Utilizziamo i software ‘’Word e
PowerPoint’’ per scrivere e
raccontare.
MITI e
LEGGENDE
La fiaba
TRADIZIONALE…
La fiaba
POPOLARE
IL MITO e LA
LEGGENDA
La Fiaba è un racconto fantastico,
dove i personaggi sono fate, maghi,
streghe e altri esseri del tutto irreali
con poteri magici.
Inventiamo le nostre
fiabe al PC con il
software didattico
COSTRUISCI
UNA FIABA
Fiabe popolari
siciliane
Il principe e il drago
Clicca
su ogni
titolo
La mamma e i suoi
figli
La principessa e il
principe
Il principe e il drago
C’era una volta in un regno
lontano un principe che si
chiamava Artù
Un giorno un drago di nome Idra lo sfidò a
duello. Il drago con la sua lingua infuocata
lo vinse e il principe cadde per terra svenuto.
All’improvviso arrivò mago Merlino, prese una pozione
magica e la scagliò contro il drago.
Il drago così mori. Il principe si svegliò e ringraziò il
mago.
Mattia
La mamma e i suoi figli
C’era una volta in un bosco, vicino a un castello,
una signora di nome Giorgia; lei aveva gli occhi
azzurri, i capelli biondi ed era molto affettuosa.
La signora aveva due adorabili figli, una
femminuccia di nome Agnese con i capelli biondi
e gli occhi azzurri, e un maschietto di nome
Roberto, con i capelli castani e gli occhi verdi.
I due bambini disubbidirono alla
loro mamma e se ne andarono in un
altro bosco, dove incontrarono un
malvagio mago che li rapì e li portò
in una stanza buia.
La mamma disse ai figli di
non allontanarsi, perché lei
doveva andare a cercare
qualcosa da mangiare per
merenda.
La mamma era disperata e non sapeva come
trovare i suoi figli. Ma ad un tratto arrivò
una fatina e le chiese perché piangeva. La
mamma raccontò tutta alla fata, che pensò
un attimo, poi prese la sua bacchetta magica
e vide chi era stato a rapire i bambini.
Allora la fata fece una magia e mandò il
mago malvagio in un lontano paese.
Giorgia
Alla fine la mamma
riabbracciò i suoi figli e
vissero tutti felici e
contenti.
LA PRINCIPESSA e IL PRINCIPE
C’era una volta una bella principessa che viveva in un grande
castello insieme ad un re brutto e cattivo.
La principessa piangeva sempre perché il re la teneva
prigioniera e non voleva farla uscire mai.
Un bel giorno la principessa provò a scappare nel bosco, ma il re la trovò
subito e la rinchiuse nel castello.
Dopo un pò di tempo un bel principe andò a
trovare il re e sentì il pianto disperato della
principessa e decise di combattere contro il re
cattivo per liberarla.
Il re era ormai vecchio e il principe
lo sconfisse facilmente.
Intanto il principe si era
innamorato della principessa e la
chiese in sposa.
Così si sposarono e portarono la pace e la serenità in quel grande
castello.
Marika e Roberta
LE STORIE DI GIUFA’
Le fiabe hanno un'origine popolare; descrivono la vita della povera gente,
le sue credenze, le sue paure, il suo modo di immaginarsi i re e i potenti.
Le fiabe venivano raccontate da contadini, pescatori, pastori e montanari
attorno al focolare.
CHI E’ GIUFA’
Giufà è il protagonista di un filone di storie
tragi-comiche arabe, diffuse nella narrativa
popolare mediterranea. E' un personaggio
stolto, saggio, sciocco, furbo, insofferente
all'autorità, imprevedibile. Nelle sua
avventure egli si caccia spesso nei guai, ma
riesce quasi sempre, spesso
involontariamente a uscirne illeso e a farla
franca o di ottenere vantaggi personali.
