Zona dell’Alto Sebino
Parrocchia di Lovere
Corso biblico in 6 incontri
1) Introduzione generale alla Bibbia e all’Antico Testamento
2) Pentateuco e Libri storici
3) Libri profetici e sapienziali
4) Introduzione al Nuovo Testamento
5) Sinottici e Atti degli Apostoli
6) Giovanni, Paolo e Lettere cattoliche
2014
Prof.ssa Marialaura Mino
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1 - Introduzione generale alla Bibbia e all’Antico Testamento
Bibliografia di riferimento:
- CONCILIO VATICANO II, Costituzione dogmatica Dei Verbum sulla divina
rivelazione, 1965. Reperibile anche on-line all’indirizzo :
www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vatii_const_19651118_dei-verbum_it.html
- PONTIFICIA COMMISSIONE BIBLICA, L’interpretazione della Bibbia nella
Chiesa, LEV, Città del Vaticano 1993. Reperibile anche on-line all’indirizzo :
www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/pcb_documents/rc_con_
cfaith_doc_19930415_interpretazione_it.html
- BENEDETTO XVI, Esortazione apostolica postsinodale Verbum Domini, LEV,
Città del Vaticano 2011. Reperibile anche on-line all’indirizzo :
www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/apost_exhortations/documents/hf
_ben-xvi_exh_20100930_verbum-domini_it.html
- SKA, J.-L., L’Antico Testamento – spiegato a chi ne sa poco o niente, Edizioni
San Paolo, Cinisello Balsamo 2011.
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Prof.ssa Marialaura Mino
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La Dei Verbum (1965)
• La Bibbia è Parola di Dio: che cosa vuol dire?
• La Bibbia dice la verità: che cosa vuol dire?
• La Bibbia è scritta da uomini: qual è il loro apporto e che differenza c'è tra la Bibbia e altri testi che gli uomini hanno
prodotto?
Nel 1° capitolo si affronta il concetto di Rivelazione
• DV n. 2. “Dio ha voluto rivelare se stesso e far conoscere il mistero della sua volontà [...] parla agli uomini come amici e
si intrattiene con loro, per invitarli e ammetterli alla comunione con sé. La Rivelazione avviene con eventi e parole tra loro
intimamente connessi”.
• DV n. 4. “Gesù Cristo dunque, Verbo fatto carne [...], col fatto stesso della sua presenza [...], con le parole e con le
opere [...] e specialmente con la sua morte e la sua resurrezione di tra i morti e infine con l’invio dello Spirito di verità,
compie e completa la Rivelazione”.
• DV n. 6. “Con la divina Rivelazione, Dio volle manifestare e comunicare se stesso e i decreti eterni della sua volontà
riguardo alla salvezza degli uomini”.
Il 2° capitolo riguarda la trasmissione della Rivelazione
• DV 8. “La Tradizione viene dagli Apostoli e progredisce nella Chiesa con l’assistenza dello Spirito Santo; cresce infatti la
comprensione, tanto delle cose, quanto delle parole trasmesse [...] Per mezzo della medesima Tradizione la Chiesa
conosce l’intero canone dei Libri Sacri”.
• DV n. 9. “Tradizione e Scrittura [...] scaturiscono dalla stessa sorgente divina, formano, in certo qual modo, una cosa
sola e tendono allo stesso fine”.
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Al cap. 3 si parla dell’ispirazione divina e si affronta il problema dell’interpretazione.
• DV n. 11. “Le verità divinamente rivelate, che nei libri della Sacra Scrittura sono contenute ed espresse, furono messe
per iscritto per ispirazione dello Spirito Santo [...] hanno Dio per autore. [...] Per comporre i Libri Sacri Dio scelse e si servì
di uomini nel possesso delle loro facoltà e capacità, affinché agendo Egli in essi e per loro mezzo, scrivessero come veri
autori tutte e soltanto quelle cose che Egli voleva”.
• DV n. 12. “Dio nella Sacra Scrittura ha parlato per mezzo di uomini e alla maniera umana [...], l’interprete della Sacra
Scrittura per conoscere ciò che egli ha voluto comunicarci, deve ricercare con attenzione che cosa gli agiografi hanno
realmente inteso dire [...] Per ricavare l’intenzione degli agiografi, si deve tener conto fra l’altro anche dei generi letterari.
[...] La sacra Scrittura deve essere letta e interpretata con lo stesso Spirito con la quale fu scritta [...] si deve badare al
contenuto e all’unità di tutta la Scrittura, tenendo conto della viva tradizione di tutta la Chiesa e della analogia della fede”.
