Prima di discutere delle principali tematiche in oggetto, sarà opportuno considerare che la FESIK
promuove la pratica del Karate dilettantistico, poiché a livello professionistico si possono configurare
esclusivamente alcuni Insegnanti Tecnici, che per capacità e per scelta personale, diffondono la specialità
all’interno delle proprie ASD, e talvolta in occasione di Stage Nazionali e Regionali, e per questo scopo la
Federazione inquadra i Ruoli Tecnici secondo la seguente progressione:
ALLENATORI / ISTRUTTORI / MAESTRI / DOCENTI REGIONALI / DOCENTI NAZIONALI
Nel contesto relativo alle tematiche pertinenti alla PREPARAZIONE AGONISTICA potremmo rilevare che
già un ALLENATORE possa essere perfettamente in grado di effettuare una PROGRAMMAZIONE
stagionale in funzione del Calendario agonistico di ogni anno sportivo.
Molto spesso si sbaglia la PERIODIZZAZIONE di lavoro, quando non si tiene conto esattamente delle date
di ogni Manifestazione agonistica, e della effettiva ricerca dello STATO di FORMA crescente , fino alla
massima espressione agonistica dell’anno in questione.
Di norma la progressione è la seguente:
GARE DI CLUB / CAMPIONATI REGIONALI, (verso il mese di FEBBRAIO) / TROFEI AD INVITI /
CAMPIONATI ITALIANI DI CATEGORIA, ( tra APRILE e MAGGIO) ; all’interno dei CAMPIONATI
ITALIANI DI CATEGORIA, (esclusi i CAMPIONATI RAGAZZI), si selezionano gli Atleti ed Atlete che
saranno convocati per la formazione delle SQUADRE NAZIONALI FESIK, e che parteciperanno ogni due
anni ai CAMPIONATI CONTINENTALI, (EUROPEI) , E MONDIALI; stanno ormai prendendo piede
sempre di più degli importanti TORNEI INTERNAZIONALI per Clubs, e quindi aperti a tutti.
Nel KARATE è sfumata la possibilità, da sempre agognata, quanto usata da alcuni per scopi eticamente
discutibili, della partecipazione ai GIOCHI OLIMPICI, che necessiterebbero di una PROGRAMMAZIONE
E PERIODIZZAZIONE quadriennale, di cui ovviamente non tratteremo nemmeno per semplice
discussione teorica.
La PREPARAZIONE AGONISTICA dovrà essere incentrata sulla PREPARAZIONE ATLETICA DI
BASE E SPECIFICA; su un PROGRAMMA ALIMENTARE SCIENTIFICO; sulla PREPARAZIONE
TECNICA SPECIFICA:
KATA / KUMITE / SHOBU IPPON / SHOBU SANBON, e sulla PREPARAZIONE PSICOLOGICA,
nonché sulla CONOSCENZA DEI REGOLAMENTI DI GARA.
 Faremo un rapido richiamo circa le ABILITA’ MOTORIE di carattere
CONDIZIONALE e di carattere COORDINATIVO, con una verifica della
conoscenza di detti argomenti da parte dei CANDIDATI del XIII CORSO
INTENSIVO.
 CAPACITA’ DI TIPO CONDIZIONALE:
 FORZA – FORZA RESISTENTE – FORZA RAPIDA
 CAPACITA’ DI ACCELERAZIONE – RAPIDITA’ – RESISTENZA
VELOCE RESISTENZA O ENDURANCE ORGANICA.
 CAPACITA’ DI TIPO COORDINATIVO:
 MOBILITA’ ARTICOLARE – EQUILIBRIO – AGILITA’ –
COORDINAZIONE – APPRENDIMENTO MOTORIO –
DESTREZZA – CAPACITA’ SPECIFICHE DI OGNI SPORT.
 RILEVARE IL FEEDBACK DELLA CLASSE
LA FORZA CHE NEL NOSTRO IMMAGINARIO DI MARZIALISTI CI METTE D’ACCORDO AL
DI FUORI DEGLI STILI DIVERSI, E DEI DIFFERENTI PARAMETRI, E’
INEQUIVOCABILMENTE QUELLA ESPRESSA DA SOKE MASUTATSU OYAMA, FONDATORE
DEL KYOKUSHINKAI, IL KARATE PIU’ ESTREMO DELL’ERA MODERNA.
MA A NOI OCCORRERA’ PERCORRERE QUEL TIPO DI TRAINING?
ALTRO ESEMPIO DI RIFERIMENTO CON LA SCUOLA KYOKUSHIN: MA QUESTO TIPO DI
RESISTENZA E’ ADATTO ALLE NOSTRE NECESSITA’ ATTUALI?
CON IL DOVUTO RISPETTO E CON ALTRETTANTA AMMIRAZIONE, CERTE METODOLOGIE
SONO LONTANISSIME DAI SISTEMI AGONISTICI DEL KARATE MODERNO.
E’ QUESTO UN ESEMPIO VEROSIMILE E PRATICABILE PER TUTTI PER OTTENERE LA
FORZA RAPIDA? RIBADIAMO TUTTAVIA ED ULTERIORMENTE LA NOSTRA
