni Verga: idee e temi
Nelle sue opere Verga rappresenta la società siciliana del suo tempo,
analizzata oggettivamente, secondo i principi del Verismo. I protagonisti
sono le persone umili che lottano inutilmente contro un destino avverso.
Concezione pessimistica della vita.
Secondo Verga la vita è una lotta, nella quale si è sempre sconfitti nonostante
l'impegno e la buona volontà.
Gli ideali sono solo illusioni e i progetti sono destinati al fallimento. Amore,
felicità, successo, ricchezza... alla fine deludono sempre.
IL TEMA DELLA “ROBA”
I personaggi di Verga mostrano un attaccamento eccessivo ai beni materiali, alle
proprietà di famiglia, alla “roba” appunto. Un atteggiamento , che è segno non di
grettezza ma di attaccamento alla vita.
IL TEMA DELL’OSTRICA
Il fondamento del pessimismo di Verga.
Coloro che appartengono alla fascia dei deboli devono rimanere legati al proprio
"scoglio", cioè ai valori della famiglia, al lavoro, alle tradizioni, per evitare che un
"pesce vorace", cioè il mondo, li divori. Chi cerca di ribellarsi, di cambiare la propria
condizione, di migliorarsi e viene sconfitto dalla vita, solo chi resta attaccato al suo
misero scoglio può avere qualche speranza. Su questo tema si basa il ciclo di
romanzi "I vinti”.
La tecnica dell’impersonalità
In base alla tecnica narrativa dell'impersonalità, il narratore deve eclissarsi, scomparire, non
deve partecipare emotivamente agli avvenimenti, commentando, condannando o
approvando. Il centro della narrazione deve essere, non il giudizio dell'autore, ma "il fatto
nudo e schietto", le cui conseguenze si rivelano poi spontaneamente. Il lettore deve potersi
confrontare con i fatti senza vederli attraverso "la lente dello scrittore". Scrive Verga: «... il
racconto è un documento umano... Io te lo ripeterò così come l'ho raccolto pei viottoli dei
campi, press'a poco con le medesime parole semplici e pittoresche della narrazione
popolare... La mano dell'artista rimarrà assolutamente invisibile e l'opera d'arte sembrerà
essersi fatta da sé.» Il narratore scompare esprimendosi con i modi caratteristici di uno o più
personaggi. Usa il discorso indiretto libero, passando, senza interruzioni, dalla narrazione di
un fatto al riportare le parole o i pensieri di un personaggio.
IL DISCORSO INDIRETTO LIBERO.
Le tecniche del discorso diretto e indiretto si fondono, creando un ibrido in cui nessun
preciso "segnale" grammaticale indica il momento del passaggio tra i due discorsi diretto e
indiretto.
La rievocazione della storia di Mastro Don Gesualdo:
«Egli invece non aveva sonno. Si sentiva allargare il cuore. Gli venivano tanti ricordi piacevoli.
Ne aveva portate delle pietre sulle spalle, prima di fabbricare quel magazzino! E ne aveva
passati dei giorni senza pane, prima di possedere tutta quella roba!».
“I vinti” I Malavoglia
T RAMA La famiglia dei Toscano, detti i Malavoglia, è
considerata benestante perché possiede la “casa del
nespolo” e una barca da pesca, la “Provvidenza”,
tuttavia tentano di arricchirsi con un commercio di
lupini, proprio allora cominciano le sventure. La barca
naufraga, muore il capo famiglia Bastianazzo e si
perde il carico comprato a credito. Restano i genitori
anziani, Maruzza,detta la “Longa” , e padron ‘Ntoni
con i loro nipoti: ‘Ntoni, Luca, Alessi, Mena, e Lia. Luca
muore a Lissa e la “casa del nespolo” è presa dagli
usurai. ‘Ntoni si dà al contrabbando e finisce in galera,
Lia diventa una prostituta in città, Mena rimane zitella
perché senza dote, Maruzza muore di colera e padron
‘Ntoni si spegne di fatiche e dolore all’ospedale. Solo
Alessi riuscirà a sposarsi, riscattare la “casa del
nespolo” e ricostruire il focolare domestico. ‘Ntoni,
uscito di prigione, non può tornare a casa, perché ha
tradito le leggi dell’onore e della famiglia, unica difesa
contro le offese della vita.
