CORSO DI FORMAZIONE
II LIVELLO ASL RMB
VIOLENZA ALLE DONNE E PROFESSIONI D’AIUTO.
L’analisi della domanda e la progettazione
dell’intervento nei casi di violenza domestica
Solidea
Provincia di Roma
Docente: Dott.ssa Chiara Gambino
DALL’ACCOGLIENZA AL TRATTAMENTO
“…si richiede che gli operatori mettano in atto
interventi di prevenzione e contrasto che si
articolano lungo quattro fasi/azioni operative
tra loro logicamente interconnesse e ricorsive
nel tempo: RILEVAZIONE, PROTEZIONE,
VALUTAZIONE, TRATTAMENTO”
 Documento (2005) sui requisiti minimi degli
interventi a favore dei bambini, nei casi di
violenza assistita da maltrattamento sulle
madri (C.I.S.M.A.I.COORDINAMENTO ITALIANO DEI SERVIZI

CONTRO IL MALTRATTAMENTO E L’ABUSO ALLINFANZIA)
L’INTERVENTO

1.
2.
3.
4.
Prevede quattro fasi operative
interconnesse tra loro e ricorsive nel tempo:
La rilevazione del maltrattamento
La protezione del bambino e della mamma
La valutazione del danno prodotto e delle
competenze genitoriali
Il trattamento nella relazione madrebambino
LA RILEVAZIONE

Distinguere le situazioni conflittuali da quelle
di maltrattamento, caratterizzate da
comportamenti violenti gravi reiterati nel
tempo all’interno delle mura domestiche
 riuscire a rilevare le lesioni che le donne
riferiscono al proprio medico di famiglia o agli
addetti al pronto soccorso cercando di
metterle in relazione con la violenza
domestica subita magari per anni all'interno
del proprio matrimonio
LA PROTEZIONE

Adottare sistemi protettivi che interrompano
la violenza che subisce la donna ed a cui
assiste il bambino
 Nel caso di violenza domestica è necessario
dare protezione alla madre ed ai suoi figli in
strutture specifiche con personale formato ad
hoc (centri antiviolenza)
 Attivazione di strumenti giuridici a tutela della
donna
LA VALUTAZIONE
 Valutazione
del danno prodotto sulla
donna e sui bambini e sull’eventuale
sussistenza di altre esperienze
traumatiche
 Valutazione delle competenze genitoriali
IL TRATTAMENTO
 Deve
includere un un percorso
terapeutico di rielaborazione del trauma
subito ed un LAVORO SULLA
RELAZIONE MADRE-BAMBINO,
aiutando le madri ed i figli a ricostruire il
loro rapporto per superare il vissuto di
violenza quando sono inseriti in un
ambito più sicuro
COSA PREVEDE L’AIUTO ALLA
DONNA VITTIMA DI VIOLENZA?
 Assistenza
e appoggio psicologico,
legale, logistico, sanitario, sociale e
pratico
 Discriminazione tra ciò che è RICATTO
e ciò che va PRESO SUL SERIO
 Allestimento di una rete e di un piano di
protezione
L’analisi della domanda
d’aiuto..
 Siamo
in presenza di una situazione di
violenza domestica o di conflitto di
coppia?
 Se si tratta di violenza, di che tipo è?
(violenza psicologica, fisica, sessuale,
economica, assistita, stalking)
 La situazione riferita è pericolosa e
quale il grado di pericolosità?
L’analisi della domanda
d’aiuto..
 La
persona che ci troviamo di fronte
necessita di un aiuto e di che tipo?
 Necessita anche di una protezione?
 E’ possibile costruire un’alleanza con
questa persona?
 Da quale contesto mi proviene la
richiesta d’aiuto?
 Da un contesto spontaneo o coatto?
COSA SI NASCONDE SOTTO
LA DOMANDA D’AIUTO