PIU’ASSOLUTA AMMIRAZIONE PER GRAN MASTER OYAMA E PER I SUOI MIGLIORI
ALLIEVI, KARATEKAS ESTREMI CORAGGIOSISSIMI.
Ne’ potremo attingere da questa poesia del Maestro FUNAKOSHI, elementi che ci
chiariscano sistemi e metodologie adeguati alle nostre necessità; al nostro dovere di
Allenatori e Preparatori, per cui occorrerà inderogabilmente seguire tematiche
scientifiche, in costante evoluzione.
Per il riferimento con la Cultura classica faremo in modo che essa non vada persa, ma
soltanto per il semplice valore culturale e suggestivo che essa emana
Tutto ciò nello spirito della conoscenza tangibile e scientifica.
OGNI SOGGETTO CHE SI OCCUPI DELLA PREPARAZIONE ATLETICA, DI BASE E
SPECIFICA, DOVRA’ ESSERE DEFINITO “ALLENATORE” O “PERSONAL TRAINER”.
I GRADI ALTISONANTI OD ALTRI VALORI TRADIZIONALI NON COMPORTANO
NECESSARIAMENTE SPECIALI CAPACITA’ DI COSTRUZIONE O RIFINITURA DI
ATLETI ED ATLETE, SE NON IN ALCUNI AMBITI MOLTO RISTRETTI.
 LA FIGURA ODIERNA DI P.T. NON ATTIENE
NECESSARIAMENTE AL SEGMENTO DEL FITNESS, O AD
OPERAZIONI MERAMENTE COMMERCIALI, O PEGGIO
ANCORA, A STEREOTIPI PROVENIENTI DA CHISSA’
QUALE FORMAZIONE APPROSSIMATIVA.
 IL P.T. E’ CHIAMATO IN CAUSA PER CONOSCERE DA
VICINO IL SOGGETTO DA ALLENARE, CONDUCENDO
INSIEME UN’ANAMNESI; UN PIANO DI LAVORO
INDIVIDUALE, E DI TANTO IN TANTO,
SOMMINISTRANDO TESTS PER DIMOSTRARE
L’EFFETTIVO INCREMENTO DELLE CAPACITA’
PREVISTE, CON CHIARO ED INEQUIVOCABILE
VANTAGGIO CONSEGUITO, LADDOVE LA
PIANIFICAZIONE SIA STATA REALIZZATA PIENAMENTE.
Esempio tipico di figura commerciale, in cui il PT non viene promosso per capacità, o
prestanza fisica, ma il feeling con la propria Atleta, diviene la chiave di lettura di un
progetto tipico del FITNESS, in cui il sorriso porcellanato è molto simile a quello
presente sui rotocalchi; tuttavia la fiducia che l’Atleta, (per noi); il Cliente, (per altri),
ha nel PT è assoluta, almeno fino a che non sussistano errori o problemi.
UN MIO CARISSIMO AMICO D’INFANZIA E DI ADOLESCENZA: RICCARDO FLORIAN, AD
OLTRE 60 ANNI DI ETA’ INSEGNA LO SCI ALPINO E DIRIGE UNA SQUADRA AGONISTICA
GIOVANILE IN VAL DI FIEMME, IN TRENTINO; ESEMPIO DI MASSIMA FLESSIBILITA’ NEL
SUO RUOLO DI MAESTRO DELLA F.I.S.I., NONCHE’ GRANDISSIMO ESPERTO DELLO SCI
CON OLTRE 55 ANNI DI PRATICA; UN PT IDEALE ED AFFIDABILISSIMO PER LA PROPRIA
INDISCUSSA ESPERIENZA, E PER LA SERIETA’ CHE LA SUA FIGURA EMANA.
ULTERIORE ESEMPIO DI POTENZIALE PT PERFETTO: IL GRANDE CAMPIONE DI
CANOTTAGGIO AGOSTINO ABBAGNALE, FRATELLO MINORE DEI LEGGENDARI CARMINE
E GIUSEPPE; EGLI HA VINTO 3 OLIMPIADI E NON RICORDO QUANTI CAMPIONATI DEL
MONDO; ATTUALMENTE COLLABORA CON LA NAZIONALE DI CANOTTAGGIO AL
CENTRO REMIERO DI PIEDILUCO (TR). CON GRANDE ORGOGLIO ALLENO SUO FIGLIO DI
11 ANNI, NEL KARATE. I SUOI TITOLI E LA SUA STRAORDINARIA SERIETA’ NE FANNO
UN GRANDE PREPARATORE ED UN ALLENATORE IDEALE.
Metodologia INTERVAL TRAINING
 Trattasi del sistema più usato in genere, e probabilmente più
adatto ai vari scopi.
 Ne esistono due grandi tipologie:
 I.T. aerobico, con un carico di lavoro di circa il 70%, in cui si
privilegia il consumo di VO2 MAX, e la cui funzione non
secondaria è l’effetto di bruciare il grasso corporeo e di
innalzare notevolmente la Soglia Aerobica.
 I.T. anaerobico, con un carico di lavoro ad alta intensità, in
regime di CO2, pertanto idoneo alle fasi di punta della gara
di Karate, (Sport aerobico/anaerobico alternato); in alcune
fasi si può arrivare al 90% del carico.
Interval Training
 L’Interval Training si può effettuare in fase di preparazione alla