E' un uomo del sud molto ignorante, di
carattere semplice, ingenuo, che vive alla
giornata in maniera candida e spensierata,
che parla per frasi fatte e che conosce
soltanto una certa tradizione orale che gli
venne impartita dalla madre.
Le innumerevoli storie raccolte su di lui sono brevi, piene di comicità e brio e contengono immagini che ci
introducono in mondi diversi. Giufà ci fa sorridere con le sue storie di furbizia, di sciocchezza e di saggezza
anche se spesso si mostra poco furbo e molto credulone, facile preda per truffatori di ogni genere.
Le storie di Giufà, non soltanto divertono ma interessano lo storico e l’antropologo,
diventano un materiale di interesse universale.
Noi raccontiamo alcune storie di questo personaggio antico, la cui radice popolare si
ritrova e si riscopre non solo nei paesi e nelle regioni che si affacciano nel
mediterraneo ma anche in paesi geograficamente e culturalmente lontani
permettendoci in questo modo di entrare in un mondo passato, ricco di storia, di
cultura, di tradizioni, di civiltà.
GIUFA’ E LA PORTA
GIUFA’ E I CECI
GIUFA’ E LA LUNA
GIUFA’ E LA CHIOCCIA
Una volta la madre di Giufà andò alla
messa; dice:
-Giufà vado a messa; tirati la porta.
- Giufà, come uscì sua madre piglia la
porta e si mette a tirarla; tira tira, tanto
forzò che la porta se ne venne.
Giufà se la carica sulle spalle e va in
chiesa a buttargliela davanti a sua
madre:
-Qua c’è la porta! ... Sono cose queste ?
!...
Giufà una notte, passando vicino ad un pozzo,
vide la luna riflessa nell'acqua.
Pensando che fosse caduta dentro decise di
salvarla.
Prese un secchio lo legò ad una corda e lo buttò
nel pozzo.
Quando l'acqua fu ferma e vide la luna riflessa
nel secchio cominciò a tirare con tutta la sua
forza.
Il secchio, salendo rimase, però, impigliato nelle
parete del pozzo. Allora Giufà si mise a tirare
ancora con più forza e tirando, tirando spezzò la
corda e finì a gambe all'aria e cadde a terra.
Alzando gli occhi verso l'alto, per cercare un
appiglio per rialzarsi, vide nel cielo la luna.
La sua soddisfazione fu grande e disse a se
stesso ad alta voce:
- Sono caduto per terra e mi sono un po'
ammaccato, ma, in compenso, ho salvato la
luna dall'annegamento!
Una giorno la mamma di Giufà, uscendo per andare a messa,
disse:
- Giufà io sto uscendo. Fra un po' metti due ceci in pentola, in modo
che quando torno siano pronti per mangiare.
Uscita la mamma, dopo un po', Giufà fece quello che la madre gli
aveva detto.
Quando la madre tornò a casa vide che la pentola dell'acqua era
sul fuoco che bolliva. Ma, alzando il coperchio, restò di stucco non
vedendo nessun legume dentro l'acqua.
- Giufà, figlio sventurato, - disse - ma non ti avevo detto di mettere i
ceci in pentola?
- Così ho fatto mamma
- Ma come? Non vedi che non c'è niente?
- Non ho colpa mamma. Anzi io ho fatto meglio di come mi avevi
detto. Invece di due ceci in pentola ne ho messi tre. Poi per
controllare la cottura, ne ho assaggiato uno, per vedere se era
giusto di sale ne ho assaggiato un altro e per vedere se fosse
ancora duro ho assaggiato l'ultimo. Per questo motivo non ne sono
rimasti.
La mamma di Giufà, senza dire altro, prese un cucchiaio di legno e
gliene suonò di santa ragione sulle gambe.
Si racconta che una volta c'era Giufà; sua madre se ne va a
messa e gli dice:
- Giufà vedi che sto andando a Messa, vedi che c'è la chioccia
che deve covare le uova. Prepara la zuppa e falla mangiare.