“I vinti” Mastro don Gesualdo
T RAMA Don Gesualdo Motta è un capomastro che
con il duro lavoro e con “le sue mani mangiate dalla
calcina” si è costruito un patrimonio. La ricchezza lo
spinge a cambiare il suo modo di vita: abbandona
l’umile e fedele Diodata, per sposare Bianca Trao, una
ragazza povera ma di nobile origine. Il matrimonio è
avvelenato dal disprezzo della moglie, che si crede
superiore ed è innamorata di un altro, e della figlia
Isabella, che non perdona al padre di aver
abbandonato Diodata. Isabella, poi, sposa un nobile
palermitano, che dissipa il patrimonio di don
Gesualdo. I parenti di Gesualdo sono pieni di invidia
per la sua ricchezza, anche se Gesualdo li aiuta
finanziariamente; mentre i parenti acquisiti lo
disprezzano e cercano di accaparrarsi con l’inganno i
suoi beni. Bianca muore di tisi e Gesualdo la piange
tristemente, nonostante tutto, Infine, sfibrato dalle
amarezze e dalle avversità muore di tumore nel
palazzo cittadino della figlia, tra il disprezzo dei servi
che irridono le sue umili origini.
Rosso Malpelo
La novella è una narrazione in
prosa di una storia reale o
immaginaria più breve del
romanzo. Racconta un'unica
vicenda semplice e in sé conclusa,
colta nei suoi momenti essenziali, i
cui personaggi si possono
facilmente ritrovare nella vita
quotidiana. Molto diffusa nel
Medioevo e nel Rinascimento, in
seguito entra in crisi per essere
poi riscoperta alla metà
dell'Ottocento.
La novella “Rosso Malpelo”compare per la prima
volta sulla rivista “Il Fanfulla” e viene poi pubblicata,
nel 1880, nella raccolta “Vita dei campi”
La novella tratta la storia di un ragazzo che lavora in
una cava di sabbia ed è vittima di pregiudizi per via dei
suoi capelli rossi. Il ragazzo è maltrattato da tutti,
l'unico a mostrargli affetto è il padre, Mastro Misciu, il
quale muore nella miniera, lasciandolo solo con la
madre e la sorella che lo trascurano e mostrano
diffidenza nei suoi confronti. In seguito alla morte del
suo unico amico Ranocchio, resosi conto di non
contare più per nessuno, Malpelo accetta di esplorare
un cunicolo pericoloso nella cava. Imboccato il
cunicolo sparisce nel nulla, lasciando negli animi dei
lavoratori della miniera la paura che egli possa tornare
da un momento all'altro come un fantasma.
Il lavoro minorile:
i "carusi" delle zolfare
Le zolfare erano chiamate le miniere di zolfo in Sicilia, dei
labirinti nelle viscere della terra. Le ultime, chiuse negli
anni ’90 e trasformate in museo, testimoniano delle
condizioni di lavoro, dure ed inaccettabili, dei minatori di
fine ‘800: fino a 16 ore al giorno e pessime paghe. I
“carusi” erano ragazzi tra gli 8 e i 13 anni, che lavoravano
nelle miniere mandati dalle famiglie per ragioni
economiche e per imparare un mestiere. Qui erano
sfruttati e maltrattati da padroni e da lavoratori adulti,
che li prendevano come assistenti. La loro paga era di
pochi centesimi al giorno, vivevano in una situazione di
semi-schiavitù, e molti perdevano la vita, trasportando
sulle spalle chili di minerale, fino alla morte. Diversi autori
siciliani, tra cui Verga, Pirandello e Sciascia, hanno scritto
e testimoniato della dura vita di quei ragazzi siciliani
impiegati nelle cave e nelle miniere. Fra i diversi racconti,
esemplare è la novella di Giovanni Verga, «Rosso
Malpelo», pubblicata nel 1880.