• DV n. 13. “Le parole di Dio infatti, espresse con lingue umane, si son fatte simili al parlare dell'uomo, come già il Verbo
dell'eterno Padre, avendo assunto le debolezze dell'umana natura, si fece simile all'uomo”.
I capp. 4 e 5 riguardano l’Antico ed il Nuovo Testamento
• DV n. 16. “Dio dunque, il quale ha ispirato i libri dell'uno e dell'altro Testamento e ne è l'autore, ha sapientemente
disposto che il Nuovo fosse nascosto nel Vecchio e il Vecchio fosse svelato nel Nuovo”.
Nel cap. 6 si tratta della Sacra Scrittura nella vita della Chiesa
• DV n. 21. “Nei libri sacri il Padre che è nei cieli viene con molta amorevolezza incontro ai suoi figli ed entra
in conversazione con essi”.
• DV n. 22. “E’ necessario che i fedeli abbiano largo accesso alla sacra Scrittura”.
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Il documento della Pontificia Commissione Biblica (1993)
• E’ un documento molto completo e articolato. Nasce nell’intento di “considerare seriamente i diversi aspetti della
situazione attuale in materia di interpretazione biblica, essere attenti alle critiche, alle proteste e alle aspirazioni che al
riguardo vengono espresse, valutare le possibilità aperte dai nuovi metodi e approcci e cercare, infine, di precisare
l’orientamento che meglio corrisponde alla missione dell’esegesi nella Chiesa cattolica” (Introduzione - B)
• Struttura:
breve descrizione dei diversi metodi e approcci alla Bibbia, loro possibilità e loro limiti;
questioni di ermeneutica;
caratteristiche dell’interpretazione cattolica della Bibbia e sui suoi rapporti con le altre discipline teologiche;
l’interpretazione della Bibbia nella vita della Chiesa.
• Concetti base:
il tema dell’ispirazione è comprensibile in analogia al mistero dell’Incarnazione; è necessario accettare il
limite della parola umana perché Dio stesso ha scelto questo limite, che è lo stesso limite dell’Incarnazione;
se in questo limite Dio sceglie una modalità concreta per raggiungerci, proprio valorizzando
autenticamente questo limite, si incontra Dio;
•Riguardo ai metodi, approcci e compito degli studiosi:
metodo storico-critico unito a nuovi metodi di analisi letteraria (retorica, narrativa, semiotica) ma non
isolatamente dal tutto della Bibbia. Approcci: canonico, tradizioni interpretative giudaiche (targumim
aramaici, midrashim), sociologico, antropologico-culturale, psicologico-psicanalitico.
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La Verbum Domini (2011)
• Documento che riprende la Dei Verbum.
• Riguardo all’interpretazione ed ai metodi esegetici, a partire da DV 12: “Poiché Dio nella Sacra Scrittura ha parlato per
mezzo di uomini e alla maniera umana…”, “…l’interprete della Sacra Scrittura per poter conoscere ciò che Egli ha voluto
comunicarci, deve ricercare con attenzione che cosa gli agiografi hanno realmente inteso indicare…”, è necessario capire
l’intenzione dell’agiografo.
• Come? Solo comprendendo le parole usate dagli agiografi, perché: “…e a Dio è piaciuto manifestare con le loro parole”.
• Il linguaggio della Bibbia è un linguaggio umano e come ogni linguaggio umano porta i condizionamenti di una cultura, di
una lingua, di una capacità espressiva.
• Come ogni testo umano, la Bibbia ha bisogno di essere intesa. Dio parla nella scrittura per mezzo di uomini alla maniera
umana: serve applicare alla sua lettura i criteri usati per capire ogni prodotto di tipo letterario.
• Vi sono metodi capaci di rendere ragione di un testo, esistono metodi fortemente ideologizzati o che cadono in disuso.
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Alcune problematiche legate alla trasmissione dei testi
• Una lunga tradizione orale, che ha preceduto e fatto da sostrato alle prime stesure in forma
scritta.
• Difficoltà pratica nell’utilizzo della scrittura.
• Materiale scrittorio rudimentale:
papiro dal III millennio a.C. in Egitto
pergamena dall’VIII sec. a.C.
carta dal I sec. d.C. poi ampiamente diffusa dal XII, XIII sec.
• Le forme di raccolta:
prima volumen (rotolo di papiro, max. 9-10 m. per i manoscritti ebraici)
poi codex papiraceo e/o pergamenaceo (manoscritti cristiani del NT)
• I più antichi rotoli ebraici sono dell’VIII sec., i più antichi codici manoscritti reperibili sono biblici
(80-130 d.C.).