Il malessere fisico e psichico in una donna
nasconde spesso una realtà di soggezione
e violenza.
 La richiesta di aiuto può essere: “non sono in
grado di... , non sono capace, non mi
riconosco più, sono una nullità, sono confusa,
non riesco a fare più niente, non riesco a
fare più le cose di prima.…lo faccio sempre
arrabbiare, con i figli sbaglio tutto…”
COSA SI NASCONDE SOTTO
LA DOMANDA D’AIUTO
 la
donna dice e cerca spiegazioni
scientifiche nella malattia, vuole capire
le proprie colpe, cerca spiegazioni che
la portano lontana da quel contesto
violento angoscioso da cui proviene.
LA DUPLICE RISPOSTA
DELL’OPERATORE

a. guardare ai sintomi senza andare oltre
nella ricostruzione della genesi del malessere
e nella individuazione di specifiche condizioni
di vita;
 b. ascoltare i sintomi e decodificarli come
segnali di un percorso di vita dentro cui é
molto probabile trovare i nessi tra disagio,
ruolo femminile, dipendenza e violenza.
La difficoltà a focalizzare l’interconnessione tra il
disturbo fisico o psicologico della donna e la
violenza, risale principalmente a due motivi:

il misconoscimento del fenomeno da parte degli
operatori che porta a non indagare in modo
mirato sull’origine del problema

la difficoltà da parte della donna che subisce
violenza a riconoscere la propria situazione
FOCUS SUI SINTOMI
 La
situazione apparirà come una
malattia da curare con gli strumenti
classici della medicina e della
psichiatria.
 L’intervento successivo verrà dunque
costruito
su
questa
premessa
epistemologica
Ascolto e Decodifica dei
sintomi
l’operatore dovrà addentrarsi nella vita
quotidiana della donna,
approfondire le
tappe del percorso di formazione del
malessere e dei suoi collegamenti con la vita
quotidiana.
 L’intervento di conseguenza dovrà essere
progettato in rete con altri servizi nel rispetto
dei ruoli e delle funzioni di ciascun servizio e
nel rispetto delle urgenze del caso ma anche
dei tempi della donna

Ascolto e Decodifica dei sintomi
 inserire
la violenza come probabile cofattore eziologico e di rischio
 guardare il disagio e la sofferenza della
donna non solo da un punto di vista
biologico ma anche come possibile
conseguenza di azioni violente subite e
reiterate nel tempo
Andare oltre i sintomi

1. riconoscere la situazione di violenza dietro
il sintomo, dando attenzione alla vita
quotidiana e al tipo di relazione con il partner.
 2. Essere solidale con la donna restituendole
il ruolo di colei che ha subito un danno
ingiusto; alleggerire il senso di vergogna e di
colpa che la donna si porta per aver subito
violenza, lavorare sulla decolpevolizzazione e
sul riconoscimento degli atti di violenza subiti.
Andare oltre i sintomi
 3.
Cogliere i legami e la dipendenza
della
donna
dall'uomo
violento
tracciando le caratteristiche della sua
storia di donna connotata da tappe di
progressivo isolamento, rinuncia alla
libera espressione di sé, adesione al
modo di essere e pensare del partner o
dell'”altro”.
Andare oltre i sintomi

4. Riformulare un progetto di vita che
contenga la realizzazione personale al di fuori
della relazione con l'uomo violento.
 La necessità che gli operatori sanitari siano
formati per leggere e decodificare dietro il
disagio psichico e la depressione, situazioni
di violenza, é stata sottolineata in un
Meeting dell'OMS (Organizzazione Mondiale
della Sanità) nel dicembre 1997 a
Copenaghen, dove sono state prodotte anche
linee-guida di indirizzo alla pratica clinica e
sanitaria
Linee di intervento
 ricercare
ed attivare risorse interne ed esterne:
condivisione nel gruppo ed inserimento nella rete
dei servizi.
 supportare la donna nell’azione e nel percorso della
denuncia in collegamento con le altre istituzioni antiviolenza presenti sul territorio;
 Aiutare la donna a ricordare e ad elaborare i traumi;
 Incentivare la donna nella ricostruzione dei suoi
legami (figli, parenti, amici, colleghi)
 supportare la donna in un nuovo progetto che non
neghi la violenza ma che la faccia divenire occasione
di un cambiamento di vita più complessivo.
Linee di intervento
 ASSETTO
ORGANIZZATIVO
 PROCESSO DI LAVORO
 CONNESSIONI DI RETE ATTIVABILI
Gli interventi devono coinvolgere la
rete territoriale: forze dell’ordineservizi socio-sanitari-centri
antiviolenza- associazioni
Linee di intervento

Da progettazione prestazionale

A Progettazione su obiettivi condivisi e
risultati attesi
 Da gestione del conflitto “io-altro”