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



Resistenza o Endurance Organica, in un Campo di Atletica; in Palestra,
purchè ben aerata; a Corpo Libero, talvolta con attrezzi.
Occorrono:
Un cronometro e possibilmente un cardiofrequenzimetro; una tabella
per l’Allenatore.
Una tenuta da Atletica e scarpette.
Una borraccia con acqua o soluzioni idrosaline.
Ipotizzando 8/10 o più serie nel Workout, sarà fondamentale rilevare il
ritmo cardiaco tra una sere e le successive, controllando l’indice di
recupero dopo 90”; di media sarà ottimale il ritorno a 120 pulsazioni al
minuto entro questo periodo fisso di un minuto e trenta secondi.
La soglia aerobica è soggettiva, ed è in relazione con età; sesso; peso
corporeo ,e naturalmente incrementabile con adeguato lavoro, ma
sempre rispettando il principio della GRADUALITA’.
ORA LA CLASSE CREERA’ DUE ESEMPI DI I.T.
FORMANDO ALCUNI GRUPPI DI LAVORO:
IL PRIMO DI NATURA AEROBICA.
 IL SECONDO DI NATURA ANAEROBICA.
 Fondamentalmente varierà l’INTENSITA’.
 INSERIREMO IL CONCETTO DI LAVORO
ANAEROBICO ALATTACIDO ED ANAEROBICO
LATTACIDO, CON ADEGUATI ESEMPI SEMPLICI.
Metodologia di CIRCUIT TRAINING
 Il C.T. è il metodo che contiene in se le principali dinamiche di una




seduta di allenamento; esso è eccezionalmente flessibile, e permette
relativamente in poco tempo l’allenamento simultaneo di più Atleti/e.
E’ consigliabile realizzare un percorso circolare, in cui compaiano
alcune“stazioni”, a ciascuna delle quali corrisponda un esercizio
differente, sia per tipologia che per carico di lavoro.
La partenza avverrà simultaneamente; ogni Atleta sarà sulla propria
stazione; l’Allenatore cronometrerà 20/30” per stazione senza alcun
recupero; al cambio il gruppo si muoverà ad esempio in senso orario;
l’intensità sarà medio alta per tutto il circuito.
Al termine della prova si rileverà l’attività cardiaca immediata e dopo i
fatidici 90”.
Se non si dispone di cardiofrequenzimetri si consigli di prendere il
“polso carotideo” (il più facile da sentire) su sei secondi ed aggiungere
lo zero finale; questo non sarà un sistema perfetto, ma abbastanza
verosimile e facile da verificare.
Circuit Training misto (esempio):
Skipp
Piegamenti
braccia
Crunch
addominali
Jumping jack Kiba dachi
seiken tsuki
Inarcamenti
dorsali da
decubito
prono
Mawashi geri
alternati
gamba avanti
Cambi
improvvisi di
Guardia
(kamae)
Kizami
tsuki,gyaku
tsuki alternati
Balzi dalla
massima
accosciata
Plyometric Training
 Si tratta di una metodologia presa dai saltatori di lungo e triplo; è
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comune al Basket ed alla Pallavolo; è molto presente nella
Ginnastica Artistica e Ritmica.
E’ adatta a quelle specialità in cui occorre saper balzare e
rimbalzare notevolmente, quindi estremamente adatta al Kumite
Shobu Sanbon.
Non occorrono particolari attrezzature, se non gradini; steps;
plinti di varia altezza.
Ne esistono due tipi principali:
Il balzo da terra in alto
Il balzo da una certa altezza al suolo con immediato rimbalzo in
alto od in avanti, od in altre direzioni.
Sarà molto importante controllare l’assetto delle ginocchia e delle
articolazioni tibio tarsiche.
Esempi di lavoro pliometrico:
Altri esempi semplici di lavoro
pliometrico verranno discussi dalla
Classe in data odierna.
Esempi di Forza Esplosivobalistica ed esplosivo-reattivobalistica,da discutere insieme:
 La Forza si esprime in svariate possibilità, delle quali la F.




