ANNO A – FESTA DI MARIA SANTISSIMA
1 gennaio 2010
Nm. 6,22-27 - Gal. 4,4-7 - Lc. 2,16-21
Noi Ti lodiamo nella maternità della Vergine Maria
1.MARIA MADRE DI DIO.
La celebrazione del Natale del Signore culmina
con il pensiero e lo sguardo rivolto alla Madre.
Se c’è un figlio è perché c’è una madre.
Dio si fa uomo, si incarna e percorre tutta la condizione umana,
eccetto il peccato.
In Maria si sceglie una madre.
Dalla Madre dipende concretamente
anche l’educazione e la missione del figlio.
Perciò Maria è profondamente legata alla missione di suo Figlio,
ne è cosciente e lo accompagna fino alla croce.
Fin dai primi tempi della storia cristiana Maria è venerata come
Madre di Dio,
e questo titolo giustifica la venerazione
e la lode che la chiesa innalza a Maria,
e l’attenzione a quel Figlio
che lei genera e presenta al mondo.
Venerare Maria per il cristiano significa
accogliere il Figlio con pienezza di fede,
come ha fatto Maria.
Maria è grande
perché è la madre del Figlio di Dio,
ed è sempre fedele al progetto divino,
modello di fede,
ci offre il Figlio generando anche in noi la stessa fede.
Il secondo profilo mariano di questa liturgia
è racchiuso in un’altra riga di Luca:
“Maria serbava
tutte queste cose
meditandole
nel suo cuore”.
Il verbo “meditare”
indica il “mettere insieme,
trovare unità,
scoprire
il senso delle cose…
La riflessione profonda
spezza la superficialità dei fatti e delle cose
e ci introduce in una trama armonica segreta,
quella che Dio traccia nella nostra esistenza.
Anche negli avvenimenti del mondo,
spesso apparentemente caotici,
dobbiamo scoprire
le indicazioni più alte del mistero di Dio
a cui siamo chiamati,
e di una missione al servizio della vita
a cui dobbiamo responsabilizzarci.
In questo brano abbiamo anche
il rito della circoncisione.
Le origini di questo rito si perdono nella storia dei tempi,
nato con vari significati antropologici;
il mondo ebraico lo ha ereditato come
“sacramento” della sua appartenenza al popolo di Dio
e della sua consacrazione a Dio,
rito parallelo al Battesimo per noi cristiani.
Nel rito della circoncisione fu dato al bambino
il nome di Gesù
che lo identifica con il progetto di Dio:
“Jahvéh è salvezza”.
Il nome è indicativo della personalità
e della sua missione,
perciò anche noi cristiani
ci tramandiamo da sempre il messaggio
“sii te stesso, come è scritto nel tuo nome di cristiano”.
2. INIZIARE CON LA BENEDIZIONE
La prima lettura parla da sola:
«Ti benedica il Signore e ti protegga.
Il Signore rivolga su di te il suo volto
e ti dia la pace» .
E’ la benedizione dei padri ai figli
all’inizio di ogni loro impresa.
Nel significato di questo gesto c’è il massimo
dell’assunzione della responsabilità educativa
da parte del padre verso i figli.
Iniziare un anno con la benedizione di Dio
significa dare valore sacro al tempo opportuno che ci è dato,
con quel programma
di pace
che emana
dal volto stesso di Dio,
dal quale siamo chiamati
a santificare il tempo
nella pace.
Risalire alla propria sorgente, alla propria origine,
non si può senza trovare là un Altro,
che è il nostro vero principio,
appunto la sorgente:
allora ci ritroviamo in due a celebrare
un inizio come benedizione...
e così la festa si accresce a dismisura.
Mentre noi guardiamo, ci scopriamo guardati;
si cerca e ci si trova ricercati:
volevi amare un inizio
e scopri che il tuo inizio fu un atto di amore;
«benedetto per benedire»
(Ef 1,3).
risali al principio per benedire
e ti scopri come benedetto.
La novità è crescere come benedizione alla vita,
perché tu sei un
Sunto dell’Omelia odierna del
Padre Dehoniano Natalino Costalunga
F I N E
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