Renato Guttuso, La zolfara
Il lavoro minorile ieri e oggi
Bambini schiavi nel mondo
Il film di Aurelio
Grimaldi intitolato
«La discesa di Aclà a
Floristella» analizza
l’allucinante vita di
un povero “caruso”
sfruttato e abusato
in quella miniera.
Il film «Iqbal» ripercorre la
breve biografia del
bambino pakistano Iqbal
Masih, venduto come
schiavo ad un fabbricante
di tappeti dai genitori, che
volevano soldi per il
matrimonio di una loro
altra figlia.
Bambini in una fabbrica
di mattoni in Cambogia
Approfondimento
COLLEGAMENTI INTERDISCIPLINARI
LETTERATURA E …
FRANCESE – SCIENZE - ARTE E IMMAGINE
Émile Zola caposcuola
del Naturalismo francese
Émile Zola nasce a Parigi il 2 aprile 1840 da padre italiano.
Giornalista, dopo un esordio come scrittore romantico, sviluppa la
sua concezione del romanzo come "opera sperimentale", cioè
realizzata come uno studio scientifico.
Scrive una ventina di romanzi naturalistici raggruppati nel ciclo dei
Rougon-Macquart. Nei suoi romanzi smaschera le ipocrisie della
borghesia francese, denuncia la corruzione della società e le misere
condizioni di vita delle classi più povere. Per scrivere “Germinal”,
opera dedicata al tema dello sfruttamento dei lavoratori, Zola si
reca nelle abitazioni e nei luoghi di lavoro dei minatori per capire le
durissime condizioni in cui erano costretti a vivere. Nel romanzo
trova spazio anche il tema del lavoro minorile.
Il tema dello sfruttamento dei lavoratori di “Germinal” è presente
anche nella novella di Verga “Rosso Malpelo”, ma la posizione degli
autori rispetto al tema è diversa. In Verga, diversamente da Zola, il
protagonista si arrende, smette di ribellarsi perché è convinto che le
condizioni non cambieranno mai. Il personaggio principale di
“Germinal”, Etienne Lantier, invece ,va via sperando in un futuro
migliore per la classe operaia.
Émile Zola, Germinale
Pubblicato a puntate nella rivista "Gil Blas" nel 1884, deriva il suo titola dal
termine "Germinale", un mese del calendario rivoluzionario, corrispondente
all'inizio della primavera, periodo di rinascita e di fioritura. L'intenzione di
Zola era raccontare la primavera dell'uguaglianza operaia, i germogli della
rivoluzione
LA TRAMA: il giovane Étienne Lantier perde il lavoro per aver schiaffeggiato
il suo capo, disoccupato in piena crisi industriale, decide di partire per il Nord
alla ricerca di un nuovo impiego. Viene assunto alle miniere di Montsou,
dove scopre le spaventose condizioni di lavoro dei minatori. Étienne
conosce una famiglia di minatori, i Maheu, e si innamora della giovane
Catherine; sconvolto dalle condizioni di vita e dall'ingiustizia che regna in
quel luogo, comincia a diffondere idee rivoluzionarie. Quando la compagnia
mineraria, a causa della crisi economica, decreta una riduzione dei salari,
Etienne spinge i minatori a scioperare. La compagnia rifiuta ogni trattativa,
affamati da settimane di lotta, i minatori rompono i macchinari. L'esercito
sopraggiunge per ristabilire l'ordine ma molti minatori sfidano i soldati, che
iniziano a sparare sui manifestanti e Maheu, viene ucciso. Lo sciopero è un
fallimento, allora un operaio anarchico, sabota la miniera. Nell'incidente
muoiono molti minatori Étienne esce vivo dall'inferno della miniera, e
decide di tornare a Parigi. Anche se la rivolta è fallita, Étienne continua a
credere nella causa della lotta degli operai contro le disuguaglianze, ed è
persuaso che un giorno riusciranno ad eliminare l'ingiustizia.