A focus su oggetto di lavoro

Tener conto dei problemi che si generano tra
operatori e servizi e della possibilità dunque
della riprogettazione in itinere
Cosa indagare nei
colloqui di rilevazione e
valutazione
Valutare se una donna è ANCORA
nella Spirale della violenza
1.
2.
3.
4.
5.
6.
Non riconosce il maltrattamento subito,
che tra l’altro mai avviene in pubblico.
Manifesta ancora emozioni positive e di
protezione vs il carnefice: è l’unica entità
in un mondo a parte (sindrome di
Stoccolma)
Si sente colpevole
Non vede via d’uscita
Non riconosce più ciò che è giusto da
quello che è sbagliato
mostra uno stato di disorientamento, di
confusione, di continuo annebbiamento
mentale.
Valutare se una donna è ANCORA
nella Spirale della violenza
frequenti accessi al pronto soccorso
 l’abuso di analgesici e psicofarmaci e o
alcol
 Frequente cambio di medico o servizio
sanitario
 Molteplici esami e test di laboratorio senza
mai avere una diagnosi

Indicatori fisici








Lesioni compatibili con abusi (lividi, contusioni, morsi,
bruciature)
Fratture, lussazioni e ferite non compatibili con la dinamica
riferita
Lesioni inusuali come da cinghie, corde, colpi da spazzola per
capelli
Sangue secco o sperma
Sede della lesione: faccia, gola, seni, addome, genitali,
estremità bilateralmente
Intossicazione o abuso di alcool o farmaci, overdose
Riduzione del funzionamento fisico: cefalea persistente,
rachialgia, disturbi gastrointestinali, malattie dermatologiche,
disturbi cardiovascolari, disturbi ginecologici...
Storia o attualità di gravidanza o gravidanze problematiche;
sanguinamento pre-termine, aborti, aborti auto-indotti
EFFETTI PSICO-SOMATICI DELLA
VIOLENZA DOMESTICA

1.
2.
I principali sintomi sono:
apatia, rabbia, ansia, angoscia, depressione, instabilità
emotiva
Paura degli operatori socio-sanitari
difficoltà di attenzione, stato confusionale,
4. paura e sfiducia verso gli altri,
5. attacchi di panico,
6. disturbi ossessivi (riruali) (lavarsi, mettere in ordine in
modo ossessivo)
7. Condotte autolesioniste: disturbi alimentari, dipendenze
da alcool,
8. disturbi del sonno
9. Disturbi Psicosomatici: dolore pelvico, cistiti, mal di testa,
mal di schiena, disturbi gastrointestinali
10. disturbi da stress post traumatico
3.
Altri indicatori
E’ stata trattenuta in casa, reclusa dentro o chiusa fuori
casa
 E’ stata isolata nelle sue relazioni sociali
 Si rivolge spesso ai servizi di emergenza
 È vittima di incidente stradale (senza impatto con altre
auto) sia come autista che come passeggero
 Dalla comparsa della malattia o della lesione alla
richiesta di aiuto c’è un INTERVALLO DI TEMPO
PROLUNGATO

