Gli alunni della 3^F
e in particolare
Vittoria Castellana,
Giorgia Infantino,
Samuele Valenza
Vincenzo Vivirito
presentano
3^F Anno scolastico 2014/15
LA FOSSA
DELLA
GAROFALA
3^F Anno scolastico 2014/15
La fossa della Garofala è
una parte della Conca
d’Oro (15 ettari) che sorge
sul paleoalveo (originario
tracciato ) dell’ antico
fiume Kemonia (per questo
viene definita fossa), che
insieme al Papireto
delimitava i confini di
Palermo. Il nome
«Garofala» deriva dal
primo proprietario di cui si
ha notizia, che si chiamava
appunto Onorio Garofalo.
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La fossa della Garofala è
racchiusa fra i palazzi di
corso Pisani e la cittadella
universitaria di Palermo.
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Il suo primo
proprietario fu, nel XV
secolo, Onorio
Garofalo; poi nel 1809
passò a Luigi Filippo
D’Orleans che lo fece
diventare un elegante
giardino paesaggistico,
adesso appartiene all’
Università di Palermo
e vi si accede dalla
facoltà di agraria.
Luigi Filippo D’Orleans
3^F Anno scolastico 2014/15
Nel 1809 Luigi Filippo
D’Orleans sposò Maria
Amelia di Borbone, quindi
acquisì il parco e lo fece
diventare un elegante
giardino. Enrico D’Aumale
(il figlio di Luigi Filippo
D’Orleans) ampliò il
possedimento. Intorno al
1950 venne venduta
all’Università di Palermo.
Oggi è sede dei campi
sperimentali della facoltà
di agraria.
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Luigi Filippo D’Orleans fece
costruire, all’interno della
fossa, anche un piccolo
borgo per i contadini e a
seguire un piccolo
boschetto.
Inoltre, essendo Luigi Filippo
D’Orleans un massone, nel
parco sono presenti
numerosi simboli e
riferimenti massonici.
L’obelisco, poggiato su un
basamento circolare a tre
gradoni in calcarenite,
sormontato da un vaso in
pietra di Billiemi, è carico di
simbologie quali il
basamento circolare, la
colonna, il braciere.
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Un’altra cosa particolare della fossa è la
testimonianza del sistema d’ irrigazione
di origini arabe. Questo consiste nel
prelevare l’acqua dai pozzi, per poi
utilizzarla, tramite un fitto sistema di
canali detti “Qanat” e nel raccoglierla in
enormi vasche dette “Gebbie”.
I“Qanat” sono dei canali scavati nel
sottosuolo che prendevano l’acqua dalle
falde acquifere e tramite una leggera
pendenza la portavano in superficie.
Questi talvolta si aprivano in pozzi
verticali che servivano per vari scopi, in
questo caso per irrigare i campi.
Le Gebbie erano invece delle vasche per
la raccolta dell’ acqua con al centro un
frangionde a sezione quadrata detto
“Pipituni”.
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Lungo il percorso si
incontrano anche grotte
scavate dagli arabi
interamente in
calcarenite (il colore
giallastro è dovuto agli
ossidi di ferro).
E’ possibile ammirare
anche un gazebo in ghisa
(fine ottocento) che
protegge
una grande vasca di
raccolta, usata nel
tempo per vari scopi.
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La fossa della Garofala porta alla scoperta di un
paesaggio dimenticato di Palermo, di cavità
sotterranee e complessi sistemi di irrigazione,
di specie botaniche esotiche e di esemplari di
macchia mediterranea, praticamente un
angolo di paradiso a molti sconosciuto.
Prodotto realizzato nel laboratorio di
informatica della scuola
Coordinamento Prof.ssa Igea Sessa
Alcune immagini e informazioni sono state
tratte da
www.palermodintorni.blogspot.com
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Particolare del borgo
La loggetta che
conteneva una
campanella con cui
si chiamavano a raccolta
i contadini.
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la fossa della garofala_2015