Isometrica (isostatica), né è l’applicazione meno raffinata.
La F. Dinamica (isotonica), presenta molte variazioni, ma la più
sofisticata è quella che tratteremo.
Tutto il movimento corporeo è un’alternanza tra flessioni ed
estensioni dei nostri arti.
Un Judoka od un Lottatore saranno particolarmente capaci nella
forza di trazione.
Un Karateka od un Pugile saranno particolarmente capaci nella
forza elastica estensiva.
Un errore molto frequente tuttora è quello dell’uso di troppe
iper-estensioni, che nel tempo danneggiano capsule articolari;
legamenti e muscoli, e possono generare traumi irreversibili.
Power Training, allenamento alla
Forza, a corpo libero e/o con pesi
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Forza massimale
Forza isometrica
Forza dinamica
Forza rapida
Forza veloce
Forza in accelerazione
Forza eccentrica
Forza concentrica
Forza aussotonica
Forza esplosivo balistica
Forza esplosivo reattivo balistica
Forza elastica
Commistione di Forza nella Resistenza
Tipologie di tensioni/detenzioni muscolari, applicazioni colte della Forza
Reclutamento di fibre muscolari
• A grandi linee, nel movimento corporeo, a seconda
della richiesta degli schemi motori, il nostro corpo
recluta una quantità di fibre muscolari:
 BIANCHE e/o ROSSE
 Le prime laddove occorra produrre velocità: Glicolisi, lavoro
anaerobico lattacido/ Fosfocreatina, lavoro anaerobico
alattacido; Mitocondri scarsi; permettono un’attività esplosiva e
potente per pochi istanti; tipo di affaticamento rapido. Esse si
“nutrono” principalmente di glucidi.
 Le seconde laddove si debba produrre resistenza: Processi
ossidativi, lavoro aerobico; Mitocondri numerosi; mantengono
attività tonico motoria per molto tempo; tipo di affaticamento
lento. Esse si “nutrono” principalmente di “glucidi”.
 Si parla poi di FIBRE INTERMEDIE laddove si introduce il
concetto di lavoro aerobico/anaerobico alternato, tipico del
Karate.
 Si consiglia di rispolverare il CICLO di KREBS, Premio Nobel per
la Medicina nel 1953, per aver ideato sin dal 1937 i principi chiave
del METABOLISMO applicato al movimento umano.
Concetti di PERCEZIONE; PROPRIOCEZIONE; ESTEROCEZIONE; OPEN SKILLS;
CLOSED SKILLS
 Una definizione generale di "tecnica", nel karate come in altri sport, può essere quella di
gesto motorio finalizzato al raggiungimento di un obiettivo, situazionale e non.

 È opportuno premettere che quando si parla di allenamento nel karate, bisogna sempre
distinguere l'allenamento del kata dall'allenamento del kumite , in quanto tecnicamente
profondamente diversi tra loro.Nel kata ci troviamo di fronte ad esercizi individuali,
sempre uguali, che per essere appresi e memorizzati devono essere ripetuti diverse volte.
Nel combattimento invece, il contesto cambia sempre, tempi e spazi non sono mai
uguali.

 Con riferimento al kata si parla allora di closed skills (o abilità chiuse), mentre con
riferimento al kumite si parla di open skills (abilità aperte).
 Per fare un rapido esempio si pensi ad un kata: può essere eseguito sia ad occhi aperti che
ad occhi chiusi (cioè escludendo uno degli analizzatori del proprio sistema nervoso);
escludere l'analizzatore visivo nel kumite, combattendo per esempio bendati, renderebbe
invece impossibile il combattimento.
 Il sistema nervoso possiede analizzatori che servono a raccogliere informazioni, questi di
dividono in analizzatori di tipo esterocettivo e di tipo propriocettivo.
 Gli analizzatori di tipo esterocettivo sono: acustico, tattile, visivo, quest'ultimo
importantissimo per i giochi sportivi e gli sport da combattimento. Gli analizzatori di
tipo propriocettivo invece sono: il sistema vestibolare (equilibrio) e il sistema cinestesico
(fusi, organi tendinei dei golgi, propriocettori articolari).
 SEGUE
 Funzione degli analizzatori è quella di darci una rappresentazione totale del nostro sé dal
punto di vista spaziale e temporale.Quando gli analizzatori ricevono delle informazioni,
il sistema nervoso li elabora e, se necessario, formula un programma d'azione di risposta.
Quindi il sistema nervoso organizza il programma del movimento, invia gli stimoli per la
sua esecuzione, lo controlla continuamente e lo sanziona alla fine.
 L'apparato locomotore si muove perché gli vengono inviati una serie di comandi circa le
azioni che devono essere compiute. La capacità di eseguire dei movimenti anche ad occhi
chiusi si basa sulla memoria interna, nel caso del kata appunto, il corpo è già educato ad
eseguire i movimenti e quindi li può realizzare anche escludendo l'analizzatore visivo.
 Nel kumite invece questo non è possibile perché quando introduciamo una limitazione
nelle abilità aperte (open skills), non possiamo più eseguire la prestazione; e se invece la
introduciamo nelle abilità chiuse (closed skills), il movimento può essere comunque
eseguito. Non a caso gli sport da combattimento sono inseriti nel gruppo degli sport
situazionali.

 Per definizione come abilità aperte (dove abilità sta per atto motorio, gesto), intendiamo
abilità che è eseguita in ambiente variabile. La variabilità può essere data dal partner che
fa attacchi, finte, spostamenti ecc; tutte le operazioni mentali devono allora essere
talmente veloci da consentire risposte efficaci, tempestive ed adeguate.
 Quando si allena un'abilità chiusa, come ad esempio un kata, è consigliabile esercitarsi
bendati: l'esclusione dell'analizzatore esterocettivo favorisce la discriminazione
propriocettiva e quindi affina maggiormente il movimento.