Émile Zola, Germinale
Chez les Maheu
… Maintenant, la chandelle éclairait la chambre, carrée, à deux fenêtres, que trois lits
emplissaient. Il y avait une armoire, une table, deux chaises de vieux noyer, dont le ton
fumeux tachait durement les murs, peints en jaune clair. Et rien autre, des hardes
pendues à des clous, une cruche posée sur le carreau, près d'une terrine rouge servant
de cuvette. Dans le lit de gauche, Zacharie, l'aîné, un garçon de vingt et un ans, était
couché avec son frère Jeanlin, qui achevait sa onzième année; dans celui de droite, deux
mioches, Lénore et Henri, la première de six ans, le second de quatre, dormaient aux
bras l'un de l'autre; tandis que Catherine partageait le troisième lit avec sa soeur Alzire, si
chétive pour ses neuf ans, qu'elle ne l'aurait même pas sentie près d'elle, sans la bosse
de la petite infirme qui lui enfonçait les côtes. La porte vitrée était ouverte, on
apercevait le couloir du palier, l'espèce de boyau où le père et la mère occupaient un
quatrième lit, contre lequel ils avaient dû installer le berceau de la dernière venue,
Estelle, âgée de trois mois à peine.
Cependant, Catherine fit un effort désespéré. Elle s'étirait, elle crispait ses deux mains
dans ses cheveux roux, qui lui embroussaillaient le front et la nuque. Fluette pour ses
quinze ans, elle ne montrait de ses membres, hors du fourreau étroit de sa chemise, que
des pieds bleuis, comme tatoués de charbon, et des bras délicats, don’t la blancheur de
lait tranchait sur le teint blême du visage, déjà gâté par les continuels lavages au savon
noir. …
Émile Zola, Germinale
In casa Maheu
… Ora la candela rischiarava la camera; una stanza quadra, con due finestre, occupata da
tre letti. C'era un armadio, una tavola, due vecchie seggiole di noce, che staccavano
sull'ocra chiaro delle pareti. Nient'altro: dei vestiti appesi a un chiodo, una brocca posata
per terra, presso una ciotola grezza che serviva da catino. Nel letto di sinistra Zaccaria, il
primogenito di ventuno anni, era coricato col fratello Gianlino, che ne compiva undici; in
quello di destra due marmocchi, Leonora ed Enrico, la prima di sei, il secondo di quattro
anni, dormivano abbracciati; mentre Caterina divideva il terzo con la sorella Alzira, così
poco sviluppata per i suoi nove anni che la ragazza non ne avrebbe neppure avvertita la
vicinanza, non fosse stata la gobba della piccola malata che le sfondava le costole. Per la
porta a vetri aperta, si vedeva il pianerottolo; specie di corridoio, dove il padre e la madre
occupavano il quarto letto, contro il quale avevano dovuto sistemare la culla dell'ultima
nata, Estella, di appena tre mesi.
Caterina faceva sforzi disperati per vincere la sonnolenza. Si stirava, si ficcava le dita
nella selva di capelli rossicci che le cadevano arruffati sulla fronte e sulla nuca.
Mingherlina per i suoi quindici anni, di sé, fuori dalla stretta guaina della camicia, non
lasciava vedere che i piedi infreddoliti e le braccia delicate, d'un biancore latteo che
contrastava con la tinta smorta del viso, già sciupato dal quotidiano lavarsi con sapone
scadente.
…
TEMA INTERDISCIPLINARE:
La legge del più forte e la lotta per la vita
Gregor
Mendel
La genetica:
i caratteri
ereditari
DETERMINISMO DARWINIANO
Si tratta dell’applicazione alla società umana
delle teorie dell’evoluzione, della selezione
naturale e della «lotta per la vita» di Charles
Darwin (1809-1882). Secondo questa teoria
anche l’evoluzione di una comunità sarebbe
determinata dalla lotta per l’esistenza, nella
quale il più forte vince sul più debole.