• I manoscritti antichi sono in “scriptio continua”, sia quelli greci che ebraici (senza vocali fino
all’VIII sec.). La suddivisione in capitoli, versetti, sezioni sono a partire dal IV sec. per il NT, dal IX
per la Misnah, dal XIII per la Vulgata.
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Le lingue della Bibbia
• La Bibbia ci è arrivata in 3 lingue: per AT ebraico con sezioni in aramaico e greco (LXX); per NT
greco (ma anche altre lingue in cui è stata tradotta fin dall’antichità).
• L’ebraico biblico è una lingua che si è evoluta in varie fasi a partire dal IX sec a. C., livellata dagli
scribi in epoca pre-esilica; il modello classico è quello del Proto-Isaia (periodo della monarchia).
Dall’VIII sec. a. C. l’ebraico non è più parlato ma solo scritto per uso sacro-liturgico e lascia il posto
all’aramaico, lingua franca del A.V.O. antico fino al III sec. d. C.
• L’aramaico biblico ha varie fasi dal IX sec. a.C. in poi; l’aramaico cristiano-palestinese è scritto in
caratteri siriaci (aramaico di Edessa – Turchia).
• Il greco biblico è ellenistico (koinè su base dialetto attico con stratificazioni ed influssi vari). La lingua
della LXX è di traduzione (iniziata verso la metà del III a.C.), quella del NT deriva da essa ma è più
moderna, ancora in evoluzione.
• La critica testuale e la paleografia si occupano di studiare le varie versioni e di confrontarle per
ricostruire la forma più vicina possibile all’originale.
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• La Bibbia ebraica ha alcune varianti rispetto alla Bibbia
cristiana. Oltre al Nuovo Testamento, mancano alcuni libri: sono i
cosiddetti «deuterocanonici» dei cattolici, chiamati «apocrifi» dai
protestanti. Sono libri scritti in greco o trasmessi dalla traduzione
greca dei Settanta (LXX). Inoltre l'ordine e l'organizzazione degli
altri libri è differente.
• Nella Bibbia ebraica si raggiunge subito il vertice con la «Torà»
(Pentateuco) e poi inizia una lunga discesa, in modo che i libri
importanti sono all'inizio della Bibbia. Seguono i «Profeti» che si
presentano in gran parte come commentari della Torà e gli
«Scritti» sono meditazioni sulla Torà. Ciò che conta per Israele si
svolge prima dell'entrata nella terra promessa e in gran parte fuori
da essa.
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• La Bibbia cristiana, invece, è una lunga storia che inizia con la
creazione del mondo e si prolunga fino ai libri dei Maccabei nella
Bibbia cattolica, o fino a Esdra e Neemia nella Bibbia
protestante. Si dipana un filo narrativo fra creazione e caduta, da
una parte, e il Nuovo Testamento dall'altra. La storia è in salita
verso la sua cima, l'avvento di Gesù Cristo, che si trova alla fine
del percorso. Nella Bibbia cristiana, quindi, il vertice si trova alla
fine e non all'inizio come nella Bibbia ebraica.
• Per quanto riguarda l’ordine: i Libri sapienziali sono collocati
dopo i Libri storici e in qualche modo permettono al lettore di fare
una pausa meditativa prima di affrontare i Libri profetici, con i
quattro profeti maggiori, ai quali si aggiunge il libro delle
Lamentazioni e il libro di Baruc, seguiti dai dodici profeti minori.
I Profeti non sono semplicemente commentatori della Torà, come
nella Bibbia ebraica, ma piuttosto veggenti che annunziano la
venuta del Messia.