 SEGUE
Open e closed skills nel Karate







• Per analizzare come opera il sistema nervoso lo si può suddividere in blocchi.
• Nel primo blocco si trova l'attività degli analizzatori che consiste nella percezione e
nell'analisi. Nel combattimento si percepisce e si analizza il movimento
dell'avversario; dati scientifici confermano che il tempo fisiologico, non modificabile,
che trascorre dalla visione alla ricezione dello stimolo, è di 50 millesimi di secondo.
Nel blocco successivo si ha l'interazione con la memoria: in questa fase lo stimolo viene confrontato con le relative
informazioni presenti in memoria. Dopo di questo avvengono i processi decisionali.
Nella memoria a lungo termine sono immagazzinate le conoscenze specifiche apprese in allenamento o in gara. Queste
conoscenze possono essere ben organizzate in mappe, consentendo una ricerca rapida, quasi automatizzata; oppure
non organizzate, in maniera definita abitualmente "a macchia di leopardo".
Nel primo caso le vie utilizzate per la ricerca della risposta ad un dato stimolo sono razionali e rapide mentre nel
secondo caso la ricerca risulta confusa poiché non esistono vie razionali e preferenziali per la ricerca della risposta.
Essendo le azioni estremamente veloci ed essendo il tempo di reazione semplice (cioè quello intercorrente tra
l'elaborazione dell'informazione e la decisione) di circa 150-200 millesimi di secondo, la razionale organizzazione della
memoria è fondamentale in quanto circa la metà del tempo di reazione complessivo è impiegato per scegliere la
risposta opportuna.
Bisogna poi decidere cosa fare dello stimolo in arrivo: è il blocco della cosiddetta "presa di decisione". Questo momento
è importante perché rappresenta la capacità umana di darsi uno scopo ancor prima di iniziare ad operare per
conseguirlo. La rappresentazione mentale è allora il futuro necessario, la capacità di prevedere ciò che potrebbe
accadere.
In questa fase, che si chiama appunto della "pre-azione", prima ancora di iniziare a muoversi sono svolte queste
operazioni. È quel tempo che passa dal momento in cui si è percepito lo stimolo al momento in cui incomincia il
movimento di risposta. Questo tempo deve essere il più breve possibile, pena l'inadeguatezza delle risposte rispetto
allo scopo che ci si è prefissati.
A differenza della fase percezione-analisi, il tempo della fase elaborazione-decisione è un tempo sul quale si può
intervenire e quindi deve essere reso il più breve possibile. Per fare questo, dobbiamo preliminarmente verificare come,
all'interno della memoria dell'atleta, siano organizzate le cosiddette abilità tecnico-tattiche, in quanto, se all'interno
della memoria c'è disordine nell'organizzazione delle abilità e quindi delle conoscenze, passerà molto tempo fra
l'elaborazione e la decisione e di conseguenza sarà ritardato anche il tempo d'inizio dell'azione di risposta. Se poi nella
memoria esistono addirittura lacune, non c'è possibilità di risposte efficaci in tempi utili.
Open e closed skills nel Karate

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


Il punto centrale del discorso è quindi l'organizzazione della conoscenza nella memoria. Quando si
parla di "memoria" nello sport, ci si riferisce alla caratteristica di riconoscere un gesto: si tratta allora
della "memoria visiva".
Il gesto deve però essere riconosciuto appena nasce e bisogna capire immediatamente di che cosa si
tratta in modo da rispondere in tempo utile.
La memoria visiva risolve la prima parte del problema, poi bisogna operare concretamente, e saranno
allora d'importanza fondamentale la memoria dell'analizzatore vestibolare, la capacità di utilizzare le
informazioni relative a quella determinata azione, e la memoria cinestesica che regola le contrazioni
muscolari.
Quindi, parlando di memoria, non parliamo di "tecnica pura", bensì di "tecnica inserita nel contesto
situazionale". A questo punto perché l'azione di risposta sia efficace, non è sufficiente che risulti
corretta la scelta della riposta, ma è necessaria anche la rapidità d'azione, condizionata dalla capacità
condizionale (forza rapida) e dalla capacità intermedia (mobilità articolare).
Il "sistema di controllo" consente poi di verificare che, istante per istante, l'azione programmata e
quella che si sta eseguendo, siano adeguate alla situazione. Nel far questo è anche possibile che
l'azione venga modificata o interrotta qualora non risulti più adatta alla situazione concreta. L'azione
che si compie è di conseguenza legata alle proprie capacità di regolazione delle contrazioni, ampiezza
di movimenti e velocità (propriocezione), le quali devono adattarsi alle informazioni relative allo
spazio ed al tempo (esterocezione).
Ultimo blocco è infine quello del feed back.
Open e closed skills nel Karate


La differenza tra open e closed skills sta nel fatto che nel primo caso il sistema nervoso deve
rispondere adeguatamente ad uno stimolo, nel secondo caso invece si opera in assenza di stimolo.
Nell'evento open skill l'80-85 % dell'operazione trattata passa attraverso l'analizzatore visivo, quindi è
di tipo esterocettivo mentre le restanti informazioni sono di tipo propriocettivo. Viceversa accade
nell'evento closed skill .