Charles Darwin
Nel 1859 il naturalista inglese pubblica il
trattato L’origine della specie, in cui
espone la teoria dell’evoluzionismo.
Secondo Darwin, gli esseri viventi e
quindi anche l’uomo sono il frutto di
una lunga selezione naturale, in base
alla quale le specie capaci di adattarsi
meglio all’ambiente sono
sopravvissute, mentre quelle più deboli
o incapaci di modificarsi si sono estinte.
Il pensiero di Darwin influenza molto la
cultura dell’epoca, anche nelle opere di
Verga le azioni degli uomini sono
regolate da dure leggi della natura che
portano alla sconfitta dei
deboli e alla vittoria dei forti.
Il Realismo nell’arte
Le tematiche sociali diventano centrali anche
nei dipinti che raffigurano soggetti come: lo
sfruttamento dei lavoratori, lo sciopero, la
povertà, la vecchiaia...
Jules Adler, Sciopero
Emilio Longoni, L’oratore dello
sciopero
Il Realismo nell’arte
Constantin Meunier,
Vagone nella miniera
Le classi più umili
sono rappresentate
senza filtri, in modo
realistico, per
sensibilizzare le
coscienze.
Alberto Rossi, I minatori
G. Courbet, Gli spaccapietre
Il Realismo nell’arte
Il duro lavoro delle
donne in alcuni dipinti di
artisti italiani e francesi
Jean François Millet, Le spigolatrici
Angelo Morbelli, In risaia
Il Realismo nell’arte
Povertà , vecchiaia ed emarginazione
Emilio Longoni, Riflessioni di un
affamato
Angelo Morbelli, Il Pio Albergo Trivulzio
Completa la mappa concettuale
Soluzione della mappa concettuale
Cruciverba
ORIZZONTALI
1. Il titolo di uno dei primi romanzi del genere
romantico passionale scritto da Verga.
2. La lavora Mazzarò prima di diventare ricco.
3. La città in cui Verga scrive la maggior parte
delle sue opere.
4. Il nome del protagonista del secondo
romanzo del ciclo "I vinti".
5. L'ambiente descritto da Verga nei primi
romanzi di genere romantico passionale.
6. Il nome della Serao, la nota giornalista e
scrittrice vissuta a Napoli.
7. La Grazia, scrittrice vincitrice del Premio
Nobel per la letteratura.
VERTICALI
1. Verga la concepisce come una dura lotta
per la sopravvivenza.
2. Brevi narrazioni in prosa.
3. Il titolo di uno degli ultimi romanzi del
genere romantico passionale scritto da
Verga.
4. Il nome della corrente letteraria di Verga.
5. Il nome della famiglia di poveri pescatori di
Acitrezza.
6. Il titolo dell'opera che ha segnato una
svolta nella produzione letteraria di Verga.
7. La città natale di Verga.
Cruciverba soluzione
ORIZZONTALI
1. Il titolo di uno dei primi romanzi del genere
romantico passionale scritto da Verga.
2. La lavora Mazzarò prima di diventare ricco.
3. La città in cui Verga scrive la maggior parte
delle sue opere.
4. Il nome del protagonista del secondo
romanzo del ciclo "I vinti".
5. L'ambiente descritto da Verga nei primi
romanzi di genere romantico passionale.
6. Il nome della Serao, la nota giornalista e
scrittrice vissuta a Napoli.
7. La Grazia, scrittrice vincitrice del Premio
Nobel per la letteratura.
VERTICALI
1. Verga la concepisce come una dura lotta
per la sopravvivenza.
2. Brevi narrazioni in prosa.
3. Il titolo di uno degli ultimi romanzi del
genere romantico passionale scritto da
Verga.
4. Il nome della corrente letteraria di Verga.
5. Il nome della famiglia di poveri pescatori di
Acitrezza.
6. Il titolo dell'opera che ha segnato una
svolta nella produzione letteraria di Verga.
7. La città natale di Verga.
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Il Verismo e Giovanni Verga