Quando ha finito riportala a covare, altrimenti le uova si
raffreddano.
Giufà, prende la gallina per farla mangiare le fa la zuppa con
pane e vino, e la imbocca, tanto la imboccava che l’affogò e
morì.
Vista la gallina stesa per terra, morta ammazzata, si disse:
- Ora come faccio che le uova si raffreddano? Mi metto a covarle io.
Si levò pantaloni e camicia e si pose sulla covata.
Quando tornò la madre, si mise a chiamare:
- Giufàa! Giufàa!
Giufà rispose:
- Chila, chila.. non posso venire, sto facendo la chioccia e sono sopra la
covata sennò le uova si raffreddano!
Sua madre si mise a gridare:
-Birbante, birbante! Hai schiacciato tutte le uova!
Giufà si alza e le uova erano tutte una frittata!
Il mito è una spiegazione ingenua che i popoli
primitivi cercavano di dare a fatti naturali e
umani.
DEMETRA E KORE
LA STORIA DI ARETUSA
Demetra, dea delle messi, aveva una figlia di nome Kore.
Un giorno, Kore mentre raccoglieva fiori, vide la terra aprirsi sotto i
suoi piedi ed essa uscì Ade, re dell’ Oltretomba, sopra ad un carro
trainato da cavalli neri.
Ade si era innamorato della fanciulla e, per questo era uscito dal
suo nero regno per portarsela via con sé.
Le grida di disperazione di Kore si udivano ancora nell’aria, ma
ormai essa era dentro la voragine, rapita dal feroce Ade.
Demetra in quell’ istante sentì le
urla e dopo essersi vestita a lutto
cominciò a vagare in cerca di
Kore. Vagò nove giorni e nove
notti senza ottenere nulla e alla
fine si recò da Elio, il sole, che
aveva visto tutto quello che era
successo.
Il Sole le disse di non cercare kore perché
ora è la sposa di Ade ed il suo nome è
Persefone” Udite queste parole, Demetra
emise un urlo talmente forte che di colpo
tutti i fiori e le piante smisero di crescere.
La terra diventò un deserto e nulla valse la
supplica degli Dei…Demetra non si placò.
Allora Zeus ordinò ad Ade di riportare la
fanciulla sulla Terra.
Appena giunse sulla terra, la fanciulla corse
subito a riabbracciare la madre Demetra che,
immediatamente cessò la sua collera facendo
tornare la terra verde e piena di fiori.
Zeus, allora, si avvicinò a Persefone e le disse
che ogni anno sarebbe dovuta rientrare nell’
Oltre tomba per sei mesi come sposa di Ade,
in corrispondenza del periodo invernale.
Gli altri sei mesi, ossia la primavera e l’estate,
Persefone sarebbe tornata al mondo dei Vivi
vicino a sua madre Demetra.
Aretusa, figlia di Nereo e di Doride, amica della dea Diana, fu
trasformata da quest’ultima in una fonte di acqua dolce che
sgorga lungo la riva bagnata dalle acque del porto grande di
Siracusa.
La leggenda racconta che Alfeo, figlio del
dio Oceano, spiando la ninfa Aretusa
mentre faceva il bagno nuda, se ne
innamorò perdutamente. Ma Aretusa non
ricambiava il suo sentimento, anzi
rifuggiva da lui, finché stanca delle sue
insistenze chiese aiuto ad Artemide. La
Dea la avvolse in una spessa nube
sciogliendo la giovane in una fonte sul lido
di Ortigia.
Alfeo allora chiese aiuto a Zeus, che,
commosso dal suo profondo dolore, lo
trasformò in un fiume che nascendo dalla
Grecia e percorrendo tutto il Mar Ionio si
univa all’amata fonte. La povera Aretusa
nemmeno così potè liberarsi
dell’indesiderato, insistente innamorato.
Scarica

Presentazione “TRA FIABE E MITI”