Nel caso del kumite, un allenamento in prevalenza svolto in assenza di partner, creerà una buona
memoria propriocettiva che però non sarà integrata coi parametri spazio-temporali dell'aspetto
situazionale. Nel caso del kata invece, gli analizzatori cinestesico e vestibolare prevalgono
notevolmente su quello visivo (esterocettivo).
Nelle closed skills non c'è nessuno stimolo in arrivo e si estrae direttamente dalla memoria
l'informazione, rimangono comunque presenti la rappresentazione mentale, l'azione, il risultato, il
sistema di controllo e il feed back.


Metodologie
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


Due sono le conseguenze metodologiche. Innanzitutto nel kumite si parla di lavoro a coppie per il 3035% in contesto situazionale, dove tutte le operazioni neuropsichiche sono svolte correttamente e le
operazioni biomeccaniche si attuano secondo le necessità.
In secondo luogo nel kata il lavoro a coppie ha poca utilità: nelle closed skills l'individuo deve affinare
delle sensazioni propriocettive, le deve memorizzare e riprodurre con estrema precisione. Saranno
necessari molto lavoro a vuoto e kata come esercizio specifico e di gara.
Kata closed skills
Kumite open skills
Pianificazione e Periodizzazione del lavoro
 Innanzi tutto una premessa:

Come già ribadito ci rivolgiamo ad Atleti/e dilettanti, pertanto
adatteremo quanto seguirà alle loro esigenze di tempo e di
disponibilità
 La prima cosa da fare al momento della pianificazione della stagione agonistica è quella di
fissare uno o più obiettivi da raggiungere e, attraverso l´analisi delle stagioni passate e allo stato
di forma raggiunto dall´atleta, conoscere quali sono i gli aspetti tecnici, fisici e psichici che
dobbiamo migliorare. Fare qualche test (per la forza, per il VO2max, per la soglia anaerobica…)
a inizio stagione è utile per capire lo stato di forma attuale e per avere dei dati da confrontare
con quelli raccolti in successivi test che verranno svolti nel corso della stagione, i quali ci
forniranno utili indicazioni sull´efficacia degli allenamenti svolti.
 Gli stimoli che dovranno pervenire all´organismo non possono essere somministrati senza una
logica ma devono seguire una precisa pianificazione.
 La pianificazione dell´allenamento è la formulazione della strategia (attraverso tappe
successive) di differenti tipi di carico, in un ampio spazio temporale, in ordine sia ad obiettivi
intermedi sia all´obiettivo finale1.
 Secondo Starischka le caratteristiche più importanti della pianificazione dell´allenamento sono
il suo progressivo adattamento, la sua costruzione per fasi temporali e la periodizzazione del
carico sportivo. La periodizzazione è la formulazione di principi teorici relativi a periodi più
particolareggiati dell´intera pianificazione, mentre la programmazione è l´applicazione di tali
principi, cioè la stesura del programma di allenamento.
Pianificazione e Periodizzazione
 Un modo utile per procedere nell´elaborazione del piano di