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Bibbia ebraica
Torà (legge)
Genesi (in principio)
Esodo (i nomi)
Levitico (chiamò)
Numeri (nel deserto)
Deuteronomio (le parole)
Nevim (profeti) anteriori
Giosuè
Giudici
Samuele (1 e 2 uniti)
Re (1 e 2 uniti)
Nevim (profeti) posteriori
Isaia
Geremia
Ezechiele
I Dodici profeti
Osea
Gioele
Amos
Abdia
Giona
Michea
Naum
Abacuc
Sofonia
Aggeo
Zaccaria
Malachia
A.T. cattolico
Pentateuco
Genesi
Esodo
Levitico
Numeri
Deuteronomio
Libri storici (16)
Giosuè
Giudici
Rut
1-2 Samuele
1-2 Re
1-2 Cronache
Esdra
Neemia
Tobia *
Giuditta *
Ester
1-2 Maccabei *
Libri poetici e sapienziali (7)
Giobbe
Salmi
Proverbi
Qoèlet
Cantico dei Cantici
Sapienza *
Siracide *
A.T. protestante
Pentateuco
Genesi
Esodo
Levitico
Numeri
Deuteronomio
Libri storici (12)
Giosuè
Giudici
Rut
1-2 Samuele
1-2 Re
1-2 Cronache
Esdra
Neemia
Ester
Libri poetici (5)
Giobbe
Salmi
Proverbi
Qoèlet
Cantico dei Cantici
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Bibbia ebraica
Ketuvim (scritti)
Salmi (o Lodi)
Giobbe
Proverbi
5 Meghillot:
1 Rut
2 Cantico
3 Qohelet
4 Lamentazioni
5 Ester
Daniele
Esdra-Neemia
Cronache
A.T. cattolico
Libri profetici (18)
Isaia
Geremia
Lamentazioni
Baruc *
Ezechiele
Daniele
Osea
Gioele
Amos
Abdia
Giona
Michea
Naum
Abacuc
Sofonia
Aggeo
Zaccaria
Malachia
A.T. protestante
Libri profetici (5+12)
Isaia
Geremia
Lamentazioni
Ezechiele
Daniele
Osea
Gioele
Amos
Abdia
Giona
Michea
Naum
Abacuc
Sofonia
Aggeo
Zaccaria
Malachia
Deuterocanonici (dalla LXX)
Tobia
Giuditta
1-2 Maccabei
Baruc
Siracide
Sapienza
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• Antico Testamento e Bibbia ebraica: come una biblioteca
raccoglie testi letterari, così l’A.T. (e tutta la Bibbia). In prospettiva
ebraica, la Bibbia è una biblioteca che raccoglie gli scritti
fondamentali del popolo d'Israele. Si potrebbe dire che si tratta
della sua «Biblioteca Nazionale».
• Il Pentateuco ed i Libri storici contengono una serie di racconti
sulle origini dell'universo e del popolo d'Israele e un resoconto dei
principali avvenimenti della storia di questo popolo.
• I Libri profetici contengono le opinioni di alcune grandi
personalità del popolo d'Israele riguardo a eventi e personaggi
chiave della sua storia.
• Infine vi si trovano raccolte di poesie, preghiere, brevi racconti e
riflessioni sui grandi problemi dell'esistenza.
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• La gamma dei libri e dei generi letterari è assai vasta, vi sono
molte sezioni e molti scaffali in questa «Biblioteca Nazionale»
d'Israele. Perché il popolo d'Israele ha voluto costituire una
biblioteca di tal genere?
• Probabilmente, a modello degli archivi e delle altre biblioteche
che esistevano nel Medio Oriente antico, esso ha voluto mostrare
di avere una cultura pari a quella delle grandi civiltà dell'epoca.
• Israele poteva così vantarsi di possedere una biblioteca che
conteneva una considerevole varietà di documenti antichi, i quali
potevano provare l'antichità d'Israele e il valore della sua cultura
agli occhi della propria popolazione e a quelli delle altre nazioni
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• Di importanza eccezionale, in questa raccolta, è il «libro della
legge di Mosè», costituito da testi che appaiono nei momenti
chiave della storia d'Israele. Esso è:
• il fondamento dell'alleanza del Sinai (Es 24,3-8);
• il garante del successo di Giosuè e della conquista della terra (Gs
1,7-8);
• la prima legge proclamata nella terra promessa (Gs 8,31-35);
• il fondamento della monarchia (1Re, 2,3);
• alla base della riforma di Giosia, prima dell'esilio;
• pietra d'angolo della ricostruzione della comunità post-esilica di
Gerusalemme (Ne 8).
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• Il «libro della legge di Mosè» è l'autorità suprema in Israele,
superiore, ad esempio, anche alla monarchia. Sia Davide, il vero
fondatore della monarchia, sia Giosia, il re più grande dopo
Davide, riconoscono la superiorità della Legge e ne fanno il punto
di riferimento di ogni decisione e di ogni azione.
• La datazione di questi testi è un problema spinoso; gli studiosi
hanno buone ragioni per pensare che siano tutti testi tardi, che
proiettano all'indietro, nel passato d'Israele, una situazione più
recente per giustificarla. È difficile pensare, ad esempio, che i re
d'Israele e di Giuda abbiano spontaneamente ammesso la
superiorità della legge mentre, in tutto il Vicino Oriente Antico
(V.O.A.), il re emana e proclama la legge, ma non è mai
sottomesso a essa.
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