Le Aree da esplorare nella
valutazione dei rischi e del
danno subito
1.
2.
3.
Tipologia e dinamica degli atti di violenza sulla
donna (frequenza e durata)
Stato psicofisico e comportamentale della donna
(stato di salute, disturbi comportamentali,
relazionali, psicosomatici, disfunzioni
fisiologiche, le sue credenze circa la violenza e
se si sente vittima o colpevole)
Stato psicofisico e comportamentale dei figli
(che ruolo assumono nelle dinamiche della
violenza, con chi si identificano e cosa fanno)
Le Aree da esplorare nella
valutazione dei rischi e del
danno subito
4. Che rischi si corrono ad offrire aiuto alla donna
(cosa pensa della violenza l’aggressore,
possiede armi, eventuali discorsi su omicidio
5. Analisi del contesto familiare e sociale (altri
interventi di aiuto o protezione attivati in
precedenza e quali esiti hanno avuto, relazioni
con le famiglie d’origine, supporto o rigidità, o
rifiuto)
6. Relazione con i servizi formali e informali (la
vittima mostra fiducia o diffidenza)
7. Valutazione delle risorse- area trasversale
Le Aree da esplorare nella
valutazione dei rischi e del
danno subito
7. Valutazione delle risorse- area trasversale
(che posizione ha la donna circa la propria
condizione ed i suoi legami, si sente sola,
è consapevole, vuole essere aiutata, può
essere attiva nel processo d’aiuto, ha
ancora qualche energia, si può rinforzare
la sua autostima)
LA VALUTAZIONE DELLE CONSEGUENZE DELLA
VIOLENZA
le
conseguenze sono DRAMMATICHE
soprattutto se a danni di un MINORE
PRODUCONO
SEMPRE UN DANNO
PSICOFISICO SULLA DONNA E SUI MINORI
È
di fondamentale importanza intraprendere un
percorso terapeutico di rielaborazione del trauma
subito per le donne – lavoro nel gruppo
Anche gli uomini violenti dovrebbero essere
curati con un percorso psico-educativo di
gruppo e individuale.
33
I FATTORI CHE IMPEDISCONO DI GIUNGERE AD UNA
DIAGNOSI PRECOCE DI VIOLENZA DOMESTICA E
DI AVVIARE UN EFFICACE PERCORSO D’AIUTO
fattori PROFESSIONALI
 limiti di tempo
 atteggiamento professionale di distacco
 scarse capacità di ascolto e di empatia
(medicalizzare, psicologizzare, psichiatrizzare la violenza subita dalle
donne; spostare il problema sul versante delle ipotetiche difficoltà
bio-psicologiche della donna
fattori LEGALI ED ISTITUZIONALI
 paura di implicazioni e complicazioni legali
 limitate risorse istituzionali
 politica sociale inadeguata
fattori SOCIO-CULTURALI
 tolleranza sociale verso la violenza
 norme e credenze sociali
(“tra moglie e marito non mettere dito, i panni sporchi
si lavano in famiglia”. Spesso anche la donna,
consapevole di tali norme , evita di chiedere aiuto)
 insensibilità verso le vittime
fattori PERSONALI
 idealizzazione del concetto di famiglia
 rispetto della privacy
 sensazione di impotenza
 storia personale di abuso
I FATTORI CHE FACILITANO UN
CORRETTO AVVIO D’ INTERVENTO DI
CONTRASTO DELLA VIOLENZA
DOMESTICA:





collegare la salute della donna alle sue condizioni di
vita
considerare le caratteristiche del ruolo e della vita
quotidiana femminile come i luoghi in cui più facilmente
si annida il rischio di violenza
considerare ogni donna a rischio di violenza
considerare la violenza all’interno della famiglia come la
più consueta e la più diffusa delle violenze contro la
donna
ricordare che il PTSD è un disturbo per il quale
l’agente eziologico è noto e che la violenza può essere
individuabile prima che il quadro conclamato insorga
L’operatore deve inoltre EVITARE di:

Mettere in pericolo la donna parlando della
violenza di fronte al suo partner
 Mostrare incredulità, meraviglia o diffidenza
 Minimizzare o mostrare un atteggiamento
“giudicante” con linguaggio verbale e non
 Forzarla a parlare o a sporgere denuncia
 Documentare eventuali lesioni o reperti in
assenza del suo consenso
L’operatore deve invece
 informare
la donna sull’eventuale
rapporto violenza - malattia
 informare sull’esistenza di luoghi
specifici (Servizi, Centri antiviolenza,
ecc) dove la donna può affrontare i
suoi problemi prima che si
trasformino in malattia cronica
IL TRATTAMENTO TERAPEUTICO




La donna dev’essere ACCOLTA e CREDUTA e la
violenza deve prima essere ridotta ad evento subito,
evitando di minimizzare e colpevolizzare
Far comprendere che le reazioni della vittima erano
le uniche possibili in quel contesto, non cercare
mai di innestare nella vittima il dubbio, già per
altro suo, che vi sia stata una qualche
partecipazione e condivisione di
responsabilità;
la donna quando chiede aiuto quasi mai lo fa
inquadrando il problema, piuttosto parla dei suoi
sintomi. Nel lavoro psicoterapeutico occorre
ricomporre i frammenti, gradualmente e nel rispetto
dei tempi della paziente.
Valutare la presenza ed il peso dei sensi di colpa
attraverso le colpevolizzazioni, l’isolamento, la
riduzione della stima degli altri, dei giudizi positivi,
con un decremento dell’immagine positiva di se.
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I tre momenti della “guarigione”
 Creare
condizioni che offrano un senso
di sicurezza
 Ricordare ed elaborare il lutto
 Ricostruire i legami nella vita di tutti i
giorni
(i percorsi non sono mai lineari)
COSA E’ IMPORTANTE RESTITUIRE
ALLA DONNA
 la capacità psicofisica di fronteggiare
la situazione
 la contrattualità sociale per affrontare
le conseguenze della violenza
 la possibilità di recuperare il potere e
il controllo su di sé e sulla propria vita
(empowerment)
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