allenamento può essere il seguente:
determinare gli obiettivi generali e specifici che si vogliono
raggiungere, l´intervallo temporale al quale ci si riferisce e
fare una verifica della condizione attuale attraverso test
determinare con precisione le date delle competizioni
(anche gare di controllo) e dei test ai quali si vuole
partecipare
fissare l´intervallo temporale (periodizzazione) dei periodi
di preparazione, gara e transizione
pianificare i contenuti, i mezzi e i metodi di allenamento
necessari
Pianificazione e Periodizzazione
 a. – b. Gli obiettivi che ci prefiggiamo possono essere a lungo,
medio o breve termine. Per lungo termine si intende la
prestazione che si vuole raggiungere ad anni di distanza (ad
esempio partecipare alle Olimpiadi di Londra 2012 2); a medio
termine ci limitiamo a quello che vorremmo fare in un periodo più
ristretto (uno – due anni); per breve termine ci si riferisce alla
stagione in corso.
 Ma come deve essere un obiettivo? Innanzitutto deve essere
chiaro, cioè si deve riferire ad una data o ad un intervallo di
tempo precisi, devo sapere esattamente come raggiungerlo, con
quali mezzi e metodi e tutto deve essere finalizzato al
raggiungimento di tale traguardo. Deve poi essere realizzabile,
cioè non deve essere impossibile da raggiungere, l´atleta deve
rendersi conto delle attuali capacità prestative e di quanto queste
possano essere migliorate al fine del successo. Deve essere
stimolante; ovvero deve motivare e impegnare a fondo l´atleta
nello sfruttare al massimo quanto ha costruito in anni di attività.
Pianificazione e Periodizzazione
 Inoltre l´obiettivo finale può essere suddiviso in tappe parziali, che saranno un tavolo di
prova per verificare l´efficacia del lavoro svolto e, in caso di eccessivo scostamento dal
valore previsto, un´occasione per riflettere e correggere gli errori commessi3.
 c. Una volta individuato l´obiettivo e quindi avere ben chiaro quando devo raggiungere il
massimo livello prestativo passo alla stesura del piano di allenamento.
 Innanzitutto dovrò dividere la stagione in alcuni periodi fondamentali, durante i quali
svolgerò diversi tipi di allenamento, sia riguardo ad intensità e durata che per quanto
riguarda i mezzi e metodi. Secondo Matveiev (1978) si possono individuare un primo
periodo di preparazione, seguito dal periodo di gara, ed infine il periodo di transizione,
cioè di recupero e rigenerazione.
 Questi tre periodi possono essere a loro volta divisi e/o coincidere con:
 macrocicli
 della durata di alcuni mesi
 mesocicli
 comprendono alcune settimane, di solito un mese circa
 microcicli
 solitamente si riferiscono a pochi giorni massimo una settimana
 Sarà bene tenere conto che la più piccola unità di lavoro, ma non per questo meno
importante, è la singola SEDUTA DI ALLENAMENTO.
 Essa dovrà contenere alcune fasi fondamentali:
 PRERISCALDAMENTO; NUCLEO CENTRALE DEL LAVORO; PREATLETISMO O
TECNICA SPECIFICA; MEMORIZZAZIONE DEGLI SCHEMI ESEGUITI;
DEFATICAMENTO E STRETCHING; DOCCIA; REINTEGRO IDROSALINO.
Come organizzare un piano di lavoro a medio
termine
 IN PROSSIMITA’ DEL PERIODO STAGIONALE DI RIPRESA DOPO LA
PAUSA ESTIVA, (EVENTUALE), CHE POI COINCIDE GROSSOMODO
CON LA DATA DEL XIII CORSO INTENSIVO DI GAETA, SAREBBE
OPPORTUNO REAIZZARE UNA SORTA DI DIARIO, CHE PRESENTI
PREVENTIVAMENTE LE DATE ; LE SEDI E GLI ORARI DI OGNI
SINGOLA SEDUTA DI ALLENAMENTO.
 PROPORREMO UN PIANO DI LAVORO VOLTO AL PRIMO
MACROCICLO, AD ESEMPIO DA SETTEMBRE A FINE DICEMBRE,
CONSIDERANDO QUESTO SEGMENTO PERIODO PREPARATORIO.
 A SEGUITO DI UNA CORRETTA ED OBIETTIVA PIANIFICAZIONE
INDIVIDUALIZZATA, INSERIRE IN OGNI PROGETTO DI SEDUTA, LA
DURATA EFFETTIVA E DEI TEMPI DI RECUPERO; L’INTENSITA’
POSSIBILMENTE VARIABILE; IL CARICO DI LAVORO, INSOMMA LA
QUANTITA’ E LA QUALITA’.
 EVIDENTEMENTE NEL PERIODO PREPARATORIO SARA’ LA
QUANTITA’ A SORREGGERE IL PIANO, CON RIPRISTINO DELLE
ABILITA’ MOTORIE DI TIPO CONDIZIONALE; LA TECNICA SPECIFICA
VERRA’ PERFETTAMENTE INTEGRATA SENZA RICERCA SPASMODICA
DELLA PERFEZIONE.
Come organizzare il piano di lavoro nel PERIODO
AGONISTICO
Proposta alla Classe di costituire in loco alcuni
Gruppi di lavoro, formati da un aspirante
Docente Nazionale o Docente Regionale; un
aspirante Maestro; un aspirante Istruttore ed
un aspirante Allenatore.
Essi realizzeranno in maniera breve e semplice
una scheda di riferimento al Periodo
Agonistico, esclusivamente alla Classi
CADETTI; JUNIORES E SENIORES, con
esempi nella preparazione al KATA agonistico
ed al KUMITE agonistico. Per brevità di
elaborazione ipotizziamo questa idea ad un
Mesociclo nel Periodo Agonistico:
Periodo agonistico
lunedì
martedì
mercoledì giovedì
venerdì
sabato
domenica
Periodo agonistico completamento
Periodo di Transizione
 Si tratta, come dice il termine stesso, di Periodo di
passaggio; normalmente in questa fase si espletano
momenti di “richiamo” sulle necessità
atletico/specifiche.
 Non è neanche sconsigliabile la proposta di lavoro
alternativo, magari all’aperto; o con giochi di squadra,
o qualsiasi elemento possa rendere piacevole il lavoro
stesso, cosiddetto di mantenimento.
 Naturalmente in tutto questo complesso meccanismo,
non verranno mai sottovalutati gli aspetti psicologici e
motivazionali, supportandoli al meglio possibile.
Il fenomeno del doping
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Il doping nello sport
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"Doping" è ormai una parola che da qualche anno è alla ribalta delle cronache sportive. Purtroppo,
troppo spesso non si parla più di vittorie, successi, nuovi record stabiliti, bensì di inchieste per
doping, squalifiche, raggiri. L'ultimo "scandalo doping", in ordine di tempo, è stato quello scoperto
alle Olimpiadi Invernali, svoltesi a Salt Lake City, e che hanno visto la squalifica di ben due atleti dalla
gara di sci a favore di atleti italiani.
Ma in realtà cos'è questo doping di cui si parla tanto?
Vanno sotto il nome generico di doping tutta una serie di preparati chimici che servono per
potenziare la prestazione sportiva, per annullare la sensazione di dolore o fatica, per accrescere la
massa muscolare.
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Com'è risaputo, la legge italiana non prevede un regolamento preciso per la gestione di questi
preparati; in pratica, chi fa uso di questi preparati non commette reato, quindi non incorre in
sanzioni civili né penali, ma soltanto in squalifiche comminate dai comitati sportivi, poiché solo in
quel campo hanno commesso una violazione. Tuttavia, anche le federazioni sportive non sono
d'accordo né sulle sostanze proibite, né sull'applicazione delle sanzioni.
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I controlli anti-doping vengono effettuati all'inizio delle gare, tramite il prelievo di 2 campioni di
urine; i primi controlli vengono effettuato su un primo campione e, se risultano positivi, vengono
confermati dalle analisi effettuate sul secondo campione. Non sempre però le sostanze dopanti
vengono riconosciute, poiché spesso sono talmente simili a quelle prodotte dall'organismo che i
controlli non riescono a "stanarle" e poi non sempre i metodi per analizzare le urine in cerca di
sostanze dopanti sono adeguati alle sottigliezze e ai sistemi che vengono escogitati per sfuggire ai
controlli.
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Il doping nello Sport
Va anche detto, e non è un'affermazione secondaria, che le sostanze dopanti sono spesso nocive per la
salute. A fronte di risultati nello sport e nel proprio aspetto fisico, gli sportivi devono fare i conti con
effetti collaterali non molto "secondari". Gli stimolanti, per esempio, agiscono sulla stanchezza e sulla
sensazione di dolore, permettendo così allo sportivo di andare ben oltre i propri limiti. Gli stimolanti
però, in caso di abuso, possono portare ad uno scompenso cardiaco, dovuto principalmente
all'aumento di battiti e di pressione e possono provocare dipendenza. Anche gli analgesici servono per
alleviare il dolore che potrebbe inficiare la prestazione sportiva dopo un incidente o un trauma (per
esempio ciò che accade ai calciatori quando hanno problemi ai legamenti o alle ginocchia). Queste
sostanze sono sicuramente pericolose, perché danno assuefazione.
Molto conosciuti sono gli anabolizzanti, che grande successo e fama hanno avuto soprattutto durante
gli anni '80, quando era di moda il body building, l'apparenza fisica e la dimostrazione del corpo
statuario. Gli anabolizzanti, infatti, vengono utilizzati per accrescere la massa muscolare; sono
ormoni maschili naturali che inducono cambiamenti durante la pubertà dei giovani maschi. Gli
anabolizzanti artificiali, invece, portano all'esasperazione questi cambiamenti e provocano, a lungo
andare, tumori al fegato, danni al sistema cardiocircolatorio, impotenza e sterilità. Altre due categorie
meno conosciute sono quelle dei diuretici e degli ormoni peptidici; i primi sono utilizzati in quelle
discipline in cui il peso è fondamentale, poiché permettono allo sportivo di calare di peso, grazie
all'eliminazione dei liquidi; i secondi, invece, incidono sulla prestazione sportiva vera e propria in
quanto stimolano la produzione di altre sostanze preposte all'ossigenazione dei tessuti e al controllo
di emozioni e stress. I primi possono provocare danni alla circolazione e ai reni, i secondi possono
incidere negativamente su tutto il corpo, in quanto bloccano la produzione naturale delle sostanze
naturali.
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 A nome dei vertici della Federazione Educativa Sportiva Italiana Karate, mi
sento in dovere di dissuadere chiunque voglia fare uso di sostanze dopanti, non
soltanto perché è cosa eticamente assurda; non soltanto per i grandi rischi
connessi, ma sopra tutto ,visti gli alti contenuti educativi che la Disciplina del
Karate promuove sin dalla propria creazione, tali sostanze nulla hanno a che
fare con i processi di evoluzione lenta , metodica e capillare, tipici delle Arti
Marziali.
RINGRAZIANDOVI PER LA CORTESE ATTENZIONE, PERMETTETEMI DI
AUGURARVI I MASSIMI SUCCESSI, SIA NEL RUOLO DI ATLETI/E, CHE NEL RUOLO
DI INSEGNANTI TECNICI DELLA Federazione Educativa Sportiva Italiana Karate.
Francesco Romano Bonizi C.F. Presidente della Commissione Tecnica Nazionale
e mail [email protected]
Sito www.fesik.org
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XIII Corso Intensivo FESIK Gaeta 29 Settembre 2010 Preparazione